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Con il contributo
Le principali violazioni dei
diritti umani
Marcello Flores
Marcello Flores
My Lai, radiografia di un
massacro
Arianna Editrice
28.03.2006
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Due capi dei Khmer rossi, Khieu Samphan e Nuon Chea,
chiedono per la prima volta pubblicamente perdono, per i delitti
da loro commessi, alle loro vittime e ai loro familiari. Il genocidio
in Cambogia fa parte del triste florilegio di genocidi del ventesimo
secolo. Partito con il genocidio degli armeni nella prima guerra
mondiale, poi la Shoah, c’è poi questo episodio veramente
allucinante dal 1975 – 1979 in Cambogia, seguirà poi tristemente
il genocidio dei Tutsi in Ruanda nel ’94. La cosa importante è che
si inserisce il genocidio in Cambogia in questo grande periodo di
guerra fredda che si è riverberato dalla guerra di Corea alla
guerra del Vietnam per finire per coinvolgere Cambogia, Laos e
Thailandia.
Il genocidio cambogiano (1)
Rai Storia
100 secondi con:
Marcella Emiliani,
Docente di storia politica
Medio Oriente e Africa –
Università di Bologna
Forlì
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Il genocidio cambogiano (2)
Pol pot nel 1975 conquista Phnom Phen, abbatte il regime di
Long Lot e si mette in testa di creare l’uomo nuovo socialista. Per
raggiungere lo scopo, evacua tutte le città cambogiane e raduna
tutta la popolazione, perdendo centinaia di migliaia di persone
per la strada, in campi di rieducazione. All’interno di questi campi
li costringe a lavorare senza neanche poter manifestare affetto
per i familiari, perché l’affetto veniva considerato una
degenerazione borghese. Si è trattato di un omicidio pianificato di
una nazione. Se era per Pol Pot potevano rimanere, su 6 milioni
di partenza, un milione di veri comunisti cambogiani. Nel ’79
sono arrivati i vietnamiti per mettere fine a questo episodio
agghiacciante della guerra fredda in Asia.
Rai Storia
100 secondi con:
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Medio Oriente e Africa –
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Il genocidio cambogiano
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Diventato presidente del Sudafrica, Nelson Mandela si è trovato
a gestire un’eredità politica pesantissima, ha dovuto garantire il
passaggio dal regime di Apartheid alla democrazia.
Il suo capolavoro politico nonostante i molti errori che
indubbiamente ha commesso, è quello di aver favorito la nascita
della famosa ormai, “Commissione per la verità e la
riconciliazione”, che lavorò tre anni, in modo molto intenso e
drammatico, con l’obiettivo di raccontare la verità, tutta la verità
possibile su quello che era successo in Sudafrica negli anni del
regime di Apartheid. La scelta coraggiosa quale è stata? Quella
di porre un’alternativa molto secca tra verità e perdono.
Mandela e la riconciliazione del Sudafrica (1)
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100 secondi con:
Alessandro Campi,
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È stato un modello, quello perseguito dal Sudafrica, sul quale
probabilmente anche altri paesi che hanno conosciuto analoghe
tragedie, come per esempio la Cambogia o altri paesi africani,
dovrebbero riflettere. Molti hanno infatti preferito perseguire la
strada dell’oblio al prezzo della verità. I criminali, i massacratori,
coloro che avevano subito torture e violenze, le vittime oltre agli
aguzzini sono stati chiamati in Sudafrica, a raccontare cosa era
successo, in forma pubblica. Il lavoro della commissione è stato
anche una specie di psicodramma, ma alla fine il Sudafrica ne è
uscito in maniera conciliata. Si è perdonato, ma al tempo stesso
si è riusciti a conoscere la verità su quegli anni drammatici.
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internazionale per l’ex-
Jugoslavia delle Nazioni
Unite (ICTY) è stato
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lavori
Il Post
22.12.2017
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Marcello Flores (Padova, 1945) ha insegnato Storia contemporanea e Storia
comparata nell’Università di Siena, dove ha diretto anche il Master in Human
Rights and Genocide studies, e nell’Università di Trieste. Tra i suoi libri: Il
secolo del tradimento. Da Mata Hari a Snowden 1914-2014, (il Mulino,
2017), Il genocidio degli armeni (il Mulino, nuova ed. 2015), Traditori. Una
storia politica e culturale (il Mulino, 2015), Storia dei diritti umani (il Mulino,
nuova ed. 2012), La fine del comunismo (Bruno Mondadori, 2011) e 1917. La
Rivoluzione (Einaudi, 2007). Con Feltrinelli ha pubblicato Tutta la violenza di
un secolo (2005) e La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del
socialismo (2017).
Marcello Flores
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  • 2. Le principali violazioni dei diritti umani Marcello Flores
  • 3. Marcello Flores My Lai, radiografia di un massacro Arianna Editrice 28.03.2006 (vai all’articolo)
  • 4. Due capi dei Khmer rossi, Khieu Samphan e Nuon Chea, chiedono per la prima volta pubblicamente perdono, per i delitti da loro commessi, alle loro vittime e ai loro familiari. Il genocidio in Cambogia fa parte del triste florilegio di genocidi del ventesimo secolo. Partito con il genocidio degli armeni nella prima guerra mondiale, poi la Shoah, c’è poi questo episodio veramente allucinante dal 1975 – 1979 in Cambogia, seguirà poi tristemente il genocidio dei Tutsi in Ruanda nel ’94. La cosa importante è che si inserisce il genocidio in Cambogia in questo grande periodo di guerra fredda che si è riverberato dalla guerra di Corea alla guerra del Vietnam per finire per coinvolgere Cambogia, Laos e Thailandia. Il genocidio cambogiano (1) Rai Storia 100 secondi con: Marcella Emiliani, Docente di storia politica Medio Oriente e Africa – Università di Bologna Forlì (video)
  • 5. Il genocidio cambogiano (2) Pol pot nel 1975 conquista Phnom Phen, abbatte il regime di Long Lot e si mette in testa di creare l’uomo nuovo socialista. Per raggiungere lo scopo, evacua tutte le città cambogiane e raduna tutta la popolazione, perdendo centinaia di migliaia di persone per la strada, in campi di rieducazione. All’interno di questi campi li costringe a lavorare senza neanche poter manifestare affetto per i familiari, perché l’affetto veniva considerato una degenerazione borghese. Si è trattato di un omicidio pianificato di una nazione. Se era per Pol Pot potevano rimanere, su 6 milioni di partenza, un milione di veri comunisti cambogiani. Nel ’79 sono arrivati i vietnamiti per mettere fine a questo episodio agghiacciante della guerra fredda in Asia. Rai Storia 100 secondi con: Marcella Emiliani, Docente di storia politica Medio Oriente e Africa – Università di Bologna Forlì (video)
  • 7. Diventato presidente del Sudafrica, Nelson Mandela si è trovato a gestire un’eredità politica pesantissima, ha dovuto garantire il passaggio dal regime di Apartheid alla democrazia. Il suo capolavoro politico nonostante i molti errori che indubbiamente ha commesso, è quello di aver favorito la nascita della famosa ormai, “Commissione per la verità e la riconciliazione”, che lavorò tre anni, in modo molto intenso e drammatico, con l’obiettivo di raccontare la verità, tutta la verità possibile su quello che era successo in Sudafrica negli anni del regime di Apartheid. La scelta coraggiosa quale è stata? Quella di porre un’alternativa molto secca tra verità e perdono. Mandela e la riconciliazione del Sudafrica (1) Rai Storia 100 secondi con: Alessandro Campi, Docente di storia di dottrine politiche – Università di Perugia (video)
  • 8. È stato un modello, quello perseguito dal Sudafrica, sul quale probabilmente anche altri paesi che hanno conosciuto analoghe tragedie, come per esempio la Cambogia o altri paesi africani, dovrebbero riflettere. Molti hanno infatti preferito perseguire la strada dell’oblio al prezzo della verità. I criminali, i massacratori, coloro che avevano subito torture e violenze, le vittime oltre agli aguzzini sono stati chiamati in Sudafrica, a raccontare cosa era successo, in forma pubblica. Il lavoro della commissione è stato anche una specie di psicodramma, ma alla fine il Sudafrica ne è uscito in maniera conciliata. Si è perdonato, ma al tempo stesso si è riusciti a conoscere la verità su quegli anni drammatici. Mandela e la riconciliazione del Sudafrica (2) Rai Storia 100 secondi con: Alessandro Campi, Docente di storia di dottrine politiche – Università di Perugia (video)
  • 9. Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana Udienza a Jeff Benzien (vai al video)
  • 10. Claudio Bazzocchi Il Tribunale Penale Internazionale per la ex- Jugoslavia Osservatorio Balcani e Caucaso - Transeuropa 17.05.2002 (vai all’articolo)
  • 11. Il Tribunale penale internazionale per l’ex- Jugoslavia delle Nazioni Unite (ICTY) è stato chiuso dopo 24 anni di lavori Il Post 22.12.2017 (vai all’articolo)
  • 12. Marcello Flores (Padova, 1945) ha insegnato Storia contemporanea e Storia comparata nell’Università di Siena, dove ha diretto anche il Master in Human Rights and Genocide studies, e nell’Università di Trieste. Tra i suoi libri: Il secolo del tradimento. Da Mata Hari a Snowden 1914-2014, (il Mulino, 2017), Il genocidio degli armeni (il Mulino, nuova ed. 2015), Traditori. Una storia politica e culturale (il Mulino, 2015), Storia dei diritti umani (il Mulino, nuova ed. 2012), La fine del comunismo (Bruno Mondadori, 2011) e 1917. La Rivoluzione (Einaudi, 2007). Con Feltrinelli ha pubblicato Tutta la violenza di un secolo (2005) e La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo (2017). Marcello Flores