2. I concetti che riguardano la gestione
del rischio:
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Definizione di gestione del rischio
Percezione
Rischio
Obiettivo di salute
Competenze trasversali
Regolazione del comportamento
Educazione terapeutica/empowerment
Ridefinizione di gestione del rischio e
competenze trasversali
3. Definizione di Gestione del Rischio
1.
• Parliamo di capacità di gestire un rischio per la
salute, quando ci troviamo di fronte alle seguenti
condizioni:
– 1) conoscenza adeguata di relazioni specifiche fra
rischio accettabile/ accettato e conseguenze sulla
salute individuale.
– 2) possesso di competenze trasversali necessarie al
fronteggiamento del rischio
– 3) disponibilità a favorire il cambiamento necessario a
sostenere ogni rischio accettato consapevolmente
4. Definizione di gestione del rischio. 2
• “He is not busy being born is busy dying”(B.D “It’s alright ma”
La capacità di gestione di un rischio richiede la propria disponibilità al
“divenire”: il divenire come scopo finale necessita di un impegno
mantenuto nel tempo, senza il quale non c’è movimento, né azione,
né vita.
Gli scopi necessitano di un valore e della percezione di raggiungibilità.
La crescita personale avviene quando ci si confronta con il non
sperimentato.
Essere impegnati a vivere significa intraprendere nuove esperienze,
riguardare competenze che si credevano acquisite, alla luce di un
fatto nuovo, mettere ordine all’ignoto per determinare le risposte
appropriate e distinguerle dagli errori. Morire significa bolccarsi
mentalmente negli errori già costituiti,che non vengono più messi in
discussione né esaminati.
5. Gestione del rischio 3:
• In sintesi, quando parliamo di competenze relative alla
gestione del rischio, sia da parte degli operatori che da
parte delle utenze, parliamo di aspetti che riguardano:
la percezione individuale del rischio;
la capacità di comunicare in modo appropriato
riguardo agli obiettivi di salute;
la disponibilità al cambiamento ( in termini di
funzione dipendente fra attribuzione di importanza e
valutazione di autoeffciacia)
6. Percezione
Processo mentale nel quale gli stimoli
sensoriali sono portati a livello di coscienza,
riconosciuti, confrontati con altri, collocati
in parametri temporali e spaziali, e quindi
interpretati
7. Condizioni essenziali per una percezione
efficace:
• Integrità
– recettoriale
– delle vie nervose
– delle aree sensoriali primarie
– delle aree associative
• Livello di vigilanza e di capacità di
attenzione
• Capacità di memoria
• Stato emozionale
8. Tappe dell’elaborazione della
percezione:
• Analisi delle proprietà percettive ( ci sono le
condizioni di base?)
• Elaborazione di una rappresentazione/ confronto
con i dati derivati da esperienze precedenti
Riconoscimento dello stimolo - Emisfero dx
• Attribuzione del significato - Emisfero sn
9. Disturbi percettivi
A -Alterazioni percettive di tipo non allucinatorio:
• Modificazione delle caratteristiche quantitative
reali dello stimolo esterno
B -Alterazioni percettive di tipo allucinatorio:
• False percezioni in assenza di stimolo esterno
– Percezioni di stimoli di origine “intrapsichica”
10. Alterazioni della percezione di tipo non
allucinatorio
1 - Disturbo dell’intensità : sento troppo o troppo poco
2 - Disturbi della qualità: sento male
3 – Illusioni: sento in modo sbagliato.
Per avere e trasmettere competenze rispetto alla gestione dei rischi di
salute, occorre cominciare da una analisi della percezione di “ciò che
prendo in considerazione rispetto ai processi di cambiamento”,
tenendo conto che la PERCEZIONE E’ LA DIMENSIONE PIU’
OGGETTIVA DELLA SOGGETTIVITA’.
Il primo passaggio che deve affrontare l’operatore con l’utente, nei
processi di gestione del rischio, riguarda l’approfondimento di
intensità, qualità, distorsione della percezione
11. CONCETTO DI
RISCHIO: Probabilità
per gravità.
La propensione all’esposizione ad un
rischio per la salute è inversamente
proporzionale alla probabilità
percepita che il rischio manifesti i
suoi effetti su di me e inversamente
proporzionale alla probabilità
percepita della gravità di effetti sulla
mia salute.
( mi assumo più facilmente rischi che
percepisco non mi riguardino in
termini probabilistici . Probabilità e
Gravità nella percezione si
influenzano a vicenda: se qualcosa è
molto grave, allora non mi capita
12. Percezione e assunzione dei rischi:
• La percezione ordinaria favorisce
l’esposizione a rischi gravi e poco probabili
e l’esposizione a rischi non gravi e molto
probabili.
13. Concetto di rischio
R= P.G. K ( dove K sta per il fattore umano)
K aumenta con la “diminuzione della propensione
a vivere”.
Mi assumo più rischi se non sono disponibile a
modificare il mio comportamento.
Il rischio è una variabile dipendente da
probabilità, gravità, fattore umano.
14. Intervento per la modificazione della percezione del
rischio:
Favorire il passaggio da uno stato d’indifferenza (passivo) ad uno
stato di azione (attivo):più è bassa la percezione del rischio, più alto
sarà il livello di indifferenza (e quindi minore quello di azione)
–più è alta la percezione dei rischio, più alto sarà il livello di azione (e
quindi minore quello di indifferenza).
Questo significa effettuare interventi che facilitino la
percezione di rischi molto probabili, poco o mediamente
gravi, per i quali sono disponibili risorse di autoefficacia
rispetto alla gestione.
15. I livelli della percezione dei rischio:
•Un intervento efficiente ed efficace deve far leva
sull’approfondimento della percezione del rischio. Con
percezione del rischio ci si riferisce a tre livelli:
– capacità di previsione dei rischio ( quanto è probabile che
mi accada...?)
– capacità di individuazione del rischio ( che rischio posso o
non posso permettermi..??
– capacità di gestione dei rischio ( che competenze ho per
evitarlo o assumermelo)
16. Dall’analisi della percezione del rischio alla
individuazione di obiettivi specifici per la salute:
• Definizione di un obiettivo di salute con l’individuo o il
gruppo, sostenibile ( competenze trasversali) e desiderabile.
• Bilancio fra aspetti educativi/ sociali/ sanitari nella definizione
dell’obiettivo.
• Supporto al processo di cambiamento
17. Competenze trasversali...?
• Una competenza trasversale non si riferisce
a competenze adatte sempre e a tutti.
• Parliamo piuttosto di trasversalità di una
competenza, non riferibile alla possibilità di
essere usata da più soggetti in contesti
simili, ma dallo stesso soggetto in contesti
differenti.
19. Regolazione culturale del
comportamento:
• Scopo: precisazione dell’obiettivo
• Funzione di input: specificazione del significato dei singoli
atti.
• Comparatore: parametri di riferimento ( fornire
informazioni dettagliate )
• Effetti dell’ambiente: cosa cambia se io modifico il mio
comportamento
• Interferenze: cosa mi può aiutare, cosa può ostacolarmi.
• output
20. Perché l’educazione terapeutica non è una risorsa
già disponibile per definire obiettivi di salute?
• E.T: Processo che implica attività
organizzate di sensibilizzazione,
informazione, apprendimento
dell’autogestione e sostegno psicologico
concernenti la malattia, il trattamento, il
contesto. E’ finalizzato ad aiutare i pazienti
e le loro famiglie a comprendere la malattia
e il trattamento, cooperare con i curanti,
migliorare la qualità di vita...
21. E’ necessario superare l’educazione
terapeutica perché...
• Ripropone il concetto di malattia e non di salute
come oggetto del processo di cambiamento
• Prevede un paziente e un curante
• Predilige una modalità definita e chiusa, gestita
dal curante, nel contesto ordinario della relazione
terapeutica
• Non approfondisce l’ambito della percezione del
rischio.
• Non si occupa di una comunicazione finalizzata
prioritariamente a definire obiettivi di salute
22. Quali esempi biologici per la
gestione del rischio?
• Il Dna
• La struttura della cellula
23. Caratteri del Dna:
• Replicazione semiconservativa: modificare,
conservando/ analisi della percezione
• Capacità di previsione dei processi e di
autoregolamentazione/ contrattazione
obiettivi di salute
• Capacità di dare e ricevere feedback
attraverso la sintesi di determinate proteine/
competenze comunicative
24. Struttura della cellula:
• Caratteristiche della membrana:
semipermeabilità, consistenza del cristallo.
• Il modello che spiega la regolazione cellulare
funziona meglio secondo gli schemi della fisica
quantistica ( modello olistico contrapposto al
modello newtoniano, lineare9
25. Ridefinizione della gestione del
rischio
• Gestire un rischio significa:
a) saperlo definire e riconoscere
b) saperlo riconoscere come opportunità di cambiamento
c) avere disponibilità al cambiamento
d)percepirlo in modo adeguato
e) avere la possibilità di relazioni comunicative competenti rispetto a
riconoscimento, percezione e gestione
e) avere le competenze trasversali necessarie alla contrattazione di
obiettivi di salute.
f) modificare in modo automatico e culturale i propri comportamenti