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Cambiamenti climatici globali e possibili
impatti nell’area mediterranea
Prof. Giorgio Budillon
Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie
Napoli, 17 settembre 2018
Mutamenti climatici, crisi socio-
economiche e (in)sicurezza alimentare:
un Mediterraneo in Transizione
Il Sistema Climatico
Atmosfera
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L’effetto serra – gas serra
“Oggi” l’Italia
Il 2017 è stato l’anno più secco di
sempre e il 6° più caldo su tutto il
territorio italiano dal 1800 ad oggi
con una anomalia di +1.16 °C
rispetto al periodo di riferimento
(1971-2000)
L’andamento della temperatura media
nel lungo periodo presenta una debole
variabilità spaziale; pertanto gli elementi
salienti possono essere ben descritti da
un’unica serie rappresentativa delle
variazioni medie su tutta l’Italia.
(Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti,
vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare, 2017 )
I risultati indicano un trend positivo a partire dagli anni ’70, con il 46% degli eventi che si è
verificato nell’ultimo decennio e gli episodi più intensi nel 2003. Simolo et al., (2010) hanno
usato l’indice WSDI (Warm Spell Duration Index): i risultati (Figura 3.2) confermano il forte
aumento delle onde di calore negli ultimi decenni.
Onde di calore negli ultimi decenni
How temperature has changed in each country since 1900
WMO 2018: The world’s nine warmest years have all occurred since 2005, and the
five warmest since 2010, whilst even the coolest year of the 21st century – 2008,
0.09 °C above the 1981−2010 average – would have ranked as the second-warmest
year of the 20th century.
source
Global Climate Change: CAUSES
Temperatura globale: 20.000 anni
Past, current, and projected global temperature from about 20,000 years before the present to 2100 C.E. Modified from
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of Working Group I to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change
Dipende dalle concentrazioni di CO2 che immetteremo nell’atmosfera:
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•936 ppm - RCP8.5 (very high greenhouse gas emissions)
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Come cambieranno le condizioni
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bacino mediterraneo???
…… ? !!
E’ bene ricordare che le incertezze associate con
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quando si vogliono caratterizzare a scala regionale
o locale
Per la regione del Mediterraneo e la penisola italiana le proiezioni indicano un
marcato riscaldamento sia in inverno che in estate (fino a + 5°C alla fine del 21°
Secolo).
Per la precipitazione i risultati delle proiezioni sono meno omogenei: calo
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in più per ettaro.
(under the A1B scenario of 1.8 °C
climate warming)
Fine-scale ecological and economic assessment of climate change on olive in the Mediterranean Basin reveals winners and losers 2014 – Ponti et al.
Stima delle variazioni di volume (in km3) dei ghiacciai nella regione Alpina nel
periodo 2001–2100. Le stime sono eseguite usando un modello di bilancio di
massa che considera temperature e precipitazioni derivate da 10 scenari GCMs
(Fonte: Radić e Hock, 2011).
Ghiacciai alpini
Il Mar Mediterraneo
Nel Mediterraneo, per la sua modesta estensione e la caratteristica di
essere un mare semi-chiuso, i cambiamenti possono provocare risposte a
livello biologico più rapide rispetto a quanto riscontrato in altri sistemi su
scala globale.
Ad esempio, i cambiamenti della temperatura e della intensità delle precipitazioni
hanno già provocato importanti conseguenze nel biota mediterraneo.
Negli ultimi 50 anni, è aumentato il numero delle specie non indigene che, grazie
all’apertura del canale di Suez, l’acquacoltura ed il trasporto su nave, sono entrate e
si sono stabilite nel bacino mediterraneo influenzando le specie indigene.
E’ infine da sottolineare che i processi legati ai cambiamenti climatici interagiscono
con gli effetti di altri disturbi antropici e tendono ad esacerbare gli effetti, con
conseguenze poco prevedibili e difficili da gestire.
La pesca nel Mediterraneo è sovrasfruttata (89% del scorte -
overfishing) o completamente sfruttati, il che significa che la diversità
di pesci e le catture di pesca sono già vulnerabili: gli aumenti della
temperature e della salinità e la diffusione di specie invasive
influenzerà ulteriormente la pesca nel Mediterraneo.
In secondo luogo, la proliferazione di
specie non indigene invasive andrà a
discapito di quelle native (es il
Diplodus spp. “sarago” potrebbe
essere sostituito dall’invasivo spp
Siganus).
In primo luogo, l'aumento della temperatura dell'acqua e la
salinità indurrà migrazione (in particolare della specie di
grandi dimensioni, come ad esempio il tonno rosso) verso
latitudini più alte o acque più profonde. Come risultato,
specie che sono commercialmente importanti alcune zone
possono non essere più disponibili in un prossimo futuro.
Diplodus
Siganus
Questo potrebbero significare che i mercati dovranno
orientarsi su altri prodotti ittici rispetto a quelli tradizionali.
Il processo di acidificazione delle
acque oceaniche ha un effetto
devastante sull’ecosistema marino e
sulla catena alimentare: porta allo
scioglimento dei gusci calcarei delle
conchiglie dei molluschi, coralli,
echinodermi e del plancton
calcareo, costituite da carbonato di
calcio (CaCO3).
Già avvenuto in passato ma
mai con questa velocità .
EFFETTI COLLATERALI – acidificazione del mare
Paragonando la
storia della Terra
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miliardi di anni fa)
alle ns 24 ore, la
presenza dei primi
ominidi (2 milioni
di anni fa)
avverrebbe circa
40 secondi (!)
prima della
mezzanotte ……
Qualche proporzione
Conclusioni
Il cambiamento climatico è una evidenza non
contestabile.
Il cambiamento climatico influenzerà sensibilmente le
risorse agricole e ittiche dell’area mediterranea.
Occorre quindi sviluppare strategie di adattamento e
mitigazione.
grazie per l’attenzione
Cambiamenti climatici globali e possibili
impatti nell’area mediterranea
Prof. Giorgio Budillon
Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie
Napoli, 17 settembre 2018
Mutamenti climatici, crisi socio-
economiche e (in)sicurezza alimentare:
un Mediterraneo in Transizione
L’area Mediterranea in pillole (1)
Lo scenario A1B, per il periodo 2021-50, mostra un riscaldamento sostanziale (circa
1.5° C in inverno e quasi 2° C in estate) e una significativa diminuzione di
precipitazioni (circa -5% in inverno e -10% in estate) su gran parte della regione
Mediterranea, rispetto al periodo di riferimento. Valori più alti di riscaldamento e
riduzioni più drastiche di precipitazioni si ottengono per scenari corrispondenti a più
alte emissioni (ad es. A2).
La temperatura media stagionale aumenta, rispetto al periodo di riferimento (1961-
90), sia nella parte settentrionale che centrale e meridionale della Penisola, con valori
che alla fine del XXI secolo, per lo scenario A2, vanno da oltre 5°C per l’Italia del nord
in estate (JJA) ai circa 3°C per il meridione in inverno (DJF). Nello stesso scenario, le
precipitazioni medie diminuiscono del 30% e oltre su gran parte della Penisola in
estate (JJA); in inverno (DJF) la riduzione e molto meno consistente nel sud,
praticamente nulla al centro, mentre nel settentrione si assiste ad un aumento
significativo (+17%). Tale aumento appare interessare maggiormente le regioni nord-
occidentali e la fascia tirrenica.
Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai
cambiamenti climatici in Italia - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
L’area Mediterranea in pillole (2)
In particolare, l’aumento della variabilità estiva della temperatura, accompagnato
dall’aumento delle massime (che nello scenario A1B e di circa 2°C nel periodo 2021-50
per arrivare a 6°C nel periodo 2071-00) indica un aumento considerevole della
probabilità di occorrenza di ondate di calore. Anche la precipitazione mostra un
cambio nei regimi, con un aumento degli eventi intensi, a dispetto della generale
diminuzione dei valori medi stagionali.
Inoltre, i cambiamenti di precipitazione associati a quelli di temperatura ed
evaporazione portano a un significativo aumento degli eventi siccitosi, su gran parte
della Penisola.
Il generale riscaldamento della penisola Italiana e dell’area Alpina in particolare,
portano a un significativa riduzione dell’estensione dei ghiacciai Alpini. In particolare
i ghiacciai delle Alpi Occidentali mostrano, in diversi scenari, un arretramento che alla
fine del XXI secolo appare essere di molte centinaia di metri.
Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai
cambiamenti climatici in Italia - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Sovra-sfruttamento delle risorse: implicazioni sulla resilienza degli stock all’impatto dei
cambiamenti climatici ed interventi correttivi per il futuro
Sebbene gli attrezzi da pesca utilizzati nei mari italiani siano sostanzialmente rimasti invariati nel
corso dei secoli, la disponibilità di nuovi materiali e di nuove tecnologie (reti in materiale
sintetico, motori, sistemi per la localizzazione in mare, eco-scandagli per esplorare i fondali ed
individuare i banchi, ecc.) ne hanno enormemente aumentato l’efficienza. Tutto cio ha portato,
nel corso degli ultimi decenni, ad un progressivo aumento dello sfruttamento delle risorse, fino
a raggiungere condizioni di totale sovra-sfruttamento (Colloca et al., 2013). Lo stato delle risorse
in relazione alla pesca e un importante fattore, poiche e stato evidenziato come l’eccessivo
sfruttamento renda la popolazione della specie sfruttata piu sensibile all’impatto dei
cambiamenti climatici (si veda il caso del merluzzo, Gadus morhua, nel Mare del Nord; Pinnegar,
2012).
Per il tonno rosso, Thunnus thynnus, occorre rilevare che la situazione della popolazione nel
Mediterraneo e nell’Atlantico orientale e talmente critica che, dal 1997, e stato introdotto, unica
specie mediterranea, un limite massimo alle catture per l’intero bacino (con contingenti annui
per l’Italia che negli ultimi due anni sono stati pari al 15%-20% dello sbarcato di 12.000 T stimato
per il 1998; IREPA, 2000), ed addirittura e stato piu volte proposto di inserire la specie tra quelle
in pericolo di estinzione, fatto che implicherebbe l’immediata cessazione anche dell’attuale
forma di pesca contingentata (Kahoul, 2009-2010).
Il livello di sfruttamento sembra a tutt’oggi essere la causa principale nel determinare l‘osservata
riduzione della consistenza di questi stock. In un tale contesto, e abbastanza facile immaginare
che l’aumento di pressione da parte di variabili ambientali, legato ai cambiamenti climatici,
possa peggiorare la situazione.
(Francia, Spagna, Italia, Grecia). A sud, l'80% dell'acqua si trova in Egitto ed è utilizzata a scopo
agricolo. Questa disparità geografica provoca grossi problemi di dipendenza economica: i Paesi
della sponda sud (quelli della costa africana) sono costretti a importare alcuni prodotti,
soprattutto i cereali nobili (grano, mais, frumento, riso) dai paesi della sponda nord, con
conseguenti problemi politici: un rincaro dei cereali può minare le già fragili economie di queste
aree del mondo.
Senza contare che i cereali maggiori, essenziali per l'alimentazione umana e degli animali da
allevamento, sono già scarsi nel Mediterraneo: se ne coltiva qui solo il 12% della produzione
mondiale. E i modelli del WG2 indicano che i cambiamenti climatici diminuiscono la resa di
queste colture del 2% ogni 10 anni.
Perdita della biodiversità. Eventi climatici "estremi" - come alluvioni e siccità - e la necessità di
cambiare habitat (salendo di quota per trovare un clima più fresco) rendono le colture più
vulnerabili a parassiti e funghi: in Italia, per esempio, il mais coltivato in alcune aree del Veneto,
comunemente utilizzato come mangime per le vacche da latte, durante le estati molto secche
viene attaccato dalle aflatossine, naturali sostanze cancerogene derivanti da un fungo
(l'Aspergillus flavus) che attacca i raccolti. E le colture contaminate divengono inutilizzabili.
Come se non bastasse, i cambiamenti climatici starebbero influendo anche sul valore
nutrizionale di cereali e foraggi. Le piante assorbono dal suolo sali minerali preziosi per la sintesi
di sostanze nutritive - come l'amido nel caso dei cereali. Un terreno impoverito offrirà, a parità
di raccolto, alimenti meno nutrienti per uomo e animali. Il ricorso a colture estensive meno
vulnerabili agli sbalzi climatici sottrae spazio e valore alle colture specializzate: le varietà di
pianta tipiche di un territorio sono gradualmente abbandonate, se non ritenute in grado di
Cambiamenti climatici globali e possibili impatti nell’area mediterranea

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Cambiamenti climatici globali e possibili impatti nell’area mediterranea

  • 1. Cambiamenti climatici globali e possibili impatti nell’area mediterranea Prof. Giorgio Budillon Università degli Studi di Napoli “Parthenope” Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie Napoli, 17 settembre 2018 Mutamenti climatici, crisi socio- economiche e (in)sicurezza alimentare: un Mediterraneo in Transizione
  • 4. “Oggi” l’Italia Il 2017 è stato l’anno più secco di sempre e il 6° più caldo su tutto il territorio italiano dal 1800 ad oggi con una anomalia di +1.16 °C rispetto al periodo di riferimento (1971-2000) L’andamento della temperatura media nel lungo periodo presenta una debole variabilità spaziale; pertanto gli elementi salienti possono essere ben descritti da un’unica serie rappresentativa delle variazioni medie su tutta l’Italia. (Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2017 )
  • 5. I risultati indicano un trend positivo a partire dagli anni ’70, con il 46% degli eventi che si è verificato nell’ultimo decennio e gli episodi più intensi nel 2003. Simolo et al., (2010) hanno usato l’indice WSDI (Warm Spell Duration Index): i risultati (Figura 3.2) confermano il forte aumento delle onde di calore negli ultimi decenni. Onde di calore negli ultimi decenni
  • 6. How temperature has changed in each country since 1900 WMO 2018: The world’s nine warmest years have all occurred since 2005, and the five warmest since 2010, whilst even the coolest year of the 21st century – 2008, 0.09 °C above the 1981−2010 average – would have ranked as the second-warmest year of the 20th century.
  • 8. Temperatura globale: 20.000 anni Past, current, and projected global temperature from about 20,000 years before the present to 2100 C.E. Modified from data published by the World Health Organization, the World Meteorological Organization, and the United Nations Environment Programme in 2003 (McMichael and others, 2003) and data published by the International Panel on Climate Change (IPCC) (2007a)
  • 11. Il nostro futuro, quali scenari? IPCC, 2013: Summary for Policymakers. In: Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change Dipende dalle concentrazioni di CO2 che immetteremo nell’atmosfera: •421 ppm - RCP2.6 (mitigation scenario ) •936 ppm - RCP8.5 (very high greenhouse gas emissions)
  • 12. Il nostro futuro, quali scenari? IPCC, 2013: Summary for Policymakers. In: Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change Dipende dalle concentrazioni di CO2 che immetteremo nell’atmosfera: •421 ppm - RCP2.6 (mitigation scenario ) •936 ppm - RCP8.5 (very high greenhouse gas emissions)
  • 13. Il nostro futuro, quali scenari? IPCC, 2013: Summary for Policymakers. In: Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change Dipende dalle concentrazioni di CO2 che immetteremo nell’atmosfera: •421 ppm - RCP2.6 (mitigation scenario ) •936 ppm - RCP8.5 (very high greenhouse gas emissions)
  • 14. Come cambieranno le condizioni climatiche dell’Italia e del bacino mediterraneo??? …… ? !! E’ bene ricordare che le incertezze associate con le proiezioni di cambiamento climatico fornite dai modelli numerici sono ancora grandi, soprattutto quando si vogliono caratterizzare a scala regionale o locale
  • 15. Per la regione del Mediterraneo e la penisola italiana le proiezioni indicano un marcato riscaldamento sia in inverno che in estate (fino a + 5°C alla fine del 21° Secolo).
  • 16. Per la precipitazione i risultati delle proiezioni sono meno omogenei: calo generalizzato in estate, mentre in inverno più precipitazioni al nord (Alpi) e diminuzione nel Mediterraneo centro orientale e nel sud Italia.
  • 17. Il caso degli olivi A) Anticipo della fioritura (in giorni) B) Cambio del numero di parassiti (migliaia per albero all’anno) Risultato: Sulle coste del Mediterraneo la resa degli ulivi crescerà del 4% in media, mentre le infestazioni della mosca diminuiranno dell’8% con un guadagno di circa il 10% in più per ettaro. (under the A1B scenario of 1.8 °C climate warming) Fine-scale ecological and economic assessment of climate change on olive in the Mediterranean Basin reveals winners and losers 2014 – Ponti et al.
  • 18. Stima delle variazioni di volume (in km3) dei ghiacciai nella regione Alpina nel periodo 2001–2100. Le stime sono eseguite usando un modello di bilancio di massa che considera temperature e precipitazioni derivate da 10 scenari GCMs (Fonte: Radić e Hock, 2011). Ghiacciai alpini
  • 19. Il Mar Mediterraneo Nel Mediterraneo, per la sua modesta estensione e la caratteristica di essere un mare semi-chiuso, i cambiamenti possono provocare risposte a livello biologico più rapide rispetto a quanto riscontrato in altri sistemi su scala globale. Ad esempio, i cambiamenti della temperatura e della intensità delle precipitazioni hanno già provocato importanti conseguenze nel biota mediterraneo. Negli ultimi 50 anni, è aumentato il numero delle specie non indigene che, grazie all’apertura del canale di Suez, l’acquacoltura ed il trasporto su nave, sono entrate e si sono stabilite nel bacino mediterraneo influenzando le specie indigene. E’ infine da sottolineare che i processi legati ai cambiamenti climatici interagiscono con gli effetti di altri disturbi antropici e tendono ad esacerbare gli effetti, con conseguenze poco prevedibili e difficili da gestire.
  • 20. La pesca nel Mediterraneo è sovrasfruttata (89% del scorte - overfishing) o completamente sfruttati, il che significa che la diversità di pesci e le catture di pesca sono già vulnerabili: gli aumenti della temperature e della salinità e la diffusione di specie invasive influenzerà ulteriormente la pesca nel Mediterraneo. In secondo luogo, la proliferazione di specie non indigene invasive andrà a discapito di quelle native (es il Diplodus spp. “sarago” potrebbe essere sostituito dall’invasivo spp Siganus). In primo luogo, l'aumento della temperatura dell'acqua e la salinità indurrà migrazione (in particolare della specie di grandi dimensioni, come ad esempio il tonno rosso) verso latitudini più alte o acque più profonde. Come risultato, specie che sono commercialmente importanti alcune zone possono non essere più disponibili in un prossimo futuro. Diplodus Siganus Questo potrebbero significare che i mercati dovranno orientarsi su altri prodotti ittici rispetto a quelli tradizionali.
  • 21. Il processo di acidificazione delle acque oceaniche ha un effetto devastante sull’ecosistema marino e sulla catena alimentare: porta allo scioglimento dei gusci calcarei delle conchiglie dei molluschi, coralli, echinodermi e del plancton calcareo, costituite da carbonato di calcio (CaCO3). Già avvenuto in passato ma mai con questa velocità . EFFETTI COLLATERALI – acidificazione del mare
  • 22. Paragonando la storia della Terra (nata circa 4.5 miliardi di anni fa) alle ns 24 ore, la presenza dei primi ominidi (2 milioni di anni fa) avverrebbe circa 40 secondi (!) prima della mezzanotte …… Qualche proporzione
  • 23. Conclusioni Il cambiamento climatico è una evidenza non contestabile. Il cambiamento climatico influenzerà sensibilmente le risorse agricole e ittiche dell’area mediterranea. Occorre quindi sviluppare strategie di adattamento e mitigazione. grazie per l’attenzione
  • 24. Cambiamenti climatici globali e possibili impatti nell’area mediterranea Prof. Giorgio Budillon Università degli Studi di Napoli “Parthenope” Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie Napoli, 17 settembre 2018 Mutamenti climatici, crisi socio- economiche e (in)sicurezza alimentare: un Mediterraneo in Transizione
  • 25.
  • 26. L’area Mediterranea in pillole (1) Lo scenario A1B, per il periodo 2021-50, mostra un riscaldamento sostanziale (circa 1.5° C in inverno e quasi 2° C in estate) e una significativa diminuzione di precipitazioni (circa -5% in inverno e -10% in estate) su gran parte della regione Mediterranea, rispetto al periodo di riferimento. Valori più alti di riscaldamento e riduzioni più drastiche di precipitazioni si ottengono per scenari corrispondenti a più alte emissioni (ad es. A2). La temperatura media stagionale aumenta, rispetto al periodo di riferimento (1961- 90), sia nella parte settentrionale che centrale e meridionale della Penisola, con valori che alla fine del XXI secolo, per lo scenario A2, vanno da oltre 5°C per l’Italia del nord in estate (JJA) ai circa 3°C per il meridione in inverno (DJF). Nello stesso scenario, le precipitazioni medie diminuiscono del 30% e oltre su gran parte della Penisola in estate (JJA); in inverno (DJF) la riduzione e molto meno consistente nel sud, praticamente nulla al centro, mentre nel settentrione si assiste ad un aumento significativo (+17%). Tale aumento appare interessare maggiormente le regioni nord- occidentali e la fascia tirrenica. Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
  • 27. L’area Mediterranea in pillole (2) In particolare, l’aumento della variabilità estiva della temperatura, accompagnato dall’aumento delle massime (che nello scenario A1B e di circa 2°C nel periodo 2021-50 per arrivare a 6°C nel periodo 2071-00) indica un aumento considerevole della probabilità di occorrenza di ondate di calore. Anche la precipitazione mostra un cambio nei regimi, con un aumento degli eventi intensi, a dispetto della generale diminuzione dei valori medi stagionali. Inoltre, i cambiamenti di precipitazione associati a quelli di temperatura ed evaporazione portano a un significativo aumento degli eventi siccitosi, su gran parte della Penisola. Il generale riscaldamento della penisola Italiana e dell’area Alpina in particolare, portano a un significativa riduzione dell’estensione dei ghiacciai Alpini. In particolare i ghiacciai delle Alpi Occidentali mostrano, in diversi scenari, un arretramento che alla fine del XXI secolo appare essere di molte centinaia di metri. Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
  • 28.
  • 29. Sovra-sfruttamento delle risorse: implicazioni sulla resilienza degli stock all’impatto dei cambiamenti climatici ed interventi correttivi per il futuro Sebbene gli attrezzi da pesca utilizzati nei mari italiani siano sostanzialmente rimasti invariati nel corso dei secoli, la disponibilità di nuovi materiali e di nuove tecnologie (reti in materiale sintetico, motori, sistemi per la localizzazione in mare, eco-scandagli per esplorare i fondali ed individuare i banchi, ecc.) ne hanno enormemente aumentato l’efficienza. Tutto cio ha portato, nel corso degli ultimi decenni, ad un progressivo aumento dello sfruttamento delle risorse, fino a raggiungere condizioni di totale sovra-sfruttamento (Colloca et al., 2013). Lo stato delle risorse in relazione alla pesca e un importante fattore, poiche e stato evidenziato come l’eccessivo sfruttamento renda la popolazione della specie sfruttata piu sensibile all’impatto dei cambiamenti climatici (si veda il caso del merluzzo, Gadus morhua, nel Mare del Nord; Pinnegar, 2012). Per il tonno rosso, Thunnus thynnus, occorre rilevare che la situazione della popolazione nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale e talmente critica che, dal 1997, e stato introdotto, unica specie mediterranea, un limite massimo alle catture per l’intero bacino (con contingenti annui per l’Italia che negli ultimi due anni sono stati pari al 15%-20% dello sbarcato di 12.000 T stimato per il 1998; IREPA, 2000), ed addirittura e stato piu volte proposto di inserire la specie tra quelle in pericolo di estinzione, fatto che implicherebbe l’immediata cessazione anche dell’attuale forma di pesca contingentata (Kahoul, 2009-2010). Il livello di sfruttamento sembra a tutt’oggi essere la causa principale nel determinare l‘osservata riduzione della consistenza di questi stock. In un tale contesto, e abbastanza facile immaginare che l’aumento di pressione da parte di variabili ambientali, legato ai cambiamenti climatici, possa peggiorare la situazione.
  • 30. (Francia, Spagna, Italia, Grecia). A sud, l'80% dell'acqua si trova in Egitto ed è utilizzata a scopo agricolo. Questa disparità geografica provoca grossi problemi di dipendenza economica: i Paesi della sponda sud (quelli della costa africana) sono costretti a importare alcuni prodotti, soprattutto i cereali nobili (grano, mais, frumento, riso) dai paesi della sponda nord, con conseguenti problemi politici: un rincaro dei cereali può minare le già fragili economie di queste aree del mondo. Senza contare che i cereali maggiori, essenziali per l'alimentazione umana e degli animali da allevamento, sono già scarsi nel Mediterraneo: se ne coltiva qui solo il 12% della produzione mondiale. E i modelli del WG2 indicano che i cambiamenti climatici diminuiscono la resa di queste colture del 2% ogni 10 anni. Perdita della biodiversità. Eventi climatici "estremi" - come alluvioni e siccità - e la necessità di cambiare habitat (salendo di quota per trovare un clima più fresco) rendono le colture più vulnerabili a parassiti e funghi: in Italia, per esempio, il mais coltivato in alcune aree del Veneto, comunemente utilizzato come mangime per le vacche da latte, durante le estati molto secche viene attaccato dalle aflatossine, naturali sostanze cancerogene derivanti da un fungo (l'Aspergillus flavus) che attacca i raccolti. E le colture contaminate divengono inutilizzabili. Come se non bastasse, i cambiamenti climatici starebbero influendo anche sul valore nutrizionale di cereali e foraggi. Le piante assorbono dal suolo sali minerali preziosi per la sintesi di sostanze nutritive - come l'amido nel caso dei cereali. Un terreno impoverito offrirà, a parità di raccolto, alimenti meno nutrienti per uomo e animali. Il ricorso a colture estensive meno vulnerabili agli sbalzi climatici sottrae spazio e valore alle colture specializzate: le varietà di pianta tipiche di un territorio sono gradualmente abbandonate, se non ritenute in grado di

Hinweis der Redaktion

  1. Certainly, past temperatures past have been higher (and lower) than today, and CO2 concentrations have also varied. Large global swings were probably caused by such things as changes in Earth’s orbit, which changed the distribution of sunlight over the planet. When this caused warming, more CO2 and other greenhouse gases were released, producing additional warming. [click to reveal today’s CO2 level] But today, the CO2 released by human activities is far above amounts in the previous 800,000 years. This CO2 is triggering the increase in temperatures we’ve seen.
  2. [Image 1] The main tool for both past and present climate analyses are computer climate models. Much like the models used to forecast weather, climate models simulate the climate system with a 3-dimensional grid that extends through the land, ocean, and atmosphere. The grid may have 10 to 60 different levels in the atmosphere and surface grid spacings of about 60 by 90 miles (100 by 150 km)—the size of Connecticut. The models perform trillions of calculations that describe changes in many climate factors in the grid. [click, Image 2] The models project possible climates based on scenarios that cover a range of assumptions about global population, greenhouse gas emissions, technologies, fuel sources, etc. The model results provide a range of possible impacts based on these assumptions.
  3. N.B. – Poiché l’olivo è una pianta ben adattata all’aridità con ogni probabilità andrà peggio ad altre colture come la vite e grano ….
  4. a migrazione lessepsiana è l'ingresso e la stabilizzazione di specie animali e vegetali dal Mar Rosso nelle acque del Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. Il nome deriva da quello di Ferdinand de Lesseps, progettista del canale che unisce i mari Rosso e Mediterraneo.