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Rec. Weekend - W. McIlvanney
1. Weekend
Recensione di Clara Arosio
Autore: William McIlvanney
Titolo: Weekend
Traduzione di: Cristina Cicognini
Tranchida editore
Un weekend,soltanto, porta all’intrecciarsi, di dieci esistenze.
Un convegno di studi nell’antica dimora di Willowvale, sull’isola di Connemore, diventa luogo di
discussione sulla natura dell’uomo e sul suo essere nella società, ma anche occasione per bilanci
esistenziali autentici e profondamente umani.
L’ambiente universitario di Glasgow cela in sé una rassegna di varia umanità che ci colpisce, ci
commuove, ci fa sorridere, ci scuote.
Mentre Dr Jeckyll e Mr Hyde, argomenti degli studi, continuano a convivere dentro di noi, Edipo ci
ricorda che la vittoria sulla Sfinge è solo apparente; la bestialità, l’animalità, è ancora insita in noi, e
la nostra esistenza è ancora soggetta a precarietà, nonostante il nostro presunto potere.
McIlvanney ci presenta dei personaggi alla ricerca di se stessi, dei propri frammenti
irrimediabilmente perduti, delle risorse da usare per ricostruire su macerie esistenziali, a volte palesi
e ingombranti, a volte apparentemente trascurabili.
C’è chi ha trovato rifugio dai propri dolori nello studio, costruendosi una sorta di bunker
psicologico, chi disperatamente desidera sentirsi donna, davvero, ancora una volta, prima di una
operazione dall’esito incerto, chi non riesce a venire a patti con il proprio fallimento professionale,
ma per cui forse si profila la salvezza, chi si illude di festeggiare la libertà quando si sta
condannando alla solitudine; e c’è un amore che sboccia, avvolto da una magica e ovattata intensità,
ma che non può esimersi dall’incontro con la realtà del mondo esterno.
Il weekend porta alla luce pulsioni nascoste e desideri repressi, è da una parte occasione di evasione
e autoinganno, ma dall’altra opportunità per la svolta e la ricerca delle scomode verità dentro di sé.
Le coppie che si verranno a creare sono una luce nella semioscurità o soltanto appigli temporanei
che impediscono il totale smarrimento? L’autore scozzese non fornisce risposte ma solo
l’ammirevole descrizione delle sfumature dell’animo umano, maschile e femminile, che, in
innumerevoli declinazioni, si destreggia tra sensazioni legate al matrimonio, alla maternità, al
tradimento, all’amicizia, alla malattia.
McIlvanney ci fa scorgere frammenti di vita e di pensieri dei personaggi e porta al massimo la
tensione emotiva usando di rado i loro nomi, quasi a significare che tutto ciò che è descritto
appartiene a un grande mosaico di sensazioni umane.
L’appartenenza e la dedizione all’ambiente accademico, a tratti sottilmente irriso, sembra essere
stato per i vari protagonisti un pretesto per nascondere altri desideri, o per nascondersi.
E questo esprime anche il luogo, simbolico e pregno di significato, in cui si svolge il weekend:
“Ciò che infestava Willowvale era il fantasma delle aspirazioni umane. Quello che la gente
incontrava nei suoi corridoi era forse lo spettro di qualcosa in loro stessi, la statura incompiuta dei
loro sogni, che cercava corpo.”
Un romanzo scritto mirabilmente, denso di pathos, che si muove con delicatezza fra la disillusione e
la speranza.