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Nuove opportunità di
certificazione del tessile
biologico e rigenerato
19 Luglio, 2017
Auditorium CTN, Prato
Dr. Paolo Foglia
Non Food Certification
Manager
2
ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, è
un consorzio senza fini di lucro che offre servizi di controllo
e certificazione qualificati nel campo degli standard etici ed
ambientali, regolamentati e volontari, in linea con i principi
di Imparzialità, Indipendenza e Terzietà.
LA CERTIFICAZIONE CREA VALORE
Le finalità istituzionali di ICEA sono
rappresentate dalla creazione di valore
per i clienti e per gli altri soggetti
interessati del sistema di certificazione
attraverso la messa a disposizione in
modo coerente e corretto di
informazioni ambientali connesse ai
prodotti.
Ciò consente:
- la riduzione dei costi insiti
nell’asimmetria informativa tra i soggetti
economici e tra questi e i consumatori;
- la valorizzazione del profilo ambientale
dei prodotti;
- il miglioramento del profilo etico delle
imprese.
4
5
6
7
8
9
Fibre naturali
da agricoltura biologica
10
Perché?
11
Dimensione economica della Produzione di cotone
Il cotone è una delle colture agricole maggiormente
diffuse al mondo in termini dopo le cerealicole e la
soia.
2008/2009 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13 2013/14
Harvested area (M Ha) 30.62 30.14 33.44 36.07 34.28 32.79
Production (M tons) 23.59 22.23 25.41 27.72 26.60 26.20
Consumption (M tons) 23.96 25.53 24.49 22.73 23.58 23.58
(Source: ICAC, World Cotton Database)
12
La quota del cotone rispetto
al totale delle fibre tessili
utilizzate al mondo mostra, a
partire dagli anni 60, una
tendenza al continuo
ribasso.
Nel 1960 il cotone
rappresentava il 68.3%
contro il 21.8% delle fibre
sintetiche ed artificiali.
Nel 2009 la situazione appare
ribaltata con un’incidenza del
cotone scesa al 36,4%.
Fonte: ICAC, 2010
13
Aspetti ambientali e sociali della coltivazione del cotone
La produttività del cotone è cresciuta dai 13.8 milioni di
tonnellate nel 1980/81 a 25.9 mil. T nel 2014/15 senza una
corrispondente aumento dell’area destinata alla sua coltivazione
(35.54 milioni di Ha nel 1980/81, and 32,79 million Ha in
2014/15).
Questo aumento ha proceduto con un tasso medio annuo del
2.5% ed è stato possibile, in accordo all’ICAC (2008), ai seguenti
fattori:
Miglioramento ed intensificazione delle pratiche agricole;
Introduzione ed incremento dell’uso delle specie di cotone
modificato geneticamente
14
Agricoltura intensiva e degradazione dei suoli
• In accordo alla FAO, la diffusione
negli ultimi 50 anni
dell’agricoltura intensiva (basata
su: elevato impiego di concimi
minerali e fitofarmaci, impiego di
cultivar ad elevate resa,
meccanizzazione e irrigazione) ha
influito in misura sostanziale
sull’espansione del fenomeno
della degradazione dei suoli e
alla riduzione di biodiversità.
15
Sul cotone, che occupa il
2,5%della SUPERFICIE
AGRICOLA MONDIALE,
viene utilizzato il
15,7% degli
INSETTICIDI e 6,8%di
tutti i PESTICIDI
(Cropnosis, UK, 2009)
16
Il cotone OGM fu
commercializzato per la
prima volta negli USA nel
1996.
Cotone OGM
rappresenta il 70%
del totale dell’area
coltivata a cotone nel
mondo (2012/2013,
GMO Compass)
17
Fonte: Cotton Corporation of India, dati elaborati da Dr. Karanthi, Director del
Central Institute of Cotton Research
18
19
20
Lago di Aral (1977-2013)
Fonte: Source: USGS/NASA; visualisation by UNEP/GRID-Sioux Falls.
21
Fonte: Chapagain et al. 2005. «The water footprintg of cotton production», UNESCO-IHE
Studio
commissionato da
Textile Exchange
e condotto da
PE INTERNATIONAL
23
Confini del Sistema – Cotone biologico
fonte: The Life Cycle Assessment of organic cotton fiber. Textile Exchange, 2014.
Agricoltura Convenzionale
1808 kg di CO2-eq
(Cotton Inc. 2012)
Agricoltura Biologica
978 kg di CO2-eq
(Textile Exchange 2014)
Effetto serra
Emissioni di gas climalteranti per 1000kg di fibra
Emissioni in atmosfera di sostanze che contribuiscono al potenziale riscaldamento
globale del pianeta
Agricoltura Convenzionale
18,7 kg di SO2-eq
(Cotton Inc. 2012)
Agricoltura Biologica
5,7 kg di SO2-eq
(Textile Exchange 2014)
Acidificazione
Potenziale di acidificazione per 1000kg di fibra
Emissioni in aria di sostanze, quali ossidi di azoto e ossidi di zolfo
Agricoltura
Convenzionale
3,8 kg di PO4-eq
(Cotton Inc. 2012)
Agricoltura Biologica
2,8 kg di PO4-eq
(Textile Exchange 2014)
Eutrofizzazione
Potenziale di eutrofizzazione per 1000kg di fibra
Aumento della concentrazione delle sostanze nutritive nell’ambiente causato dalle
emissioni in acqua e nel suolo
Agricoltura Convenzionale
2120 m3
(Cotton Inc. 2012)
Agricoltura Biologica
717 m3
(Textile Exchange 2014)
Uso dell’acqua
Intensità uso acqua per 1000kg di fibra
28
Produzione cotone bio (2004-2015)
Superficie
coltivata
Produzione Superficie
coltivata
Produzione Fibre
(1.000 Ha) t (1.000 Ha) t
2004/05 35.709 26.439.769 25.394
2005/06 34.737 25.382.065 37.799
2006/07 34.706 26.560.170 48 57.931
2007/08 33.204 26.244.253 161 145.872
2008/09 31.342 24.573.873 253 175.113
2009/10 30.183 23.428.000 461 241.697
2010/11 33.502 25.203.000 325 151.079
2011/12 36.097 27.562.000 317 138.813
2012/13 34.330 26.970.000 215 106.556
2013/14 32.791 26.216.000 221 116.974
2014/15 34.024 25.942.000 350 112.489
Anno Totale cotone Cotone Biologico
29
Region Fibre Production
(2014/15)
% on global
production
SE Asia (Pakistan/India) 75.251 66,9%
China 13.145 11,7%
Turkey 7.304 6,5%
Africa 5.074 4,5%
North America (USA) 2.432 2,2%
Latin America 576 0,5%
Middle East & North Africa (Egypt, Israel) 2.164 1,9%
Central Asia (Kyrgyzstan, Tajikistan) 6.543 5,8%
Total in Metric Tonnes 112.489 100,0%
Produzione per area geografica
30
Variazioni produzione per area geografica
Region Fibre Production
(2013/14)
Fibre Production
(2014/15)
Change(%)
SE Asia (Pakistan/India) 86.853 75.251 -13,4%
China 12.232 13.145 7,5%
Turkey 7.958 7.304 -8,2%
Africa 5.898 5.074 -14,0%
North America (USA) 2.415 2.432 0,7%
Latin America 675 576 -14,7%
Middle East & North Africa (Egypt, Israel) 489 2.164 342,5%
Central Asia (Kyrgyzstan, Tajikistan) 454 6.543 1341,2%
Total in Metric Tonnes 116.974 112.489 -3,8%
31
Mercato al dettaglio prodotti tessili bio (2001-2015)
32
Certificazione
Tessile Bio
in accordo al
Global Organic Textile
Standard (GOTS)
Versione 5.0:2017
33
GOTS è stato sviluppato
ed adottato da alcune
delle più
rappresentative
organizzazioni del
biologico che hanno poi
costituito
Global Standard GmbH
Soil Association - England
OTA - USA
JOCA - Japan
IVN - Germany
34
Numero stabilimenti certificati GOTS
Il numero di licenziatari sono passati da
1.912 (2015) a 2661 (2016) con un incremento pari al +39%
+21,7%
35
Distribuzione degli stabilimenti per Regioni
Il numero di stabilimenti in Europa rappresentano il 22,1% del totale
(-8,3% rispetto al 2015)
36
2.1 Requisiti per la produzione biologica di fibre
Sono approvate le fibre naturali certificate come “biologiche” o
“biologiche - in conversione” in accordo ad ogni standard rientrante
nell’IFOAM Family of Standards per lo scopo della produzione
agricola (coltivazione o allevamento), come: Reg. 834/2007, USDA
National Organic Program (NOP), APEDA’s National Programme for
Organic Production (NPOP), China Organic Standard GB/T19630.
L’organismo di certificazione deve aver ottenuto un accreditamento
valido e riconosciuto per lo standard in base al quale certifica.
Accreditamenti riconosciuti sono quelli ottenuti in accordo a ISO
17065, NOP accreditation, IFOAM Global Organic System
accreditation.
37
2.2. Requisiti per la composizione fibrosa dei
materiali
……………………….
Non possono essere usate fibre che derivino da aree di
produzione ove vi sia evidenza di una persistente e rilevante
violazione delle norme dell’ILO (ove siano pertinenti con
l’agricoltura) e/o dei principi di benessere animale, o
inconfutabili evidenze di fenomeni persistenti di
accaparramento di terre (land grabbing).
38
1.2 Scopo
GOTS si applica a tutti i processi manifatturieri dalla sgranatura
del cotone fino alla Produzione dei prodotti finiti
I prodotti certificabili GOTS
includono, ma non sono
limitati a: cotone sodo; filati;
tessuti; abbigliamento;
accessori tessili (portati o
indossati); giocattoli
tessili; biancheria per la
casa; materassi e
biancheria da letto;
prodotti per la cura della
persona
39
4.1.3 Licensing and labelling guide
«Prodotto Combinato» introdotto con la versione 5.0
Definito come «componente tessile
di un prodotto finito che non è a sua
volta classificato come prodotto
tessile (ad es. materassi, sedie o
mobili con tessuti)».
40
Cosa si intende per “Prodotto Tessile Biologico”?
Un prodotto tessile può essere certificato come biologico
qualora:
•Sia composto prevalentemente da fibre naturali vegetali o
animali biologiche.
•Sia stato realizzato nel rispetto dei criteri ambientali e
sociali definiti dal GOTS. Il ricorso al GOTS è necessario in
quanto, generalmente, i processi manifatturieri tessili (a
partire dalla ginnatura, e a seguire la filatura, la tessitura e
tutti i successivi processi di nobilitazione) non rientrano nello
scopo delle varie legislazioni nazionali o regionali in materia
di agricoltura biologica.
41
Chi può presentare domanda di certificazione?
a) Produttore. In tale categoria rientra anche:
chi vende a proprio marchio prodotti realizzati da altre
ditte (fasonisti, intesi come l'azienda di confezionamento
che crea capi d'abbigliamento per conto terzi)
le ditte che immagazzinano, confezionano o ri-
confezionano, etichettano o ri-etichettano i prodotti.
a) Importatore / esportatore
b) Commerciante all’ingrosso che immagazzina e
distribuisce a commercianti del dettaglio
c) Catena di distribuzione. Ovvero, chi vende al dettaglio
prodotti con un proprio marchio
42
E’ possibile che un
operatore non
certificato, che
vende prodotti a
proprio marchio
realizzati da
operatori
certificati (private
label del
distributore),
possa usare il
marchio GOTS?
SI, ma a due condizioni:
• si tratta unicamente di prodotti finiti e
confezionati e non di prodotti intermedi
destinati a subire successive operazioni
di manipolazione e/o trasformazione
compreso l’operazione di imballaggio.
Quindi
è possibile nel caso di calze finite e
confezionate con il marchio del cliente
non è possibile nel caso di filati per
maglieria che saranno utilizzati da un
maglificio per produrre capi
d’abbigliamento
• Sul prodotto viene chiaramente
riportato il riferimento alla ditta
certificata GOTS che lo ha realizzato e
il numero di certificazione ad essa
associato.
Il riferimento al produttore può essere
fatto nel modo seguente: “Prodotto da
[nome della ditta] per conto di [nome del
cliente / distributore] – Certificato nr.
XXXXXXX”; oppure “Prodotto da
[Numero Partita IVA o Numero iscrizione
al registro ditte della CCIAA] per conto di
[nome del cliente / distributore] –
Certificato nr. XXXXXXX
43
Standard GOTS
Versione 4.0
Criteri di
composizione
44
2.2.1 Prodotti venduti ed etichettati come “biologici"
Prodotti che abbiano un contenuto di fibre naturali
certificate biologiche >95% in peso.
Il rimanente 5% può essere costituito da altre fibre in
accordo ai criteri di cui all’art. 2.4.9.
2.2.2 Prodotto tessili fatti con “x% di fibre biologiche”
Prodotti che abbiano un contenuto di fibre naturali
certificate biologiche ≥70% in peso.
Il rimanente 30% può essere costituito da altre fibre in
accordo ai criteri di cui all’art. 2.4.9.
45
2.4.9.1 Requisiti per materiali fibrosi addizionali (1/2)
• Fibre naturali da agricoltura convenzionale: Tutte le fibre vegetali
non OGM – ad eccezione del cotone che deve essere solamente
biologico – e tutte le fibre di origine animale ad eccezione della
fibra di angora.
• Fibre rigenerate proveniente da materie prime biologiche
certificate che sono non OGM, da materiale riciclato pre-consumo
o post-consumo, o da fibre derivanti da materiale certificato in
accordo a standard sulla gestione sostenibile delle foreste: solo
lyocell e fibre derivate da proteine fino ad un massimo del 30%.
• Fibre rigenerate quali viscosa e modal: Materie prime non OGM; il
loro uso deve essere limitato al massimo del 10% o, in deroga,
al 25% nel caso di calze, leggings e abbigliamento sportivo.
46
• Fibre sintetiche da materiale vergine: Solo poliammide,
polipropilene e poliuretano (elastano); il loro uso deve essere
limitato al massimo del 10% o, in deroga, al 25% nel caso di
calze, leggings e abbigliamento sportivo
• Fibre in acciaio inossidabile e fibre minerali, ad eccezione di
amianto, carbonio e fibre di argento: il loro uso deve essere
limitato al massimo del 10%.
2.4.9.1 Requisiti per materiali fibrosi addizionali (2/2)
47
Composizione Conformità Dichiarazione
Cotone “B” 95%, Lino “C” 5%
Prodotto
“biologico”
Cotone “B” 65%, Seta “B” 35%
Lana “B” 97%, elastan 3%
Lana “B” 95%, viscosa “F” 5%
Lino “B” 95%, poliestere “R” 5%
Cotone “B” 95%, poliestere “V” 5%
Cotone “B” 95%, Cotone “C” 5%
Legenda: “B” = Biologico; “B1”= derivato da materie prime coltivate con metodo bio;
“C”= Convenzionale; “R”= da riciclo; “V”= da materie prime vergini; “F”= da
forestazione certificata FSC o PEFC
Prodotti venduti ed etichettati come “biologici"
48
Composizione Conformità Dichiarazione
Cotone “B” 70%, lino “C” 20%, elastan 10%
Prodotto “fatto
con x% di fibre
biologiche”
Cotone “B” 75%, viscosa “B1” 25%
Lana “B” 75%, viscosa “F” 25%
Cotone “B” 70%, poliestere “R” 30%
Cotone “B” 50%, lino “B” 20%, seta “C” 20%, elastan 10%
Cotone “B” 70%, lino “B” 20%, poliammide “V” 10%
Cotone “B” 70%, lino “C” 20%, poliestere “V” 10%
Cotone “B” 60%, lino “C” 40%, elastan 5%
Lana “B” 75%, viscosa “V” 25%
Prodotti venduti come «fatto con x% di fibre biologiche”
Legenda: “B” = Biologico; “B1”= derivato da materie prime coltivate con metodo bio;
“C”= Convenzionale; “R”= da riciclo; “V”= da materie prime vergini; “F”= da
forestazione certificata FSC o PEFC
49
2.4.1 Separazione, identificazione e tracciabilità
Tutte le fasi della catena di fornitura devono essere gestite in modo da
assicurare che le fibre naturali biologiche e quelle convenzionali non vangano
confuse, e che le fibre biologiche e i prodotto certificati GOTS non siano
contaminati attraverso il contatto con sostanze proibite.
L’operatore è tenuto a attuare procedure atte a
garantire la tracciabilità di:
•origine, natura e quantità di materie prime biologiche
acquistate, degli eventuali accessori e dei prodotti
chimici impiegati nella manifattura dei prodotti GOTS;
•il flusso dei prodotti sopra richiamati lungo le fasi di
lavorazione;
•la natura, la quantità e i nominativi dei destinatari dei
prodotti GOTS venduti o destinati a contoterzisti per
specifiche lavorazioni.
50
2.4.13 Registrazioni e sistema qualità
L’operatore è tenuto a predisporre ed attuare procedure e misure
atte a garantire la tracciabilità di:
•origine, natura e quantità di materie prime biologiche acquistate,
nonché delle altre materie prime non biologiche impiegate per la
realizzazione dei prodotti oggetto di certificazione, degli eventuali
accessori e dei prodotti chimici impiegati nella manifattura dei
prodotti GOTS;
•il flusso dei prodotti sopra richiamati lungo le fasi di lavorazione;
•la natura, la quantità e i nominativi dei destinatari dei prodotti GOTS
venduti o destinati a contoterzisti per specifiche lavorazioni;
Le registrazioni per la tracciabilità devono essere conservate per
almeno 5 anni.
51
• Tutti i prodotti chimici che si intende impiegare
nella lavorazione di Prodotti GOTS devono essere
precedentemente approvati da un Organismo di
Certificazione Approvato dal GOTS.
• Per tutti i prodotti chimici deve essere disponibili
una Scheda di Sicurezza (SDS) preparata in accordo
con la normativa di riferimento
• L’operatore certificato è tenuto a mantenere una
copia in corso di validità delle «Lettere di
Approvazione» relative ai prodotti impiegati nel
processo produttivo
2.3.3. Valutazione dei prodotti chimici
52
2.4.10. Gestione ambientale degli impianti
Il richiedente la certificazione è tenuto ad
assicurare il raggiungimento degli standard
previsti dalla normativa ambientale
relativa a:
• Approvvigionamento idrico
• Scarichi idrici
• Emissioni inquinanti in atmosfera
• Produzione e gestione rifiuti
• Contaminazioni del suolo e della falda
• Sostanze, preparati e materiali pericolosi
• Emissioni sonore
• Certificato di Prevenzione Incendi (C.P.I)
53
Le organizzazioni devono rispettare le
normative nazionali attinenti i diritti dei
lavoratori, e nello specifico riguardanti:
Divieto di lavoro forzato, obbligatorio;
Libertà di associazione e diritto alla
contrattazione collettiva; Salute e
sicurezza negli ambienti di lavoro; Lavoro
minorile; Retribuzioni; Orari di lavoro;
Discriminazione; Regolarità delle
assunzioni; Pratiche disciplinari
Art. # 3 Criteri Sociali
54
1.3 Certificato di Conformità
Il Certificato di Conformità stabilisce la conformità dei prodotti
oggetto di valutazione ai criteri fissati dal GOTS, ed è emesso da un
Organismo di Certificazione Approvato al termine dell’iter di
verifica e certificazione.
Il Certificato di Conformità riporta:
•la lista dei prodotti o le categorie di prodotti che sono stati
certificati
•la lista delle unità produttive e delle attività di produzione e
commercializzazione che sono state approvate nell’ambito della
certificazione
•la lista dei contoterzisti e delle attività da loro svolte nell’ambito
dei processi GOTS valutati.
55
56
Certificato di transazione
Il Certificato di Transazione – Transaction Certificate (TC)
nella dizione inglese - è il documento, emesso da un
Organismo di Certificazione, che stabilisce la conformità ai
criteri GOTS dei lotti di prodotto venduti da una
Organizzazione Certificata ad un’altra organizzazione.
I TC sono emessi ogni qualvolta c’è un cambio di proprietà dei
prodotti e i dati in esso riportati riflettono esattamente quelli
indicati nei documenti di vendita.
In accordo al §2.4.13 del GOTS, le Organizzazioni Certificate
che acquistano prodotti certificati GOTS sono tenute a
richiedere, raccogliere e conservare i Certificati di Transazione
relativi ad ogni partita acquistata di materie prime tessili
certificate GOTS.
57
58
Prodotti tessile con fibre da
riciclo
59
Perché?
60
61
62
In accordo al Green Paper «On a European Strategy on Plastic Waste
in the Environment” (COM 2013, 123 final), circa il 50% in media
di tutte le plastiche nell’UE vanno a finire in discarica.
Questo è principalmente dovuto alla mancanza di alternative
adeguate e all’uso insufficiente di alcune misure che hanno
dimostrato di essere efficaci.
La plastica rimane la
principale causa
globale di
inquinamento
dell’ambiente marino
63
Verso un’Economia Circolare
Secondo uno studio della McKinsey
sull’economia circolare, l'economia europea
costituisce un “sorprendente” modello di spreco
nella creazione di valore con il suo sistema di
produzione e smaltimento.
Nel 2012, ad esempio, il 60% dei materiali di
scarto è stato conferito in discarica o incenerito,
mentre solo il 40% è stato riciclato o riutilizzato.
In termini di valore, l'Europa ha perso il 95%
del materiale e valore energetico, mentre il
riciclaggio dei materiali e il recupero energetico
dai rifiuti ha recuperato solo il 5% degli originali
valori delle materie prime.
64
Verso un’Economia Circolare
Anche il riciclaggio più efficiente come quello
dell'acciaio, del polietilene tereftalato (PET), e
della carta perde comunque dal 30 al 75% del
valore materiale incorporato nel ciclo prima
dell'uso.
In pratica, l'Europa utilizza materiali una
volta sola.
Utilizzando come indicatore di circolarità il
rapporto tra il totale di materiale recuperato e il
totale di materiale consumato, risulterebbe
infatti che l’Europa è attualmente «circolare»
per il 20% nell’uso del materiale, comparata al
15% del 2004
65
Verso un’Economia Circolare
La transizione verso un'economia circolare
risponde ad una logica tanto ambientale quanto
economica.
Secondo le stime della Commissione, la piena
attuazione degli obiettivi in materia di gestione
dei rifiuti consentirebbe, ad esempio, di:
-ridurre del 27% l’inquinamento del mare entro il
2030;
-Riduzioni delle emissioni del 48%;
-Crescita dell’11% del PIL Europeo entro il
2030;
-far realizzare alle imprese risparmi sulle spese
per i materiali tra i 250 e i 465 miliardi di euro
anno (pari a circa il 12% e il 23% delle spese
per i materiali)
66
• La Commissione Europea ha adottato il 2 dicembre 2015 la
Comunicazione “L’anello mancante: un piano d’azione europeo per
l’economia circolare” in cui analizza l'interdipendenza di tutti i
processi della catena del valore: dall’estrazione delle materie prime
alla progettazione dei prodotti, dalla produzione alla distribuzione,
dal consumo al riuso e riciclo. Si tratta di un articolato pacchetto di
misure che comprende l’elaborazione e/o la revisione di alcune
proposte legislative, nonché un piano d'azione generale.
• Il piano d'azione individua misure chiave e aree specifiche di
intervento tra cui: la progettazione ecologica, lo sviluppo dei
mercati delle materie prime secondarie, l’adozione di modelli di
consumo più sostenibili, la gestione dei rifiuti.
67
Gli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione (GPP) sono obbligatori in
base all’art. 34 del Dlgs 50/2016 “Codice degli appalti”, che prevedono
l’adozione dei “Criteri Ambientali Minimi” o “CAM”.
In particolare l’obbligo per le stazioni appaltanti è quello di inserire nei bandi
di gara almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenute
nei documenti di CAM.
68
Il Riciclo, guidato
dall’evoluzione della
Regolamentazione sui rifiuti
come anche dall’interesse
sempre maggiore delle
imprese per prodotti che
siano più compatibili con
l’ambiente, resta
l’opzione migliore per
il trattamento dei
rifiuti plastici
69
70
• Lo standard è promosso a livello internazionale da
Textile Exchange, una organizzazione non-profit
che opera a livello internazionale per la
promozione e lo sviluppo responsabile della
sostenibilità nel settore tessile.
• Textile Exchange ha sede negli USA associa circa
300 organizzazioni tra le quali alcune tra i più
importanti retailer e brand impegnati a
promuovere politiche e pratiche di responsabilità
ambientale e sociale d’impresa
71
Obiettivo generale del GRS
Il “Global Recycle Standard” (GRS) risponde
all’esigenza di fornire una dichiarazione
ambientale verificata da parte terza che comprovi:
a)il contenuto di materiali da riciclo dei loro
prodotti (sia intermedi che finiti)
b)il rispetto di criteri ambientali e sociali.
72
(§A1) Definizioni rilevanti (1 / 4)
• Raccolta di rifiuti: operazione di prelievo, di cernita o di
raggruppamento dei rifiuti “per” il loro trasporto. Essa
avviene presso il Centro di Raccolta inteso come "area
allestita per l'attività di raccolta mediante
raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni
omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli
impianti di recupero e trattamento"
• Concentrazione del materiale: fase nella quale il
materiale raccolto riceve i primi trattamenti quali la
selezione, preliminare rimozione di eventuali materiali
estranei, produzione di balle. In questa fase il materiale
non è fisicamente o chimicamente alterato
• Recupero/riciclo : il processo fisico e/o chimico che
converte i materiali raccolti e selezionati in materie
prime secondarie o prodotti finiti
73
Materiale recuperato: materiale che sarebbe stato
altrimenti smaltito come rifiuto o utilizzato per il recupero di
energia, ma che è stato invece raccolto e recuperato come
materiale di alimentazione, al posto di una materia prima
nuova, per un processo di riciclaggio o di produzione
Materiale riciclato: materiale che è stato rilavorato da
materiale recuperato mediante un processo di lavorazione e
trasformato in un prodotto finale o in un componente da
incorporare in un prodotto.
(§A3) Definizioni rilevanti (2 / 4)
74
Contenuto riciclato: Proporzione, in massa, di materiale riciclato in un
prodotto. Solo i materiali “pre–consumo” e “post–consumo” devono
essere considerati come contenuto riciclato.
Materiale “post-consumo”: Materiale generato da insediamenti
domestici, commerciali, industriali e istituzionali nel loro ruolo di
utilizzatori finali del prodotto, che non può più essere utilizzato per lo
scopo previsto. Ciò include il ritorno di materiale della catena di
distribuzione
Materiale “pre–consumo”: materiale sottratto dal flusso dei rifiuti
durante un processo di fabbricazione. È escluso il riutilizzo di materiali
rilavorati, rimacinati o dei residui generati in un processo e in grado di
essere recuperati nello stesso processo che li ha generati
(§A3) Definizioni rilevanti (3 / 4)
75
Sotto prodotto: i sottoprodotti possono essere impiegati
qualora siano soddisfatti i seguenti criteri:
•Il produttore non ha deliberatamente scelto di produrlo.
Questo implica che il materiale è originato da un processo di
produzione il cui scopo primario non è la sua stessa
produzione;
•il materiale non può essere utilizzato direttamente senza
alcun ulteriore trattamento;
•il materiale non è pronto per essere usato nello stesso
processo di produzione in corso.
Alcuni esempi di sottoprodotti utilizzabili sono: granella,
filetti, ritagli, cimose, cascami, ecc.
Definizioni rilevanti (4 / 4)
76
(§A3.1a) Scopo
GRS si applica a tutti I prodotti che contengono
almeno il 20% di materiali da riciclo.
Lo Standard si applica a qualsiasi Prodotto e catena di
produzione.
(§A3.2b) Scopo
Solo i prodotti che contengono almeno il 50% di
materiali da riciclo Possono essere etichettati
come GRS.
Estensione del GRS
Out
• Raccolta di rifiuti
• Cernita, selezione,
raggruppamento
In
• Riciclo dei materiali
• Ogni processo
manifatturiero che
converte il materiale
riciclato in un prodotto
semi-finito o finito
78
(§A5) Requisiti della catena di fornitura
• A5.1 Tutte le organizzazioni coinvolte nella Produzione e nel
commercio di prodotti GRS devono essere certificate.
• A5.2a Tutti I materiali riciclati che entrano nella catena di
fornitura devono essere accompagnati da un Transaction
Certificate (TC) rilasciato da un organismo di Certificazione
approvato
• A5.2b I quantitativi di materiali pre-consumo e post-
consumo devono essere registrati separatamente per ogni
lotto e in ogni fase del processo produttivo.
• A5.2c Le organizzazioni commerciali con un giro d’affari dei
prodotti GRS inferiore a $10,000, nonché i venditori a
dettaglio sono esenti dal doversi certificare, fatto salvo che
non ri-confezionino o ri-etichettino i prodotti stessi.
79
Sezione B – Requisiti Sociali
B1.1 L’organizzazione certificata deve avere adottato ed
attuato delle politiche che assicurino la conformità ai
requisiti sociali. Questo include:
B1.1a che ci sia una o più persone responsabili per la
conformità ai requisiti sociali
B1.1b politiche (e misure) che garantiscano
l’informazione ai lavoratori rispetto agli impegni sui
criteri sociali elencati nella sezione B2.
80
Sezione C – Requisiti Ambientali (1/2)
C1.1 L’organizzazione certificata deve avere adottato ed attuato
un sistema di gestione degli aspetti ambientali che includa:
C1.1a un Manuale per il Sistema di Gestione Ambientale (SGA)
C1.1b personale designato per il SGA
C1.1c un sistema che garantisca l’identificazione e l’accesso alle
prescrizioni legali applicabili;
C1.1d un sistema di controllo e registrazione dei parametri
ambientali pertinenti
C1.1e un programma annuale di miglioramento degli indicatori
ambientali
C1.1f procedure e registrazioni per la formazione e
l’addestramento del personale
81
Sezione C – Requisiti Ambientali (2/2)
C1.2 L’organizzazione certificata deve avere adottato ed attuato
un sistema di gestione dei prodotti chimici che includa:
C1.2a un meccanismo per monitorare il rispetto della legislazione
pertinente
C1.2b personale dedicato e competente per la gestione dei
prodotti chimici
C1.c procedure e registrazioni per la formazione e
l’addestramento del personale.
C1.d informazioni sui fornitori di prodotti chimici;
C1.e lista dei prodotti chimici impiegati e relative SDS
82
Sezione D – Requisiti Chimici (1/2)
D1.1a lista dei prodotti chimici impiegati per i prodotti
GRS
D1.1b documentazione che attesti l’accettazione dei
prodotti chimici per il GRS
D1.1b processo per verificare la conformità dei prodotti
chimici ai criteri di rischio indicati nella Sezione D2.
83
Sezione D – Requisiti Chimici (2/2)
I prodotti chimici impiegati devono rispondere ai
seguenti requisiti:
D2.1 Esclusione dei prodotti che includono
sostanze candidate estremamente preoccupanti (SVHC)
e incluse nell’Allegato XIV del REACH.
D2.2 Esclusione dei prodotti che siano classificati
D2.3 Esclusione dei prodotti e delle sostanze che
eccedono i parametri definiti nella Lista delle Sostanze il
cui uso è ristretto (MRSL) del ZDHC.

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Nuove opportunità di certificazione del tessile biologico e rigenerato - Prato, 19 luglio

  • 1. Nuove opportunità di certificazione del tessile biologico e rigenerato 19 Luglio, 2017 Auditorium CTN, Prato Dr. Paolo Foglia Non Food Certification Manager
  • 2. 2 ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, è un consorzio senza fini di lucro che offre servizi di controllo e certificazione qualificati nel campo degli standard etici ed ambientali, regolamentati e volontari, in linea con i principi di Imparzialità, Indipendenza e Terzietà.
  • 3. LA CERTIFICAZIONE CREA VALORE Le finalità istituzionali di ICEA sono rappresentate dalla creazione di valore per i clienti e per gli altri soggetti interessati del sistema di certificazione attraverso la messa a disposizione in modo coerente e corretto di informazioni ambientali connesse ai prodotti. Ciò consente: - la riduzione dei costi insiti nell’asimmetria informativa tra i soggetti economici e tra questi e i consumatori; - la valorizzazione del profilo ambientale dei prodotti; - il miglioramento del profilo etico delle imprese.
  • 4. 4
  • 5. 5
  • 6. 6
  • 7. 7
  • 8. 8
  • 11. 11 Dimensione economica della Produzione di cotone Il cotone è una delle colture agricole maggiormente diffuse al mondo in termini dopo le cerealicole e la soia. 2008/2009 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13 2013/14 Harvested area (M Ha) 30.62 30.14 33.44 36.07 34.28 32.79 Production (M tons) 23.59 22.23 25.41 27.72 26.60 26.20 Consumption (M tons) 23.96 25.53 24.49 22.73 23.58 23.58 (Source: ICAC, World Cotton Database)
  • 12. 12 La quota del cotone rispetto al totale delle fibre tessili utilizzate al mondo mostra, a partire dagli anni 60, una tendenza al continuo ribasso. Nel 1960 il cotone rappresentava il 68.3% contro il 21.8% delle fibre sintetiche ed artificiali. Nel 2009 la situazione appare ribaltata con un’incidenza del cotone scesa al 36,4%. Fonte: ICAC, 2010
  • 13. 13 Aspetti ambientali e sociali della coltivazione del cotone La produttività del cotone è cresciuta dai 13.8 milioni di tonnellate nel 1980/81 a 25.9 mil. T nel 2014/15 senza una corrispondente aumento dell’area destinata alla sua coltivazione (35.54 milioni di Ha nel 1980/81, and 32,79 million Ha in 2014/15). Questo aumento ha proceduto con un tasso medio annuo del 2.5% ed è stato possibile, in accordo all’ICAC (2008), ai seguenti fattori: Miglioramento ed intensificazione delle pratiche agricole; Introduzione ed incremento dell’uso delle specie di cotone modificato geneticamente
  • 14. 14 Agricoltura intensiva e degradazione dei suoli • In accordo alla FAO, la diffusione negli ultimi 50 anni dell’agricoltura intensiva (basata su: elevato impiego di concimi minerali e fitofarmaci, impiego di cultivar ad elevate resa, meccanizzazione e irrigazione) ha influito in misura sostanziale sull’espansione del fenomeno della degradazione dei suoli e alla riduzione di biodiversità.
  • 15. 15 Sul cotone, che occupa il 2,5%della SUPERFICIE AGRICOLA MONDIALE, viene utilizzato il 15,7% degli INSETTICIDI e 6,8%di tutti i PESTICIDI (Cropnosis, UK, 2009)
  • 16. 16 Il cotone OGM fu commercializzato per la prima volta negli USA nel 1996. Cotone OGM rappresenta il 70% del totale dell’area coltivata a cotone nel mondo (2012/2013, GMO Compass)
  • 17. 17 Fonte: Cotton Corporation of India, dati elaborati da Dr. Karanthi, Director del Central Institute of Cotton Research
  • 18. 18
  • 19. 19
  • 20. 20 Lago di Aral (1977-2013) Fonte: Source: USGS/NASA; visualisation by UNEP/GRID-Sioux Falls.
  • 21. 21 Fonte: Chapagain et al. 2005. «The water footprintg of cotton production», UNESCO-IHE
  • 22. Studio commissionato da Textile Exchange e condotto da PE INTERNATIONAL
  • 23. 23 Confini del Sistema – Cotone biologico fonte: The Life Cycle Assessment of organic cotton fiber. Textile Exchange, 2014.
  • 24. Agricoltura Convenzionale 1808 kg di CO2-eq (Cotton Inc. 2012) Agricoltura Biologica 978 kg di CO2-eq (Textile Exchange 2014) Effetto serra Emissioni di gas climalteranti per 1000kg di fibra Emissioni in atmosfera di sostanze che contribuiscono al potenziale riscaldamento globale del pianeta
  • 25. Agricoltura Convenzionale 18,7 kg di SO2-eq (Cotton Inc. 2012) Agricoltura Biologica 5,7 kg di SO2-eq (Textile Exchange 2014) Acidificazione Potenziale di acidificazione per 1000kg di fibra Emissioni in aria di sostanze, quali ossidi di azoto e ossidi di zolfo
  • 26. Agricoltura Convenzionale 3,8 kg di PO4-eq (Cotton Inc. 2012) Agricoltura Biologica 2,8 kg di PO4-eq (Textile Exchange 2014) Eutrofizzazione Potenziale di eutrofizzazione per 1000kg di fibra Aumento della concentrazione delle sostanze nutritive nell’ambiente causato dalle emissioni in acqua e nel suolo
  • 27. Agricoltura Convenzionale 2120 m3 (Cotton Inc. 2012) Agricoltura Biologica 717 m3 (Textile Exchange 2014) Uso dell’acqua Intensità uso acqua per 1000kg di fibra
  • 28. 28 Produzione cotone bio (2004-2015) Superficie coltivata Produzione Superficie coltivata Produzione Fibre (1.000 Ha) t (1.000 Ha) t 2004/05 35.709 26.439.769 25.394 2005/06 34.737 25.382.065 37.799 2006/07 34.706 26.560.170 48 57.931 2007/08 33.204 26.244.253 161 145.872 2008/09 31.342 24.573.873 253 175.113 2009/10 30.183 23.428.000 461 241.697 2010/11 33.502 25.203.000 325 151.079 2011/12 36.097 27.562.000 317 138.813 2012/13 34.330 26.970.000 215 106.556 2013/14 32.791 26.216.000 221 116.974 2014/15 34.024 25.942.000 350 112.489 Anno Totale cotone Cotone Biologico
  • 29. 29 Region Fibre Production (2014/15) % on global production SE Asia (Pakistan/India) 75.251 66,9% China 13.145 11,7% Turkey 7.304 6,5% Africa 5.074 4,5% North America (USA) 2.432 2,2% Latin America 576 0,5% Middle East & North Africa (Egypt, Israel) 2.164 1,9% Central Asia (Kyrgyzstan, Tajikistan) 6.543 5,8% Total in Metric Tonnes 112.489 100,0% Produzione per area geografica
  • 30. 30 Variazioni produzione per area geografica Region Fibre Production (2013/14) Fibre Production (2014/15) Change(%) SE Asia (Pakistan/India) 86.853 75.251 -13,4% China 12.232 13.145 7,5% Turkey 7.958 7.304 -8,2% Africa 5.898 5.074 -14,0% North America (USA) 2.415 2.432 0,7% Latin America 675 576 -14,7% Middle East & North Africa (Egypt, Israel) 489 2.164 342,5% Central Asia (Kyrgyzstan, Tajikistan) 454 6.543 1341,2% Total in Metric Tonnes 116.974 112.489 -3,8%
  • 31. 31 Mercato al dettaglio prodotti tessili bio (2001-2015)
  • 32. 32 Certificazione Tessile Bio in accordo al Global Organic Textile Standard (GOTS) Versione 5.0:2017
  • 33. 33 GOTS è stato sviluppato ed adottato da alcune delle più rappresentative organizzazioni del biologico che hanno poi costituito Global Standard GmbH Soil Association - England OTA - USA JOCA - Japan IVN - Germany
  • 34. 34 Numero stabilimenti certificati GOTS Il numero di licenziatari sono passati da 1.912 (2015) a 2661 (2016) con un incremento pari al +39% +21,7%
  • 35. 35 Distribuzione degli stabilimenti per Regioni Il numero di stabilimenti in Europa rappresentano il 22,1% del totale (-8,3% rispetto al 2015)
  • 36. 36 2.1 Requisiti per la produzione biologica di fibre Sono approvate le fibre naturali certificate come “biologiche” o “biologiche - in conversione” in accordo ad ogni standard rientrante nell’IFOAM Family of Standards per lo scopo della produzione agricola (coltivazione o allevamento), come: Reg. 834/2007, USDA National Organic Program (NOP), APEDA’s National Programme for Organic Production (NPOP), China Organic Standard GB/T19630. L’organismo di certificazione deve aver ottenuto un accreditamento valido e riconosciuto per lo standard in base al quale certifica. Accreditamenti riconosciuti sono quelli ottenuti in accordo a ISO 17065, NOP accreditation, IFOAM Global Organic System accreditation.
  • 37. 37 2.2. Requisiti per la composizione fibrosa dei materiali ………………………. Non possono essere usate fibre che derivino da aree di produzione ove vi sia evidenza di una persistente e rilevante violazione delle norme dell’ILO (ove siano pertinenti con l’agricoltura) e/o dei principi di benessere animale, o inconfutabili evidenze di fenomeni persistenti di accaparramento di terre (land grabbing).
  • 38. 38 1.2 Scopo GOTS si applica a tutti i processi manifatturieri dalla sgranatura del cotone fino alla Produzione dei prodotti finiti I prodotti certificabili GOTS includono, ma non sono limitati a: cotone sodo; filati; tessuti; abbigliamento; accessori tessili (portati o indossati); giocattoli tessili; biancheria per la casa; materassi e biancheria da letto; prodotti per la cura della persona
  • 39. 39 4.1.3 Licensing and labelling guide «Prodotto Combinato» introdotto con la versione 5.0 Definito come «componente tessile di un prodotto finito che non è a sua volta classificato come prodotto tessile (ad es. materassi, sedie o mobili con tessuti)».
  • 40. 40 Cosa si intende per “Prodotto Tessile Biologico”? Un prodotto tessile può essere certificato come biologico qualora: •Sia composto prevalentemente da fibre naturali vegetali o animali biologiche. •Sia stato realizzato nel rispetto dei criteri ambientali e sociali definiti dal GOTS. Il ricorso al GOTS è necessario in quanto, generalmente, i processi manifatturieri tessili (a partire dalla ginnatura, e a seguire la filatura, la tessitura e tutti i successivi processi di nobilitazione) non rientrano nello scopo delle varie legislazioni nazionali o regionali in materia di agricoltura biologica.
  • 41. 41 Chi può presentare domanda di certificazione? a) Produttore. In tale categoria rientra anche: chi vende a proprio marchio prodotti realizzati da altre ditte (fasonisti, intesi come l'azienda di confezionamento che crea capi d'abbigliamento per conto terzi) le ditte che immagazzinano, confezionano o ri- confezionano, etichettano o ri-etichettano i prodotti. a) Importatore / esportatore b) Commerciante all’ingrosso che immagazzina e distribuisce a commercianti del dettaglio c) Catena di distribuzione. Ovvero, chi vende al dettaglio prodotti con un proprio marchio
  • 42. 42 E’ possibile che un operatore non certificato, che vende prodotti a proprio marchio realizzati da operatori certificati (private label del distributore), possa usare il marchio GOTS? SI, ma a due condizioni: • si tratta unicamente di prodotti finiti e confezionati e non di prodotti intermedi destinati a subire successive operazioni di manipolazione e/o trasformazione compreso l’operazione di imballaggio. Quindi è possibile nel caso di calze finite e confezionate con il marchio del cliente non è possibile nel caso di filati per maglieria che saranno utilizzati da un maglificio per produrre capi d’abbigliamento • Sul prodotto viene chiaramente riportato il riferimento alla ditta certificata GOTS che lo ha realizzato e il numero di certificazione ad essa associato. Il riferimento al produttore può essere fatto nel modo seguente: “Prodotto da [nome della ditta] per conto di [nome del cliente / distributore] – Certificato nr. XXXXXXX”; oppure “Prodotto da [Numero Partita IVA o Numero iscrizione al registro ditte della CCIAA] per conto di [nome del cliente / distributore] – Certificato nr. XXXXXXX
  • 44. 44 2.2.1 Prodotti venduti ed etichettati come “biologici" Prodotti che abbiano un contenuto di fibre naturali certificate biologiche >95% in peso. Il rimanente 5% può essere costituito da altre fibre in accordo ai criteri di cui all’art. 2.4.9. 2.2.2 Prodotto tessili fatti con “x% di fibre biologiche” Prodotti che abbiano un contenuto di fibre naturali certificate biologiche ≥70% in peso. Il rimanente 30% può essere costituito da altre fibre in accordo ai criteri di cui all’art. 2.4.9.
  • 45. 45 2.4.9.1 Requisiti per materiali fibrosi addizionali (1/2) • Fibre naturali da agricoltura convenzionale: Tutte le fibre vegetali non OGM – ad eccezione del cotone che deve essere solamente biologico – e tutte le fibre di origine animale ad eccezione della fibra di angora. • Fibre rigenerate proveniente da materie prime biologiche certificate che sono non OGM, da materiale riciclato pre-consumo o post-consumo, o da fibre derivanti da materiale certificato in accordo a standard sulla gestione sostenibile delle foreste: solo lyocell e fibre derivate da proteine fino ad un massimo del 30%. • Fibre rigenerate quali viscosa e modal: Materie prime non OGM; il loro uso deve essere limitato al massimo del 10% o, in deroga, al 25% nel caso di calze, leggings e abbigliamento sportivo.
  • 46. 46 • Fibre sintetiche da materiale vergine: Solo poliammide, polipropilene e poliuretano (elastano); il loro uso deve essere limitato al massimo del 10% o, in deroga, al 25% nel caso di calze, leggings e abbigliamento sportivo • Fibre in acciaio inossidabile e fibre minerali, ad eccezione di amianto, carbonio e fibre di argento: il loro uso deve essere limitato al massimo del 10%. 2.4.9.1 Requisiti per materiali fibrosi addizionali (2/2)
  • 47. 47 Composizione Conformità Dichiarazione Cotone “B” 95%, Lino “C” 5% Prodotto “biologico” Cotone “B” 65%, Seta “B” 35% Lana “B” 97%, elastan 3% Lana “B” 95%, viscosa “F” 5% Lino “B” 95%, poliestere “R” 5% Cotone “B” 95%, poliestere “V” 5% Cotone “B” 95%, Cotone “C” 5% Legenda: “B” = Biologico; “B1”= derivato da materie prime coltivate con metodo bio; “C”= Convenzionale; “R”= da riciclo; “V”= da materie prime vergini; “F”= da forestazione certificata FSC o PEFC Prodotti venduti ed etichettati come “biologici"
  • 48. 48 Composizione Conformità Dichiarazione Cotone “B” 70%, lino “C” 20%, elastan 10% Prodotto “fatto con x% di fibre biologiche” Cotone “B” 75%, viscosa “B1” 25% Lana “B” 75%, viscosa “F” 25% Cotone “B” 70%, poliestere “R” 30% Cotone “B” 50%, lino “B” 20%, seta “C” 20%, elastan 10% Cotone “B” 70%, lino “B” 20%, poliammide “V” 10% Cotone “B” 70%, lino “C” 20%, poliestere “V” 10% Cotone “B” 60%, lino “C” 40%, elastan 5% Lana “B” 75%, viscosa “V” 25% Prodotti venduti come «fatto con x% di fibre biologiche” Legenda: “B” = Biologico; “B1”= derivato da materie prime coltivate con metodo bio; “C”= Convenzionale; “R”= da riciclo; “V”= da materie prime vergini; “F”= da forestazione certificata FSC o PEFC
  • 49. 49 2.4.1 Separazione, identificazione e tracciabilità Tutte le fasi della catena di fornitura devono essere gestite in modo da assicurare che le fibre naturali biologiche e quelle convenzionali non vangano confuse, e che le fibre biologiche e i prodotto certificati GOTS non siano contaminati attraverso il contatto con sostanze proibite. L’operatore è tenuto a attuare procedure atte a garantire la tracciabilità di: •origine, natura e quantità di materie prime biologiche acquistate, degli eventuali accessori e dei prodotti chimici impiegati nella manifattura dei prodotti GOTS; •il flusso dei prodotti sopra richiamati lungo le fasi di lavorazione; •la natura, la quantità e i nominativi dei destinatari dei prodotti GOTS venduti o destinati a contoterzisti per specifiche lavorazioni.
  • 50. 50 2.4.13 Registrazioni e sistema qualità L’operatore è tenuto a predisporre ed attuare procedure e misure atte a garantire la tracciabilità di: •origine, natura e quantità di materie prime biologiche acquistate, nonché delle altre materie prime non biologiche impiegate per la realizzazione dei prodotti oggetto di certificazione, degli eventuali accessori e dei prodotti chimici impiegati nella manifattura dei prodotti GOTS; •il flusso dei prodotti sopra richiamati lungo le fasi di lavorazione; •la natura, la quantità e i nominativi dei destinatari dei prodotti GOTS venduti o destinati a contoterzisti per specifiche lavorazioni; Le registrazioni per la tracciabilità devono essere conservate per almeno 5 anni.
  • 51. 51 • Tutti i prodotti chimici che si intende impiegare nella lavorazione di Prodotti GOTS devono essere precedentemente approvati da un Organismo di Certificazione Approvato dal GOTS. • Per tutti i prodotti chimici deve essere disponibili una Scheda di Sicurezza (SDS) preparata in accordo con la normativa di riferimento • L’operatore certificato è tenuto a mantenere una copia in corso di validità delle «Lettere di Approvazione» relative ai prodotti impiegati nel processo produttivo 2.3.3. Valutazione dei prodotti chimici
  • 52. 52 2.4.10. Gestione ambientale degli impianti Il richiedente la certificazione è tenuto ad assicurare il raggiungimento degli standard previsti dalla normativa ambientale relativa a: • Approvvigionamento idrico • Scarichi idrici • Emissioni inquinanti in atmosfera • Produzione e gestione rifiuti • Contaminazioni del suolo e della falda • Sostanze, preparati e materiali pericolosi • Emissioni sonore • Certificato di Prevenzione Incendi (C.P.I)
  • 53. 53 Le organizzazioni devono rispettare le normative nazionali attinenti i diritti dei lavoratori, e nello specifico riguardanti: Divieto di lavoro forzato, obbligatorio; Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva; Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro; Lavoro minorile; Retribuzioni; Orari di lavoro; Discriminazione; Regolarità delle assunzioni; Pratiche disciplinari Art. # 3 Criteri Sociali
  • 54. 54 1.3 Certificato di Conformità Il Certificato di Conformità stabilisce la conformità dei prodotti oggetto di valutazione ai criteri fissati dal GOTS, ed è emesso da un Organismo di Certificazione Approvato al termine dell’iter di verifica e certificazione. Il Certificato di Conformità riporta: •la lista dei prodotti o le categorie di prodotti che sono stati certificati •la lista delle unità produttive e delle attività di produzione e commercializzazione che sono state approvate nell’ambito della certificazione •la lista dei contoterzisti e delle attività da loro svolte nell’ambito dei processi GOTS valutati.
  • 55. 55
  • 56. 56 Certificato di transazione Il Certificato di Transazione – Transaction Certificate (TC) nella dizione inglese - è il documento, emesso da un Organismo di Certificazione, che stabilisce la conformità ai criteri GOTS dei lotti di prodotto venduti da una Organizzazione Certificata ad un’altra organizzazione. I TC sono emessi ogni qualvolta c’è un cambio di proprietà dei prodotti e i dati in esso riportati riflettono esattamente quelli indicati nei documenti di vendita. In accordo al §2.4.13 del GOTS, le Organizzazioni Certificate che acquistano prodotti certificati GOTS sono tenute a richiedere, raccogliere e conservare i Certificati di Transazione relativi ad ogni partita acquistata di materie prime tessili certificate GOTS.
  • 57. 57
  • 58. 58 Prodotti tessile con fibre da riciclo
  • 60. 60
  • 61. 61
  • 62. 62 In accordo al Green Paper «On a European Strategy on Plastic Waste in the Environment” (COM 2013, 123 final), circa il 50% in media di tutte le plastiche nell’UE vanno a finire in discarica. Questo è principalmente dovuto alla mancanza di alternative adeguate e all’uso insufficiente di alcune misure che hanno dimostrato di essere efficaci. La plastica rimane la principale causa globale di inquinamento dell’ambiente marino
  • 63. 63 Verso un’Economia Circolare Secondo uno studio della McKinsey sull’economia circolare, l'economia europea costituisce un “sorprendente” modello di spreco nella creazione di valore con il suo sistema di produzione e smaltimento. Nel 2012, ad esempio, il 60% dei materiali di scarto è stato conferito in discarica o incenerito, mentre solo il 40% è stato riciclato o riutilizzato. In termini di valore, l'Europa ha perso il 95% del materiale e valore energetico, mentre il riciclaggio dei materiali e il recupero energetico dai rifiuti ha recuperato solo il 5% degli originali valori delle materie prime.
  • 64. 64 Verso un’Economia Circolare Anche il riciclaggio più efficiente come quello dell'acciaio, del polietilene tereftalato (PET), e della carta perde comunque dal 30 al 75% del valore materiale incorporato nel ciclo prima dell'uso. In pratica, l'Europa utilizza materiali una volta sola. Utilizzando come indicatore di circolarità il rapporto tra il totale di materiale recuperato e il totale di materiale consumato, risulterebbe infatti che l’Europa è attualmente «circolare» per il 20% nell’uso del materiale, comparata al 15% del 2004
  • 65. 65 Verso un’Economia Circolare La transizione verso un'economia circolare risponde ad una logica tanto ambientale quanto economica. Secondo le stime della Commissione, la piena attuazione degli obiettivi in materia di gestione dei rifiuti consentirebbe, ad esempio, di: -ridurre del 27% l’inquinamento del mare entro il 2030; -Riduzioni delle emissioni del 48%; -Crescita dell’11% del PIL Europeo entro il 2030; -far realizzare alle imprese risparmi sulle spese per i materiali tra i 250 e i 465 miliardi di euro anno (pari a circa il 12% e il 23% delle spese per i materiali)
  • 66. 66 • La Commissione Europea ha adottato il 2 dicembre 2015 la Comunicazione “L’anello mancante: un piano d’azione europeo per l’economia circolare” in cui analizza l'interdipendenza di tutti i processi della catena del valore: dall’estrazione delle materie prime alla progettazione dei prodotti, dalla produzione alla distribuzione, dal consumo al riuso e riciclo. Si tratta di un articolato pacchetto di misure che comprende l’elaborazione e/o la revisione di alcune proposte legislative, nonché un piano d'azione generale. • Il piano d'azione individua misure chiave e aree specifiche di intervento tra cui: la progettazione ecologica, lo sviluppo dei mercati delle materie prime secondarie, l’adozione di modelli di consumo più sostenibili, la gestione dei rifiuti.
  • 67. 67 Gli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione (GPP) sono obbligatori in base all’art. 34 del Dlgs 50/2016 “Codice degli appalti”, che prevedono l’adozione dei “Criteri Ambientali Minimi” o “CAM”. In particolare l’obbligo per le stazioni appaltanti è quello di inserire nei bandi di gara almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenute nei documenti di CAM.
  • 68. 68 Il Riciclo, guidato dall’evoluzione della Regolamentazione sui rifiuti come anche dall’interesse sempre maggiore delle imprese per prodotti che siano più compatibili con l’ambiente, resta l’opzione migliore per il trattamento dei rifiuti plastici
  • 69. 69
  • 70. 70 • Lo standard è promosso a livello internazionale da Textile Exchange, una organizzazione non-profit che opera a livello internazionale per la promozione e lo sviluppo responsabile della sostenibilità nel settore tessile. • Textile Exchange ha sede negli USA associa circa 300 organizzazioni tra le quali alcune tra i più importanti retailer e brand impegnati a promuovere politiche e pratiche di responsabilità ambientale e sociale d’impresa
  • 71. 71 Obiettivo generale del GRS Il “Global Recycle Standard” (GRS) risponde all’esigenza di fornire una dichiarazione ambientale verificata da parte terza che comprovi: a)il contenuto di materiali da riciclo dei loro prodotti (sia intermedi che finiti) b)il rispetto di criteri ambientali e sociali.
  • 72. 72 (§A1) Definizioni rilevanti (1 / 4) • Raccolta di rifiuti: operazione di prelievo, di cernita o di raggruppamento dei rifiuti “per” il loro trasporto. Essa avviene presso il Centro di Raccolta inteso come "area allestita per l'attività di raccolta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento" • Concentrazione del materiale: fase nella quale il materiale raccolto riceve i primi trattamenti quali la selezione, preliminare rimozione di eventuali materiali estranei, produzione di balle. In questa fase il materiale non è fisicamente o chimicamente alterato • Recupero/riciclo : il processo fisico e/o chimico che converte i materiali raccolti e selezionati in materie prime secondarie o prodotti finiti
  • 73. 73 Materiale recuperato: materiale che sarebbe stato altrimenti smaltito come rifiuto o utilizzato per il recupero di energia, ma che è stato invece raccolto e recuperato come materiale di alimentazione, al posto di una materia prima nuova, per un processo di riciclaggio o di produzione Materiale riciclato: materiale che è stato rilavorato da materiale recuperato mediante un processo di lavorazione e trasformato in un prodotto finale o in un componente da incorporare in un prodotto. (§A3) Definizioni rilevanti (2 / 4)
  • 74. 74 Contenuto riciclato: Proporzione, in massa, di materiale riciclato in un prodotto. Solo i materiali “pre–consumo” e “post–consumo” devono essere considerati come contenuto riciclato. Materiale “post-consumo”: Materiale generato da insediamenti domestici, commerciali, industriali e istituzionali nel loro ruolo di utilizzatori finali del prodotto, che non può più essere utilizzato per lo scopo previsto. Ciò include il ritorno di materiale della catena di distribuzione Materiale “pre–consumo”: materiale sottratto dal flusso dei rifiuti durante un processo di fabbricazione. È escluso il riutilizzo di materiali rilavorati, rimacinati o dei residui generati in un processo e in grado di essere recuperati nello stesso processo che li ha generati (§A3) Definizioni rilevanti (3 / 4)
  • 75. 75 Sotto prodotto: i sottoprodotti possono essere impiegati qualora siano soddisfatti i seguenti criteri: •Il produttore non ha deliberatamente scelto di produrlo. Questo implica che il materiale è originato da un processo di produzione il cui scopo primario non è la sua stessa produzione; •il materiale non può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento; •il materiale non è pronto per essere usato nello stesso processo di produzione in corso. Alcuni esempi di sottoprodotti utilizzabili sono: granella, filetti, ritagli, cimose, cascami, ecc. Definizioni rilevanti (4 / 4)
  • 76. 76 (§A3.1a) Scopo GRS si applica a tutti I prodotti che contengono almeno il 20% di materiali da riciclo. Lo Standard si applica a qualsiasi Prodotto e catena di produzione. (§A3.2b) Scopo Solo i prodotti che contengono almeno il 50% di materiali da riciclo Possono essere etichettati come GRS.
  • 77. Estensione del GRS Out • Raccolta di rifiuti • Cernita, selezione, raggruppamento In • Riciclo dei materiali • Ogni processo manifatturiero che converte il materiale riciclato in un prodotto semi-finito o finito
  • 78. 78 (§A5) Requisiti della catena di fornitura • A5.1 Tutte le organizzazioni coinvolte nella Produzione e nel commercio di prodotti GRS devono essere certificate. • A5.2a Tutti I materiali riciclati che entrano nella catena di fornitura devono essere accompagnati da un Transaction Certificate (TC) rilasciato da un organismo di Certificazione approvato • A5.2b I quantitativi di materiali pre-consumo e post- consumo devono essere registrati separatamente per ogni lotto e in ogni fase del processo produttivo. • A5.2c Le organizzazioni commerciali con un giro d’affari dei prodotti GRS inferiore a $10,000, nonché i venditori a dettaglio sono esenti dal doversi certificare, fatto salvo che non ri-confezionino o ri-etichettino i prodotti stessi.
  • 79. 79 Sezione B – Requisiti Sociali B1.1 L’organizzazione certificata deve avere adottato ed attuato delle politiche che assicurino la conformità ai requisiti sociali. Questo include: B1.1a che ci sia una o più persone responsabili per la conformità ai requisiti sociali B1.1b politiche (e misure) che garantiscano l’informazione ai lavoratori rispetto agli impegni sui criteri sociali elencati nella sezione B2.
  • 80. 80 Sezione C – Requisiti Ambientali (1/2) C1.1 L’organizzazione certificata deve avere adottato ed attuato un sistema di gestione degli aspetti ambientali che includa: C1.1a un Manuale per il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) C1.1b personale designato per il SGA C1.1c un sistema che garantisca l’identificazione e l’accesso alle prescrizioni legali applicabili; C1.1d un sistema di controllo e registrazione dei parametri ambientali pertinenti C1.1e un programma annuale di miglioramento degli indicatori ambientali C1.1f procedure e registrazioni per la formazione e l’addestramento del personale
  • 81. 81 Sezione C – Requisiti Ambientali (2/2) C1.2 L’organizzazione certificata deve avere adottato ed attuato un sistema di gestione dei prodotti chimici che includa: C1.2a un meccanismo per monitorare il rispetto della legislazione pertinente C1.2b personale dedicato e competente per la gestione dei prodotti chimici C1.c procedure e registrazioni per la formazione e l’addestramento del personale. C1.d informazioni sui fornitori di prodotti chimici; C1.e lista dei prodotti chimici impiegati e relative SDS
  • 82. 82 Sezione D – Requisiti Chimici (1/2) D1.1a lista dei prodotti chimici impiegati per i prodotti GRS D1.1b documentazione che attesti l’accettazione dei prodotti chimici per il GRS D1.1b processo per verificare la conformità dei prodotti chimici ai criteri di rischio indicati nella Sezione D2.
  • 83. 83 Sezione D – Requisiti Chimici (2/2) I prodotti chimici impiegati devono rispondere ai seguenti requisiti: D2.1 Esclusione dei prodotti che includono sostanze candidate estremamente preoccupanti (SVHC) e incluse nell’Allegato XIV del REACH. D2.2 Esclusione dei prodotti che siano classificati D2.3 Esclusione dei prodotti e delle sostanze che eccedono i parametri definiti nella Lista delle Sostanze il cui uso è ristretto (MRSL) del ZDHC.