2. Lungo il litorale brindisino al confine con quello barese
si trova l’antica città messapica di Egnazia da noi visitata lo scorso anno scolastico.
E’ ubicata sul margine orientale di un esteso tavolato costiero, solcato da numerose
incisioni torrentizie (lame) e inclinato verso il mare, formatosi per abrasione marina
a causa del sollevamento tettonico e dei diversi livelli di stazionamento del mare.
La fascia costiera conserva alcuni specchi d’acqua palustri che, rappresentano
relitti di paludi un tempo più estese. Sicché la stessa città di Egnazia si può ritenere
sorta, in parte, su terreni bonificati. I suddetti specchi d’acqua sono ospitati in doline
da crollo a contorno sub-ellittico, forme carsiche caratterizzanti il territorio al pari
delle sorgenti costiere legate ad una cospicua falda idrica.
Doline
-- Faglie
∫ Corsi d’acqua obliterati
( Curve di livello
° Sorgenti
3. Non a caso, nell’area archeologica sono frequenti i pozzi, le opere di canalizzazione
e le cisterne, sui cui usi si può ipotizzare una diversificazione in ragione dei cambiamenti
climatici avvenuti tra il V e il II sec. A. C. I materiali lapidei utilizzati nella città
sono quasi esclusivamente di tipo calcarenitico, ad eccezione di alcuni
elementi costituiti da calcare, arenaria e pietre vulcaniche. Ciò è ampiamente
giustificato dalle numerose e piccole cave ivi presenti e attualmente in parte
sommerse, che si trovano disseminate lungo il litorale all’interno della cinta
di fortificazione antica o immediatamente all’esterno tra le quali le due aree
di coltivazione poste rispettivamente a nord e sud del cosiddetto ‘Muraglione’,
elemento del complesso sistema difensivo che chiudeva sul lato nord l’abitato.
Egnazia, cava a sud del ‘Muraglione’
4. Il litorale risulta inciso ed articolato in piccole
baie e cale in corrispondenza dei punti di
sbocco delle lame. La geologia dell’area è
rappresentata da calcareniti plio-pleistoceniche
grossolane, poco cementate, di colore grigio-
giallastro con livelli fossiliferi ad Ostrea e
Pecten trasgressive sul substrato carbonatico
cretaceo.
5. L’azione demolitrice del mare che accelera la continua trasformazione delle linea di
costa e l’azione antropica, hanno obliterato la morfologia costiera originaria. Notizie
del porto e della sua localizzazione ci vengono trasmesse da Strabone e Tolomeo.
L’ipotesi prevalente è che il porto di Egnazia avrebbe avuto, almeno
nelle fasi iniziali, la funzione di scalo, tappa e porto di rifugio.
L’insenatura più profonda e vasta, a Sud-Est, sede del più
antico insediamento, ebbe la funzione di porto durante il periodo messapico,
senza opere protettive e compatibile con l’ancoraggio alle imbarcazioni
di un piccolo centro quale l’Egnazia dell’epoca. In seguito, nel II e I secolo a.C.,
con il consolidarsi del dominio Romano, l’andamento della linea di costa
era variata e quindi fu realizzato un porto esterno nell’insenatura a Nord-Ovest
dell’acropoli con due moli convergenti. Secondo questa ipotesi i resti sommersi
del porto romano sarebbero stati in passato sepolti sotto una coltre di sedimenti
e attualmente sarebbero visibili proprio in virtù della fase erosiva
che li ha messi in luce.
Variazioni della linea di costa durante la storia di Egnazia
(Donvito, 1988; modificata).
6. Le strutture sommerse del porto (Di Ceglie, 1972; modificata)
e particolare della struttura di rivestimento del molo Nord.
7. QUESTO “INTIMO” LEGAME TRA GLIQUESTO “INTIMO” LEGAME TRA GLI
ASPETTI GEOMORFOLOGICIASPETTI GEOMORFOLOGICI
E GLI ASPETTI ARCHEOLOGICI EE GLI ASPETTI ARCHEOLOGICI E
STORICI GIUSTIFICA L’USO DELSTORICI GIUSTIFICA L’USO DEL
CONCETTO DICONCETTO DI GEOARCHEOSITOGEOARCHEOSITO DADA
TUTELARE E VALORIZZARETUTELARE E VALORIZZARE