2. Le mura
Il 23/10/2013 noi ragazzi delle classi 2^D e 2^E siamo andati in visita a Sabbioneta: un
esempio di città ideale.
Dal pullman abbiamo notato alcune particolarità delle mura, del fossato e dei campi
che circondano la città: le mura sono basse, larghe, con una particolare forma a stella.
Tutte queste caratteristiche erano state messe a punto perché resistessero al tiro
potente dei cannoni. Basse perché non occorreva proteggersi dalle frecce (con una
traiettoria a “palombella”) ma dai cannoni con un tiro piuttosto basso. Larghe e con
terrapieni molto spessi per resistere all’impatto del colpo. Inclinate per far volare
all’esterno le parti distrutte delle mura e per renderle un bersaglio meno facile. A
stella per poter avvicinare le bocche da fuoco al nemico e non avere punti ciechi. Non
era possibile piantare o far crescere alberi nel raggio di un chilometro dalle mura per
non avere intralci sulla linea di tiro della difesa.
Sabbioneta nasce tra l’Oglio e il Po; Vespasiano Gonzaga la finanzia e la progetta
nell’intento di renderla una città ideale (fatta su misura per l’uomo). Ha una pianta
regolare con strade rettilinee e perpendicolari una all’altra; la città, in origine, aveva
anche una fortezza che nel tempo si è distrutta.
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4. Palazzo Giardino
Entrati all’interno delle mura, siamo arrivati in piazza d’armi nella quale
abbiamo subito osservato la statua di Minerva che rappresenta la saggezza e
la ricchezza dei Gonzaga e di Sabbioneta.
Vespasiano Gonzaga proveniva da un ramo cadetto della famiglia e per
questo aveva bisogno di mostrare il suo potere attraverso la realizzazione di
grandi opere.
Egli fece orientare il baluardo di San Nicola verso l’alba del 6 dicembre, il
giorno del suo compleanno.
Il primo palazzo che abbiamo visitato è stato Palazzo Giardino, residenza
estiva e luogo di ricevimento degli ospiti del duca. Il palazzo è interamente
affrescato con scene d’ispirazione greca e romana che alludono, ognuna, ad
un episodio della vita di Vespasiano: ad esempio, Dedalo e Icaro per
significare che suo figlio morì per avergli disobbedito.
Per accedere alla sala degli specchi o sala delle feste bisognava attraversare
tutte le altre stanze così che l’ospite ne osservasse la bellezza. Tutte queste
sono interamente affrescate o laminate d’oro, ma in secoli successivi, con
l’arrivo di Austriaci e Francesi, l’oro venne grattato via.
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6. La sala delle feste era affrescata con scene del “ratto di Elena” e, dietro ai
capo tavola, vi erano due grandi specchi veneziani, in maniera da riflettere la
tavolata
all’infinito.
I
paesaggi
degli
affreschi
vennero, appositamente, dipinti da pittori fiamminghi molto bravi ed esperti
in paesaggistica: i paesaggi, infatti, dovevano farti sentire altrove.
In quest’ultima sala vi è una piccola stanza interamente affrescata in cui le
nobildonne potevano rinfrescarsi o rilassarsi, a causa del fatto che con i loro
rigidi vestiti non potevano sedersi.
Fa parte del palazzo anche la Galleria degli antichi: la terza galleria italiana
per lunghezza (96m); illuminata da numerose finestre, era la sala da
esposizione della collezione di reperti e statue del duca. Interamente
affrescata e con finti giochi prospettici conteneva fino a settanta statue e, un
tempo, trofei di caccia e corna di cervo.
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8. Teatro
Dopo aver visitato il Palazzo Giardino ci siamo spostati nel “Teatro all’antica”.
Questo fu uno dei primi teatri in Italia a possedere un proprio edificio (a quel
tempo i teatri erano annessi ad un altro palazzo). Riprendeva alcune
caratteristiche greche: una scena fissa, un’orchestra, delle gradinate e una
parte soprastante in cui vi si accomodavano le donne e il duca; inoltre, il
teatro possiede due stanze in cui i nobili potevano riposarsi.
Sorrette da delle colonne c’erano le statue degli undici dèi principali della
mitologia greca più Ercole e alcuni imperatori romani. Gli affreschi
rappresentavano alcuni luoghi di Roma. Un tempo questo teatro possedeva
una cupola in canne intrecciate e dipinte di blu e oro (come un cielo). Fu poi
caserma di soldati spagnoli e, a causa dei fuochi utilizzati da questi per
scaldarsi, quest’ultimo si rovinò e venne tolto.
10. Palazzo ducale
L’ ultima cosa che abbiamo visitato è stata il Palazzo ducale, residenza di
Vespasiano e centro amministrativo di Sabbioneta. É un palazzo molto ampio
e affrescato, con bellissimi soffitti a cassettoni in legno di cedro e noce.
All’interno del palazzo vi sono le statue sopravvissute all’incendio che bruciò
la sala che le conteneva. Sono statue di Vespasiano, di suo padre, di suo
nonno e di un cavaliere a cavallo, interamente dipinte: tutti gli uomini
indossano vestiti da conquistadores e cavalcano cavalli umanizzati (denti e
occhi uguali a quelli degli umani). È proprio all’interno di questo palazzo che
sono rimasti gli ultimi unici soffitti in oro della città (in uno vi è rappresentato
il Toson d’oro: un’onorificenza conferitagli dal re di Spagna che consiste in un
ciondolo d’oro che rappresenta il mitico vello d’oro).
Pochi anni fa sotto la chiesa della città fu ritrovata la cripta con lo scheletro
di Vespasiano, riconosciuto dal fatto che aveva un buco nel cranio, dovuto a
un intervento chirurgico per ridurre la pressione cerebrale causata dalla
sifilide di cui soffriva. Insieme furono trovati altri quattro scheletri. Fu
rinvenuto anche il Toson d’oro perfettamente integro.
13. A Sabbioneta c’è anche una
sinagoga ebraica che fu costruita in
un edificio che si trovava vicino ad
una chiesa cristiana. Ciò significa
che nella “città ideale”
rinascimentale ognuno era libero di
praticare la propria religione.
All'interno della sinagoga vi era
anche un grande armadio in cui era
conservata la Torha, il loro libro
sacro.
Con questo si è conclusa la visita a
Sabbioneta.