Industria 4.0. Lucca, 5 luglio 2017 - Nuove competenze per l’industria 4.0
Rapporto di Confindustria Toscana Nord sui bilanci 2017
1. Analisi dei bilanci 2008-2017
A cura del Centro Studi CTN
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11 febbraio 2019
2. Premessa
• Società con bilancio pubblicato in ciascuno degli ultimi 5 anni
(eccezione per le fusioni: inclusi tutti i soggetti coinvolti), non in
liquidazione. L’applicazione del criterio dei 5 anni di bilanci consecutivi
restringe il campo di osservazione all’85% in media dell’universo delle
società di capitale manifatturiere nel periodo 2013-2017, negli anni
precedenti l’82%. Le aziende corrispondono a circa il 68% del valore della
produzione aggregato ed al 62% del valore aggiunto manifatturiero totale
stimato per l’area, comprendendo tutte le aziende, anche quelle non società
di capitale.
• Società che svolgono attività economica sul territorio delle tre
province e nel distretto tessile pratese, indipendentemente dalla sede
legale
• Numeri indici concatenati, medie ponderate e quartili di rapporti «che
hanno senso» calcolati sulle singole aziende .
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3. 2017: crescita rallentata
Il tasso di crescita del
valore della produzione
operativa è
raddoppiato rispetto
all’anno precedente
(+2,6% dopo + 1,3%),
ma il valore aggiunto è
rimasto quasi fermo,
dopo essere cresciuto
in modo brillante
nell’anno precedente.
Nella media degli
ultimi due anni la
crescita del valore
aggiunto è simile alla
media italiana (+3,7%
rispetto a +4,0%)
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4. E risultati non uniformi
Nonostante la crescita
dell’aggregato, sia il
valore della produzione
operativa che il valore
aggiunto sono diminuiti
in oltre la metà dei
casi. La crescita
mostra una certa
correlazione con la
dimensione aziendale:
è stata e continua ad
essere generalmente
più elevata nel
segmento di aziende
che presentano un
livello elevato di ricavi
e valore aggiunto
(primo 25% della
distribuzione)
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5. Costi e ricavi nei settori
La maggior parte dei
settori ha sperimentato
una crescita dei costi
esterni superiore
rispetto alla crescita
del valore della
produzione. Fra i
fattori che possono aver
determinato questo tipo
di evoluzione, la
crescita dei costi
energetici, casi di
crescita dei prezzi delle
materie prime e
situazioni di congiuntura
sfavorevole
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6. Clup in ripresa
La crescita del costo
del personale è
proseguita in modo
indipendente rispetto
al valore aggiunto, in
pratica annullando il
divario positivo
conseguito nell’anno
precedente. Come
conseguenza,
l’incidenza del costo
del personale sulla
risultato operativo ha
ripreso a crescere,
come del resto è
avvenuto in media
durante tutto il periodo
successivo alla «crisi»
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7. Incidenza stabilmente superiore
Il Clup aggregato
resta stabilmente su un
livello superiore per
circa 6 punti
percentuali rispetto al
periodo pre-crisi. Il
dato riflette in una
certa misura situazioni
presenti in grandi
aziende.
La crescita del Clup
rappresenta una
situazione diffusa: nel
50% dei casi
«intermedi», la crescita
dell’incidenza è
compresa fra 3 e 4,5
punti percentuali
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8. Nei settori
Salvo alcuni casi
particolari, l’aumentata
incidenza del Clup non
sembra legata a settori
specifici. Il comparto
metalmeccanico, nel
suo insieme, mostra
una riduzione
dell’aggregato sia
rispetto all’anno
precedente che rispetto
a 5 anni prima. I settori
della «moda», nel loro
insieme, presentano
una crescita rispetto
all’anno precedente,
ma sono «fermi»
rispetto a 5 anni prima
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9. Cosa resta «per l’azienda»
Tenuto conto della
crescita limitata del
valore aggiunto e
dell’incidenza del Clup,
non sorprende che il
margine operativo
presenti un
andamento poco
soddisfacente. Il
valore dell’aggregato è
in calo rispetto all’anno
precedente (-3,9%, ma
+6,9 nella media 2016-
2017). La riduzione è
sensibile al di sotto del
valore mediano e,
soprattutto, nella parte
bassa della
distribuzione
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10. Risultati di reddito positivi
Si consolida
l’aumento di
incidenza dell’area
extra-operativa. La
somma dei margini che
corrispondono
all’impiego del capitale
ed al pagamento dei
diversi portatori di
interesse è superiore
rispetto al margine
operativo e crescente
nel tempo Aumenta
anche l’incidenza (in
positivo) dei proventi e
oneri non caratteristici,
cui si aggiungono casi
di risultati molto positivi
della gestione
finanziaria
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11. Spesa per investimenti
La ripresa della spesa
per investimenti è
confermata, salvo
qualche incertezza, nel
segmento di aziende
che presentano
normalmente un livello
relativamente alto
dell’indicatore
(specificità di settore).
Qualche perplessità
per l’ulteriore discesa
dell’aggregato fra le
aziende che, anche in
passato, presentavano
un livello «basso» della
spesa per beni di tipo
capitale
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12. Nei settori …
Nonostante il
peggioramento
dell’ultimo anno,
visibile nella maggior
parte dei casi, in un
orizzonte temporale
significativo la
maggior parte dei
settori presenta un
incremento diffuso,
più o meno marcato
della spesa per beni
di tipo capitale
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13. Quanto rende investire nell’azienda
I margini aziendali in rapporto a:
• Totale delle attività
• Capitale proprio
• Investimento netto
(capitale proprio e finanziamenti di terzi)
• Investimenti netto nella gestione operativa
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14. Crescita degli investimenti
L’espansione
dell’attivo – e della
liquidità – sono
supportate
essenzialmente
dalla crescita del
patrimonio netto,
nettamente
superiore rispetto ai
finanziamenti di terzi.
La crescita delle
disponibilità liquide
resta diffusa, anche
se esistono alcuni
casi settoriali di
particolare
accentuazione
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15. Cresce poco il ROA
L’espansione dell’attivo continua a nascondere la ripresa degli aggregati di reddito.
Nella maggior parte dei casi, il rendimento globale delle attività resta fermo su livelli
inferiori a quelli pre-crisi. L’andamento globale nasconde situazioni che hanno un
significato sensibilmente diverso
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16. Ma aumenta la redditività propria
La crescita della
redditività del
capitale proprio è
molto evidente ed è
proseguita in modo
ininterrotto anche nel
periodo più recente. La
crescita del ROE è
avvenuta in parallelo
alla crescita
ininterrotta, a tassi
pressoché costanti del
patrimonio netto.
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17. Grazie (anche) all’area extra operativa
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La redditività del
patrimonio netto
dipende in prima
battuta da quella
dell’investimento netto
in azienda, di capitale
proprio e di terzi
(comprende il risultato
della gestione non
caratteristica).
L’incidenza
decrescente degli oneri
finanziari nel periodo e
la moderazione del
carico tributario hanno
più che compensato
l’apporto crescente di
capitale proprio
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18. In parte grazie all’area operativa
Durante tutto il periodo
post-crisi si è ampliato
il divario fra rendimento
dell’investimento netto
nella gestione
aziendale e il
rendimento specifico
della gestione
operativa.
La differenza è legata
essenzialmente
all’incidenza
crescente dei ricavi e
oneri non
caratteristici (in
positivo). Si tratta di
situazioni diffuse.
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19. Il margine sulle vendite
I progressi sul
versante della
redditività
propriamente
operativa esistono,
ma sono modesti e
non uniformi.
Nell’aggregato
dell’ultimo anno, i
progressi della
redditività delle vendite
hanno fornito un
contributo molto
limitato (vista la
dinamica debole del
MOL e del MON), più
importante è stato il
contributo
dell’accorciamento del
ciclo commerciale
(riduzione del COIN)
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20. Contributo del ciclo commerciale
La tendenza verso
l’accorciamento del
ciclo commerciale che
si riscontra
nell’aggregato non
corrisponde tuttavia a
quanto accade «nella
maggior parte dei
casi».
Si tratta di situazioni
che in qualche caso,
ma non sempre,
trovano una
correlazione con
quanto accade in
specifici settori
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21. … nei settori
Salvo l’ultimo anno, le
indicazioni sulle
componenti della
redditività operativa
riferite ai singoli
settori, valutate lungo
un congruo lasso di
tempo, sono però
generalmente
positive. In diversi casi
il guadagno di
redditività operativa è
sostenuto sia dalla
maggiore efficienza del
ciclo commerciale, sia
dalla crescita della
redditività delle vendite
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22. Aspetti finanziari.
Crescita dei mezzi propri
L’aumentata incidenza
dei mezzi propri nel
finanziamento
dell’attività aziendale è
il risultato di un
processo diffuso, non
limitato alle aziende più
grandi, come risulta
dalla crescita dei
principali quartili della
distribuzione.
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23. Migliora la liquidità
I casi di
miglioramento nelle
condizioni di liquidità
esistono, ma i
progressi riguardano
essenzialmente quelle
società che già in
precedenza
presentavano un livello
elevato del rapporto.
Non cambia molto la
situazione nella parte
bassa della
distribuzione (con un
peggioramento della
mediana per il quick-
ratio).
Si nota quindi una
polarizzazione.
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24. (anche) grazie alla «cassa»
I progressi nella
capacità di
autofinanziamento
sono evidenti nel
gruppo di aziende
che presentano livelli
elevati di generazione
di cassa. Si tratta di
aziende che sembrano
aver risentito in modo
maggiore della fase
congiunturale avversa
iniziata nel 2009. Nella
parte «bassa» della
distribuzione
I cambiamenti sono
invece molto limitati.
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25. Caratteristiche dei debiti
Si conferma la
tendenza verso
l’allungamento in
media delle scadenze
e la limitazione della
componente bancaria
dell’indebitamento.
In generale, gestione
attenta della liquidità e
ottimizzazione
finanziaria.
Pianificazione e
Investimenti, non solo
opportunità per ridurre
il costo.
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26. Peso inferiore dell’indebitamento
Nella maggior parte dei
casi si riduce
l’incidenza del
credito bancario nel
finanziamento
dell’attività corrente
E’ una conseguenza
del minor fabbisogno di
capitale di debito in
generale, dello
spostamento degli
affidamenti verso
scadenze più lunghe e,
probabilmente, anche
di domanda limitata,
legata a casi di
rallentamento
dell’attività
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Secondo la nota dell’Istat diffusa il 21 settembre 2018 «conti economici nazionali», il valore aggiunto dell’industria manifatturiera valutato ai prezzi base, prezzi correnti, è cresciuto del +3,2% nel 2017, in lieve rallentamento rispetto all’anno precedente (+4,9%). L’incremento medio dei due anni (media geometrica) arriva quindi a +4,0%. Per contro, la crescita dell’aggregato locale si è fermata a +0,8% dopo +6,7% nell’anno precedente. Nella media dei due anni la crescita si è fermata a +3,7%.
Si deve notare che gli aggregati riportati nell’analisi corrispondono semplicemente alla somma degli importi rilevati nei bilanci delle singole aziende, senza alcun tentativo di compensazione. Per definizione, il valore aggiunto risulta al netto delle duplicazioni che corrispondono ai rapporti fra le aziende in questione, mentre il livello del valore della produzione, che include per esempio i rapporti fra aziende committenti e terziste nei distretti, dipende anche dal livello più o meno elevato di integrazione dei processi produttivi
Sia il valore aggiunto che il valore della produzione operativa sono valutati al netto dei componenti non caratteristici, straordinari e dei contributi e non comprendono in particolare il risultato della gestione non operativa (gestione finanziaria e pagamento delle imposte). Va annotato che soprattutto i componenti di reddito non caratteristici presentano un peso positivo crescente nel tempo, mentre la gestione non operativa ha sottratto una quota di risorse decrescente dall’utile di esercizio grazie alla moderazione del carico tributario e soprattutto grazie al livello ridotto degli oneri finanziari. Quindi, il risultato finale «reddituale» è migliore rispetto al risultato strettamente operativo
Per fornire qualche esempio, il prezzo in dollari del Brent nel 2017 (media mensile) è aumentato del +24,6% rispetto al 2016. Era diminuito del -16,8% nel 2016. Il prezzo del petrolio presenta un impatto trasversale sui prezzi dell’energia e quindi, in definitiva, sulla maggior parte dei prezzi dei settori industriali, a partire da quelli energivori.
Il prezzo in dollari della pasta di cellulosa (FRED su dati Fmi) era diminuito nella media mensile del -5,5% nel 2016 rispetto al 2015 ed è aumentato del +4,5% nel 2017 rispetto al 2016.
Il tessile presenta un’evoluzione positiva di costi e ricavi, a dispetto del fatto che il prezzo in dollari delle lane australiane (indice awex) sia aumentato del +19,6% nel 2017 rispetto al 2016. E’ visibile un risultato particolarmente negativo nel caso della maglieria
La dinamica del CLUP andrebbe probabilmente valutata insieme agli effetti conseguenti alla trasformazione progressiva dell’Irap da imposta sul valore aggiunto, con la completa inclusione del costo del lavoro nella base imponibile, a imposta sul reddito, con la progressiva esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile.
Una parte della «tenuta» dei livelli di occupazione, oltre che all’opportunità che grandi aziende possono aver visto nel mantenere una certa struttura produttiva anche eccedente rispetto alle esigenze di breve periodo, in vista di una possibile ripresa, sembra legata a fattori svincolati dalla gestione operativa, quali gli effetti della politica monetaria, che hanno compresso l’onere per interessi e, appunto, una certa moderazione del carico tributario
In particolare, si può osservare che il livello mediano del MOL ha avuto solo piccole oscillazioni durante tutto il periodo successivo alla crisi, ed anche nel corso degli ultimi anni (dopo il 2012), periodo durante il quale l’aggregato è cresciuto in modo complessivamente vivace, il che porta ad escludere una diffusione elevata dei casi di crescita, che sembrano quindi soprattutto da riferire al segmento di aziende caratterizzate da un livello elevato dell’indicatore ovvero, in generale, alle aziende di maggiore dimensione
Sia l’aumento di incidenza dell’area extraoperativa (con la moderazione del carico tributario ed il livello basso della spesa per oneri finanziari) che la crescita dei ricavi non caratteristici dipendono da situazioni diffuse. I casi in cui la gestione finanziaria apporta un contributo positivo significativo sono invece pochi e ben individuabili
La situazione sembra quella di una progressiva polarizzazione, con le aziende che presentano «normalmente» livelli elevati della spesa per beni capitale che la incrementano ulteriormente, e viceversa un impegno progressivamente minore da parte delle aziende che presentano livelli di investimenti limitati, forse in qualche caso scoraggiate dal passo incerto della ripresa
L’indicatore aggregato (andamento della media o del totale) risente in modo molto forte di situazioni particolari, ovvero casi singoli di forti investimenti o disinvestimenti. Specialmente in questo caso è più interessante valutare l’andamento del livello mediano, poco o per niente influenzato da valori estremi della distribuzione, che descrive meglio quanto accade in una «normale» azienda del settore
La crescita delle disponibilità liquide presenta alcuni casi di forte accentuazione nei settori della Chimica, plastica, farmaceutica, Carta-cartotecnica e dell'Abbigliamento. In generale, a prescindere dai settori industriali, si vede che la crescita delle disponibilità liquide presenta una correlazione positiva con il livello di autonomia patrimoniale e redditività del capitale netto (ROI) e sembra quindi da collegare – anche - alle capacità di autofinanziamento
Oltre all’opportunità di ridurre la dipendenza dai finanziamenti di terzi, divenuta estremamente evidente all’indomani della crisi del 2011, l’aumento dei mezzi propri è stato probabilmente assecondato dalle norme che hanno ridotto la convenienza fiscale del debito rispetto al capitale proprio, ovvero dall’ACE, che stabiliva la applicazione, ai fini della determinazione dell’imponibile fiscale, di un tasso di rendimento convenzionale, allineato ai rendimenti di mercato, per la quota di reddito che corrisponde ai nuovi apporti di capitale. Vale la pena ricordare la cancellazione dell’ACE dal 2019, stabilita dalla manovra finanziaria del Governo
L’analisi per categorie di investimento mostra che l’espansione delle attività riguarda tutte le categorie di investimento: strutturali, correnti e finanziari, con una particolare accentuazione per quest’ultima categoria, legata alla crescita delle disponibilità liquide. E’ chiaro che la valutazione dei casi in cui l’espansione dell’attivo sia stata contrassegnata in modo prevalente dalla crescita delle disponibilità liquide dovrebbe essere sostanzialmente diversa rispetto ai casi in cui la crescita abbia riguardato in prevalenza gli investimenti correnti – scorte, dilazioni di pagamento ai clienti, maggiore puntualità con i fornitori, ed i casi in cui a crescere siano stati gli investimenti strutturali, legati presumibilmente a prospettive future di reddito
Oltre agli effetti dell’ACE, elementi che possono aver inciso in modo positivo sul contenimento del carico tributario sono riconducibili al parziale riconoscimento fiscale delle perdite pregresse ed alla progressiva trasformazione dell’Irap da imposta sul valore aggiunto a imposta sul reddito, con il riconoscimento graduale della deducibilità del costo del lavoro
I «ricavi non caratteristici» sono gli “altri ricavi”, diversi dai contributi in conto esercizio. La voce fa parte dell’aggregato RAOF. Secondo i principi contabili, nella voce devono confluire per esempio la vendita di certificati verdi, gli affitti attivi, il risultato di gestione di eventuali aziende agricole, altri ricavi non finanziari non derivanti dall’attività caratteristica, come potrebbero essere i proventi della vendita di energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici. La voce che evidenzia in modo specifico i “contributi in contro esercizio” – che non fanno parte dell’area operativa - al contrario resta complessivamente piuttosto stabile, nel tempo
La riduzione della durata del ciclo commerciale corrisponde ad un minore investimento nella gestione corrente, con l’aumento delle risorse libere (aumento della generazione di cassa). L’allungamento del ciclo commerciale comporta la sottrazione di risorse di cassa, che vengono impiegate nel finanziamento della dilazione concessa ai clienti, nel finanziamento delle scorte, nella maggiore puntualità dei pagamenti ai fornitori
Nonostante alcune incertezze – e dati non particolarmente positivi nell’ultimo anno – i progressi della redditività operativa esistono e sono ragionevolmente diffusi nei settori industriali
Il Quick-ratio esclude le scorte dal calcolo del rapporto fra attività e passività correnti, a motivo del fatto che possono non essere prontamente liquidabili. Nel 2017 il valore mediano del current-ratio è pari a 114, il valore mediano del quick-ratio è pari a 79. Si tratta di buoni livelli, non eccezionali, in assoluto.
Il sistema sembra ancora vulnerabile verso eventuali nuove eventuali restrizioni di liquidità o peggioramento delle condizioni finanziarie – aumento significativo dei tassi di interesse
In generale, la connessione fra i progressi della generazione di cassa ed il settore non è molto evidente, ma, ci sono alcuni casi negativi come i mezzi di trasporto, che recuperano poco nel periodo recente, e la farmaceutica, che presentava livelli estremamente elevati in passato e molto bassi nel periodo più recente. Si nota un miglioramento significativo nel settore cartario, dopo un periodo di forte flessione.