Agrosilvopastorale nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
2. le tumare xeroscape di Bruno Vaglio
1.
Le tumare
xeroscaping
Qualsiasi inizio può andar bene – una pianticella in un vaso di dieci centimetri può diventare una pianta di fagiolo su cui ci possiamo arrampicare per
aprire un cancello ed entrare in un’altra dimensione di questo mondo.
RUSSEL PAGE L’educazione del giardiniere
2.
Le tumare
xeroscaping
Il giardino arido mediterraneo
dalla penuria idrica ad una nuova concezione di bellezza
caratterizzazione agropedologica e microclimatica del sito di intervento
scelta delle specie ecopaesaggisticamente adatte (contesti, peculiarità e preesistenze)
adeguata preparazione del terreno di impianto
ammendamento
concimazione organica/minerale di fondo
rivitalizzazione della microflora edafica (funzione stimolante e soppresiva)
3.
Le tumare
xeroscaping
pacciamatura organica e minerale
cure colturali post-impianto
diserbo manuale
irrigazioni di soccorso (turni e volumi e modalità)
potature di formazione
osservazione continua dell’impianto
saper attendere!!!
19.
Alcuni paesaggi di giardini aridi
Giardino Storico privato
Villa Saetta (De Michele)
E’ la prima delle ville delle Cenate Nuove che si incontra sulla strada che da Nardò
porta al mare di St.a Caterina, costruita nel 1892, ad opera dell’arch. salentino Carlo
L. Arditi (1852-1911). Davanti alla dimora sorgono due nuovi parterre esagonali
risultato di un recente restauro botanico, di cui ciascuno comprende sei aiuole
poligonali, create con siepi geometriche di lentisco (Pistacia lentiscus) essenza
autoctona, invece del classico bosso (Buxus sp.). Un altro esempio di uso “ecologico”
25.
Alcuni paesaggi di giardini aridi
Giardino contemporaneo
Giardino Metafune
Alla periferia di Nardò un giardino contemporaneo (esteso circa un ettaro) costruito
essenzialmente declinando in maniera funzionale e moderna la macchia
mediterranea facendone un vero e proprio patchwork di tessiture vegetali verdi e
grigie. Curato con pochissime cure eco-compatibili dove la potatura topiaria
morbida è capace di assecondare l’armonia delle forme del paesaggio vegetale
salentino.
32.
Alcuni paesaggi di giardini aridi
Parco agropaesaggistico
Iala - Parabita
“I vignaioli più avveduti sono convinti che, se si vuole restare nel mercato, non basta più produrre vino: occorre produrre anche paesaggio”
Carta del Paesaggio del vino di Cividale del Friuli (2001).
L’idea di fondo è quella di produrre un paesaggio che sia una cornice adeguata al buon bere che esprime una convergenza di vedute e di
intenti tecnici, operatori, amministratori, che in vario modo possono esprimersi autorevolmente in materia e operare di conseguenza.
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Alcuni paesaggi di giardini aridi
Gli elementi del piano di valorizzazione del paesaggio agricolo
Nel piano di valorizzazione del paesaggio agricolo si sono promossi alcuni elementi di tipicità locale in forte contrazione a causa delle dinamiche di
abbandono e marginalizzazione della campagna salentina.
Tra questi elementi dell’agroecosistema spiccano per interesse:
Il vigneto
La vigna ha una lunga tradizione grazie alla spiccata vocazione pedoclimatica di queste contrade. La valorizzazione paesaggistica coglie la necessità di
connotare il prodotto vino secondo l’affermata l’idea del “prodotto – paesaggio”.
Nel presente contesto si privilegia la forma di allevamento ad alberello pugliese e a spalliera sostenuta da tutori lignei.
36.
Alcuni paesaggi di giardini aridi
Il mandorleto (prati fioriti wildflowers naturali)
Anche il mandorlo purtroppo rientra tra quelle colture localmente in declino dopo secoli di grande importanza nella agricoltura locale. Qui si ripropone
nella sua forma più spontanea secondo sesti d’impianto liberi e con una gestione del terreno a prati fioriti di essenze erbacee (terofite e geofite) autoctone.
Questa conduzione assume un valore significativo sulla biodiversità vegetale locale oltre a rappresentare un ulteriore motivo di attrazione agrituristica e di
riqualificazione paesaggistica.
Nella strutturazione del mandorleto si è voluto inserire delle brevi siepi a sagomatura “morbida” di Teucrium fruticans essenza mediterranea dalla elegante
colorazione grigia lucente, al fine di ricreare nella sua varietà un paesaggio ben strutturato e gradevole.
38.
Alcuni paesaggi di giardini aridi
Il pino domestico e il cipresso
Alberi tipici e fortemente caratterizzanti il paesaggio agricolo locale, anche se più recentemente sostituiti dalle incongrue palme di cui talora se ne è fatto
un vero è proprio abuso. Il pino domestico (Pinus pinea) nel Salento e in queste contrade in particolare assume un importante valore di identità del
paesaggio. Un tempo aveva notevole importanza per la produzione dei gustosi pinoli. Nell’azienda se ne propone una alberata avente anche funzione di
ombreggiamento del parcheggio per autoveicoli.
Il cipresso maschio (Cupressus sempervirens pyramidalis) è considerato l’albero più caratteristico del mediterraneo. Oggi in piena rivalutazione dopo
decenni di abbandono colturale anche a causa di attribuzione di un carattere lugubre.
Qui si rivaluta la sua sobria eleganza senza tempo con l’intento di farne un segno di rinobilitazione della campagna “perduta”.
40.
Alcuni paesaggi di giardini aridi
Il noce, il gelso, il melograno e il kaki
Specie ancora diffuse nei casini di campagna presenti nelle vicinanze, offrono l’occasione per ridare un carattere unico a questi luoghi. Oltre ai frutti sono
anche da apprezzare gli splendidi foliage autunnali dalle mille sfumature di colori caldi (gialli, scarlatto, arancio, ecc.). Questa nota poetica può essere
motivo di interesse aggiuntivo per una sempre auspicata destagionalizzazione dell’offerta agrituristica locale.
I fruttiferi minori (nespolo comune, sorbo, giuggiolo, lazzeruolo, ecc.)
Un tempo preziosa fonte di varietà alimentare, oggi possono essere considerate delle vere e proprie curiosità per arricchire il novero di una più ricercata
varietà gastronomica. La loro coltivazione rappresenta un importante opportunità per la custodia della biodiversità agraria di questi “frutti perduti”.
41.
JBB - il giardino botanico di Barcellona
Ambienti organizzati in fitoepisodios del
bioma mediterraneo del pianeta
57.
giardino “tre pietre”
Il nostro operare è frutto credo di una formazione naturalista, quello di ricreare habitat (semi)naturali dove gli elementi del paesaggio sono
regolati più da energia propria che dall’intervento umano. L’idea di un giardino resiliente, cioè capace di mantenere un proprio equilibrio,
anche formale, con pochissimi input esterni, è sempre andata di pari passo all’ammirazione verso ambienti spontanei, delle scogliere, delle
garighe, che nei loro equilibri misurati nascondono anche l’essenza della loro bellezza povera e affascinate insieme.
Da questo curiosare, abbiamo imparato che la caratteristica fondamentale del giardino mediterraneo è il cambiamento. Dalle fresche
rugiade vernine, alla caligine estiva, passando attraverso la sfavillante primavera senza dimenticare il mite autunno dalle calde tinte,
sappiamo cosa volesse argutamente dire il grande naturalista salentino Oronzio Gabriele Costa quando affermava che: <la natura di questa
provincia (di Lecce) riunisce tutte le stagioni nel medesimo istante e tutti i climi nel medesimo luogo>.
58.
Questo giardino, così concepito, richiede poco lavoro di cui noi stessi ci occupiamo.
Tutta la biomassa prodotta ritorna al suolo. Questa condotta contribuisce a nutrire tutto lo stuolo di “umili collaboratori”
microbici terricoli che smontando e rimontando la sostanza vegetale riforniscono di humus questo scarno terreno.
Ma oltre a queste virtù ecologiche il nostro impegno è rivolto anche alla funzione artistica di “rendere visibile”, ciò che
all’esterno del giardino, nel paesaggio appena fuori, è spesso invisibile allo sguardo dei più.
Siamo sempre più persuasi che, il giardino contemporaneo non deve più rassomigliare a un giardino, deve piuttosto avere un
suo paesaggio.
giardino “tre pietre”
59.
Da questi luoghi c’è tanto da imparare, in termini di capacità di sopravvivenza biologica e di capacità di adattamento e
coevoluzione. Giardini come preziosi testi di storia naturale oltre che di cultura di un tempo… che ci abituano a nuovi paradigmi
intellettuali (in controtendenza!) a pensare a paesaggi e giardini a bassa energia di sussidio (minori concimazioni, potature,
irrorazioni), dove gli elementi del paesaggio sono regolati da energia propria “più con e meno contro natura”…
Sentire a pieno questi giardini significa anche accettarli senza riserve mentali per ciò che sono, tralasciando il criterio razionale
strettamente tecnico scientifico per considerarli, piuttosto dei “fenomeni reali” degni dei più fantastici viaggi spazio-temporali!
giardino “tre pietre”
60.
La gestione differenziata
La gestione ecologica differenziata
Ispirata alle tecniche del giardino in movimento
Falciatura a fine primavera prima del periodo silenzioso in estate, epoca di riposo vegetativo (pericolo di innesco
incendi)
66.
SAPER ATTENDERE!
Non meravigliatevi pensando che io sia sciocco perché mi diletto di
architettura di giardini. Me ne servo come strumento per affinare
l’intuizione spirituale.
MUSO KOKUSHI, monaco giardiniere giapponese del XVI secolo