2. Questo sonetto apre il Canzoniere petrarchesco, ma venne composto abbastanza
tardi, probabilmente nel 1350.
All’interno della raccolta il sonetto assume la funzione di proemio. Esso costituisce
l’effettiva conclusione del Canzoniere; infatti, l’esperienza amorosa appare ormai
superata nella prospettiva cristiana e ciò è reso chiaro dal tema del pentimento e
dalla coscienza della brevità e della illusorietà dei beni terreni.
Il Cristianesimo appare fuso, in Petrarca, con la nuova concezione dell’intellettuale
come saggio (secondo un’idea propriamente umanistica) e quindi il peccato del
poeta è anche quello di esser venuto meno alla propria dignità.
L’opera viene presentata al lettore come il frutto di una prolungata illusione
d’amore al termine della quale avviene una trasformazione del soggetto. Il
coinvolgimento che l’autore chiede al lettore è sia quello della competenza in
materia amorosa (tema stilnovistico) sia, soprattutto, quello cristiano del perdono e
della pietà.
Incipit introduttivo
3. Parafrasi
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono 4
del vario stile in ch’io piango et ragiono
fra le vane speranze e ’l van dolore ,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono . 8
Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno; 11
et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno 14
O voi che ascoltate in testi (in volgare )di diversa forma
il suono di quei sospiri con i quali io nutrivo il cuore
al tempo della mia prima giovanile colpa,
quando ero in parte diverso dall’uomo che sono ora,
Ovunque vi sia qualcuno che per esperienza conosca (che cos’è) l’amore
spero di trovare comprensione e perdono
dello stile mutevole in cui io mi lamento e
scrivo, tra inutili speranze e vano dolore,
Ma ora vedo bene che sono stato per tutta la gente
oggetto di derisione per lungo tempo, cosa per cui
spesso io provo, tra me e me, vergogna di me stesso
e la vergogna è frutto della mia illusione,
e il pentirsi, e il capire chiaramente
che quanto piace nel mondo (si desidera in questa vita terrena) è
fuggevole illusione
4. Il contenuto
Quartine:
Un unico e ampio periodo sintattico occupa le quartine. All’interno di questo
periodo il poeta si rivolge direttamente ai lettori per mezzo dell’apostrofe «Voi
ch’ascoltate» e chiede perdono per due aspetti del Canzoniere:
o L’inutilità e l’illusorietà del sentimento che ispira i versi, ovvero l’amore per Laura,
in merito al quale Petrarca esprime un giudizio negativo, presentandolo come un
«giovenile errore» (v.4) di cui ormai si è pentito relegandolo ad un’esperienza
passata.
o La non omogeneità tematica e stilistica dell’opera («rime sparse») che raccoglie i
vari e diversi testi poetici, con richiamo al titolo in latino della raccolta. «Vario
stile» fa riferimento sia all’alternanza di illusione delusione affermata nel v.6, sia
alla diversa riuscita artistica dei vari componimenti.
5. Terzine:
All’illusione descritta nelle quartine corrisponde nelle terzine la disillusione; alla
«pietà» e al «perdono» corrispondono «vergogna» e «pentersi». Il poeta tenta di
metter in primo piano, adesso, il tema del proprio ravvedimento facendo emergere
sua completa maturazione dai tempi della stesura delle poesie:
o Nella prima terzina il poeta affronta il discorso, ripreso poi in altre poesie, della
vergogna che prova per essersi esposto alle critiche e alle dicerie del popolo
o Nella seconda terzina il poeta dichiara apertamente il proprio pentimento e
che ha acquisito la consapevolezza della vanità e illusorietà di tutto ciò che è
terreno.
6. Perché è un proemio?
Annuncia il tema dell’opera: l’amore e la disillusione che lo ha seguito (v.2 «di
quei sospiri ond’io nudriva ‘l core»).
Sottolinea lo stile, la varietà e il modo in cui la raccolta è strutturata:
frammentarietà e varietà (v.1 «rime sparse» e v.4 «vario stile»).
Emerge il giudizio del poeta sulla raccolta e sul senso che le attribuisce: La
raccolta va interpretata come documento di una fase passata del poeta, ormai
conclusa (v.3 «primo giovenile errore»); in secondo luogo il poeta condanna e
prova rammarico per la condotta esibita a causa di quell’amore («errore», v.6
«vane speranze e ‘l van dolore», vv.9-10 «al popol tutto/favola fui»).
Indica i destinatari dell’opera: sono i lettori, caratterizzati da un’adeguata
sensibilità e indulgenza, presso i quali spera di trovar pietà e perdono sia per
l’errore commesso, sia per la varietà e frammentarietà della raccolta (vv.7-8
«ovesia chi per prova intenda amore,/spero trovar pietà, nonché perdono.»)
7. Analisi metrica e formale
Sonetto con schema di rime ABBA, ABBA; CDE,CDE.
Il testo è caratterizzato da una fittissima tessitura fonica: la prima quartina è
segnata dalla ripetizione del gruppo /ri/ (rime, sospiri, nudriva ecc…); la seconda da
/va/ (vario, van, prova ecc…); le terzine sono segnate dalla figura dell’allitterazione (
favola fui, me medesmo meco mi, vanaggiar vergogna ecc…)
La cura formale dona armonia ed eleganza al testo.
Inoltre, il meccanismo della ripetizione esprime ansia e agitazione (in tal senso
vanno interpretate le ripetizioni di «vane/van, mi vergogno/vergogna»)
Si segnala anche il chiasmo dei vv.5-6, nei quali «piango» corrisponde a «dolore», e
a «ragiono», «speranze»: il poeta chiede pietà per il dolore provato, e chiede
perdono per le illusioni a cui ha ceduto. Se si prolunga il collegamento semantico,
a «pietà» corrisponde «vergogna» (vv. 11 e 12) e al «perdono», «pentimento» (v.13)
8. Sintassi del testo poetico
Una delle caratteristiche più evidenti del testo è la notevole complessità sintattica,
con cui il poeta eleva il tono della poesia.
Nelle prime quartine prevale la ipotassi (sono presenti molte subordinate) e la
lettura è resa difficoltosa attraverso la posticipazione al v.8 del verbo della
principale con l’introduzione di un anacoluto (cioè una volontaria infrazione della
costruzione sintattica della frase) che impedisce un immediato scioglimento del
testo: «Voi ch’ascoltate…spero trovar…» (la forma corretta sarebbe In voi
ch’ascoltate ecc…)
Nelle terzine invece prevale la paratassi, cioè la coordinazione, e la lettura è più
semplice.
9. Parole chiave e temi
Uno dei temi del sonetto è il ravvedimento del poeta, il quale nel testo
continuamente sottolinea le differenze fra l’uomo maturo che ora è e il giovane
innamorato che ha composto quei versi frutto di illusioni.
L’altro tema, connesso al primo, è il raggiungimento della consapevolezza che le
passioni umane sono solo un «breve sogno».
Petrarca mette in risalto questi temi riferendosi all’amore attraverso ripetuti
termini negativi, posti in posizione rilevante nel testo, che fanno riferimento al
campo semantico della vanità:
o «errore» (in rima con «core», vv.2-3)
o «vane speranze e’l van dolore» (parallelismo e anafora, v. 6)
o «vaneggiar» (in allitterazione con «vergogna» v.12)
o «sogno» (fine di verso e in rima con «vergogno» v.14)
10. Da sottolineare anche…
La differenza tra il passato, di illusione e di cedimento, e il presente, di
consapevolezza e maturità e evidente nell’uso contrastivo dei tempi verbali:
Ascoltate – nudriva, vv.1-2
Era-sono, v.4
Veggio-fui/fui-mi vergogno, vv. 9-10-11
Tramite queste coppie oppositive il poeta colloca nel passato, nella sua giovinezza,
l’errore e lo distacca dal proprio presente, ribadendo la crescita morale e la sua
maturazione
11. Attualizzazione e valorizzazione del testo
Nel sonetto è presente un tema attuale, quello della crescita
individuale e dei cambiamenti, anche profondi, che la maturazione
comporta. A tale tema si associa una riflessione sul rapporto con il
proprio passato, che costituisce il fondamento dell’identità
individuale, ma può esprimere anche tensione e contrasto rispetto
al presente. Il valore del testo risiede oggi nell’esemplare
rappresentazione dei conflitti interni a ciascun individuo e nella
problematizzazione della ricerca di un’identità, spesso
contrapposta con sofferenza al proprio vissuto passato.