3. Sino al XIII secolo la pittura gotica fu
caratterizzata da estrema stilizzazione e
ricchezza di elementi decorativi.
Poco interessati a una rappresentazione
realistica della profondità spaziale, quanto
invece preoccupati di rendere chiaramente il
valore dei soggetti sacri raffigurati, gli
artisti elaborarono composizioni in cui le
dimensioni dei singoli personaggi erano
proporzionali alla loro importanza, non agli
elementi del contesto o alle altre figure.
4. In Italia si sviluppò una tradizione indipendente
rispetto al resto d'Europa, che dapprima si rifece
all'eredità classica e bizantina, e in seguito
accolse le innovazioni introdotte da Cimabue,
Giotto e dalla pittura senese del XIII-XIV secolo
(Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Pietro
Lorenzetti e suo fratello Ambrogio): se le
sperimentazioni dei due fiorentini sulla resa del
volume e della profondità aprirono la strada
all’arte rinascimentale del Quattrocento, le
esperienze dei senesi avrebbero avuto una
grande influenza sullo sviluppo del gotico
internazionale.
5. Simone Martini (Siena 1284 ca. - Avignone 1344),
pittore italiano, uno dei più originali e influenti
artisti della scuola senese.
“Ma certo il mio Simon fu in paradiso,
Nelle sue opere si riconosce la lezione del maestro
senese Duccio di Buoninsegna, soprattutto per
Onde questa gentil donna si parte;
quanto riguarda la rappresentazione tridimensionale
dello spazio, e l'esempio di Giotto, nei contorni ben
ivi la vide e la ritrasse in carte,
delineati delle figure e nella grazia e serenità delle
espressioni.
Per far fede quaggiù del suo bel viso”
Prediligendo la pittura murale, Simone Martini
introdusse la tecnica dell'affresco nella pittura
senese; dipinse inoltre pale d'altare, come il F.Petrarca
polittico per la chiesa del convento di Santa
Caterina a Pisa.
Ad Assisi realizzò nella Basilica inferiore di San
Francesco l'affresco con le Storie della vita di san
Martino una delle sue opere più significative.
6. Attorno al 1330 Simone dipinse il famoso
Guidoriccio da Fogliano in cui celebrò le
imprese del condottiero senese.
Chiamato da papa Benedetto XII, nel 1339 si
recò ad Avignone, dove eseguì affreschi nel
Palazzo dei papi e nella Cattedrale.
Tra le altre sue opere si citano la Maestà ,
suo primo omaggio alla pittura di Duccio, in
cui l'insegnamento del maestro viene
superato dall'approfondimento della cultura
gotica, in particolare francese.
Il San Ludovico da Tolosa incorona il
fratello Roberto d'Angiò può essere letto
come un'aperta dichiarazione politica;
l'Annunciazione (1333, Uffizi, Firenze) è
universalmente considerata una delle
massime vette raggiunte dalla pittura senese.
8. Nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi troviamo un complesso
di opere di Simone Martini che narrano la vita di San Martino unite alle
rappresentazioni di otto santi a figura intera, situati nel sott’arco della
cappella.
9. Schema della cappella di San Martino nella Chiesa Inferiore della
Basilica di San Francesco ad Assisi.
1) S. Martino divide il mantello col povero, 2) Il sogno di S. Martino, 3)
L’investitura di S. Martino, 4) S. Martino rinuncia alle armi, 5) Meditazione di S. Martino,
6) S. Martino resuscita un fanciullo, 7) Morte di S. Martino, 8) Funerali di S. Martino, 10)
S. Antonio e S. Francesco, 11) S. Maria Maddalena e S. Caterina, 12)
S. Luigi e S. Ludovico, 13) S. Chiara e S. Elisabetta, 14) L’apostolo Paolo
10. Si narra in questa scena l’aneddoto in cui
San Martinoviene avvicinato da un
mendicante infreddolito e malvestito.
San Martino, avendo visto Gesù Cristo
incarnato nel povero, con un colpo di spada
divide il mantello in due parti uguali,
offrendone una al mendicante.
Da un’analisi approfondita dell’affresco,
eseguita a causa di uno strappo, è stato
possibile recuperare la sinopia, la quale ha
reso evidente le differenze del disegno
originario rispetto al dipinto attuale, e come
la scena si svolgesse nella posizione opposta
a quella attuale. Si è notato poi nella
raffigurazione del cavallo come il dipinto
abbia acquisito una maggior finezza
stilistica, tipica dell’arte di Martini.
11. Durante il sonno, a San Martino
appare la visione di Cristo circondato
da una schiera d’angeli, con addosso la
metà del mantello che lui aveva donato
al povero.
Sembra quasi ci sia un distacco, grazie
ad un uso attento della prospettiva, fra
la scena del santo che dorme e la
visione di Cristo tra gli angeli, quasi
per contrastare il mondo reale da
quello ultraterreno.
12. Questa scena ricorda la cerimonia
napoletana durante la quale Simone stesso
fu investito cavaliere.
Al centro si vede Martino che prega
mentre, alla sua sinistra, l’imperatore
Giuliano gli stringe la cintura della spada
attorno ai fianchi e a destra uno scudiero
gli allaccia gli speroni.
Dietro all’imperatore, altri due scudieri
portano gli emblemi cavallereschi
dell’elmo e del falco. Sullo sfondo, un
portico ad archi scandisce i vari
raggruppamenti dei personaggi presenti
nella scena.
13. Come narra la Legenda aurea, alla
vigilia di un’invasione militare, il
santo comunica all’imperatore
Giuliano che egli non avrebbe
combattuto. Accusato di
vigliaccheria, San Martino
annuncia che avrebbe combattuto
da solo, armato soltanto della croce
di Cristo.
Anche in questa scena, come nella
precedente, il fondo funge quasi da
quinte alla realtà spaziale posta in
primo piano.
14. Nella scena è raffigurato San Martino,
completamente assorto nella meditazione,
mentre un chierico sulla destra,
posandogli una mano sulla spalla, lo
richiama all’attenzione per ricordargli di
celebrare la messa e, sulla sinistra, un
altro inginocchiato gli porge il messale.
L’abilità di Simone è tale che la scena
sembra permeata da un’atmosfera di
silenziosa pace, tipicamente conventuale.
15. Quest’episodio, secondo la Legenda
aurea, si svolge a Chartres.
San Martino, tra la folla, viene
avvicinato da una donna che gli porge
il figlio appena morto.
Il santo s’inginocchia pregando e
subito dopo il bambino risuscita
tendendo le mani verso di lui.
16. Il particolare
Tra la folla di curiosi spicca il
cavaliere smorfioso raffigurato con
un berretto azzurro che
umoristicamente, è stato
identificato con l’autoritratto di
Simone
17. In centro il corpo del santo disteso a
terra e tutt’intorno a lui i chierici, i
fedeli e un sacerdote intento nel rito
dei defunti.
In alto l’anima di San Martino che
sale in cielo accompagnata da quattro
angeli. Le teste dei fedeli e dei
chierici sembrano formare una netta
linea obliqua in calando da sinistra
verso destra equilibrata poi dai due
cavalieri. Al di fuori da questa
geometria di figure sono i due chierici
dolenti, i quali sembrano i più vicini
al santo.
18. In questa scena sono raffigurate le
esequie di San Martino, che si
svolgono all’interno di una cappella
gotica.
La Leggenda non offre le identità
del monaco aureolato e del vescovo
officiante. Solo quest’ultimo è stato
identificato dal Toesca, non senza
suscitare dei dubbi, con
Sant’Ambrogio. Si rileva, in questa
scena una forte contrapposizione tra
elementi orizzontali e verticali.
Infatti, alla salma del santo si
contrappongono le colonne tortili, le
trifore, i ceri e le varie figure .
19. Gli otto santi a figura intera, nel sottarco
della cappella, sono tutti raffigurati a due a
due all’interno dei vani di una bifora.
Spesso la critica ha messo in evidenza una
differenza stilistica tra le figure dei santi
maschili rispetto a quelle femminili,
attribuendo i primi a dei collaboratori di
Simone, a causa di una presunta inferiorità
di stile rispetto alle seconde.
È necessario considerare un lieve scarto
verso una maggiore concisione formale e
una più chiara definizione plastica, che
raggiunge il massimo livello
nell’immagine di San Francesco
20.
21.
22.
23.
24.
25. Trittico dell'Annunciazione
Il culmine di questa tendenza è
riscontrabile nel Trittico
dell’Annunciazione degli Uffizi, eseguito
nel 1333 per il duomo di Siena. La tavola
reca la doppia firma di Simone e di Lippo
Memmi.
L’intera composizione è intrisa di luce
dorata, accentuata dalla preziosità dei
ricami, trattati a punzonatura o a pastiglia.
La Vergine si ritrae timorosa all’annuncio
dell’angelo, che appare ancora in
movimento, con le ali al massimo della
Firenze, Uffizi 1333
loro tensione verticale, e con in mano un
tempera su tavola; 265 x 305 cm ramo d’ulivo, mentre i gigli appaiono in
un vaso al centro dell’ambiente.
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26.
27. Allegoria virgiliana
La scena costituisce il frontespizio miniato di
un codice con le opere di Virgilio commentate
da Servio, un tempo appartenuto al Petrarca.
Quando il prezioso manoscritto fu ritrovato
Simone, amico di Petrarca, ne miniò la prima
pagina con la raffigurazione di Servio che
solleva il velo delle oscurità di Virgilio,
raffigurato sulla destra. Accanto a Servio
appare Enea, mentre il contadino e il pastore in
primo piano fanno riferimento alle altre opere
di Virgilio, le Bucoliche e le Georgiche.
La minitura a tempera costituisce uno dei punti
fermi per la ricostruzione dell’attività
1340 c. avignonese di Simone e per l’individuazione
Minio del frontespizio del Virgilius del suo stile tardo, che unisce simbolismo
cum notis Petrarcae; mm. 295 x 200 didascalico a una resa fresca e analitica della
Milano, Biblioteca ambrosiana,
natura.
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28.
29. Guidoriccio da Fogliano
L’affresco mostra il comandante
dell’esercito senese nella presa del castello
di Montemassi in Maremma, avvenuta nel
1328, ed è collocato nella Sala Maggiore del
Palazzo pubblico di Siena. La zona di destra
è un rifacimento tardo-quattrocentesco.
La figura del condottiero e
dell’accampamento sulla sinistra sono in
Siena, Palazzo pubblico, sala del Mappamondo
buono stato, anche se hanno perduto la
1328
affresco; 340 x 968 ricchissima decorazione originale, tranne i
tipici punzoni aurei della pittura di Simone.
Le decorazioni della gualdrappa e della
giornea del cavallo, oltre alle vesti di
Guidoricccio, erano ricoperte da una sottile
lamina di piombo argentato, mentre le
losanghe, oggi nere, erano probabilmente
auree.
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30.
31. Il beato Agostino Novello
La tavola è divisa in tre parti: al centro
appare la severa figura stante del beato
senese agostiniano Agostino Novello,
mentre ai lati sono narrate le storie
miracolose della sua vita. La pala era
collocata sopra la tomba del beato nella
chiesa di Sant’Agostino a Siena, e
Agostino vi è raffigurato con l’aureola di
santo in omaggio al profondo culto
popolare che gli era tributato. L’alta qualità
Siena, Sant’Agostino 1328 pittorica è riscontrabile anche nelle storiette
tempera su tavola; 200 x 256
laterali, ambientate entro le mura di Siena
medievale.
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32.
33. Polittico di Boston
Si trovava in origine nella chiesa di
Santa Maria dei Servi ad Orvieto, dove
fu acquistato nel 1851 per poi essere
venduto, alla fine del secolo, con il
tramite di Berenson, a Isabella Stewart
Gardner. Il polittico appartiene a un
gruppo di tre opere eseguite all’inizio
1320 c. del terzo decennio del secolo dall’atelier
tempera su tavola; tavola centrale 137 x di Simone per la città di Orvieto. Molto
102; laterali 116 x 76 dibattuta è l’autografia dei singoli
Boston, Isabella Steward Gardner Museum
scomparti, anche se l’idea del Bambino
che solletica il mento della Vergine è da
attribuirsi allo stesso Simone, come
anche l’eleganza “gotica” e la tensione
lineare e dinamica dell’insieme.
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34.
35. Polittico di Pisa
Il grandioso retablo, che comprende
ben 43 mezze figure di santi, fu
eseguito nel 1320 per l’altar maggiore
della chiesa domenicana di Santa
Caterina a Pisa. Smembrato e disperso,
il polittico fu ricostruito grazie alle
ricerche a partire dalle parti ancora
conservate a Pisa. Gli scomparti
1320
furono rivenuti in uno stanzino del
tempera su tavola; parte centrale 35 x 64;
scomparti laterali 35 x46 seminario vescovile, ma furono tenuti
Pisa, Museo Nazionale di San Matteo segretamente nascosti per il timore che
prendessero la via del mercato
antiquario. La divisione in scomparti è
superata dall’introduzione di gesti e
motivi sempre diversi, imponendo il
linguaggio di Simone come prototipo
per i polittici d’altare toscani.
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36.
37. Polittico di san Gimignano
Il dipinto oggi a Cambridge faceva parte
di un vasto polittico a sette scomparti
eseguito intorno al 1317 per la chiesa di
Sant’Agostino a San Gimignano.
Ancora di sapore duccesco e con ricordi
della Maestà, il polittico mostra una
spaziosa eleganza formale e cromatica
che fa propendere per l’attribuzione a
Simone, e non completamente alla sua
bottega, come ipotizzato a partire dal
1317 c.
tempera su tavola; ogni scomparto 59 x
Vasari.
35; cuspide 33 x 31
Cambridge, Fitzwilliam Museum
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38.
39. Maestà
La Maestà costituisce l’opera centrale
della giovinezza di Simone Martini.
Sotto un ampio baldacchino, appare la
Vergine in trono circondata da angeli
e da una folta schiera di santi, alcuni
dei quali reggono le aste della
copertura. Tra le tante figure di santi,
sono riconoscibili, inginocchiati in
basso, i quattro protettori di Siena;
nella parte sinistra, Paolo, Giovanni
1313-1315 evangelista, Caterina d’Alessandria, la
affresco; 763 x 970 Maddalena. L’affresco fu concepito
Siena, Palazzo pubblico, sala del Mappamondo
come una grandiosa opera di
oreficeria, arricchita da decorazioni a
punzone in oro, parti metalliche
colorate e rilievo a stucco.
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40.
41. Il miracolo del fuoco
Basilica Inferiore S.Francesco
Assisi
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