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    Links
Sino al XIII secolo la pittura gotica fu
caratterizzata da estrema stilizzazione e
ricchezza di elementi decorativi.
Poco interessati a una rappresentazione
realistica della profondità spaziale, quanto
invece preoccupati di rendere chiaramente il
valore dei soggetti sacri raffigurati, gli
artisti elaborarono composizioni in cui le
dimensioni dei singoli personaggi erano
proporzionali alla loro importanza, non agli
elementi del contesto o alle altre figure.
In Italia si sviluppò una tradizione indipendente
rispetto al resto d'Europa, che dapprima si rifece
all'eredità classica e bizantina, e in seguito
accolse le innovazioni introdotte da Cimabue,
Giotto e dalla pittura senese del XIII-XIV secolo
(Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Pietro
Lorenzetti e suo fratello Ambrogio): se le
sperimentazioni dei due fiorentini sulla resa del
volume e della profondità aprirono la strada
all’arte rinascimentale del Quattrocento, le
esperienze dei senesi avrebbero avuto una
grande influenza sullo sviluppo del gotico
internazionale.
Simone Martini (Siena 1284 ca. - Avignone 1344),
pittore italiano, uno dei più originali e influenti
artisti della scuola senese.
   “Ma certo il mio Simon fu in paradiso,
Nelle sue opere si riconosce la lezione del maestro
senese Duccio di Buoninsegna, soprattutto per
   Onde questa gentil donna si parte;
quanto riguarda la rappresentazione tridimensionale
dello spazio, e l'esempio di Giotto, nei contorni ben
   ivi la vide e la ritrasse in carte,
delineati delle figure e nella grazia e serenità delle
espressioni.
   Per far fede quaggiù del suo bel viso”
Prediligendo la pittura murale, Simone Martini
introdusse la tecnica dell'affresco nella pittura
senese; dipinse inoltre pale d'altare, come il           F.Petrarca
polittico per la chiesa del convento di Santa
Caterina a Pisa.
 Ad Assisi realizzò nella Basilica inferiore di San
Francesco l'affresco con le Storie della vita di san
Martino una delle sue opere più significative.
Attorno al 1330 Simone dipinse il famoso
Guidoriccio da Fogliano in cui celebrò le
imprese del condottiero senese.
Chiamato da papa Benedetto XII, nel 1339 si
recò ad Avignone, dove eseguì affreschi nel
Palazzo dei papi e nella Cattedrale.
 Tra le altre sue opere si citano la Maestà ,
suo primo omaggio alla pittura di Duccio, in
cui l'insegnamento del maestro viene
superato dall'approfondimento della cultura
gotica, in particolare francese.
 Il San Ludovico da Tolosa incorona il
fratello Roberto d'Angiò può essere letto
come un'aperta dichiarazione politica;
l'Annunciazione (1333, Uffizi, Firenze) è
universalmente considerata una delle
massime vette raggiunte dalla pittura senese.
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Nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi troviamo un complesso
di opere di Simone Martini che narrano la vita di San Martino unite alle
rappresentazioni di otto santi a figura intera, situati nel sott’arco della
cappella.
Schema della cappella di San Martino nella Chiesa Inferiore della
Basilica di San Francesco ad Assisi.
1) S. Martino divide il mantello col povero, 2) Il sogno di S. Martino, 3)
L’investitura di S. Martino, 4) S. Martino rinuncia alle armi, 5) Meditazione di S. Martino,
6) S. Martino resuscita un fanciullo, 7) Morte di S. Martino, 8) Funerali di S. Martino, 10)
S. Antonio e S. Francesco, 11) S. Maria Maddalena e S. Caterina, 12)
S. Luigi e S. Ludovico, 13) S. Chiara e S. Elisabetta, 14) L’apostolo Paolo
Si narra in questa scena l’aneddoto in cui
San Martinoviene avvicinato da un
mendicante infreddolito e malvestito.
San Martino, avendo visto Gesù Cristo
incarnato nel povero, con un colpo di spada
divide il mantello in due parti uguali,
offrendone una al mendicante.
Da un’analisi approfondita dell’affresco,
eseguita a causa di uno strappo, è stato
possibile recuperare la sinopia, la quale ha
reso evidente le differenze del disegno
originario rispetto al dipinto attuale, e come
la scena si svolgesse nella posizione opposta
a quella attuale. Si è notato poi nella
raffigurazione del cavallo come il dipinto
abbia acquisito una maggior finezza
stilistica, tipica dell’arte di Martini.
Durante il sonno, a San Martino
appare la visione di Cristo circondato
da una schiera d’angeli, con addosso la
metà del mantello che lui aveva donato
al povero.
Sembra quasi ci sia un distacco, grazie
ad un uso attento della prospettiva, fra
la scena del santo che dorme e la
visione di Cristo tra gli angeli, quasi
per contrastare il mondo reale da
quello ultraterreno.
Questa scena ricorda la cerimonia
napoletana durante la quale Simone stesso
fu investito cavaliere.
Al centro si vede Martino che prega
mentre, alla sua sinistra, l’imperatore
Giuliano gli stringe la cintura della spada
attorno ai fianchi e a destra uno scudiero
gli allaccia gli speroni.
Dietro all’imperatore, altri due scudieri
portano gli emblemi cavallereschi
dell’elmo e del falco. Sullo sfondo, un
portico ad archi scandisce i vari
raggruppamenti dei personaggi presenti
nella scena.
Come narra la Legenda aurea, alla
vigilia di un’invasione militare, il
santo comunica all’imperatore
Giuliano che egli non avrebbe
combattuto. Accusato di
vigliaccheria, San Martino
annuncia che avrebbe combattuto
da solo, armato soltanto della croce
di Cristo.
Anche in questa scena, come nella
precedente, il fondo funge quasi da
quinte alla realtà spaziale posta in
primo piano.
Nella scena è raffigurato San Martino,
completamente assorto nella meditazione,
mentre un chierico sulla destra,
posandogli una mano sulla spalla, lo
richiama all’attenzione per ricordargli di
celebrare la messa e, sulla sinistra, un
altro inginocchiato gli porge il messale.
L’abilità di Simone è tale che la scena
sembra permeata da un’atmosfera di
silenziosa pace, tipicamente conventuale.
Quest’episodio, secondo la Legenda
aurea, si svolge a Chartres.
San Martino, tra la folla, viene
avvicinato da una donna che gli porge
il figlio appena morto.
Il santo s’inginocchia pregando e
subito dopo il bambino risuscita
tendendo le mani verso di lui.
Il particolare


Tra la folla di curiosi spicca il
cavaliere smorfioso raffigurato con
un berretto azzurro che
umoristicamente, è stato
identificato con l’autoritratto di
Simone
In centro il corpo del santo disteso a
terra e tutt’intorno a lui i chierici, i
fedeli e un sacerdote intento nel rito
dei defunti.
In alto l’anima di San Martino che
sale in cielo accompagnata da quattro
angeli. Le teste dei fedeli e dei
chierici sembrano formare una netta
linea obliqua in calando da sinistra
verso destra equilibrata poi dai due
cavalieri. Al di fuori da questa
geometria di figure sono i due chierici
dolenti, i quali sembrano i più vicini
al santo.
In questa scena sono raffigurate le
esequie di San Martino, che si
svolgono all’interno di una cappella
gotica.
La Leggenda non offre le identità
del monaco aureolato e del vescovo
officiante. Solo quest’ultimo è stato
identificato dal Toesca, non senza
suscitare dei dubbi, con
Sant’Ambrogio. Si rileva, in questa
scena una forte contrapposizione tra
elementi orizzontali e verticali.
Infatti, alla salma del santo si
contrappongono le colonne tortili, le
trifore, i ceri e le varie figure .
Gli otto santi a figura intera, nel sottarco
della cappella, sono tutti raffigurati a due a
due all’interno dei vani di una bifora.
Spesso la critica ha messo in evidenza una
differenza stilistica tra le figure dei santi
maschili rispetto a quelle femminili,
attribuendo i primi a dei collaboratori di
Simone, a causa di una presunta inferiorità
di stile rispetto alle seconde.
È necessario considerare un lieve scarto
verso una maggiore concisione formale e
una più chiara definizione plastica, che
raggiunge il massimo livello
nell’immagine di San Francesco
Trittico dell'Annunciazione
                                  Il culmine di questa tendenza è
                                  riscontrabile nel Trittico
                                  dell’Annunciazione degli Uffizi, eseguito
                                  nel 1333 per il duomo di Siena. La tavola
                                  reca la doppia firma di Simone e di Lippo
                                  Memmi.
                                  L’intera composizione è intrisa di luce
                                  dorata, accentuata dalla preziosità dei
                                  ricami, trattati a punzonatura o a pastiglia.
                                  La Vergine si ritrae timorosa all’annuncio
                                  dell’angelo, che appare ancora in
                                  movimento, con le ali al massimo della
Firenze, Uffizi 1333
                                  loro tensione verticale, e con in mano un
tempera su tavola; 265 x 305 cm   ramo d’ulivo, mentre i gigli appaiono in
                                  un vaso al centro dell’ambiente.


                                                                      Successiva
Allegoria virgiliana
                                       La scena costituisce il frontespizio miniato di
                                       un codice con le opere di Virgilio commentate
                                       da Servio, un tempo appartenuto al Petrarca.
                                       Quando il prezioso manoscritto fu ritrovato
                                       Simone, amico di Petrarca, ne miniò la prima
                                       pagina con la raffigurazione di Servio che
                                       solleva il velo delle oscurità di Virgilio,
                                       raffigurato sulla destra. Accanto a Servio
                                       appare Enea, mentre il contadino e il pastore in
                                       primo piano fanno riferimento alle altre opere
                                       di Virgilio, le Bucoliche e le Georgiche.
                                       La minitura a tempera costituisce uno dei punti
                                       fermi per la ricostruzione dell’attività
1340 c.                                avignonese di Simone e per l’individuazione
Minio del frontespizio del Virgilius   del suo stile tardo, che unisce simbolismo
cum notis Petrarcae; mm. 295 x 200     didascalico a una resa fresca e analitica della
Milano, Biblioteca ambrosiana,
                                       natura.


Precedente                                                                      Successiva
Guidoriccio da Fogliano
                                               L’affresco mostra il comandante
                                               dell’esercito senese nella presa del castello
                                               di Montemassi in Maremma, avvenuta nel
                                               1328, ed è collocato nella Sala Maggiore del
                                               Palazzo pubblico di Siena. La zona di destra
                                               è un rifacimento tardo-quattrocentesco.
                                               La figura del condottiero e
                                               dell’accampamento sulla sinistra sono in
Siena, Palazzo pubblico, sala del Mappamondo
                                               buono stato, anche se hanno perduto la
1328
affresco; 340 x 968                            ricchissima decorazione originale, tranne i
                                               tipici punzoni aurei della pittura di Simone.
                                               Le decorazioni della gualdrappa e della
                                               giornea del cavallo, oltre alle vesti di
                                               Guidoricccio, erano ricoperte da una sottile
                                               lamina di piombo argentato, mentre le
                                               losanghe, oggi nere, erano probabilmente
                                               auree.

Precedente                                                                        Successiva
Il beato Agostino Novello
                               La tavola è divisa in tre parti: al centro
                               appare la severa figura stante del beato
                               senese agostiniano Agostino Novello,
                               mentre ai lati sono narrate le storie
                               miracolose della sua vita. La pala era
                               collocata sopra la tomba del beato nella
                               chiesa di Sant’Agostino a Siena, e
                               Agostino vi è raffigurato con l’aureola di
                               santo in omaggio al profondo culto
                               popolare che gli era tributato. L’alta qualità
Siena, Sant’Agostino 1328      pittorica è riscontrabile anche nelle storiette
tempera su tavola; 200 x 256
                               laterali, ambientate entro le mura di Siena
                               medievale.




Precedente                                                           Successiva
Polittico di Boston
                                            Si trovava in origine nella chiesa di
                                            Santa Maria dei Servi ad Orvieto, dove
                                            fu acquistato nel 1851 per poi essere
                                            venduto, alla fine del secolo, con il
                                            tramite di Berenson, a Isabella Stewart
                                            Gardner. Il polittico appartiene a un
                                            gruppo di tre opere eseguite all’inizio
 1320 c.                                    del terzo decennio del secolo dall’atelier
 tempera su tavola; tavola centrale 137 x   di Simone per la città di Orvieto. Molto
 102; laterali 116 x 76                     dibattuta è l’autografia dei singoli
 Boston, Isabella Steward Gardner Museum
                                            scomparti, anche se l’idea del Bambino
                                            che solletica il mento della Vergine è da
                                            attribuirsi allo stesso Simone, come
                                            anche l’eleganza “gotica” e la tensione
                                            lineare e dinamica dell’insieme.



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Polittico di Pisa
                                             Il grandioso retablo, che comprende
                                             ben 43 mezze figure di santi, fu
                                             eseguito nel 1320 per l’altar maggiore
                                             della chiesa domenicana di Santa
                                             Caterina a Pisa. Smembrato e disperso,
                                             il polittico fu ricostruito grazie alle
                                             ricerche a partire dalle parti ancora
                                             conservate a Pisa. Gli scomparti
1320
                                             furono rivenuti in uno stanzino del
tempera su tavola; parte centrale 35 x 64;
scomparti laterali 35 x46                    seminario vescovile, ma furono tenuti
Pisa, Museo Nazionale di San Matteo          segretamente nascosti per il timore che
                                             prendessero la via del mercato
                                             antiquario. La divisione in scomparti è
                                             superata dall’introduzione di gesti e
                                             motivi sempre diversi, imponendo il
                                             linguaggio di Simone come prototipo
                                             per i polittici d’altare toscani.

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Polittico di san Gimignano
                                         Il dipinto oggi a Cambridge faceva parte
                                         di un vasto polittico a sette scomparti
                                         eseguito intorno al 1317 per la chiesa di
                                         Sant’Agostino a San Gimignano.
                                         Ancora di sapore duccesco e con ricordi
                                         della Maestà, il polittico mostra una
                                         spaziosa eleganza formale e cromatica
                                         che fa propendere per l’attribuzione a
                                         Simone, e non completamente alla sua
                                         bottega, come ipotizzato a partire dal
1317 c.
tempera su tavola; ogni scomparto 59 x
                                         Vasari.
35; cuspide 33 x 31
Cambridge, Fitzwilliam Museum




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Maestà
                                                La Maestà costituisce l’opera centrale
                                                della giovinezza di Simone Martini.
                                                Sotto un ampio baldacchino, appare la
                                                Vergine in trono circondata da angeli
                                                e da una folta schiera di santi, alcuni
                                                dei quali reggono le aste della
                                                copertura. Tra le tante figure di santi,
                                                sono riconoscibili, inginocchiati in
                                                basso, i quattro protettori di Siena;
                                                nella parte sinistra, Paolo, Giovanni
 1313-1315                                      evangelista, Caterina d’Alessandria, la
 affresco; 763 x 970                            Maddalena. L’affresco fu concepito
 Siena, Palazzo pubblico, sala del Mappamondo
                                                come una grandiosa opera di
                                                oreficeria, arricchita da decorazioni a
                                                punzone in oro, parti metalliche
                                                colorate e rilievo a stucco.


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Il miracolo del fuoco
             Basilica Inferiore S.Francesco
             Assisi




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La vergine dell'annunciazione




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Madonna con Bambino




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Madonna con Bambino




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Madonna con Bambino




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San Luca




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Simone Martini

  • 1.
  • 2.    Links
  • 3. Sino al XIII secolo la pittura gotica fu caratterizzata da estrema stilizzazione e ricchezza di elementi decorativi. Poco interessati a una rappresentazione realistica della profondità spaziale, quanto invece preoccupati di rendere chiaramente il valore dei soggetti sacri raffigurati, gli artisti elaborarono composizioni in cui le dimensioni dei singoli personaggi erano proporzionali alla loro importanza, non agli elementi del contesto o alle altre figure.
  • 4. In Italia si sviluppò una tradizione indipendente rispetto al resto d'Europa, che dapprima si rifece all'eredità classica e bizantina, e in seguito accolse le innovazioni introdotte da Cimabue, Giotto e dalla pittura senese del XIII-XIV secolo (Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Pietro Lorenzetti e suo fratello Ambrogio): se le sperimentazioni dei due fiorentini sulla resa del volume e della profondità aprirono la strada all’arte rinascimentale del Quattrocento, le esperienze dei senesi avrebbero avuto una grande influenza sullo sviluppo del gotico internazionale.
  • 5. Simone Martini (Siena 1284 ca. - Avignone 1344), pittore italiano, uno dei più originali e influenti artisti della scuola senese. “Ma certo il mio Simon fu in paradiso, Nelle sue opere si riconosce la lezione del maestro senese Duccio di Buoninsegna, soprattutto per Onde questa gentil donna si parte; quanto riguarda la rappresentazione tridimensionale dello spazio, e l'esempio di Giotto, nei contorni ben ivi la vide e la ritrasse in carte, delineati delle figure e nella grazia e serenità delle espressioni. Per far fede quaggiù del suo bel viso” Prediligendo la pittura murale, Simone Martini introdusse la tecnica dell'affresco nella pittura senese; dipinse inoltre pale d'altare, come il F.Petrarca polittico per la chiesa del convento di Santa Caterina a Pisa. Ad Assisi realizzò nella Basilica inferiore di San Francesco l'affresco con le Storie della vita di san Martino una delle sue opere più significative.
  • 6. Attorno al 1330 Simone dipinse il famoso Guidoriccio da Fogliano in cui celebrò le imprese del condottiero senese. Chiamato da papa Benedetto XII, nel 1339 si recò ad Avignone, dove eseguì affreschi nel Palazzo dei papi e nella Cattedrale. Tra le altre sue opere si citano la Maestà , suo primo omaggio alla pittura di Duccio, in cui l'insegnamento del maestro viene superato dall'approfondimento della cultura gotica, in particolare francese. Il San Ludovico da Tolosa incorona il fratello Roberto d'Angiò può essere letto come un'aperta dichiarazione politica; l'Annunciazione (1333, Uffizi, Firenze) è universalmente considerata una delle massime vette raggiunte dalla pittura senese.
  • 8. Nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi troviamo un complesso di opere di Simone Martini che narrano la vita di San Martino unite alle rappresentazioni di otto santi a figura intera, situati nel sott’arco della cappella.
  • 9. Schema della cappella di San Martino nella Chiesa Inferiore della Basilica di San Francesco ad Assisi. 1) S. Martino divide il mantello col povero, 2) Il sogno di S. Martino, 3) L’investitura di S. Martino, 4) S. Martino rinuncia alle armi, 5) Meditazione di S. Martino, 6) S. Martino resuscita un fanciullo, 7) Morte di S. Martino, 8) Funerali di S. Martino, 10) S. Antonio e S. Francesco, 11) S. Maria Maddalena e S. Caterina, 12) S. Luigi e S. Ludovico, 13) S. Chiara e S. Elisabetta, 14) L’apostolo Paolo
  • 10. Si narra in questa scena l’aneddoto in cui San Martinoviene avvicinato da un mendicante infreddolito e malvestito. San Martino, avendo visto Gesù Cristo incarnato nel povero, con un colpo di spada divide il mantello in due parti uguali, offrendone una al mendicante. Da un’analisi approfondita dell’affresco, eseguita a causa di uno strappo, è stato possibile recuperare la sinopia, la quale ha reso evidente le differenze del disegno originario rispetto al dipinto attuale, e come la scena si svolgesse nella posizione opposta a quella attuale. Si è notato poi nella raffigurazione del cavallo come il dipinto abbia acquisito una maggior finezza stilistica, tipica dell’arte di Martini.
  • 11. Durante il sonno, a San Martino appare la visione di Cristo circondato da una schiera d’angeli, con addosso la metà del mantello che lui aveva donato al povero. Sembra quasi ci sia un distacco, grazie ad un uso attento della prospettiva, fra la scena del santo che dorme e la visione di Cristo tra gli angeli, quasi per contrastare il mondo reale da quello ultraterreno.
  • 12. Questa scena ricorda la cerimonia napoletana durante la quale Simone stesso fu investito cavaliere. Al centro si vede Martino che prega mentre, alla sua sinistra, l’imperatore Giuliano gli stringe la cintura della spada attorno ai fianchi e a destra uno scudiero gli allaccia gli speroni. Dietro all’imperatore, altri due scudieri portano gli emblemi cavallereschi dell’elmo e del falco. Sullo sfondo, un portico ad archi scandisce i vari raggruppamenti dei personaggi presenti nella scena.
  • 13. Come narra la Legenda aurea, alla vigilia di un’invasione militare, il santo comunica all’imperatore Giuliano che egli non avrebbe combattuto. Accusato di vigliaccheria, San Martino annuncia che avrebbe combattuto da solo, armato soltanto della croce di Cristo. Anche in questa scena, come nella precedente, il fondo funge quasi da quinte alla realtà spaziale posta in primo piano.
  • 14. Nella scena è raffigurato San Martino, completamente assorto nella meditazione, mentre un chierico sulla destra, posandogli una mano sulla spalla, lo richiama all’attenzione per ricordargli di celebrare la messa e, sulla sinistra, un altro inginocchiato gli porge il messale. L’abilità di Simone è tale che la scena sembra permeata da un’atmosfera di silenziosa pace, tipicamente conventuale.
  • 15. Quest’episodio, secondo la Legenda aurea, si svolge a Chartres. San Martino, tra la folla, viene avvicinato da una donna che gli porge il figlio appena morto. Il santo s’inginocchia pregando e subito dopo il bambino risuscita tendendo le mani verso di lui.
  • 16. Il particolare Tra la folla di curiosi spicca il cavaliere smorfioso raffigurato con un berretto azzurro che umoristicamente, è stato identificato con l’autoritratto di Simone
  • 17. In centro il corpo del santo disteso a terra e tutt’intorno a lui i chierici, i fedeli e un sacerdote intento nel rito dei defunti. In alto l’anima di San Martino che sale in cielo accompagnata da quattro angeli. Le teste dei fedeli e dei chierici sembrano formare una netta linea obliqua in calando da sinistra verso destra equilibrata poi dai due cavalieri. Al di fuori da questa geometria di figure sono i due chierici dolenti, i quali sembrano i più vicini al santo.
  • 18. In questa scena sono raffigurate le esequie di San Martino, che si svolgono all’interno di una cappella gotica. La Leggenda non offre le identità del monaco aureolato e del vescovo officiante. Solo quest’ultimo è stato identificato dal Toesca, non senza suscitare dei dubbi, con Sant’Ambrogio. Si rileva, in questa scena una forte contrapposizione tra elementi orizzontali e verticali. Infatti, alla salma del santo si contrappongono le colonne tortili, le trifore, i ceri e le varie figure .
  • 19. Gli otto santi a figura intera, nel sottarco della cappella, sono tutti raffigurati a due a due all’interno dei vani di una bifora. Spesso la critica ha messo in evidenza una differenza stilistica tra le figure dei santi maschili rispetto a quelle femminili, attribuendo i primi a dei collaboratori di Simone, a causa di una presunta inferiorità di stile rispetto alle seconde. È necessario considerare un lieve scarto verso una maggiore concisione formale e una più chiara definizione plastica, che raggiunge il massimo livello nell’immagine di San Francesco
  • 20.
  • 21.
  • 22.
  • 23.
  • 24.
  • 25. Trittico dell'Annunciazione Il culmine di questa tendenza è riscontrabile nel Trittico dell’Annunciazione degli Uffizi, eseguito nel 1333 per il duomo di Siena. La tavola reca la doppia firma di Simone e di Lippo Memmi. L’intera composizione è intrisa di luce dorata, accentuata dalla preziosità dei ricami, trattati a punzonatura o a pastiglia. La Vergine si ritrae timorosa all’annuncio dell’angelo, che appare ancora in movimento, con le ali al massimo della Firenze, Uffizi 1333 loro tensione verticale, e con in mano un tempera su tavola; 265 x 305 cm ramo d’ulivo, mentre i gigli appaiono in un vaso al centro dell’ambiente. Successiva
  • 26.
  • 27. Allegoria virgiliana La scena costituisce il frontespizio miniato di un codice con le opere di Virgilio commentate da Servio, un tempo appartenuto al Petrarca. Quando il prezioso manoscritto fu ritrovato Simone, amico di Petrarca, ne miniò la prima pagina con la raffigurazione di Servio che solleva il velo delle oscurità di Virgilio, raffigurato sulla destra. Accanto a Servio appare Enea, mentre il contadino e il pastore in primo piano fanno riferimento alle altre opere di Virgilio, le Bucoliche e le Georgiche. La minitura a tempera costituisce uno dei punti fermi per la ricostruzione dell’attività 1340 c. avignonese di Simone e per l’individuazione Minio del frontespizio del Virgilius del suo stile tardo, che unisce simbolismo cum notis Petrarcae; mm. 295 x 200 didascalico a una resa fresca e analitica della Milano, Biblioteca ambrosiana, natura. Precedente Successiva
  • 28.
  • 29. Guidoriccio da Fogliano L’affresco mostra il comandante dell’esercito senese nella presa del castello di Montemassi in Maremma, avvenuta nel 1328, ed è collocato nella Sala Maggiore del Palazzo pubblico di Siena. La zona di destra è un rifacimento tardo-quattrocentesco. La figura del condottiero e dell’accampamento sulla sinistra sono in Siena, Palazzo pubblico, sala del Mappamondo buono stato, anche se hanno perduto la 1328 affresco; 340 x 968 ricchissima decorazione originale, tranne i tipici punzoni aurei della pittura di Simone. Le decorazioni della gualdrappa e della giornea del cavallo, oltre alle vesti di Guidoricccio, erano ricoperte da una sottile lamina di piombo argentato, mentre le losanghe, oggi nere, erano probabilmente auree. Precedente Successiva
  • 30.
  • 31. Il beato Agostino Novello La tavola è divisa in tre parti: al centro appare la severa figura stante del beato senese agostiniano Agostino Novello, mentre ai lati sono narrate le storie miracolose della sua vita. La pala era collocata sopra la tomba del beato nella chiesa di Sant’Agostino a Siena, e Agostino vi è raffigurato con l’aureola di santo in omaggio al profondo culto popolare che gli era tributato. L’alta qualità Siena, Sant’Agostino 1328 pittorica è riscontrabile anche nelle storiette tempera su tavola; 200 x 256 laterali, ambientate entro le mura di Siena medievale. Precedente Successiva
  • 32.
  • 33. Polittico di Boston Si trovava in origine nella chiesa di Santa Maria dei Servi ad Orvieto, dove fu acquistato nel 1851 per poi essere venduto, alla fine del secolo, con il tramite di Berenson, a Isabella Stewart Gardner. Il polittico appartiene a un gruppo di tre opere eseguite all’inizio 1320 c. del terzo decennio del secolo dall’atelier tempera su tavola; tavola centrale 137 x di Simone per la città di Orvieto. Molto 102; laterali 116 x 76 dibattuta è l’autografia dei singoli Boston, Isabella Steward Gardner Museum scomparti, anche se l’idea del Bambino che solletica il mento della Vergine è da attribuirsi allo stesso Simone, come anche l’eleganza “gotica” e la tensione lineare e dinamica dell’insieme. Precedente Successiva
  • 34.
  • 35. Polittico di Pisa Il grandioso retablo, che comprende ben 43 mezze figure di santi, fu eseguito nel 1320 per l’altar maggiore della chiesa domenicana di Santa Caterina a Pisa. Smembrato e disperso, il polittico fu ricostruito grazie alle ricerche a partire dalle parti ancora conservate a Pisa. Gli scomparti 1320 furono rivenuti in uno stanzino del tempera su tavola; parte centrale 35 x 64; scomparti laterali 35 x46 seminario vescovile, ma furono tenuti Pisa, Museo Nazionale di San Matteo segretamente nascosti per il timore che prendessero la via del mercato antiquario. La divisione in scomparti è superata dall’introduzione di gesti e motivi sempre diversi, imponendo il linguaggio di Simone come prototipo per i polittici d’altare toscani. Precedente Successiva
  • 36.
  • 37. Polittico di san Gimignano Il dipinto oggi a Cambridge faceva parte di un vasto polittico a sette scomparti eseguito intorno al 1317 per la chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano. Ancora di sapore duccesco e con ricordi della Maestà, il polittico mostra una spaziosa eleganza formale e cromatica che fa propendere per l’attribuzione a Simone, e non completamente alla sua bottega, come ipotizzato a partire dal 1317 c. tempera su tavola; ogni scomparto 59 x Vasari. 35; cuspide 33 x 31 Cambridge, Fitzwilliam Museum Precedente Successiva
  • 38.
  • 39. Maestà La Maestà costituisce l’opera centrale della giovinezza di Simone Martini. Sotto un ampio baldacchino, appare la Vergine in trono circondata da angeli e da una folta schiera di santi, alcuni dei quali reggono le aste della copertura. Tra le tante figure di santi, sono riconoscibili, inginocchiati in basso, i quattro protettori di Siena; nella parte sinistra, Paolo, Giovanni 1313-1315 evangelista, Caterina d’Alessandria, la affresco; 763 x 970 Maddalena. L’affresco fu concepito Siena, Palazzo pubblico, sala del Mappamondo come una grandiosa opera di oreficeria, arricchita da decorazioni a punzone in oro, parti metalliche colorate e rilievo a stucco. Precedente Successiva
  • 40.
  • 41. Il miracolo del fuoco Basilica Inferiore S.Francesco Assisi Precedente Successiva
  • 47. www.artonline.it http://gallery.euroweb.hu/html/ http://sunsite.auc.dk/ www.italica.rai.it Microsoft Encarta