14. La combustione La combustione è una reazione chimica sufficien-temente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Può avvenire con o sen-za sviluppo di fiamme superficiali.
17. presenza di una sorgente di calore Combustibile: qualsiasi sostanza in grado di bruciare. I materiali combustibili possono essere allo stato solido, liquido o gassoso. Comburente: sostanza che consente e favorisce la combustione; il più importante è l'ossigeno dell'aria ed è quello maggiormente reperibile in natura Calore: forma di energia che si manifesta con l'innalzamento della temperatura. Un combustibile brucia quando viene a trovarsi ad una temperatura tale che, avvicinando l'innesco, inizia la combustione
18. I PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE I COMBUSTIBILI possono essere: • Solidi: ad esempio legno, carbone, carta, tessuto, gomma, plastica etc. • Liquidi: ad esempio petrolio, olio combustibile, benzina, alcool etc. • Gassosi: ad esempio metano, propano, GPL, acetilene, idrogeno etc.
20. Solo la contemporanea presenza di questi tre elementi da luogo al fe-nomeno dell’incendio, e di conseguenza al mancare di almeno uno di essi l’incendio si spegne.
21. LE SORGENTI DI INNESCO Accensione diretta quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno. Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, stufe elettriche, scariche elettrostatiche.
22. LE SORGENTI DI INNESCO Accensione indiretta quando il calore d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico. Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici.
23. LE SORGENTI DI INNESCO Attrito quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali. Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche ro-tanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici. Autocombustione o riscaldamento spontaneo quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d’aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbe-vuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermen-tazione di vegetali.
24. LA DINAMICA DELL’INCENDIO La probabilità di intervenire con successo su un di incendio è molto alta nella fase di ignizione primaria, nella quale le temperature sono ancora basse
28. calore I GAS DI COMBUSTIONE Nella stragrande maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è da attribuire all’inalazione di gas che producono danni biologici per anossia o per tossicità.
29. I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE LE FIAMME Le fiamme sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un incendio. Nell’incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma, come mostrato nella tabella (Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas).
30. I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE I FUMI È l'elemento più caratteristico dell'incendio, perché ne identifica la presenza anche da grandi distanze. I fumi sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (neb-bie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze incombuste e ceneri che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione stessa. I fumi impediscono la visibilità ostacolando l’attività dei soccorritori e l’esodo delle persone. Le particelle solide dei fumi rendono il fumo di colore scuro.
31. I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE IL CALORE Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Provoca l’aumento della temperatura di tutti i mate-riali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione. Il calore è dannoso per l'uomo potendo causare: - disidratazione dei tessuti, - difficoltà o blocco della respirazione, - scottature.
36. LE CLASSI D’INCENDIO Non tutte le sostanze estinguenti possono essere impiegate indistintamente su tutti i tipi di incendio Gli incendi vengono distinti in 5 classi, secondo le caratteristiche dei materiali combustibili, in accordo alla norma UNI EN 2:2005
37. LE CLASSI D’INCENDIO CLASSE A: fuochi generati da combustibili solidi, generalmente di natura organica la cui combustione avviene con produzione di braci (legno, carbone, carta, tessuto, gomma, etc.)
38. LE CLASSI D’INCENDIO CLASSE B: fuochi generati da combustibili liquidi o solidi che si possono liquefare (petrolio, olio, combustibile, benzina, alcool etc.)
39. LE CLASSI D’INCENDIO CLASSE C: generati da gas (metano, propano, GPL, acetilene, idrogeno etc.)
40. LE CLASSI D’INCENDIO CLASSE D: fuochi di metalli (alluminio, magnesio, sodio, potassio, calcio etc.) – in polveri finemente suddivise
41. LE CLASSI D’INCENDIO Ex CLASSE E: fuochi di natura elettrica cioè i fuochi generati da tutte le apparecchiature elettriche e dai loro sistemi di servizio che, anche nel corso della combustione, potrebbero trovarsi sotto tensione.
42. LA NUOVA NORMATIVA La norma UNI EN 2:2005 definisce le classi di fuoco, suddividendo in 5 classi i diversi tipi di fuoco, in relazione al tipo di combustibile, non definisce una classe particolare per i fuochi in presenza di un rischio dovuto all'elet-tricità. Pertanto la norma non comprende i fuochi di "Impianti ed at-trezzature elettriche sotto tensione" (vecchia classe E) in quanto, gli incendi di impianti ed attrezzature elettriche sono ri-conducibili alle classi A o B.
46. LE ESPLOSIONI - CENNI L'esplosione è il risultato di una rapida espansione di gas, dovuta ad una reazione chimica di combustione, avente come effetto la pro-duzione di calore, un'onda d'urto ed un picco di pressione.
47. PREVENZIONE INCENDI f = frequenza, cioè la probabilità che l'evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo. M = magnitudo, cioè l'entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi dell'evento.
48. Sistemi di protezione incendi PROTEZIONE PASSIVA L’insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle che hanno come obiettivo la limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo (es.: garantire l’incolumità dei lavoratori - limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione - contenere i danni a strutture, macchinari, beni).
49. Sistemi di protezione incendi PROTEZIONE ATTIVA L’insieme delle misure di protezione che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle finalizzate alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento dello stesso.
50. LE PORTE REI - CENNI Stabilità R attitudine di un prodotto o di un elemento costruttivo a conservare la resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco. Tenuta E attitudine di un prodotto o di un elemento costruttivo a non lasciar passare né produrre, se sottoposto all'a-zione del fuoco su un lato, fiamme, fumi o gas caldi sul lato non esposto al fuoco. Isola-mento termico I attitudine di un prodotto o di un elemento costruttivo a ridurre, entro un dato limite, la trasmis-sione del calore.
51. LE PORTE REI - CENNI Gli elementi strutturali in termini di materiali da costruzione utilizzati e spessori realizzati, vengono classificati da un numero che esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche indicate in funzione delle lettere R, E o I, come di seguito indicato per alcuni casi:
63. RICORDA CHE … Opera sempre a distanza di sicurezza Il focolaio non va mai abbandonato se non dopo essersi assicurati che sia impossibile la sua riaccensione.