[revised: slide 10 has been changed]
2016 Science and urban planning theory. Learning from ecology and reality.
Il contesto dell'urbanistica è fornito dall'analisi degli squilibri dell'urbanisimo mondiale e dalla discussine sui limiti dello sviluppo o della crescita demografica. La costruzione di una teoria in ambito ecologico privilegia le analisi della capacità di carico di una regione, dei fattori limitanti la crescita di una popolazione (anche umana), del metabolismo urbano e dell'impronta ecologica, esplicitando i legami tra i metodi. Il caso degli studi sull'impronta ecologica di Londra è utile per vedere quattro aspetti: l'esigenza di protocolli trasparenti, la questione etica della responsabilità disciplinare e politica, i rapporti con la politica, le scelte in condizioni di incertezza.
2016 Science and urban planning theory. Learning from ecology and reality
1. URBANISTICA
PROGETTAZIONE URBANA SOSTENIBILE
Luca Marescotti
Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica.
Imparare dall'ecologia e dalla realtà
DOI: 10.13140/RG.2.1.2646.1044
2015-2016 2° semestre
2. Luca Marescotti 2 / 88
IL SENSO DELLE PAROLE
THE MEANING OF WORDS
Le lezioni seguono il libro di testo:
Luca Marescotti, Urbanistica. Fondamenti e teoria.
Nelle diapositive sono riportati estratti del testo
3. Luca Marescotti 3 / 88
Nella lezione precedente
TRE COSTANTI
DOMINIO DELL'ARCHITETTURA
LOCALISMO DEL PIANO
RENDITA FONDIARIAASSOLUTA E DIFFERENZIALE
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
4. Luca Marescotti 4 / 88
per un'urbanistica formata da una visione
CAPACE DI TENER CONTO DELLE
condizioni generali, indirizzi giuridici, questione ambientale.
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
5. Luca Marescotti 5 / 88
crescente pressione antropica.
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
6. Luca Marescotti 6 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
Versione ridotta e versione completa delle
analisi UN sull'urbanesimo mondiale
7. Luca Marescotti 7 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
8. Luca Marescotti 8 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
9. Luca Marescotti 9 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
10. Luca Marescotti 10 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
Lo sviluppo delle metropoli è sicuro?
ESPOSIZIONE AI RISCHI DI UN NUMERO SEMPRE CRESCENTE DI PERSONE
R = f (danno * vulnerabilità * esposizione)
dove:
Esposizione= f(quantità di popolazione esposta all'evento)
Danno= f(intensità e dalla durata dell'evento)
[United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, Risks of Exposure and
Vulnerability to Natural Disasters at the City Level: A Global Overview, Technical Paper No. 2015/2]
11. Luca Marescotti 11 / 88
PLANNING THEORY
Il quarto capitolo riguarda
“TEORIA DELL'URBANISTICA”
[ovviamente teoria all'interno di una visione scientifica urbanistica]
PER UNA TEORIA DELL’URBANISTICA IN AMBITO
ECOLOGICO
12. Luca Marescotti 12 / 88
TEORIA DELL'URBANISTICA
Nel libro Città Tecnologie Ambiente, quarto capitolo,
si introduce la teoria dell'urbanistica in ambito ecologico da un
altro punto di vista
TECNOLOGIE DI PROCESSO, TECNOLOGIE DI
PRODOTTO, sottolineando l'importanza dei sistemi informativi
territoriali (GIS Geographical Information Service) e del Catasto
13. Luca Marescotti 13 / 88
NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
SQUILIBRI DELL'URBANESIMO MONDIALE
VERSO UN PIANETA URBANO
14. Luca Marescotti 14 / 88
Nel giro di pochi anni a livello
mondiale la popolazione residente
in zone senza infrastrutture e con
abitazioni insalubri, elemento
tangibile degli squilibri territoriali,
è aumentata enormemente, in
misura maggiore, secondo le stime
dell’agenzia UN-Habitat, del tasso
di crescita dell’urbanesimo.
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
15. Luca Marescotti 15 / 88
1950 (stima) = 100 milioni abitanti di zone malsane (slum) su 2,5 miliardi
1996 (HABITAT II, Istanbul) = 600 milioni di abitanti su 5,7 miliardi
[quasi la metà erano bambini]
2003 (UN-Habitat) = 928 milioni di abitanti in slum /case e terreni occupati
abusivamente su 6,2 miliardi di popolazione mondiale
1996-2003: incremento di persone in situazione insalubri = 328 milioni
Pari al 65,6 % dell'incremento demografico mondiale (500 milioni)
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
16. Luca Marescotti 16 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
17. Luca Marescotti 17 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
UN-HABITAT TRE POLITICHE PER RIDURRE LA POVERTÀ
NELL’URBANESIMO
In parte (zona A nella figura) si dovrebbero promuovere piani di sviluppo
regionale per migliorare le condizioni di vita nelle campagne e ridurre la
spinta all’urbanesimo,
In parte (zona B) si potrebbe intervenire nelle aree con abitazioni malsane per
migliorare le condizioni abitative senza alterare le specificità sociali di quel
modo di vivere,
In parte (zona C) si potrebbe far crescere le città con migliori offerte abitative,
a basso costo e ben attrezzate di servizi collettivi.
[UN-Habitat 2003]
18. Luca Marescotti 18 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
«Slums represent the worst of urban poverty and inequality. Yet the world has
the resources, know-how and power to reach the target established in the
Millennium Declaration. It is my hope that this report, and the best practises it
identifies, will enable all actors involved to overcome the apathy and lack of
political will that have been a barrier to progress, and move ahead with greater
determination and knowledge in our common effort to help the world’s slum
dwellers to attain lives of dignity, prosperity and peace.»
[Kofi Annan, UN-Habitat 2003]
19. Luca Marescotti 19 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
[Fonte: Data from UN-HABITAT, Global Urban Observatory, 2001 estimates]
20. Luca Marescotti 20 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
[Fonte: By Walké - Data : Mike Davis, Planet of Slums [« Le pire des mondes possibles : de l'explosion
urbaine au bidonville global »], La Découverte, Paris, 2006 (ISBN 978-2-7071-4915-2), p. 31
21. Luca Marescotti 21 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
Map representing the location of the 30 biggest
"mega-slums" in the World, according to Mike
Davis (see below).
Data compiled from various sources, taking
average values. The circles' size and color
indicate the number of inhabitants in millions,
while the letter indicate the name of the city
(see table below).
Note that some cities have several "mega-
slums" while other cities may have more
inhabitants living in slums, but scattered in
many small slums rather than in a few "mega-
slums", particularly in South Asia. This map
therefore does not show all cities with slums,
rather only those with well-known large slums.
[Fonte: By Walké - Data : Mike Davis, Planet of
Slums [« Le pire des mondes possibles : de
l'explosion urbaine au bidonville global »], La
Découverte, Paris, 2006 (ISBN 978-2-7071-
4915-2), p. 31
22. Luca Marescotti 22 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
In ogni città si presentano diversi gruppi sociali, con storie e culture e modelli
di vita, costruiti su basi diverse e in modo diverso combinatisi nel tempo. Non
esistono radici unitarie, ma un complesso di radici ramificate. Non esiste
un’identità, ma una pluralità di identità, non cristallizzate in gruppi o individui,
sfumate, trasversali, in continua trasformazione.
Secondo Platone in ogni città (la Città Stato) «ve ne sono almeno due una contro l’altra: la città
del ricco e la città del povero, e in ciascuna di esse ve ne sono molte altre» e la crescita della
Città Stato può proseguire solo fino a che se ne manterrà l’unità.
La tensione tra gruppi sociali, e dunque la mancanza di identità
sufficientemente condivise o interagenti, è il limite alla crescita. Le parole di
Platone aiutano a guardare il mondo attuale, non importa se composto da
baracche, da quartieri speculativi ad alta densità o da quartieri pubblici, né se
composto da città di nuova fondazione, più o meno ecologiche, più o meno
somiglianti a Venezia, a Londra o a Parigi.
23. Luca Marescotti 23 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
All’approfondimento delle
conoscenze ambientali e
mediche dovrebbe
corrispondere un
approfondimento sistematico
delle conoscenze territoriali.
La mappatura dei siti
inquinati sulle coste del
Mediterraneo, per esempio,
richiama la necessità di
politiche internazionali
coerenti
24. Luca Marescotti 24 / 88
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
25. Luca Marescotti 25 / 88
NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
LIMITI DELLO SVILUPPO, LIMITI DELL’URBANESIMO
VERSO UN PIANETA URBANO
26. Luca Marescotti 26 / 88
LIMITS TO GROWTH
LIMITI DELLO SVILUPPO – LIMITI DELLA CRESCITA
Malthus 1798, Club di Roma Meadows et al. 1972
Se la visione di Malthus combinava pessimismo e protezionismo dei privilegi,
gli studi diretti da Meadows evidenziavano la forbice tra consumo
-incrementato dalla velocità dei consumi- di risorse (naturali limitate e non
rinnovabili) e la loro disponibilità.
L’allargamento degli imperi coloniali e l’allontanamento nel tempo degli scenari
previsti sono stati interpretati come dimostrazioni di falsità delle ipotesi.
Come le tesi di Malthus furono battute dalla riduzione di rischi indotti dalla
crescita demografica -seppure con squilibri- mostrando una crescita di
benessere nei paesi ricchi, così si pensa che il miglioramento tecnologico
basti a garantire nuove risorse,
sia sfruttando meglio le risorse esistenti, sia con innovazioni per ora
impensabili, in modo da proseguire nelle attuali tendenze.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
27. Luca Marescotti 27 / 88
LIMITI DELLO SVILUPPO – LIMITI DELLA CRESCITA
Meadows et al.1993; Meadows et al. 2006.
La misura dell’impronta ecologica è stata ripresa da Meadows per la revisione
delle tesi sui limiti dello sviluppo. Dopo trent’anni dalla pubblicazione del primo
rapporto sui limiti dello sviluppo, si registrava che a fronte dell’espansione del
benessere dei paesi ricchi si assisteva all’aumento della povertà nel pianeta,
facendo dunque emergere una contemporaneità tra l’incremento della forbici
tra ricchezza e povertà e il progressivo superamento dell’impronta ecologica
sulle risorse naturali globali dopo il pareggio raggiunto intorno al 1980, che al
2000 avrebbe raggiunto approssimativamente un esubero del 20%.
L’approfondimento e la condivisione di tali criteri di valutazione richiede quanto
meno un grande sforzo divulgativo e la sua introduzione nei programmi di
studio, affinché siano coinvolti vasti strati della popolazione e si trovino accordi
per introdurre adeguate politiche.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
28. Luca Marescotti 28 / 88
LIMITI DELLO SVILUPPO – LIMITI DELLA CRESCITA
Meadows et al.1993; Meadows et al. 2006.
A Synopsis: Limits to Growth: The 30-Year Update
The signs are everywhere around us, and they are symptoms of a world in overshoot,
where we are drawing on the world’s resources faster than they can be restored, and we
are releasing wastes and pollutants faster than the Earth can absorb them or render them
harmless. They are leading us toward global environ- mental and economic collapse—but
there may still be time to address these problems and soften their impact.
[Fonte: http://donellameadows.org/archives/a-synopsis-limits-to-growth-the-30-year-update/]
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
29. Luca Marescotti 29 / 88
●
Sea level has risen 10–20 cm since 1900.
●
Most non-polar glaciers are retreating, and the extent and thickness of Arctic sea ice is
decreasing in summer.
●
In 1998 more than 45 percent of the globe’s people had to live on incomes averaging
$2 a day or less.
●
Meanwhile, the richest one- fifth of the world’s population has 85 percent of the global
GNP. And the gap between rich and poor is widening.
●
In 2002, the Food and Agriculture Organization of the UN estimated that 75 percent of
the world’s oceanic fisheries were fished at or beyond capacity.
●
The North Atlantic cod fishery, fished sustainably for hundreds of years, has collapsed,
and the species may have been pushed to biological extinction.
●
The first global assessment of soil loss, based on studies of hundreds of experts, found
that 38 percent, or nearly 1.4 billion acres, of currently used agricultural land has been
degraded.
●
Fifty-four nations experienced declines in per capita GDP for more than a decade
during the period 1990–2001.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
30. Luca Marescotti 30 / 88
MA NON TUTTI SONO CONVINTIMA NON TUTTI SONO CONVINTI
E AFFERMANO CHEE AFFERMANO CHE
la povertà è diminuita, … il numero dei denutriti diminuisce, … il cibo si produce
in abbondanza,… le tecnologie sono sempre più potenti …
VI SONO INCERTEZZE NELLA CONOSCENZA ...
NEI METODI DI TRATTARE I DATI …
E SOPRATTUTTO MOLTE DIFFERENZE NELLE CONVINZIONI POLITICHE
Possiamo rimandare le scelte?
Possiamo definire delle politiche?
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
31. Luca Marescotti 31 / 88
RIFERIMENTI DI BASE
Stati Uniti: 1969 legge federale National Environmental Policy Act NEPA, con
cui fu istituita la EIS Environment Impact Statement.
Francia 1976: valutazione di impatto ambientale
Consiglio d’Europa 1985: Direttiva 85/377/CEE per promuoverne
l’applicazione nei progetti pubblici e privati di particolare dimensione,
Italia 1988: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’introduzione
della VIA Valutazione di impatto ambientale
VENT’ANNI BASILARI
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
32. Luca Marescotti 32 / 88
NEPA
Titolo 1
….
present and future generations of Americans
(b) In order to carry out the policy set forth in this Act, it is the continuing responsibility of the Federal
Government to use all practicable means, consistent with other essential considerations of national
policy, to improve and coordinate Federal plans, functions, programs, and resources to the end that
the Nation may:
1. fulfill the responsibilities of each generation as trustee of the environment for succeeding
generations;
2. assure for all Americans safe, healthful, productive, and aesthetically and culturally pleasing
surroundings;
3. attain the widest range of beneficial uses of the environment without degradation, risk to health or
safety, or other undesirable and unintended consequences;
4. preserve important historic, cultural, and natural aspects of our national heritage, and maintain,
wherever possible, an environment which supports diversity, and variety of individual choice;
5. achieve a balance between population and resource use which will permit high standards of living
and a wide sharing of life's amenities; and
6. enhance the quality of renewable resources and approach the maximum attainable recycling of
depletable resources.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
33. Luca Marescotti 33 / 88
RIFERIMENTI DI BASE
Organizzazione delle Nazioni Unite
UN - United Nations
1972 Stoccolma: Conferenza sull’ambiente umano
1983: istituzione della WCED World Commission on
Environment and Development (diretta da Gro Harlem Brundtland) per redigere
un rapporto sull’ambiente e sulle problematiche globali al 2000
1987: pubblicazione del rapporto Brundlandt
1987: firma e ratificazione del protocollo di Montreal per la protezione dell’ozono
stratosferico
1992: il Rapporto Brundtland promuove successivi approfondimenti sui rischi e
sulle minacce ambientali e contribuisce alla preparazione della Conferenza su
Ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro (ratificato nel febbraio 2005)
VENT’ANNI BASILARI
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
34. Luca Marescotti 34 / 88
Conferenza su Ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro
UN 1992, Preamble
«Humanity stands at a defining moment in history. We are confronted with a perpetuation of
disparities between and within nations, a worsening of poverty, hunger, ill health and illiteracy, and
the continuing deterioration of the ecosystems on which we depend for our well-being. However,
integration of environment and development concerns and greater attention to them will lead to the
fulfilment of basic needs, improved living standards for all, better protected and managed
ecosystems and a safer, more prosperous future. No nation can achieve this on its own; but together
we can - in a global partnership for sustainable development.»
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
35. Luca Marescotti 35 / 88
Conferenza su Ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro
UN 1992, chapter 10
dedicato alla definizione di approccio integrato nella pianificazione e nella gestione ambientale,
primo paragrafo
«Land is normally defined as a physical entity in terms of its topography and spatial nature; a
broader integrative view also includes natural resources: the soils, minerals, water and biota that the
land comprises. These components are organized in ecosystems which provide a variety of services
essential to the maintenance of the integrity of life-support systems and the productive capacity of
the environment.
(…)
The essence of the integrated approach finds expression in the coordination of the sectoral planning
and management activities concerned with the various aspects of land use and land resources.»
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
36. Luca Marescotti 36 / 88
UN 2002 Johannesburg
Nella risoluzione della conferenza sul bilancio di dieci anni dalla
Conferenza di Rio e quindi sulle numerose applicazioni LA21 emerge la
necessità che risorse adeguate a supporto delle politiche sociali, ambientali
ed economiche definite dalle autorità locali debbano derivare da azioni
combinate di governi nazionali e di organismi internazionali.
Senza politiche nazionali e internazionali congiunte, sarà impossibile
perseguire concretamente lo sviluppo sostenibile o combattere la povertà
urbana
LE POLITICHE URBANE DEVONO ESSERE INTEGRATE NELLE
POLITICHE NAZIONALI
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
37. Luca Marescotti 37 / 88
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
UN-Habitat: «good» implica il raggiungimento di una buona
soddisfazione per tutti i gruppi che interagiscono nel processo
«Good urban governance is a prerequisite to sustainable development and urban poverty reduction.
Today, cities are faced with a continuously growing population and the associated social needs.
Resources available to municipalities are however not growing at a similar pace. In this context,
effective decentralization, efficient management of limited resources, popular participation and the
development of productive partnerships between the city and the state, civil society, grassroots
communities, as well as the private sector, are essential tools in the fight that cities wage against
urban poverty.
The Habitat Agenda commits UN-Habitat to working towards the establishment of good urban
governance in the world’s towns and cities.»
[Fonte: UN 2002 Johannesburg]
38. Luca Marescotti 38 / 88
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Conseil de l’Europe & UE
1975: Charte Européenne du Patrimoine Architectural, Adoptée par le Conseil de l’Europe, (Carta di
Amsterdam, Olanda) dedicata alle città storiche sotto l’influenza della pianificazione di Bologna
1983: Charte europeenne de l’amenagement du territoire (Carta di Torremolinos, Spagna) dove
ebbe sede l’incontro europeo)
1994: Carta delle Città europee per un modello urbano sostenibile, in occasione della Conferenza
europea sulle Città sostenibili (Carta di Aalborg, Danimarca), sottoscritta da 80 amministrazioni
locali e più di 250 rappresentanti di governi, organismi internazionali e istituzioni scientifiche, oltre ad
associazioni di imprenditori, consulenti e cittadini
39. Luca Marescotti 39 / 88
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
È EVIDENTE
insieme vasto di studi condotti da scienziati indipendenti di tutto il mondo sotto l’egida
di organismi internazionali volti ad indagare gli scenari possibili indotti dalla
sovrappopolazione, dalla crescita dei consumi, dal dilagare della povertà e
dall’esaurimento delle risorse
L'accusa arbitraria di gruppi privati internazionali promuovono per diffondere
dubbi: cupe profezie indimostrabili!
Territorio e ambiente sono risorse naturali, limitate e non rinnovabili, oggetti di
trasformazioni non marginali, i cui effetti non sempre sono ben individuati o
individuabili o interpretabili in maniera scientifica, certa e condivisa. Quegli studi, tutto
sommato, non sono così estranei ai temi dell’urbanistica, soprattutto se supportati e
integrati da altri studi, apparentemente meno apocalittici, che cercano di valutare i limiti
allo sviluppo insiti non solo nella quantità, ma soprattutto nelle modalità di
sfruttamento delle risorse naturali e nelle modificazioni dell’ambiente indotte da azioni
umane
40. Luca Marescotti 40 / 88
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
DUE DOMANDE
La realtà comprende tutti i continenti e le loro città, i meccanismi dell’urbanesimo e dello
sviluppo urbano, ma anche i metodi di governo -la governance come rete di governi con
pari dignità- cercando processi praticabili che sappiano rispondere a due domande
come combinare la percezione locale tipica che un sindaco ha dei problemi locali
con i valori e gli impatti che quel territorio e quella città hanno sull’urbanesimo
mondiale?
come valutare quante risorse i governi centrali e le organizzazioni non
governative dovranno e vorranno investire per le città?.
41. Luca Marescotti 41 / 88
NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
SVILUPPO, SVILUPPO SOSTENIBILE E IMPRONTA
ECOLOGICA
VERSO UN PIANETA URBANO
42. Luca Marescotti 42 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO
EFA ECOLOGICAL FOOTPRINT ANALYSIS
1992: William Rees, professore di urbanistica alla University of British Columbia,
affrontò in termini quantitativi la questione dei limiti delle risorse naturali, cercando di
misurare fino a che punto lo sviluppo demografico, l’urbanesimo, la crescita dei
consumi potesse disporre delle risorse naturali.
L’analisi dell’impronta ecologica misura la domanda di risorse naturali di una
popolazione rispetto alla capacità biologica naturale, cioè ai terreni per l’agricoltura e
per i pascoli, alle risorse per la pesca, ai terreni forestati, ai terreni edificati e alle
risorse utilizzate per l’energia e ai terreni necessari per smaltirne i rifiuti
43. Luca Marescotti 43 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO
ECOLOGICAL FOOTPRINT
«measure of the load or impact on nature by a particular.
It represents, the land area necessary to sustain current levels
of resource consumption and waste discharge by that
population.»
44. Luca Marescotti 44 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO
«The data reveals that humanity lives too heavily on the Earth.
Humanity’s average ecological footprint measures 2,3 hectares of
ecologically productive space. In contrast, as explained above, only 1,7
hectares are available.
This means that the average footprint is more than 35 percent larger
than the available space. This overshoot indicates that humanity’s
consumption exceeds what nature can regenerate on a continuous
basis.
In 1992, this ecological deficit was still closer to 25 percent. The 10
percent growth since then demonstrates humanity’s fast expansion.»
45. Luca Marescotti 45 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO
ANALOGO SCHEMA
CONCETTUALE
passaggi logici per determinare le
capacità potenziali del pianeta (cibo
per 8-9 miliardi di persone al 2050 –
stime ONU)
Metodo di analisi IIASA 2002: IN
BASE ALLE riserve di capacità -
crescita urbana – crescita economica
SERVE per verificare la congruenza
tra crescita demografica e
adeguatezza delle risorse agricole.
[mappatura delle zone agricole GAEZ
Global Agro-Ecological Zones
predisposte per l’Agenzia per
l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO
Food and Agriculture Organization of
the United Nations)]
46. Luca Marescotti 46 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF
All’origine il metodo di calcolo dell’impronta ecologica per componenti
(EF 1.0) sta un’ipotesi principale, secondo cui la misura della domanda
umana aggregata (Impronta Ecologica) e l’offerta di risorse naturali
(biocapacità) possono essere direttamente confrontate. Il metodo
sommava i principali consumi di risorse di una popolazione alla
produzione di rifiuti, normalizzati in unità equivalenti di superficie
territoriale fertile, con una produttività pari alla media mondiale.
47. Luca Marescotti 47 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0
Una successiva variante del metodo aggiungeva quattro indicatori
●
le risorse consumate di rifiuti generati da un paese, reperibili da fonti ufficiali
nazionali o internazionali;
●
le risorse biologiche utilizzabili dagli esseri umani, quantità direttamente
proporzionale alla quantità necessaria di terreno bioproduttivo per la
rigenerazione e lo smaltimento dei rifiuti;
●
la biomassa utilizzabile di ogni terreno (equivalente alla sua produzione
annuale potenziale di biomassa), come indicatore caratterizzante ogni area in
termini di produttività media standardizzata per ettaro;
●
la domanda aggregata in termini di ettari, ottenuta sommando tutte le risorse
reciprocamente esclusive (approvvigionamenti e rifiuti) in termini di aree
equivalenti necessarie per sostenere la domanda.
48. Luca Marescotti 48 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 2.0
Nel 2006 Jason Venetoulis e altri, proposero una variante nota
come EF 2.0, che modificava quattro punti sostanziali:
●
inclusione di tutta la superficie terrestre, mentre con EF 1.0 se ne considerava
solo un terzo;
●
sottrazione dal computo complessivo del 13,4% di biocapacità attribuibile alle
esigenze delle altre specie viventi;
●
inclusione dei risultati derivati dai nuovi modelli di assorbimento del carbonio;
●
utilizzazione della produzione primaria netta Ppn come fattore di equivalenza,
a differenza di EF 1.0, in cui si utilizzava la fertilità o capacità potenziale di un
terreno per fornire nutrimento agli esseri umani.
49. Luca Marescotti 49 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Il confronto dell’impronta ecologica globale dell’intero pianeta con
l’andamento dell’impronta ecologica per componente e per singoli paesi
si possono ipotizzare ulteriori correlazioni, con una dinamica di
allargamento dell’impronta ecologica direttamente proporzionale alla
crescita di ricchezza dei paesi ricchi, facendo riflettere sulla separazione
tra uso delle “tecnologie a tutti costi” e “tecnologie per sviluppo
sostenibile”
50. Luca Marescotti 50 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Il protocollo EF 1.0(*)
valuta una
minor disponibilità di risorse, a cui
corrisponde un minor consumo a
persona.
Il protocollo EF 2.0(*)
non solo
valuta un maggior numero di
risorse e la loro disponibilità, ma
così facendo aumenta anche le
quantità consumate e amplia la
divergenza tra le due voci
“risorse-consumi”.
(*) entrambi i protocolli sono
definiti da EFNetwork e da essi
dipende soprattutto
l'omogeneizzazione dei dati da
diverse fonti in gha (ettari globali).Il grafico mostra il rapporto dal 1961 al 2001 tra biocapacità e impronta
ecologica secondo i due sistemi di calcolo (EF 1.0 ed EF 2.0),
evidenziando come il secondo metodo individui un incremento della
forbice tra consumi e risorse.
52. Luca Marescotti 52 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Che cosa è la biocapacità?
Che cosa sono le regioni bioproduttive?
53. Luca Marescotti 53 / 88
La capacità di carico e le regioni bioproduttive della Terra
Global carrying capacity and bioproductive Areas
milioni
km2
% su
totale
supTerra
OCEANI, MARI, LAGHI e FIUMI 361 70,78%
TERRE EMERSE 149 29,22%
totale 510
REGIONI BIOPRODUTTIVE
(che cosa sono?)
111 21,76%
di cui SUL TOTALE
pesca in ambiente marino e in acque interne 23 6,37%
colture agro-silvo-pastorale in terre emerse 88 59,06%
foreste 35 39,77%
pascoli 36 40,91%
aree arabili 15 17,05%
54. Luca Marescotti 54 / 88
Globally we identify 11.2 billion hectares of distinct bioproductive areas—cropland, forest,
pasture, fisheries, and built-up land—that provide economically useful concentrations of
renewable resources.
These 11.2 billion hectares cover a little under one quarter of the planet and include 2.3 billion
hectares of marine and inland fisheries and 8.8 billion hectares of land. The land area is
comprised of 1.5 billion hectares of cropland, 3.5 billion hectares of grazing land, 3.6 billion
hectares of forest, and an additional 0.2 billion hectares of built-up land assumed to occupy
potential cropland (EEA, 2000; FAO, 2000; SEI, 1998; WRI, 2000).
These areas concentrate the bulk of the biosphere’s regenerative capacity. We have not yet been
able to estimate how much of the total usable annual biomass generation (NBP or Net
Biosphere Production) is concentrated on these 11.2 billion hectares, but would be surprised if
it were less than 80 to 90 percent. While the remaining areas of the planet are also biologically
active, such as the deep oceans or deserts, their renewable resources are not concentrated
enough to be a significant addition to the overall Biocapacity.
[Monfreda, C., Wackernagel, M., Deumling, D., 2004. “Establishing national natural capital accounts based on detailed ecological footprint
and biological capacity accounts.” Land Use Policy, 21 (2004) 231–246.]
La capacità di carico e le regioni bioproduttive della Terra
Global carrying capacity and bioproductive Areas
55. Luca Marescotti 55 / 88
Quantity and Measurement, a common Unit: the Global Hectare
Ecological Footprint accounts express the use of built-up areas, and the consumption of
energy and renewable resources—crops, animal products, timber, and fish—in
standardized units of biologically productive area, termed global hectares (gha). Each
global hectare represents an equal amount of biological productivity.
One global hectare is equal to one hectare with a productivity equal to the average
productivity of the 11.2 billion bioproductive hectares on Earth. Here productivity does
not refer to a rate of biomass production, such as net primary production (NPP).
[Monfreda, C., Wackernagel, M., Deumling, D., 2004. “Establishing national natural capital accounts based on detailed ecological
footprint and biological capacity accounts.” Land Use Policy, 21 (2004) 231–246.]
56. Luca Marescotti 56 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - criticism
The ecological footprint of the appropriated production is defined as follows (Ewing
etal.,2010) for each of the considered products:
EFp = (P/Yn) × YF × EQF
where
P is the amount of product produced (or carbon dioxide emitted);
YN is the national average yield for P (or the carbon uptake capacity);
YF is the yield factor between the local and world average productivity (it varies by
country); EQF is the equivalence factor used to correct the assessment of the area of a
specific land use type in to units of world average biological productive areas. This factor
will be discussed in detail below, for the moment it is enough to say that in practical terms
it has an egligible impact on the overall assessment.
[Mario Giampietro, AndreaSaltelli,“Footprints tonowhere”, Ecological Indicators 46 (2014) 610–621]
57. Luca Marescotti 57 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA
EFP is the resulting estimate of a virtual area of biosphere’s regenerative capacity,
measured in global hectares, which, according to the protocol, measures nature’s demand
of biocapacity – what would be needed to stabilize the production/consumption of the
considered products and the absorption of CO2.
For example, to find the ecological footprint of the appropriated production (EFP) of crops
at the national level we have to proceed as follows:
(1) P – physical flow of local production (e.g.,kg of crops per year);
(2) YN – local yield (the average yield of crops expressed in kg/ha);
(3) YF–the ratio between the yield of crops in a country (YN) and world average
yield of crops (YW). For example, Ewing etal. (2010) report a ratio of 2.2/1 for
Germany and 0.3/1 for Algeria;
(4) EQF correction factor (having the goal to correct this value by supposedly
making some sort of reference to ecological processes as discussed later on).
[Mario Giampietro, AndreaSaltelli,“Footprints tonowhere”, Ecological Indicators 46 (2014) 610–621]
58. Luca Marescotti 58 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - The Common Unit: Global
Hectare
59. Luca Marescotti 59 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - The Common Unit: Global Hectare
60. Luca Marescotti 60 / 88
Footprint (gha) = Area (ha) * Equivalence Factor (gha/ha)
IMPRONTA ECOLOGICA - The Common Unit: Global Hectare
61. Luca Marescotti 61 / 88
Footprint of Renewable Resources
Area (ha) = [Production + Imports – Exports (tons)] / Global yield (tons/ha)
Biocapacity, or the supply side of the equation, is the counterpart of the
Footprint, or the demand side. A nation’s total Biocapacity is the sum of its
bioproductive areas, also expressed in global hectares (gha). We transform
each bioproductive area into global hectares by multiplying its area by the
appropriate equivalence factor and the yield factor specific to that country:
Biocapacity (gha) = Area (ha) * Equivalence Factor (gha/ha) * Yield Factor (-)
IMPRONTA ECOLOGICA - The Common Unit: Global Hectare
62. Luca Marescotti 62 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA – Global biocapacity
The global biocapacity can also be expressed as follows:
Σ Pi * Ei = A
Where
P is the actual, physical hectares of bioproductive area of type i,
E is the equivalence factor for each area of type i,
A is global Biocapacity expressed in standardized hectares.
Ecological deficit (gha) = Footprint (gha) - Biocapacity (gha)
Bilancio ecologico = Domanda - Offerta
63. Luca Marescotti 63 / 88
Tutto chiaro nell'impronta ecologica?
STRANE STORIE - ODD STORIES
la capacità di carico nell'impronta ecologica
Misurare, dunque, con giudizio ...
Measure, therefore, judiciously …
TIPS AND TRICKS - SUGGERIMENTI E TRUCCHI
oppure
Only TRICKS – solo TRUCCHI?
MISURARE, UNA QUESTIONE ETICA?
64. Luca Marescotti 64 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - criticism
EF and BC are tantamount to the concepts demand and supply in Economics. When used
together, they form the EF/BC accounts.
“EF/BC accounting” is frequently referred to only as “EF accounting”. However, we think
the use of “EF/BC accounting” is more appropriate as it considers the fact that the accounting
tool compares demand and supply - and not just demand (as suggested by the term “EF
accounting”).
When the EF is larger than the BC the renewable resource accounting results in a deficit. A
national ecological deficit can be compensated through trade with nations that process
ecological reserves or through liquidation of national ecological assets. In contrast, the global
ecological deficit cannot be compensated through trade, and is therefore equal to overshoot.
[Florian Schaefer, Ute Luksch, Nancy Steinbach, Julio Cabeça, Jörg Hanauer,
“Ecological Footprint and Biocapacity. The world’s ability to regenerate resources
and absorb waste in a limited time period”]
65. Luca Marescotti 65 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - criticism
“Overall, this means that the Ecological Footprint could at best be an indicator of
instantaneous non-sustainability at the worldwide level. EFs for countries should be
used as indicators of inequality in the exploitation of natural resources and
interdependencies between geographical areas. Moreover, even the worldwide
ecological deficit emphasized by the EF may not convey the message it is said to.
Indeed, one can show that the worldwide imbalance is mostly driven by CO2
emissions, expressed in hectares of forest needed for storage. By definition, the
worldwide demand placed on cropland, built-up land and pasture cannot exceed world
biocapacity.” (CMEPSP, 2009)
In conclusion, we agree with Goldfinger and co-authors about the key importance of
producing easily communicated scientific information; this is essential to make
possible an informed societal deliberation over sustainability issues. However,
accounting methods need to avoid the risk of simplifications typical of reductionism.
[Mario Giampietro, AndreaSaltelli,“Footprints to nowhere”, Ecological Indicators 46 (2014) 610–621]
[262 Letter to the Editor / Ecological Indicators 46 (2014) 260–263]
66. Luca Marescotti 66 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - critiche
●
Misura le diseguaglianze sociali tra le nazioni, ma non misura il
bilancio tra domanda e offerta (avete capito il perché?)
●
Offre una buona comunicazione scientifica, ma semplifica la
complessità (riduttivismo).
….. ma potrebbe servire alla pianificazione?
67. Luca Marescotti 67 / 88
IMPRONTA ECOLOGICA - critiche
E DAL NOSTRO PUNTO DI VISTA?
●
Il termine “Regioni bioproduttive / Bioproductive areas” pare essere non tanto una
rappresentazione del mondo reale, quanto una rappresentazione virtuale di
un'idea: comunica l'allarme, ma non è chiaro il livello di precisione con cui
rappresenta la realtà.
●
Il termine “Regione bioproduttiva / Bioproductive areas” è definito da Ecological
Footprint Network e usato da WWF, ma non trova riscontro in altri enti (è una
scienza normale?).
●
Usa un'unità di misura (ha), ma la trasforma in ettari globali (gha) attraverso
operazioni poco trasparenti (YF yield factor e EQF equivalence factor).
●
Grandezze e unità di misura non paiono corrispondere a criteri
ragionevoli della metrologia.
●
….. ma potrebbe servire alla pianificazione?
68. Luca Marescotti 68 / 88
?
flussi informativi – information flows
infrastrutture di dati territoriali – spatial data
infrastructure
modellizzazione e pianificazione – modeling and
planning
?
Metabolismo urbano e impronta ecologica a Londra
The Use of Urban Metabolism and Ecoological Footprint in London
69. Luca Marescotti 69 / 88Luca Marescotti 69 / 88
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
Diversi protocolli e diversi risultati confermano comunque una
situazione drammatica, che fa sospettare che l'insieme delle città
globali stia risucchiando tutte le regioni bioproduttive.
Questo non potrebbe essere uno sviluppo di quanto Malthus
intuiva e che nel suo tempo non poteva esprimere (1798)?
Herbert Girardet nel 1995: stima l'impronta ecologica di Londra 125
volte la sua superficie.
[Fonte: Girardet, Herbert. 1996. “Getting London in Shape”. London First.
Il documento è difficilmente rintracciabile, ma citato in: Girardet, Herbert, Miguel
Mendonca. 2009. A Renewable World: Energy, Ecology, Equality : A Report for the
World Future Council. Green Books.p.177, p.245].
70. Luca Marescotti 70 / 88Luca Marescotti 70 / 88
MA IN POCO TEMPO CAMBIANO LE STIME
Environment Agency e GLA Greater London Administration: 293 volte
[Chartered Institution of Wastes Management Environmental Body; Best Foot
Forward Ltd. 2002. City Limits: A Resource Flow and Ecological Footprint Analysis of
Greater London. Oxford: Best Foot Forward Ltd.; Goode, David, and Ian Yarham.
2003. Green Capital. The Mayor’s State of the Environment Report for London.
Mayor of London. London: Greater London Authority, City Hall, The Queen’s Walk.].
Environment Agency con il modello messo a punto dallo Stockholm
Environment Center: 200 volte (*)
(Environment Agency. “Environment Agency - London’s Ecological Footprint -
Indicator Three.” ),
(*) Anche se già nel febbraio 2014 il documento era difficilmente rintracciabile e
pareva in corso la rimozione delle pagine connesse.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
71. Luca Marescotti 71 / 88Luca Marescotti 71 / 88
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
72. Luca Marescotti 72 / 88Luca Marescotti 72 / 88
RAPPORTO UFFICIALE 2002
49 milioni di ettari globali (gha), cioè a 42 volte la sua biocapacità, oppure
293 volte la sua dimensione geografica (il doppio di quello disponibile nel
Regno Unito).
Londra è città turistica:
2,4 milioni gha,
TOTALE EF = 51,4 milioni di ettari globali (6,94 gha/ab).
EF media mondiale alla stessa data: 2,18 ettari globali per abitanti
(gha/ab),
EF media inglese: 6,3 gha/ab
Programma di riduzione progressiva:
35% entro il 2020
80% entro il 2050.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
73. Luca Marescotti 73 / 88Luca Marescotti 73 / 88
L'impianto logico della politica poneva allora la questione
ineludibile e in due studi si trovano i tentativi di risposta
con l'impostazione di scenari operativi possibili per
ridurre a un quarto l'impronta ecologica entro il 2030:
Lyndhurst, Brook. 2003. London’s Ecological Footprint A
Review. June 2003. London: Greater London Authority,
City Hall, The Queen’s Walk, London SE1 2AA.
Girardet, Herbert, 2006. “Urban Metabolism: London
Sustainability Scenarios.” In IABSE Henderson
Colloquium. Cambridge.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
74. Luca Marescotti 74 / 88Luca Marescotti 74 / 88
Il legame tra metabolismo
urbano e impronta
ecologica
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
75. Luca Marescotti 75 / 88Luca Marescotti 75 / 88
Il legame tra metabolismo urbano e impronta ecologica nella proposta
di Girardet.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
76. Luca Marescotti 76 / 88Luca Marescotti 76 / 88
London Plan 2008 di Ken Livingston
Presentazione della bozza del nuovo London Plan 2010 di
Boris Johnson per la partecipazione e la legittimazione
London Plan 2011 approvazione
non esiste più l'impronta ecologica, ma solo la sostenibilità
come qualità della vita della città finanziaria globale.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un
interessante caso studio: le analisi ef per Londra
77. Luca Marescotti 77 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
NON ESISTE PIÙ IL SINDACO DI LONDRA BORIS JOHNSON, ORA
C'È SADIQ KHAN.
E L'IMPRONTA ECOLOGICA? TORNERÀ? CAMBIERÀ?
78. Luca Marescotti 78 / 88
NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
ETICA SCIENZA TECNICA: PER UNA TEORIA GENERALE
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
79. Luca Marescotti 79 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
L’individuazione dei confini disciplinari dell’urbanistica è innanzitutto un
riconoscimento collettivo, che ha origine dalle visioni scientifiche e
tecniche e dalla prassi operativa e che può e deve riflettersi
necessariamente nel comune sentire.
È proprio tale costruzione -o l'assenza- di un modello conoscitivo
comune che influenza non marginalmente la qualità della pianificazione
e della progettazione partecipata e che deve essere affrontato non solo
in una formazione professionale di alto profilo, ma a tutti i livelli
scolastici.
80. Luca Marescotti 80 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
Resta infine -nella contrapposizione, perché di contrapposizione si tratta-
tra teoria riduzionistica e teoria generale da valutare se sia realistico
ampliare la disciplina includendo tutto ciò che riguarda l’uso del territorio
e gli impatti ambientali, poiché si tratta in effetti di un orizzonte molto
vasto, complesso, multidisciplinare.
81. Luca Marescotti 81 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
La città come il luogo della politica (comunità, identità, cittadinanza,
mescolanza…)?
La città come migliori condizioni generali del territorio?
Il territorio ricchezza delle nazioni?
Le città tutte con pari dignità (New York, Londra, Parigi, Berlino Mosca,
Tokyo, Roma e Milano, o Città del Messico, Manila, Giacarta, Bombay,
Madras, San Paolo, Shanghai, Taiwan e Pechino) tra alti standard
qualitativi, slum, megalopoli ecumenopoli?
Prezzo delle aree, stato di salute, qualità della vita?
Solo crescita continua o altre possibilità di trasformazione?
82. Luca Marescotti 82 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
Un territorio ridotto come l’entroterra delle città europee, on un territorio
dei deserti, delle foreste, delle savane, un territorio comune o luoghi
dell’abbandono?
L’avvenire delle città rispetto alle contraddizioni nord-sud, centro-
periferia, ambiente-capitalismo?
Pianificazione locale autonoma, o strategie territoriali integrate? (piani
urbani di traffico, piani commerciali, piani di zona agricola, piani di
assetto forestale,
Effetti cumulativi di scelte parziali o locali, VAS generalizzata?
83. Luca Marescotti 83 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
«L’idea che la politica abbia inevitabilmente a che fare con la libertà si è
conservata, dopo la sua nascita nella polis greca, nei millenni; e ciò è
tanto più singolare e confortante quanto più in pratica non esiste alcun
concetto del pensiero e dell’esperienza occidentale che si sia tanto
trasformato, e anche tanto arricchito, nell’arco di tale periodo.
Essere liberi in origine non significava altro che poter circolare a proprio
piacimento; ma ciò implicava più di quanto noi oggi intendiamo per
libertà di movimento.(…)
Questa città che offre ai mortali e alle loro effimere gesta e parole un
luogo imperituro, è la polis, ed essa è politica e tanto diversa da altri
insediamenti (che infatti i greci chiamavano con un’altra parola) poiché di
fatto è edificata solo intorno allo spazio pubblico, la piazza del mercato,
dove gli uomini liberi e uguali possono incontrarsi in ogni momento.»
[Fonte: Hannah Arendt 2001 (1955-1975), p. 34 e p. 35.]
84. Luca Marescotti 84 / 88
NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
DON'T FORGET
We live in complex social-ecological systems
VERSO UN PIANETA URBANO
85. Luca Marescotti 85 / 88
IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA
TRE DOMANDE
RITENETE CHE IL CALCOLO DEL METABOLISMO URBANO
DEBBA ESSERE UNA COMPETENZA DELL'URBANISTICA?
RITENETE CHE IL CALCOLO DELL'IMPRONTA ECOLOGICA
DEBBA ESSERE UNA COMPETENZA DELL'URBANISTICA?
RITENETE CHE IL CALCOLO DELLA CAPACITÀ DI CARICO
DEBBA ESSERE UNA COMPETENZA DELL'URBANISTICA?
PERCHÉ?
86. Luca Marescotti 86 / 88
MILLE PERCORSI PER IMPARARE ...
UNU
DO YOU KNOW UNITED NATIONS UNIVERSITY?
In his 1969 Annual Report to the United Nation General Assembly, UN Secretary-General U
Thant proposed the creation of a “United Nations University, truly international in character
and devoted to the Charter objectives of peace and progress”