Piano Cgil per il rilancio economico e sociale del territorio ferrarese
1. Bozza per una piattaforma per il rilancio economico e sociale
del territorio ferrarese
Contrastare il rischio di declino economico e demografico.
Dopo sei anni di crisi il territorio ferrarese vede riaprirsi un pericoloso divario territoriale con il resto
della regione, frutto di una più accentuata perdita di posti di lavoro conseguenti alla difficoltà di
sviluppo del settori produttivi e di una negativa dinamica demografica.
La ripresa non c'è. Tutti gli indicatori indicano che l'anno in corso non segna ancora una inversione di
tendenza. Al miglioramento dei dati produttivi delle imprese orientate all'export ( che rischiano un
rallentamento a causa della crisi dei rapporti con la Russia) fa riscontro il permanere e l'accentuarsi di
situazioni di crisi legate alla caduta delle domanda interna.
La situazione occupazionale resta pesantissima: oltre 3500 lavoratori dei settori industriali sono
coinvolti dall'uso di ammortizzatori sociali, almeno la meta' di quei posti di lavoro sono a rischio di
sparire nelle prossime settimane.
Dopo aver coinvolto il piccolo commercio e il terziario di servizio la crisi coinvolge ora anche la GDO,
soprattutto nelle medie dimensioni.
Serve una rinnovata attenzione ai fenomeni di dumping sociale e salariale che producono un
complessivo indebolimento delle imprese e un deterioramento del mercato del lavoro,
dequalificandolo e esponendolo alle infiltrazioni malavitose, ed un rinnovato impegno istituzionale per:
gestione del protocollo appalti (da intendersi anche come tempestiva e corretta segnalazione
dei sub-appalti)
gestione della prossima legge regionale sul settore logistico
sostegno alla gestione dell'avviso comune tra Organizzazioni Sindacali e Organizzazioni Agricole
sul mercato del lavoro in agricoltura
nuove regole per appalti e accreditamento nel settore sanitario, socio sanitario, sociale,
educativo e ambientale.
garantire il ruolo di sussidiarietà del volontariato
Fondamentale è la necessità di una stretta sinergia tra Amministrazioni ed Enti preposti (DTL, Agenzia
delle Entrate etc …) al fine di un costante monitoraggio sulle condizioni di legalità o carenza di essa
nella quale operano le aziende in appalto sul nostro territorio. L'Osservatorio sugli appalti, coordinato
da Amministrazione Provinciale e DTL, deve diventare strumento regolare di controllo per i contratti di
lavori, servizi e forniture, anche attraverso l'utilizzo delle informazioni reperibili sul sistema SITAR
dell'Osservatorio Regionale dell'Emilia Romagna.
La costituzione di un osservatorio on line di tutti gli appalti pubblici e relativi sub appalti realizzati nel
territorio provinciale, coordinato dall'Amministrazione Provinciale in collaborazione con DTL, INAIL,
INPS e Organizzazioni sindacali e datoriali, garantirebbe la massima trasparenza prevenendo, anche con
questo strumento, la possibile infiltrazione di organizzazioni criminose.
Per contrastare i fenomeni di dumping contrattuale va proposta e praticata la contrattazione di filiera, a
partire da alcuni significativi siti (Petrolchimico, Cona,...).
E' quindi necessaria una terapia d'urto rivolta a contenere la disoccupazione, sia giovanile che delle
persone espulse dai luoghi produttivi. La “garanzia giovani “non è fin qui decollata ed è forte il rischio
di uno spreco delle risorse dedicate.
2. E' inoltre necessaria una forte progettualità per ricostruire un potenziale di sviluppo in grado di
riassorbire livelli di disoccupazione non a lungo sostenibili senza gravi tensioni sociali.
L'occasione dei Fondi strutturali Europei del ciclo 2014 2020 non può andare sprecata.
1.1 Manifattura
Va innanzitutto assunto e declinato l'obiettivo di salvaguardare e potenziare le attività manifatturiere
esistenti, mettendo in campo sia gli strumenti di sostegno tradizionali ( credito e servizi) che iniziative
mirate volte a promuoverne l'accesso ai percorsi di qualificazione e di innovazione.
Vanno ripresi gli impegni assunti nelle sedi istituzionali in occasione di accordi difensivi e/o espansivi
(riconversione stabilimento saccarifero di Bondeno, VM, Basell, Servizi Ospedalieri, etc).
E' necessario promuovere la nascita di nuove imprese dando priorità a quelle a contenuto innovativo.
Va superata l'impostazione che concentra sui giovani la promozione di nuove imprese .
In questo senso va promossa una ricognizione delle potenzialità professionali esistenti , ai fini della
nascita di nuove imprese , nelle migliaia di persone che sono state espulse dai processi produttivi.
La nuova legge regionale per l'attrattività va accompagnata da una agenzia per lo sviluppo territoriale
in grado di essere interlocutore che accompagna in ogni passaggio sia la nascita di nuove imprese che
nuovi progetti di investimento riorientando l'attività di SIPRO in questa direzione.
L'agenzia deve essere il braccio operativo delle amministrazioni locali e interfacciarsi con le politiche
regionali nel nuovo contesto istituzionale caratterizzato dal mutato profilo istituzionale della Provincia
come ente di governo del territorio.
Va messo a regime un modello di relazioni con le imprese multinazionali che ha dato risultati
significativi in alcuni episodi importanti facendo interagire incentivi, investimenti innovativi e
formazione , finalizzando maggiormente le risorse pubbliche alla responsabilizzazione delle imprese
verso il territorio, garantendo il rispetto degli impegni che vengono assunti verso l'occupazione e il
vincolo a non delocalizzare.
Va perseguito un nuovo accordo di programma del petrolchimico finalizzato allo sviluppo degli
investimenti, della buona occupazione, ad una ricaduta positiva sul territorio attraverso la
qualificazione delle imprese che operano in appalto e il rispetto dei diritti dei lavoratori.
E' necessario uno sbocco positivo della vertenza ENI , che salvaguardi la certezza di un
approvvigionamento sicuro, stabile, economicamente sostenibile dei monomeri necessari alle attività
delle imprese presenti nel polo, e oltre alla realizzazione degli investimenti previsti da Versalys per il
cd XXVII impianto va fatta chiarezza sul futuro del X°, dei piloti , della ricerca sui catalizzatori.
L'avvio di processi di diversificazione verso la chimica verde può credibilmente innestarsi solo sulla
continuità delle attività di ricerca e produzione presenti nel Polo che hanno ancora forti potenzialità
di sviluppo e innovazione. E' urgente ripristinare il “ Tavolo sviluppo e rilancio petrolchimico di
Ferrara” istituito presso al regione nell'incontro dell11 luglio 2013 che fu propedeutico all'accordo
Basell.
E' urgente chiudere l'accordo per il rinnovo del protocollo sulla gestione degli appalti nell'area.
1.2 Un nuovo e diverso ciclo per il settore delle costruzioni.
Va raccordata la ricostruzione post terremoto a un investimento straordinario per la tutela del territorio
e la prevenzione dal rischio sismico e idrogeologico.
E' questa la chiave di volta per un rilancio del settore delle costruzioni compatibile con la necessità di
contenere drasticamente il consumo di territorio.
3. Vanno accelerate, ove sia necessario, le procedure per la ricostruzione dei privati, e le Amministrazioni
devono verificare con gli studi professionali ( attraverso gli ordini) lo stato delle progettazioni in
itinere . Si tratta insomma di capire quanta ricostruzione è in itinere e a che stadio.
Nel breve è urgente completare, anche reperendo risorse aggiuntive rispetto a quelle già stanziate (da
ultimo l'accordo di Programma Ministero ATTM / Regione Emilia Romagna per gli interventi urgenti e
prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico) necessarie a mettere in condizioni di minima
sicurezza idraulica il territorio, sugli interventi prioritari indicati dal Consorzio di Bonifica.
Va poi costruito un quadro delle situazioni di criticità negli ambiti urbani (allagamenti ricorrenti) nelle
quali il mutato regime delle precipitazioni richiede interventi di riequilibrio delle modalità di
smaltimento delle acque meteoriche anche favorendo ( ove necessario) accordi pubblico privato.
Nel medio periodo va definito un quadro del rischio sismico dei fabbricati pubblici e privati a cui far
seguire un programma di interventi per elevare il grado di sicurezza degli edifici pubblici e un quadro
di incentivi per favorire l'adeguamento dei fabbricati privati.
Va rafforzata la tendenza a orientare le scelte urbanistiche verso la riqualificazione urbana, il riuso
anche con le bonifiche , della aree industriali dismesse , la rigenerazione urbana dei quartieri anche
attraverso la adozione dei piani dei servizi, l'incentivazione al miglioramento del rendimento energetico
degli edifici esistenti.
La grande quota di invenduto frutto dell'abnorme ciclo espansivo del decennio pre-crisi pone
l'esigenza di approntare strumenti per far decollare un mercato dell'affitto calmierato che dia
risposta al nuovo fabbisogno abitativo e per riorientare il risparmio privato al miglioramento delle
prestazioni energetiche, sismiche e ambientali dell'edilizia esistente.
Una nuovo assetto del territorio ed un nuovo modo di utilizzare le risorse naturali ci conduce alla
progettazione di una vera e propria conversione ecologica del nostro sistema di sviluppo e di
consumo.
Riconciliarci con la natura significa impegnare le intelligenze del territorio per ricostruire pratiche di
non aggressione all'ambiente e ai suoi equilibri: sia con con un minor prelievo di materiali sia con
un minor rilascio di scarti.
L'ambiente reclama neanche tanto silenziosamente, visti i mutamenti climatici e le loro
conseguenze, i propri diritti, la cui negazione comporta un rischio elevatissimo per l'economia, per
la salute, per il benessere della collettività.
A tale proposito diviene prioritaria l'assunzione di una specifica iniziativa legata all'obiettivo di
gestire la prevenzione primaria nella tutela ambientale a favore di tutta la popolazione del
territorio ferrarese, a fronte dei rischi connessi alle sostanze nocive ed inquinanti disperse
nell'ambiente ed in particolare ai manufatti contenenti amianto.
Va conseguentemente sbloccato il Piano Nazionale Amianto e al più presto le amministrazioni
locali devono reperire le risorse per informare correttamente i cittadini affinché collaborino
fattivamente a mappare il territorio al fine di conoscere quale sia la dimensione quantitativa
dell'inquinamento da amianto, localizzare la sua presenza, attuare la corretta gestione del
rischio , definire in quali tempi provvedere alle bonifiche dei terreni, degli edifici civili pubblici e
privati e delle strutture industriali; predisporre infine la eliminazione della presenza di amianto nel
territorio e nei processi produttivi valutando nel rapporto pubblico privato la necessità di avere sul
territorio un sito correttamente attrezzato per lo smaltimento dei manufatti contenenti amianto e
suoi derivati.
4. 1.3 Turismo come risorsa fondamentale: qualificare l'offerta.
Serve una progettualità con la quale il territorio Ferrarese qualifichi la sua partecipazione al distretto
turistico della costa valorizzando le proprie peculiarità e quindi perseguendo un obiettivo di
integrazione tra costa, Parco del Delta e Città, nel rispetto delle differenze culturali del nostro territorio,
attraverso l'estensione del Parco del Delta alla Città e prevedendo una nuova stazione (Parco Urbano e
sito Unesco).
Inoltre è necessario riorientare in senso turistico il progetto idrovia.
Le tendenze che emergono nel 2014 confermano che il potenziale della Città ottiene più ricadute
dalle iniziative di promozione rispetto alla costa. E' evidente che il problema non è nella quantità di
posti letto offerti ma in un modello di ricettività non alberghiera più difficile da integrare con i servizi
la cui qualificazione è lo snodo delle competitività nel settore sia in relazione al fattore prezzo che al
fattore destagionalizzazione.
Sia per la città che per la costa , forse a maggior ragione per il turismo lento, si deve spingere di più per
lo sviluppo di servizi immateriali collegati al digitale (smart city):
Conoscenza e pubblicizzazione dell'offerta culturale, del patrimonio storico, artistico e culturale ,
miglioramento della fruibilità e dell'accessibilità.
Città d'arte e cultura non solo per il turismo ma anche come motore di sviluppo di imprese culturali.
Occorre salvaguardare e rafforzare i luoghi della cultura partendo da quelli già esistenti,
occorre promuovere, creare sinergie con scuola pubblica e università che devono avere un ruolo
fondamentale per far maturare linguaggi e strumenti utili all'accrescimento culturale, con risorse
pubbliche in linea con la media europea, come scelta strategica per lo sviluppo.
Tutto ciò può essere la leva con la quale promuovere un più generale sviluppo/qualificazione del
terziario urbano. Tema che riguarda non solo la Città, ma i nuclei urbani dei comuni di maggiori
dimensioni.
1.4 Settore Agroalimentare
Attraverso il PSR 2014-2020 è indispensabile rafforzare le eccellenze del comparto agroalimentare,
cercando di aumentare l'occupazione e qualificare il lavoro agricolo.
Il documento strategico per il Programma di Sviluppo rurale, oggetto di confronto con la Consulta
Agricola Regionale e il coinvolgimento degli Enti Provinciali, porta in Emilia-Romagna una dote di
1,7 mld di euro, tra cofinanziamento nazionale e Fondo Europeo per l'agricoltura e lo sviluppo
rurale (Feasr), con il quale mantenere i punti di forza di cui gode la Regione ma soprattutto cercare
di superare le criticità che vanno oltre la crisi economica che ha colpito l'agroalimentare, seppur
con tempi diversi rispetto ad altri settori.
La decisione di procedere sulla strada del rafforzamento delle filiere, sul superamento della
frammentazione del tessuto imprenditoriale agricolo e sul cambio generazionale qualificato,
favorendo lo sviluppo dei processi di commercializzazione verso i mercati esteri è alla base della
nuova programmazione dei fondi comunitari ma non può prescindere da alcune valutazioni
particolari di analisi sul territorio.
Per quanto riguarda la Provincia di Ferrara si possono individuare particolari fabbisogni
d'intervento, tra cui quelli diretti ai seguenti settori: ortofrutta (pere e mele in particolare),
avicolo, ittico, seminativo e biodiversità con particolare riferimento alla produzione di energia.
Tali settori infatti non sono passati immuni da percorsi di crisi che hanno colpito il nostro territorio.
Resta fondamentale, per finalizzare al meglio la destinazione delle risorse, il vincolo al rispetto da
5. parte delle aziende che ne beneficeranno, delle norme contrattuali, previdenziali e di legge.
Proprio in questo senso devono essere valorizzati e sostenuti gli accordi firmati nel 2011 tra le
Organizzazioni Sindacali e Datoriali del settore agroalimentare in tema di mercato di lavoro agricolo
e appalti.
Un percorso condiviso e finalizzato per una buona occupazione, rivolto anche alle lavoratrici ed ai
lavoratori migranti, in grado di far fronte al rischio di impiego irregolare, facendo distinzione tra
appalti genuini ed interposizione di manodopera.
In prospettiva, il contesto nell'ambito del quale si darà attuazione alla nuova programmazione dei
fondi comunitari per il periodo 2014-2020, non potrà prescindere da valutazioni legate alla crisi
economica che colpisce il nostro Paese, pertanto sarà fondamentale la capacità di utilizzare le
risorse messe a disposizione nel settore dello sviluppo rurale.
2. Dai servizi pubblici locali un contributo allo sviluppo sostenibile e alla ripresa occupazionale .
Sui servizi pubblici locali è necessario che le Istituzioni riprendano pienamente compiti di indirizzo,
programmazione, gestione e controllo atti a garantire il ciclo integrato dei servizi stessi, non
tralasciando la necessaria attenzione al mercato del lavoro ed alla qualità che esso esprime. E'
necessario mantenere la proprietà pubblica della maggioranza azionaria in Hera virando dall’attuale
alterato il rapporto Hera –Territorio. Il radicamento territoriale, da punto di forza e tratto distintivo, è
diventato nel tempo un vincolo sempre più debole e comunque tale da non incidere sulle scelte
strategiche d’impresa. HERA, reindirizzata dalla proprietà pubblica verso l'innovazione delle politiche
energetiche e ambientali, deve essere strumento per l'attuazione di una nuova politica industriale,
rinnovando obiettivi e modalità di gestione del patto di sindacato tra gli EELL per un effettivo indirizzo
pubblico sulle strategie aziendali.
Nell'immediato gli Enti locali del patto di sindacato devono rivendicare ad Hera un rilancio degli
investimenti mirato ai territori di elezione con esplicite funzioni anticicliche concentrato su alcune
priorità: riduzione ulteriore della dispersione della rete idrica, miglioramento della gestione della
risorsa idrica, risparmio energetico, miglioramento e integrazione del ciclo dei rifiuti.
Immaginare un nuovo ciclo dei rifiuti re-integrato nel nostro territorio, perseguendo l’attuazione di un
circuito economico virtuoso e rispettoso del concetto di Ambiente, va visto come leva per sviluppare
una politica industriale in grado di promuovere nuove occasioni di buona occupazione con una spiccata
attenzione al tema della sicurezza sul lavoro. ciò può rappresentare un utile contributo alla crescita del
territorio ferrarese. Per avviare una filiera fondata sul riciclo e la trasformazione dei rifiuti - ad alta
intensità di lavoro in alcune delle sue fasi, ad elevata intensità di innovazione in molti dei suoi processi -
con forti connotazioni di valorizzazione dei beni comuni, potrebbe essere sufficiente una decisione
amministrativa comunale. Guardando al mondo dei rifiuti c’è molta attenzione agli effetti e forse meno
alle cause. In un territorio che ha sperimentato per primo il Last Minute Market, è necessario avviare
azioni di consolidamento provinciale della rete anti-spreco, coinvolgendo maggiormente gli EELL e i
grandi plessi aziendali. Ad oggi la rete va allargata, i soggetti attualmente coinvolti (Provincia di Ferrara,
Comune di Ferrara, Ausl Ferrara, Farmacie Comunali di Ferrara, vari gruppi GDO, Hera) non sono più
sufficienti.
Il punto di forza e decisivo di questa nuova economia nel territorio deve essere una visione integrata
dei cicli ambientali in adeguamento alle nuove indicazioni regionali che richiamano il superamento
dell’attuale frammentazione gestionale negli ambiti ottimali. Pur se non approvato il nuovo Piano
Regionale dei Rifiuti adottato deve essere il punto di riferimento per dispiegare strategie davvero
6. efficaci se, superando la vecchia logica in cui “ogni Comune pensa per sé”, si condivide una nuova
logica nella quale si coordinano funzioni e azioni associate, pianificate ed omogenee nell’ambito
territoriale più ampio, ottimizzando l’utilizzo della dotazione impiantistica. E' occasione per sviluppare
sinergie. Il progettare ed organizzare attività omogenee su una scala più vasta, produce diminuzione dei
costi e può garantire stabilità occupazionale.
Così facendo, oltre all’obiettivo di rispetto delle risorse, sarebbe più facile dare riscontro al cittadino
che potrebbe vedere modificare la tariffa rispetto ai suoi comportamenti. Politiche tariffarie che
valorizzino i risparmi nei consumi e, viceversa, penalizzino sprechi e consumi eccessivi devono essere
caratteristica del nostro territorio. L’incentivazione al perseguimento degli obiettivi proposti può essere
ottenuto con meccanismi di fiscalità ambientale per i singoli enti locali, considerando penalizzante la
quantità di rifiuto indifferenziato prodotto per abitante e non avviato a recupero come materia.
La salvaguardia del sano principio che “chi inquina paga”, deve essere garantito dai benefici derivanti
dalla tariffazione puntuale, che integrandosi ai meccanismi di fiscalità ambientale adottati, deve
produrre effettività concreta sui cittadini.
Va interrotto il processo di disinvestimento nel Trasporto Pubblico Locale, che è iniziato nel 2009.Il TPL
Ferrarese ha tutte il potenziale per diventare lo strumento che rende effettivo il diritto allo studio e il
diritto al lavoro creando una efficace alternativa al ben più costoso spostamento in auto.
Il diritto alla mobilità non può declinarsi solo con la realizzazione di piste ciclabili e nuove
circonvallazioni, ma deve intercettare le esigenze delle fasce di popolazione che per motivi economici,
logistici e ambientali vogliono o devono utilizzare il mezzo di trasporto collettivo come valida
alternativa all'uso del mezzo privato.
Gli Enti Locali devono sottoscrivere un patto per la mobilità che tenga conto dei nuovi poli sanitari e
scolastici; ma vanno tenute in gran conto anche le esigenze di mobilità di chi si trasferisce in un
quartiere nuovo, o di chi decide di abbandonare l'auto per andare al lavoro o di chi preferisce il
trasporto pubblico anche per le proprie esigenze di svago e socializzazione.
Gli Enti Locali non possono dimenticare le richieste di sicurezza e di comfort che ogni viaggiatore esige
per i propri spostamenti collaborando con il gestore del servizio affinché i percorsi effettuati e i mezzi
utilizzati siano compatibili con tali esigenze.
Gli Enti Locali devono utilizzare le infrastrutture già esistenti (quindi a costo zero) integrandole con le
innovazioni tecnologiche già installate e funzionanti a bordo dei mezzi (ad esempio rinforzando
l'Opticom con il telecontrollo satellitare).
Gli Enti Locali devono inoltre rispettare il Patto per la Mobilità siglato in Regione che prevede un
adeguamento annuale delle tariffe chilometriche rispetto al dato di rivalutazione fornito dall'ISTAT.
Gli Enti Locali devono anche verificare che l'Agenzia per la Mobilità acceda a tutti i finanziamenti
europei afferenti il Trasporto Pubblico Locale, e che tali finanziamenti vengano effettivamente
reinvestiti, sia in infrastrutture che aumentino la velocità commerciale, sia in un potenziamento del
servizio offerto ai cittadini-utenti.
L'Agenzia per la Mobilità deve inoltre vigilare affinché, in caso di sub concessione dei servizi, vengano
applicati i contratti collettivi nazionali di settore appropriati e che non si venga a creare un dumping
contrattuale ancora più marcato con i lavoratori che operano alle dipendenze dirette del gestore
principale. Vanno inoltre disincentivate tutte le forme di contratto atipiche che, per la loro natura,
sfuggono ad ogni controllo sui tempi di guida e di riposo dei conducenti utilizzati sul servizio, per
garantire standard di sicurezza che devono essere eccellenti.
7. 3 Un welfare per il lavoro e lo sviluppo
La qualità dei servizi deve essere vista come una componente essenziale di una politica di sostegno
demografico, condizione necessaria anche per lo sviluppo produttivo.
Nella sanità si rende necessario:
superare gli ambiti di visione strategica indipendente, a partire dai bilanci (il bilancio sociale
unico potrebbe rappresentare utile strumento di avvicinamento non solo strategico) di ognuna
delle due aziende a favore di una visione strategica unica provinciale, evitando inutili duplicazioni
di spese, che mantenga l'università di Ferrara come polo didattico e di ricerca della sanità
ferrarese e volano di sviluppo dell'innovazione e della qualità dell'offerta;
attivare percorsi condivisi e partecipati di programmazione sanitaria territoriale provinciale, in
sostituzione della CTSS forse superata dal riordino istituzionale in atto, in grado di escludere
impostazioni municipalistiche e di suscitare una visione di sistema coerente con i processi
regionali e al “Patto per la salute”;
completare il processo di riorganizzazione della sanità provinciale con la strutturazione e il
completamento dei 3 Ospedali di Comunità e delle Case della Salute a supporto del necessario
sviluppo delle cure primarie oltre che della sanità pubblica e della salute mentale, con
l'obiettivo di rendere la presa in carico della salute delle persone un processo ampio e
sistematico basato sulla medicina di iniziativa;
rivedere e riqualificare la presenza e diffusione sul territorio dei servizi territoriali (consultori
familiari, consultori giovani, centri salute donna, servizi di salute mentale, servizi per le
tossicodipendenze) che nel processo di riorganizzazione attivato sono stati penalizzati: alcuni di
essi ridotti in numero e diffusione, altri mantenuti con le medesime caratteristiche nonostante i
mutamenti culturali, sociali e degli stili di vita intervenuti;
qualificare ed implementare l'assistenza domiciliare a carattere sanitario attivando altresì
processi di reale integrazione con il Servizio di Assistenza Domiciliare (a carattere sociale) in
modo da farne un anello fondamentale del processo “prevenzione – presa in carico –
dimissione”;
garantire l'accesso alle prestazioni specialistiche e al ricovero nel rispetto dei tempi previsti
dalla Regione Emilia Romagna con il definitivo superamento del dualismo <<prestazioni
sanitarie private = tempi brevi>> <<prestazioni sanitarie del servizio pubblico = tempi lunghi>>;
strutturare, attraverso percorsi condivisi e partecipati, metodi di rilevazione e misurazione della
qualità dei servizi sanitari offerti ancorché appropriati e accreditati;
attivare processi partecipati di programmazione ed indirizzo dei servizi in Area Vasta che
contemplino e coinvolgano soggetti istituzionali (Sindaci) in tutti quegli atti da cui discendono
politiche di sviluppo del territorio;
accelerare la definizione dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) nella visione di una
rete unica tra diversi ospedali a vocazione differente che nel loro insieme costituiscono un polo
ospedaliero unico ed i dipartimenti territoriali di cure primarie, salute mentale e sanità
pubblica, basata sull'integrazione professionale e contrattuale dei ruoli esistenti.
Nel sociale occorre:
ri-costruire in modo partecipato la nuova mappa dei bisogni che emerge dalla crisi per poi
definire gli interventi nell'ambito dei Piani di Zona distrettuali;
classificare la spesa per i diversi interventi sociali per poi ricomporla in filoni che rendano
evidente l'impegno complessivo per l'infanzia, gli adulti disabili, gli anziani non autosufficienti,
gli interventi per le famiglie/cittadini colpiti dalla crisi;
8. sviluppare sistemi di monitoraggio volti ad individuare la tipologia di interventi di sostegno per
singolo assistito/nucleo familiare evitando in tal modo sperequazioni;
Garantire nei tre ambiti distrettuali, tramite il servizio sociale territoriale, un sistema omogeneo
di accoglienza e valutazione delle domande degli abitanti della provincia e di co-progettazione
personalizzata e di accompagnamento dei percorsi attraverso la professione dell'assistente
sociale in autonomia ed in equipe multiprofessionale con la finalità di utilizzare tutte le risorse
disponibili, in particolare quelle stanziate con il Fondo per la Non Autosufficienza; ,
realizzare una reale “presa in carico” dell'assistito anche attraverso l'integrazione – tutta da
realizzare – con gli interventi di natura sanitaria realizzando così l'auspicata continuità
assistenziale; in tale ambito appare necessario ripensare il servizio di Assistenza Domiciliare sia
nelle modalità di erogazione sia per la sua funzione di prevenzione della non autosufficienza;
separare la funzione di programmazione e valutazione della qualità dei servizi offerti – da
mantenere in capo ai Comuni – dall'attività di gestione da affidare alle Asp;
rendere sempre più trasparenti le modalità di accesso ai servizi erogati da Asp/Comuni
attraverso la redazione di regolamenti omogenei almeno nell'ambito del distretto (Isee,
accesso, compartecipazione alla spesa, graduatorie, …);
realizzare quanto deliberato a livello regionale accelerando processi di riorganizzazione/fusione
con l'obiettivo di avere un'unica Asp per ciascun distretto;
estendere l'utilizzo della matrice sociale nell'ambito delle politiche abitative con la finalità di
prevenire situazioni di ghettizzazione con conseguenti tensioni sociali; progettare soluzioni
innovative al bisogno di alloggi (ad es. cohousing), che possano contemperare forme di
assistenza, processi di socializzazione e integrazione in particolare per soggetti anziani e/o
disabili e per immigrati;
intervenire, attraverso processi partecipati, sui regolamenti e sulle modalità attraverso cui si
sviluppano l'orientamento scolastico e l'iscrizione per evitare, anche in questo settore, forme di
ghettizzazione o situazioni di difficoltà di accesso/privilegio per gli studenti più svantaggiati.
● affrontare il tema della legalità nell’ambito dei servizi alla persona. I soggetti privati che si
propongono sul mercato dell'assistenza alla persona sono molti, e non sempre agiscono
entro confini di legalità: un problema emergente soprattutto nel campo delle assistenti
familiari e delle case famiglia, dove spesso si riscontrano fenomeni di sfruttamento del
lavoro e irregolarità. E' importante costruire dei percorsi con le Istituzioni per definire dei
protocolli di regolamentazione di queste realtà che ne consentano un controllo effettivo.
4 Investire sulle persone e sullo sviluppo delle loro capacità e conoscenze .
4.1 E' necessaria una nuova fase di sviluppo dei servizi pubblici all'infanzia rilanciando il ruolo inclusivo
del ciclo 0-6 attraverso lo strumento dell’Istituzione, strumento di gestione amministrativa che ha
dimostrato la sua validità nella città capoluogo e che andrebbe utilizzata in tutti gli ATO da parte delle
costituite e/o costituende Unioni. L’investimento di risorse nel sistema educativo non può e non deve
essere considerato un “costo” ma un impegno finalizzato al migliore sviluppo delle nuove generazioni. Il
sistema integrato pubblico/privato va valutato nell’unica ottica della salvaguardia ed implementazione
dei servizi e non fine a se stesso, avendo cura di evitare il proliferarsi di rapporti di lavoro a “cottimo”
( come nel caso di esternalizzazione dei servizi integrativi ) E’ necessario affermare che: nel settore
privato che offre servizi pubblici, a parità di mansione ci deve essere parità di diritti e di salari.
Pertanto va inserito nei bandi di gara l’obbligo di utilizzo di personale con requisiti analoghi previsti nel
caso di gestione diretta, contratti che riconoscono il ruolo “insegnante” nella scuola materna” nonché
percorsi formativi comuni.
9. 4.2 contrastare la dispersione scolastica , elevare i tassi di scolarizzazione ( + diplomati e laureati)
4.3 costruire canali permanenti di transizione e di alternanza scuola – lavoro.
Il disordine istituzionale come occasione
Perseguire queste strategie per ricostruire una prospettiva di sviluppo occupazionale e civile del
territorio richiede coesione tra le Istituzioni e tra queste e le forze sociali. La fase di transizione
degli assetti istituzionali, che ha visto la eliminazione delle Province come istituzioni elettive e i
decreti che hanno interrotto la fase applicativa del riordino istituzionale programmato dalla legge
regionale 21 sono il segno di un processo il cui sbocco non è definito, ma che va costruito nella
relazione tra territori, Regioni, Governo e Parlamento lungo tutta la stagione delle riforme
costituzionali in atto. Il disegno prefigurato dalla legge 21 resta un punto di riferimento a cui
tendere per la coerenza di impianto e per rispondere alla necessità che nella riallocazione delle
funzioni siano equilibrate due esigenze: una dimensione di scala adeguata a criteri di
economicità e sostenibilità e una valorizzazione dei Comuni come fulcro del rapporto tra i Cittadini
e le Istituzioni.
Di quel disegno vanno accelerati alcuni contenuti: fusioni tra i Comuni più piccoli e Unione dei
Comuni per la gestione dei servizi per superare la frammentazione, per la sostenibilità di un
accettabile livello dei servizi erogabili e per l'universalità dei livelli dei servizi socio sanitari.
L'accordo istituzionale che ha portato alla elezione indiretta del nuovo Consiglio Provinciale e del
nuovo Presidente della Provincia rappresenta un'occasione transitoria e forse irripetibile per affrontare
su un tavolo adeguato tematiche che richiedo appunto coesione istituzionale a coerenza nei
comportamenti delle singole amministrazioni e ciò innanzitutto per accelerare il processo di riordino
istituzionale stesso, ma anche per finalizzarlo a una politica di sviluppo del territorio e di qualificazione
di tutti i servizi.
Per questo sarebbe utile aprire tre tavoli promossi e coordinati dalla Nuova Provincia:
uno sul lavoro e le politiche di sviluppo,
uno sui servizi pubblici locali,
uno sul welfare,
nei quali tenere assieme la discussione sui contenuti con quella sul riordino istituzionale.
Affrontare il tema della riforma degli assetti Istituzionali (Province, Comuni, Unioni; Fusioni, CCIAA) con
spirito costruttivo e con la necessaria partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, rappresenta
l’unica strada percorribile per rilanciare il sistema pubblico e renderlo più adeguato alle esigenze ed
alle richieste dei cittadini.