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Escursioni
in Val di Zoldo
ideaMontagna
editoria e alpinismo
76
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
Questo libro io me lo immagino come una linea ondulata, un filo invisibile che contorna l’oriz-
zonte che collega Conselve, il luogo in cui abito, ai profili del Pelmo e della Civetta, sagome che
da qui si lasciano lontanamente contemplare nelle rare giornate in cui il freddo rende l’aria parti-
colarmente cristallina. Lontananza o vicinanza? Senza alcun dubbio vicinanza, quella che unisce
i due luoghi in cui sono nato, da una parte in senso fisico, dall’altra in senso escursionistico.
I primi impacciati passi in montagna li ho mossi proprio in quel di Zoldo e guarda caso sempre
grazie al mio paese natale, o meglio ai campi estivi organizzati dalla parrocchia e dai Padri Ca-
nossiani, quasi come quel filo fosse stato inconsciamente tirato quando avevo solo 13 anni…
beata gioventù! Impossibile dimenticare certi momenti, quegli scorci che da Palafavera si proiet-
tavano verso il Pelmetto che si presentava talvolta infuocato, al crepuscolo, talvolta quasi vitreo,
illuminato dalla pallida e fredda luce delle stelle e della Luna. La Civetta sembrava invece già più
lontana, enorme e quasi inaccessibile, ma terribilmente attraente. E poi un sacco di altre cime
minori di cui ignoravo il nome.
La vita poi mi ha portato in giro per le montagne, fra i crinali, le valli e le cime delle mie amate
Dolomiti, ma il cuore è sempre rimasto lì, in quell’angolo dei Monti Pallidi dove ho cominciato
a consumare le suole degli scarponi, a sbucciarmi le ginocchia (e non solo!), ad apprendere i
rudimenti dell’escursionismo e del sapersela cavare su ogni tipo di terreno. A Zoldo ho imparato
a ringraziare il Creatore e/o la Natura, ognuno la vede un po’ come vuole, per avermi dato gam-
be discretamente buone e una crapa notevolmente dura, un po’ quello che basta per “perdersi
consapevolmente” fra i monti e per innamorarsene in maniera sconsiderata. Zoldo è stata la mia
fortuna! Almeno secondo il mio punto di vista…
Poi le vicende ti portano a fare e disfare cose diverse, finché il destino (o l’inconscio!) ti offre
delle opportunità e ti porta delle idee “strane” e abbastanza vivaci. Eccomi quindi qui a tentare di
restituire a Zoldo (e ai tanti compaesani con cui ho condiviso momenti unici) almeno una parte
dell’immenso bagaglio emotivo che mi ha gratuitamente elargito allora e negli anni a divenire. Il
primo libro non si scorda mai, è vero, ma un’opera dedicata alla “mia valle” è il coronamento di
un grande sogno, forse davvero troppo grande per le limitate capacità che mi ritrovo. Mi sento
onorato e al contempo impaurito, vorrei tanto che le mie relazioni e le mie foto aiutassero gli
escursionisti a scoprire o “ri”scoprire queste montagne, ma tremo all’idea di aver dimenticato
qualcosa, di essere stato involontariamente impreciso, di ritrovarmi a fare qualche torto a quelle
che io sento “le mie montagne”. Una responsabilità.
Non mi resta che augurare ai lettori di ritrovare fra queste righe l’anima del “mio Zoldo”, voglio
illudermi che le pagine trasudino tutta l’emozione che questa valle mi sa sempre regalare.
Buone escursioni, vedrete che la Val di Zoldo vi sorprenderà e vi ruberà il cuore…
Denis Perilli
INTRODUZIONE
Antelao
Pelmo
Pelmetto
PASSO STAULANZA
Croda da Lago
Cima della Busazza
Moiazza Sud
Lastia di Framònt
Moiazza Nord
San Sebastiano
PASSO DURÀN
Tàmer
Spiz de Mezzodì
Cima de la Serra
Sassolungo di Cibiana
Monte Rite
Spiz de Pònta
Cima di Prampèr
Rif. Pramperét
Talvèna
Cime de Zità
Castello
di Moschesìn
Cima delle Sasse
Spiz de Zuèl
Civetta
Cima Coldài
Cròt
V
a
l
d
e
l
B
o i t e
V
a
l
d
i
Z
o
l d o
AGORDO
ALLEGHE
SELVA DI CADORE
ZOPPÈ DI CADORE
FORNO DI ZOLDO
FUSINE
ZOLDO ALTO
PECÒL
LONGARONE
SAN VITO DI CADORE
BORCA DI CADORE
VODO DI CADORE
Sforniòi
Malga Prampèr
Rif. Pian de Fontana
Rif. Sora ‘l Sass
Rif. Bosconero
C.ra de la Grava
Rif. Città di Fiume
Rif. Croda da Lago
Rif. Coldai
Rif. Tissi
Rif. Palafavera
Rif. Vazzoler
Rif. Venezia
Rif. Talamini
Rif. Dolomites
Rif. Remauro
Rif. Passo Staulanza
Rif. Tomè
Rif. San Sebastiano
Rif. Carestiato
FORC. CIBIANA
LA VALLE AGORDINA
Baita Angelini
001
027
026
025
024023
022
021
020
019
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014
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012
011
010
009
008
007
006
005
004
003
002
l Carta generale
Le escursioni qui proposte coprono tutto il territorio della Val di Zoldo e i suoi gruppi montuosi,
sconfinando spesso anche sui versanti rivolti verso l’Ampezzano, il Cadore e l’Agordino.
Ai percorsi più noti e turistici affacciati su Pelmo e Civetta, si aggiungono itinerari più selvaggi
e a volte quasi sconosciuti che si inerpicano sui pendii dei cosiddetti “monti minori” di Zoldo.
La Val di Zoldo è una vera miniera per gli escursionisti che qui possono trovare percorsi di tutte
le lunghezze e difficoltà, nonché spunti per osservazioni geologiche, paleontologiche, naturali-
stiche e storiche.
La sua posizione inoltre la rende facilmente accessibile per chi proviene dalla pianura veneta e
può così compiere escursioni giornaliere, anche se si consiglia vivamente di pernottare in zona
per poter così godere appieno delle possibilità offerte da questo angolo straordinario dei “Monti
Pallidi”.
98
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo l Indice
INDICE
• Prefazione	5
• Introduzione	6
• Carta generale	 7
• La Val di Zoldo	 10
• Guida alla consultazione	 22
• In caso di emergenza: come effettuare
	 una chiamata di soccorso	 24
• Come arrivare	 25
• Informazioni e numeri utili	 25
• Cartografia	26
• Bibliografia	26
• Ringraziamenti	 26
• Avvertenze	 27
UNO • CIVETTA-MOIAZZA 	 23
1 • Lago Coldài	 38
1 • Il drago del Lago	 43
2 • Rifugio Tissi e Col Reàn	 44
1 • Alpinismo sulla Nord Ovest	 49
3 • Monte Cròt	 50
1 • Pino mugo e ontano verde	 53
4 • Malghe Vescovà e Fontanafredda	 54
1 • L’uomo e i pascoli	 58
5 • Spiz de Zuèl	 59
1 • Il Torrente Maè	 63
6 • Bivacco Grisetti	 66
1 • I Vant e le morfologie glaciali	 71
7 • Rifugio Carestiato	 74
1 • L’innalzamento delle Dolomiti	 81
8 • Dalla Moiazza al Rif. Vazzoler	 82
1 • Le due leggendarie torri	 88
DUE • PELMO	 89
9 • Rifugio Città di Fiume	 97
1 • Erbe velenose	 101
10 • Dal Pelmo alla Croda da Lago	 102
Un innovativo sistema di protezione 	
capillare e globale: Rete Natura 2000 105
11 • Sconfinando verso Mondeval	 107
1 • L’uomo di Mondeval	 113
12 • Le impronte di dinosauro	 114
1 • Sognando fra vuoti paurosi, antichi 	
dinosauri e un pizzico di magia 118
13 • Giro del Pelmo	 120
1 • John Ball e Paul Grohmann	 124
14 • Rifugio Venezia	 126
1 • Dolomiti UNESCO	 132
15 • Spiz de Pònta da Costa	 133
1• IlrifabbricodiCosta	 138
16 • Monte Rite	 139
1 • Le opere militari del Rite	 146
TRE • BOSCONERO 	 147
17 • Giro degli Spiz de San Piero 	 153
	 Distribuzione altimetrica
della flora dolomitica	 158
18 • Rifugio Casera Bosconero		 162
1 • Il Lago di Pontesèi	 167
QUATTRO • MEZZODì-PRAMPèR 	 169
19 • Rifugio Sora ‘l Sass		 173
1 • Giovanni Angelini	 176
20 • Belvedere di Mezzodì 	 177
1 • Il Giaròn de la Fòpa	 183
21 • Bivacco Carnielli-De Marchi	 184
1 • Il Bivacco Carnielli-De Marchi	 189
22 • Val Prampèr		 190
1 • Il Casel del Pian dei Aunìz	 196
CINQUE • San Sebastiano-Tàmer 	 197
23 • Van de Càleda		 201
1 • Origine della flora dolomitica	 208
24 • Giro del San Sebastiano 	 210
1 • La Dolomia Principale	 215
25 • Dal Duràn al Pramperét	 216
1 • Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi:
la gestione di un Parco “che funziona” 220
SEI • Canàl 	 223
26 • Val del Grìsol e Valle dei Róss	 227
1 • La foresta della Valle del Grìsol	 234
27 • Val Costa dei Nass 	 235
1 • Tempi passati	 240
SETTE • ANELLO ZOLDANO 	 241
28a • Prima tappa		 244
28b • Seconda tappa 	 246
28c • Terza tappa	 248
28d • Quarta tappa		 250
28e • Quinta tappa	 252
28f • Sesta tappa		 254
La maestosa Civetta dal Monte Rite
3736
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
PARTENZA: Palafavera (1550 m)
QUOTA MINIMA: 1550 m
QUOTA MASSIMA: 2191 m
LUNGHEZZA: 12 km
DISLIVELLO: 910 m
TEMPO: 4,20 h
DIFFICOLTà: E
PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Palafavera,
Malga Pioda, Rif. Coldai
ACQUA: sì (Malga Pioda)
PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre
FREQUENTAZIONE: alta
FAMIGLIA: >6
Il Lago Coldài
001
Civetta-Moiazza l Lago Coldài
Lago Coldài
Magici riflessi nel “lago del drago”
37
Rif. Tomè (1601 m)
It. 07, 08 - Posizionato al Passo Duràn, ai piedi della Moiazza e del San Seba-
stiano. Servizio di ristoro e pernottamento. Tel. 346 4165461.
www.rifugiopassoduran.it, info@rifugiopassoduran.it
Rif. San Sebastiano (1605 m)
It. 07, 08 - Ubicato al Passo Duràn, valico fra Zoldo e l’Agordino. Servizio di
ristoro e pernottamento. Tel. 0437 62360.
www.passoduran.it, info@passoduran.it
Ristoro Pian del Crep (1765 m)
It. 05 - Si trova sul dosso del Pian del Crep. Servizio di ristoro. Tel. 0437 788605.
www.ristorobepi.com
Malga Pioda (1816 m)
It. 01, 02 - Situata sopra Palafavera, ai piedi della Civetta, sul sentiero che sale
verso il Rif. Coldai. Servizio di ristoro.
Malga Fontanafredda (1768 m)
It. 04 - Fra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina, in Comune di Selva di Cadore,
facilmente raggiungibile su strada dal Passo Staulanza. Servizio di ristoro.
Tel. 338 3805043.
Malga Boi-Vescovà (1740 m)
It. 04 - Detta anche Monteboi Vescovà è ubicata fra la Val di Zoldo e la Val
Fiorentina, in Comune di Selva di Cadore. Facilmente raggiungibile su strada
dal Passo Staulanza. Servizio di ristoro. Tel. 329 0935739.
Bivacco Grisetti (2100 m)
It. 06 - Ubicato sulla soglia del Vant de la Moiazza. Proprietà del CAI Sezione
di Trecenta, 9 posti, acqua presente nelle vicinanze a seconda delle condizioni
stagionali.
3938
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
ge la Malga Pioda (1816 m
secondo la cartellonistica
locale, 1892 m secondo la
cartografia). La struttura
offre, oltre ai prodotti locali,
servizio di ristoro. Presente
una fontanella d’acqua.
Proseguire sulla mulattie-
ra che, fra i pascoli, punta
inizialmente verso la Cima
Coldai per poi dirigersi, con
alcune svolte, verso sud
(sent. 556). Qui numerose
tracce consentono di ta-
gliare il tracciato principale
e di evitare le numerose
curve dello stesso. Ci si
porta quindi su un tratto
estremamente panoramico,
con ampia veduta su tutte le
vette zoldane, nonché verso
i Monfalconi-Spalti di Toro
(Dolomiti Friulane), Sorapìs
e Dolomiti Ampezzane. Il
sentiero piega ora verso
destra e costeggia un’ampia
muraglia verticale, propag-
gine orientale delle Crepe
sòra Pioda. Osservando
con attenzione fra queste
rocce, con un po’ di fortu-
na si possono scorgere le
rare e meravigliose fioritu-
re del raponzolo di roccia.
Nel dirupo sottostante non
Civetta-Moiazza l Lago Coldài
1500
1600
1800
2100
1700
1900
2000
2200
0 5 6 7 8 9 1210 1141 2 3
Lago Coldài
Malga Pioda Malga Pioda
Forc. Coldài
Rif. Coldai Rif. Coldai
Forc. Coldài
Sopra: i Torrioni delle Ziolère dal
Rif. Coldai (foto Andrea Greci)
Sotto: il Lago Coldài
dall’omonima forcella
Il Coldài rappresenta da sempre una delle
mete escursionistiche classiche dello Zoldano.
Basta giungere alla forcella sopra il rifugio e
lanciare lo sguardo appena al di là per capire
il motivo di tale successo, con il meraviglioso
specchio d’acqua che fa da morbido poggio
alla verticalità della grande Civetta. Luogo leg-
gendario, in cui il contrasto fra le verdi pendici
di Cima Coldài e la gigantesca e ruvida “parete
delle pareti” fanno sentire veramente piccoli e
rispettosi nei confronti della montagna.
ACCESSO
Il punto di partenza classico per la salita al Col-
dài è Palafavera, località posta fra Pècol di Zoldo
Alto e il Passo Staulanza. Ampio parcheggio e
punto ristoro all’omonimo rifugio-hotel.
itinerario
Dal parcheggio di Palafavera incamminarsi ver-
so valle e, alla fine del largo spiazzo, seguire la
strada bianca verso destra con le chiare indi-
cazioni per il Coldài (sent. 564, Alta Via delle
Dolomiti n. 1). La sterrata, chiusa al traffico, sale
senza troppi strappi e con pendenza costante
nel bosco misto, con suggestiva vista verso il vi-
cino Pelmetto, che si mostra via via sempre più
imponente man mano che si guadagna quota. Il
percorso risulta “obbligato”, tranne in un breve
tratto dove una scorciatoia su erba (pista da sci),
permette di evitare un ampio tornante. Il pano-
rama comincia ad allargarsi verso Pècol, l’alta
Val di Zoldo, le vette del Bosconero e i profili
appuntiti degli Spiz de Mezzodì. La strada sale
quindi con un rettilineo sotto il Col de la Traver-
sa, con ampio panorama verso il Pian del Crep
e soprattutto il maestoso versante orientale del-
la Civetta, proteso verso sud a incontrare i con-
trafforti della Moiazza. Un ultimo curvone verso
sinistra, seguito da uno verso destra dove arriva
una teleferica e un ulteriore breve rettilineo ed
ecco che, dopo 1 h dalla partenza, si raggiun-
Lago Coldài
Torrente Maè
Rio Canedo
Pècol Nuovo
Pècol Vecchio
ValPosedera
Rif. Palafavera Rif. M. PelmoCima Ovest di Coldài
Torrioni delle Ziolère
Malga Pioda
Rif. Coldai
Forc. Coldài
)(
Chalet Col dei Baldi
Col Marino
Pian di Pezzè
Malga Boi-Vescovà
Malga Fontanafredda
Rif. Passo Staulanza
Torre Coldài
Monte Cròt
Col Negro di Coldài
Torre d’Alleghe
568
472
474
568
561
564
498
556
560
557
564
4
4140
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
della Torre Coldài. Assolutamente consigliato
compiere il giro del lago, percorso con modesti
dislivelli che richiede circa 20 min.
Il ritorno avviene per il percorso seguito all’an-
data in circa 2 h, oppure, per chi avesse voglia di
allungare il tragitto, per la “variante b” di seguito
descritta.
varianti
a) Per chi sa muoversi su terreno ripido e facili
roccette è imperdibile la salita alla Cima Coldài
Est (2403 m), pulpito panoramico strepitoso
che regala una vista verso la Civetta davvero
unica. Dal rifugio seguire verso il lago e dopo
pochi minuti seguire le indicazioni a destra. La
traccia su erba è inizialmente flebile e a tratti
ripida, divenendo ben presto chiara, su bellissi-
ma prateria alpina a est della vetta. Ci si avvicina
infine a una paretina, si risale un breve sentie-
ro a brevi e stretti tornanti e si conquistano le
ultime roccette in facile arrampicata (fare co-
munque attenzione). La vetta, raggiungibile in
40 min, è occupata da una grande croce, non
molto lontana svetta anche la “gemella” cima
ovest (2396 m). La discesa può avvenire per la
stessa via oppure in 30 min direttamente verso
il lago, scendendo per l’evidente ripida traccia
(attenzione). Alla fine del canalino seguire una
delle varie e non sempre chiare tracce che scen-
dono. Presenti preziose fioriture di stella alpina
e cinquefoglia delle Dolomiti.
b) Ritorno per Malga Boi-Vescovà. Proposta,
con tratto su asfalto, per chi vuole allungare il
percorso di ritorno. Dal rifugio scendere fino a
Malga Pioda e seguire quindi le indicazioni e
la sterrata per il Col dei Baldi (sent. 561, Alta
Via delle Dolomiti n. 1). In vista della stazione
degli impianti di risalita tenere a destra, seguen-
do sempre il sentiero e scendendo alla Malga
Boi-Vescovà (1740 m, anche Casera Vescovà o
Bela Mont in cartografia). Da qui per comoda
stradina (vedi it. 04) scendere fino al tornante
posto sotto Forc. Staulanza e seguire la SP251
(brevi scorciatoie) fino a Palafavera (2,40 h).
Civetta-Moiazza l Lago Coldài
Il drago del lago
Una leggenda locale narra che le sponde del Lago Coldai fossero la tana di un mostruoso
drago dagli occhi rossi come il fuoco, dotato di una lingua nera e potenti ali. Il suo volo, raro
e sovente diretto verso la Marmolada, non era di buon auspicio, premonitore di catastrofi,
calamità e tempi tristi. Si narra di un suo spostamento anche prima della notte dell’undici
gennaio 1771, data in cui la frana del Monte Piz sbarrò il corso del Cordevole generando
il Lago d’Alleghe.
Pagina precedente: salendo verso Cima Coldài Est
Sopra: le ultime roccette sommitali
Pagina successiva: spettacolare visione di Coldài e
Civetta dalla Cima Coldài Est
è raro scorgere (e sentire) esemplari di mar-
motta che popolano le magre e ripide praterie
che calano verso i boschi di Pècol. Non resta
ora che risalire i tornanti di un ripido, ma breve,
valloncello sassoso che adduce all’arrivo della
teleferica del rifugio. Aggirare un costone che
domina la Val delle Ziolère e raggiungere il Rif.
Sonino al Coldài (2132 m, 2 h dalla partenza).
Da qui la vista verso il corpo principale della
Civetta è in parte preclusa, dal lato nord della
Torre Coldài e dai sottostanti e modesti Torrio-
ni delle Ziolère. Risalire ora l’evidente e unico
sentiero che punta verso ovest, attraversando
verdi praterie particolarmente ricche di fioriture
nel periodo estivo. Tralasciare le indicazioni per
Cima Coldài (a destra) e Sent. Tivan-Ferrata de-
gli Alleghesi (a sinistra) e proseguire, risalendo
il breve impluvio sassoso (traccia sia a destra
che a sinistra) che, in 15 min, porta ai 2191 m
di Forc. Coldài. La vista è semplicemente sen-
sazionale, in basso scintilla la perla azzurra del
Lago Coldài (2143 m), oltre si materializzano
ben riconoscibili le forme della Marmolada e
del Sella. A destra troneggia vicinissima la spalla
erbosa della bipartita vetta della Cima Coldài,
mentre a sinistra lo scorcio verso la grande mu-
raglia della Nord Ovest della Civetta lascia senza
fiato. La vista della “parete delle pareti” (così
è universalmente nota in ambito alpinistico) è
ancora più “mostruosa” se si scende al lago o
ancor più se si risalgono i modesti contrafforti
che contengono il bacino stesso nel versante
opposto. Non resta ora che scendere (5 min,
numerose tracce) e fermarsi a contemplare
questo piccolo angolo di paradiso dolomitico.
Lo specchio d’acqua, largo circa 120 e lungo
250 m, è stato “scavato” dall’azione di un’an-
tica lingua di ghiaccio che scendeva dalla base
153152
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
PARTENZA: Pian de Levìna (1200 m)
QUOTA MINIMA: 1200 m
QUOTA MASSIMA: 1895 m
LUNGHEZZA: 12 km
DISLIVELLO: 869 m
TEMPO: 4,45 h
DIFFICOLTà: E
PUNTI DI APPOGGIO: Agriturismo Pian del
Levina, Baita darè Copàda, Baita Deona,
Rif. Remauro
ACQUA: no
PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre
FREQUENTAZIONE: bassa
FAMIGLIA: no
Spiz de San Piero e Pala Anziàna dal Rif. Bosconero
017
Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero
Giro degli Spiz de San Piero
Solitari pendii sopra Forcella Cibiana
153
Punti d’appoggio
Rif. Casera Bosconero (1457 m)
It. 17 - Situato su una splendida radura alla testata della Val de Bosconero, ai
piedi della Rocchetta Alta. Proprietà del CAI Sezione di Val di Zoldo. 24 posti
letto, 10 posti di emergenza su tavolato, 4 posti ricovero di fortuna.
Tel. 0437 787346 - 338 3713870. mbosconero@libero.it
Agriturismo Pian del Levìna (1212 m)
It. 18 - Sorge in loc. Pian de Levìna, 16 Cornigian, lungo la strada che da Forno
di Zoldo sale alla Forc. Cibiana. Servizio di ristoro. Tel. 340 1589118.
Baita darè Copàda (1856 m)
It. 18 - Posizionata sul versante meridionale degli Spiz de San Piero. Ricovero
ben tenuto ma spartano, senza posti letto.
Baita Deona (1857 m)
It. 10 - Si trova presso Forcella Cibiana. Offre servizio di ristorante e pernotta-
mento. Tel. 0435 540169, 347 1678538. www.baitadeona.it, info@baitadeona.it
Rif. Remauro (1536 m)
It. 18 - Vedi cap. 2.
Sasso di Toanella e Rocchetta Alta dal Monte Rite
155154
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
che oramai da molti anni è un rifugio gestito).
In 3 min si raggiungono i cartelli di legno della
loc. Val del Mulàt (1493 m) che segnalano la
direzione da seguire per il sent. 485, nonché
altre indicazioni da tralasciare. Qui, come in altri
punti del percorso, si rinvengono le segnalazio-
ni del CAI Sezione Val di Zoldo che sconsiglia-
no la discesa per la non più sicura Forc. de le
Ciavažole (anno 2016). Poco più avanti, sulla
sinistra, si trova una piccola pozza d’acqua, utile
“strumento” per conoscere la fauna della zona,
luogo in cui gli animali che vanno ad abbeve-
rarsi lasciano le proprie impronte impresse nel
fango delle rive.
La vegetazione ben presto cambia, con domi-
nanza di abeti rossi di considerevoli dimensioni
e numerosi tronchi completamente sradicati.
Pure la pendenza varia, con una serie di ser-
pentine che, fra larici, sorbi degli uccellatori e
pini mughi portano verso un tratto che offre
estesi panorami su tutta la Val di Zoldo, con
Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero
Sopra: le turrite punte degli Spiz de San Piero
emergono da una coltre di mughi
Sotto: Baita darè Copàda
Le modeste alture degli Spiz de San Piero, de-
filate a occidente rispetto il corpo centrale del
Gruppo del Bosconero, rappresentano un soli-
tario ballatoio panoramico sul cui lato meridio-
nale si delinea un sentiero sospeso pressoché
orizzontale nonché spettacolare. Per raggiun-
gerlo vi sono varie possibilità, l’ipotesi anulare
qui descritta è quella che permette di godere
di tutte le bellezze dei luoghi, ma contempla,
come dazio da pagare, un tratto di discesa su
strada asfaltata.
ACCESSO
Da Forno di Zoldo seguire le indicazioni per For-
cella Cibiana e superare l’abitato di Fornesighe.
Subito prima di Cornigiàn, su un ampio curvo-
ne, si trova a destra l’Agriturismo Pian del Levi-
na, parcheggiare sul lato opposto della strada.
itinerario
Dal parcheggio scendere per un centinaio di
metri lungo la strada in direzione Zoldo fino
al cartello che sulla sinistra indica “sent. 485,
Casera Castelìn, Baita darè Copàda e Rif. Bo-
sconero”. Salire i primi metri su traccia incerta
(zona di pascolo recintata, ricordarsi di chiudere
i ganci delle recinzioni), fino a raggiungere una
sterrata che sale ripida verso destra (sent. 485).
La stradina ben presto si restringe e diviene un
sentiero poco battuto che prosegue in costa in
un bosco piuttosto umido, fino a raggiungere
una strada bianca che sale dalla SS347, dal trat-
to fra Cornigiàn e Forc. Cibiana. Delle indicazio-
ni (sempre sent. 485) salgono dritte, conviene
ripiegare sulla destra e incamminarsi sulla co-
moda forestale che si inoltra in uno spettacolare
bosco dominato dai faggi. In circa 1 h dalla par-
tenza si raggiunge la Casera Castelìn (1504 m).
Passare dietro la malga e i ruderi di una vecchia
stalla e proseguire in lieve discesa sul sent. 485
(vecchio cartello giallo, indicazioni per Forc. de
le Ciavažole e Biv. Casera Bosconero, struttura
Baita Deona
Quatre Tabià
Casera Copàda AltaCasera Copàda Bassa
Casera Castelìn
Pian d’Angiàs
VizadeSanLorenzoColde la Roa
Cornigiàn
Baita darè Copàda
Agriturismo Pian del Levina
Rif. Remauro
Forc. Cibiana
Viza de Tamarìl
Forc. de le
Ciavažole
)(
Sforniòi di Mezzo
Sforniòi Nord
Torre CanpestrinCime de la
Pala Anziana
Spiz de San Piero
Castelìn
Spiz de Copàda
I Usèlóin
Torrente Cervegana
483
482
485
481
483
485
485
485
482-485
494 479
157156
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
più settentrionali del Gruppo del Bosconero.
Riprendere il sentiero, fra faggi, abeti bianchi e
aceri montani, e scendere fino a incrociare una
forestale (30 min dalla casera, indicazioni per
Cas de la Ronces). Proseguire in comoda disce-
sa, a un bivio svoltare a destra e, in 10 min, rag-
giungere l’accogliente Baita Deona (1528 m) e
sbucare a Forc. Cibiana (1530 m, poco a destra,
dall’altra parte della strada si trova anche il Rif.
Remauro). Non resta ora che scendere, facen-
do attenzione, per 4 km ai margini della strada
asfaltata e tornare al punto di partenza (45 min).
varianti
Per chi volesse evitare il tratto di strada asfalta-
ta si può suggerire di percorrere, da Baita darè
Copàda, il sentiero di salita a ritroso. Tale ipote-
si fa però perdere la possibilità di camminare
in un tratto di bosco davvero interessante e di
mancare lo splendido panorama che si gode
dalla Casera Copàda alta.
Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero
Sopra: il Sassolungo di Cibiana
Sotto: Casera Copàda alta
la singolare visione del Lago di Pontesèi che
si materializza 800 m più in basso. Fare mol-
ta attenzione, il sentiero è agevole, nonostante
le radici dei mughi, ma il salto verso destra ri-
chiede di evitare distrazioni. Sì è ormai giunti
sotto le rocce sommitali e dirupate degli Spiz
de San Piero (2084 m) e la traccia si dispiega
pianeggiante sull’ampio ballatoio meridionale
degli Spiz stessi. Il panorama è sbalorditivo, con
una visuale incredibile verso le principali cime
del Bosconero che si elevano, a protezione
dell’apparentemente lontano Rif. Casera Bosco-
nero. Solo all’ultimo istante appare la sagoma
della Baita darè Copàda (1856 m, 2,10 h dalla
partenza). La modesta struttura, che può fun-
gere da spartano bivacco (non ci sono letti), è
opera di volontari della Val
di Zoldo e una targhetta in-
terna indica novembre 1990
come termine dei lavori.
Proseguire sempre in fal-
sopiano sul panoramico
sentiero in direzione nord
est, puntando verso la verde
sommità delle Cime de la
Pala Anziàna (2023 m), fino
alla loc. Le Calades (1858
m, 20 min dalla baita). Qui si
stacca un sentiero che scen-
de al Rif. Casera Bosconero.
Avanzare sempre sul sent.
485 e in 10 min giungere al
Pian d’Angias (1870 m). Sa-
lire leggermente e a un bivio
tenere la destra (segnavia
bianchi e rossi), a sinistra si
stacca una traccia ingannevole che porta a un
punto panoramico. Da qui appare bellissimo il
Piz de Copàda (1999 m), con la sua slanciata
forma triangolare e le compatte rocce rossastre.
Scendere ora su sentiero moderatamente ripido,
superare dei resti in muratura e in 10 min giun-
gere al bivio per Forc. de le Ciavažole e Forc.
Bela. Proseguire su sent 483 (anche Alta Via n.
3), con ontani verdi che testimoniano l’umidità
del versante e larici secolari che in autunno si
tingono di inverosimili tinte dorate.
In 20 min si giunge nei pressi della Casera
Copàda alta (1692 m). Consigliata una breve
deviazione per scendere alla struttura di recen-
te ristrutturata e accompagnata da un’enorme
stalla. Meravigliosa la vista verso il Sassolungo di
Cibiana (2413 m), le Crode Sora Ru Storto (2199
m) e la Croda de Cuz (2202 m), ossia i rilievi
0 4 5 6 127 8 9 10 111 2 3
1200
1400
1700
1300
1500
1600
1800
1900 Baita darè Copàda
Casera Castelìn
Le Calades
Pian d’Angias
Casera Copàda alta
Baita Deona
Forc. Cibiana
Cornigiàn
Impronte di volpe nei pressi della
pozza d’acqua nel bosco
159158
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero
vegetano dove si instaurano condizioni microstazionali favorevoli (es. suolo più profondo,
scioglimento della neve anticipato). Nel piano subalpino quindi gli alberi crescono raggrup-
pati, motivo per cui la foresta subalpina risulta costituita da piccoli boschetti autonomi,
sia dal punto di vista strutturale che funzionale, separati da praterie. Mentre nel piano
montano gli alberi sono in competizione fra loro, nel piano subalpino devono collaborare
per superare le condizioni più difficili. Questo mutuo aiuto avviene sia a livello radicale che
di chioma, con le radici che si intrecciano a formare collegamenti (anastomosi) e le parti
alte che unite creano protezione ai forti venti. Le condizioni più difficili del piano subalpino
si ripercuotono anche sulla velocità di crescita: un abete rosso ad esempio per raggiungere
i 2 m di altezza impiega 5-10 anni a 1200 m, mentre oltre i 2000 m impiega anche 25-
30 anni.
• Piano alpino. Si sviluppa da 2200 a 2800 m. Caratterizzato da clima freddo, ospita
arbusteti contorti in basso e praterie alpine sommitali. Nella parte inferiore (appena sopra
o entro il limite superiore del bosco) le specie dominanti in ambiente calcareo sono il pino
mugo (Pinus mugo), l’erica carnicina (Erica carnea) e il rododendro irsuto (Rhododendron
hirsutum). Lungo i versanti umidi (anche su terreni silicei) prolifera l’ontano verde (Alnus
viridis). La prateria alpina rappresenta l’unica associazione vegetazionale montana para-
gonabile alla tundra artica. I periodi vegetazionali a queste altitudini superano raramente
i tre mesi, per questa ragione le piante sono spesso sempreverdi per non sprecare tempo
prezioso in primavera per la formazione di foglie. A causa dei forti venti molte piante cre-
scono appiattite al terreno e non raggiungono un’altezza superiore ai 20 cm, formando dei
cuscinetti (es. sassifraghe). A queste quote (solo su terreni calcarei e dolomitici) troviamo
uno dei simboli delle Dolomiti, la stella alpina (Leontopodium alpinum). Questo piano, sia
nella parte inferiore che in quella superiore ospita una gran varietà di fiori colorati.
• Piano nivale. Si sviluppa oltre i 2800 m. Visto il clima estremamente rigido, ma soggetto
nei mesi estivi a insolazione diretta che porta sbalzi termici enormi, gli unici vegetali in
grado di sopravvivere sono alcuni muschi e licheni che incrostano le rocce.
Genziana di Koch
(Gentiana acaulis)
Pigna di larice
(Larix decidua)
I licheni riescono a sopravvivere
anche alle quote più elevate
Giglio di San Giovanni
(Lilium bulbiferum)
Acetosella (Oxalis acetosella),
tipica del sottobosco submontano
Sorbo degli uccellatori
(Sorbus aucuparia)
Distribuzione altimetrica della flora dolomitica
Per descrivere la flora delle zone montane usualmente si fa riferimento ai piani altitudinali
cioè delle fasce di altitudine caratterizzate da vegetazione omogenea e a ecologia simi-
le o reciprocamente compatibile. Le quote che delimitano un piano altitudinale vengono
chiamate orizzonti.
Le fasce di vegetazione possono variare anche notevolmente e trovarsi a quote differenti
a seconda della collocazione geografica. Questa concisa interpretazione della distribuzione
naturale della vegetazione non tiene conto dell’intervento umano che spesso ha introdotto
nuove specie, piantato alberi a quote diverse da quelle ottimali ed eliminato altre per far
spazio ai pascoli.
Per quanto concerne Zoldo e le Dolomiti in generale, i piani altitudinali da considerare sono:
• Piano collinare. Si sviluppa da 200 a 600 m. Dominano le latifoglie: carpino nero (Ostrya
carpinifolia), roverella (Quercus pubescens), sorbo montano (Sorbus aria). È marginalmente
rappresentato nella bassa Val di Zoldo, nel Canàl.
• Piano submontano. Si estende dai 600 ai 900 m. L’albero dominante è il faggio (Fagus
sylvatica), talvolta associato all’abete bianco (Abies alba) o al pino silvestre (Pinus sylve-
stris). Il faggio è una splendida latifoglia che raggiunge i 40 m di altezza e ha la corteccia
liscia con macchie grigie. Le prime foglie primaverili sono di un caratteristico colore verde
acido. Ampie faggete si trovano nella media Val di Zoldo.
L’abete bianco può raggiungere i 50 m di altezza e superare gli 80 anni d’età. Le sue foglie
sono persistenti e costituite da aghi appiattiti inseriti singolarmente sui rametti come i
denti di un doppio pettine. Gli stessi sono lunghi circa 1,5-3 cm con la punta arrotondata,
non pungente e i margini lisci. La pagina superiore è di colore verde scuro, mentre quella
inferiore presenta due caratteristiche linee parallele biancastre. Altre specie rappresentati-
ve sono l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus) e l’ontano grigio
(Alnus incana).
• Piano montano. Si sviluppa da 900 a 1600 m, anche se le condizioni locali spesso lo
traslano più in alto. La specie arborea dominante è l’abete rosso o peccio (Picea abies), un
albero slanciato, dalla forma conica regolare e dalla corteccia liscia e marrone che si fessura
con l’età. È facilmente riconoscibile per i suoi aghi verde chiaro e pungenti, inseriti a spirale
attorno i rami. I coni (pigne) sono lunghi, pendenti, provvisti di squame arrotondate e matu-
rano in autunno. I fiori maschili sono gialli, quelli femminili rossi ed eretti. I boschi di abete
rosso puri sono meno luminosi di quelli misti, per questo il sottobosco è più povero di specie:
il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) è la più comune. Il piano montano è il settore altitudi-
nale perfetto per la crescita della foresta, con stagione vegetativa sufficientemente lunga
e condizioni di suolo e temperatura favorevoli. Le foreste montane hanno quindi una co-
pertura della volta pressoché continua, assenza di radure naturali e un’elevata biodiversità.
• Piano subalpino. Si estende dai 1600 ai 2200 m. È il regno del larice (Larix decidua) e
nelle fasce inferiori è ancora presente il peccio. Il larice è un albero dalla crescita molto ra-
pida e vita piuttosto breve, cresce anche su terreni poveri e ha bisogno di molta luce. I suoi
aghi sono di colore verde chiaro e di consistenza tenera, si presentano in ciuffi sui germogli
corti, solitari invece sui germogli lunghi. In autunno gli aghi si colorano d’arancione creando
magiche atmosfere e poi cadono.
A queste quote le condizioni divengono più difficili, con temperature più basse, suoli su-
perficiali e corta stagione vegetativa. Come conseguenza il numero di specie diminuisce e
la copertura degli alberi è discontinua, con aree boscate alternate a radure. Qui gli alberi
177176
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
PARTENZA: Castelàz (996 m)
QUOTA MINIMA: 990 m
QUOTA MASSIMA: 1964 m
LUNGHEZZA: 8 km
DISLIVELLO: 1213 m
TEMPO: 5 h
DIFFICOLTà: E
PUNTI DI APPOGGIO: EEA (EE per variante
non attrezzata)
ACQUA: no
PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre
FREQUENTAZIONE: media
FAMIGLIA: no
Civetta, Spiz de Zuèl, Val di Zoldo, Spiz de Pònta e
Pelmo dal Belvedere di Mezzodì
(foto Andrea Greci)
020
Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì
Belvedere di Mezzodì
Un incredibile pulpito da cui ammirare l’intera valle
177
Giovanni Angelini
Camminando per Zoldo ci si può imbattere nel ricordo della figura di Giovanni Angelini, a
cui sono stati dedicati il sentiero ai piedi della Moiazza, la cengia che scende dalla Cima
Moiazza Est verso la Forcella delle Nevère, il ricovero sotto il San Sebastiano e il Rif. Sora
‘l Sass sugli Spiz de Mezzodì. Angelini nacque a Udine nel 1905, figlio di madre zoldana
e padre friulano divenne medico di successo, ma il suo nome è ricordato per la passione
esplorativa che trovò sfogo specie fra i monti di Zoldo. Egli fu alpinista ed escursionista,
andava spesso in compagnia di altri “grandi” dell’epoca, fra cui Silvio Sperti e Antonio
Berti, con il quale collaborò alla stesura del volume “Dolomiti Orientali”, edito nel 1928
per la collana “Guida dei Monti d’Italia”. Molto estesa risulta la sua produzione editoriale a
promozione del territorio e della cultura zoldana. Fu inoltre Accademico del C.A.I., uno dei
fondatori del sodalizio locale e socio storico della S.A.T.
Il suo nome è ricordato anche grazie alla Fondazione Angelini, ente che oltre a raccogliere
lo storico archivio di Angelini stesso, si prodiga per la promozione e la conoscenza dell’am-
biente e della cultura del mondo alpino.
strepitoso da cui si può ammirare tutta la Val di
Zoldo e lo sguardo può raggiungere le Dolomiti
cadorine e ampezzane, nonché le lontane Odle.
Il sentiero da seguire è il 532 e al bivio va tenuta
la sinistra, seguendo il ripido sentiero che sale
in vetta (1 h). Il Belvedere può essere raggiunto
anche con un sentiero attrezzato (valutare bene
in base alla propria preparazione e abitudine ai
sentieri esposti). In questo caso al bivio tenere
la destra (vedi it. successivo).
b) Per escursionisti esperti c’è la possibilità di
salire al rifugio per la via ferrata (vedi it. suc-
cessivo) e scendere quindi per l’itinerario qui
descritto, compiendo un’escursione davvero
remunerativa.
Cima de la Gardesàna
Tàmer Piccolo
Petorgnòn
Vant de le Forzèle
Cresta Sud
di San Sebastiano
La Sfinge
Sopra: mazza di tamburo (Macrolepiota procera),
uno dei prelibati regali del bosco
A sinistra: dal Piccolo Belvedere
verso l’altro versante della Val Prampèr
179178
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
ACCESSO
Da Forno di Zoldo (vicino alla chiesa) seguire le
numerose indicazioni per la Val Prampèr. Risalir-
la per qualche km, dapprima su asfalto e poi su
sterrato, fino allo slargo della località Castelàz,
dove si notano ampi spazi per parcheggiare e le
indicazioni per il Rif. Sora ‘l Sass.
itinerario
Dal parcheggio di Castelàz, proseguire lungo
la sterrata della Val Prampèr che diviene ben
presto asfaltata e risale lasciandosi sulla destra
uno squadrato invaso artificiale utilizzato per la
produzione di energia idroelettrica. Dopo circa
2 km si raggiunge il Pian de la Fòpa (1210 m,
30 min), punto di partenza per le navette che
nel periodo estivo conducono a Malga Prampèr
e parcheggio per chi giunge fin qui in auto.
Attraversare il ponte sul Torrente Prampèr e
seguire le indicazioni per il sent. 525 che risale
con buona pendenza, ma ben tracciato la parte
iniziale del Giaron de la Fòpa, che sale sulla
destra. Man mano che si sale, la vista sulla sot-
tostante Val Prampèr si amplia, con scorci de-
liziosi verso il Castello di Moschesìn e la Cima
de la Gardesana. Scostata si defila la gigantesca
Civetta, mentre il Pelmo sparisce alla vista dopo
i primi passi. Un ultimo faticoso strappo vicino
alle pareti di destra porta al bivio verso il Biv.
Carnielli-De Marchi (loc. Giaròn de la Pala dei
Làres, 1400 m, 30 min).
Tenere la sinistra (sent. 534), dapprima su trac-
Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì
Ultime roccette prima di entrare nel boscoL’attacco del tratto attrezzato
Il Rifugio Sora ‘l Sass può essere raggiunto
anche per un percorso decisamente più ardi-
to e selvaggio che risale lo zoccolo roccioso
sottostante la struttura stessa. L’itinerario è
attrezzato nei punti più esposti e rappresenta
una divertente opportunità per chi è avvezzo
a sentieri alpinistici e vie ferrate (kit da ferrata
consigliato, ma non necessario per i più esper-
ti). Assolutamente da evitare per chi non si sa
muovere su terreno esposto e instabile. Logico
completamento a questa straordinaria avven-
tura è il percorso attrezzato che sale dal rifugio
al Belvedere di Mezzodì, isolato cocuzzolo pa-
noramico che merita sicuramente tale nome.
Una comoda variante, che segue l’itinerario
precedente fino al rifugio, permette anche ai
meno esperti di godere ugualmente dello stra-
ordinario panorama di vetta.
Rif. Sora ‘l Sass
Sora ‘l Sass de Mezzodì
Casera di Mezzodì
Castelàz
Belvedere
Pian de la Fòpa Giaròn de la
Pala dei Làres
ValPrampèr
Valòn
Grand
Spiz NE
Spiz NO
Spiz Nord
Spiz di Belvedere
Forc. Belvedere
La Porta
)(
)(
TorrentePrampèr
534
534
525
532
532
532
533
534
Sentieroattrezzato
Sentieroattrezzato
Il ripido canale antecedente il primo tratto attrezzato
181180
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo
le. Seguire una cengia orizzontale ed entrare nel
piacevole bosco di faggi, sorbi e qualche abete
rosso. Il sentiero prosegue in falsopiano fino a
sbucare nei pressi del Rif. Sora ‘l Sass (1588 m,
2 h dalla partenza, fare attenzione a un ultimo
canalino friabile da superare).
Seguire ora le indicazioni per il Belvedere (sent.
532), proseguendo in lieve salita nel bosco
fino al bivio fra il sentiero attrezzato e quello
normale. Tenere la destra (sentiero attrezzato),
rimanendo per poco nel bosco e iniziando suc-
cessivamente a salire un canalone ripido ma
ben segnato che si inerpica sotto le pareti dello
Spiz di Belvedere. Proseguire quindi verso sini-
stra (breve cengia, fare attenzione) e salire fino
a sbucare al Giaròn dantre i Spiz (1800 m, 30
min dal rifugio), anfiteatro di ghiaie circondato
da vette che tolgono letteralmente il fiato.
Continuare a seguire le indicazioni per il Bel-
vedere, evitando la deviazione per Forcella la
Porta. Salire (scorcio verso gli Spiz sempre più
sorprendente) e seguire a sinistra una nuova
cengia attrezzata che aggira un pulpito roccioso,
portando al tratto attrezzato più impegnativo,
con una salita di circa 6-7 m, un canale da at-
traversare e una nuova cengia solo inizialmente
attrezzata. In breve si conquista così la cuspide
arrotondata del Belvedere di Mezzodì (1 h dal
rifugio), luogo semplicemente magico da cui si
può ammirare la Val di Zoldo in ogni suo det-
taglio, contornata dalle più lontane Dolomiti
Cadorine e Ampezzane, con lo sguardo che si
può spingere addirittura fino al Sella e alle Odle.
Per la discesa seguire le indicazioni “variante”,
con traccia che cala ripidissima verso est, in vista
della frana che dal Col Pelòs scarica verso la Val
de Dóa. In questo tratto fare attenzione, il terre-
no può essere scivoloso in alcuni punti, specie
con terreno bagnato.
La traccia rientra nel bosco e raggiunge rapida-
Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì
Crépa Nord
Crépa di Mezzo
Giaròn dantre i Spiz
Spiz Mary
Spiz de La Porta
Piccolo Corno del Doge
Il magnifico ambiente del Giaròn dantre i Spiz
cia che si avvicina alle pareti (cartellino azzurro
che indica “Sora ‘l Sass) e poi salendo legger-
mente fino alla base del ripido canalone che
rimane nascosto fino all’ultimo. Rimontare il ca-
nalone per una cinquantina di metri, seguendo
le tracce e gli ometti fra grossi massi, finché si
giunge alle indicazioni a sinistra e ai primi cavi
metallici. L’ambiente è angusto, racchiuso da
alte pareti, ricco del fascino che solo i luoghi
più appartati delle Dolomiti sanno elargire a chi
apprezza e cerca ancora lo
spirito d’avventura.
Risalire il primo tratto at-
trezzato, piuttosto ripido ma
ricco di appoggi e appigli, e
uscire su una stretta traccia
piuttosto esposta (fare at-
tenzione al ghiaino mobile
di alcuni tratti). Superare un
cordino di un paio di metri,
avanzare su cengetta e risalire l’ultimo tratto at-
trezzato nuovamente esposto ma ben fornito di
appigli. In totale ci sono circa 100 m di corde fis-
se da risalire, quasi sempre tese e in ottime con-
dizioni (anno 2016). Una panchina posta sotto
un tetto consente una sosta per contemplare
l’impressionante ambiente roccioso, con la co-
lorata parete che delimita il canalone dalla parte
opposta e le ardite punte degli Spiz che sbalor-
discono per il loro notevole slancio ascensiona-
0 3 4 85 6 71 2
1000
1200
1400
1600
1800
1900
Pian de la Fòpa
Rif. Sora ‘l SassRif. Sora ‘l Sass
Giaròn de la
Pala dei Làres
Giaròn dantre i Spiz
Belvedere
Casera di Mezzodì
Il primo strappo per salire verso il Belvedere
183182
Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì
Il Giaròn de la Fòpa
Sugli Spiz de Mezzodì-Prampèr è ubicato il ghiaione “più lungo” delle Dolomiti, un profondo
solco riempito di ghiaie che si sviluppa per oltre 1000 m di dislivello, scendendo dalla Forc.
Sagrona o del Coro (2118 m), incisa fra la Cima del Venier (2237 m) e la Cima del Coro
(2324 m). Come le altre colate detritiche, anche il Giaròn de la Fòpa, è il risultato della
naturale disgregazione delle rocce e dell’accumulo gravitazionale alla base delle pareti.
Queste strutture sono piuttosto instabili e nel caso di forti temporali può succedere che
le ghiaie scivolino a valle, talvolta con risultati anche disastrosi. Proprio questi sassi, nel
1966, hanno alimentato il trasporto solido del Torrente Prampèr, devastando l’abitato di
Forno di Zoldo.
I ghiaioni sembrano ambienti ostili, eppure ospitano molte forme di vita, piante e animali
in grado di adattarsi a un ambiente così
mutevole ed estremo. Fra gli anima-
li non è difficile osservare il fringuello
alpino (Montifringilla nivalis), il sordone
(Prunella collaris), il codirosso spazza-
camino (Phoenicurus ochruros) e il cul-
bianco (Oenanthe oenanthe). Ben più
rara è l’osservazione della pernice bian-
ca (Lagopus muta) e della salamandra
nera (Salamandra atra). Anche a livello
botanico non mancano le sorprese, ma
un fiore piuttosto comune da osservare
in questi ambienti è il papavero retico
(Papaver rhaeticum).
Sopra: papavero retico (Papaver alpinum)
Sotto: pernice bianca (Lagopus muta, foto Dario Bacchin)
mente il bivio e quindi il rifugio (40 min). Per la
discesa seguire il sent. 354 (via diretta più sem-
plice al Rif. Sora ‘l Sass, vedi it. precedente) e in
1,20 h fare ritorno a Castelàz.
varianti
Il Belvedere di Mezzodì può essere raggiunto
anche in maniera più semplice, evitando com-
pletamente i tratti attrezzati. Raggiungere il Rif.
Sora ‘l Sass per sent. 354 (vedi it. precedente,
1,30 h). Da qui risalire al Belvedere per la ri-
pida “variante” (descritta sopra per la discesa,
50 min) che al bivio sopra il rifugio porta verso
sinistra. Discesa fino al rifugio 40 min, fino a
Castelàz 2 h. In questo caso tempo totale circa
3,30 h.
Sopra a sinistra: passaggio su cengetta
dopo il Giaròn dantre i Spiz
Sopra a destra: in vetta al Belvedere
Sotto: il canalino da salire prima del Belvedere

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Escursioni in Val di Zoldo

  • 1. collanasentierid’autore 20 Escursioni in Val di Zoldo ideaMontagna editoria e alpinismo
  • 2. 76 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Questo libro io me lo immagino come una linea ondulata, un filo invisibile che contorna l’oriz- zonte che collega Conselve, il luogo in cui abito, ai profili del Pelmo e della Civetta, sagome che da qui si lasciano lontanamente contemplare nelle rare giornate in cui il freddo rende l’aria parti- colarmente cristallina. Lontananza o vicinanza? Senza alcun dubbio vicinanza, quella che unisce i due luoghi in cui sono nato, da una parte in senso fisico, dall’altra in senso escursionistico. I primi impacciati passi in montagna li ho mossi proprio in quel di Zoldo e guarda caso sempre grazie al mio paese natale, o meglio ai campi estivi organizzati dalla parrocchia e dai Padri Ca- nossiani, quasi come quel filo fosse stato inconsciamente tirato quando avevo solo 13 anni… beata gioventù! Impossibile dimenticare certi momenti, quegli scorci che da Palafavera si proiet- tavano verso il Pelmetto che si presentava talvolta infuocato, al crepuscolo, talvolta quasi vitreo, illuminato dalla pallida e fredda luce delle stelle e della Luna. La Civetta sembrava invece già più lontana, enorme e quasi inaccessibile, ma terribilmente attraente. E poi un sacco di altre cime minori di cui ignoravo il nome. La vita poi mi ha portato in giro per le montagne, fra i crinali, le valli e le cime delle mie amate Dolomiti, ma il cuore è sempre rimasto lì, in quell’angolo dei Monti Pallidi dove ho cominciato a consumare le suole degli scarponi, a sbucciarmi le ginocchia (e non solo!), ad apprendere i rudimenti dell’escursionismo e del sapersela cavare su ogni tipo di terreno. A Zoldo ho imparato a ringraziare il Creatore e/o la Natura, ognuno la vede un po’ come vuole, per avermi dato gam- be discretamente buone e una crapa notevolmente dura, un po’ quello che basta per “perdersi consapevolmente” fra i monti e per innamorarsene in maniera sconsiderata. Zoldo è stata la mia fortuna! Almeno secondo il mio punto di vista… Poi le vicende ti portano a fare e disfare cose diverse, finché il destino (o l’inconscio!) ti offre delle opportunità e ti porta delle idee “strane” e abbastanza vivaci. Eccomi quindi qui a tentare di restituire a Zoldo (e ai tanti compaesani con cui ho condiviso momenti unici) almeno una parte dell’immenso bagaglio emotivo che mi ha gratuitamente elargito allora e negli anni a divenire. Il primo libro non si scorda mai, è vero, ma un’opera dedicata alla “mia valle” è il coronamento di un grande sogno, forse davvero troppo grande per le limitate capacità che mi ritrovo. Mi sento onorato e al contempo impaurito, vorrei tanto che le mie relazioni e le mie foto aiutassero gli escursionisti a scoprire o “ri”scoprire queste montagne, ma tremo all’idea di aver dimenticato qualcosa, di essere stato involontariamente impreciso, di ritrovarmi a fare qualche torto a quelle che io sento “le mie montagne”. Una responsabilità. Non mi resta che augurare ai lettori di ritrovare fra queste righe l’anima del “mio Zoldo”, voglio illudermi che le pagine trasudino tutta l’emozione che questa valle mi sa sempre regalare. Buone escursioni, vedrete che la Val di Zoldo vi sorprenderà e vi ruberà il cuore… Denis Perilli INTRODUZIONE Antelao Pelmo Pelmetto PASSO STAULANZA Croda da Lago Cima della Busazza Moiazza Sud Lastia di Framònt Moiazza Nord San Sebastiano PASSO DURÀN Tàmer Spiz de Mezzodì Cima de la Serra Sassolungo di Cibiana Monte Rite Spiz de Pònta Cima di Prampèr Rif. Pramperét Talvèna Cime de Zità Castello di Moschesìn Cima delle Sasse Spiz de Zuèl Civetta Cima Coldài Cròt V a l d e l B o i t e V a l d i Z o l d o AGORDO ALLEGHE SELVA DI CADORE ZOPPÈ DI CADORE FORNO DI ZOLDO FUSINE ZOLDO ALTO PECÒL LONGARONE SAN VITO DI CADORE BORCA DI CADORE VODO DI CADORE Sforniòi Malga Prampèr Rif. Pian de Fontana Rif. Sora ‘l Sass Rif. Bosconero C.ra de la Grava Rif. Città di Fiume Rif. Croda da Lago Rif. Coldai Rif. Tissi Rif. Palafavera Rif. Vazzoler Rif. Venezia Rif. Talamini Rif. Dolomites Rif. Remauro Rif. Passo Staulanza Rif. Tomè Rif. San Sebastiano Rif. Carestiato FORC. CIBIANA LA VALLE AGORDINA Baita Angelini 001 027 026 025 024023 022 021 020 019 018 017 016 015 014 013 012 011 010 009 008 007 006 005 004 003 002 l Carta generale Le escursioni qui proposte coprono tutto il territorio della Val di Zoldo e i suoi gruppi montuosi, sconfinando spesso anche sui versanti rivolti verso l’Ampezzano, il Cadore e l’Agordino. Ai percorsi più noti e turistici affacciati su Pelmo e Civetta, si aggiungono itinerari più selvaggi e a volte quasi sconosciuti che si inerpicano sui pendii dei cosiddetti “monti minori” di Zoldo. La Val di Zoldo è una vera miniera per gli escursionisti che qui possono trovare percorsi di tutte le lunghezze e difficoltà, nonché spunti per osservazioni geologiche, paleontologiche, naturali- stiche e storiche. La sua posizione inoltre la rende facilmente accessibile per chi proviene dalla pianura veneta e può così compiere escursioni giornaliere, anche se si consiglia vivamente di pernottare in zona per poter così godere appieno delle possibilità offerte da questo angolo straordinario dei “Monti Pallidi”.
  • 3. 98 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo l Indice INDICE • Prefazione 5 • Introduzione 6 • Carta generale 7 • La Val di Zoldo 10 • Guida alla consultazione 22 • In caso di emergenza: come effettuare una chiamata di soccorso 24 • Come arrivare 25 • Informazioni e numeri utili 25 • Cartografia 26 • Bibliografia 26 • Ringraziamenti 26 • Avvertenze 27 UNO • CIVETTA-MOIAZZA 23 1 • Lago Coldài 38 1 • Il drago del Lago 43 2 • Rifugio Tissi e Col Reàn 44 1 • Alpinismo sulla Nord Ovest 49 3 • Monte Cròt 50 1 • Pino mugo e ontano verde 53 4 • Malghe Vescovà e Fontanafredda 54 1 • L’uomo e i pascoli 58 5 • Spiz de Zuèl 59 1 • Il Torrente Maè 63 6 • Bivacco Grisetti 66 1 • I Vant e le morfologie glaciali 71 7 • Rifugio Carestiato 74 1 • L’innalzamento delle Dolomiti 81 8 • Dalla Moiazza al Rif. Vazzoler 82 1 • Le due leggendarie torri 88 DUE • PELMO 89 9 • Rifugio Città di Fiume 97 1 • Erbe velenose 101 10 • Dal Pelmo alla Croda da Lago 102 Un innovativo sistema di protezione capillare e globale: Rete Natura 2000 105 11 • Sconfinando verso Mondeval 107 1 • L’uomo di Mondeval 113 12 • Le impronte di dinosauro 114 1 • Sognando fra vuoti paurosi, antichi dinosauri e un pizzico di magia 118 13 • Giro del Pelmo 120 1 • John Ball e Paul Grohmann 124 14 • Rifugio Venezia 126 1 • Dolomiti UNESCO 132 15 • Spiz de Pònta da Costa 133 1• IlrifabbricodiCosta 138 16 • Monte Rite 139 1 • Le opere militari del Rite 146 TRE • BOSCONERO 147 17 • Giro degli Spiz de San Piero 153 Distribuzione altimetrica della flora dolomitica 158 18 • Rifugio Casera Bosconero 162 1 • Il Lago di Pontesèi 167 QUATTRO • MEZZODì-PRAMPèR 169 19 • Rifugio Sora ‘l Sass 173 1 • Giovanni Angelini 176 20 • Belvedere di Mezzodì 177 1 • Il Giaròn de la Fòpa 183 21 • Bivacco Carnielli-De Marchi 184 1 • Il Bivacco Carnielli-De Marchi 189 22 • Val Prampèr 190 1 • Il Casel del Pian dei Aunìz 196 CINQUE • San Sebastiano-Tàmer 197 23 • Van de Càleda 201 1 • Origine della flora dolomitica 208 24 • Giro del San Sebastiano 210 1 • La Dolomia Principale 215 25 • Dal Duràn al Pramperét 216 1 • Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: la gestione di un Parco “che funziona” 220 SEI • Canàl 223 26 • Val del Grìsol e Valle dei Róss 227 1 • La foresta della Valle del Grìsol 234 27 • Val Costa dei Nass 235 1 • Tempi passati 240 SETTE • ANELLO ZOLDANO 241 28a • Prima tappa 244 28b • Seconda tappa 246 28c • Terza tappa 248 28d • Quarta tappa 250 28e • Quinta tappa 252 28f • Sesta tappa 254 La maestosa Civetta dal Monte Rite
  • 4. 3736 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo PARTENZA: Palafavera (1550 m) QUOTA MINIMA: 1550 m QUOTA MASSIMA: 2191 m LUNGHEZZA: 12 km DISLIVELLO: 910 m TEMPO: 4,20 h DIFFICOLTà: E PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Palafavera, Malga Pioda, Rif. Coldai ACQUA: sì (Malga Pioda) PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre FREQUENTAZIONE: alta FAMIGLIA: >6 Il Lago Coldài 001 Civetta-Moiazza l Lago Coldài Lago Coldài Magici riflessi nel “lago del drago” 37 Rif. Tomè (1601 m) It. 07, 08 - Posizionato al Passo Duràn, ai piedi della Moiazza e del San Seba- stiano. Servizio di ristoro e pernottamento. Tel. 346 4165461. www.rifugiopassoduran.it, info@rifugiopassoduran.it Rif. San Sebastiano (1605 m) It. 07, 08 - Ubicato al Passo Duràn, valico fra Zoldo e l’Agordino. Servizio di ristoro e pernottamento. Tel. 0437 62360. www.passoduran.it, info@passoduran.it Ristoro Pian del Crep (1765 m) It. 05 - Si trova sul dosso del Pian del Crep. Servizio di ristoro. Tel. 0437 788605. www.ristorobepi.com Malga Pioda (1816 m) It. 01, 02 - Situata sopra Palafavera, ai piedi della Civetta, sul sentiero che sale verso il Rif. Coldai. Servizio di ristoro. Malga Fontanafredda (1768 m) It. 04 - Fra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina, in Comune di Selva di Cadore, facilmente raggiungibile su strada dal Passo Staulanza. Servizio di ristoro. Tel. 338 3805043. Malga Boi-Vescovà (1740 m) It. 04 - Detta anche Monteboi Vescovà è ubicata fra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina, in Comune di Selva di Cadore. Facilmente raggiungibile su strada dal Passo Staulanza. Servizio di ristoro. Tel. 329 0935739. Bivacco Grisetti (2100 m) It. 06 - Ubicato sulla soglia del Vant de la Moiazza. Proprietà del CAI Sezione di Trecenta, 9 posti, acqua presente nelle vicinanze a seconda delle condizioni stagionali.
  • 5. 3938 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo ge la Malga Pioda (1816 m secondo la cartellonistica locale, 1892 m secondo la cartografia). La struttura offre, oltre ai prodotti locali, servizio di ristoro. Presente una fontanella d’acqua. Proseguire sulla mulattie- ra che, fra i pascoli, punta inizialmente verso la Cima Coldai per poi dirigersi, con alcune svolte, verso sud (sent. 556). Qui numerose tracce consentono di ta- gliare il tracciato principale e di evitare le numerose curve dello stesso. Ci si porta quindi su un tratto estremamente panoramico, con ampia veduta su tutte le vette zoldane, nonché verso i Monfalconi-Spalti di Toro (Dolomiti Friulane), Sorapìs e Dolomiti Ampezzane. Il sentiero piega ora verso destra e costeggia un’ampia muraglia verticale, propag- gine orientale delle Crepe sòra Pioda. Osservando con attenzione fra queste rocce, con un po’ di fortu- na si possono scorgere le rare e meravigliose fioritu- re del raponzolo di roccia. Nel dirupo sottostante non Civetta-Moiazza l Lago Coldài 1500 1600 1800 2100 1700 1900 2000 2200 0 5 6 7 8 9 1210 1141 2 3 Lago Coldài Malga Pioda Malga Pioda Forc. Coldài Rif. Coldai Rif. Coldai Forc. Coldài Sopra: i Torrioni delle Ziolère dal Rif. Coldai (foto Andrea Greci) Sotto: il Lago Coldài dall’omonima forcella Il Coldài rappresenta da sempre una delle mete escursionistiche classiche dello Zoldano. Basta giungere alla forcella sopra il rifugio e lanciare lo sguardo appena al di là per capire il motivo di tale successo, con il meraviglioso specchio d’acqua che fa da morbido poggio alla verticalità della grande Civetta. Luogo leg- gendario, in cui il contrasto fra le verdi pendici di Cima Coldài e la gigantesca e ruvida “parete delle pareti” fanno sentire veramente piccoli e rispettosi nei confronti della montagna. ACCESSO Il punto di partenza classico per la salita al Col- dài è Palafavera, località posta fra Pècol di Zoldo Alto e il Passo Staulanza. Ampio parcheggio e punto ristoro all’omonimo rifugio-hotel. itinerario Dal parcheggio di Palafavera incamminarsi ver- so valle e, alla fine del largo spiazzo, seguire la strada bianca verso destra con le chiare indi- cazioni per il Coldài (sent. 564, Alta Via delle Dolomiti n. 1). La sterrata, chiusa al traffico, sale senza troppi strappi e con pendenza costante nel bosco misto, con suggestiva vista verso il vi- cino Pelmetto, che si mostra via via sempre più imponente man mano che si guadagna quota. Il percorso risulta “obbligato”, tranne in un breve tratto dove una scorciatoia su erba (pista da sci), permette di evitare un ampio tornante. Il pano- rama comincia ad allargarsi verso Pècol, l’alta Val di Zoldo, le vette del Bosconero e i profili appuntiti degli Spiz de Mezzodì. La strada sale quindi con un rettilineo sotto il Col de la Traver- sa, con ampio panorama verso il Pian del Crep e soprattutto il maestoso versante orientale del- la Civetta, proteso verso sud a incontrare i con- trafforti della Moiazza. Un ultimo curvone verso sinistra, seguito da uno verso destra dove arriva una teleferica e un ulteriore breve rettilineo ed ecco che, dopo 1 h dalla partenza, si raggiun- Lago Coldài Torrente Maè Rio Canedo Pècol Nuovo Pècol Vecchio ValPosedera Rif. Palafavera Rif. M. PelmoCima Ovest di Coldài Torrioni delle Ziolère Malga Pioda Rif. Coldai Forc. Coldài )( Chalet Col dei Baldi Col Marino Pian di Pezzè Malga Boi-Vescovà Malga Fontanafredda Rif. Passo Staulanza Torre Coldài Monte Cròt Col Negro di Coldài Torre d’Alleghe 568 472 474 568 561 564 498 556 560 557 564 4
  • 6. 4140 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo della Torre Coldài. Assolutamente consigliato compiere il giro del lago, percorso con modesti dislivelli che richiede circa 20 min. Il ritorno avviene per il percorso seguito all’an- data in circa 2 h, oppure, per chi avesse voglia di allungare il tragitto, per la “variante b” di seguito descritta. varianti a) Per chi sa muoversi su terreno ripido e facili roccette è imperdibile la salita alla Cima Coldài Est (2403 m), pulpito panoramico strepitoso che regala una vista verso la Civetta davvero unica. Dal rifugio seguire verso il lago e dopo pochi minuti seguire le indicazioni a destra. La traccia su erba è inizialmente flebile e a tratti ripida, divenendo ben presto chiara, su bellissi- ma prateria alpina a est della vetta. Ci si avvicina infine a una paretina, si risale un breve sentie- ro a brevi e stretti tornanti e si conquistano le ultime roccette in facile arrampicata (fare co- munque attenzione). La vetta, raggiungibile in 40 min, è occupata da una grande croce, non molto lontana svetta anche la “gemella” cima ovest (2396 m). La discesa può avvenire per la stessa via oppure in 30 min direttamente verso il lago, scendendo per l’evidente ripida traccia (attenzione). Alla fine del canalino seguire una delle varie e non sempre chiare tracce che scen- dono. Presenti preziose fioriture di stella alpina e cinquefoglia delle Dolomiti. b) Ritorno per Malga Boi-Vescovà. Proposta, con tratto su asfalto, per chi vuole allungare il percorso di ritorno. Dal rifugio scendere fino a Malga Pioda e seguire quindi le indicazioni e la sterrata per il Col dei Baldi (sent. 561, Alta Via delle Dolomiti n. 1). In vista della stazione degli impianti di risalita tenere a destra, seguen- do sempre il sentiero e scendendo alla Malga Boi-Vescovà (1740 m, anche Casera Vescovà o Bela Mont in cartografia). Da qui per comoda stradina (vedi it. 04) scendere fino al tornante posto sotto Forc. Staulanza e seguire la SP251 (brevi scorciatoie) fino a Palafavera (2,40 h). Civetta-Moiazza l Lago Coldài Il drago del lago Una leggenda locale narra che le sponde del Lago Coldai fossero la tana di un mostruoso drago dagli occhi rossi come il fuoco, dotato di una lingua nera e potenti ali. Il suo volo, raro e sovente diretto verso la Marmolada, non era di buon auspicio, premonitore di catastrofi, calamità e tempi tristi. Si narra di un suo spostamento anche prima della notte dell’undici gennaio 1771, data in cui la frana del Monte Piz sbarrò il corso del Cordevole generando il Lago d’Alleghe. Pagina precedente: salendo verso Cima Coldài Est Sopra: le ultime roccette sommitali Pagina successiva: spettacolare visione di Coldài e Civetta dalla Cima Coldài Est è raro scorgere (e sentire) esemplari di mar- motta che popolano le magre e ripide praterie che calano verso i boschi di Pècol. Non resta ora che risalire i tornanti di un ripido, ma breve, valloncello sassoso che adduce all’arrivo della teleferica del rifugio. Aggirare un costone che domina la Val delle Ziolère e raggiungere il Rif. Sonino al Coldài (2132 m, 2 h dalla partenza). Da qui la vista verso il corpo principale della Civetta è in parte preclusa, dal lato nord della Torre Coldài e dai sottostanti e modesti Torrio- ni delle Ziolère. Risalire ora l’evidente e unico sentiero che punta verso ovest, attraversando verdi praterie particolarmente ricche di fioriture nel periodo estivo. Tralasciare le indicazioni per Cima Coldài (a destra) e Sent. Tivan-Ferrata de- gli Alleghesi (a sinistra) e proseguire, risalendo il breve impluvio sassoso (traccia sia a destra che a sinistra) che, in 15 min, porta ai 2191 m di Forc. Coldài. La vista è semplicemente sen- sazionale, in basso scintilla la perla azzurra del Lago Coldài (2143 m), oltre si materializzano ben riconoscibili le forme della Marmolada e del Sella. A destra troneggia vicinissima la spalla erbosa della bipartita vetta della Cima Coldài, mentre a sinistra lo scorcio verso la grande mu- raglia della Nord Ovest della Civetta lascia senza fiato. La vista della “parete delle pareti” (così è universalmente nota in ambito alpinistico) è ancora più “mostruosa” se si scende al lago o ancor più se si risalgono i modesti contrafforti che contengono il bacino stesso nel versante opposto. Non resta ora che scendere (5 min, numerose tracce) e fermarsi a contemplare questo piccolo angolo di paradiso dolomitico. Lo specchio d’acqua, largo circa 120 e lungo 250 m, è stato “scavato” dall’azione di un’an- tica lingua di ghiaccio che scendeva dalla base
  • 7. 153152 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo PARTENZA: Pian de Levìna (1200 m) QUOTA MINIMA: 1200 m QUOTA MASSIMA: 1895 m LUNGHEZZA: 12 km DISLIVELLO: 869 m TEMPO: 4,45 h DIFFICOLTà: E PUNTI DI APPOGGIO: Agriturismo Pian del Levina, Baita darè Copàda, Baita Deona, Rif. Remauro ACQUA: no PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre FREQUENTAZIONE: bassa FAMIGLIA: no Spiz de San Piero e Pala Anziàna dal Rif. Bosconero 017 Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero Giro degli Spiz de San Piero Solitari pendii sopra Forcella Cibiana 153 Punti d’appoggio Rif. Casera Bosconero (1457 m) It. 17 - Situato su una splendida radura alla testata della Val de Bosconero, ai piedi della Rocchetta Alta. Proprietà del CAI Sezione di Val di Zoldo. 24 posti letto, 10 posti di emergenza su tavolato, 4 posti ricovero di fortuna. Tel. 0437 787346 - 338 3713870. mbosconero@libero.it Agriturismo Pian del Levìna (1212 m) It. 18 - Sorge in loc. Pian de Levìna, 16 Cornigian, lungo la strada che da Forno di Zoldo sale alla Forc. Cibiana. Servizio di ristoro. Tel. 340 1589118. Baita darè Copàda (1856 m) It. 18 - Posizionata sul versante meridionale degli Spiz de San Piero. Ricovero ben tenuto ma spartano, senza posti letto. Baita Deona (1857 m) It. 10 - Si trova presso Forcella Cibiana. Offre servizio di ristorante e pernotta- mento. Tel. 0435 540169, 347 1678538. www.baitadeona.it, info@baitadeona.it Rif. Remauro (1536 m) It. 18 - Vedi cap. 2. Sasso di Toanella e Rocchetta Alta dal Monte Rite
  • 8. 155154 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo che oramai da molti anni è un rifugio gestito). In 3 min si raggiungono i cartelli di legno della loc. Val del Mulàt (1493 m) che segnalano la direzione da seguire per il sent. 485, nonché altre indicazioni da tralasciare. Qui, come in altri punti del percorso, si rinvengono le segnalazio- ni del CAI Sezione Val di Zoldo che sconsiglia- no la discesa per la non più sicura Forc. de le Ciavažole (anno 2016). Poco più avanti, sulla sinistra, si trova una piccola pozza d’acqua, utile “strumento” per conoscere la fauna della zona, luogo in cui gli animali che vanno ad abbeve- rarsi lasciano le proprie impronte impresse nel fango delle rive. La vegetazione ben presto cambia, con domi- nanza di abeti rossi di considerevoli dimensioni e numerosi tronchi completamente sradicati. Pure la pendenza varia, con una serie di ser- pentine che, fra larici, sorbi degli uccellatori e pini mughi portano verso un tratto che offre estesi panorami su tutta la Val di Zoldo, con Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero Sopra: le turrite punte degli Spiz de San Piero emergono da una coltre di mughi Sotto: Baita darè Copàda Le modeste alture degli Spiz de San Piero, de- filate a occidente rispetto il corpo centrale del Gruppo del Bosconero, rappresentano un soli- tario ballatoio panoramico sul cui lato meridio- nale si delinea un sentiero sospeso pressoché orizzontale nonché spettacolare. Per raggiun- gerlo vi sono varie possibilità, l’ipotesi anulare qui descritta è quella che permette di godere di tutte le bellezze dei luoghi, ma contempla, come dazio da pagare, un tratto di discesa su strada asfaltata. ACCESSO Da Forno di Zoldo seguire le indicazioni per For- cella Cibiana e superare l’abitato di Fornesighe. Subito prima di Cornigiàn, su un ampio curvo- ne, si trova a destra l’Agriturismo Pian del Levi- na, parcheggiare sul lato opposto della strada. itinerario Dal parcheggio scendere per un centinaio di metri lungo la strada in direzione Zoldo fino al cartello che sulla sinistra indica “sent. 485, Casera Castelìn, Baita darè Copàda e Rif. Bo- sconero”. Salire i primi metri su traccia incerta (zona di pascolo recintata, ricordarsi di chiudere i ganci delle recinzioni), fino a raggiungere una sterrata che sale ripida verso destra (sent. 485). La stradina ben presto si restringe e diviene un sentiero poco battuto che prosegue in costa in un bosco piuttosto umido, fino a raggiungere una strada bianca che sale dalla SS347, dal trat- to fra Cornigiàn e Forc. Cibiana. Delle indicazio- ni (sempre sent. 485) salgono dritte, conviene ripiegare sulla destra e incamminarsi sulla co- moda forestale che si inoltra in uno spettacolare bosco dominato dai faggi. In circa 1 h dalla par- tenza si raggiunge la Casera Castelìn (1504 m). Passare dietro la malga e i ruderi di una vecchia stalla e proseguire in lieve discesa sul sent. 485 (vecchio cartello giallo, indicazioni per Forc. de le Ciavažole e Biv. Casera Bosconero, struttura Baita Deona Quatre Tabià Casera Copàda AltaCasera Copàda Bassa Casera Castelìn Pian d’Angiàs VizadeSanLorenzoColde la Roa Cornigiàn Baita darè Copàda Agriturismo Pian del Levina Rif. Remauro Forc. Cibiana Viza de Tamarìl Forc. de le Ciavažole )( Sforniòi di Mezzo Sforniòi Nord Torre CanpestrinCime de la Pala Anziana Spiz de San Piero Castelìn Spiz de Copàda I Usèlóin Torrente Cervegana 483 482 485 481 483 485 485 485 482-485 494 479
  • 9. 157156 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo più settentrionali del Gruppo del Bosconero. Riprendere il sentiero, fra faggi, abeti bianchi e aceri montani, e scendere fino a incrociare una forestale (30 min dalla casera, indicazioni per Cas de la Ronces). Proseguire in comoda disce- sa, a un bivio svoltare a destra e, in 10 min, rag- giungere l’accogliente Baita Deona (1528 m) e sbucare a Forc. Cibiana (1530 m, poco a destra, dall’altra parte della strada si trova anche il Rif. Remauro). Non resta ora che scendere, facen- do attenzione, per 4 km ai margini della strada asfaltata e tornare al punto di partenza (45 min). varianti Per chi volesse evitare il tratto di strada asfalta- ta si può suggerire di percorrere, da Baita darè Copàda, il sentiero di salita a ritroso. Tale ipote- si fa però perdere la possibilità di camminare in un tratto di bosco davvero interessante e di mancare lo splendido panorama che si gode dalla Casera Copàda alta. Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero Sopra: il Sassolungo di Cibiana Sotto: Casera Copàda alta la singolare visione del Lago di Pontesèi che si materializza 800 m più in basso. Fare mol- ta attenzione, il sentiero è agevole, nonostante le radici dei mughi, ma il salto verso destra ri- chiede di evitare distrazioni. Sì è ormai giunti sotto le rocce sommitali e dirupate degli Spiz de San Piero (2084 m) e la traccia si dispiega pianeggiante sull’ampio ballatoio meridionale degli Spiz stessi. Il panorama è sbalorditivo, con una visuale incredibile verso le principali cime del Bosconero che si elevano, a protezione dell’apparentemente lontano Rif. Casera Bosco- nero. Solo all’ultimo istante appare la sagoma della Baita darè Copàda (1856 m, 2,10 h dalla partenza). La modesta struttura, che può fun- gere da spartano bivacco (non ci sono letti), è opera di volontari della Val di Zoldo e una targhetta in- terna indica novembre 1990 come termine dei lavori. Proseguire sempre in fal- sopiano sul panoramico sentiero in direzione nord est, puntando verso la verde sommità delle Cime de la Pala Anziàna (2023 m), fino alla loc. Le Calades (1858 m, 20 min dalla baita). Qui si stacca un sentiero che scen- de al Rif. Casera Bosconero. Avanzare sempre sul sent. 485 e in 10 min giungere al Pian d’Angias (1870 m). Sa- lire leggermente e a un bivio tenere la destra (segnavia bianchi e rossi), a sinistra si stacca una traccia ingannevole che porta a un punto panoramico. Da qui appare bellissimo il Piz de Copàda (1999 m), con la sua slanciata forma triangolare e le compatte rocce rossastre. Scendere ora su sentiero moderatamente ripido, superare dei resti in muratura e in 10 min giun- gere al bivio per Forc. de le Ciavažole e Forc. Bela. Proseguire su sent 483 (anche Alta Via n. 3), con ontani verdi che testimoniano l’umidità del versante e larici secolari che in autunno si tingono di inverosimili tinte dorate. In 20 min si giunge nei pressi della Casera Copàda alta (1692 m). Consigliata una breve deviazione per scendere alla struttura di recen- te ristrutturata e accompagnata da un’enorme stalla. Meravigliosa la vista verso il Sassolungo di Cibiana (2413 m), le Crode Sora Ru Storto (2199 m) e la Croda de Cuz (2202 m), ossia i rilievi 0 4 5 6 127 8 9 10 111 2 3 1200 1400 1700 1300 1500 1600 1800 1900 Baita darè Copàda Casera Castelìn Le Calades Pian d’Angias Casera Copàda alta Baita Deona Forc. Cibiana Cornigiàn Impronte di volpe nei pressi della pozza d’acqua nel bosco
  • 10. 159158 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero vegetano dove si instaurano condizioni microstazionali favorevoli (es. suolo più profondo, scioglimento della neve anticipato). Nel piano subalpino quindi gli alberi crescono raggrup- pati, motivo per cui la foresta subalpina risulta costituita da piccoli boschetti autonomi, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, separati da praterie. Mentre nel piano montano gli alberi sono in competizione fra loro, nel piano subalpino devono collaborare per superare le condizioni più difficili. Questo mutuo aiuto avviene sia a livello radicale che di chioma, con le radici che si intrecciano a formare collegamenti (anastomosi) e le parti alte che unite creano protezione ai forti venti. Le condizioni più difficili del piano subalpino si ripercuotono anche sulla velocità di crescita: un abete rosso ad esempio per raggiungere i 2 m di altezza impiega 5-10 anni a 1200 m, mentre oltre i 2000 m impiega anche 25- 30 anni. • Piano alpino. Si sviluppa da 2200 a 2800 m. Caratterizzato da clima freddo, ospita arbusteti contorti in basso e praterie alpine sommitali. Nella parte inferiore (appena sopra o entro il limite superiore del bosco) le specie dominanti in ambiente calcareo sono il pino mugo (Pinus mugo), l’erica carnicina (Erica carnea) e il rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Lungo i versanti umidi (anche su terreni silicei) prolifera l’ontano verde (Alnus viridis). La prateria alpina rappresenta l’unica associazione vegetazionale montana para- gonabile alla tundra artica. I periodi vegetazionali a queste altitudini superano raramente i tre mesi, per questa ragione le piante sono spesso sempreverdi per non sprecare tempo prezioso in primavera per la formazione di foglie. A causa dei forti venti molte piante cre- scono appiattite al terreno e non raggiungono un’altezza superiore ai 20 cm, formando dei cuscinetti (es. sassifraghe). A queste quote (solo su terreni calcarei e dolomitici) troviamo uno dei simboli delle Dolomiti, la stella alpina (Leontopodium alpinum). Questo piano, sia nella parte inferiore che in quella superiore ospita una gran varietà di fiori colorati. • Piano nivale. Si sviluppa oltre i 2800 m. Visto il clima estremamente rigido, ma soggetto nei mesi estivi a insolazione diretta che porta sbalzi termici enormi, gli unici vegetali in grado di sopravvivere sono alcuni muschi e licheni che incrostano le rocce. Genziana di Koch (Gentiana acaulis) Pigna di larice (Larix decidua) I licheni riescono a sopravvivere anche alle quote più elevate Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum) Acetosella (Oxalis acetosella), tipica del sottobosco submontano Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) Distribuzione altimetrica della flora dolomitica Per descrivere la flora delle zone montane usualmente si fa riferimento ai piani altitudinali cioè delle fasce di altitudine caratterizzate da vegetazione omogenea e a ecologia simi- le o reciprocamente compatibile. Le quote che delimitano un piano altitudinale vengono chiamate orizzonti. Le fasce di vegetazione possono variare anche notevolmente e trovarsi a quote differenti a seconda della collocazione geografica. Questa concisa interpretazione della distribuzione naturale della vegetazione non tiene conto dell’intervento umano che spesso ha introdotto nuove specie, piantato alberi a quote diverse da quelle ottimali ed eliminato altre per far spazio ai pascoli. Per quanto concerne Zoldo e le Dolomiti in generale, i piani altitudinali da considerare sono: • Piano collinare. Si sviluppa da 200 a 600 m. Dominano le latifoglie: carpino nero (Ostrya carpinifolia), roverella (Quercus pubescens), sorbo montano (Sorbus aria). È marginalmente rappresentato nella bassa Val di Zoldo, nel Canàl. • Piano submontano. Si estende dai 600 ai 900 m. L’albero dominante è il faggio (Fagus sylvatica), talvolta associato all’abete bianco (Abies alba) o al pino silvestre (Pinus sylve- stris). Il faggio è una splendida latifoglia che raggiunge i 40 m di altezza e ha la corteccia liscia con macchie grigie. Le prime foglie primaverili sono di un caratteristico colore verde acido. Ampie faggete si trovano nella media Val di Zoldo. L’abete bianco può raggiungere i 50 m di altezza e superare gli 80 anni d’età. Le sue foglie sono persistenti e costituite da aghi appiattiti inseriti singolarmente sui rametti come i denti di un doppio pettine. Gli stessi sono lunghi circa 1,5-3 cm con la punta arrotondata, non pungente e i margini lisci. La pagina superiore è di colore verde scuro, mentre quella inferiore presenta due caratteristiche linee parallele biancastre. Altre specie rappresentati- ve sono l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus) e l’ontano grigio (Alnus incana). • Piano montano. Si sviluppa da 900 a 1600 m, anche se le condizioni locali spesso lo traslano più in alto. La specie arborea dominante è l’abete rosso o peccio (Picea abies), un albero slanciato, dalla forma conica regolare e dalla corteccia liscia e marrone che si fessura con l’età. È facilmente riconoscibile per i suoi aghi verde chiaro e pungenti, inseriti a spirale attorno i rami. I coni (pigne) sono lunghi, pendenti, provvisti di squame arrotondate e matu- rano in autunno. I fiori maschili sono gialli, quelli femminili rossi ed eretti. I boschi di abete rosso puri sono meno luminosi di quelli misti, per questo il sottobosco è più povero di specie: il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) è la più comune. Il piano montano è il settore altitudi- nale perfetto per la crescita della foresta, con stagione vegetativa sufficientemente lunga e condizioni di suolo e temperatura favorevoli. Le foreste montane hanno quindi una co- pertura della volta pressoché continua, assenza di radure naturali e un’elevata biodiversità. • Piano subalpino. Si estende dai 1600 ai 2200 m. È il regno del larice (Larix decidua) e nelle fasce inferiori è ancora presente il peccio. Il larice è un albero dalla crescita molto ra- pida e vita piuttosto breve, cresce anche su terreni poveri e ha bisogno di molta luce. I suoi aghi sono di colore verde chiaro e di consistenza tenera, si presentano in ciuffi sui germogli corti, solitari invece sui germogli lunghi. In autunno gli aghi si colorano d’arancione creando magiche atmosfere e poi cadono. A queste quote le condizioni divengono più difficili, con temperature più basse, suoli su- perficiali e corta stagione vegetativa. Come conseguenza il numero di specie diminuisce e la copertura degli alberi è discontinua, con aree boscate alternate a radure. Qui gli alberi
  • 11. 177176 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo PARTENZA: Castelàz (996 m) QUOTA MINIMA: 990 m QUOTA MASSIMA: 1964 m LUNGHEZZA: 8 km DISLIVELLO: 1213 m TEMPO: 5 h DIFFICOLTà: E PUNTI DI APPOGGIO: EEA (EE per variante non attrezzata) ACQUA: no PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre FREQUENTAZIONE: media FAMIGLIA: no Civetta, Spiz de Zuèl, Val di Zoldo, Spiz de Pònta e Pelmo dal Belvedere di Mezzodì (foto Andrea Greci) 020 Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì Belvedere di Mezzodì Un incredibile pulpito da cui ammirare l’intera valle 177 Giovanni Angelini Camminando per Zoldo ci si può imbattere nel ricordo della figura di Giovanni Angelini, a cui sono stati dedicati il sentiero ai piedi della Moiazza, la cengia che scende dalla Cima Moiazza Est verso la Forcella delle Nevère, il ricovero sotto il San Sebastiano e il Rif. Sora ‘l Sass sugli Spiz de Mezzodì. Angelini nacque a Udine nel 1905, figlio di madre zoldana e padre friulano divenne medico di successo, ma il suo nome è ricordato per la passione esplorativa che trovò sfogo specie fra i monti di Zoldo. Egli fu alpinista ed escursionista, andava spesso in compagnia di altri “grandi” dell’epoca, fra cui Silvio Sperti e Antonio Berti, con il quale collaborò alla stesura del volume “Dolomiti Orientali”, edito nel 1928 per la collana “Guida dei Monti d’Italia”. Molto estesa risulta la sua produzione editoriale a promozione del territorio e della cultura zoldana. Fu inoltre Accademico del C.A.I., uno dei fondatori del sodalizio locale e socio storico della S.A.T. Il suo nome è ricordato anche grazie alla Fondazione Angelini, ente che oltre a raccogliere lo storico archivio di Angelini stesso, si prodiga per la promozione e la conoscenza dell’am- biente e della cultura del mondo alpino. strepitoso da cui si può ammirare tutta la Val di Zoldo e lo sguardo può raggiungere le Dolomiti cadorine e ampezzane, nonché le lontane Odle. Il sentiero da seguire è il 532 e al bivio va tenuta la sinistra, seguendo il ripido sentiero che sale in vetta (1 h). Il Belvedere può essere raggiunto anche con un sentiero attrezzato (valutare bene in base alla propria preparazione e abitudine ai sentieri esposti). In questo caso al bivio tenere la destra (vedi it. successivo). b) Per escursionisti esperti c’è la possibilità di salire al rifugio per la via ferrata (vedi it. suc- cessivo) e scendere quindi per l’itinerario qui descritto, compiendo un’escursione davvero remunerativa. Cima de la Gardesàna Tàmer Piccolo Petorgnòn Vant de le Forzèle Cresta Sud di San Sebastiano La Sfinge Sopra: mazza di tamburo (Macrolepiota procera), uno dei prelibati regali del bosco A sinistra: dal Piccolo Belvedere verso l’altro versante della Val Prampèr
  • 12. 179178 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo ACCESSO Da Forno di Zoldo (vicino alla chiesa) seguire le numerose indicazioni per la Val Prampèr. Risalir- la per qualche km, dapprima su asfalto e poi su sterrato, fino allo slargo della località Castelàz, dove si notano ampi spazi per parcheggiare e le indicazioni per il Rif. Sora ‘l Sass. itinerario Dal parcheggio di Castelàz, proseguire lungo la sterrata della Val Prampèr che diviene ben presto asfaltata e risale lasciandosi sulla destra uno squadrato invaso artificiale utilizzato per la produzione di energia idroelettrica. Dopo circa 2 km si raggiunge il Pian de la Fòpa (1210 m, 30 min), punto di partenza per le navette che nel periodo estivo conducono a Malga Prampèr e parcheggio per chi giunge fin qui in auto. Attraversare il ponte sul Torrente Prampèr e seguire le indicazioni per il sent. 525 che risale con buona pendenza, ma ben tracciato la parte iniziale del Giaron de la Fòpa, che sale sulla destra. Man mano che si sale, la vista sulla sot- tostante Val Prampèr si amplia, con scorci de- liziosi verso il Castello di Moschesìn e la Cima de la Gardesana. Scostata si defila la gigantesca Civetta, mentre il Pelmo sparisce alla vista dopo i primi passi. Un ultimo faticoso strappo vicino alle pareti di destra porta al bivio verso il Biv. Carnielli-De Marchi (loc. Giaròn de la Pala dei Làres, 1400 m, 30 min). Tenere la sinistra (sent. 534), dapprima su trac- Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì Ultime roccette prima di entrare nel boscoL’attacco del tratto attrezzato Il Rifugio Sora ‘l Sass può essere raggiunto anche per un percorso decisamente più ardi- to e selvaggio che risale lo zoccolo roccioso sottostante la struttura stessa. L’itinerario è attrezzato nei punti più esposti e rappresenta una divertente opportunità per chi è avvezzo a sentieri alpinistici e vie ferrate (kit da ferrata consigliato, ma non necessario per i più esper- ti). Assolutamente da evitare per chi non si sa muovere su terreno esposto e instabile. Logico completamento a questa straordinaria avven- tura è il percorso attrezzato che sale dal rifugio al Belvedere di Mezzodì, isolato cocuzzolo pa- noramico che merita sicuramente tale nome. Una comoda variante, che segue l’itinerario precedente fino al rifugio, permette anche ai meno esperti di godere ugualmente dello stra- ordinario panorama di vetta. Rif. Sora ‘l Sass Sora ‘l Sass de Mezzodì Casera di Mezzodì Castelàz Belvedere Pian de la Fòpa Giaròn de la Pala dei Làres ValPrampèr Valòn Grand Spiz NE Spiz NO Spiz Nord Spiz di Belvedere Forc. Belvedere La Porta )( )( TorrentePrampèr 534 534 525 532 532 532 533 534 Sentieroattrezzato Sentieroattrezzato Il ripido canale antecedente il primo tratto attrezzato
  • 13. 181180 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo le. Seguire una cengia orizzontale ed entrare nel piacevole bosco di faggi, sorbi e qualche abete rosso. Il sentiero prosegue in falsopiano fino a sbucare nei pressi del Rif. Sora ‘l Sass (1588 m, 2 h dalla partenza, fare attenzione a un ultimo canalino friabile da superare). Seguire ora le indicazioni per il Belvedere (sent. 532), proseguendo in lieve salita nel bosco fino al bivio fra il sentiero attrezzato e quello normale. Tenere la destra (sentiero attrezzato), rimanendo per poco nel bosco e iniziando suc- cessivamente a salire un canalone ripido ma ben segnato che si inerpica sotto le pareti dello Spiz di Belvedere. Proseguire quindi verso sini- stra (breve cengia, fare attenzione) e salire fino a sbucare al Giaròn dantre i Spiz (1800 m, 30 min dal rifugio), anfiteatro di ghiaie circondato da vette che tolgono letteralmente il fiato. Continuare a seguire le indicazioni per il Bel- vedere, evitando la deviazione per Forcella la Porta. Salire (scorcio verso gli Spiz sempre più sorprendente) e seguire a sinistra una nuova cengia attrezzata che aggira un pulpito roccioso, portando al tratto attrezzato più impegnativo, con una salita di circa 6-7 m, un canale da at- traversare e una nuova cengia solo inizialmente attrezzata. In breve si conquista così la cuspide arrotondata del Belvedere di Mezzodì (1 h dal rifugio), luogo semplicemente magico da cui si può ammirare la Val di Zoldo in ogni suo det- taglio, contornata dalle più lontane Dolomiti Cadorine e Ampezzane, con lo sguardo che si può spingere addirittura fino al Sella e alle Odle. Per la discesa seguire le indicazioni “variante”, con traccia che cala ripidissima verso est, in vista della frana che dal Col Pelòs scarica verso la Val de Dóa. In questo tratto fare attenzione, il terre- no può essere scivoloso in alcuni punti, specie con terreno bagnato. La traccia rientra nel bosco e raggiunge rapida- Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì Crépa Nord Crépa di Mezzo Giaròn dantre i Spiz Spiz Mary Spiz de La Porta Piccolo Corno del Doge Il magnifico ambiente del Giaròn dantre i Spiz cia che si avvicina alle pareti (cartellino azzurro che indica “Sora ‘l Sass) e poi salendo legger- mente fino alla base del ripido canalone che rimane nascosto fino all’ultimo. Rimontare il ca- nalone per una cinquantina di metri, seguendo le tracce e gli ometti fra grossi massi, finché si giunge alle indicazioni a sinistra e ai primi cavi metallici. L’ambiente è angusto, racchiuso da alte pareti, ricco del fascino che solo i luoghi più appartati delle Dolomiti sanno elargire a chi apprezza e cerca ancora lo spirito d’avventura. Risalire il primo tratto at- trezzato, piuttosto ripido ma ricco di appoggi e appigli, e uscire su una stretta traccia piuttosto esposta (fare at- tenzione al ghiaino mobile di alcuni tratti). Superare un cordino di un paio di metri, avanzare su cengetta e risalire l’ultimo tratto at- trezzato nuovamente esposto ma ben fornito di appigli. In totale ci sono circa 100 m di corde fis- se da risalire, quasi sempre tese e in ottime con- dizioni (anno 2016). Una panchina posta sotto un tetto consente una sosta per contemplare l’impressionante ambiente roccioso, con la co- lorata parete che delimita il canalone dalla parte opposta e le ardite punte degli Spiz che sbalor- discono per il loro notevole slancio ascensiona- 0 3 4 85 6 71 2 1000 1200 1400 1600 1800 1900 Pian de la Fòpa Rif. Sora ‘l SassRif. Sora ‘l Sass Giaròn de la Pala dei Làres Giaròn dantre i Spiz Belvedere Casera di Mezzodì Il primo strappo per salire verso il Belvedere
  • 14. 183182 Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì Il Giaròn de la Fòpa Sugli Spiz de Mezzodì-Prampèr è ubicato il ghiaione “più lungo” delle Dolomiti, un profondo solco riempito di ghiaie che si sviluppa per oltre 1000 m di dislivello, scendendo dalla Forc. Sagrona o del Coro (2118 m), incisa fra la Cima del Venier (2237 m) e la Cima del Coro (2324 m). Come le altre colate detritiche, anche il Giaròn de la Fòpa, è il risultato della naturale disgregazione delle rocce e dell’accumulo gravitazionale alla base delle pareti. Queste strutture sono piuttosto instabili e nel caso di forti temporali può succedere che le ghiaie scivolino a valle, talvolta con risultati anche disastrosi. Proprio questi sassi, nel 1966, hanno alimentato il trasporto solido del Torrente Prampèr, devastando l’abitato di Forno di Zoldo. I ghiaioni sembrano ambienti ostili, eppure ospitano molte forme di vita, piante e animali in grado di adattarsi a un ambiente così mutevole ed estremo. Fra gli anima- li non è difficile osservare il fringuello alpino (Montifringilla nivalis), il sordone (Prunella collaris), il codirosso spazza- camino (Phoenicurus ochruros) e il cul- bianco (Oenanthe oenanthe). Ben più rara è l’osservazione della pernice bian- ca (Lagopus muta) e della salamandra nera (Salamandra atra). Anche a livello botanico non mancano le sorprese, ma un fiore piuttosto comune da osservare in questi ambienti è il papavero retico (Papaver rhaeticum). Sopra: papavero retico (Papaver alpinum) Sotto: pernice bianca (Lagopus muta, foto Dario Bacchin) mente il bivio e quindi il rifugio (40 min). Per la discesa seguire il sent. 354 (via diretta più sem- plice al Rif. Sora ‘l Sass, vedi it. precedente) e in 1,20 h fare ritorno a Castelàz. varianti Il Belvedere di Mezzodì può essere raggiunto anche in maniera più semplice, evitando com- pletamente i tratti attrezzati. Raggiungere il Rif. Sora ‘l Sass per sent. 354 (vedi it. precedente, 1,30 h). Da qui risalire al Belvedere per la ri- pida “variante” (descritta sopra per la discesa, 50 min) che al bivio sopra il rifugio porta verso sinistra. Discesa fino al rifugio 40 min, fino a Castelàz 2 h. In questo caso tempo totale circa 3,30 h. Sopra a sinistra: passaggio su cengetta dopo il Giaròn dantre i Spiz Sopra a destra: in vetta al Belvedere Sotto: il canalino da salire prima del Belvedere