2. D I S A B I L I T A ’ E I N C L U S I O N E
A M B I T O B A 1
E M E R G E N Z E E D U C AT I V E
A . A . 2 0 1 7 / 2 0 1 8
3. "Non si vede bene che col
cuore. L'essenziale è invisibile
agli occhi".
ANTOINE DE SAINT-EXUPERY, "Il piccolo principe"
4. ETIMOLOGIA
La radice della parola “emozione”
corrisponde al verbo latino MOVEO,
“muovere”. Possiamo intendere tutte le
emozioni come impulsi ad agire, piani
d’azione utilizzati per far fronte alle
emergenze della vita.
5. COSA SONO LE EMOZIONI
• Una delle definizioni più utili si ricava dalla parola in inglese E-motion con
“E” che sta per energia e “motion“ per movimento, quindi energia in
movimento.
• Questa energia che viene prodotta dal nostro organismo e ha molteplici
funzioni, si manifesta attraverso sensazioni corporee percepite nel
corpo come pressione, temperatura, estensione, consistenza.
• Tipicamente le emozioni sono attivate da pensieri, convinzioni, reazioni
innate e condizionamenti stimolo-risposta.
6. L'EMOZIONE
E' uno stato psichico affettivo e
momentaneo che consiste nella
reazione opposta all'organismo a
percezioni o rappresentazioni che ne
turbano l'equilibrio.
DEVOTO E OLI,1995
7. CHE COSA E' UN EMOZIONE
Le emozioni vengono considerate come reazioni ad uno stimolo
ambientale, di breve durata, che provocano cambiamenti a tre livelli:
• FISIOLOGICI: modificazioni fisiche e fisiologiche (respirazione,
pressione arteriosa, battito cardiaco, digestione).
• COMPORTAMENTO: cambiano le espressioni facciali, la postura, il
tono della voce, e le reazioni attacco-fuga).
• PSICOLOGICHE: si altera il controllo di sè e delle proprie abilità.
8. COMPONENTE FISIOLOGICA
• Le emozioni hanno una componente fisiologica ovvero le famose farfalle nello stomaco, la sensazione di
avere un nodo alla gola o di qualcosa che comprime il petto. Tutte queste modificazioni di calore corporeo,
battiti cardiaci, sudorazione ecc. vengono sperimentate nel nostro corpo.
• Un gruppo di ricercatori finlandesi dell’Università di Tampere e della Aalto University, sono riusciti a
realizzare una mappa somato-sensoriale delle emozioni. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista
Proceedings of The National Academy of Sciences (PNAS). I ricercatori hanno coinvolto 700 individui tra
Svezia, Finlandia e Taiwan ed hanno indotto in loro diversi stati emotivi.
• La scelta di coinvolgere occidentali e orientali serviva a dimostrare che il codice delle sensazioni corporee
legate alle emozioni è universale.
• I ricercatori hanno consegnato ai partecipanti delle immagini del corpo umano e chiesto di colorare (usando
diversi colori) le parti del corpo che sentivano “accendersi” o “spegnersi” in risposta all’emozione suscitata.
È emerso ad esempio che l’ansia attiva sensazioni nel petto, la rabbia si sente su petto, pugni e viso,
l’amore si avverte come calore dalle ginocchia in su e la felicità ci accende completamente come se
fossimo la torcia umana.
10. PERCHE’ SONO IMPORTANTI
Quello che provi determina quello che pensi, dici e fai.
Ogni stato emotivo stimola una serie di comportamenti.
Nota infatti quali comportamenti e pensieri emergono
quando ti senti felice e soddisfatto di te stesso, e confrontali
con i comportamenti e i pensieri che tendi ad avere quando
stai sperimentando rabbia, tristezza o frustrazione.
11. CLASSIFICAZIONE DELLE EMOZIONI: PRIMARIE
Le emozioni primarie, in quanto si manifestano nei
periodi iniziali della vita sono essenziali perchè
permettono la sopravvivenza dell'individuo e della
specie umana.
Le emozioni semplici ,di base o primarie sono:
rabbia, paura, sorpresa, disprezzo, disgusto, gioia,
tristeza.
12. CLASSIFICAZIONE DELLE EMOZIONI:SECONDARIE
• Compaiono dopo il secondo anno di vita e sono espressioni dell'emergere della consapevolezza di sè.Sono
definite anche emozioni apprese o sociali.sono culturalmente acquisite e presuppongono tappe maturative di
immagine di sè.
• Le emozioni secondarie, invece, sono quelle combinazioni originate dalle emozioni primarie e si sviluppano con
la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale. Esse sono: allegria, invidia, vergogna, ansia, rassegnazione,
gelosia, speranza, perdono, offesa, nostalgia, rimorso e delusione.
• Poi successivamente si sviluppano anche quelle più complesse come: orgoglio, gelosia, invidia, snso di colpa,
amore, vergogna, speranza, ansia, perdono, compassione, depressione, gratitudine.
• Le emozioni hanno un ruolo evoluzionistico con un fine adattivo di sopravvivenza, purtroppo però nel
mondo moderno spesso si attivano reazioni emotive arcaiche anche quando non dovrebbero e diventano
disfunzionali. Per questa ragione diventa importante avere degli strumenti che ci permettano di intervenire
sulle emozioni inutili e distruttive.
13. A COSA SERVONO
• FUNZIONE CAMPANELLO:ci segnalano attraverso una valutazione
automatica che sta accadendo qualcosa di importante per il nostro
benessere.
• FUNZIONE COMUNICATIVA: aumentano l'espressività nella
relazione con gli altri
• FUNZIONE DI RISPOSTA: attivano una serie di cambiamenti
fisiologici e di comportamenti emozionali per gestire inizialmente la
situazione, senza dover riflettere sul da farsi.
14. COME GESTIRE LE EMOZIONI
• Saper gestire le emozioni è una delle competenze più importanti
che puoi acquisire nella vita. Non sapere intervenire sul proprio
stato emotivo significa essere in balia di forze interne con risultati
dannosi o limitanti sulla nostra vita. E’ per via della loro
importanza e per la mia storia personale che nel mio sito viene
dedicata a questa abilità un’ampia vetrina.
• Prima di tutto è pero importante sapere quali sono gli errori
classici in cui le persone s’imbattono quando si trovano a
fronteggiare un’emozione negativa.
15. COSE CHE NON DEVI FARE CON UN
EMOZIONE NEGATIVA
Ecco qui brevemente elencati i 3 principali.
1) EVITARLA
In genere quando si prova un’emozione spiacevole viene
naturale evitare la situazione o la personae che la evoca.
Questa strategia non solo tenderà a limitare la propria
vita ma nel tempo comporterà un aumento della forza e
dell’intensità dello stato emotivo evitato.
16. COSE CHE NON DEVI FARE CON UN
EMOZIONE NEGATIVA
2) OPPORGLI RESISTENZA.
Un’altra strategia comune è quella di negare
l’esperienza emotiva opponendogli resistenza.
Quest’approccio è estremamente controproducente
in quanto la resistenza esercita una forza uguale o
superiore a quella dell’emozione cui si resiste. “what
you resist persists” dicono infatti gli inglesi.
17. COSE CHE NON DEVI FARE CON UN EMOZIONE
NEGATIVA
3) IDENTIFICARTI CON ESSA.
• Un altro sbaglio tipico è identificarsi con l’emozione che si sta
sperimentando, portando a livello d’identità l’emozione in oggetto. C’è una
sottile ma sostanziale differenza nel dirsi “sono arrabbiato/impaurito” dal
dirsi “in questo momento sto provando rabbia/paura.”
• Un’emozione è infatti qualcosa che si prova, non qualcosa che si è. Il
fare questa distinzione ci consente di assumere una prospettiva più
distaccata e obiettiva nei confronti dell’emozione attiva.
18. I 5 PILASTRI PER GESTIRE LE EMOZIONI
• LA CONOSCENZA PROPRIA EMOZIONI-PENSIERI
CREDENZE -ATTITUDINI
• IL CONTROLLO DELLE EMOZIONI- CANALIZZARE IN
ALTRE ATTIVITA' -EVITARE PERSONE- SVAGO
• LA MOTIVAZIONE DI SE STESSI
• RICONOSCERE LE EMOZIONI ALTRUI-EMPATIA
• LA GESTIONE DELLE RELAZIONI
19. I PASSI DA COMPIERE PER GESTIRE
1 Accogli l’emozione: Falla entrare ed ascolta cosa vuole dirti. Quanto è forte in suo
messaggio?
2 Riconoscila: Chiedile perché arriva e da dove…é un’emozione del passato che ritorna?
Immagina le 3 peggiori reazioni che potresti avere e i risultati che porterebbero..La
situazione adesso, merita questo?
3 Esamina i contenuti: Che messaggio porta? esempio: Perché sono triste?..Perché
dovrei avere paura?…Trova delle motivazioni chiare e prosegui così, la stai raffreddando
con le giuste domande.
4 Contieni la Reazione: La prima reazione in questi momenti spesso è sbagliata quindi
contienila. Visto che finora hai scovato i motivi per calmarti ora già è più facile e sotto
controllo.
5 Resisti dal Reagire: Ora hai trovato la Ragione e l’Autenticità della situazione, quindi la
tua reazione è sotto controllo. Ora puoi corregere quello che ti darebbe l’istinto e trovare
s o l u z i o n i a l t e r n a t i v e . O r a h a i V i n t o e p u o i e s s e r n e f i e r o .
20. TEORIE SULLE EMOZIONI
La teoria perifericao viscerale di William James:secondo la quale “non
piangiamo perché siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo” William James (1984) fu il primo che
definì l’emozione in termini operativi come il sentire i cambiamenti neurovegetativi che hanno luogo a
livello viscerale a seguito dello stimolo elicitante. Secondo l’autore, infatti, l’evento emotigeno
determinerebbe una serie di reazioni viscerali e neurovegetative che sono avvertite dal soggetto; la
percezione di queste modificazioni fisiologiche sarebbe alla base dell’esperienza emotiva.
Teoria centrale o neurologica James Cannon: sulla base di questi dati,
Cannon elabora una teoria centrale delle emozioni, secondo la quale i centri di attivazione, di
regolazione e di controllo dei processi emotivi non si trovano in sedi periferiche come i visceri, ma
sono localizzati centralmente nella regione talamica. L’intero processo può essere così schematizzato:
un evento esterno stimola i recettori che mandano impulsi alla corteccia che, a sua vollta, stimola i
processi talamici che agiscono nell’area corrispondente a una particolare emozione.
21. TEORIE SULLE EMOZIONI
Teoria cognitivo-attivazionale Schacter: egli associò alla comunque
imprescindibile attivazione fisiologica una componente di natura psicologica che spiegasse
l'attivazione fisiologia (altrimenti a suo parere troppo indifferenziata e aspecifica) sulla base di un
evento emotigeno coerente. Schachter ritiene che entrambe le componenti siano condizioni
imprescindibili per lo sperimentare da parte degli individui di un qualsiasi stato emotivo, e che
essi debbano inoltre essere accompagnate da un secondo atto cognitivo (successivo alla
percezione e al riconoscimento dello stato emotivo) che permetta di stabilire una connessione
tra i due fattori portando ad “etichettare” in maniera appropriata l'emozione che si sperimenta.
22. TEORIE SULLE EMOZIONI
Teorie dell'appraisal: appraisal è un termine inglese (valutazione, perizia), con cui si
designa la valutazione cognitiva degli stimoli. In psicologia delle emozioni, alcuni studiosi
sostengono che emozioni diverse sono caratterizzate da differenti sistemi valutativi, composti da
specifiche componenti o dimensioni; l'appraisal sarebbe dunque all'origine della risposta
emozionale. Questa visione si contrappone al senso comune, che vedrebbe il sentire emotivo
come qualcosa di immediato, non controllabile, e ben distinto da controlli cognitivi specifici. Gli
studiosi dell'appraisal sostengono al contrario che le emozioni non possono nascere senza una
ragione e che la loro origine è riscontrabile sempre in una qualche forma di valutazione cognitiva
della situazione collegata all'evento emotigeno con tutti i suoi possibili legami con il benessere e
le aspettative, gli scopi, i desideri del soggetto coinvolto.
23. TEORIE SULLE EMOZIONI
Teorie interpretative delle emozioni: secondo le teorie interpretative, l’emozione
è composta di arousal più interpretazione cognitiva della situazione; questi processi cognitivi e i loro
contenuti non hanno nulla di emotivo in sé, ma operano attraverso processi di etichettamento,
giudizio e attribuzione casuale, con lo scopo di definire la qualità dell’esperienza emotiva.
Altri studiosi, rifacendosi agli studi di Darwin, hanno preferito vedere le emozioni come reazioni
sviluppatesi per la sopravvivenza della specie umana (ad esempio la paura porterebbe a scappare
davanti a un pericolo, il sorridere come reazione di gioia faciliterebbe il riconoscimento di persone
non ostili...). Le emozioni, quanto meno quelle primarie, vengono dunque concepite all'interno di
queste teorie psicoevoluzionistiche come qualcosa di unitario e innato nell'uomo. Esse quindi, così
come le corrispettive espressioni facciali che le caratterizzano, sarebbero geneticamente determinate
e automatiche nel loro insorgere.
24. A Bun qualsiasi
evento o
situazione
E' la
reazione
emotiva al
comporta
mento che
ne deriva
COMPRENDE I
PENSIERIVALUTATIVI
RIGUARDANTI CIO'
CHE' ACCADE
no
TEORIA ABC
25. "La vita è una commedia per
coloro che pensano e una
tragedia per coloro che
sentono". HORACE WALPOLE.
26. PENSIERI CHE CREANO PROBLEMI
LE CARATTERISTICHE DEI PENSIERI IRRAZIONALI SONO ESSENZIALMENTE LE
SEGUENTI:
• DESCRIVONO IN MODO NON REALISTICO GLI EVENTI DISTORCENDOLI
• SONO PENSIERI ESAGERATI,ASSOLUTISTICI
• NON AIUTANO A RAGGIUNGERE I PROPRI SCOPI
• PORTANO A REAZIONI EMOTIVE ECCESSIVAMENTE INTENSE E PROLUNGATE
27. PENSIERI CHE CREANO PROBLEMI
I PRINCIPALI CONTENUTI IRRAZIONALI COLLEGATI A REAZIONI EMOTIVE ECCESSIVE
SONO I SEGUENTI:
PENSIERO ASSOLUTISTICO:sono una modalità di pensiero che solitamente si esprime con
espressioni quali «Devo assolutamente ottenere quello che desidero», «Gli altri devono sempre
trattarmi bene», «Certe cose non devono assolutamente succedere».
L’illogicità di tale pensiero sta nel fatto che partendo da un obiettivo che si preferirebbe
conseguire (ad esempio, ricevere approvazione dagli altri, ottenere considerazione e rispetto
dagli altri), trasformiamo tale obiettivo da preferenza razionale a esigenza assoluta che assume la
forma di «doverizzazione».
28. PENSIERI CHE CREANO PROBLEMI
• PENSIERO CATASTROFICO: consiste nell’esagerare oltremodo l’aspetto spiacevole o
doloroso di certi eventi.Tipici esempi sono: «È una cosa tremenda sbagliare», «È orribile essere
criticati».
• INTOLLERANZA,INSOPPORTABILITA': si tratta di pensieri che denotano una bassa
tolleranza nei confronti delle frustrazioni. Consistono nel ritenere che certi eventi (o talvolta
certe persone) obiettivamente spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: «Non
posso sopportare tutti questi compiti», «Non posso tollerare di essere trattato male».
29. PENSIERI CHE CREANO PROBLEMI
• SVALUTAZIONE GLOBALE DI SE' O DEGLI ALTRI: consiste nel
ritenere che poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora siamo un
fallimento totale. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli
altri, ritenendo che poiché uno o più aspetti del comportamento di
una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa. Esempi di
entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: «Sono così
stupido e incapace», «Sono proprio un perdente», «Quel mio
compagno è una vera carogna».
30. PENSIERI CHE CREANO PROBLEMI
• INDISPENSABILITA',BISOGNI ASSOLUTI : è un modo di pensare che ci
porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che in realtà è solo desiderabile,
auspicabile, utile, ma di cui possiamo anche fare a meno, pur con qualche inconveniente. Con
questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in qualcosa
di essenziale per la nostra felicità. È come se dicessimo «Posso essere felice solo se avrò
questo», ma così facendo ci costruiamo la nostra stessa infelicità. In molti casi ciò che
consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia.
31. PENSIERI CHE CREANO PROBLEMI
GENERALIZZARE: significa pensare in termini di «sempre»,
«mai», «tutti», «nessuno».Ad esempio «Mi va sempre tutto storto»,
«Non riesco mai a...», «Tutti se la prendono sempre con me»,
«Nessuno mi vuole bene». Si tratta di pensieri poco realistici in
quanto è altamente improbabile che certe cose si verifichino proprio
sempre o mai o che tutti, proprio tutti, agiscano in un certo modo. Si
tratta piuttosto di generalizzazioni estreme che ci portano ad avere
una visione disfattista della realtà.
32. Quando le emozioni sopraffanno la
concentrazione, quel che viene effettivamente
annientato è una capacità mentale che gli
scienziati cognitivi chiamano “memoria di
lavoro”, ossia l'abilità di tenere a mente tutte
le informazioni rilevanti per portare a
termine ciò a cui ci stiamo dedicando.
33. PROMUOVERE LA SPERANZA
“Gli studenti più inclini alla speranza si
prefiggono obiettivi più ambiziosi e sanno
quanto devono impegnarsi per raggiungerli.
Quando si confrontano i risultati accademici di
studenti con doti intellettuali equivalenti, ciò
che li distingue è proprio la speranza”
34. PROMUOVERE LA SPERANZA
I ricercatori moderni sono sempre più consapevoli del
fatto che la speranza non si limita a offrire briciole di
consolazione in una landa di dolore; essa ha invece un
ruolo sorprendentemente potente nella nostra vita,
in quanto costituisce un vantaggio in situazioni diverse,
influenzando il rendimento scolastico o la capacità di
sopportare impegni gravosi
35. TRASFORMARE PENSIERI
IRRAZIONALI
– Cosa c’è di vero in quello che penso, quali fatti potrei avere ignorato?
– C’è qualche esagerazione nel mio modo di pensare?
– Questo modo di pensare mi aiuta a stare meglio?
– Questi pensieri mi sono utili per riuscire a ottenere quello che vorrei?
– Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere in questa situazione?
– Quanto è probabile che si verifichi davvero? Sarebbe proprio terribile o
insopportabile se ciò si verificasse?
36. TRASFORMARE PENSIERI IRRAZIONALI
PENSIERO ASSOLUTISTICO («devi assolutamente», «bisogna per forza») può essere
sostituito con pensieri che esprimono desideri, opportunità, convenienza.
Ad esempio, «Sarebbe meglio se...», «Vorrei che...», «Conviene, è meglio...»;
PENSIERO CATASTROFICO può essere sostituito con pensieri che ridimensionano in
modo più realistico l’evento.
Ad esempio, «È spiacevole, è doloroso, ma non è la fine del mondo»;
INTOLLERANZA O INSOPPORTABILITA' possono essere sostituiti constatando che
certi eventi o certe persone «sono solo sgradevoli, fastidiosi, ma pur sempre sopportabili»;
37. TRASFORMARE PENSIERI IRRAZIONALI
SVALUTARE TOTALMENTE SE STESSI O GLI ALTRI con
aggettivi denigratori può essere superata limitandosi a esprimere
giudizi solo sui comportamenti e non sulle persone, ricordandosi che
gli individui sono qualcosa di molto più complesso della semplice
somma dei loro comportamenti;
INDISPENSABILITA' BISOGNI ASSOLUTI possono essere
sostituiti con affermazioni che esprimono preferenze, come «Mi
piacerebbe... ma so che non è indispensabile anche se lo desidero
molto», «Anche se non posso ottenere questa cosa potrò avere altre
gratificazioni...»;
38. TRASFORMARE PENSIERI IRRAZIONALI
PENSIERI CHE GENERALIZZANO(«sempre»,
«mai», «nessuno») possono essere
trasformati ricorrendo a termini quali
«spesso», «a volte», «molti», «qualcuno».
39. OTTIMISMO
Essere ottimista, come pure essere inclini alla speranza, significa nutrire forti
aspettative che, in generale, gli eventi della vita volgeranno al meglio nonostante i
fallimenti e le frustrazioni.
Dal punto di vista dell'intelligenza emotiva, l'ottimismo è un atteggiamento che
impedisce all'individuo di sprofondare nell'apatia o nella depressione e di
scivolare nella disperazione di fronte a situazioni difficili. Come nel caso della
speranza, che è sua stretta parente, l'ottimismo si rivela fonte di grandi vantaggi
(purché, naturalmente, si tratti di un ottimismo realistico; un ottimismo troppo
ingenuo può essere disastroso)
40. OTTIMISMO
Seligman definisce l'ottimismo sulla base del modo in cui gli
individui spiegano a se stessi i propri successi e i propri
fallimenti. Gli ottimisti attribuiscono il fallimento a dettagli
che possono essere modificati in modo da garantirsi buoni
risultati nei futuri tentativi, mentre i pessimisti si assumono
di persona la colpa dell'insuccesso, attribuendolo ad aspetti
o circostanze durevoli che essi non hanno la possibilità di
modificare.
41. OTTIMISMO E SUCCESSO
SCOLASTICO
Di fronte a una delusione (come il vedersi rifiutato per un impiego) gli
ottimisti tendono a reagire attivamente e con un atteggiamento pieno
di speranza, formulando un piano d'azione o cercando l'aiuto e il
consiglio di qualcuno; essi considerano l'insuccesso come qualcosa alla
quale si può rimediare. I pessimisti, invece, reagiscono a tali fallimenti
dando per scontato il fatto di non poter far nulla affinché le cose
vadano meglio la volta successiva; costoro pertanto non fanno nulla
per risolvere il problema e attribuiscono l'insuccesso a qualche
carenza personale che li affliggerà per sempre. Come la speranza,
anche l'ottimismo è un fattore predittivo del successo scolastico.
42. DIALOGO INTERIORE
• INDIVIDUARE LO STILE DI PENSIERO
ABITUALE DEI GENITORI
• INDIVIDUARE I MODI DI PENSARE
VOSTRI
• TRASFORMATELI IN POSITIVO
43. GESTIRE LE EMOZIONI
Gestire le emozioni è diverso da
soffocarle!!
Significa affrontare gli eventi emotivi in
maniera emozionalmente intelligente.
44. BIBLIOGRAFIA
• Daniel Goleman, Intelligenza sociale,Burp Rizzoli,2010
• Daniel Goleman, Intelligenza ecologica,Burp Rizzoli,2010
• Daniel Goleman,Intelligenza Emotiva,Che cos'è e perchè può renderci felice,Bur Rizzoli,2013
• Bertram Rosenberg Marshall ,Le sorprendenti funzioni della rabbia. Come gestirla e scoprirne
il dono,Edittore Esserci,2006
• l'ABC delle mie emozioni, Programma di alfabetizzazione socio-affettiva secondo il metodo
REBT,Erickson,2014
• Ramon Testa, la voce invisibile,come capire leemozioni degli altri attraverso il linguaggio del
corpo,edizione Uno, 2018