1. Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
Risultati del sondaggio Adobe 2013
sull’ottimizzazione del marketing digitale
Risultati chiave e opportunità strategiche per i prossimi 12 mesi
Sommario
1: La necessità di
un budget per
l’ottimizzazione
3: Investire nel testing:
gli esperti di
marketing digitale
prendono l’iniziativa
5: Contenuti specifici
per specifiche
tipologie di pubblico
7: Testing della ricerca
nel sito:
un’opportunità
ancora da cogliere
9: Le potenzialità
dei suggerimenti
automatizzati:
riconosciute, ma poco
sfruttate
11: Anche per i più
reticenti è arrivato il
momento di passare
al mobile
13: Social in stallo:
il divario delle
analitiche
16: Riepilogo
La necessità di un budget per l’ottimizzazione
Con il sondaggio Adobe 2012 sull’ottimizzazione del marketing digitale sono state raccolte risposte da
oltre 1.800 esperti del marketing digitale in America settentrionale, Europa e Asia. Nell’ambito del
commercio business-to-consumer e business-to-business, questo report prende in esame aree chiave in
cui è necessario eccellere per garantire la riuscita dei programmi di marketing online, tra le quali mobile,
social, personalizzazione ed esperienza utente.
In un recente articolo, Econsultancy chiedeva se il 2013 sarebbe stato l’anno dell’ottimizzazione delle
conversioni.1 Un piccolo incremento del tasso di conversioni si traduce in milioni di dollari di profitti. Sarà
questo l’anno in cui le aziende si renderanno finalmente conto dell’effettivo valore dei miglioramenti
incrementali nelle prestazioni digitali?
I dati del sondaggio suggeriscono che non è ancora stato raggiunto il punto critico. Tuttavia le cifre
riportate di seguito rivelano il vantaggio competitivo acquisito dalle aziende che stanno investendo in
questa direzione.
La figura 1 indica che la maggior parte delle aziende intervistate spende non più del 5% del budget
marketing complessivo in attività di ottimizzazione, comprese tariffe di agenzie, servizi professionali e
tecnologia. Rispetto ai risultati del sondaggio dello scorso anno, il numero di aziende nella fascia di spesa
inferiore (fino al 5%) è addirittura aumentato, passando dal 48% al 53%.
In totale, l’86% delle aziende intervistate alloca non più del 15% del budget marketing alle attività di
ottimizzazione, e in questa cifra rientra il 53% che alloca meno del 5%. All’altra estremità della scala, solo
il 3% degli intervistati alloca più della metà del budget marketing alle iniziative di ottimizzazione.
Figura 1. Quale percentuale del budget marketing complessivo viene allocato alle attività
di ottimizzazione (comprese tariffe di agenzie, servizi professionali e tecnologia)?
53%
48%
22% 22%
13%
14%
11%
9%
9%
4%
Meno del
5%
2012
6% - 10%
2013
11% - 15%
16% - 25%
3%
26% - 50%
3%
3%
Dal 51%
in su
Risposte 2013: 1.858
Risposte 2012: 1.686
Will 2013 be the year of conversion optimisation? (Il 2013 sarà l’anno dell’ottimizzazione della conversione?), Econsultancy, dicembre 2012,
http://econsultancy.com/blog/11372-will-2013-be-the-year-of-conversion-optimisation
1
2. Il budget marketing viene prevalentemente assorbito da attività mediatiche in altre fasi del processo e non
sorprende quindi che molte aziende rilevino tassi di conversione così bassi.
Come illustra la figura 2, il 35% delle aziende riscontra una media dei tassi di conversione inferiore all’1%.
Tuttavia dalla tabella 1 si evince che le aziende che spendono di più nelle iniziative di ottimizzazione ne
traggono benefici concreti: le aziende che investono oltre il 25% dei budget marketing in questa area
hanno il doppio delle probabilità di conseguire tassi di conversione elevati.
Figura 2. Qual è il tasso di conversione medio per il sito web?
26%
21%
20%
15%
9%
Meno del
0,5%
0,5% - 0,9%
1% - 1,9%
2% - 4,9%
9%
5% - 8,9%
dal 9%
in su
Risposte: 1.858
Come indicato nella tabella 1 di seguito, tassi di conversione per il sito web pari ad almeno 5% sono
conseguiti da solo il 16% delle aziende che allocano alle attività di ottimizzazione non più del 25% del
budget di marketing, rispetto al 39% delle aziende che allocano invece più di un quarto del budget.
Tabella 1. Tassi di conversione medi e
proporzione dei budget di marketing allocata all’ottimizzazione.
Tassi medi di conversione
per il sito web
% del budget di marketing complessivo allocata
all’ottimizzazione
Fino al 25%
Oltre il 25%
Meno dello 0,5%
21%
7%
0,5% - 0,9%
16%
10%
1% - 1,9%
21%
16%
2% - 4,9%
26%
28%
5% - 8,9%
8%
18%
Dal 9% in su
8%
21%
Risposte: 1.858
Più della metà delle aziende dell’America settentrionale alloca alle attività di ottimizzazione meno del 5%
del budget di marketing, e solo un quinto alloca tra il 6% e il 10%, rispetto al 27% delle controparti
europee. Ciononostante, le aziende dell’America settentrionale sono più propense a indicare elevati tassi
di conversione: il 10% afferma di ottenere tassi di conversione di almeno il 9%.
Cosa trattiene le aziende dall’investire maggiormente nelle attività di ottimizzazione?
Oltre alla necessità di tecnologia best-of-breed, occorre implementare i processi appropriati. Inoltre,
persone chiave nell’organizzazione dotate di specifiche capacità devono essere incentivate a migliorare le
prestazioni digitali. È necessario instillare nell’azienda una cultura di testing e analisi dei dati, con
attenzione particolare alla misurazione dei miglioramenti incrementali allo scopo di giustificare ulteriori
investimenti in risorse e tecnologie.
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
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3. Fortunatamente, le tecnologie e gli strumenti con cui ottimizzare le prestazioni del marketing digitale
sono sempre più intuitivi e consentono di conseguire risultati rapidi da test multivariati e A/B per diverse
varianti di contenuti creativi, immagini, layout, video e inviti all’azione.
Inoltre, gli esperti del marketing digitale utilizzano in modo sempre migliore dati comportamentali in
tempo reale e sui clienti esistenti al fine di segmentare i visitatori del sito, indirizzando al momento giusto i
contenuti più appropriati ai diversi visitatori.
Investire nel testing: gli esperti di marketing digitale prendono l’iniziativa
Non è sempre facile ottimizzare i tassi di conversione: si tratta di un lavoro meticoloso che può essere
ripetitivo, richiede numerose repliche e può perfino dare luogo a conflitti di natura politica. Ma ciò che
viene spesso ignorato è che si tratta di una delle attività più gratificanti, se le viene data la giusta priorità e
se viene affrontata in modo strategico.
Anche se il testing è una fase fondamentale di qualsiasi programma di ottimizzazione, la figura 3 mostra
come per il 49% degli intervistati il testing non è ancora una priorità aziendale, e solo l’11% afferma che il
testing è stato adottato a livello aziendale come fattore decisionale (con un incremento di solo 1% rispetto
al sondaggio dello scorso anno).
Benché la situazione appaia tutt’altro che rosea, è bene notare che sempre più spesso i reparti di
marketing reagiscono e prendono l’iniziativa: il 16% degli intervistati afferma infatti che il reparto
marketing ha adottato il testing come uno dei fattori decisionali.
Figura 3. Come descrivereste l’attuale approccio al testing presso la vostra
organizzazione?
52%
49%
13%
Il testing non è
ancora una priorità
nella mia azienda
2012
2013
16%
Il reparto
marketing
ha adottato
il testing come
uno dei fattori
decisionali.
12% 12%
10% 11%
14%
11%
Il mio team ha
L’organizzazione
Ho adottato
adottato il testing
ha adottato
il testing
come uno dei
il testing
come uno dei
fattori
a livello aziendale fattori decisionali.
decisionali.
come uno dei
fattori decisionali.
Risposte 2013: 1.858
Risposte 2012: 1.686
Oltre la metà (53%) degli intervistati descrive il processo di testing come un processo manuale, mentre il
9% afferma che il testing non viene eseguito o che non è stato implementato un processo di testing.
Solo il 32% degli intervistati in Asia-Pacifico afferma che il testing non è una priorità aziendale, contro il
54% delle controparti in America settentrionale e il 46% in Europa. Sono anche due volte più propensi a
indicare che i reparti marketing hanno adottato il testing come uno dei fattori decisionali. Tuttavia, se si
esaminano i processi di testing primari, gli intervistati in Asia-Pacifico sono anche i meno propensi ad
affermare che effettuano attività di testing o hanno implementato un processo di testing.
Nell’insieme, solo il 12% delle aziende che non dispongono di un processo di testing o che non effettuano
alcun testing ottiene tassi di conversione pari ad almeno 5%. La tabella 2 mostra tassi di conversione medi
inferiori all’1% per il 59% delle aziende che non investono nel testing o che non dispongono di un
processo di testing strutturato e strategico.
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
3
4. Tabella 2. Tassi di conversione medi per il sito web e processi di testing (tabella a
doppia entrata)
Descrizione dei processi primari di testing in uso nell’azienda
Tassi medi di conversione
per il sito web
Nessun processo o testing
non effettuato
Diversi reparti contribuiscono al
processo di testing
Meno dell’1%
59%
20%
1% – 4,9%
29%
47%
Oltre il 5%
12%
33%
Risposte: 1.858
Quali ostacoli impediscono l’adozione o il miglioramento dei processi di testing? Secondo i risultati del
sondaggio, la disponibilità di budget e risorse rimane la problematica maggiore per il testing: poco meno
della metà (rispettivamente 45% e 42%) degli esperti di marketing digitale afferma che si tratta di un
aspetto “molto difficile”. Segue, al terzo posto, le capacità di effettuare testing in modo efficace:
l’82% degli intervistati afferma che si tratta di un aspetto problematico.
Gli intervistati in Europa sono meno propensi a considerare problematici i processi di testing non scalabili
o gestibili: un quarto di essi afferma che si tratta di un aspetto “per nulla problematico”, contro il 19% in
America settentrionale e il 16% in Asia-Pacifico.
Figura 4. Quanto sono problematici i seguenti aspetti per il testing?
Budget
45%
41%
14%
Disponibilità di risorse
(creativi, tecnici)
42%
45%
13%
Capacità di effettuare
testing efficace
Il processo di testing
non è scalabile/gestibile
Valutazione del significato
dei risultati del testing
37%
45%
17%
33%
47%
19%
31%
48%
20%
Quanto sono problematici
i seguenti aspetti per il testing?
Molto
problematici
Abbastanza
problematici
Per nulla
problematici
Risposte: 1.858
Osservando in particolare le organizzazioni per le quali il testing non è ancora una priorità, il budget
emerge come una problematica importante per il 53% degli intervistati. Al secondo posto si colloca la
capacità di effettuare un testing efficace, ritenuta molto problematica dalla metà di tali aziende.
All’estremo opposto dello spettro, le organizzazioni che coinvolgono diversi reparti nel processo di testing
sono più propense ad affermare che la valutazione del significato dei risultati del testing non rappresenta
una problematica (29%, rispetto a circa un quinto delle aziende nelle quali il testing è limitato a un team).
Le aziende dovrebbero iniziare con piccoli miglioramenti e crescere gradualmente. Si tratta di ottimizzare
ogni interazione e ogni evento di conversione che porta il cliente verso l’obiettivo finale. In realtà, anche i
test non riusciti hanno un impatto importante in termini di lezioni apprendimento.
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
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5. La pratica dell’ottimizzazione non riguarda solo le piccole modifiche che possono essere apportate per
migliorare l’esperienza utente nel sito web. Riguarda anche il modo in cui viene affrontato dall’azienda
stessa. Se ciascun reparto esegue piccoli test con programmi e obiettivi di ottimizzazione diversi (più per
convalidare le proprie decisioni di budget che per conseguire risultati precisi), ne risulterà probabilmente
un uso inefficiente delle risorse. Se invece si adotta un approccio al testing che coinvolge diversi reparti,
è possibile migliorare i tassi di conversione. Un terzo delle aziende intervistate nelle quali più reparti
contribuiscono al processo di testing rileva tassi di conversione di almeno 5%, rispetto al 18% di tutte le
aziende (figura 2). In modo analogo, il 28% delle aziende che hanno adottato il testing come un fattore
decisionale a livello aziendale vanta tassi di conversione superiori al 5%.
Tuttavia, questo non significa che occorre promuovere e facilitare il testing nell’intera organizzazione fin
dall’inizio. Sarebbe infatti un’impresa complessa e i cambiamenti suscitano in genere resistenza. È invece
preferibile iniziare coinvolgendo solo alcune persone o alcuni gruppi chiave e, soprattutto, spiegando agli
altri il motivo dell’iniziativa.
Contenuti specifici per specifiche tipologie di pubblico
I contenuti sono il motore del marketing in entrata. Le tecniche che consentono di attrarre l’attenzione
invece di richiederla stanno assumendo un ruolo sempre più importante, in vista anche della minore
efficienza dei media a pagamento. Viene data maggiore importanza al “coinvolgimento” dei visitatori,
e la distribuzione di contenuti personalizzati deve quindi essere considerata un aspetto strategico
dell’iniziativa di ottimizzazione.
Dai dati di seguito emerge chiaramente che la maggior parte delle aziende conta ancora prevalentemente
sulle singole persone per decidere come, quando e dove distribuire i contenuti.
• Per poco più della metà (51%) delle aziende intervistate, sono i responsabili marketing (vice presidenti o
cariche superiori) che determinano in genere i contenuti promozionali o di marketing da visualizzare sui
siti e nelle comunicazioni marketing. Rispetto alle loro controparti in America settentrionale, le aziende
in Asia-Pacifico sono più propense (38% rispetto al 22%) ad affermare che le decisioni riguardanti il
modo in cui visualizzare contenuti sono prese dai responsabili del marketing online.
• Secondo la stragrande maggioranza (87%) degli esperti di marketing digitale intervistati, meno della
metà dei visitatori riceve contenuti mirati. In questa cifra è compreso il 65% che afferma che meno del
20% dei visitatori riceve contenuti mirati.
• Circa un quinto (22%) degli intervistati automatizza la personalizzazione dei contenuti per i visitatori sulla
base del loro profilo o comportamento, con un incremento del 5% rispetto ai risultati dello scorso anno.
• Oltre la metà (55%) degli esperti di marketing afferma che la personalizzazione è “molto” (soprattutto per gli
intervistati in America settentrionale) o “abbastanza” importante per gli obiettivi a lungo termine
dell’organizzazione. Circa metà (53%) degli intervistati in Asia-Pacifico afferma invece che non è importante.
Figura 5. Chi o cosa determina quali contenuti promozionali o di
marketing vengono visualizzati sul sito e nelle comunicazioni marketing?
Dirigenti marketing
(VP o cariche superiori)
Responsabile del marketing online
51%
27%
22%
Reparto creativo
16%
Nessun processo
13%
Gruppo informale di interessati
Vari reparti
che richiedono spazio online
13%
12%
Basato su metriche o prestazioni
Agenzia o consulenti
Varia in base al momento
o al calendario
Comitato formale
10%
9%
8%
Risposte: 1.858
I contenuti vengono gestiti in modo molto organico, ma metà delle strategie digitali scalari passano
eventualmente all’automazione. I contenuti evolveranno anch’essi allo stesso modo? La tecnologia lo
permette già, ma le organizzazioni ne sentono l’esigenza?
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
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6. La vera domanda, almeno per la maggior parte delle organizzazioni orientate ai clienti, non è “se” ma
piuttosto ”quando”. Il forte incremento di richiesta per contenuti di marketing in entrata e generati dagli
utenti richiede che vengano definite regole in grado di soddisfare le diverse tipologie di pubblico e di
giustificare in primo luogo i costi dei contenuti.
Figura 6. Quale percentuale dei visitatori del sito riceve contenuti mirati?
65%
12%
Meno del
20%
21% - 35%
10%
36% - 50%
4%
51% - 65%
9%
Dal 66%
in su
Risposte: 1.858
Anche per le organizzazioni che non si ritengono particolarmente esperte nel marketing di contenuti,
è arrivato il momento di pensare a come i clienti esistenti e potenziali fruiranno dei contenuti e le
implicazioni relative alla personalizzazione e all’ottimizzazione.
• Mobile: lo studio di quest’anno ruota attorno alle modifiche che il settore mobile introduce nella
questione della personalizzazione. La personalizzazione infatti rappresenta una funzione “auspicabile”
per gli utenti desktop, ma diventa indispensabile per gli utenti di dispositivi mobili, con un livello di
attenzione e di capacità di navigazione più limitato. Inoltre, il settore mobile introduce l’ubicazione come
potente variabile per la scelta dei contenuti da visualizzare. Ad esempio, il fatto che un utente si trova in
un negozio di bricolage rappresenta un indicatore di interesse più importante di qualsiasi altro profilo
demografico o di terze parti.
• Crescita del volume di contenuti: la pubblicazione dei contenuti presenta le stesse problematiche
tipiche del publishing, tra le quali la questione del volume.
Da sempre i marchi consumer devono affrontare la questione della mole di contenuti, ma fino a soli
pochi anni fa un’azienda B2B che si dedicasse soprattutto alla generazione di lead avrebbe offerto
soltanto pochi white paper. Oggi, tuttavia, è probabile che abbia ampliato notevolmente i contenuti
offerti, con eventi web, video per media propri o acquisiti, podcast, serie di slide con funzioni di ricerca,
articoli di blog e, naturalmente, contenuti social e generati dagli utenti.
Le possibilità sono in continua crescita e diventa sempre più difficile determinare manualmente quali
contenuti inserire in specifiche parti del sito, per non parlare della personalizzazione a livello di segmenti
di pubblico o utenti. Le organizzazioni hanno fatto passi da giganti nella creazione e nell’aggregazione di
contenuti, ma troppo spesso non ne traggono benefici a lungo termine: i contenuti vengono messi in
evidenza per un breve periodo, dopodiché sprofondano nelle viscere del CMS dove possono essere
recuperati solo tramite ricerche estremamente specifiche.
• “Batch and blast” non funziona: gli intervalli di attenzione digitale sono brevi, la concorrenza per
l’attenzione degli utenti è agguerrita e le aspettative di rilevanza immediata sono alte. In questo
ambiente il concetto di “uno per tutti” non vale. Fortunatamente questo non significa necessariamente
fornire contenuti completamente diversi per diverse tipologie di pubblico. Potrebbe bastare una
presentazione grafica diversa, un linguaggio più descrittivo o piccole modifiche.
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
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7. Due terzi degli intervistati affermano che i loro clienti hanno reagito in modo “molto” (15%) o “abbastanza”
(42%) positivo alle iniziative volte a fornire contenuti mirati e personalizzati. Solo il 3% degli intervistati
segnala invece una reazione negativa da parte dei clienti.
Secondo i dati raccolti, le aziende che affermano che i clienti reagiscono “molto positivamente” alle
iniziative di personalizzazione dei contenuti conseguono tassi di conversione superiori e investono di più
in termini di percentuale del budget di marketing rispetto alle altre aziende. Diversamente da quanto
percepito in alcuni ambienti, la personalizzazione (se affrontata in modo corretto) non allontana i clienti
ma anzi migliora il livello di soddisfazione dei clienti e aumenta il livello di conversione.
Figura 7. Come hanno reagito i vostri clienti alle iniziative volte a fornire contenuti
mirati o personalizzati?
42%
39%
15%
3%
Molto
positivamente
Abbastanza
positivamente
Nessuna
opinione
0%
Abbastanza
Molto
negativamente negativamente
Risposte: 1.858
Due terzi degli intervistati che forniscono contenuti mirati a oltre il 65% dei visitatori segnala tassi di
conversione del 2% o superiori, incluso un terzo con tassi di conversione pari o superiore al 5%.
Per contro, il 36% degli intervistati afferma che meno del 20% dei visitatori riceve contenuti mirati. Solo
il 13% di essi segnala tassi di conversione pari ad almeno il 5%.
La maggior parte dei siti non fornisce contenuti mirati alla maggior parte dei visitatori e non sfrutta le
diverse possibilità di ottimizzazione. In effetti, il 65% degli esperti di marketing digitale intervistati afferma
che meno del 20% del proprio pubblico riceve messaggi mirati (figura 6). I profili, le preferenze,
il comportamento, i dati da grafici social e, in alcuni casi, l’ubicazione dei clienti forniscono basi importanti
per la definizione di regole aziendali mediante le quali i siti possono coinvolgere i visitatori fornendo loro
contenuti rilevanti.
I contenuti vengono spesso paragonati a una calamita, e a ragione. Ma le calamite non hanno tutte la
stessa forza. L’ottimizzazione dei contenuti fa la differenza tra un sito che attrae l’attenzione dei clienti in
modo convincente e uno che invece lascia che si allontanino.
Testing della ricerca nel sito: un’opportunità ancora da cogliere
Le funzioni di ricerca nei siti non è stata oggetto di molti studi negli ultimi anni. Eppure è un aspetto
fondamentale per la facilità di reperire i contenuti di interesse, destinato ad assumere maggiore
importanza. È opinione diffusa che i visitatori scelgono la navigazione rispetto a funzioni interne di ricerca
per la maggior parte delle attività. Ma non sempre un’opinione diffusa coincide con la realtà, e anzi
potrebbe non tener conto di cambiamenti in atto nel mercato.
Una problematica di rilievo per gli esperti del marketing digitale è data dalla mancanza di conoscenze
approfondite. Metà di essi non è consapevole dell’impatto di tecniche di ricerca nel sito oltre la funzionalità
di base di ricerca per parola chiave. Se si esamina l’efficacia di diverse tecniche per area geografica, gli
intervistati in Europa emergono come meno propensi ad affermare che la funzione di ricerca nei loro siti è
“molto efficace” per gli articoli che contribuiscono a un elevato livello di conversione (26%) e i contenuti o
prodotti preferiti dagli utenti (16%).
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
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8. Con un traffico modesto per la maggior parte dei siti, le funzioni di ricerca non sono una priorità, ma vi
sono motivi per credere che l’ottimizzazione della ricerca nei siti può avere un impatto notevole già oggi,
destinato a crescere nel tempo.
L’utilizzo di dispositivi mobili cambia il modo in cui si usa la navigazione. La navigazione funziona
meglio quando offre percorsi specifici con cui accedere ai contenuti. Per natura, i menu dei siti per
dispositivi mobili sono più compatti e semplificati, per rendere il tutto più gestibile su un piccolo schermo.
Con meno opzioni di menu, gli utenti utilizzano maggiormente la ricerca per individuare i contenuti
desiderati.
Per motivi analoghi, i siti per dispositivi mobili ricevono più visitatori nella home page e meno clic verso le
pagine di destinazione. Gli studi condotti sulla ricerca effettuata dagli utenti di siti per dispositivi mobili
mostra che tali utenti sono più propensi a fare clic sui risultati a pagamento e sulle prime voci elencate,
probabilmente per mancanza di spazio (e pazienza) per scorrere tutti i risultati ottenuti. Sono pertanto più
propensi a visitare pagine home o di primo livello rispetto a pagine più interne. Se si arriva a una pagina
generale, si ricorre poi con maggiore probabilità alle funzioni di ricerca del sito per restringere il campo.
Non tutti i segmenti di visitatori sono uguali. Nella maggior parte dei settori, i clienti rientrano in una
variante della regola dell’80/20, in cui la maggior parte degli acquisti è associata a una minoranza di
clienti. A seconda di come si comporta tale gruppo, le funzioni di ricerca del sito possono essere meno
importanti di quanto suggerito dalle cifre lorde relative al traffico. I clienti regolari che ritornano a uno
stesso sito sono più propensi a utilizzare le funzioni di ricerca del sito per trovare i prodotti che conoscono
già o che si aspettano di trovare nel sito a loro familiare. E viceversa. Ma senza testing, questo resta un
interrogativo aperto e importante.
Le ricerche specifiche sono correlate a tassi di conversione elevati. Le ricerche di più parole sono in
genere associate a tassi di conversione più elevati rispetto alle ricerche più generiche, per ovvi motivi.
È importante determinare se questo sia vero per gli utenti che ricorrono alle funzioni di ricerca del sito
come per i visitatori di pagine interne provenienti da motori di ricerca esterni. Qualora questo venga
dimostrato, si possono cogliere opportunità di ottimizzazione sia per l’acquisto specifico sia per
incrementare il valore totale del carrello acquisti. In caso contrario, è utile scoprirne il perché prima di
decidere se investire nell’ottimizzazione.
Figura 8. Quanto è efficace la ricerca nel sito basata sui seguenti aspetti?
15%
19%
17%
23%
21%
20%
49%
49%
52%
49%
54%
57%
25%
24%
35%
31%
31%
28%
Metriche
Risultati
Articoli
Promozioni Disponibilità Contenuti
aziendali determinanti mirati in
di prodotti o prodotti
personalizzabili per la
base al
preferiti
o servizi
(KPI)
conversione profilo utente
Molto
efficace
Abbastanza
efficace
Poco
efficace
28%
58%
14%
Ricerca
per parola
chiave
Risposte: 1.858
Dalla figura 8 emerge che esistono diverse opzioni efficaci per l’ottimizzazione dei risultati di ricerca
all’interno del sito. Gli esperti di marketing digitale che verificano l’efficacia di tali opzioni possono
scoprire che diversi segmenti di pubblico rispondono in modo diverso a differenti tecniche di
ottimizzazione e che diversi scenari richiedono regole differenti. Ad esempio, un venditore di articoli al
dettaglio potrebbe mirare a massimizzare i profitti a fine trimestre e al contempo a movimentare
l’inventario più datato nel periodo successivo alle festività.
Il primo passo da compiere per qualsiasi tipo di sito è quello di comprendere il ruolo corrente della ricerca
nel sito per diversi segmenti e valutare il ruolo che potrebbe rivestire nella crescita.
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
8
9. Le potenzialità dei suggerimenti automatizzati: riconosciute, ma poco sfruttate
La visualizzazione di suggerimenti è spesso considerata semplicemente una strategia di merchandising
applicabile soprattutto all’e-commerce. Si tratta sicuramente dell’applicazione più frequente, ma non per
questo deve essere limitata alla vendita online. I clienti apprezzano i suggerimenti relativi a contenuti e
prodotti perché offrono un valore pertinente e pratico. Le organizzazioni possono sfruttare i suggerimenti
che, oltre ad aiutare i clienti, incrementano il tasso di coinvolgimento e di conversione. Nella figura 9 si può
vedere come le aziende di e-commerce sono in testa nell’adozione di suggerimenti e come gli altri settori
quali media e servizi finanziari (i cui obiettivi di business primari non comprendono la vendita online di
prodotti) riconoscono il valore dei consigli automatizzati e contano di implementarli nel corso dell’anno.
Figura 9. Usate attualmente funzioni di suggerimento automatizzate?
19,1%
20,4%
17,4%
3,3%
1,7%
E-commerce
16,5%
Media
(tutte le risposte per i diversi settori
(l’e-commerce NON è un
il cui obiettivo di business principale obiettivo di business principale)
è la vendita di prodotti online)
Servizi finanziari
(l’e-commerce NON è un
obiettivo di business principale)
Suggerimenti
automatizzati già in uso
Implementazione
prevista entro l’anno
Risposte: E-commerce: 393 / Media: 172 / Servizi finanziari: 91
I suggerimenti possono proporre articoli in base alle precedenti letture del visitatore, guide in base alle recenti
registrazioni, o offerte di cross-selling basate sulle preferenze dell’acquirente. Gli esperti di marketing digitale
nei diversi settori possono sfruttare i suggerimenti come un modo di coinvolgere i visitatori e interagire con
essi, nonché di migliorare il tasso di conversione. Ciononostante, il 38% degli esperti di marketing digitale non
fornisce ai visitatori suggerimenti automatici di contenuti o prodotti, dato invariato rispetto al 2012. I motori
per i suggerimenti automatizzati offrono spesso funzioni di controllo e la flessibilità di fornire suggerimenti
pertinenti ottimizzati che consentono di stimolare il coinvolgimento sia in specifiche aree del sito, sia in altri
canali digitali come applicazioni mobile, social network ed e-mail. Tuttavia, dai risultati del sondaggio si
evince che, come lo scorso anno, per gli esperti del marketing digitale che implementano i suggerimenti:
· La maggior parte si concentra sull’inizio del percorso (home page, pagine di categorie, di prodotti o di articoli).
Figura 10. Dove vengono attualmente visualizzati i suggerimenti per prodotti/
contenuti consigliati nel vostro sito?
45%
Home page
Pagine di prodotti o articoli
36%
Pagine di categorie
32%
Pagina dei risultati di ricerca
16%
49%
47%
38%
21%
10%
9%
Carrello acquisti
Pagina “Cassa”
7%
7%
Pagina di conferma
6%
5%
Pagina del profilo utente
7%
5%
2012
2013
Risposte 2013: 1.858
Risposte 2012: 1.686
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
9
10. • I suggerimenti principali propongono prodotti o contenuti nuovi o più popolari
Figura 11. Con quali criteri vengono suggeriti prodotti o contenuti?
38%
38%
Nessuno strumento o processo per suggerimenti
Prodotti più venduti o contenuti più popolari
33%
35%
Nuovi contenuti
33%
35%
25%
24%
Prodotti promozionali
o proposti dall’azienda
20%
19%
In base ai prodotti visualizzati
o acquistati dal cliente
Comportamento precedente o singolo visitatore
16%
18%
Caratteristiche di prodotti o contenuti correlati
18%
18%
2012
Risposte 2013: 1.858
Risposte 2012: 1.686
2013
• Quasi la metà degli intervistati non ottimizza le strategie relative ai suggerimenti e si basa
prevalentemente su aggiornamenti manuali. Solo il 18% utilizza un approccio automatizzato.
Figura 12. Come ottimizzate la pertinenza dei suggerimenti?
53%
48%
26%
13%
26%
17%
19%
19%
18%
18%
18%
Attività
Informazioni Regole aziendali
Nessuna
Suggerimenti
comportamentale
dal
ottimizzazione
automatizzate
con
profilo (ad es. inventario stagionale,
aggiornamento
del visitatore margini di profitto,
manuale
contenuti preferiti)
2012
2013
Risposte: 2013: 1.858
2012: 1.686
I suggerimenti rappresentano una strategia di personalizzazione naturale, che tuttavia non è ancora
pienamente sfruttata. È possibile ottimizzare la pertinenza dei suggerimenti forniti nei diversi canali
unendo tecniche automatizzate e manuali, per incoraggiare un maggiore coinvolgimento degli utenti,
incrementarne la fiducia e fedeltà verso il brand e rimuovere eventuali ostacoli alle conversioni.
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
10
11. Anche per i più reticenti è arrivato il momento di passare al mobile
Un recente studio Adobe Digital Index condotto su 100 miliardi di visite per oltre 1.000 siti web in tutto il
mondo evidenzia che i tablet hanno ormai superato gli smartphone nel traffico web globale. Poiché gli
utenti trascorrono più tempo utilizzando i tablet, per gli esperti del marketing digitale l’ottimizzazione per
i tablet deve diventare una priorità nel 2013. 2
Nel 2012, i servizi di analisi di Adobe hanno registrato un raddoppiamento del traffico da dispositivi mobili
per numerosi clienti. Tuttavia, quasi la metà (45%) degli esperti del marketing digitale intervistati afferma
che la propria organizzazione non dispone di un sito ottimizzato o di un’app per dispositivi mobili e fa
affidamento unicamente su siti desktop. Solo il 7% di essi ha sviluppato app per dispositivi mobili e un
quinto (21%) ha implementato sia un’app che un sito ottimizzato per dispositivi mobili. Gli utenti mobili
prediligono l’esperienza mobile offerta dalla concorrenza e le organizzazioni che non investono nei canali
mobili rischiano pertanto di perdere terreno e opportunità di business.
Uno studio specifico condotto sulle tendenze digitali per 2013 rivela che, benché l’ottimizzazione mobile
sia considerata un’importante opportunità per il 43% delle aziende interpellate, solo il 30% la considera
una priorità per il 2013. 3
Figura 13. Di che tipo di canale mobile dispone la vostra azienda?
45%
27%
21%
7%
Sito web ottimizzato
App per
per dispositivi mobili dispositivi mobili
Entrambi
Nessuno di questi sito desktop
Risposte: 1.858
Nella figura 14 sono riportati tassi di conversione mobile medi inferiori all’1% per oltre la metà (57%) delle
aziende, compreso il 41% che segnala tassi inferiori allo 0,5%. Da un’ulteriore analisi dei dati emerge che le
aziende che investono in siti ottimizzati per dispositivi mobili hanno il triplo delle probabilità di ottenere
tassi di conversione mobile di almeno il 5% rispetto alle aziende che si limitano ai siti desktop. Inoltre,
le aziende che utilizzano sia un’app sia un sito ottimizzato per dispositivi mobili possono contare su un
livello di conversione più elevato.
I consumatori in Asia stanno passando ora alle esperienze online e questo avviene prevalentemente tramite
dispositivi mobili, saltando a piè pari la fase delle connessioni Internet da rete fissa che hanno vissuto invece i
mercati in Europa e America settentrionale. I dati provenienti dall’area Asia-Pacifico indicano sia un utilizzo
più diffuso di siti web ottimizzati per dispositivi mobili, sia tassi di conversione mobile più elevati. Metà (49%)
degli esperti del marketing digitale in Asia-Pacifico intervistati riscontra un tasso di conversione mobile pari
ad almeno 1%, incluso il 28% con tassi di conversione pari o superiori al 2%.
Tablets trump smartphones in global website traffic (I tablet superano gli smartphone nel traffico web globale), Adobe Digital Marketing Blog,
marzo 2013, http://blogs.adobe.com/digitalmarketing/digital-index/tablets-trump-smartphones-in-global-website-traffic
2
Digital Intelligence Briefing, pubblicazione trimestrale: Digital Trends for 2013 (Tendenze digitali per il 2013), Econsultancy e Adobe, gennaio
2013, http://success.adobe.com/en/uk/programs/products/digitalmarketing/1301-28808-econsultancy-digital-trends-for-2013.html
3
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
11
12. Figura 14. Qual è il tasso di conversione medio per i siti ottimizzati per dispositivi mobili?
41%
16%
18%
16%
5%
4%
Meno del
0,5%
0,5% - 0,9%
1% - 1,9%
2% - 4,9%
5% - 8,9%
Dal 9%
in su
Risposte: 1.858
Nonostante la correlazione tra l’utilizzo di alcuni canali mobili e più elevati tassi di conversione per
dispositivi mobili, il 30% degli intervistati considera le app per dispositivi mobili molto efficaci
nell’incrementare i tassi di conversione (figura 15).
I dati raccolti nel corso del sondaggio suggeriscono inoltre che promozioni pubblicitarie, coupon con
codice a barre o codici QR sono molto efficaci, con un impatto positivo sui tassi di conversione: la netta
maggioranza afferma infatti che sono “abbastanza” (49%) o “molto” (34%) efficaci.
Le aziende più grandi si rivolgono già al pubblico mobile in rapida espansione. Tuttavia la maggior parte
delle imprese sta appena iniziando, con una certa cautela per varie ragioni: dal non sapere da dove
iniziare, alla mancanza di tempo e budget che vengono assorbiti invece da altre complesse iniziative per
dispositivi mobili.
Se la vostra organizzazione si sta avvicinando ora al mondo mobile, non iniziate a creare un sito o un’app
per dispositivi mobili unicamente per imitare la concorrenza. Coinvolgendo il team di analisi dei dati,
prendete in considerazione i vari tipi di dispositivi mobili (telefonini avanzati, smartphone, tablet) utilizzati
dai visitatori del vostro sito e osservate il trend di tale traffico negli ultimi 12 mesi.
Ricordate che un basso livello di traffico da dispositivi mobili non significa necessariamente che il pubblico
mobile è ridotto. Potrebbe infatti essere dovuto a scarse prestazioni del sito su schermi piccoli, aspetto che
potrebbe allontanare i visitatori.
Non sviluppate un’app solo per poter dire di averne una. Considerate l’obiettivo delle iniziative mobili,
definite le priorità delle esigenze aziendali e scegliete una soluzione che possa rispondere a tali esigenze
sia nell’immediato che in futuro.
Come evidenziato nel report Digital Trends for 2013:
“Avanzare nell’ottimizzazione per dispositivi mobili significa comprendere la realtà che ogni esperienza
offerta tramite canali digitali (ogni pagina web, carrello acquisti e contenuto avanzato) deve funzionare
correttamente su qualsiasi dispositivo e in qualsiasi luogo. Il consumatore è pronto ad accettare i
compromessi dettati da schermi piccoli, touchscreen e minore velocità, ma non accetterà ritardi o
problemi non giustificati. Le app sono parte integrante dell’approccio mobile odierno, ma non
rappresentano una risposta ad ampio raggio a questa sfida, a causa della crescente diffusione del web per
dispositivi mobili.”
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
12
13. Figura 15. Quanto sono efficaci le seguenti strategie per dispositivi mobili
nell’incrementare i tassi di conversione?
40%
Incentivi per registrazione
40%
20%
Promozioni pubblicitarie,
coupon con codici a barre, codici QR
34%
49%
17%
Condivisione social (ad es. icone Facebook,
Twitter e Pinterest sulle pagine)
34%
47%
19%
31%
Cataloghi ottimizzati per dispositivi mobili
46%
30%
App per dispositivi mobili
23%
47%
23%
27%
47%
26%
Marketing in base alla posizione
25%
51%
24%
Valutazioni o recensioni dei clienti
25%
52%
24%
Sito web ottimizzato per dispositivi mobili
24%
Video
Molto
efficace
Abbastanza
efficace
50%
26%
Poco
efficace
Risposte: 1.858
Molte aziende scelgono di concentrarsi sulla forma anziché sulla funzione, senza considerare che un sito
mobile deve rispondere alle esigenze dei clienti e agevolare i requisiti funzionali chiave del sito principale.
Se i visitatori sono abituati a cercare alcune specifiche nelle descrizioni dei prodotti, accertatevi di fornire
tali informazioni in un formato facilmente accessibile dai dispositivi mobili. Requisiti imprescindibili sono
un design semplice e funzionalità impeccabile.
Nel mercato mobile in rapida evoluzione, non esistono garanzie che la scelta di oggi sia corretta anche per
le esigenze aziendali di domani. Ma è possibile minimizzare il rischio concentrandosi sugli obiettivi
aziendali complessivi, sull’esperienza utente e sulle aspettative dei clienti.
Social in stallo: il divario delle analitiche
È probabile che la strategia social presso la vostra azienda non sia stata un vero e proprio successo.
Un possibile motivo è che il termine “social” racchiude attività interne ed esterne su Facebook, Twitter,
Pinterest e YouTube nonché sui canali media proprietari. Presso alcune organizzazioni, nel “social”
vengono anche erroneamente inclusi gli annunci pubblicitari sui social network. Tentare di riconciliare e
comprendere l’impatto effettivo di tali componenti rappresenta una sfida notevole.
Il vero problema sta nel divario tra idee e fatti. La maggior parte delle aziende si muove ancora alla cieca,
misurando l’entità di successo tramite dati limitati o contenenti errori (ad esempio, volume di utenti che
seguono il sito) o addirittura nessun dato.
Figura 16. Quale approccio di misurazione e ottimizzazione dell’esperienza utente utilizzate?
83%
Dati analitici dal sito web
47%
Dati analitici social media
31%
Testing
Dati analitici
da dispositivi mobili
Sondaggio sul sito
Modellazione
di attribuzione
Altro
22%
20%
6%
5%
Risposte 2013: 1.858
Risposte 2012: 1.686
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
13
14. Nelle diverse ricerche condotte, gli esperti del marketing digitale di aziende grandi e piccole affermano
che è difficile misurare il ritorno delle iniziative social. Anche presso organizzazioni con fatturati da
150 milioni di dollari, il 71% degli intervistati si trova d’accordo con l’affermazione “La misurazione
dell’impatto del marketing per social media è molto difficile.”4
La difficoltà si riconduce a due aspetti: la natura del social e gli strumenti utilizzati (o non utilizzati).
Il social sta diventando il canale di riferimento per l’era del marketing in entrata. Rappresenta il luogo di
incontro tra clienti e marchio e quanto di più simile a un rapporto bidirezionale esista online. Il social
permette alle aziende di misurare il sentiment, affrontare questioni di servizio, scoprire i problemi e le
potenzialità dei prodotti e tentare di attivare un marketing di tipo passaparola tra i fan più fervidi. Ma
nonostante tutte queste attività, le interazioni social avvengono in genere a metà strada nel percorso del
cliente, non immediatamente prima dell’evento di conversione. Poche aziende (il 6% del nostro campione)
sono in grado di effettuare il tipo di modellazione di attribuzione per comprendere le interazioni tra il
social e gli altri canali.
Nei rari casi in cui viene effettuata l’attribuzione, questa avviene prevalentemente per l’ultimo clic prima
dell’acquisto e viene pertanto sottovalutata l’influenza di tattiche di supporto come il social e l’e-mail.
L’approccio più comune per la misurazione dell’impatto del social consiste nell’applicare strumenti di
analisi ad hoc. Questi spaziano da approcci gratuiti e limitati fino a piattaforme di livello enterprise, ma
insieme rappresentano comunque solo il 47% del mercato, valore praticamente invariato rispetto allo
scorso anno (figura 16).
L’attività social nel sito stesso, che comprende tattiche quali recensioni degli utenti e pulsanti per la
condivisione sui social network, non raccoglie molta attenzione mediatica ma può avere un impatto più
diretto e misurabile sui risultati finali rispetto alla presenza mediatica al di fuori del sito. Naturalmente le
attività rivolte ai social media internamente ed esternamente al sito sono spesso strettamente collegate,
e l’atomizzazione del web cancella i confini tra i media proprietari, acquisiti e a pagamento.
Dalla figura 17 emerge chiaramente la potenza della funzionalità di condivisione social: modifiche
apportate alla modalità di presentazione possono avere un impatto maggiore sui tassi di conversione
rispetto a una serie di altri elementi che contribuiscono all’esperienza digitale.
La condivisione social (icone per social network presenti sulle pagine) è considerata la variabile più
efficace per l’incremento dei tassi di conversione. Due quinti delle aziende la ritengono molto efficace e un
ulteriore 44% la ritiene abbastanza efficace.
Figura 17. Quanto è efficace ciascuno dei seguenti aspetti in termini di incremento
dei tassi di conversione?
Condivisione social (ad es. icone per
social network sulle pagine)
39%
44%
37%
Indicatori di credibilità di terze parti
(ad es. sigilli di sicurezza)
33%
Campi modulo
17%
47%
16%
48%
“Hero image” sulla homepage
28%
48%
Passaggi/pagine
nel processo di conversione
28%
19%
48%
26%
Elementi di navigazione
Inviti all’azione
17%
Testo della pagina
17%
24%
24%
49%
48%
52%
25%
35%
31%
Offerte o promozioni
15%
44%
41%
Foto o immagini
14%
46%
40%
Layout delle pagine
Molto
efficace
Abbastanza
efficace
11%
Poco
efficace
56%
33%
Risposte: 940
Sincronizzando le attività mediatiche interne ed esterne al sito, le aziende utilizzano sempre di più i dati
social per massimizzare le informazioni implicite ed esplicite che possiedono sui visitatori del sito web.
Con il consenso del visitatore, è possibile attingere a una ricca fonte di social intelligence che permette ad
esempio agli editori e ai venditori di consigliare altri articoli o prodotti pertinenti.
4
Digital Intelligence Briefing, pubblicazione trimestrale: Managing and Measuring Social (Gestione e misurazione del social), Econsultancy e Adobe,
settembre 2012, http://success.adobe.com/en/na/programs/products/digitalmarketing/offers/1208_22970_econsultancy_social_dib.html
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
14
15. In un altro studio condotto l’anno scorso da Econsultancy e Adobe5 si evidenziava come la
personalizzazione dell’esperienza web mediante i dati social possa incrementare il ROI in modo molto
efficace. Secondo i dati raccolti per tale studio, solo il 6% delle aziende utilizza grafici di dati social
(ad esempio Facebook) per la personalizzazione, benché l’88% affermi che l’impatto sul ROI e sul
coinvolgimento sia elevato.
La figura 18 presenta una serie di strategie e tattiche per social media e la rispettiva efficacia
nell’incrementare i tassi di conversione. Ancora una volta, si può apprezzare l’innegabile valore della
condivisione social in termini di incremento dei tassi di conversione. Gli intervistati in Europa sono più
propensi a ritenerla efficace, con un 43% che afferma che è molto efficace (rispetto al 37% di tutte le
aziende).
Figura 18. Quanto sono efficaci le seguenti tattiche per social media nel vostro sito in
termini di incremento dei tassi di conversione?
Condivisione social (ad es. icone Facebook,
Twitter e Pinterest sulle pagine)
37%
46%
17%
Live chat o messaggi immediati
37%
44%
19%
Raccolte create dall’utente
per condivisione e acquisto
37%
45%
18%
36%
44%
20%
32%
50%
17%
Blog e pagine di community
31%
51%
18%
Commenti, recensioni
o valutazioni degli utenti
29%
Contenuti generati dagli utenti
(immagini, video, audio)
Progettazione prodotti personalizzata
collaborativa (articoli, set, completi, ecc.)
Molto
efficace
Abbastanza
efficace
Poco
efficace
49%
22%
Risposte: 1.858
Le tecnologie specifiche per gli ambienti social forniscono numerose funzioni, dalla gestione del workflow
e delle risorse, all’analisi del sentiment fino all’integrazione completa dei sistemi CRM per la gestione dei
rapporti con i clienti. Alle base di tutte deve però esserci la capacità di associare le interazioni social dei
clienti a chiari obiettivi di business. I dirigenti sono sempre meno inclini ad accettare definizioni vaghe di
crescita del coinvolgimento e degli utenti che seguono un sito.
Gli esperti del marketing digitale riconoscono una lacuna nelle conoscenze effettive e sembrano
determinati ad affrontarla. Quasi un terzo del campione interpellato afferma che l’organizzazione intende
implementare un qualche tipo di sistema di analisi dei dati social media. È necessario affrontare la
problematica di una valutazione coerente dell’impatto del social. I reparti di marketing che non lo fanno
potrebbero presto ritrovarsi nello scenario estremo di essere giudicati dai benchmark fuorvianti che
utilizzano in assenza di metodi migliori.
D
igital Intelligence Briefing, pubblicazione trimestrale: Personalization, Trust and Return on Investment (Personalizzazione, fiducia e ROI),
Econsultancy e Adobe, giugno 2012, http://econsultancy.com/reports/quarterly-digital-intelligence-briefing-personalisation-trust-and-roi
5
Risultati del sondaggio Adobe 2013 sull’ottimizzazione del marketing digitale
15