1. MATERIALI E METODI DI COSTRUZIONE
I Romani per costruire utilizzarono molti materiali:
pietra, sabbia, inerti, calce, pozzolana, argilla, legno,
furono i principali materiali da costruzione.
Molto usati furono anche il tufo e il travertino delle
cave di Tibur, oggi Bagni di Tivoli, centroitaliani; mentre,
per costruzioni più ricche e prestigiose, usarono il marmo
bianco importato dalla Grecia e dall'Asia Minore o, a
partire dall'epoca di Cesare, da Luni, vicino a Carrara;
marmi multicolori giungevano inoltre a Roma da tutto il
mondo antico, usati spesso per rivestire muri realizzati
con materiali più economici.
Infatti alla base del sistema tecnico-costruttivo romano
non vi era l’uso, come in Grecia, del duro ed elegante
marmo squadrato, ma sin dall’inizio si adoperarono
soprattutto materiali poveri che, però, non venivano più
messi in opera solo a secco, ma venivano messi in opera
con l’uso della malta.
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2. Il tufo, il travertino, l’argilla sono i materiali di cui i Romani
dispongono in gran quantità:
questi materiali vengono adesso impiegati a piccoli blocchi,
di dimensioni molto più piccole di quelle che avevano nelle
costruzioni greche, e che vengono tenuti assieme grazie
all’uso della malta, usata dai Romani per la prima volta,
permettendo di realizzare anche forme nuove:
l’invenzione della malta, infatti, consentì alle
strutture murarie di svincolarsi dalle forme più
elementari.
Ai Romani si deve, quindi, la realizzazione di una
architettura grandiosa realizzata con l’uso di materiale
povero, grazie soprattutto all’invenzione dei costruttori
romani, prima della malta, e dopo del calcestruzzo.
Romani inizialmente si servirono di maestranze etrusche
ed italiche e furono poco interessati alle tecniche di
costruzione perché erano soprattutto impegnati in una vita
tesa alla lotta e alla conquista .
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3. In questa prima fase il popolo romano aveva mirato ad affermarsi come
potenza militare, si era dato ordinamenti sociali e modelli politici, ma non
si era mai impegnato artisticamente.
Il cittadino romano era prima di tutto un soldato e un politico, per
cui l’arte manuale non era degna a lui: l’arte era un’attività indegna,
soltanto la letteratura acquistò considerazione anche da parte dei
membri delle classi dominanti, che prima consideravano la
letteratura un’attività da schiavi.
Solo dopo la conquista della Magna Grecia, della Sicilia e dell’Asia
minore, che fece giungere a Roma una gran quantità di opere d’arte di
artisti greci, l’atteggiamento nei confronti dell’arte cominciò a cambiare.
Inoltre, furono soprattutto dalle esigenze stesse della conquista che
emerse la necessità di costruire ponti, strade, città, templi, fori, porti,
acquedotti: tutto ciò portò i Romani a dovere necessariamente avere una
notevole produzione costruttiva.
Partendo dalla ruvida solidità delle costruzioni di pubblica utilità,
cominciò ad emergere una estetica romana, prima in architettura, poi
nella scultura e nella pittura, considerate ancora complementari
all’architettura.
Nel periodo Imperiale Roma organizza sotto di sé popoli molto diversi, a
cui offre una stessa lingua (il latino), un identico sistema di leggi, un
notevole sistema amministrativo.
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4. E’ solo a partire da questo periodo che comincia ad esistere un’arte
romana: a partire dal II secolo a.C.
Si costruiscono le più imponenti e complesse architetture, nelle quali i
Romani dimostrano di aver raggiunto una grandissima abilità nelle
tecniche costruttive, che diffondono anche lontano da Roma e
dall’Italia, in tutta l’estensione dell’Impero: in gran parte dell’Europa, nelle
regioni dell’Africa, in Asia, dove si diffusero le forme architettoniche
romane.
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5. LA MALTA
DELL’ANTICA ROMA
La malta è un impasto plastico che può essere composto
da:
1.un legante (es. calce) + acqua + sabbia = malta
aerea semplice (malta a base di grassello di calce,
che fa presa solamente in aria);
2. un legante (es. calce, pozzolana, cocciopesto,
cemento) + acqua + sabbia = malta idraulica
composta: malta a base di grassello di calce, da
rendere idraulica aggiungendo i seguenti inerti o
agglomeranti:
- pozzolana (legante idraulico)
- cocciopesto: argilla cotta (polvere di mattone)
(legante idraulico)
La pozzolana è un materiale naturale di origine vulcanica,
diffusa in varie località del Lazio, della Campania e della Sicilia,
che contiene dei costituenti che, combinandosi con la calce, a
temperatura ordinaria ed in presenza di acqua, forma dei
composti stabili, inattaccabili dall'umidità.
La malta idraulica fa presa e indurisce anche quando
viene posta in opera all’aria, in luoghi umidi o in
ambiente sommerso.
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6. IL CALCESTRUZZO dell’antica ROMA
Una volta scoperta la malta i Romani riuscirono a realizzare
il calcestruzzo, che ha rivoluzionato la storia dell'architettura:
si tratta di un conglomerato a base di acqua, calce,
pozzolana, sabbia e inerti (ghiaia) detto dai Romani
“structura caementicia” = MATERIA + CEMENTA.
MATERIA = MALTA = 2 sabbia + 1 calce spenta
3 pozzolana + 1 calce spenta
CAEMENTA= INERTI = pietre grezze: scaglie, scapoli
ciottoli.
Ottenuta la malta, i Romani aggiunsero a questa miscela:
pietrisco e frammenti di laterizi, riuscendo a realizzare una
vera roccia artificiale che ha sfidato i secoli
La scelta dei materiali, la composizione e le modalità di messa in
opera del calcestruzzo utilizzato all’epoca dell’Impero Romano
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7. vengono dettagliatamente riportate da Vitruvio nei suoi 10 libri
del Trattato De Architectura.
Grazie al calcestruzzo fu superato il tradizionale linearismo dello
stile classico, basato sul sistema trilitico (a pilastri e architravi in
pietra).
Infatti, l’introduzione del calcestruzzo ha permesso ai
Romani di costruire archi e volte di dimensioni
eccezionali, che, di conseguenza, permettevano di
costruire edifici prima impensabili: grandi anfiteatri e terme,
cupole come quella del Pantheon.
Le volte in calcestruzzo dei Romani erano molto più resistenti e
anche molto più leggere di quelle realizzate in pietra: questo
consentiva, quindi, di coprire luci notevoli su muri meno spessi.
Inoltre, erano più facili da realizzare, perché non richiedevano la
sagomazione dei singoli conci, ma si potevano realizzare anche
mediante un’unica gettata di calcestruzzo (tipi di volte semplici).
L’uso del calcestruzzo fu utile anche per la realizzazione di
nuove strutture murarie, permettendo il passaggio dalle
cosiddette murature “a secco” a quelle cosiddette “a sacco”:
l'abbinamento di struttura in calcestruzzo e paramento in
marmo o mattoni (OPUS CAEMENTICIUM) divenne molto
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8. frequente per grandi edifici, complessi abitativi, terme e
magazzini.
I muri avevano una struttura interna di calcestruzzo, che poteva
essere rivestita con materiali diversi: inizialmente furono usati
marmo e travertino, in epoca imperiale si usò soprattutto il
mattone, in particolar modo per le facciate.
L’architettura che ne deriva non ha certamente la
nitidezza del marmo, ma è leggera, elastica, flessibile:
• può raggiungere grandi altezze
• sopportare grandi carichi
• cingere ampi spazi vuoti.
E’ soprattutto l’architettura più adatta a uno sviluppo
formale per linee e superfici curve: infatti,
nell’architettura romana, a differenza di quella greca tutta
imposta su linee rette, la curva è il principio formale
di tutta la costruzione, fino alla composizione
urbanistica.
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9. L’impiego del laterizio, e successivamente del calcestruzzo
alternato con membrature in laterizio, consentirà di
realizzare coperture di ambienti di notevoli dimensioni,
permettendo di approdare a realizzazioni del tutto nuove
tipologicamente, il cui significato è da ricercare nella
spazialità interna.
A differenza dei Greci, i Romani costruivano soprattutto per
conformare degli spazi interni: questi vanno valutati
dall’ampiezza atmosferica, dalle luci e dalle ombre che vi si
creavano, per effetto delle bucature che si aprivano
all’esterno, dalla decorazione delle pareti, se in rivestimenti
marmorei o ad affreschi su intonaci.
I Romani, quindi, hanno aperto un filone del tutto nuovo
nell’architettura – la poetica dello spazio – definendo una
serie notevole di mutazioni tipologiche.
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10. LA FABBRICAZIONE dei manufatti in argilla
Il primo laterizio realizzato in argilla è stato il mattone.
Il mattone è così antico che ha accompagnato la storia
dell’uomo sin dagli albori arrivando fino ai nostri giorni
pressoché immutato nella geometria e subendo una lenta
evoluzione tecnologica.
Gran parte della storia dell'architettura vede come
assoluto protagonista il mattone: è questo infatti
l'elemento base delle costruzioni romane,
romaniche, gotiche, rinascimentali, barocche e
neoclassiche, ecc.
Le sue caratteristiche vincenti - l'economicità e il
facile impiego - lo imposero in pressoché tutte le
civiltà del mondo.
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11. I laterizi prodotti dai Romani erano fabbricati con argilla
impastata con acqua e spesso con sabbia, paglia o
pozzolana fine.
L'impasto veniva compresso a mano in una forma di legno.
Messi ad asciugare all’ombra, venivano fatti essiccare per
parecchio tempo al coperto, in ambienti ventilati, venivano
rigirati spesso perché non si accartocciassero.
Infine, appilati di taglio, cuocevano nella fornace a una
temperatura sugli 800 gradi.
I laterizi così ottenuti, prodotti in formati standardizzati
vennero usati come elementi strutturali in costruzioni
murarie, come elementi per manti di copertura, come
materiale di riempimento.
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12. I LATERIZI
I laterizi crudi seccati al sole o appena cotti erano detti
“LATERES”.
I laterizi cotti al forno, invece, erano detti
LATERES COCTI
e si ottenevano dalla cottura dell’argilla.
I laterizi costituiscono gli elementi da sempre riconosciuti
per la realizzazione di murature portanti e non portanti, a
partire dalle costruzioni in mattoni cotti risalenti all'epoca
dell'impero romano.
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13. I Romani ne esaltano le prestazioni sviluppandone le
tecnologie.
L’uso del mattone, in forme tipizzate e con il marchio della
fornace per garantire il prodotto, impiegato per uso
strutturale e decorativo, si diffonde.
Tutti gli elementi della grande architettura romana sono
realizzati con mattoni e pezzi speciali di cotto.
I laterizi prodotti dai Romani erano fabbricati con argilla
impastata con acqua e spesso con sabbia, paglia o
pozzolana fine.
L'impasto veniva compresso a mano in una forma di legno.
Messi ad asciugare all’ombra, venivano fatti essiccare per
parecchio tempo al coperto, in ambienti ventilati, venivano
rigirati spesso perché non si accartocciassero.
Infine, appilati di taglio, cuocevano nella fornace a una
temperatura sugli 800 gradi.
I laterizi così ottenuti, prodotti in formati standardizzati
vennero usati come elementi strutturali in costruzioni
murarie, come elementi per manti di copertura, come
materiale di riempimento.
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14. I MANUFATTI IN COTTO
I manufatti in argilla già in epoca romana contano un vasto
repertorio costituito da mattoni, tegole, tavelle da solaio,
tubi fittili a sezione circolare per lo smaltimento delle acque,
anfore per l’esecuzione di coperture e volte.
Le operazioni di formatura a mano permisero di creare una
vasta gamma di prodotti, tanto che furono realizzati degli
abachi per le misure dei materiali cotti, con il campione reale di
ciascuna forma di laterizio.
Il fatto che le dimensioni dei laterizi variasse spesso,
sicuramente era dovuto all’uso di vendere questi prodotti a
numero, e non a peso: diminuendo le dimensioni si poteva avere
un maggior ricavo economico per i venditori.
ABACO DI CERVIA, campioni per la misura dei laterizi
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15. MATTONE
Il MATTONE fin dalle origini ha avuto una forma
quadrata, pur subendo nei secoli numerose mutazioni
dimensionali.
In epoca romana la produzione dei mattoni cotti si
normalizza su alcuni tipi ben precisi di dimensioni
differenti ma di forma quadrata con lato proporzionale
alla misura del piede romano, pari a 29,6 cm:
• bessales: lato di 19.7 cm (equivalente a 2/3 di piede)
• pedales: lato di 29,6 cm (equivalente a 1 piede)
• sesquipedales: lato di 44,4 cm (equivalente a 1/2
piede)
• bipedales: lato di 59,2 cm (equivalente a 2 piedi)
La misura che è variata maggiormente è sempre stata
quella dello spessore, variabile tra 2,5 cm e 4,5 cm,
secondo i diversi periodi di fabbricazione.
• Testimonianza dell'attività dei primi fornaciai è il
mattone manubriato, chiamato così per la fessura
utilizzata come presa per renderlo più maneggevole.
Le sue misure erano cm 29,5 x 45 x 6,5 e il peso kg
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16. La pratica del mattone quadrato e sottile ha permesso
notevoli espressioni costruttive, specialmente se usato in
forma triangolare dopo la spaccatura in cantiere, con la
martellina, dell’elemento quadrato in due parti triangolari
uguali: si ottenevano così i semilateres.
Si usò anche mescolare, a volte, all’argilla dell’impasto il
tufo pesto, per cui i mattoni da giallo suolo, con la cottura
diveniva rossiccio (mattone rosso Severiano
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18. ANFORE
Le anfore o Caruselli venivano utilizzate per costruire le
volte, il cui peso così risultava notevolmente più
leggero, oltre a rendere gli ambienti molto più freschi in
estate e più caldi in inverno.
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