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Portfolio - Daniele Ciacci
TV-Series Addicted

Funny Cynic

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Digital Native

Hungry Reader
Who am I ?
Online
Sparklehorse è morto due volte. La prima nel
1996 – un anno dopo il debutto con la Capitol
Records di Vivadixiesubmarinetransmissionplot
– quando accompagnava i Radiohead nel loro
tour inglese. Dopo ore immense di viaggio in
aereo, con la stanchezza per il jet lag che
martellava le tempie – da sempre martoriate
dalle continue e forti emicranie – Mark Linkous,
in arte Sparklehorse, pensò di sistemare la
cosa con un bel cocktail di Valium ed
antidepressivi. Una combinazione che riuscì
nell’impresa di farlo svenire mentre sedeva a
gambe incrociate, bloccando così la
circolazione del sangue. Quando il cuore smise
di battere per circa due minuti, e i medici
stavano già compilando il certificato di morte,
quel muscolo strambo riprese ad andare e tutto
si risolse così: 12 settimane all’ospedale Saint
Mary di Londra, quindi altri tre mesi in sedia a
rotelle, quindi tutori per le gambe per il resto
della vita.

!

Cioè altri quattordici anni. Prima che
l’inesorabile fame di affetti e lo sterile
compiacimento della fama internazionale lo
portassero a spararsi un colpo al cuore davanti
alla casa di un amico a Knoxville. Una
disintegrazione causata dal divorzio con la
prima moglie, dal divorzio dei suoi genitori,
dalla fuga a Carrsboork a casa del nonno John

venditore di automobili e famoso in tutta la
contea per aver ucciso un mulo con un solo
pugno –, dalla nostalgia per la Virginia. ha
provato ad andare a Los Angeles, quindi a
trasferirsi a New York, ma senza riuscita. Dopo
aver vagato anni e anni si stanzia a Richmond
con un gusto musicale eterodosso, eclettico,
indigeno, e con un bel raccoglitore di canzoni
popolari irlandesi apprese in una casa giù, a
Church Hill.

!

Il New York Times ha detto di lui: «In
Sparklehorse si trova una bellezza strana,
come nelle cose che vanno a pezzi». Si era
appena mostrato al mondo con i palmi aperti,
per far vedere tutto di sé. E la risposta è stata
questa. Ma cosa si può trovare, di bello, nelle
cose che vanno a pezzi? Cosa può
appassionare di una vita infranta, massacrata,
ridotta in briciole dall’avversione delle
circostanze? Mi piacerebbe concludere
l’articolo con una domanda aperta, ma mi
dicono non essere nei vincoli della
professionalità, per cui azzardo e giro un’altra
domanda, che poi è già una risposta: che
cosa, nella vita, non va in pezzi, prima o poi? E,
per questo, le cose perdono la loro bellezza?

«La strana bellezza delle cose che vanno in pezzi»
Art&Facts, 13 dicembre 2012
http://www.artandfacts.org/sparklehorse/
Perché ricominciare? È giusto chiederselo
dopo tre mesi di stop dove molti di noi –
redattori all’acqua di rose –si sono visti
impelagati nelle giuste traversie che la vita
riserva. Un esempio? Una di noi ha ricevuto
l’anello di fidanzamento, due di noi l’hanno
regalato (non alla stessa persona). Alcuni di
noi hanno perso il lavoro, poi trovato, poi
riperso, poi ritrovato. Altri hanno preparato una
tesi di laurea, altri si sono vestiti della corona di
alloro e si buttano nell’impietoso mondo della
crisi economica, dei cv inviati a vuoto, degli
stage a mitraglia. È una vita difficile per tutti, e
anche il nostro sito ha avuto bisogno di
staccare la spina, respirare, prendersi un po’ di
ferie per capire qual è il suo posto del mondo.

elevati, visibilità migliore. Art&Facts è come il
vino: più invecchia e più è buono. E gli sbagli
ci rendono ancora più gustosi, come una
salinazione elevata, un tono di tappo, un gusto
rancido che se bevuto con gli amici piace
assai, lo stesso, forse anche di più. Non
importa quante volte si cada. Noi saremo
sempre lì. Con i nostri tanti limiti, la nostra
buona dose di inesperienza. E qualche errore
ogni tanto, che non guasta mai.

!

Insomma, ci scusiamo. Ma è bello che la vita
vada avanti lo stesso. Siamo gente in carne e
ossa, che vive i piaceri della vita analogica e li
riversa in qualche bit di spazio digitale.
Abbiate la carità di venirci incontro, anche per
voi è così. Dopotutto, noi siamo i primi a non
farne una tragedia. Anzi, la pausa è stato il
momento giusto per raccogliere gli spunti e
ripartire. Veste grafica nuova, contenuti sempre

Art&Facts è come il vino: più invecchia e più è buono
Art&Facts, 30 settembre 2012
http://www.artandfacts.org/artfacts-e-come-il-vino-piu-invecchia-e-piu-e-buono/
Infanzia
Ecco è Ser Dao, prode e amante cavaliere
che cadde innamorato contro il suo volere.
L’amore è un bell’inghippo – e voi ben lo saprete –
poiché la sua amata vive in cima ad un abete.

Così il seguente dì, in sella al suo cavallo
– che non aveva un crine – e con in mano un gallo,
Ser Dao si presenta dal colto poeta Pico
e insieme si dirigono in cima al Monte Antico.

E anche se quell’albero non era una sequoia,
a star così lontano, lei non provava noia?

La bella fissava notte e dì il ciel sereno
e quello le bastava per avere il cuore pieno.

Sul monte si narrava una strana vicenda:
non si ascendeva in cima se non facendo ammenda
a un orco un po’ scorbutico. Ser Dao gli dà il suo gallo
che canta così bene che scatena un grande ballo.

Invece il cavaliere voleva la donzella
per farle una frittata, un pollo e una frittella.
Già pensava ad una vita passatale accanto.
Infatti, ad ogni passo, era gioia e insieme pianto.

Così tra una baciata e un passo di mazurca
gli eroi sono alla cima. Ed esclamano: «Urca!».
Dall’alto della montagna si spalanca la valle:
il mondo avanti a sé, solo il cielo alle spalle.

Nel suo peregrinare incontra un caro amico:
un piccolo cantore che si chiamava Pico.
A Pico il cavaliere riporta il melodramma:
«Domani – fa il poeta – ristorerò la tua fiamma».

Da lì la principessa sembra più carina:
si può osservare bene il suo viso da bambina.
Così Ser Dao ha capito di Pico l’insegnamento:
si vede meglio da lontano, che a due palmi dal mento.

!
!
!

!
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«Si vede meglio da lontano, che a due palmi dal mento»
Piccole Tracce, n.2, febbraio 2013
Tempi

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A pochi passi dagli uffici del Comune di
Buccinasco, in via Siena, sorge la scuola
parrocchiale “Don Stefano Bianchi”. Un
grande edificio in mattoni con un ampio
giardino, volto a ospitare bambini di ogni credo
e di ogni colore. L’asilo, voluto cinquant’anni fa
dall’omonimo parroco, divenne subito una
calamita sociale per la generazione contadina
del Dopoguerra. La quale, per riprendersi dalla
pesante indigenza di un’Italia che doveva
ricostruirsi, coltivava la terra dall’alba al
tramonto. Allora, infatti, l’unica struttura alla
quale poter affidare i propri figli durante il
lavoro nei campi era a Corsico, un comune
limitrofo all’epoca difficile da raggiungere. Così
don Stefano Bianchi fondò il primo asilo di
Buccinasco, d’ispirazione chiaramente
cattolica, inserito nel complesso ecclesiale.
Esempio di sussidiarietà più unico che raro, la
scuola adesso ospita 330 bambini, divisi in
undici sezioni. È il 40 per cento di tutti i piccoli
residenti dai 3 ai 6 anni di età. Essendo la Don
Stefano Bianchi l’unico istituto sul territorio atto
a questa mansione, nel 1982 una giunta
comunale di sinistra decise di sovvenzionarla
generosamente. Una convenzione poi
rinnovata lo parrocchiale ha una radice di
sostanza marcatamente pecuniaria.

Tra gli obiettivi della Iacontini sta, infatti, il
pareggio di bilancio in vista delle elezioni del 6
maggio prossimo. Ma il taglio, deciso
unilateralmente dal potere tecnico del
commissario prefettizio (che assorbe in sé
l’incarico di sindaco, giunta e consiglio
comunale), non di anno in anno da tutte le
amministrazioni che si sono susseguite alla
guida del Comune, di qualunque colore esse
fossero, fino a oggi. Fino agli attuali 570 mila
euro di stanziamento.

!

Quei soldi alla scuola servono a pagare le
insegnanti, la mensa, il riscaldamento, la
gestione ordinaria e straordinaria. Grazie alla
convenzione col Comune, l’istituto paritario
poteva garantire alle famiglie rette pari a quelle
delle scuole pubbliche – 57 euro al mese – e
una vera libertà di educazione.  Tuttavia al
commissario straordinario Francesca Iacontini
– subentrata dopo l’arresto preventivo dell’ex
sindaco pidiellino Loris Cereda e le dimissioni
di 14 consiglieri comunali che hanno fatto
decadere la giunta – tutto questo sembra non
interessare. Il 6 febbraio, a due settimane dalla
scadenza delle iscrizioni agli asili comunali, la
convenzione è stata drasticamente ridotta a
200 mila euro.

«Mamma, mi tagliano»
Tempi, anno 18, n. 10, 14 marzo 2012
Costringendo molte famiglie a cercare per i figli
collocazioni più a portata delle proprie tasche.
Il “divorzio” tra Comune e asidi è stato
accompagnato dalla proposta di valide
alternative per le famiglie coinvolte. E non si è
trattato di rimediare a uno sperpero di denaro
pubblico: a quanto pare la gestione dell’asilo è
affidata a mani oculate  che sanno fare di
calcolo. Lo dimostrano i conti: per una spesa
media di 6 mila euro l’anno per ogni bambino
iscritto in una scuola comunale, nell’asilo
parrocchiale di Buccinasco se ne spendono
2.700. Solo per il servizio mensa, il risparmio
annuale viaggia intorno ai 50 mila euro. Ma il
commissario incaricato non ha sentito ragioni.
«Non si faceva vedere – sorride ironica una
mamma – allora le abbiamo fatto “la posta”.
L’abbiamo sorpresa mentre entrava in Comune
e le abbiamo chiesto il motivo della sua
decisione». Un’altra mamma, preoccupata,
scuote la testa: «Sembrava caduta dal pero.
Non aveva dati precisi. Pensava che lo
stipendio delle insegnanti fosse erogato
direttamente dal parroco. Eppure il bilancio è a
sua disposizione, nero su bianco, approvato da
una commissione paritetica del Comune. È lì,
trasparente. Ma non l’ha nemmeno letto». I
genitori hanno inviato una lettera al prefetto di
Milano Gian Valerio Lombardi e al ministro
dell’Istruzione Francesco Profumo per chiedere
di intervenire in merito all’abolizione della
convenzione. «Ci avevano già provato alcune
giunte di sinistra – dice una maestra – ma sono
sempre state costrette a retrocedere. La scuola
è un punto d’eccellenza del territorio, i cittadini
lo sanno e hanno fatto fronte comune.

Bisognava aspettare l’arrivo di un commissario
estraneo alla politica per raggiungere questo
risultato». Sabato 18 febbraio si è voluto
sensibilizzare i buccinaschesi con una festa in
maschera e una raccolta firme. «È stato un bel
momento, utile a farci sentire. E a respirare la
solidarietà di un popolo», dice una mamma.
Ma le 3.500 sottoscrizioni racimolate – più di un
decimo dei cittadini del Comune – non hanno
fatto rientrare l’inderogabilità del procedimento.

!

Che fine fanno quegli “esuberi”?!


Anche per quanto riguarda le ovvie
conseguenze del blocco dei fondi (la diaspora
degli iscritti verso gli istituti statali,
l’allungamento della graduatoria dei bambini
per l’anno successivo, le richieste degli
insegnanti della scuola parrocchiale di essere
inserite negli organi di Stato) il commissario
Iacontini ha dimostrato di non avere l’occhio
lungo. Nel limbo dell’incertezza, i genitori
hanno iscritto i propri figli alla scuola
dell’infanzia (statale) di via dei Mille. Risultato?
I nomi di 221 bambini della Don Stefano
Bianchi hanno ispessito la lista d’attesa di una
scuola che può ospitare solo 53 pargoli. Lo
stesso Luigi Placido, responsabile del settore
istruzione del Comune, ammette: «Non
saremmo in grado di accogliere tutti. Costruire
nuove aule e chiamare nuovi insegnanti è
attualmente impossibile». Per di più i bambini
provenienti dalla scuola paritaria sono in fondo
alle graduatorie per l’ingresso nelle scuole
statali. Hanno una doppia iscrizione, perciò
sono scivolati tra gli ultimi posti pur avendo un
un punteggio sufficiente per essere accettati.
«È assurdo – protesta una mamma – le
iscrizioni per l’anno prossimo alla Don Stefano
Bianchi le hanno fatte come sempre d’ufficio
nei mesi scorsi, ma a causa dei tagli la
direzione le ha bloccate. In ogni caso, noi non
sapevamo nulla di questo aumento della retta.
La stessa Iacontini, poi, ci aveva consigliato di
iscrivere i nostri figli alla statale entro i termini
prescritti. Bè, alla fine il Comune ha creato una
lista d’attesa in più per quelli con la “doppia
iscrizione”, e tutti i bambini della Don Stefano
Bianchi sono rimasti fuori». «Nel caso in cui
non si riesca a inserirli a Buccinasco –
prosegue la donna, infuriata – i nostri bambini
verranno dirottati nei comuni limitrofi. A prezzi
maggiori rispetto a quello dell’asilo comunale.
Perciò il commissario straordinario si è resa
disponibile a pagare la differenza tra le due
rette. È un’assurdità: questo peserà sul bilancio
del Comune ben più della convenzione
abolita».

un’insegnante. «Abbiamo sempre accettato
tutti, e non vogliamo essere accusati di
“partigianeria”». Eppure c’è chi ha cavalcato il
problema. Gianni Maiorano, aspirante sindaco
del Pd, pur sostenendo la necessità di una
soluzione che non gravi troppo sulle tasche
delle famiglie, ha invocato la “trasparenza
assoluta” dei rendiconti della scuola: «Tutti
devono sapere come viene speso il denaro del
contribuente», proclama in un volantino
stampato fresco per l’occasione.
Dimenticando, però, che quei rendiconti lui li
conosce molto bene. O per lo meno dovrebbe.
«Maiorano ha fatto parte della commissione
paritetica che approva il bilancio dell’asilo –
dice a Tempi un’insegnante – e le spese sono
dichiarate nella massima trasparenza. Difficile
credere che questa non sia una manovra
puramente ideologica». Il nipote di Maiorano
attualmente frequenta l’ultimo anno della
suddetta scuola. Dopo un ciclo completo di sei
anni.

Ma il problema non si pone per il “governo
tecnico” di Buccinasco: l’asilo non rientra
nella scuola dell’obbligo, motivo ulteriore per
non stare nemmeno a sentire la pressante
richiesta di ripristinare i fondi. «Non sarà una
scuola dell’obbligo, ma è comunque un diritto
per i lavoratori », chiosa un genitore. In vista
delle elezioni, la vicenda dell’asilo parrocchiale
è subito diventata materia di
strumentalizzazione politica per alcuni
candidati alla poltrona di primo cittadino. «Non
ci interessa entrare in giochi di potere, perché
questa scuola non è politica», spiega

La delusione delle maestre!

!

!



Fatto sta che adesso l’asilo ha un destino
incerto e le richieste degli interessati cadono
inascoltate. «Buccinasco non ha altre strutture
come questa e solo nel nostro circolo  didattico
c’è un “avanzo” di 200 bambini », lamenta un
genitore. «In attesa di creare strutture con una
maggiore capienza, chiediamo di ritardare
almeno di un anno il blocco della convenzione.
Per ridiscuterne, dopo il 6 maggio, con la
nuova giunta». Negli anni precedenti il
Comune per far fronte alla crescita
demografica, aveva richiesto l’ampliamento
della Don Stefano Bianchi. «Chiudere
vanificherebbe quella spesa», obietta una
mamma. «La verità? In Comune pensano che
la scuola, essendo paritaria, dovrebbe
sostenersi con rette più elevate. Che è proprio
ciò che si vuole evitare: questa non è una
scuola per ricchi, benché così la si voglia
rappresentare ». Senza contare che «stiamo
parlando di bambini, non di numeri. Un
repentino cambiamento di ambiente e di
amicizie non è senza conseguenze», ricorda
preoccupata un’altra madre. Ma quella dei
genitori non è l’unica preoccupazione. Sono 35
le maestre che insegnano da anni nell’istituto
parrocchiale di Buccinasco. Alcune di esse,
nella prospettiva di aprire un doposcuola, si
sono trasferite dalla Sicilia per poter lavo rare
qui. E il movente non è soltanto economico.
«Questa è una scuola che forma», interviene
un’insegnante. «Ho lavorato nelle statali, e ne
sono contenta. Lì, però, sei lasciata un po’ a te
stessa. Invece questa scuola ti dà la possibilità
di aggiornarti  Dieci anni che lavoro qui, dieci
anni di formazione. Se ce ne andiamo,
Buccinasco perde parte del suo capitale
umano».

!

Tutti nel listone alternativo!


Intanto procedono i lavori con il segretario
comunale Alberto Scrivano per arrivare a una
soluzione temporanea. Il piano prevede un
leggero aumento della retta per gli alunni e, nel
contempo, qualche spicciolo in più da parte
del Comune.

È un compromesso, ma ancora indigesto. «La
Don Stefano Bianchi è una scuola cattolica, ma
non chiusa», commenta una maestra. «È
sempre stata disposta a considerare
qualunque iscrizione e qualunque proposta,
anche distante dall’impostazione culturale che
segue. Noi non siamo il “ghetto dei buoni”».
Lunedì mattina, 12 marzo, è il termine ultimo
per portare i ricorsi in Comune. Una decina di
genitori hanno bussato alla porta di Vittorio
Ciocca, dirigente scolastico e candidato
sindaco di Buccinasco per Sinistra e Libertà.
Hanno in mano 176 ricorsi. Sulle graduatorie
Ciocca non si scompone. Candidamente
afferma che in totale autonomia ha deciso di
creare un listone alternativo per i bambini della
scuola parrocchiale. Da una parte, non vuole
costruire classi di soli bambini grandi (che in
graduatoria hanno punteggi più elevati);
dall’altra, non ha intenzione di lasciarsi
intimidire dalle provocazioni dei genitori.
«Andremo avanti a norma di legge», promette
una mamma. «Una graduatoria del genere è
discriminatoria e illegale».
Poesia
Volevo dirti che non eri sola
in quel lungo giardino che varcava
la serra degli aceri e delle
fredde camelie, al sole
sopito di metà ottobre,

!

quando era casa (ma ancora straniera
nelle sempre nuove terre
- a desolare che ti ricordavano gli assoli di violino
ed i passi calcati sui mosaici
di fine ottocento, i muri liberty
ma decorati di foglie d’autunno
- il sangue dell’Agnello-)

!

la tua anima nella mia anima stanca
- perché eri casa ed àncora straniera aperta al mondo. Ed eri sempre tu
che torni in me

!

che torni per sostare,
per mantenere fede alle promesse.

A funny valentine
Ogni nota di blu, Alla chiara fonte, Lugano, settembre 2012
Thank you!

Daniele Ciacci
daniele.ciacci@gmail.com
+39 349 1660194

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  • 5. Perché ricominciare? È giusto chiederselo dopo tre mesi di stop dove molti di noi – redattori all’acqua di rose –si sono visti impelagati nelle giuste traversie che la vita riserva. Un esempio? Una di noi ha ricevuto l’anello di fidanzamento, due di noi l’hanno regalato (non alla stessa persona). Alcuni di noi hanno perso il lavoro, poi trovato, poi riperso, poi ritrovato. Altri hanno preparato una tesi di laurea, altri si sono vestiti della corona di alloro e si buttano nell’impietoso mondo della crisi economica, dei cv inviati a vuoto, degli stage a mitraglia. È una vita difficile per tutti, e anche il nostro sito ha avuto bisogno di staccare la spina, respirare, prendersi un po’ di ferie per capire qual è il suo posto del mondo. elevati, visibilità migliore. Art&Facts è come il vino: più invecchia e più è buono. E gli sbagli ci rendono ancora più gustosi, come una salinazione elevata, un tono di tappo, un gusto rancido che se bevuto con gli amici piace assai, lo stesso, forse anche di più. Non importa quante volte si cada. Noi saremo sempre lì. Con i nostri tanti limiti, la nostra buona dose di inesperienza. E qualche errore ogni tanto, che non guasta mai. ! Insomma, ci scusiamo. Ma è bello che la vita vada avanti lo stesso. Siamo gente in carne e ossa, che vive i piaceri della vita analogica e li riversa in qualche bit di spazio digitale. Abbiate la carità di venirci incontro, anche per voi è così. Dopotutto, noi siamo i primi a non farne una tragedia. Anzi, la pausa è stato il momento giusto per raccogliere gli spunti e ripartire. Veste grafica nuova, contenuti sempre Art&Facts è come il vino: più invecchia e più è buono Art&Facts, 30 settembre 2012 http://www.artandfacts.org/artfacts-e-come-il-vino-piu-invecchia-e-piu-e-buono/
  • 7. Ecco è Ser Dao, prode e amante cavaliere che cadde innamorato contro il suo volere. L’amore è un bell’inghippo – e voi ben lo saprete – poiché la sua amata vive in cima ad un abete. Così il seguente dì, in sella al suo cavallo – che non aveva un crine – e con in mano un gallo, Ser Dao si presenta dal colto poeta Pico e insieme si dirigono in cima al Monte Antico. E anche se quell’albero non era una sequoia, a star così lontano, lei non provava noia?
 La bella fissava notte e dì il ciel sereno e quello le bastava per avere il cuore pieno. Sul monte si narrava una strana vicenda: non si ascendeva in cima se non facendo ammenda a un orco un po’ scorbutico. Ser Dao gli dà il suo gallo che canta così bene che scatena un grande ballo. Invece il cavaliere voleva la donzella per farle una frittata, un pollo e una frittella. Già pensava ad una vita passatale accanto. Infatti, ad ogni passo, era gioia e insieme pianto. Così tra una baciata e un passo di mazurca gli eroi sono alla cima. Ed esclamano: «Urca!». Dall’alto della montagna si spalanca la valle: il mondo avanti a sé, solo il cielo alle spalle. Nel suo peregrinare incontra un caro amico: un piccolo cantore che si chiamava Pico. A Pico il cavaliere riporta il melodramma: «Domani – fa il poeta – ristorerò la tua fiamma». Da lì la principessa sembra più carina: si può osservare bene il suo viso da bambina. Così Ser Dao ha capito di Pico l’insegnamento: si vede meglio da lontano, che a due palmi dal mento. ! ! ! ! ! ! «Si vede meglio da lontano, che a due palmi dal mento» Piccole Tracce, n.2, febbraio 2013
  • 9. A pochi passi dagli uffici del Comune di Buccinasco, in via Siena, sorge la scuola parrocchiale “Don Stefano Bianchi”. Un grande edificio in mattoni con un ampio giardino, volto a ospitare bambini di ogni credo e di ogni colore. L’asilo, voluto cinquant’anni fa dall’omonimo parroco, divenne subito una calamita sociale per la generazione contadina del Dopoguerra. La quale, per riprendersi dalla pesante indigenza di un’Italia che doveva ricostruirsi, coltivava la terra dall’alba al tramonto. Allora, infatti, l’unica struttura alla quale poter affidare i propri figli durante il lavoro nei campi era a Corsico, un comune limitrofo all’epoca difficile da raggiungere. Così don Stefano Bianchi fondò il primo asilo di Buccinasco, d’ispirazione chiaramente cattolica, inserito nel complesso ecclesiale. Esempio di sussidiarietà più unico che raro, la scuola adesso ospita 330 bambini, divisi in undici sezioni. È il 40 per cento di tutti i piccoli residenti dai 3 ai 6 anni di età. Essendo la Don Stefano Bianchi l’unico istituto sul territorio atto a questa mansione, nel 1982 una giunta comunale di sinistra decise di sovvenzionarla generosamente. Una convenzione poi rinnovata lo parrocchiale ha una radice di sostanza marcatamente pecuniaria. Tra gli obiettivi della Iacontini sta, infatti, il pareggio di bilancio in vista delle elezioni del 6 maggio prossimo. Ma il taglio, deciso unilateralmente dal potere tecnico del commissario prefettizio (che assorbe in sé l’incarico di sindaco, giunta e consiglio comunale), non di anno in anno da tutte le amministrazioni che si sono susseguite alla guida del Comune, di qualunque colore esse fossero, fino a oggi. Fino agli attuali 570 mila euro di stanziamento. ! Quei soldi alla scuola servono a pagare le insegnanti, la mensa, il riscaldamento, la gestione ordinaria e straordinaria. Grazie alla convenzione col Comune, l’istituto paritario poteva garantire alle famiglie rette pari a quelle delle scuole pubbliche – 57 euro al mese – e una vera libertà di educazione.  Tuttavia al commissario straordinario Francesca Iacontini – subentrata dopo l’arresto preventivo dell’ex sindaco pidiellino Loris Cereda e le dimissioni di 14 consiglieri comunali che hanno fatto decadere la giunta – tutto questo sembra non interessare. Il 6 febbraio, a due settimane dalla scadenza delle iscrizioni agli asili comunali, la convenzione è stata drasticamente ridotta a 200 mila euro. «Mamma, mi tagliano» Tempi, anno 18, n. 10, 14 marzo 2012
  • 10. Costringendo molte famiglie a cercare per i figli collocazioni più a portata delle proprie tasche. Il “divorzio” tra Comune e asidi è stato accompagnato dalla proposta di valide alternative per le famiglie coinvolte. E non si è trattato di rimediare a uno sperpero di denaro pubblico: a quanto pare la gestione dell’asilo è affidata a mani oculate  che sanno fare di calcolo. Lo dimostrano i conti: per una spesa media di 6 mila euro l’anno per ogni bambino iscritto in una scuola comunale, nell’asilo parrocchiale di Buccinasco se ne spendono 2.700. Solo per il servizio mensa, il risparmio annuale viaggia intorno ai 50 mila euro. Ma il commissario incaricato non ha sentito ragioni. «Non si faceva vedere – sorride ironica una mamma – allora le abbiamo fatto “la posta”. L’abbiamo sorpresa mentre entrava in Comune e le abbiamo chiesto il motivo della sua decisione». Un’altra mamma, preoccupata, scuote la testa: «Sembrava caduta dal pero. Non aveva dati precisi. Pensava che lo stipendio delle insegnanti fosse erogato direttamente dal parroco. Eppure il bilancio è a sua disposizione, nero su bianco, approvato da una commissione paritetica del Comune. È lì, trasparente. Ma non l’ha nemmeno letto». I genitori hanno inviato una lettera al prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi e al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo per chiedere di intervenire in merito all’abolizione della convenzione. «Ci avevano già provato alcune giunte di sinistra – dice una maestra – ma sono sempre state costrette a retrocedere. La scuola è un punto d’eccellenza del territorio, i cittadini lo sanno e hanno fatto fronte comune. Bisognava aspettare l’arrivo di un commissario estraneo alla politica per raggiungere questo risultato». Sabato 18 febbraio si è voluto sensibilizzare i buccinaschesi con una festa in maschera e una raccolta firme. «È stato un bel momento, utile a farci sentire. E a respirare la solidarietà di un popolo», dice una mamma. Ma le 3.500 sottoscrizioni racimolate – più di un decimo dei cittadini del Comune – non hanno fatto rientrare l’inderogabilità del procedimento. ! Che fine fanno quegli “esuberi”?! 
 Anche per quanto riguarda le ovvie conseguenze del blocco dei fondi (la diaspora degli iscritti verso gli istituti statali, l’allungamento della graduatoria dei bambini per l’anno successivo, le richieste degli insegnanti della scuola parrocchiale di essere inserite negli organi di Stato) il commissario Iacontini ha dimostrato di non avere l’occhio lungo. Nel limbo dell’incertezza, i genitori hanno iscritto i propri figli alla scuola dell’infanzia (statale) di via dei Mille. Risultato? I nomi di 221 bambini della Don Stefano Bianchi hanno ispessito la lista d’attesa di una scuola che può ospitare solo 53 pargoli. Lo stesso Luigi Placido, responsabile del settore istruzione del Comune, ammette: «Non saremmo in grado di accogliere tutti. Costruire nuove aule e chiamare nuovi insegnanti è attualmente impossibile». Per di più i bambini provenienti dalla scuola paritaria sono in fondo alle graduatorie per l’ingresso nelle scuole statali. Hanno una doppia iscrizione, perciò sono scivolati tra gli ultimi posti pur avendo un
  • 11. un punteggio sufficiente per essere accettati. «È assurdo – protesta una mamma – le iscrizioni per l’anno prossimo alla Don Stefano Bianchi le hanno fatte come sempre d’ufficio nei mesi scorsi, ma a causa dei tagli la direzione le ha bloccate. In ogni caso, noi non sapevamo nulla di questo aumento della retta. La stessa Iacontini, poi, ci aveva consigliato di iscrivere i nostri figli alla statale entro i termini prescritti. Bè, alla fine il Comune ha creato una lista d’attesa in più per quelli con la “doppia iscrizione”, e tutti i bambini della Don Stefano Bianchi sono rimasti fuori». «Nel caso in cui non si riesca a inserirli a Buccinasco – prosegue la donna, infuriata – i nostri bambini verranno dirottati nei comuni limitrofi. A prezzi maggiori rispetto a quello dell’asilo comunale. Perciò il commissario straordinario si è resa disponibile a pagare la differenza tra le due rette. È un’assurdità: questo peserà sul bilancio del Comune ben più della convenzione abolita». un’insegnante. «Abbiamo sempre accettato tutti, e non vogliamo essere accusati di “partigianeria”». Eppure c’è chi ha cavalcato il problema. Gianni Maiorano, aspirante sindaco del Pd, pur sostenendo la necessità di una soluzione che non gravi troppo sulle tasche delle famiglie, ha invocato la “trasparenza assoluta” dei rendiconti della scuola: «Tutti devono sapere come viene speso il denaro del contribuente», proclama in un volantino stampato fresco per l’occasione. Dimenticando, però, che quei rendiconti lui li conosce molto bene. O per lo meno dovrebbe. «Maiorano ha fatto parte della commissione paritetica che approva il bilancio dell’asilo – dice a Tempi un’insegnante – e le spese sono dichiarate nella massima trasparenza. Difficile credere che questa non sia una manovra puramente ideologica». Il nipote di Maiorano attualmente frequenta l’ultimo anno della suddetta scuola. Dopo un ciclo completo di sei anni. Ma il problema non si pone per il “governo tecnico” di Buccinasco: l’asilo non rientra nella scuola dell’obbligo, motivo ulteriore per non stare nemmeno a sentire la pressante richiesta di ripristinare i fondi. «Non sarà una scuola dell’obbligo, ma è comunque un diritto per i lavoratori », chiosa un genitore. In vista delle elezioni, la vicenda dell’asilo parrocchiale è subito diventata materia di strumentalizzazione politica per alcuni candidati alla poltrona di primo cittadino. «Non ci interessa entrare in giochi di potere, perché questa scuola non è politica», spiega La delusione delle maestre! ! ! 
 Fatto sta che adesso l’asilo ha un destino incerto e le richieste degli interessati cadono inascoltate. «Buccinasco non ha altre strutture come questa e solo nel nostro circolo  didattico c’è un “avanzo” di 200 bambini », lamenta un genitore. «In attesa di creare strutture con una maggiore capienza, chiediamo di ritardare almeno di un anno il blocco della convenzione. Per ridiscuterne, dopo il 6 maggio, con la nuova giunta». Negli anni precedenti il Comune per far fronte alla crescita
  • 12. demografica, aveva richiesto l’ampliamento della Don Stefano Bianchi. «Chiudere vanificherebbe quella spesa», obietta una mamma. «La verità? In Comune pensano che la scuola, essendo paritaria, dovrebbe sostenersi con rette più elevate. Che è proprio ciò che si vuole evitare: questa non è una scuola per ricchi, benché così la si voglia rappresentare ». Senza contare che «stiamo parlando di bambini, non di numeri. Un repentino cambiamento di ambiente e di amicizie non è senza conseguenze», ricorda preoccupata un’altra madre. Ma quella dei genitori non è l’unica preoccupazione. Sono 35 le maestre che insegnano da anni nell’istituto parrocchiale di Buccinasco. Alcune di esse, nella prospettiva di aprire un doposcuola, si sono trasferite dalla Sicilia per poter lavo rare qui. E il movente non è soltanto economico. «Questa è una scuola che forma», interviene un’insegnante. «Ho lavorato nelle statali, e ne sono contenta. Lì, però, sei lasciata un po’ a te stessa. Invece questa scuola ti dà la possibilità di aggiornarti  Dieci anni che lavoro qui, dieci anni di formazione. Se ce ne andiamo, Buccinasco perde parte del suo capitale umano». ! Tutti nel listone alternativo! 
 Intanto procedono i lavori con il segretario comunale Alberto Scrivano per arrivare a una soluzione temporanea. Il piano prevede un leggero aumento della retta per gli alunni e, nel contempo, qualche spicciolo in più da parte del Comune. È un compromesso, ma ancora indigesto. «La Don Stefano Bianchi è una scuola cattolica, ma non chiusa», commenta una maestra. «È sempre stata disposta a considerare qualunque iscrizione e qualunque proposta, anche distante dall’impostazione culturale che segue. Noi non siamo il “ghetto dei buoni”». Lunedì mattina, 12 marzo, è il termine ultimo per portare i ricorsi in Comune. Una decina di genitori hanno bussato alla porta di Vittorio Ciocca, dirigente scolastico e candidato sindaco di Buccinasco per Sinistra e Libertà. Hanno in mano 176 ricorsi. Sulle graduatorie Ciocca non si scompone. Candidamente afferma che in totale autonomia ha deciso di creare un listone alternativo per i bambini della scuola parrocchiale. Da una parte, non vuole costruire classi di soli bambini grandi (che in graduatoria hanno punteggi più elevati); dall’altra, non ha intenzione di lasciarsi intimidire dalle provocazioni dei genitori. «Andremo avanti a norma di legge», promette una mamma. «Una graduatoria del genere è discriminatoria e illegale».
  • 14. Volevo dirti che non eri sola in quel lungo giardino che varcava la serra degli aceri e delle fredde camelie, al sole sopito di metà ottobre, ! quando era casa (ma ancora straniera nelle sempre nuove terre - a desolare che ti ricordavano gli assoli di violino ed i passi calcati sui mosaici di fine ottocento, i muri liberty ma decorati di foglie d’autunno - il sangue dell’Agnello-) ! la tua anima nella mia anima stanca - perché eri casa ed àncora straniera aperta al mondo. Ed eri sempre tu che torni in me ! che torni per sostare, per mantenere fede alle promesse. A funny valentine Ogni nota di blu, Alla chiara fonte, Lugano, settembre 2012