1. Cimitero di campagna Su croci oblique pendio di edera, leggero sole,profumo e canto d'api. Felici voi che giacete al riparo stretti al cuore buono della terra. Felici voi che, lievi e senza nome, riposate a casa nel grembo della madre ! Ma ascolta, dal volo delle api e dai bocci canta per me bramosia di vivere e di esistere, l'anelito alla luce di un'essenza a lungo estinta erompe dal profondo dei sogni, alle radici, macerie di vita, incrostate di nero, trasmutano e reclamano il presente, e regalmente la madre terra si agita in nascite incalzanti. Soave tesoro di pace nel grembo della tomba si culla non più greve di un sogno della notte. Solo un fumo torbido è il sogno della morte, e il fuoco della vita sotto vi arde. Herman Hesse Aldilà nell’arte e nel pensiero
2. La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare. Oscar Wilde La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti... Epicuro Giaceva immobile e la morte non era con lui. Doveva essere passata da un'altra strada. La morte pedalava in bicicletta, si muoveva silenziosa sul selciato. Ernest Hemingway
3. Da sempre artisti di ogni epoca e di ogni luogo si sono interrogati e si interrogano su ciò che verrà. Si domandano se al termine della vita effimera ci sia un seguito, una dimensione distaccata, in cui le anime possano continuare la loro esistenza già conclusa. Questo regno prende il nome di aldilà, tratto dal francese “au delà” des toutes les choses qui on peut voir pendant notre vie. Gli artisti si affidano alla poesia delle loro opere per comunicarci la propria concezione di “ultraterreno”, che varia di secolo in secolo e non può essere separata dal concetto della morte. Nella civiltà classica l’immaginario dell’oltretomba era una sorta di luogo ove risiedevano empi e giusti. Con l’imperante affermazione del cristianesimo si passò ad una distinzione più netta tra dannati e beati, rispettivamente nell’inferno e nel paradiso. Solo con Dante, nel Trecento, si ebbe l’introduzione del purgatorio, dove si dava la possibilità ad alcune anime di aspirare al paradiso. I suddetti tre regni non erano dei luoghi dove risiedere, bensì una condizione esistenziale.
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5. Paolo e Francesca, Inferno, Canto V I peccati passano attraverso le fiamme, Purgatorio, Canto XXV La calca dei santi a forma di rosa, Paradiso, Canto XXXI
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8. Bosch ci propone con una simmetria e inquietudine quasi esasperata la sua visione di Aldilà, influenzata da varie sette e confessioni che operavano nella sua città natale in Olanda. Il paradiso terrestre raffigurato come un giardino meraviglioso è molto simile al Giardino delle delizie di Brugel, vi risiedono le anime dei beati con angeli e animali. Tutto è fortemente carico della tipica simbologia medievale( la fontana ad esempio simboleggia la vita eterna) e gli spazi non sono delineati perfettamente, sembra quasi di essere in una dimensione onirica dove la tranquillità regna incontrastata. Il giardino delle delizie, Bruegel Animali Fontana Angeli e beati
9. Nella ascesa all’empireo i colori diventano più definiti, la rappresentazione si fa più drammatica e bizzarra. L’accesso al paradiso è un cilindro di luce da cui passano i morti, guidati da angeli neri. La forma di questo percorso è estremamente innovativa, pare infatti che sia stata presa dall’artista dalla dottrina esoterica del mancheismo. I colori dal grigio delle nuvole terrestri passano al nero e al bianco del luogo del trapasso.
10. Se con l’ascesa all’empireo Bosch tentava di darci un senso di leggerezza se pur con una drammaticità crescente, nella caduta dei dannati le anime cadono, precipitano come le loro speranze . Tutto è drammatico, colori, che dal rosso tendono al nero uniforme, corpi e espressioni dei diavoli che al contrario degli angeli tentano di acciuffare con violenza i dannati … Demone che esulta Demoni che afferrano con violenza i dannati cadenti
11. Culmine dell’ “esperienza ultraterrena” di Bosch è L’inferno. I dannati sono disperati, tormentati da creature mostruose che non gli danno tregua. I colori dominanti sono il rosso, caratteristico colore delle fiamme dell’inferno e il nero, che aumenta il senso di sgomento in un posto del genere. La drammaticità è massima, e la tavola diventa quasi un monito a fuggire dai tormenti di questo regno, conducendo una vita serena in terra.