2. Il regno di Napoli
dopo la pace di
Caltabellotta (1302) fu
governato dal figlio di
Carlo II d’Angiò,
Roberto.
3. • Questo regno era il più vasto della penisola e in esso
restavano saldamente radicate le strutture feudali. I baroni
trasformarono i loro feudi in piccoli stati autonomi.
• Le attività commerciali si intensificarono, fiorirono le logge
e le corporazioni e Napoli divenne la città più vivace del
Basso Medioevo in Italia.
4. • Il re Roberto designò come suo erede il figlio Carlo
di Calabria, ma dopo la morte prematura di
quest’ultimo, fu costretto a lasciare il trono alla
giovane nipote Giovanna d’Angiò, figlia di Carlo.
• Nel 1372 Giovanna I e Federico IV di
Sicilia sottoscrissero il Trattato di
Avignone, che sanciva il
riconoscimento reciproco delle
monarchie e dei rispettivi territori:
Napoli agli Angioini e la Sicilia agli
Aragonesi.
5. • Carlo III rimase sovrano incontrastato, ma nel 1385 fu
chiamato in Ungheria per prendere in eredità il trono
lasciato vacante da Luigi I il Grande, mentre il regno di
Napoli fu lasciato nelle mani della moglie Margherita, che
rimase reggente per conto dei due piccoli figli, Ladislao e
Giovanna.
• Riesplose la guerra civile tra la
fazione dei durazzeschi, che
riconoscevano come erede
Ladislao, e quella degli angioini,
che si riconoscevano invece in
Luigi II d’Angiò, figlio del defunto
Luigi I. Dopo alterne vicende di
sconfitte e di vittorie prevalse, nel
1400, Ladislao.
6. • Per rendere solido il regno della nipote, Roberto la
fece sposare con Andrea, fratello del re
d’Ungheria Luigi I il Grande. Ma il matrimonio si
rivelò un fallimento, a causa della condotta leggera
e scandalosa di Giovanna I: ella infatti fu accusata
di aver preso parte alla congiura contro il marito.
• Per vendicare il fratello e far
valere i propri diritti sul regno, il
re Luigi I d’Ungheria scese in
Italia nel 1348 ed occupò
Napoli.
7. • Intanto il nuovo papa Innocenzo VI scomunicò Giovanna,
in quanto i pagamenti dei tributi di vassallaggio che il
regno doveva al pontefice erano stati interrotti.
• La crisi irreversibile sopraggiunse nel 1378, con lo scoppiò
dello Scisma d’Occidente: Giovanna infatti si schierò con
l’antipapa avignonese, contro la volontà dei suoi sudditi.
Inoltre, non avendo eredi diretti e influenzata dal papa di
Avignone, la regina nominò erede del regno Luigi I,
appartenente al ramo francese degli Angiò e fratello del re
di Francia.
• In risposta, il pontefice romano Urbano VI la scomunicò e
concesse l’investitura del regno a Carlo di Durazzo, che
prese il nome di Carlo III. La nobiltà ed il regno si divisero
in due fazioni in lotta tra loro, i durazzeschi e gli angioini:
iniziò così una prima guerra dinastica.
8. • Non avendo eredi diretti, successe a Ladislao la sorella
maggiore Giovanna, che divenne così Giovanna II.
• Non avendo eredi diretti, successe a Ladislao la
sorella maggiore Giovanna, che divenne così
Giovanna II.
9. • Anche Giovanna II non aveva eredi diretti, tanto che decise
di adottare Alfonso V d’Aragona, già sovrano della Sicilia e
della Sardegna.
• Ma quest’ultimo commise l’errore di trasferirsi, nel 1421, a
Napoli: questa decisione fece temere a Giovanna che si
volessero anticipare i tempi della successione e ciò la
indusse a cambiare erede.
• La nuova scelta cadde su Luigi III, del ramo francese degli
Angiò, che però morì nel 1434, così i suoi diritti passarono
al fratello Renato. Seguì un’ennesima, devastante, guerra
dinastica.
10. La guerra si concluse nel 1442 con la conquista definitiva
di Napoli da parte aragonese.
12. Il castello era la residenza
regale degli Angioini, con
l’arrivo di Roberto il saggio
divenne anche un grande
centro culturale.
La prima denominazione,
ovvero Maschio Angioino, è
dovuta al sovrano Carlo I
d’Angiò, il quale lo fece
edificare tra il 1279 e il 1282.
13. All’arrivo degli Aragonesi (1421) il nome cambiò
in Castel Nuovo, innanzitutto per eliminare ogni
traccia degli Angioini, poi anche per distinguerlo
da Castel dell’Ovo e da Castello Capuano.
14. Attualmente sorge nell’ampia Piazza Municipio, al fianco
dei giardini di Palazzo Reale, a pochi passi dal porto. Tutti
questi edifici, meno il municipio che è successivo, furono
edificati nello stesso periodo, in cui tutta la zona godeva di
una particolare fioritura.
MASCHIO ANGIOINO
15. LA TAVOLA STROZZI
• E’ di autore ignoto, forse Colantonio
• Risale al ‘400, aveva lo scopo di celebrare Ferrante
d’Aragona
• E’ utile per una lettura analitica della città di Napoli
16. Il progetto fu assegnato agli architetti francesi Pierre
d’Angincourt e Pierre de Chaulnes.
La principale caratteristica del monumento è la
pianta irregolarmente trapezoidale.
E’ difeso da cinque grandi torri
cilindriche (due rivolte verso il
mare e tre verso la terra). Esse
si elevano su dei basamenti a
scarpata.
Torre del Beverello
17. di San Giorgiodi San Giorgio di Mezzo di Guardia
dell’O
ro
dell’O
ro
di Beverello
18. L’arco trionfale
situato tra la torre di
Mezzo e la torre di
Guardia. E’ in
marmo e si ispira
agli archi romani.
Il suo scopo è
quello di celebrare
l’arrivo a Napoli di
Alfonso d’Aragona,
di cui c’è una statua
sulla sommità più
alta.
20. CAPPELLA PALATINA
o Chiesa di San Sebastiano o di Santa Barbara
E’ l’unico elemento
interno originale
rimasto fino ad oggi,
risale dunque
all’epoca angioina
ed è in stile gotico. E’ collegata alla
sala dei baroni
attraverso una
scala a
chiocciola.
Illuminata da
finestre
gotiche.
23. Roberto d’Angiò lo chiamò nel 1328
per la decorazione delle pareti della
cappella Palatina, che si concluse nel
1333.
In quello stesso anno venne nominato dal Re “famigliare” e
“primo pittore di corte e nostro fedele”, a testimoniare
l’enorme considerazione che Giotto aveva raggiunto. Inoltre
gli assegnò uno stipendio annuo.
La sua opera era molto ben
documentata, ne rimane infatti il
contratto, utile per conoscere come
era strutturato il lavoro nella sua
bottega.
24. LA SALA DEI BARONI o SALA MAIOR o SALA DEL TRONO
Essa è la sala principale del
castello.
Venne affrescata nel 1330 da
Giotto ed erano raffigurate gli
uomini e le donne illustri
dell’antichità
(Sansone,
Ercole,
Salomone,
Paride, Ettore,
Achille, Enea,
Alessandro e
Cesare)
25. Cappella delle anime del Purgatorio
Vista dalle prigioni
Cappella di San Francesco di Paolo
26. Attualmente il complesso monumentale viene destinato ad
uso culturale ed è sede del Museo Civico di Napoli.