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IV Modulo
Master in Medicina del Dolore
“La medicina del dolore: terreni comuni e problemi emergenti”
Occhiobello, 18-20 Novembre 2016
Dott.ssa Elena Lo Sterzo
Psicologa specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-comportamentale
Titolo relazione:
IL DOLORE CRONICO: UNA VISIONE UNITARIA
“Il dolore è un fenomeno complesso e soggettivo, sperimentato in maniera
unica e diversa da ogni individuo. Le persone non sono dei responder passivi
alle sensazioni fisiche, ma cercano attivamente di dare un senso all’
esperienza: valutano le loro condizioni confrontando le sensazioni provate con
un modello implicito preesistente e determinano se una sensazione particolare
sia un sintomo che richiede attenzione o può essere ignorato.
La conoscenza delle credenze idiosincratiche, delle valutazioni e del repertorio
delle strategie di coping messe in atto è fondamentale per la pianificazione del
trattamento”
(Psychological approaches to pain management, Turk & Gatchel 2013,
Guildford Press)
IL DOLORE: UN PROCESSO TOP-DOWN
LE DIVERSE COMPONENTI
DELL’ESPERIENZA DOLORE
La costruzione della percezione del dolore è un processo che coinvolge
l’integrazione di 4 fonti di informazione:
•FISIOLOGICHE (es: impulsi neurali inviati dal sito del
danno/dell’infiammazione; sensazione di bruciore, formicolio..)
•COGNITIVE (es: «Il dolore mi impedirà di lavorare»)
•EMOTIVE: le emozioni associate al dolore (es: «ho paura di fare questo
movimento»)
•COMPORTAMENTALI: i comportamenti adottati, volontari o automatici, per
gestire il dolore (es: diminuire i movimenti, non andare in certi posti)
[tutti questi elementi costituiscono sia input che output dalla neuromatrice]
UN MODELLO PER
COMPRENDERE IL DOLORE
Linton SJ.
Understanding Pain for
Better
Clinical Practice.
Edinburgh, Scotland:
Elsevier; 2005.
FOCUS SU: La componente affettiva
Price & Bushell 2004
1.Immediata Sgradevolezza
Esperienza di minaccia e
paura di danno tissutale.
Paura, angoscia, irritazione.
Risposte somato-viscerali.
2. Componente Secondaria
Col tempo subentra ansia,
frustrazione, rabbia,
depressione. Processo
complesso influenzato da
fattori cognitivi e
rappresentazioni interne
soggettive (ricordi, vissuti)
Dolore cronico
L’ATTENZIONE
• Segnali pericolosi (reali o presunti) AUTOMATICAMENTE attirano la
nostra attenzione (risposta utile evolutivamente)  scopo: REAZIONE
COMPORTAMENTALE (anche tramite emozioni di paura)
• Maggiore è la percezione di minaccia maggiore è l’attenzione allocata
allo stimolo
• LIVELLO DI VIGILANZA (livello costante di arousal attentivo di base) 
«soglia» attentiva più bassa col dolore cronico
• ATTENZIONE SELETTIVA  IPERMONITORAGGIO E SCANNING
DELLE SENSAZIONI CORPOREE (come in ipocondria)
Difficoltà in: processi attentivi (attenzione selettiva, sostenuta e divisa) e FUNZIONI
ESECUTIVE:
-WORKING MEMORY (abilità di mantenere e manipolare info in mente)
-INIBIZIONE DELLA RISPOSTA (abilità di rispondere in maniera adeguata al
contesto e alla richiesta specifica, inibendo una risposta automatica e/o iperappresa)
-FLESSIBILITA’ MENTALE
-MONITORAGGIO PROPRIE E ALTRUI EMOZIONI E COMPORTAMENTO
Results: Profile analysis revealed that patients with chronic pain reported significantly greater
overall executive function impairments than controls. The patients showed greatest impairments
on Working Memory and Emotional Control subscales, with more than half scoring in the clinically
elevated range. A significant proportion of the variance in these scores was explained by total
medication detriment (but not opioids alone), negative emotional states, and pain interference. Pain
intensity and duration were not strong predictors of reported executive dysfunction.
Clin J Pain Volume 32, Number 8, August 2016
L’INTERPRETAZIONE
• Importanza sia dei CONTENUTI che delle MODALITA’/PROCESSI (ruminazione,
soppressione del pensiero)
• Credenze e attitudini (dolore significa danno; il dolore è un segnale del tuo corpo che
devi interrompere ciò che stai facendo; il riposo è la migliore medicina): in generale
utili ad elaborare gli stimoli in maniera rapida («l’ho già visto») e meno costosa  ma
possono essere un limite
• CONFIRMATION BIAS: Le persone tendono ad evitare le esperienze che posso invalidare le loro
credenze e guidano il loro comportamento in modo che sia consistente con il loro sistema di
conoscenze, anche in situazioni in cui tali credenze non sono più valide  Non amiamo le
dissonanze cognitive
• Aspettative: sul trattamento, sul decorso del dolore  guidano strategie di coping
anche in assenza di conferme reali  PREDITTORI DI OUTCOME (Illness
perceptions importanti da indagare!)  La realizzazione o meno di esse ci dà info sul
decorso disturbo. Troppo ottimiste o troppo pessimiste? Discrepanza credenze-realtà
è frustrante
• Schemi cognitivi  la nostra CORNICE INTERPRETATIVA, «lente che deforma» 
PAIN CATASTROPHISING
PROCESSI DI SENSIBILIZZAZIONE
«ALLODINIA E IPERALGESIA cognitiva»: tendenza a valutare in termini di minaccia e
pericolo anche stimoli innocui, e aumentare il livello di pericolosità percepito di stimoli
fastidiosi/lievemente dolorosi
CATASTROFIZZAZIONE
• Uno dei costrutti più conosciuti e studiati nel dolore cronico (ma non solo..)
• Numerosissime evidenze scientifiche confermano che persone altamente
catastrofizzanti hanno outcome peggiori di malattia (qualità di vita, benessere
psicologico e fisico..)
“Una risposta psicologica al dolore o di anticipazione del dolore, caratterizzata da
rimuginio, esagerazione, e senso di impotenza/vulnerabilità. Catastrofizzare significa
aumentare le possibilii conseguenze negative del dolore e sottostimare le possibilità di
fronteggiarlo, mettendo così a rischio le possibilità di coinvolgimento in una gestione
attiva del dolore.” (Sullivan, 2001)
• «Pain Catastrofizing Scale»
– Rumination : Non mi sembra di riuscire a scacciare il dolore dalla mia mente
– Magnification: Mi chiedo se qualcosa di serio possa accadermi
– Helplessness: Sento di non riuscire ad andare avanti
• LA CATASTROFIZZAZIONE
– Ha un’influenza fortissima sulle abilità di adattamento al dolore e alla disabilità
– E’ un fattore di rischio nella transizione dal dolore acuto al dolore cronico
– E’ fattore di rischio per una maggiore disabilità a lungo termine
Pensiamo che un evento avrà per noi conseguenze più importanti di quelle reali.
Può accadere quando “prediciamo” il futuro in maniera negativa senza
considerare altri possibili esiti o sviluppi; oppure quando giudichiamo un evento
negativo (o la sua possibilità) come una catastrofe intollerabile.
LE EMOZIONI
• Nel dolore cronico soprattutto: ansia, paura, rabbia, senso di colpa, depressione
• Fattori chiave da valutare (come l’intensità e la localizzazione del dolore; non «sintomi
associati», ma parte essi stessi della sindrome dolore)
• ANSIA: prepara al «fight or flight» e RIMUGINIO («E SE..?»)
Meccanismi paralleli tra ansia, stress e dolore cronico
Nocicezione e Dolore  Motivatori e induttori di comportamenti specifici INCLUSI stati d’animo
negativi (focus su FUNZIONE che svolgono)
Dolore motiva prevenzione di ulteriori danni e promuove comportamenti che migliorano la
guarigione ≈
ANSIA stato emotivo sostenuto da eccitazione simpatica, che promuove comportamenti che
diminuiscono anticipatamente il pericolo all’interno di uno spazio fisico contiguo e
relativamente a brevi periodi di tempo futuro
Dolore  protegge dalle lesioni limitando i comportamenti ≈
DEPRESSIONE  generalizzazione della percezione di avversione al proprio ambiente  il
pericolo percepito o previsto riflette un livello più astratto di cognizione che si traduce nel
vincolare lo spazio personale (isolamento sociale, ridotta attività fisica e diminuzione
motivazione)
LE STRATEGIE DI COPING
• Strategie per affrontare la minaccia
– Cognitive
– Comportamentali
• Frutto degli apprendimenti
• Volontarie o automatiche
IL COMPORTAMENTO
• Fordyce: Dolore come comportamento
• Ricerca di rassicurazione, assunzione di analgesici
• Troppo o troppo poco movimento
• Paradigmi di apprendimento: le conseguenze del comportamento possono
fungere da rinforzo o da punizione (meno dolore o più dolore, ma anche altri
elementi sociali-interpersonali)  meccanismi spesso automatici, non
consapevoli
• Comportamenti con Beneficio immediato e danno a lungo termine spiegano il
dolore persistente (es:limitazione attività)
• Processi di apprendimento possono essere consapevolmente utilizzati nella
cura-riabilitazione
MODELLO PAURA-EVITAMENTO
Descrizione: Un evento doloroso può
provocare paura e catastrofizzazione, che
inducono evitamento di certi movimenti.
Questo comportamento porta a ulteriori
evitamenti, con maggiori disabilità,
depressione e più dolore.
Processi psicologici implicati:
•Catastrofizzazione
•Emozioni: paura, rimuginio e depressione
•Attenzione: ipervigilanza agli stimoli interni
•Comportamento: evitamento del
movimento
Meccanismi: L’evitamento di attività
conduce a degenerazione fisica e
isolamento sociale; circoli viziosi
Esempi di trattamento: promozione di na
riattivazione fisica e sociale (anche graded
activity)
MODELLO AUTO-EFFICACIA
Descrizione: l’idea di essere capace di fronteggiare la situazione dolore è direttamente
collegata alla sua gestione; uno scarso senso di auto-efficacia con idee legate al fatto
che il dolore sia incontrollabile causa problemi fisici e psicologici
Processi psicologici implicati:
Interpretazione cognitive: credenze relative alla controllabilità del dolore
Comportamento: strategie di coping
Meccanismi: La fluttuazione del dolore (tipica del dolore cronico) riduce la percezione di
controllo e di mastery del dolore
Trattamento: incoraggiare la cura di sè stessi e le strategie di autogestione, ridurre la
dipendenza
MODELLO SELF-EFFICACY
• L’idea che posso controllare (≈ modulare) una stimolo avverso
riduce effettivamente il suo impatto
• Le persone con dolore cronico hanno tipicamente la percezione di
mancanza di controllo sul loro dolore
• Percezione di Auto-efficacia: la convinzione personale di essere in
grado di mettere efficacemente in atto una serie di strategie e di
azioni allo scopo di raggiungere il risultato auspicato
Fattore cognitivo fondamentale nel dolore e principale mediatore del
cambiamento terapeutico  Nel DOLORE CRONICO: un insieme di
credenze legate al fatto che posso continuare la mia vita
NONOSTANTE il dolore, che ci siano possibilità per me di gestirlo
MODELLO DIATESI-STRESS
Descrizione: l’interazione fra una predisposizione allo sviluppo di un certo disturbo (la
diatesi- VULNERABILITA’) e le condizioni ambientali o esistenziali che turbano le
persone (lo stress). lo stress psicologico e le risorse di fronteggiamento limitate
predispongono la persona al dolore e ad essere meno preparato a gestirlo. In questo
modo, è più probabile che il dolore risulti in difficoltà funzionali e stress emotive
VULNERABILITA’ individuale-->STRESSOR VALUTAZIONE dello stressor
Processi psicologici implicati:
Emozioni: stress, depression e ansia
Comportamento: strategie di fronteggiamento
Meccanismi:
I fattori protettivi psicosociali attutiscono l’impatto emotive del dolore, mentre lo stress e
la disregolazione emotive predispongono ad esso
Trattamento:
miglioramento della gestione dello stress, abilità e support sociale
Dolore cronico e disturbi
psicologici
(è nato prima l’uovo o la gallina?)
• Elevata correlazione (dall’86,5% al 90%) tra dolore cronico e disturbi psichici
dell’Asse I del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), in
particolare
 Disturbo Depressivo Maggiore,
 Disturbi da Dipendenza o Abuso da Sostanze (analgesici, alcool, sedativi)
 Disturbi d’Ansia
• Correlazione dal 40% al 59% tra dolore cronico e Disturbi di Personalità
• Presenza di alterazioni psicopatologiche prima dell’insorgere del dolore più
frequenti (77%) rispetto a quelle riscontrate nella popolazione generale
 Come abbiamo visto, basi biologiche e neurofisiologiche tra dolore cronico e
disturbi emotivi, ampiamente condivise
 Tuttavia, a livello clinico fenomenologico, utile operare una distinzione
tra disturbi psico secondari al dolore cronico VS antecedenti ad esso
ANAMNESIANAMNESI
Central Sensitization Inventory
Mayer TG et al. (2012) The
development and psychometric
validation of the central sensitization
inventory. Pain Pract ; 12:276-285.
TOTAL SCORE: range da 0 a 100
Cut-off : punteggio > 40
DIVERSI ASPETTI CONDIVISI CON
SINDROME ANSIOSO-DEPRESSIVA
Linee guida del Ministero della
Salute
per la Gestione del Dolore
Cronico in MMG
1° criterio: condiviso con
criterio Sensibilizzazione
Centrale
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Fenomenologia frequente in pz
con dolore cronico
Fattori legati a:
- Storia del pz
- Eventi stressanti
- Ambiente relazionale
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VULNERABILITA’ ALLA CRONICIZZAZIONE
 Trattamento mirato non solo ai meccanismi cognitivi di
interpretazione del dolore e comportamentali di mantenimento,
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  • 1. IV Modulo Master in Medicina del Dolore “La medicina del dolore: terreni comuni e problemi emergenti” Occhiobello, 18-20 Novembre 2016 Dott.ssa Elena Lo Sterzo Psicologa specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-comportamentale Titolo relazione: IL DOLORE CRONICO: UNA VISIONE UNITARIA
  • 2. “Il dolore è un fenomeno complesso e soggettivo, sperimentato in maniera unica e diversa da ogni individuo. Le persone non sono dei responder passivi alle sensazioni fisiche, ma cercano attivamente di dare un senso all’ esperienza: valutano le loro condizioni confrontando le sensazioni provate con un modello implicito preesistente e determinano se una sensazione particolare sia un sintomo che richiede attenzione o può essere ignorato. La conoscenza delle credenze idiosincratiche, delle valutazioni e del repertorio delle strategie di coping messe in atto è fondamentale per la pianificazione del trattamento” (Psychological approaches to pain management, Turk & Gatchel 2013, Guildford Press) IL DOLORE: UN PROCESSO TOP-DOWN
  • 3. LE DIVERSE COMPONENTI DELL’ESPERIENZA DOLORE La costruzione della percezione del dolore è un processo che coinvolge l’integrazione di 4 fonti di informazione: •FISIOLOGICHE (es: impulsi neurali inviati dal sito del danno/dell’infiammazione; sensazione di bruciore, formicolio..) •COGNITIVE (es: «Il dolore mi impedirà di lavorare») •EMOTIVE: le emozioni associate al dolore (es: «ho paura di fare questo movimento») •COMPORTAMENTALI: i comportamenti adottati, volontari o automatici, per gestire il dolore (es: diminuire i movimenti, non andare in certi posti) [tutti questi elementi costituiscono sia input che output dalla neuromatrice]
  • 4. UN MODELLO PER COMPRENDERE IL DOLORE Linton SJ. Understanding Pain for Better Clinical Practice. Edinburgh, Scotland: Elsevier; 2005.
  • 5. FOCUS SU: La componente affettiva Price & Bushell 2004 1.Immediata Sgradevolezza Esperienza di minaccia e paura di danno tissutale. Paura, angoscia, irritazione. Risposte somato-viscerali. 2. Componente Secondaria Col tempo subentra ansia, frustrazione, rabbia, depressione. Processo complesso influenzato da fattori cognitivi e rappresentazioni interne soggettive (ricordi, vissuti) Dolore cronico
  • 6. L’ATTENZIONE • Segnali pericolosi (reali o presunti) AUTOMATICAMENTE attirano la nostra attenzione (risposta utile evolutivamente)  scopo: REAZIONE COMPORTAMENTALE (anche tramite emozioni di paura) • Maggiore è la percezione di minaccia maggiore è l’attenzione allocata allo stimolo • LIVELLO DI VIGILANZA (livello costante di arousal attentivo di base)  «soglia» attentiva più bassa col dolore cronico • ATTENZIONE SELETTIVA  IPERMONITORAGGIO E SCANNING DELLE SENSAZIONI CORPOREE (come in ipocondria)
  • 7. Difficoltà in: processi attentivi (attenzione selettiva, sostenuta e divisa) e FUNZIONI ESECUTIVE: -WORKING MEMORY (abilità di mantenere e manipolare info in mente) -INIBIZIONE DELLA RISPOSTA (abilità di rispondere in maniera adeguata al contesto e alla richiesta specifica, inibendo una risposta automatica e/o iperappresa) -FLESSIBILITA’ MENTALE -MONITORAGGIO PROPRIE E ALTRUI EMOZIONI E COMPORTAMENTO Results: Profile analysis revealed that patients with chronic pain reported significantly greater overall executive function impairments than controls. The patients showed greatest impairments on Working Memory and Emotional Control subscales, with more than half scoring in the clinically elevated range. A significant proportion of the variance in these scores was explained by total medication detriment (but not opioids alone), negative emotional states, and pain interference. Pain intensity and duration were not strong predictors of reported executive dysfunction. Clin J Pain Volume 32, Number 8, August 2016
  • 8. L’INTERPRETAZIONE • Importanza sia dei CONTENUTI che delle MODALITA’/PROCESSI (ruminazione, soppressione del pensiero) • Credenze e attitudini (dolore significa danno; il dolore è un segnale del tuo corpo che devi interrompere ciò che stai facendo; il riposo è la migliore medicina): in generale utili ad elaborare gli stimoli in maniera rapida («l’ho già visto») e meno costosa  ma possono essere un limite • CONFIRMATION BIAS: Le persone tendono ad evitare le esperienze che posso invalidare le loro credenze e guidano il loro comportamento in modo che sia consistente con il loro sistema di conoscenze, anche in situazioni in cui tali credenze non sono più valide  Non amiamo le dissonanze cognitive • Aspettative: sul trattamento, sul decorso del dolore  guidano strategie di coping anche in assenza di conferme reali  PREDITTORI DI OUTCOME (Illness perceptions importanti da indagare!)  La realizzazione o meno di esse ci dà info sul decorso disturbo. Troppo ottimiste o troppo pessimiste? Discrepanza credenze-realtà è frustrante • Schemi cognitivi  la nostra CORNICE INTERPRETATIVA, «lente che deforma»  PAIN CATASTROPHISING PROCESSI DI SENSIBILIZZAZIONE «ALLODINIA E IPERALGESIA cognitiva»: tendenza a valutare in termini di minaccia e pericolo anche stimoli innocui, e aumentare il livello di pericolosità percepito di stimoli fastidiosi/lievemente dolorosi
  • 9. CATASTROFIZZAZIONE • Uno dei costrutti più conosciuti e studiati nel dolore cronico (ma non solo..) • Numerosissime evidenze scientifiche confermano che persone altamente catastrofizzanti hanno outcome peggiori di malattia (qualità di vita, benessere psicologico e fisico..) “Una risposta psicologica al dolore o di anticipazione del dolore, caratterizzata da rimuginio, esagerazione, e senso di impotenza/vulnerabilità. Catastrofizzare significa aumentare le possibilii conseguenze negative del dolore e sottostimare le possibilità di fronteggiarlo, mettendo così a rischio le possibilità di coinvolgimento in una gestione attiva del dolore.” (Sullivan, 2001) • «Pain Catastrofizing Scale» – Rumination : Non mi sembra di riuscire a scacciare il dolore dalla mia mente – Magnification: Mi chiedo se qualcosa di serio possa accadermi – Helplessness: Sento di non riuscire ad andare avanti • LA CATASTROFIZZAZIONE – Ha un’influenza fortissima sulle abilità di adattamento al dolore e alla disabilità – E’ un fattore di rischio nella transizione dal dolore acuto al dolore cronico – E’ fattore di rischio per una maggiore disabilità a lungo termine Pensiamo che un evento avrà per noi conseguenze più importanti di quelle reali. Può accadere quando “prediciamo” il futuro in maniera negativa senza considerare altri possibili esiti o sviluppi; oppure quando giudichiamo un evento negativo (o la sua possibilità) come una catastrofe intollerabile.
  • 10. LE EMOZIONI • Nel dolore cronico soprattutto: ansia, paura, rabbia, senso di colpa, depressione • Fattori chiave da valutare (come l’intensità e la localizzazione del dolore; non «sintomi associati», ma parte essi stessi della sindrome dolore) • ANSIA: prepara al «fight or flight» e RIMUGINIO («E SE..?») Meccanismi paralleli tra ansia, stress e dolore cronico Nocicezione e Dolore  Motivatori e induttori di comportamenti specifici INCLUSI stati d’animo negativi (focus su FUNZIONE che svolgono) Dolore motiva prevenzione di ulteriori danni e promuove comportamenti che migliorano la guarigione ≈ ANSIA stato emotivo sostenuto da eccitazione simpatica, che promuove comportamenti che diminuiscono anticipatamente il pericolo all’interno di uno spazio fisico contiguo e relativamente a brevi periodi di tempo futuro Dolore  protegge dalle lesioni limitando i comportamenti ≈ DEPRESSIONE  generalizzazione della percezione di avversione al proprio ambiente  il pericolo percepito o previsto riflette un livello più astratto di cognizione che si traduce nel vincolare lo spazio personale (isolamento sociale, ridotta attività fisica e diminuzione motivazione)
  • 11. LE STRATEGIE DI COPING • Strategie per affrontare la minaccia – Cognitive – Comportamentali • Frutto degli apprendimenti • Volontarie o automatiche
  • 12. IL COMPORTAMENTO • Fordyce: Dolore come comportamento • Ricerca di rassicurazione, assunzione di analgesici • Troppo o troppo poco movimento • Paradigmi di apprendimento: le conseguenze del comportamento possono fungere da rinforzo o da punizione (meno dolore o più dolore, ma anche altri elementi sociali-interpersonali)  meccanismi spesso automatici, non consapevoli • Comportamenti con Beneficio immediato e danno a lungo termine spiegano il dolore persistente (es:limitazione attività) • Processi di apprendimento possono essere consapevolmente utilizzati nella cura-riabilitazione
  • 13. MODELLO PAURA-EVITAMENTO Descrizione: Un evento doloroso può provocare paura e catastrofizzazione, che inducono evitamento di certi movimenti. Questo comportamento porta a ulteriori evitamenti, con maggiori disabilità, depressione e più dolore. Processi psicologici implicati: •Catastrofizzazione •Emozioni: paura, rimuginio e depressione •Attenzione: ipervigilanza agli stimoli interni •Comportamento: evitamento del movimento Meccanismi: L’evitamento di attività conduce a degenerazione fisica e isolamento sociale; circoli viziosi Esempi di trattamento: promozione di na riattivazione fisica e sociale (anche graded activity)
  • 14. MODELLO AUTO-EFFICACIA Descrizione: l’idea di essere capace di fronteggiare la situazione dolore è direttamente collegata alla sua gestione; uno scarso senso di auto-efficacia con idee legate al fatto che il dolore sia incontrollabile causa problemi fisici e psicologici Processi psicologici implicati: Interpretazione cognitive: credenze relative alla controllabilità del dolore Comportamento: strategie di coping Meccanismi: La fluttuazione del dolore (tipica del dolore cronico) riduce la percezione di controllo e di mastery del dolore Trattamento: incoraggiare la cura di sè stessi e le strategie di autogestione, ridurre la dipendenza
  • 15. MODELLO SELF-EFFICACY • L’idea che posso controllare (≈ modulare) una stimolo avverso riduce effettivamente il suo impatto • Le persone con dolore cronico hanno tipicamente la percezione di mancanza di controllo sul loro dolore • Percezione di Auto-efficacia: la convinzione personale di essere in grado di mettere efficacemente in atto una serie di strategie e di azioni allo scopo di raggiungere il risultato auspicato Fattore cognitivo fondamentale nel dolore e principale mediatore del cambiamento terapeutico  Nel DOLORE CRONICO: un insieme di credenze legate al fatto che posso continuare la mia vita NONOSTANTE il dolore, che ci siano possibilità per me di gestirlo
  • 16. MODELLO DIATESI-STRESS Descrizione: l’interazione fra una predisposizione allo sviluppo di un certo disturbo (la diatesi- VULNERABILITA’) e le condizioni ambientali o esistenziali che turbano le persone (lo stress). lo stress psicologico e le risorse di fronteggiamento limitate predispongono la persona al dolore e ad essere meno preparato a gestirlo. In questo modo, è più probabile che il dolore risulti in difficoltà funzionali e stress emotive VULNERABILITA’ individuale-->STRESSOR VALUTAZIONE dello stressor Processi psicologici implicati: Emozioni: stress, depression e ansia Comportamento: strategie di fronteggiamento Meccanismi: I fattori protettivi psicosociali attutiscono l’impatto emotive del dolore, mentre lo stress e la disregolazione emotive predispongono ad esso Trattamento: miglioramento della gestione dello stress, abilità e support sociale
  • 17. Dolore cronico e disturbi psicologici (è nato prima l’uovo o la gallina?) • Elevata correlazione (dall’86,5% al 90%) tra dolore cronico e disturbi psichici dell’Asse I del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), in particolare  Disturbo Depressivo Maggiore,  Disturbi da Dipendenza o Abuso da Sostanze (analgesici, alcool, sedativi)  Disturbi d’Ansia • Correlazione dal 40% al 59% tra dolore cronico e Disturbi di Personalità • Presenza di alterazioni psicopatologiche prima dell’insorgere del dolore più frequenti (77%) rispetto a quelle riscontrate nella popolazione generale  Come abbiamo visto, basi biologiche e neurofisiologiche tra dolore cronico e disturbi emotivi, ampiamente condivise  Tuttavia, a livello clinico fenomenologico, utile operare una distinzione tra disturbi psico secondari al dolore cronico VS antecedenti ad esso ANAMNESIANAMNESI
  • 18. Central Sensitization Inventory Mayer TG et al. (2012) The development and psychometric validation of the central sensitization inventory. Pain Pract ; 12:276-285. TOTAL SCORE: range da 0 a 100 Cut-off : punteggio > 40 DIVERSI ASPETTI CONDIVISI CON SINDROME ANSIOSO-DEPRESSIVA
  • 19. Linee guida del Ministero della Salute per la Gestione del Dolore Cronico in MMG 1° criterio: condiviso con criterio Sensibilizzazione Centrale Gli altri: Fenomenologia frequente in pz con dolore cronico Fattori legati a: - Storia del pz - Eventi stressanti - Ambiente relazionale - Difficoltà a identificare emozioni VULNERABILITA’ ALLA CRONICIZZAZIONE  Trattamento mirato non solo ai meccanismi cognitivi di interpretazione del dolore e comportamentali di mantenimento, ma attenzione all’intera storia dell’individuo

Hinweis der Redaktion

  1. Valuta se mettere anche la def di moseley e butler 2015 il dolore come “un’inferenza percettiva, tramite la quale l’esperienza è considerata un risultato nella coscienza che riflette la migliore stima di ciò che sarà una risposta vantaggiosa. La tendenza è quella di sovrastimare il pericolo e di conseguenza eccedere in comportamenti protettivi.” Questa definizione pone l’accento sugli aspetti psicologici e cognitivi del dolore, in particolare sull’importanza dell’interpretazione, della valutazione (consapevole o più spesso implicita, inconsapevole) che il soggetto dà alla sue percezioni ed alla situazione, per determinare il grado di pericolosità dello stimolo. Valutazione che viene fatta sulla base di un schema pre-esistente, un bagaglio di esperienze precedenti e di fattori di personalità.
  2. legenda: rappr.ne schematica delle interazioni tra componente sensoriale, la sgradevolezza e la componente affettiva secondaria del dolore S1,S2: aree somatosensoriale della corteccia PPC: complesso parietale posteriore Ic: corteccai insulare R: formaz reticolare HIP: ipotalamo Sma: area corticale motoria supplementare Acc: cortecc cingolata anteriore PFC: corteccia prefrontale
  3. People with chronic pain may experience cognitive impairments. In particular, these involve deficits in attentional processes, including selective, sustained, and divided attention,1,2 as well as complex attention or executive functions. The executive functions comprise working memory (the ability to hold and manipulate information in mind), response inhibition (the ability to respond in a certain way while withholding or overriding a prepotent response), mental planning (organizing items into a logical sequence), mental flexibility (shifting from one mindset or goal to another and adapting to change), and the ability to regulate and monitor one’s emotions and behavior.3
  4. Una volta che abbiamo prestato attenzione ad uno stimolo, si attiva il processo interpretativo («Cosa significa questo stimolo? Pericolo?»)
  5.  Punto focale di questo paradigma è Con diatesi ci si riferisce più precisamente ad una predisposizione costituzionale alla malattia, ma è esteso a qualunque caratteristica delle persona che ne faccia aumentare le probabilità di sviluppare un certo disturbo.
  6. Aspetti antecedenti lo sviluppo di dolore cronico, non secondari ad esso QUELLO ELENCATO SLIDE PRECEDENTI: aspetti psico specifici del dolore, che si attivano secondariamente ad esso  e che possono assumere le caratteristiche di veri e propri disturbi VEDI NEL CSI CRITERI ANALOGHI A QUELLI DI DEPREX E ANSIA QUELLO IN QST SLIDE: presenza di disturbi psicologici antecedenti al dolore cronico!  facilitatori dello sviluppo di cronicizzazione RIFLESSIONE: DIFFICILE DISTINGUERE, MA IMPORTANTE PROVARE A FARLO