1. LE MURATURE ROMANE
I Romani furono molto attenti alla realizzazione delle
murature, sperimentando diverse tecniche che
utilizzarono in maniera molto artistica.
I setti murari realizzati in epoca romana, per la
molteplicità dei procedimenti costruttivi che li hanno
interessati, consentono di valutare appieno l’evoluzione
tecnica e la razionalizzazione esecutiva dell’edilizia
romana.
Infatti, attraverso la lettura dei procedimenti costruttivi,
adottati per la realizzazione dei setti, è possibile
valutare come i Romani si sono orientati verso la
massima efficienza produttiva anche in ragione della
vastità di interventi che hanno caratterizzato la storia
dell’antica Roma, sia nell’ambito della Capitale che nei
territori delle province.
Le tipologie murarie usate in epoca romana prendevano
il nome dal materiale e dal sistema di tessitura
dell’involucro.
Tra le prime forme murarie vi fu l’opus quadratum, a
struttura omogenea, cioè realizzate interamente in
pietra.
Le murature romane costruite prima del III secolo
a.C. erano tutte in pietra.
2. OPUS QUADRATUM
Si indica in questo modo:
1. sia il muro interamente costruito con blocchi di
pietra parallelepipedi più o meno perfettamente
squadrati, disposti a secco su assise orizzontali;
2. sia il semplice paramento di lastre rettangolari o
quadrate. Infatti l’opus quadratum venne usato
dai Romani anche come paramento di murature in
pietrame informe o in calcestruzzo.
Era la tecnica comunemente usata dai Greci per
l’architettura monumentale, e anche per le cinte
murarie, dal V sec. a.C., nel tipo pseudoisodomo, poi
isodomo.
3. L’opus quadratum caratterizza 3 diverse maniere che
rispecchiano 3 diverse culture: quella Etrusca, quella
Greca e quella Romana; di quest’ultima poi se ne può
seguire l’evoluzione cronologica attraverso 7 differenti
periodi.
5. OPUS CAEMENTICIUM
I romani furono molto attenti alla realizzazione delle
murature composte, sperimentando diverse tecniche che
utilizzarono in maniera molto artistica.
Dopo aver inventato la malta pozzolanica, il principio delle
loro murature ad un certo punto cambiò e cominciò a basarsi
sulla realizzazione dei cosiddetti muri a sacco.
A partire dal II secolo a.C., si sviluppò l’uso dell’opus
caementicium, realizzato utilizzando un conglomerato costituito
da un impasto di malta e frammenti di pietra che veniva gettato
in “casseformi” di legno per assumernene la forma: rottami di
pietra e mattone (30-50mm) venivano conficcati a mano nella
malta colata nei casseri, e venivano costipati con una mazza di
ferro.
I “cementa” (inerti) potevano essere di calcare, tufo, lava, selce,
travertino, laterizio, materiale fittile, marmo.
La malta delle prime fasi era scadente, con pozzolana terrosa e
calce di scarsa qualità.
In un secondo tempo la malta divenne di migliore qualità: malta
granulosa e impastata con ottima pozzolana grigia; calce bianca
derivata dalla combustione del marmo. I caementa erano di
materiale fittile, marmo e travertino, raggiungendo un’ottima
connessione tra malta e cementa.
7. Paramento
Oppure, per costruire un muro, il calcestruzzo era in
genere colato tra due paramenti, cioè due pareti di
mattoni o di pietra che formavano la superficie esterna
(spesso intonacata).
A seconda del paramento si distinguono diverse tecniche
edilizie.
Il muro, in pratica, aveva:
⇒ un’anima interna fatta di malta fatta di pozzolana
e lapilli, calce, acqua, sabbia, inerti
⇒ due facce esterne realizzate con materiali vari,
che costituivano il paramento a vista.
8. L’opus caementicium, applicato inizialmente verso la fine del
III secolo a.C., si diffuse progressivamente in tutto l’impero
romano sia per la notevole efficienza esecutiva che per la sua
disponibilità ad essere applicata anche alle nelle costruzioni
ad ossatura arcuata, di grande superficie.
Inoltre, l’opus caementicium presenta una notevole
flessibilità costruttiva per quanto riguarda, in particolare, la
costituzione dei paramenti; flessibilità che consentiva, tra
l’altro, di adattare le scelte alle risorse disponibili, nei tempi
e nei luoghi, e agli intendimenti progettuali.
In base alla tecnica di realizzazione e ai materiali impiegati
per i paramenti, le murature dei Romani prendono i diversi
nomi:
⇒ opus incertum, se il paramento era realizzato con
elementi lapidei di forma non regolare;
⇒ opus quasi reticulatum, è un tessuto di blocchetti di tufo
molto irregolari a forma di cuneo a base quadrata, che
creano una trama a forma di rete.
9. ⇒ opus reticulatum, se il paramento era realizzato con
cubetti di porfido, dalla forma approssimativamente
tronco-conica, che erano messi in posizione rombica;
⇒ opus testaceum o latericium, se era realizzato con
mattoni, i quali erano tagliati a metà lungo la diagonale e di
forma triangolare erano inseriti di spigolo nel muro;
⇒ opus mixtum o listatum, se il paramento si componeva di
più tecniche diverse.
⇒ Opus vittatum,
⇒ Opus spicatum,
⇒ Opus craticium,
⇒ Opus africanum,
OPUS INCERTUM
10.
11. ⇒ opus reticulatum, se il paramento era realizzato con
cubetti di porfido, dalla forma approssimativamente
tronco-conica, che erano messi in posizione rombica;
⇒ opus testaceum o latericium, se era realizzato con
mattoni, i quali erano tagliati a metà lungo la diagonale e di
forma triangolare erano inseriti di spigolo nel muro;
⇒ opus mixtum o listatum, se il paramento si componeva di
più tecniche diverse.
⇒ Opus vittatum,
⇒ Opus spicatum,
⇒ Opus craticium,
⇒ Opus africanum,
OPUS INCERTUM