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L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI Come funziona una cella FV Progetto realizzato dalla classe V° FASE – I.T.I.S. H. HERTZ di Roma A cura dei Prof.ri Bonanni Antonio e Coletta Bruno
Che cos’è il solare fotovoltaico In termini molto concisi possiamo dire che il solare fotovoltaico è una tecnica per produrre energia elettrica mediante la trasformazione diretta della luce solare in elettricità.  Un sistema fotovoltaico è schematizzabile logicamente come un blocco in cui entra la radiazione solare e da cui esce energia elettrica. secondo lo schema:  LUCE SOLARE -FOTOVOLTAICO  -ENERGIA ELETTRICA . Responsabile della trasformazione è la cella fotovoltaica. Questo dispositivo è costituito da una fetta, o da uno strato, di materiale semiconduttore fotosensibile, che ha subito particolari e complessi trattamenti tecnologici per renderlo adatto a generare energia elettrica, di cui parleremo in seguito. Il fotovoltaico è una tecnica per produrre energia elettrica mediante la trasformazione diretta della luce solare in elettricità  LUCE SOLARE ENERGIA ELETTRICA L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI FOTOVOLTAICO
Come funziona una cella fotovoltaica  lacuna, si comporta come una carica positiva, per cui la scomparsa del fotone dà sempre luogo alla creazione di una coppia di cariche libere, elettrone e lacuna. Poiché all’interno della cella è presente un campo elettrico voltaico, le cariche vengono avviate subito agli elettrodi di raccolta. Nel circuito esterno scorre una corrente, che va ad alimentare un carico. In definitiva, il flusso luminoso che incide sulla faccia anteriore della cella si trasforma in una corrente elettrica che fluisce nei contatti metallici verso il carico. Non ci sono parti meccaniche in movimento o fluidi in scorrimento. Quindi nessun tipo di emissioni chimiche e di rumore: niente inquinamento. Annotiamo subito che la densità della corrente elettrica foto-generata è proporzionale alla densità della potenza della radiazione solare incidente. K La luce solare incide sulla cella FV e la corrente foto-generata va ad accendere la lampadina. I fotoni della radiazione solare colpiscono la superficie anteriore della cella e penetrano al suo interno. Qui essi danno luogo all’effetto fotoelettrico: il fotone cede tutta la sua energia ad un elettrone, che si libera dai legami chimici e inizia a muoversi all’interno del materiale negli spazi interstiziali tra gli atomi. Come vedremo nel seguito, il posto lasciato vuoto dall’elettrone detto L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Come funziona una cella fotovoltaica  Le celle fotovoltaiche si presentano sotto forma di fette (wafers) di Silicio del diametro di 5 cm. e spessore di 0,3-0,5 mm. Vanno protette contro gli agenti atmosferici per garantirne un corretto funzionamento ed una vita media appropriata.  Una fotocella consiste in un sottile strato di Silicio drogato con Fosforo (drogaggio N) a contatto con uno strato di Silicio drogato con Boro (drogaggio P).  Quando ad un cristallo di silicio si aggiunge un atomo di Boro, si produce nel reticolo cristallino una vacanza di elettrone. Un cristallo di Silicio drogato con Boro ha bisogno di elettroni per completare il reticolo e, quindi, tende ad assorbirne; viceversa un Silicio drogato con atomi di Fosforo avrà un eccesso di elettroni nel suo reticolo. Nella zona di contatto tra i due strati a diverso drogaggio si determina così un campo elettrico.  Quando la luce illumina la cella, i fotoni vengono assorbiti e liberano gli elettroni. Se l’estremità di un conduttore (filo metallico) viene messo a contatto con la faccia anteriore fotosensibile della cella e l’altra estremità viene messa a contatto con la faccia opposta della cella, gli elettroni abbandonano la faccia anteriore, fluiscono lungo il conduttore e raggiungono la faccia posteriore dove vengono assorbiti dalla faccia di Silicio drogato con Boro .   L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Conversione della radiazione solare Si considera per semplicità il caso di una convenzionale cella fotovoltaica di silicio cristallino. L'atomo di silicio possiede 14 elettroni, quattro dei quali sono elettroni di valenza, che quindi possono partecipare alle interazioni con altri atomi, sia di silicio sia di altri elementi. In un cristallo di silicio puro ogni atomo è legato in modo covalente ad altri quattro atomi: quindi due atomi affiancati di un cristallo di silicio puro hanno in comune una coppia di elettroni, uno dei quali appartenente all'atomo considerato e l'altro appartenente all'atomo vicino. L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI In pratica è necessario introdurre nel silicio una piccola quantità di atomi appartenenti al terzo o al quinto gruppo del sistema periodico degli elementi, in modo da ottenere due strutture differenti, una con un numero di elettroni insufficiente, l'altra con un numero di elettroni eccessivo. Questo trattamento viene detto drogaggio e la quantità delle impurità introdotte è dell'ordine di una parte per milione. Generalmente si utilizzano il boro (terzo gruppo) ed il fosforo (quinto gruppo) per ottenere rispettivamente una struttura di tipo p (con un eccesso di lacune) ed una di tipo n (con un eccesso di elettroni).
Conversione della radiazione solare Il primo strato, a carica negativa, si indica con n, l'altro, a carica positiva, con p, la zona di separazione è detta giunzione p-n.  In entrambi i casi il materiale risulta elettricamente neutro; tuttavia, ponendo a contatto i due tipi di strutture, tra i due strati si attiva un flusso elettronico dalla zona n alla zona p che, raggiunto il punto di equilibrio elettrostatico, determina un eccesso di carica positiva nella zona n, dovuto agli atomi di fosforo con un elettrone in meno, e un eccesso di carica negativa nella zona p, dovuto agli elettroni migrati dalla zona n. In altri termini gli elettroni presenti nel silicio tipo n diffondono per un breve tratto nel silicio tipo p: il silicio tipo n si carica positivamente, quello di tipo p si carica negativamente e si crea inoltre una regione intermedia detta zona di svuotamento o di carica spaziale.  Il risultato è un campo elettrico interno al dispositivo dell’ampiezza di pochi micrometri. Illuminando la giunzione p-n dalla parte del silicio tipo n, si generano delle coppie elettrone-lacuna in entrambe le zone n e p. Il campo elettrico separa gli elettroni in eccesso generati, spingendoli in direzioni opposte (gli elettroni verso la zona n e le lacune verso la zona p). Una volta attraversato il campo, gli elettroni liberi non tornano più indietro, perché il campo, agendo come un diodo, impedisce loro di invertire la marcia. (Un diodo è un dispositivo in cui il passaggio di corrente è ostacolato in una direzione e facilitato in quella opposta). Quindi, se si connette la giunzione p-n con un conduttore, nel circuito esterno si otterrà un flusso di elettroni che parte dallo strato n, a potenziale maggiore, verso lo strato p, a potenziale minore. Fino a quando la cella resta esposta alla luce, l'elettricità fluisce con regolarità sotto forma di corrente continua.  L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Sezione di una cella fotovoltaica commerciale  La diapositiva mostra una sezione di una cella fotovoltaica commerciale.  Si può subito notare che il contatto anteriore è realizzato in forma di griglia a maglie molto larghe, in modo da lasciar passare la massima frazione della luce incidente.  La zona N, molto drogata, ha uno spessore piccolo (circa 0,2-0,3 micron) così da lasciar penetrare i fotoni fino alla zona della giunzione, dove esiste il campo elettrico. La zona P è poco drogata e spessa circa 250 micron, in modo da assorbire tutti i fotoni della radiazione.  Il campo elettrico della giunzione si estende praticamente all’interno di tutta la zona P. Il contatto posteriore è costituito da uno strato metallico continuo spesso qualche micron. Davanti alla zona N è deposto uno strato di materiale trasparente di caratteristiche ottiche tali da impedire la riflessione della luce da parte della superficie del silicio (strato antiriflesso).  L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Circuito equivalente della cella Rs Rshunt RL Dal punto di vista elettrico, la cella fotovoltaica è un vero e proprio diodo a giunzione N-P. Il suo circuito equivalente è rappresentato appunto da un diodo posto in parallelo ad un generatore di corrente. Il diodo rappresenta la giunzione ideale ed il generatore la corrente foto-generata sotto illuminazione. Le perdite della giunzione sono riassunte nella resistenza in parallelo Rshunt, mentre quelle dovute alla resistività del materiale semiconduttore e alla resistività dei contatti ohmici sono rappresentate dalla resistenza in serie alla Rs. Poiché il circuito equivalente è riferito all’unità di superficie della cella attraversata dalla radiazione solare, la corrente foto-generata sarà riferita anch’essa all’unità di superficie e quindi espressa come densità di corrente. La stessa cosa avverrà per le resistenze. RL è il carico applicato ai terminali della cella.  L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI

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  • 1. L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI Come funziona una cella FV Progetto realizzato dalla classe V° FASE – I.T.I.S. H. HERTZ di Roma A cura dei Prof.ri Bonanni Antonio e Coletta Bruno
  • 2. Che cos’è il solare fotovoltaico In termini molto concisi possiamo dire che il solare fotovoltaico è una tecnica per produrre energia elettrica mediante la trasformazione diretta della luce solare in elettricità. Un sistema fotovoltaico è schematizzabile logicamente come un blocco in cui entra la radiazione solare e da cui esce energia elettrica. secondo lo schema: LUCE SOLARE -FOTOVOLTAICO -ENERGIA ELETTRICA . Responsabile della trasformazione è la cella fotovoltaica. Questo dispositivo è costituito da una fetta, o da uno strato, di materiale semiconduttore fotosensibile, che ha subito particolari e complessi trattamenti tecnologici per renderlo adatto a generare energia elettrica, di cui parleremo in seguito. Il fotovoltaico è una tecnica per produrre energia elettrica mediante la trasformazione diretta della luce solare in elettricità LUCE SOLARE ENERGIA ELETTRICA L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI FOTOVOLTAICO
  • 3. Come funziona una cella fotovoltaica lacuna, si comporta come una carica positiva, per cui la scomparsa del fotone dà sempre luogo alla creazione di una coppia di cariche libere, elettrone e lacuna. Poiché all’interno della cella è presente un campo elettrico voltaico, le cariche vengono avviate subito agli elettrodi di raccolta. Nel circuito esterno scorre una corrente, che va ad alimentare un carico. In definitiva, il flusso luminoso che incide sulla faccia anteriore della cella si trasforma in una corrente elettrica che fluisce nei contatti metallici verso il carico. Non ci sono parti meccaniche in movimento o fluidi in scorrimento. Quindi nessun tipo di emissioni chimiche e di rumore: niente inquinamento. Annotiamo subito che la densità della corrente elettrica foto-generata è proporzionale alla densità della potenza della radiazione solare incidente. K La luce solare incide sulla cella FV e la corrente foto-generata va ad accendere la lampadina. I fotoni della radiazione solare colpiscono la superficie anteriore della cella e penetrano al suo interno. Qui essi danno luogo all’effetto fotoelettrico: il fotone cede tutta la sua energia ad un elettrone, che si libera dai legami chimici e inizia a muoversi all’interno del materiale negli spazi interstiziali tra gli atomi. Come vedremo nel seguito, il posto lasciato vuoto dall’elettrone detto L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
  • 4. Come funziona una cella fotovoltaica Le celle fotovoltaiche si presentano sotto forma di fette (wafers) di Silicio del diametro di 5 cm. e spessore di 0,3-0,5 mm. Vanno protette contro gli agenti atmosferici per garantirne un corretto funzionamento ed una vita media appropriata. Una fotocella consiste in un sottile strato di Silicio drogato con Fosforo (drogaggio N) a contatto con uno strato di Silicio drogato con Boro (drogaggio P). Quando ad un cristallo di silicio si aggiunge un atomo di Boro, si produce nel reticolo cristallino una vacanza di elettrone. Un cristallo di Silicio drogato con Boro ha bisogno di elettroni per completare il reticolo e, quindi, tende ad assorbirne; viceversa un Silicio drogato con atomi di Fosforo avrà un eccesso di elettroni nel suo reticolo. Nella zona di contatto tra i due strati a diverso drogaggio si determina così un campo elettrico. Quando la luce illumina la cella, i fotoni vengono assorbiti e liberano gli elettroni. Se l’estremità di un conduttore (filo metallico) viene messo a contatto con la faccia anteriore fotosensibile della cella e l’altra estremità viene messa a contatto con la faccia opposta della cella, gli elettroni abbandonano la faccia anteriore, fluiscono lungo il conduttore e raggiungono la faccia posteriore dove vengono assorbiti dalla faccia di Silicio drogato con Boro .  L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
  • 5. Conversione della radiazione solare Si considera per semplicità il caso di una convenzionale cella fotovoltaica di silicio cristallino. L'atomo di silicio possiede 14 elettroni, quattro dei quali sono elettroni di valenza, che quindi possono partecipare alle interazioni con altri atomi, sia di silicio sia di altri elementi. In un cristallo di silicio puro ogni atomo è legato in modo covalente ad altri quattro atomi: quindi due atomi affiancati di un cristallo di silicio puro hanno in comune una coppia di elettroni, uno dei quali appartenente all'atomo considerato e l'altro appartenente all'atomo vicino. L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI In pratica è necessario introdurre nel silicio una piccola quantità di atomi appartenenti al terzo o al quinto gruppo del sistema periodico degli elementi, in modo da ottenere due strutture differenti, una con un numero di elettroni insufficiente, l'altra con un numero di elettroni eccessivo. Questo trattamento viene detto drogaggio e la quantità delle impurità introdotte è dell'ordine di una parte per milione. Generalmente si utilizzano il boro (terzo gruppo) ed il fosforo (quinto gruppo) per ottenere rispettivamente una struttura di tipo p (con un eccesso di lacune) ed una di tipo n (con un eccesso di elettroni).
  • 6. Conversione della radiazione solare Il primo strato, a carica negativa, si indica con n, l'altro, a carica positiva, con p, la zona di separazione è detta giunzione p-n. In entrambi i casi il materiale risulta elettricamente neutro; tuttavia, ponendo a contatto i due tipi di strutture, tra i due strati si attiva un flusso elettronico dalla zona n alla zona p che, raggiunto il punto di equilibrio elettrostatico, determina un eccesso di carica positiva nella zona n, dovuto agli atomi di fosforo con un elettrone in meno, e un eccesso di carica negativa nella zona p, dovuto agli elettroni migrati dalla zona n. In altri termini gli elettroni presenti nel silicio tipo n diffondono per un breve tratto nel silicio tipo p: il silicio tipo n si carica positivamente, quello di tipo p si carica negativamente e si crea inoltre una regione intermedia detta zona di svuotamento o di carica spaziale. Il risultato è un campo elettrico interno al dispositivo dell’ampiezza di pochi micrometri. Illuminando la giunzione p-n dalla parte del silicio tipo n, si generano delle coppie elettrone-lacuna in entrambe le zone n e p. Il campo elettrico separa gli elettroni in eccesso generati, spingendoli in direzioni opposte (gli elettroni verso la zona n e le lacune verso la zona p). Una volta attraversato il campo, gli elettroni liberi non tornano più indietro, perché il campo, agendo come un diodo, impedisce loro di invertire la marcia. (Un diodo è un dispositivo in cui il passaggio di corrente è ostacolato in una direzione e facilitato in quella opposta). Quindi, se si connette la giunzione p-n con un conduttore, nel circuito esterno si otterrà un flusso di elettroni che parte dallo strato n, a potenziale maggiore, verso lo strato p, a potenziale minore. Fino a quando la cella resta esposta alla luce, l'elettricità fluisce con regolarità sotto forma di corrente continua. L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
  • 7. Sezione di una cella fotovoltaica commerciale La diapositiva mostra una sezione di una cella fotovoltaica commerciale. Si può subito notare che il contatto anteriore è realizzato in forma di griglia a maglie molto larghe, in modo da lasciar passare la massima frazione della luce incidente. La zona N, molto drogata, ha uno spessore piccolo (circa 0,2-0,3 micron) così da lasciar penetrare i fotoni fino alla zona della giunzione, dove esiste il campo elettrico. La zona P è poco drogata e spessa circa 250 micron, in modo da assorbire tutti i fotoni della radiazione. Il campo elettrico della giunzione si estende praticamente all’interno di tutta la zona P. Il contatto posteriore è costituito da uno strato metallico continuo spesso qualche micron. Davanti alla zona N è deposto uno strato di materiale trasparente di caratteristiche ottiche tali da impedire la riflessione della luce da parte della superficie del silicio (strato antiriflesso). L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
  • 8. Circuito equivalente della cella Rs Rshunt RL Dal punto di vista elettrico, la cella fotovoltaica è un vero e proprio diodo a giunzione N-P. Il suo circuito equivalente è rappresentato appunto da un diodo posto in parallelo ad un generatore di corrente. Il diodo rappresenta la giunzione ideale ed il generatore la corrente foto-generata sotto illuminazione. Le perdite della giunzione sono riassunte nella resistenza in parallelo Rshunt, mentre quelle dovute alla resistività del materiale semiconduttore e alla resistività dei contatti ohmici sono rappresentate dalla resistenza in serie alla Rs. Poiché il circuito equivalente è riferito all’unità di superficie della cella attraversata dalla radiazione solare, la corrente foto-generata sarà riferita anch’essa all’unità di superficie e quindi espressa come densità di corrente. La stessa cosa avverrà per le resistenze. RL è il carico applicato ai terminali della cella. L’ENERGIA SOLARE E LA SUA APPLICAZIONE NEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI