Dante Antonelli, regista di questa nuova edizione, sviluppa e approfondisce con equilibrio e intensità il senso di distacco che separa i personaggi del dramma dal contesto storico in cui sono collocati.
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Recensione de la cocciutaggine su Teatroteatro.it
1. Andrea Gimbo, La Cocciutaggine, Teatroteatro.it, 21 luglio 2013
La cocciutaggine
Regia di - Dante Antonelli
Al teatro Teatro Studio "Eleonora Duse" di Roma
dal 16.07.2013 al 21.07.2013
Ambientato durante la guerra civile spagnola del 1939, La cocciutaggine di Rafael
Spregelburd, diretto dal giovane Dante Antonelli, è un'inquietante e ironica
riflessione sull'assenza di giudizio di fronte alla tragedia che si rivela nella Storia.
L'impossibilità di guardare dentro l'abisso genera, nei personaggi sulla scena, una lenta
quanto inesorabile fuga dagli eventi.
Dante Antonelli, regista di questa nuova edizione, sviluppa e approfondisce con equilibrio
e intensità il senso di distacco che separa i personaggi del dramma dal contesto storico
in cui sono collocati. È evidente infatti come ogni personaggio sulla scena venga privato
di una personalità definita, finendo per assumere dei tratti di schiacciante generalità (il
commissario, il prete, la cameriera...), in quella che potremmo definire una involuzione
antipirandelliana: personaggi in fuga dall'autore. La regia, coadiuvata da un ottimo cast,
sembra voler sottolineare proprio questo tratto.
Ogni attore sulla scena infatti, con una modalità non dissimile dalle rappresentazioni
comiche del teatro di rivista, si presenta fin dall'inizio al pubblico dichiarando tutti i
personaggi che andrà ad interpretare. Non c'è spazio per l'immedesimazione, ogni
personaggio potrà offrire solo una prospettiva bidimensionale e ogni battuta ricorderà
perennemente allo spettatore la distanza dal luogo e dalla storia narrata.
Questo aspetto, essenziale nel testo di Spregelburd, è reso ancora più evidente dal
regista, il quale concentra tutta l'azione dentro un cerchio di luce che, di fatto, blinda in
maniera ineludibile i personaggi dentro il loro destino. Il motore delle azioni di tutti i
personaggi in scena, la guerra civile spagnola, viene di fatto disattivato all'interno di quel
cerchio, e finisce con l'essere percepito come un'esplosione ovattata e innocua, una
lampadina troppo fioca per illuminare il destino superficiale dei personaggi, un evento
così distante da risultare oramai superato e postumo. E infatti, a segnalare il valore
postumo di questo testo era stato già il suo autore Spregelburd quando scriveva: “siamo
il futuro di questa sconfitta”.
Andrea Gimbo