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Fondamenti di metrica   latina ˘ ˉ ˘ ˘ ˉ ˘ ˘ ˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ̀̀ / ˉ ˉ ˘ Lezione a cura del Dott. Augusto Marra
Divisione in sillabe
Divisione in sillabe I Latini attribuivano un valore alla durata dei fonemi, distinguevano cioè differenti lunghezze nei suoni: il latino, dunque può essere definito come una lingua quantitativa. La diversa quantità dei fonemi poteva determinare il cambiamento di significato della parola:  os  = bocca,  os  = osso; ˉ ˘ malus = melo, malus = la persona cattiva. ˉ ˘ Le lingue romanze hanno, invece, una diversa sensibilità e valutano, in certi casi, altre caratteristiche dei fonemi, quali la maggiore o minore apertura delle vocali e il tono della loro pronuncia, per distinguere significati o funzioni: così in italiano una  e  pronunciata chiusa indicherà la congiunzione, pronunciata aperta starà ad indicare la terza persona del presente del verbo essere.
Divisione in sillabe Ai fini di una corretta scansione metrica è necessario precisare che il parlante latino non distingueva soltanto la quantità delle vocali, ma anche la quantità delle sillabe, che non sempre coincide con quella delle vocali in esse contenute: proprio sulla quantità delle sillabe si basano il verso e il ritmo latini.
Divisione in sillabe Possiamo dunque distinguere: ,[object Object],[object Object]
Divisione in sillabe ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Schemi prosodici
Schemi prosodici Per un romano la poesia si distingueva per il susseguirsi di quantità sillabiche secondo ordini e schemi determinati, ricorrenti e perciò riconoscibili. L’ordine di questa sequenza caratterizzava il discorso poetico, conferendogli un ritmo definito e rendendolo diverso da quello prosastico, quotidiano e assolutamente casuale. Dovevano esistere, dunque, dei modelli ideali (astratti), culturalmente determinati, dei singoli versi, a cui ci si doveva conformare.
Schemi prosodici L’unico modo per individuare tali modelli, è la costruzione di schemi, visualizzati con dei simboli, ognuno dei quali indica un elemento, cioè l’unità minima del verso, dal punto di vista prosodico. Possiamo distinguere i seguenti simboli: ˘  elementum breve : può essere realizzato solo da una sillaba breve; ˉ  elementum longum : è preferibilmente realizzato da una sillaba lunga ma può essere realizzato da due sillabe brevi; ˘˘  elementum biceps : realizzato preferibilmente con due sillabe brevi, può essere realizzato con una sillaba lunga; ×  elementum anceps :  può essere realizzato indifferentemente da sillaba breve o da sillaba lunga o da due sillabe brevi; ˘ ˉ elementum  indifferens  (per problemi tecnici è reso graficamente in questo modo, diversamente da quanto mostrato a lezione): può essere realizzato da una sola sillaba, breve o lunga indifferentemente.
Schemi prosodici Ma i Latini, finché fu predominante il senso della quantità, come leggevano i versi? Nel corso dei secoli si è introdotto, un tipo di lettura basata sull’imposizione di una serie di  ictus  vocali in determinate sedi del verso, per cui si leggono gli esametri dattilici in questo modo: músa, mihí causás memorá, quo númine láeso quídve doléns regína deúm tot vólvere cásus ínsigném pietáte virúm, tot adíre labóres ímpulerít. Tantáene animís caeléstibus írae? (Verg.,  Aen.  I, 8-11)
Schemi prosodici I Latini, però, almeno fino a quando il sentimento quantitativo della lingua fu prevalente rispetto ad altre percezioni, non hanno mai letto la poesia così come facciamo noi oggi. Il tipo di lettura illustrato nella diapositiva precedente è un invenzione di chi, non riuscendo ad intendere il vero ritmo del verso latino, ha cercato di ricrearne uno per differenziare il tracciato fonico della poesia da quello della prosa. In tal modo si è inventata un’accentazione metrica facendo risaltare certi elementi del verso rispetto ad altri, mediante l’imposizione  dell’ictus .
Schemi prosodici I Latini, dunque, leggevano i versi esattamente come la prosa e il ritmo era provocato da successioni di quantità che erano identificate come verso.
Scansione metrica
Scansione metrica Da quanto detto, si evince che per leggere i versi latini è necessario stabilire la lunghezza delle sillabe per poi porre le  arsi  .
Scansione metrica Come possiamo stabilire la quantità delle sillabe ? ,[object Object],[object Object],[object Object]
Scansione metrica Conoscendo alcune importanti regole: vocalis ante vocalem brevis est : c’è la tendenza ad abbreviare le vocali che precedono le altre vocali:  deamo,  prohibeo, pendeo. ˘ ˘ ˘ NB: la h, in latino, non è un suono consonantico e quindi non impedisce il contatto tra due vocali.
Scansione metrica Bisogna anche fare attenzione ad alcuni fenomeni prosodici: ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],NB: è bene tentare di individuare questi fenomeni all’inizio della scansione del verso, visto che, qualora si verifichino, possono modificare il numero delle sillabe da scandire.
Scansione metrica Infine è utile tener presente anche la quantità dei monosillabi: ,[object Object],a, de, e, me, ne, pro, qui, se, tu, te, si  etc. ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ Nei composti mantengono questa quantità (amoveo; designo) tranne quando sono seguiti da una vocale (deamo; proinde). ˉ ˉ ˘ ˘ ,[object Object]
L’esametro
L’esametro Questo metro fu introdotto da Ennio negli  Annales , per sostituire il rozzo saturnio e per emulare Omero. Presto l’esametro divenne il verso dell’epica, ma fu in seguito utilizzato anche in altri generi letterari.
L’esametro L’esametro, oggetto del nostro studio, è detto dattilico, perché è formato da 6 piedi dattilici. Tali piedi sono costituiti da due elementi: ˉ  ˘˘ I elemento II elemento Il primo elemento è sempre un  longum , che non può essere sciolto in due brevi e che è la sede dell’ ictus  (per questo l’esametro ha un ritmo discendente). Il secondo elemento è un  biceps  e può essere realizzato da due brevi (allora il piede si chiamerà dattilo) o da una lunga (il piede sarà chiamato spondeo).
L’esametro Lo schema metrico dell’esametro (da  ), per quanto appena detto, è il seguente: ˉ˘˘  ˉ˘˘  ˉ˘˘  ˉ˘˘  ˉ˘˘  ˉˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ 6 Bisogna tener presente che il  piede è sempre un dattilo, tranne in alcuni rarissimi casi  in cui l’esametro è detto spondaico (tutti i piedi sono spondei: ˉˉ ) e risponde ad esigenze stilistiche e mira ad effetti fonici particolari. quinto L’ultimo piede, invece, è costituito da un  elementum longum  e da un  elementum indifferens
L’esametro Infine, per rendere perfettamente il ritmo dell’esametro, dobbiamo prendere in considerazione la cesura, che rappresenta una pausa all’interno del verso. Possiamo trovarne, sostanzialmente, di due tipi: ,[object Object],ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ´ ´ ´ ´ ´ ´ ˘ ˘ ˘ ˘ ˘ ˘ ˘ I elemento II elemento III elemento nam latos populos   res atque poemata nostra  (Enn.,  Ann ., 3) IV elemento V elemento CESURA errar(e) atque viam   palantis quaerere vitae  (Lucr., 11, 10) ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˘ ˘ ´ ´ ´ ´ ´ ´
L’esametro ,[object Object],NB: la cesura ricorre se con il quinto elemento (cesura  pentemimera ) o il settimo ( efetemimera ) o il terzo ( tritemimera ) termina la parola. terra ferax,   dum terra fuit,   sed tempor(e) in illo. ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˘ ˘ ˘ ˘ ´ ´ ´ ´ ´ ´ I elemento II elemento III elemento CESURA tritemimera IV elemento V elemento VI elemento VII elemento CESURA eftemimera parerent,  observarent,  portisculu signum  (Enn.  Ann ., 228) ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ´ ´ ´ ´ ´ ´
Riferimenti bibliografici S. Boldrini,  Fondamenti di prosodia e  metrica latina , Roma, Carocci 2004

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Metrica

  • 1. Fondamenti di metrica latina ˘ ˉ ˘ ˘ ˉ ˘ ˘ ˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ̀̀ / ˉ ˉ ˘ Lezione a cura del Dott. Augusto Marra
  • 3. Divisione in sillabe I Latini attribuivano un valore alla durata dei fonemi, distinguevano cioè differenti lunghezze nei suoni: il latino, dunque può essere definito come una lingua quantitativa. La diversa quantità dei fonemi poteva determinare il cambiamento di significato della parola: os = bocca, os = osso; ˉ ˘ malus = melo, malus = la persona cattiva. ˉ ˘ Le lingue romanze hanno, invece, una diversa sensibilità e valutano, in certi casi, altre caratteristiche dei fonemi, quali la maggiore o minore apertura delle vocali e il tono della loro pronuncia, per distinguere significati o funzioni: così in italiano una e pronunciata chiusa indicherà la congiunzione, pronunciata aperta starà ad indicare la terza persona del presente del verbo essere.
  • 4. Divisione in sillabe Ai fini di una corretta scansione metrica è necessario precisare che il parlante latino non distingueva soltanto la quantità delle vocali, ma anche la quantità delle sillabe, che non sempre coincide con quella delle vocali in esse contenute: proprio sulla quantità delle sillabe si basano il verso e il ritmo latini.
  • 5.
  • 6.
  • 8. Schemi prosodici Per un romano la poesia si distingueva per il susseguirsi di quantità sillabiche secondo ordini e schemi determinati, ricorrenti e perciò riconoscibili. L’ordine di questa sequenza caratterizzava il discorso poetico, conferendogli un ritmo definito e rendendolo diverso da quello prosastico, quotidiano e assolutamente casuale. Dovevano esistere, dunque, dei modelli ideali (astratti), culturalmente determinati, dei singoli versi, a cui ci si doveva conformare.
  • 9. Schemi prosodici L’unico modo per individuare tali modelli, è la costruzione di schemi, visualizzati con dei simboli, ognuno dei quali indica un elemento, cioè l’unità minima del verso, dal punto di vista prosodico. Possiamo distinguere i seguenti simboli: ˘ elementum breve : può essere realizzato solo da una sillaba breve; ˉ elementum longum : è preferibilmente realizzato da una sillaba lunga ma può essere realizzato da due sillabe brevi; ˘˘ elementum biceps : realizzato preferibilmente con due sillabe brevi, può essere realizzato con una sillaba lunga; × elementum anceps : può essere realizzato indifferentemente da sillaba breve o da sillaba lunga o da due sillabe brevi; ˘ ˉ elementum indifferens (per problemi tecnici è reso graficamente in questo modo, diversamente da quanto mostrato a lezione): può essere realizzato da una sola sillaba, breve o lunga indifferentemente.
  • 10. Schemi prosodici Ma i Latini, finché fu predominante il senso della quantità, come leggevano i versi? Nel corso dei secoli si è introdotto, un tipo di lettura basata sull’imposizione di una serie di ictus vocali in determinate sedi del verso, per cui si leggono gli esametri dattilici in questo modo: músa, mihí causás memorá, quo númine láeso quídve doléns regína deúm tot vólvere cásus ínsigném pietáte virúm, tot adíre labóres ímpulerít. Tantáene animís caeléstibus írae? (Verg., Aen. I, 8-11)
  • 11. Schemi prosodici I Latini, però, almeno fino a quando il sentimento quantitativo della lingua fu prevalente rispetto ad altre percezioni, non hanno mai letto la poesia così come facciamo noi oggi. Il tipo di lettura illustrato nella diapositiva precedente è un invenzione di chi, non riuscendo ad intendere il vero ritmo del verso latino, ha cercato di ricrearne uno per differenziare il tracciato fonico della poesia da quello della prosa. In tal modo si è inventata un’accentazione metrica facendo risaltare certi elementi del verso rispetto ad altri, mediante l’imposizione dell’ictus .
  • 12. Schemi prosodici I Latini, dunque, leggevano i versi esattamente come la prosa e il ritmo era provocato da successioni di quantità che erano identificate come verso.
  • 14. Scansione metrica Da quanto detto, si evince che per leggere i versi latini è necessario stabilire la lunghezza delle sillabe per poi porre le arsi .
  • 15.
  • 16. Scansione metrica Conoscendo alcune importanti regole: vocalis ante vocalem brevis est : c’è la tendenza ad abbreviare le vocali che precedono le altre vocali: deamo, prohibeo, pendeo. ˘ ˘ ˘ NB: la h, in latino, non è un suono consonantico e quindi non impedisce il contatto tra due vocali.
  • 17.
  • 18.
  • 20. L’esametro Questo metro fu introdotto da Ennio negli Annales , per sostituire il rozzo saturnio e per emulare Omero. Presto l’esametro divenne il verso dell’epica, ma fu in seguito utilizzato anche in altri generi letterari.
  • 21. L’esametro L’esametro, oggetto del nostro studio, è detto dattilico, perché è formato da 6 piedi dattilici. Tali piedi sono costituiti da due elementi: ˉ ˘˘ I elemento II elemento Il primo elemento è sempre un longum , che non può essere sciolto in due brevi e che è la sede dell’ ictus (per questo l’esametro ha un ritmo discendente). Il secondo elemento è un biceps e può essere realizzato da due brevi (allora il piede si chiamerà dattilo) o da una lunga (il piede sarà chiamato spondeo).
  • 22. L’esametro Lo schema metrico dell’esametro (da ), per quanto appena detto, è il seguente: ˉ˘˘ ˉ˘˘ ˉ˘˘ ˉ˘˘ ˉ˘˘ ˉˉ ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ 6 Bisogna tener presente che il piede è sempre un dattilo, tranne in alcuni rarissimi casi in cui l’esametro è detto spondaico (tutti i piedi sono spondei: ˉˉ ) e risponde ad esigenze stilistiche e mira ad effetti fonici particolari. quinto L’ultimo piede, invece, è costituito da un elementum longum e da un elementum indifferens
  • 23.
  • 24.
  • 25. Riferimenti bibliografici S. Boldrini, Fondamenti di prosodia e metrica latina , Roma, Carocci 2004