3. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
MISCELLANEA
Inquadramento diagnostico e trattamento delle fratture dello scheletro facciale in età pediatrica
P.Capasso, M.Gargiulo, A.Papa, S.Parascandolo (A.O. Cardarelli – Napoli)
Pott’s Puffy Tumor: a proposito di un caso
A.Mentone, E.Facciuto, G.Di Mauro, S. Parascandolo (A.O. Cardarelli – Napoli)
Il trattamento medico‐chirurgico degli ascessi odontogeni e delle loro complicanze in età pediatrica
A.Papa, M.Gargiulo, P.Capasso, S.Parascandolo (A.O. Cardarelli – Napoli)
Scarsa predittività dell’esame laringoscopico in caso di diagnosi di malattia da reflusso gastroesofageo in
età pediatrica
A.Degrassi, S.Martellossi, D.L.Grasso, G.Pelos, G.Di Leo, I.L'Erario, E.Orzan (IRCCS Burlo Garofalo – Trieste)
Validazione di un questionario per l’ autovalutazione della disfonia da parte del bambino: il CVHI ‐ 10
V.de Maio (Napoli), A. Ricci Maccarini (Cesena), A.Schindler (Milano)
Nostra esperienza con l’uso del “pH‐Measurment System per lo studio del reflusso laringo‐faringeo
N.Mansi, V. de Maio, A.M Varricchio., G. Ripa (A.O. Santobono Pausilipon – Napoli)
Nostra esperienza nella rieducazione delle disfonie infantili con il metodo propriocettivo elastico
E.Capolongo, V.de Maio (A.O. Santobono Pausilipon – Napoli)
4. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO E TRATTAMENTO DELLE FRATTURE DELLO
SCHELETRO FACCIALE IN ETÀ PEDIATRICA
P.Capasso, M.Gargiulo, A.Papa, S.Parascandolo (A.O. Cardarelli – Napoli)
Introduzione: Nell’ambito della traumatologia pediatrica circa il 5% delle fratture è localizzata al volto; tale
percentuale si riduce se si considerano bambini al di sotto dei 6 anni nei quali le suddette fratture non
superano l’1%.
La minore incidenza di fratture del distretto facciale nel bambino rispetto all’adulto riconosce le seguenti
cause: obbligo di una maggiore protezione del bambino durante il trasporto; ridotto peso che, in caso di
incidente, riduce a parità di accelerazione la forza d’urto; differenze anatomiche tra splancnocranio e
neurocranio; maggiore elasticità dei tessuti dovuta alla presenza di cartilagine e osso a bassa
mineralizzazione; presenza dei seni paranasali in via di sviluppo; maggiore presenza di tessuto adiposo.
Il nostro studio presenta un’analisi retrospettiva dell'incidenza, dell’eziologia e del trattamento dei traumi
dello scheletro facciale nella popolazione pediatrica e adolescenziale afferita al dipartimento assistenziale
di chirurgia maxillo facciale dell’ospedale Cardarelli di Napoli.
Materiali: Dal 2007 al 2010 sono stati trattati presso la nostra struttura 82 pz suddivisi per età, sesso,
eziologia, localizzazione delle fratture e trattamento.
Discussione: Dall’analisi dei casi si evince che il 70,7% dei pz erano di sesso maschile, età media 14 anni con
un range di età da 6 a 18 anni. Il nostro protocollo diagnostico si è avvalso dell’esame clinico, della
ortopantomografia e in casi selezionati di una TC a basse emissioni.
Le cause principali erano da imputare a incidente stradale (41,4%), attività sportiva( 25,6%), caduta
accidentale (24,4%) e violenza (8,6%). Le localizzazioni più frequenti : ossa nasali (41,5%), mandibola( 24%),
dentoalveolare (21%), orbito zigomatica (9,8%), mascellare (3,7%). Nell’ambito delle fratture mandibolari si
evidenziarono le seguenti sottosedi: condilo (48%), corpo (35,8%), angolo (8,8%), sinfisi (7,4%). I Pz sono
stati trattati nel % 45 dei casi con terapia conservativa mentre nel 55% % dei casi è stato sottoposto a
terapia chirurgica.
Conclusioni: Le fratture dello scheletro faciale nel bambino sono un evento frequente correlato
principalmente ad incidenti stradali e cadute accidentali, anche se negli ultimi anni sono in aumento quelle
dovute a violenza in ambiente domestico.
Come sede, quelle più frequenti sono localizzate al naso, tuttavia sono quelle mandibolari a richiedere un
management chirurgico più complesso.
Il trattamento dovrebbe essere, ove possibile, sempre di tipo conservativo poiché le fratture nel bambino,
soprattutto quelle condilari presentano una spiccata tendenza alla guarigione spontanea, anche se in casi
rari possono evolvere in anchilosi articolare.
L’impiego delle placche di osteosintesi riassorbibili vengono utilizzate in casi selezionati e rappresentano
una valida e corretta alternativa a quelle in titanio in età pediatrica.
6. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
IL TRATTAMENTO MEDICO‐CHIRURGICO DEGLI ASCESSI ODONTOGENI E DELLE LORO
COMPLICANZE IN ETÀ PEDIATRICA
A.Papa, M.Gargiulo, P.Capasso, S.Parascandolo (A.O. Cardarelli – Napoli)
INTRODUZIONE: Gli ascessi odontogeni costituiscono in età pediatrica una patologia di sempre maggiore
riscontro che vede coinvolti in maniera pluridisciplinare lo specialista ORL, l’odontoiatra e il chirurgo
maxillo‐facciale.
La maggior parte degli ascessi odontogeni nei bambini origina da carie, traumi o pericoronarite da
disodontiasi; esistono tuttavia condizioni patologiche congenite, quali l’osteogenesi imperfetta, quadri
sindromici cranio‐facciali con anomalie della dentina e l’ipofosfatemia familiare che nel pz pediatrico
possono svolgere un ruolo importante.
La natura polimicrobica di queste infezioni è ascrivibile a germi aerobi per il 35%, anaerobi per il 5% ed il
restante 60% ad una flora mista.
Una tempestiva diagnosi ed un adeguato trattamento evitano il propagarsi delle infezioni odontogene ai
tessuti circostanti, al circolo linfatico e al circolo ematico.
Nelle forme più severe l’espansione del processo infettivo può avere gravi conseguenze come nel caso
dell’angina di Ludwig, fasciti necrotizzanti e ascessi ad estrinsecazione cervicale.
Riportiamo la nostra esperienza nel trattamento medico e chirurgico degli ultimi 4 anni.
MATERIALI: Dal 2007 al 2010 sono stati trattati presso la nostra struttura 90 pz in età pediatrica affetti da
ascessi odontogeni; tutti analizzati per età, sesso, eziologia, localizzazione, patologie sistemiche,
trattamento farmacologico, chirurgico e complicanze.
DISCUSSIONE: Dall'analisi del nostri casi risulta che il 70% dei pz erano di sesso maschile, età media di 14
anni con un range da 5 a 18 anni. Le cause principali erano da imputare a parodontite apicale acuta nel
60%, pericoronarite da disodontiasi nel 25,6%, e fratture dentarie nel 14,4%, Le comorbidità riscontrate
furono: immunodepressione, malattie metaboliche e disabilità psico‐motoria spesso associata a patologie
sindromiche. Il dolore oro‐cervico‐faciale associato a tumefazione locale era presente nella quasi totalità
dei pazienti; nel 23% trisma; nel 15% disfagia; nel 3% dispnea. S.aureus, S Pyogenes, S. Viridans,
Peptostreptococco e Bacterioides, furono i patogeni isolati. I pz furono trattati nel 80% dei casi con terapia
farmacologica associata a quella chirurgica (drenaggio e estrazione dentale) e nel 20% con sola terapia
farmacologica che prevedeva la somministrazione (a opportune dosi pediatriche) di penicillina o
cefalosporina; nei casi di allergia a questi farmaci fu’ impiegata la clindamicina. Le complicanze riscontrate
furono: ascesso cervicale nel 15%, angina di Ludwig nel 5,5%, e fascite necrotizzante nel 2,2%.
CONCLUSIONI: Gli ascessi di natura odontogena rappresentano una delle cause più frequenti di gravi
flogosi del distretto oro‐cervico‐facciale. Nei pazienti pediatrici una precoce diagnosi seguita da un corretto
trattamento medico chirurgico che prevede l'associazione di drenaggio chirurgico, terapia farmacologica e
concomitante rimozione della noxa patogena dentaria abbatte sensibilmente il tasso di complicanze che in
questo tipo di pazienti può avere anche esito letale.
7. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
SCARSA PREDITTIVITÀ DELL’ESAME LARINGOSCOPICO IN CASO DI DIAGNOSI DI
MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO IN ETÀ PEDIATRICA
A.Degrassi, S.Martellossi, D.L.Grasso, G.Pelos, G.Di Leo, I.L'Erario, E.Orzan (IRCCS Burlo
Garofalo – Trieste)
Negli ultimi anni è molto aumentato l’interesse degli otorinolaringoiatri nei confronti della malattia da
reflusso gastroesofageo (GERD), per la possibilità di disporre di elementi patognomonici anche nelle alte vie
aerodigestive e per la possibile co‐presenza di un quadro di reflusso faringo‐laringeo.
Nondimeno, vi è una certa preoccupazione per la possibile scarsa specificità e sensibilità laringoscopica, che
potrebbe indurre ad un improprio trattamento dei bambini che presentano solo un sospetto di malattia da
reflusso gastroesofageo.
Lo scopo di questo studio è stato quello di verificare la validità dell’esame fibrolaringoscopico nel percorso
diagnostico della malattia da reflusso gastroesofageo nei bambini.
Nell’ambito della routinaria attività del Servizio di endoscopia digestiva dell’IRCSS Burlo Garofolo abbiamo
eseguito, in modo randomizzato, una fibrolaringoscopia al 20% dei bambini (47 su 225) visitati in un
periodo di 6 mesi tra il 2010 e il 2011 . Lo specialista ORL non era a conoscenza di un’eventuale diagnosi di
GERD o di altra diagnosi gastroenterologica .
I reperti laringei più significativi sono risultati l’edema e l’eritema delle corde vocali, della commissura
anteriore e dello spazio interaritenoideo. Le alterazioni endoscopiche laringee sono state catalogate in base
ad un indice 0‐4, intendendo come 0 l’assenza di edema/eritema e 4 come massimo grado. 11 pazienti su
47 hanno presentato alterazioni di varia gravità (1‐4), con il 76% dei bambini senza alterazioni
faringolaringee degne di nota.
Confrontando successivamente il reperto fibroscopico con le diagnosi gastroenterologiche, non si è
evidenziata significativa correlazione tra la presenza di alterazioni endoscopiche laringee e la presenza di
reflusso gastroesofageo. Oltre a ciò, non vi è stata nemmeno correlazione tra diagnosi GERD e alterazioni
faringolaringee di maggiore gravità.
Il lavoro presenta una casistica poco numerosa, tuttavia è possibile concludere che le alterazioni delle alte
vie respiratorie sono difficilmente impiegabili come indice patognomonico per il reflusso gastroesofageo.
Il ritrovamento endoscopico di alterazioni a carico della laringe ha una bassa sensibilità e specificità nei
confronti della GERD e non giustifica, da solo, la scelta di un trattamento farmacologico per il reflusso
gastroesofageo nella popolazione pediatrica.
8. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
VALIDAZIONE DI UN QUESTIONARIO PER L’ AUTOVALUTAZIONE DELLA DISFONIA DA
PARTE DEL BAMBINO: IL CVHI ‐ 10
* V.de Maio, ** A. Ricci Maccarini, *** A.Schindler
* S.C. ORL, A.O.“Santobono Pausillipon”, Napoli ‐ ** U.O. ORL, Ospedale “Maurizio Bufalini”, Cesena
***U.O. ORL, Ospedale “Luigi Sacco”, Milano
Introduzione: L’autovalutazione della disfonia da parte del bambino rappresenta un problema in quanto il
questionario internazionalmente più utilizzato, il Voice Handicap Index (VHI), non è somministrabile in età
pediatrica per la sua complessità e per la tipologia delle domande in esso contenute, studiate
espressamente per essere rivolte ad un adulto.
L’introduzione del VHI‐10, in cui le domande sono passate da 30 a 10, ha ridotto la complessità del
questionario, che è comunque rivolto ai soggetti adulti.
La recente proposta del Pediatric Voice Handicap Index (PVHI) costituisce un passo avanti verso una
valutazione più consona ai problemi di voce del bambino, ma non ci informa su come la disfonia viene
vissuta dal bambino.
A tale scopo abbiamo elaborato un questionario a 10 domande, (Children’s Voice Handicap Hindex‐10,
CVHI‐10) derivato dal VHI‐10 ma con le opportune modifiche che lo rendono adatto all’età pediatrica, a cui
il bambino risponde personalmente apponendo una croce sulla risposta scelta (nei bambini molto piccoli le
domande e le possibili risposte vengono formulate al bambino dal foniatra o dal logopedista).
Scopo del lavoro è valutare la consistenza interna, l’affidabilità test‐retest e la validità del CVHI‐10, da noi
proposto un anno fa al Congresso Nazionale SIFEL Materiali e metodi.
Abbiamo somministrato il CVHI‐10 a 76 bambini disfonici, che sono giunti alla nostra osservazione per una
valutazione foniatrica e per controllo foniatrico al termine di un trattamento logopedico e/o fonochirurgico.
Ai genitori veniva somministrato un questionario a 10 domande, derivato dal CVHI‐10 con domande che
riguardavano la disfonia del bambino e a cui deve rispondere un genitore. Non abbiamo utilizzato il PVHI
classico in quanto è a 30 domande e non comparabile al CVHI‐10.
Sia il CVHI‐10 che il questionario per i genitori, che abbiamo denominato PVHI‐10, prevedono tre gradi di
severità nelle risposte, diversamente dal VHI, VHI‐10 e dal PVHI che prevedono 4 gradi di severità,
nell’ottica di rendere più semplici le risposte per il bambino.
Per lo studio della consistenza interna sono stati inclusi tutti i 76 bambini disfonici esaminati, mentre per
l’affidabilità test‐retest sono stati considerati i dati relativi a 15 soggetti.
Per la validazione del test sono state eseguite tre procedure:
1. confronto fra i dati del CVHI‐10 nel gruppo di 76 bambini prima e dopo trattamento riabilitativo;
2. confronto fra i dati del CVHI‐10 del gruppo di 76 bambini disfonici e di un gruppo di 10 bambini con
patologie infiammatorie croniche non disfonici;
3. correlazione fra i dati del CVHI‐10 e del PVHI‐10 in un gruppo di 26 bambini.
La consistenza interna è stata valutata attraverso il test alpha di Cronbach, mentre l’affidabilità è stata
valutata con il test dei ranghi di Spearman.
9. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
Il confronto fra i dati pre‐ e post‐trattamento è stato eseguito tramite il test di Wilcoxon, mentre il
confronto fra il CVHI‐10 in soggetti sani e patologici è stato eseguito attraverso il test non parametrico di
Mann‐Whitney. Infine, la correlazione fra i dati del CVHI‐10 e del PVHI‐10 è stata analizzata tramite il test
dei ranghi di Spearman.
Tutti i calcoli sono stati eseguiti attraverso il software SPSS.12.
Risultati: il CVHI‐10 ha mostrato una buona consistenza interna (α = 0.79) e un’ottima affidabilità test re‐
test (r = 82). Il CVHI‐10 è in grado di cogliere le differenze fra soggetti trattati e non (p = 0.0001), così come
di distinguere soggetti sani da soggetti patologici (p = 0.0001). Infine la correlazione fra CVHI‐10 e PVHI‐10
si è rivelata ottimale (r = 0.78).
Conclusioni: il CVHI‐10 correla con l’analogo questionario somministrato ai genitori (PVHI‐10) ed è un test
affidabile e valido per la valutazione della disabilità correlata alla voce nel bambino disfonico.
10. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
NOSTRA ESPERIENZA CON L’USO DEL “PH‐MEASURMENT SYSTEM PER LO STUDIO DEL
REFLUSSO LARINGO‐FARINGEO
Mansi N., de Maio V., Varricchio A.M., Ripa G.
S.C. di Otorinolaringoiatria – A.O. Santobono Pausilipon di Napoli
Il reflusso laringo faringeo si verifica quando il materiale refluito dallo stomaco raggiunge laringe e faringe
determinando lesioni a carico delle vie aeree superiori. Tale patologia è divenuta sempre più frequente in
questi ultimi anni ed i pazienti che ne sono affetti presentano il più ampio ventaglio sintomatologico a
motivo del fatto che la patologia da reflusso può interessare qualsiasi porzione delle vie aerodigestive
superiori.Risultando così multiforme e mutevole, l'insieme delle patologie da reflusso assume un ruolo non
secondario nella definizione della qualità della vita dei pazienti che ne risultano affetti. Ultimamente molti
specialistio hanno focalizzato la loro attenzione su di un fenomeno che di fatto è divenuto, pur essendo
sempre esistito,una "patologia emergente" a carattere multidisciplinare.
Lo specialista in otorinolaringoiatria si trova quindi a dover fronteggiare quella che sarebbe una condizione
patologica di un distretto di altra competenza per una serie di ragioni :
‐ per risolvere un problema disfonico.
‐ per risolvere un problema di disfagia.
‐ per risolvere altri disturbi a carico delle vie aerodigestive superiori.
‐ per preservare l'integrità dell'apparato pneumofonatorio
‐ per fornire giuste risposte a precise esigenze di professionisti della voce e di artisti
‐ per curare la laringite posteriore da rreflusso laringo faringeo
‐ per la prevenzione della patologia neoplastica della laringe.
Presso la nostra S.C. abbiamo sperimentato un nuovo apparecchio utile per una diagnosi strumentale di
reflusso faringo laringeo: il Restech Dx‐ph measurement System. Si tratta di unsistema ambulatorialedi
registrazione del ph nelle 24/48 ore composto da un sondino di ph monouso, un trasmettitore ed un
registratore. Il sondino misura il Ph ed il trasmettitore invia contestualmente i dati al registratore, che a sua
volta acquisisce i dati e salva le informazioni su una secure digital memory card removibile. Il paziente può
interagire con il registratore durante lo studio del ph inserendo informazioni cliniche rilevanti come ad
esempio indicare lo svolgimento del pasto o la posizione supina ovvero l'insorgenza di alcuni sintomi come
la tosse. Quando lo studio è completato i dati di Ph e le informazioni del paziente sono scaricate dalla
Memory card sul PC attraverso un lettore di SD Memory Card; dati ed informazioni possono essere rivisti
usando il software Dx‐ph Data View.
Gli AA. riportano i dati della loro esperienza confermando la validità di questo apparecchio per diagnosi
strumentale di reflusso faringo laringeo.
11. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
NOSTRA ESPERIENZA NELLA RIEDUCAZIONE DELLE DISFONIE INFANTILI CON IL
METODO PROPRIOCETTIVO ELASTICO
* E.Capolongo,**V.de Maio
* S.S.D. di Audiologia e Foniatria A.O. Santobono Pausilipon Napoli
** S.C. di Otorinolaringoiatria A.O. Santobono Pausilipon Napoli
Gli AA. riportano la loro esperienza, maturata nel Laboratorio della Voce della A.O. Santobono Pausilipon di
Napoli, con pazienti di età compresa fra 7 e 15 anni, affetti da patologie organiche laringee, congenite e
acquisite, e quindi con danno già manifesto. Le direttive seguite nel corso dell'iter riabilitativo di questi
pazienti con disfonia organica sono le stesse che vengono utilizzate nei pazienti affetti da disfonia
disfunzionale pura.
L'intervento logopedico è di supporto alla pratica fonochirurgica, sia per la sua funzione di preparazione ad
una fonazione fisiologica sia per il completamento e la stabilizzazione dei risultati conseguiti in sede
operatoria. L'obiettivo è quello di ricondurre il bambino disfonico ad un uso corretto della voce eliminando
tutte le manovre di compenso che inconsapevolmente egli mette in atto al fine di ottenere una qualità
vocale migliore.
Il metodo riabilitativo a cui ci rifacciamo nell'esecuzione dei nostri cicli di terapia logopedica è il metodo
Propriopcettivo Elastico (PROEL) del dottor Borragan Torre, il quale afferma che " uno sforzo vocale obbliga
a generare un maggiore sforzo muscolare". Nelle patologie organiche vocali spesso si realizzano tensioni
muscolari importanti e ciò può determinare una maggiore tensione muscolare nel collo, nelle corde vocali,
in ogni parte del corpo che diventa più rigido e perde la sua condizione di elasticità.
Il metodo Propriocettivo Elastico permette di trovare una buona distensione del corpo e del tratto vocale
attraverso la ricerca del cosiddetto "equilibrio instabile" con la sperimentazione di posture che inducono,
nel punto di massimo equilibrio del corpo, a raggiungere la massima distensione: solo così il corpo
raggiunge un'elasticità che a sua volta determina l'elasticità del sistema vocale. Il piccolo paziente si rende
conto delle tensioni presenti, comprende di poterle eliminare e ciò sollecita in lui la motivazione,
componente fondamentale di questo metodo riabilitativo: il bambino disfonico si accorge di possedere una
voce migliore, che non pensava di poter produrre, e questa percezione gli fornisce la carica e la curiosità
per proseguire il trattamento logopedico.
12. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
OTOLOGIA
Valutazione otologica in bambini affetti da labiopalatoschisi
V.Bebi, C.Pipolo, S.Portaleone, F.Di Berardino (Clinica ORL – Osp. S.Paolo ‐ Milano)
Effetti del drenaggio trans timpanico sullo sviluppo del linguaggio in età pediatrica
M.Cavaliere, S.Caldieri, A.Pianese, A.Marino, A.M.Di Lullo, G.Rossi, T.Abate (Clinica ORL Federico II ‐ Napoli)
Efficacia della crenoterapia nel trattamento dell'Otite media secretiva in bambini affetti da Sindrome di
Down
E.Cantone, M.Mesolella, A.M. Di Lullo, V.Indolfi, A.Marino, V.Cappello, M.Iengo (Clinica ORL Federico II ‐
Napoli)
Due recenti casi pediatrici di trombosi dei seni venosi intracranici in corso di otite media acuta
A.Martini, M. Sari, C.Cutrone, B.Pedruzzi, G.Tava, T.Volo (Clinica ORL ‐ Padova)
Screening uditivo neonatale e sorveglianza uditiva: proposta di un modello sanitario in 4 regioni italiane
E.Orzan, L.Ronfani, D.Faraguna (IRCCS Burlo Garofalo ‐ Trieste)
Bilinguismo nei bambini stranieri con impianto cocleare: attualità e gestione
N.Nader, N.Botta, M.G. Barezzani, D. Zanetti (Spedali Civili ‐ Brescia)
L'impianto cocleare nelle malformazioni cocleo‐vestibolari
R.Bovo, S.Ghiselli, C.Faccioli, P.Trevisi, A.Benatti, A.Martini (Clinica ORL ‐ Padova)
Il problema delle scelte terapeutiche nei pazienti pediatrici NF2
E.Zanoletti,R.Bovo, D.Accordi, E.Davella, A.Mazzoni C.Faccioli,, A.Martini (Clinica ORL Padova)
La Vertigine nell’Infanzia: nostra esperienza
N.Cerchiai, J.Dallan, S.Sellari Franceschini, A.P.Casani (Pisa)
L'anestesia in otochirurgia pediatrica
T.Sellaroli, A.M.Varricchio, A.della Volpe, I.Diomaiuto (A.O.Santobono Pausilipon – Napoli)
14. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
EFFETTI DEL DRENAGGIO TRANS TIMPANICO SULLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO IN
ETÀ PEDIATRICA
M.Cavaliere, S.Caldieri, A.Pianese, A.Marino, A.M.Di Lullo, G.Rossi, T.Abate (Clinica ORL ‐
Federico II ‐ Napoli)
INTRODUZIONE: L’otite media secretiva (OMS) è una patologia di frequente riscontro in età pediatrica.
Oltre l’80% dei bambini presenta almeno un episodio di otite nei primi 3 anni di vita e in circa un terzo dei
soggetti si evidenzia una significativa ricorrenza degli episodi. L’ipoacusia trasmissiva che ne deriva può
alterare lo sviluppo della produzione del linguaggio, dal momento che la maggior parte delle regole
linguistiche vengono acquisite dal bambino entro i primi 4/5 anni di vita.
MATERIALE E METODI: Sono stati esaminati 30 bambini di età compresa tra 3 e 6 anni giunti alla nostra
osservazione, da Settembre 2010 a Giugno 2011, per OMS e ipertrofia adenoidea sottoposti ad intervento
di adenoidectomia con apposizione di drenaggio transtimpanico (DTT) bilaterale.
Prima e dopo l’intervento chirurgico, sono stati praticati esame audiometrico tonale, esame
impedenzometrico e visita logopedica (controlli a uno, due e tre mesi dall’intervento), analizzando
l’eventuale miglioramento del linguaggio secondo i livelli fonetico‐fonologico, lessicale‐semantico, morfo‐
sintattico e pragmatico.
RISULTATI: Abbiamo osservato un miglioramento medio della soglia uditiva di 28,5 dB (range 20‐35 dB).
A livello fonetico‐fonologico sono stati evidenziati: in input, normalizzazione dell’abilità di discriminazione
uditiva di parole nel 40% dei casi e della discriminazione uditiva di non parole nel 33%; in output,
eliminazione della nasalizzazione diffusa sui foni occlusivi e riduzione delle semplificazioni di sistema e di
struttura nel 75% dei pazienti; riduzione delle interdentalizzazioni e lateralizzazioni a carico delle fricative e
affricate nel 37,5%; stabilizzazione dei foni nel 25% dei bambini.
A livello morfo‐sintattico: aumento significativo di 4,1 della lunghezza media dell’enunciato. Ai livelli
lessicale‐semantico e pragmatico non si sono registrate differenze significative tra il pre e il post‐
operatorio.
CONCLUSIONI: Considerando il periodo relativamente breve di osservazione (3 mesi), i miglioramenti
linguistici apprezzati possono essere considerati indicatori di uno sviluppo psicolinguistico connesso ed
incentivato dalla normalizzazione dell’udito derivante dall’apposizione del DTT piuttosto che legato alla
normale crescita ed evoluzione del bambino.
15. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
EFFICACIA DELLA CRENOTERAPIA NEL TRATTAMENTO DELL'OTITE MEDIA SECRETIVA
IN BAMBINI AFFETTI DA SINDROME DI DOWN
E.Cantone, M.Mesolella, A.M. Di Lullo, V.Indolfi, A.Marino, V.Cappello, M.Iengo (Clinica
ORL Federico II ‐ Napoli)
Objective: Children with Down Syndrome have three times higher incidence of chronic ear disease and
secondary hearing loss than other children with developmental delays.
The aim of our study was to evaluate the effectiveness of crenotherapy with salt‐bromine‐iodine mineral
water of Agnano spa in Naples, Italy, in children with DS suffering from persistent bilateral middle ear
effusion (OME).
Methods: This study involved 65 subjects suffering from persistent bilateral middle ear effusion, divided in
two groups: 24 children diagnosed as having Down syndrome (group A); 21 children, as controls, who
showed neither chromosomal abnormalities nor mental retardation (group B).
All the children were submitted to crenotherapy with jet‐inhalations and insufflations by Politzer using salt‐
bromine‐iodine water.
Results: After crenotherapy the cure rate showed statistically equivalent outcomes 69% in group A and 71%
in group B. Conclusions: In conclusion for the treatment of persistent bilateral middle ear effusion in
children with Down syndrome we propose that conservative management with cycles of crenotherapy with
jet‐inhalations and insufflations by Politzer using salt‐bromine‐iodine should be the approach of first
choice.
16. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
DUE RECENTI CASI PEDIATRICI DI TROMBOSI DEI SENI VENOSI INTRACRANICI IN
CORSO DI OTITE MEDIA ACUTA
A.Martini, M. Sari, C.Cutrone, B.Pedruzzi, G.Tava, T.Volo (Clinica ORL ‐ Padova)
La trombosi dei seni venosi intracranici è una complicanza rara delle otiti medie acute e croniche; la sua
incidenza, mortalità e morbilità sono in netta diminuzione grazie all’utilizzo di antibiotici, tuttavia resta una
patologia temibile. L’antibioticoresistenza e gli stati pro‐coagulativi ereditari o acquisiti sono tra i principali
fattori di aumento dell’incidenza di complicanze trombotiche in corso di flogosi dell’orecchio medio.
Generalmente il processo trombotico origina dal seno sigmoideo, particolarmente vulnerabile per la sua
posizione alle infezioni dell’orecchio medio, per poi propagarsi ad altri seni venosi adiacenti.
Gli autori presentano due recenti casi pediatrici di trombosi dei seni venosi cerebrali in corso di otite media
acuta, con discussione dell’approccio clinico‐terapeutico e della relativa letteratura.
Case report 1: D.B. bambina di 5 anni, con anamnesi fisiologica negativa, giunge alla nostra attenzione con
quadro otoscopico di otite media acuta sinistra ed otomastoidite, trombosi dei seni trasversi e sigmoidei
bilateralmente e della vena giugulare interna sinistra omolaterale alla flogosi (diagnosi radiologica).
Inoltre la bambina presentava assopimento ed edema del nervo ottico (visita oculistica). La piccola paziente
è pertanto stata sottoposta a mastoidectomia e stabilizzazione del seno sigmoideo eroso.
Case report 2: M.T. 5 anni, con anamnesi fisiologica negativa a parte adenotonsillectomia l’anno
precedente, giunge alla nostra attenzione con un quadro clinico di otomastoidite sinistra confermata dal
neuroimaging che evidenzia inoltre erosione del tegmen timpani con bolla d’aria nel golfo della giugulare;
trombosi dei seni trasversi bilateralmente e del seno sigmoideo e golfo della giugulare sinistro.
Il bambino viene sottoposto a mastoidectomia e plastica del seno trombotico.
In entrambi i casi la microbiologia eseguita intraoperatoriamente è risultata negativa.
Durante la degenza e successivamente a domicilio i pazienti sono stati sottoposti a terapia antibiotica ad
ampio spettro, terapia anti‐ipertensiva ed anticoagulante. Programmato screening coagulativo.
Gli ultimi controlli radiologici dimostrano la persistenza di un alterato scarico venoso.
I piccoli pazienti sono in buone condizioni generali e sono asintomatici, proseguono la terapia medica con
controlli clinici e di neuroimaging programmati.
In conclusione, la trombosi dei seni venosi intracranici in bambini con infezioni a carico dell’orecchio medio
richiede una precoce ed accurata diagnosi (clinica e radiologica) ed un tempestivo trattamento che
generalmente è sia chirurgico che medico.
17. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
SCREENING UDITIVO NEONATALE E SORVEGLIANZA UDITIVA: PROPOSTA DI UN
MODELLO SANITARIO IN 4 REGIONI ITALIANE
E.Orzan, L.Ronfani, D.Faraguna (IRCCS Burlo Garofalo ‐ Trieste)
L’identificazione precoce del danno uditivo permanente congenito o acquisito dell’età pediatrica è in
procinto di diventare uno standard sanitario anche in Italia, così come avviene già in molti Paesi
industrializzati (USA, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi…).
Nondimeno, recenti autorevoli revisioni identificano 4 aree di maggiore criticità nella gestione dei
programmi di screening uditivo :
1) mancanza di sufficiente capacità dei servizi di valutazione audiologia;
2) mancanza di un elevato livello conoscenze professionali tra gli esecutori e i coordinatori locali;
3) esistenza di reali difficoltà per le famiglie nell’ottenere il servizio;
4) presenza di interruzioni nei flussi informativi.
Il presente progetto, presentato nell'ambito del Programma 2011 del Centro Nazionale per la Prevenzione e
il Controllo delle Malattie dalla Regione Friuli Venezia Giulia con il coordinamento dell’IRCCS “Burlo
Garofolo” ‐ospedale di alta specializzazione e di rilievo nazionale per la salute dalla donna e del bambino‐ si
propone di affrontare e testare sul campo un modello di organizzazione di screening neonatale e
sorveglianza uditiva in quattro regioni italiane: Umbria, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia,
tenendo conto delle sopramenzionate criticità.
In tutte le regioni coinvolte sono già state realizzate esperienze parziali sia di formazione del personale sia
di utilizzo degli strumenti proposti per lo screening, anche se non sempre articolate in un progetto unico ed
esteso su tutto il livello regionale.
Oltre alla definizione delle singole procedure per le quali sono sempre indicati gli obiettivi specifici, le
responsabilità e gli indicatori, sono stati identificati 2 centri di coordinamento per ogni regione, uno
pediatrico e uno audiologico.
Queste unità rappresenteranno i garanti dell'estensione dello screening a tutti i punti nascita delle Regioni
e del coinvolgimento dei centri di Audiologia di riferimento, dell’adeguata gestione dei bambini con
ipoacusia confermata e infine dei rapporti con il centro coordinatore.
Elementi qualificanti del progetto saranno la formazione omogenea legata al mantenimento delle
competenze, la costituzione di un’unica banca dati, la fruibilità di accesso alle informazioni e ai dati in
forma aggregata e infine la creazione di un modello organizzativo estendibile ad altre regioni italiane.
18. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
BILINGUISMO NEI BAMBINI STRANIERI CON IMPIANTO COCLEARE: ATTUALITÀ E
GESTIONE
N.Nader, N.Botta, M.G. Barezzani, D. Zanetti (Spedali Civili ‐ Brescia)
Nelle ultime due decadi la popolazione Italiana ha subito una variazione demografica di cittadini stranieri.
Secondo i dati Istat 2010, al 1° gennaio 2009 i cittadini stranieri residenti in Italia rappresentavano il 6,5%
del totale dei residenti con un massimo nel Nord‐est del paese (9,1%). Inoltre i bambini nati da genitori
stranieri nel 2008 rappresentavano il 12,6% del totale dei nati in Italia.
Brescia, essendo una città industriale ambita dalla mano d’opera straniera, rappresenta la città con la più
alta concentrazione di stranieri, in alcuni comuni l’incidenza relativa raggiunge circa il 22%!
Presso la nostra unità operativa di Otorinolaringoiatria pediatrica di Brescia sono stati operati, da gennaio
2002 a dicembre 2010, 71 bambini affetti da sordità neurosensoriale bilaterale.
Di questi, 25 bambini (35%) erano stranieri appartenenti a 12 paesi di provenienza: Romania 6, Albania 4,
Pakistan 2, India 2, Bangladesh 2, Ucraina 2, Egitto 2, Argentina 1, Brasile 1, Marocco 1, Senegal 1, Tunisia 1.
Le abilità percettive uditive e le capacità comunicative pre e post operatorie di questi bambini sono state
investigate utilizzando vari questionari: TAU (test per le abilità uditive), MAIS (Meaningful Auditory
Integration Scale], MUSS (Meaningful Use of Speech Scale), LIPr (Linstening In Progress, revised).
Nel corso di questi anni la nostra esperienza con i bambini stranieri ha rivelato due problemi: il primo è nel
come poter coinvolgere i genitori attivamente nella riabilitazione dei bambini e il secondo è la scelta del
codice linguistico da adottare (lingua madre, lingua italiana, più lingue etc).
Non tutti i genitori sono in grado di fornire sufficiente collaborazione durante la riabilitazione. In alcune
etnie gli aspetti religioso‐culturali impediscono la frequenza della madre presso le strutture riabilitative
quindi i bimbi sono accompagnati dal padre che poi non si occupa a casa degli aspetti riabilitativi e di
gestione pratica del bambino e non passa le consegne correttamente alla mamma.
Inoltre, per alcuni bambini, la frequenza alle attività di recupero dell’udito e del linguaggio non è costante,
specialmente in estate quando i genitori si recano alla loro patria e portando con se la famiglia restano
lontani alcuni mesi. Secondo recenti studi, il bilinguismo non è una controindicazione nei bambini portatori
di impianto cocleare (I C). L’I C offre una alta fedeltà del suono e perciò non va considerato un fattore
limitante al bambino che va introdotto al mondo bilinguale.
La nostra strategia è stata quella di adottare un doppio codice linguistico. I bambini vengono seguiti dai
logopedisti con la lingua italiana e a casa viene adottata la lingua madre dei genitori. L’importante è
sottoporre questi bambini in età precocissima ad una buona riabilitazione uditiva.
Nella nostra esperienza, i tempi nell’apprendimento del linguaggio nei bambini stranieri sono più lunghi, il
rendimento è fluttuante e la memoria verbale è scarsa a causa del modello linguistico familiare.
Quasi sempre la nostra lingua viene appresa come seconda lingua. Il bambino straniero rispetto a quello
italiano necessita di un maggior impegno logopedico con un percorso più lungo e con risultati soddisfacenti
dopo circa 18 mesi dall’intervento di impianto cocleare.
20. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
IL PROBLEMA DELLE SCELTE TERAPEUTICHE NEI PAZIENTI PEDIATRICI NF2
E.Zanoletti,R.Bovo, D.Accordi, E.Davella, A.Mazzoni C.Faccioli,, A.Martini (Clinica ORLPadova)
La neurofibromatosi tipo 2 è una patologia che pone a tutt’oggi non solo problemi di impostazione
terapeutica, ma veri e propri dilemmi che si confrontano con pazienti giovani, a volte membri della
medesima famiglia, afflitti da tumori benigni che condizionano la qualità e la aspettativa di vita.
La bilateralità del neurinoma dell’ottavo nervo cranico è la condizione più frequente che permette la
diagnosi di NF2, e argomenta discussioni che non possono non tenere conto della storia naturale della
patologia.
Neurinoma bilaterale nella NF2 significa ineluttabile sordità bilaterale, che si raggiunge in breve tempo dalla
diagnosi, e evolutività della neoplasia che pur benigna va trattata.
Talvolta la scelta terapeutica meno invasiva (osservazione, radioterapia) nel paziente giovane rischia di
rinviare il problema solo di pochi anni, e un atteggiamento di prevenzione delle conseguenze invalidanti
della patologia può diventare uno dei criteri con i quali si impostano le moderne scelte terapeutiche.
Con questo dibattito in atto abbiamo cercato di rispondere ai problemi di impostazione terapeutica che si
sono posti in alcuni pazienti NF2 giunti alla nostra osservazione (Ospedale‐Università di Padova,
Otochirurgia).
Nella nostra presentazione verranno discussi alcuni casi clinici in cui si evidenzia come la scelta di adottare
una strategia terapeutica di lungimiranza nel giovane paziente NF2, con chirurgia di conservazione e
riabilitazione dell’udito sia una proposta dibattuta, coraggiosa, ma che risponde alla esigenza di ostacolare
e prevenire l’ineluttabilità della anacusia bilaterale con la cui prospettiva il paziente NF2 è costretto
altrimenti a convivere.
21. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
LA VERTIGINE NELL’INFANZIA: NOSTRA ESPERIENZA
N.Cerchiai, J.Dallan, S.Sellari Franceschini, A.P.Casani (Pisa)
Mentre durante la gestazione la reattività vestibolare è bloccata per impedire adeguamenti del SNC ai
movimenti materni, alla nascita il sistema vestibolare è pressoché simile a quello del soggetto adulto e la
sua maturità è fondamentale per lo sviluppo degli altri sistemi motori.
Il sintomo vertigine è, nell’infanzia, molto meno frequente che nell’età adulta e spesso si traduce in
manifestazioni quali: paura, attaccamento a oggetti o persone, cadute ricorrenti, perdita del controllo
posturale, ritardo delle funzioni motorie, difficoltà a camminare al buio, difficoltà alla visione o rifiuto delle
attività motorie. Le forme di vertigine possono essere: isolate o associate a ipoacusia (sindromiche e non),
oggettive o aspecifiche (dizziness). La nostra casistica comprende un totale di 30 bambini (16 maschi e 14
femmine), in un’età compresa fra 4 e 16 anni (età media 12,3 anni) con storia di sintomatologia vertiginosa.
In seguito ad indagini anamnestiche mirate è stato possibile riconoscere in questi episodi sia una
sintomatologia vertiginosa di tipo soggettivo (sensazione soggettiva di instabilità posturale o cinetosi) sia di
tipo oggettivo (di durata variabile da qualche secondo a qualche ora) associata sia a sintomatologia di tipo
neurovegetativo (pallore, nausea e vomito), di tipo uditivo (fullness, acufeni, ipoacusia) che di tipo
neurologico (diplopia, cefalea). Dei 30 pazienti, 19 (63,3%) non mostravano familiarità per nessuna
patologia di interesse otoneurologico, mentre 11 (36,6%) presentavano invece una familiarità per
manifestazioni di tipo emicranico. Il 40% dei pazienti (12 su 30) non presentava patologie associate. Il
restante 60% risultava invece affetto da altre patologie, fra le quali Artrite Reumatoide, emicrania o altri tipi
di cefalea, spasmofilia, disturbo da attacchi di panico, cardiopatia di natura valvolare, disfunzione a carico
dell’articolazione temporo‐mandibolare. In due pazienti l’indagine anamnestica mostrava una storia di
convulsioni febbrili. Un soggetto aveva subito un trauma cranico. I pazienti sono stati sottoposti ad un
completo esame otoneurologico (audiometria, ricerca del nistagmo spontaneo, di posizione e di
posizionamento, Head Shaking Test, esame della oculomotricità, bilancio vestibolare calorico, studio dei
potenziali evocati vestibolari e stabilometria statica). L’audiometria tonale liminare risultò normale nel
76.6% dei casi; Il test calorico ha mostrato alterazioni nella metà dei pazienti, mentre il restante 50%
evidenziava una risposta simmetrica dei due labirinti. In alcuni pazienti abbiamo ritenuto opportuno
approfondire l’indagine clinica mediante una valutazione presso altri specialisti (oculista, neurologo) e
mediante l’esecuzione di un esame di imaging (RMN encefalo). In 8 pazienti è stata richiesta una
valutazione neurologica, che solo in 2 casi ha mostrato segni di coinvolgimento del SNC: in un caso il
neurologo ha posto il sospetto diagnostico di torcicollo parossistico infantile, mentre nell’altro ha
riscontrato la presenza di segni cerebellari. Per quanto riguarda le indagini RMN, esse non hanno mostrato
nessuna alterazione di segnale a livello encefalico che potesse rappresentare la causa del disturbo preso in
esame. Per ogni paziente studiato, in seguito agli accertamenti diagnostico‐strumentali eseguiti, è stata
formulata, una diagnosi plausibile. Nella maggioranza dei casi, all’origine del disturbo riportato, riteniamo ci
possa essere stata una manifestazione di origine emicranica o un disturbo su base psicogena. In 6 pazienti
riteniamo probabile un’origine emicranica, in 4 un’origine psicogena, in 5 riteniamo possibili entrambe
queste cause. In 2 casi si è posta diagnosi di Malattia di Menière, in 5 di Vertigine Posizionale Parossistica.
In 7 pazienti siamo stati in grado di dimostrare un deficit labirintico monolaterale. In un caso è stata posta
diagnosi di Torcicollo Parossistico Infantile.
23. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
MISCELLANEA – VIDEO
Studio dell’attività farmacologica di uno spray nasale innovativo nelle rinopatie allergiche
A.Caruso, L.Ferrara, D.Naviglio (Napoli)
Trattamento della rinosinusite acuta in età pediatrica con “cucurbitacine”in spray nasale
G.V.D’Agostino, G.Cinquegrana, A.Buonocore (A.O.Santobono Pausilipon – Napoli)
Voluminosa cisti della vallecola glosso‐epiglottica in piccola neonata: gestione e trattamento chirurgico
(VIDEO)
A.Piccinini, A.Ghidini, F.Mattioli, L.Presutti (U.O.C. di ORL – Policlinico di Modena)
Vantaggi della tecnica oto‐endoscopica nelle patologie dell’orecchio medio (VIDEO)
N.Nader, L.Redaelli di Zinis, S.Magili, M.Berlucchi, D.Zanetti (Spedali Civili ‐ Brescia)
Un approccio alternativo nella rimozione difficoltosa dei corpi estranei inalati in età pediatrica (VIDEO)
C.Cutrone, B.Pedruzzi, G.Tava, M.Sari, T.Volo, S.Narne, A.Martini (Clinica ORL ‐ Padova)
Sovraglottoplastica endoscopica (VIDEO)
F.Mattioli, A.Ghidini, A.Piccinini, L.Presutti (U.O.C. di ORL – Policlinico di Modena)
Preservazione “DELL’UDITO RESIDUO” nella chirurgia dell’impianto cocleare in età pediatrica
A.della Volpe, A.M.Varricchio, N.Mansi (A.O.Santobono Pausilipon – Napoli)
24. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
STUDIO DELL’ATTIVITÀ FARMACOLOGICA DI UNO SPRAY NASALE INNOVATIVO NELLE
RINOPATIE ALLERGICHE
A.Caruso, L.Ferrara, D.Naviglio (Napoli)
La rinite allergica è una malattia cronica causata dal contatto con un allergene, che si manifesta con una
infiammazione della mucosa nasale caratterizzata da diversi sintomi che alterano la qualità della vita.
A seconda della gravità dei sintomi,generalmente vengono prescritti degli spray nasale a base di cortisone,
antistaminici ed antileucotrienici. Questi rimedi, quando sono utilizzati per lunghi periodi di tempo, non
sono privi di effetti collaterali indesiderabili,soprattutto nei giovani pazienti.
In questo lavoro viene presentato uno spray nasale innovativo a base di succo di limone, componente
principale del preparato, impiegando una metodica innovativa di estrazione solido‐liquido, il Naviglio
Estrattore® o Estrattore Rapido Solido‐Liquido Dinamico.
Altri componenti dello Spray nasale sono l’Aloe vera, la propoli ed oli essenziali. Il succo di limone è un
antisettico e battericida naturale, come noto dalla letteratura; esso giova nelle infiammazioni del distretto
ORL Altro componente è il succo di Aloe, che ha azione antiallergica di alta efficacia in molti casi. La è la
WSEP‐70® in acqua con attività infiammatoria; olio essenziale di Niaoulj costituisce un efficace presidio nel
trattamento delle affezioni delle vie respiratorie ,per le sue proprietà battericida, immunostimolante,
mucolitica e balsamica. L’olio essenziale di Ravensara costituisce un ottimo rimedio nelle affezioni delle vie
respiratorie, in particolare per le sinusiti, rinofaringiti, bronchiti, tosse e pertosse.
L’efficacia del prodotto è stata testata su 10 bambini età media 5 anni, eseguendo un prelievo citologico
nasale, mediante nasalscraping®, colorando poi il prelevato con la metodica di May‐Grumwald Giemsa per
evidenziare le variazioni morfologiche dell’epitelio nasale prima e dopo terapia.
Dalle osservazioni risulta che l’effetto antiflogistico dello spray a base di limone trova una sicura
dimostrazione come coadiuvante nella riduzione delle componenti infiammatorie osservate al
rinocitogramma.
[1] Naviglio D.,Pizzolongo F.,Romano R.,Ferrara L.,Santini A. An innovative solid‐liquid extraction technology: use of the
Naviglio Extractor for the production of lemon liquor. African Journal of Food Science,2007 1, 42‐50.
[2] Gelardi M, Fiorella ML, Russo C, Fiorella R, Ciprandi G. Role of nasal cytology Int J Immunopathol Pharmacol. 2010
Jan‐Mar;23(1 Suppl):45‐9 .
27. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
VANTAGGI DELLA TECNICA OTO‐ENDOSCOPICA NELLE PATOLOGIE DELL’ORECCHIO
MEDIO (VIDEO)
N.Nader, L.Redaelli di Zinis, S.Magili, M.Berlucchi, D.Zanetti (Spedali Civili ‐ Brescia)
Le tecniche chirurgiche otoendoscopiche in via di sviluppo negli ultimi anni hanno dato la possibilità di
rivalutare alcuni approcci consolidati per via microscopica.
Negli ultimi 2 anni, presso la Divisione di Otorinolaringoiatria Pediatrica Spedali Civili di Brescia, la modalità
di posizionamento dei drenaggi transtimpanici è passata alla via otoendoscopica con risultati soddisfacenti
per quanto riguarda il tempo operatorio e i risultati dell’intervento.
Nelle miringoplastiche con perforazioni dei quadranti anteriori che necessitano approcci retro‐auricolari
con l’ausilio del microscopio, si sta passando gradualmente alla via transcanalare grazie all’approccio sia
combinato, endoscopico e microscopico, sia puramente endoscopico. La scelta dell’approccio è
condizionata dalla sede e dalla ampiezza della perforazione.
Nelle patologie che necessitano un trattamento che prevede una mastoidectomia, l’otoendoscopia trova
spazio nel controllare zone nascoste al microscopio. In tali casi l’endoscopia può consentire di evitare la
conversione di una tecnica chiusa a una tecnica aperta.
Gradualmente, presso la nostra Divisione, l’ausilio della tecnica otoendoscopica sta permettendo approcci
sempre meno invasivi nella chirurgia dell’orecchio medio in età pediatrica.
28. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
UN APPROCCIO ALTERNATIVO NELLA RIMOZIONE DIFFICOLTOSA DEI CORPI ESTRANEI
INALATI IN ETÀ PEDIATRICA (VIDEO)
C.Cutrone, B.Pedruzzi, G.Tava, M.Sari, T.Volo, S.Narne, A.Martini (Clinica ORL ‐ Padova)
L’inalazione di corpi estranei in età pediatrica è un evento poco comune, ma molto insidioso ed in alcuni
casi mortale, che richiede una diagnosi precoce ed un trattamento tempestivo. Un’accurata anamnesi,
l’esame obiettivo e l’esame radiologico del torace (in inspirio ed in espirio) sono fondamentali, in quanto
possono aiutare il medico nella programmazione del successivo iter diagnostico‐terapeutico. In letteratura,
il trattamento gold standard per la diagnosi e per la rimozione del corpo estraneo inalato è la tracheo‐
broncoscopia rigida in anestesia generale.
Dalla nostra pluriennale esperienza si evince che in casi anamnesticamente e/o clinicamente e/o
radiologicamente dubbi, prima di sottoporre i pazienti a una tracheo‐broncoscopia rigida in anestesia
generale per escludere completamente la presenza di un corpo estraneo inalato, è utile effettuare una
broncoscopia flessibile in sedazione e anestesia locale, risparmiando al paziente i rischi annessi ad una
tracheo‐broncoscopia rigida in anestesia generale.
Nelle situazioni più complesse, come nei casi in cui piccoli frammenti di corpo estraneo siano situati troppo
distalmente a livello bronchiale e/o frammenti sferici incuneati, e in quei casi in cui non si riesca a
rimuovere il corpo estraneo con gli usuali strumenti da broncoscopia rigida, dal Dicembre 2008 al Settmbre
2011 abbiamo sperimentato con successo in 4 pazienti (età media: 18 mesi; range: 8‐28 mesi) l’utilizzo del
catetere di Fogarty (calibro 2‐3 Fr).
In broncoscopia rigida viene individuato il corpo estraneo bronchiale. Il catetere di Fogarty viene introdotto
nel broncoscopio rigido e portato distalmente rispetto al corpo estraneo, tra questo e la mucosa
bronchiale.
Successivamente e delicatamente il palloncino del catetere viene gonfiato con soluzione fisiologica.
Una trazione delicata viene applicata al catetere che viene quindi retratto lentamente, trascinando con sé il
corpo estraneo sino all’interno del broncoscopio rigido, che viene rimosso consensualmente.
Al termine della manovra si esegue un controllo broncoscopico per verificare la completa rimozione del
corpo estraneo.
In tutte queste situazioni è però fondamentale una lunga esperienza nella gestione delle emergenze delle
vie aeree, una ottima manualità nell’utilizzo di broncoscopi flessibili e rigidi nei pazienti pediatrici, una
stretta collaborazione con l’anestesista, e una perfetta coordinazione con l’equipe infermieristica, per non
incorrere nelle possibili complicanze e diminuire il tasso di morbidità e mortalità correlate a tali manovre.
29. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
SOVRAGLOTTOPLASTICA ENDOSCOPICA (VIDEO)
F.Mattioli, A.Ghidini, A.Piccinini, L.Presutti (U.O.C. di ORL – Policlinico di Modena)
Presentiamo un caso di una piccola paziente di 4 mesi presentatasi in pronto soccorso pediatrico per
ricorrenti episodi dispnoici.Alla fibrolaringoscopia in sedazione e respiro spontaneo si è rilevata una
marcata malacia dell'epiglottide,di aspetto a omega, che durante gli atti inspiratori viene risucchiata
nell'aditus laringeo; tale fenomeno è anche facilitato dalla presenza di un'aderenza tra il margine libero
dell'epiglottide destro e plica ariepiglottica omolaterale.
Il piano glottico appare indenne così come le strutture tracheobronchiali fino alla carena. In
microlaringoscopia si esegue sovraglottoplastica con sezione delle aderenze mucose ari‐epiglottiche con
tecnica LASER cO2 a destra e con forbici a sinistra.
Si esegue successivamente scarificazione con LASER della plica glosso‐epiglottica mediana e
posizionamento di colla di fibrina nella zona scarificata.
31. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
RINOLOGIA
La poliposi nasale nella Fibrosi Cistica: personale management terapeutico
M.Mesolella, E. Cantone, I.Ferranti, A. Pianese, G. Di Lorenzo, V.Raia, M.Iengo (Clinica ORL Federico II ‐ Napoli)
Uno strano caso di atresia coanale
E.Sitzia, M.L.Tropiano, S.Bottero, F.M.Tucci, G.C.de Vincentiis (Osp. Bambino Gesù ‐ Roma)
Valutazione postchirurgica della funzionalità nasale in pazienti pediatrici affetti da lesioni sellari e parasellari
trattate con approccio endoscopico tran sfenoidale
P.Schiavo, F. Messina, A.M.Saibene, G.Scottà (Clinica ORL – Osp. S.Paolo ‐ Milano)
Atresia Coanale: nostra esperienza dal 1985 ad ogg
M.Sari, C.Cutrone, B.Pedruzzi, G.Tava, T.Volo, S.Narne, A.Martini (Clinica ORL ‐ Padova)
Le stenosi congenite delle vie lacrimali: diagnosi e trattamento
M.Berlucchi, P.Rossi Brunori, S.Stefini, P.Nicolai (Spedali Civili – Brescia)
Endoscopia nasale nei pazienti con sospetta rinite allergica
F.Brocchetti, F.Ameli, M.A.Tosca, A.Signori, G.Ciprandi (Ist.Giannina Gaslini ‐ Genova)
Comparazione tra sintomi ed endoscopia nasale in bambini con ostruzione nasale
F.Ameli, F. Brocchetti, M.A.Tosca, G.Ciprandi (Ist. Giannina Giannini ‐ Genova)
Il trattamento chirurgico dell’atresia coanale: revisione della nostra casistica
V.Savastano, S.Bertin, A.T.Benincasa, C.Di Nota, T.Vittori, F.Zardo (UOD ORL Pediatrica Università Sapienza ‐
Roma)
32. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
LA POLIPOSI NASALE NELLA FIBROSI CISTICA: PERSONALE MANAGEMENT
TERAPEUTICO
M.Mesolella, E. Cantone, I.Ferranti, A. Pianese, G. Di Lorenzo, V.Raia, M.Iengo (Clinica
ORLFederico II ‐ Napoli)
La fibrosi cistica è la più frequente malattia ereditaria a esito letale nella popolazione bianca; essa si verifica
in circa 1/3.300 nati vivi di razza bianca, 1/15.300 di razza nera e 1/32.000 di razza asiatico‐americana; il
30% dei pazienti è costituito da adulti.
Circa il 3% della popolazione bianca è portatore del gene della FC, che si trasmette con modalità
autosomica recessiva. Il gene responsabile è stato localizzato a livello di 250.000 paia di basi del DNA
genomico sul braccio lungo del cromosoma 7. Esso codifica per una proteina associata alla membrana detta
proteina regolatrice transmembrana della fibrosi cistica (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator, CFTR).
La mutazione genetica più comune, DF508, determina l'assenza di un residuo fenilalaninico nella posizione
508 della proteina CFTR e si riscontra in circa il 70% degli alleli della FC; più di 600 mutazioni meno
frequenti danno luogo al rimanente 30%.
Sebbene la funzione precisa della CFTR sia sconosciuta, essa sembra far parte di un canale del cloro AMPc‐
dipendente e sembra che regoli il trasporto di Cl e Na attraverso le membrane epiteliali. Gli eterozigoti
possono mostrare lievi anomalie del trasporto epiteliale ma sono asintomatici. Il 50% dei pazienti si
presenta anche con sintomi respiratori, di solito tosse e respiro sibilante insieme a infezioni polmonari
ricorrenti o croniche. L'interessamento delle vie respiratorie superiori si manifesta con sinusite cronica o
ricorrente e poliposi nasale (7%).
Gli Autori presentano una casistica relativa a 38 pazienti affetti da poliposi nasale sottoposti ad intervento
chirurgico per la relativa exeresi confrontando le varie tecniche operatorie utilizzate nel corso degli anni e
le migliori opzioni terapeutiche somministrate per evitare eventuali recidive.
33. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
UNO STRANO CASO DI ATRESIA COANALE
Emanuela Sitzia, MariaLuisa Tropiano, Sergio Bottero, Filippo Maria Tucci, Roberto Masi,
Giovanni Carlo De Vincentiis
Unità operativa di Otorinolaringoiatria ‐ Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù
Gli autori riportano il caso clinico di un neonato giunto alla loro osservazione per atresia coanale dx e
stenosi serrata della fossa nasale sn. Il paziente seguito presso la patologia neonatale veniva alimentato per
gavage e presentava distress respiratorio.
Il bambino veniva sottoposto all’età di due mesi a canalizzazione coanale ,previo abbattimento della placca
atresica dx e calibrazione della fossa nasale sn, oltre che stenting trans‐coanale mantenuto in sede per tre
settimane. Ai successivi controlli endoscopici si rilevava un progressivo restringimento delle fosse nasali a
livello del terzo medio delle stesse, ed una vivace riproduzione del tessuto di granulazione a livello coanale.
Il quadro clinico generale si caratterizzava, durante il decorso, per la presenza di una condizione di
pseudoipoparatiroidismo ad eziologia ignota; oltre che una condizione anemica di marcata entità, non
giustificata dalle perdite ematiche intra‐operatorie, e tale da imporre trattamenti ripetuti con
emocomponenti.
A sei mesi di vita la comparsa di paresi del VII n.c. di sn ad insorgenza improvvisa consentiva dopo adeguato
neuro‐imaging, il corretto inquadramento clinico nell’ambito di una osteopetrosi .
Gli Autori riportano il caso, stante la bassa incidenza della patologia, per sottolineare come gli insuccessi
chirurgici, talvolta, sottendono realtà cliniche più complesse, che rimangono misconosciute fino alla
comparsa di nuova sintomatologia.
34. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
VALUTAZIONE POSTCHIRURGICA DELLA FUNZIONALITÀ NASALE IN PAZIENTI
PEDIATRICI AFFETTI DA LESIONI SELLARI E PARASELLARI TRATTATE CON APPROCCIO
ENDOSCOPICO TRAN SFENOIDALE
P.Schiavo, F. Messina, A.M.Saibene, G.Scottà (Clinica ORL – Osp. S.Paolo ‐ Milano)
Le neoformazioni sellari e parasellari in età pediatrica, pur essendo in assoluto patologie relativamente
rare, rappresentano un’importante quota dei tumori intracranici.
I rapporti di contiguità con strutture anatomiche di fondamentale importanza, la localizzazione intracranica
e la frequente tendenza all’accrescimento locale rendono complesso il trattamento di queste lesioni; ciò ha
condotto allo sviluppo di vari approcci terapeutici.
Pur non avendo raggiunto ancora oggi un consenso unanime sul trattamento ottimale di tali lesioni, negli
ultimi anni la chirurgia endoscopica trans sfenoidale si è affermata come tecnica di riferimento per gli
ottimi risultati in termini di radicalità e per la minor invasività rispetto alla via trans cranica. Malgrado ciò
l’aggressività sulle strutture nasali può essere anche molto rilevante, principalmente per gli approcci
“estesi”.
L’esperienza degli Autori in tale ambito si riferisce a 21 pazienti operati tra il luglio 1999 e il luglio 2011. I
tumori asportati sono stati 14 adenomi ipofisari (11 microadenomi e 3 macroadenomi), 1 cisti della tasca di
Rathke, 1 cordoma del clivus e 5 craniofaringiomi. Gli interventi sono stati eseguiti presso l'Istituto
Neurologico “C. Besta” (12 casi), l'Istituto Ortopedico “Galeazzi” (7 casi) e l'Istituto Clinico “Humanitas” (2
casi) da un team chirurgico costituito da un neurochirurgo e da un otorinolaringoiatra.
Gli Autori si prefiggono lo scopo di valutare gli effetti della chirurgia endoscopica trans sfenoidale sulla
funzionalità nasale di pazienti operati in età pediatrica.
35. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
ATRESIA COANALE: NOSTRA ESPERIENZA DAL 1985 AD OGG
M.Sari, C.Cutrone, B.Pedruzzi, G.Tava, T.Volo, S.Narne, A.Martini (Clinica ORL ‐ Padova)
L’atresia coanale è una malformazione congenita rara che può essere associata o meno ad altre
malformazioni. Si può presentare come unilaterale o bilaterale.
L’atresia coanale bilaterale costituisce un’emergenza in ambito neonatologico. Dal punto di vista istologico
si può classificare come: ossea, membranosa o mista (ossea‐membranosa).
Nel sospetto clinico di atresia coanale sono fondamentali dal punto di vista diagnostico l’esame
endoscopico, l’esame radiologico TC senza mezzo di contrasto, per definire la natura della malformazione
stessa e la presenza di malformazioni associate.
Nel nostro studio abbiamo rianalizzato la casistica raccolta dalla nostra struttura dal 1985 ad oggi. Sono
stati trattati per atresia coanale 101 pazienti, 58 femmine e 43 maschi, di età tra 1 giorno e 11 mesi. In tutti
i casi i pazienti sono stati sottoposti a videoendoscopia nasale, nel 67% dei casi la malformazione era
bilaterale. All’esame TC è stata riscontrata un’atresia di tipo osseo nel 29,2% dei casi, di tipo misto
(membranoso‐osseo) nel restante 70,8%. Nel 23,2% dei casi i pazienti presentavano altre anomalie
associate.
Tutti i pazienti sono stati trattati con un approccio trans‐nasale in anestesia generale e sotto controllo
videoendoscopico.
Il trattamento è consistito in un approccio chirurgico, posizionamento di stent coanali ed eventuali
successive dilatazioni. In alcuni casi per stabilizzare la pervietà coanale ci siamo avvalsi dell’ausilio di laser a
diodi.
Abbiamo considerato come risultato soddisfacente una pervietà coanale stabile di almeno 4 mm.
36. XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OTORINOLARINGOLOGIA PEDIATRICA
Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
LE STENOSI CONGENITE DELLE VIE LACRIMALI: DIAGNOSI E TRATTAMENTO
M.Berlucchi, P.Rossi Brunori, S.Stefini, P.Nicolai (Spedali Civili – Brescia)
Introduzione: La stenosi congenita delle vie lacrimali (SCVL) è una patologia relativamente frequente
interessando circa il 6% dei neonati. Anche se, nella maggior parte dei casi, la risoluzione del quadro clinico
avviene spontaneamente o dopo l’uso di procedure non invasive, una piccola percentuale di questi pazienti
(1‐2%) sarà sottoposta a interventi più invasivi quali l’intubazione delle vie lacrimali e/o la
dacriocistorinostomia (DCR).
Gli autori descrivono la propria esperienza e analizzano l’algoritmo diagnostico‐terapeutico di questa
patologia.
Materiali e metodi: Tra il Settembre 1997 e il Dicembre 2010, 65 bambini sono stati ricoverati per SCVL
presso l’U.D. di Otorinolaringoiatria Pediatrica, Spedali Civili, Brescia. Il work‐up diagnostico pre‐operatorio
ha incluso una valutazione oftalmologica e una endoscopia nasale e, successivamente, una dacriocistografia
e una TAC del massiccio‐facciale qualora le procedure conservative fossero fallite. Quest’ultime erano
costituite dal sondaggio e lavaggio delle vie lacrimali.
Nel caso di persistenza del quadro clinico ostruttivo, i bambini furono sottoposti a una DCR transnasale per
via endoscopica.
Risultati: Un totale di 83 vie lacrimali ostruite sono state osservate e trattate. Diciotto bambini sono stati
sottoposti a una dacriocistografia e una TAC del massiccio‐facciale. In 23 sistemi lacrimali è stata eseguita
una DCR. Per l’osservazione di una ri‐stenosi, una DCR di revisione è stata realizzata in 3 pazienti.
Ad oggi (range follow‐up: 9 mesi – 13 anni), tutti i pazienti sono asintomatici.
Conclusioni: Le procedure conservative sono le prime metodiche terapeutiche da eseguire nei pazienti
affetti da SCVL. Qualora queste fallissero, la DCR transnasale per via endoscopica può essere considerata
una valida alternativa chirurgica agli approcci tradizionali.
Questo trattamento chirurgico è poco invasivo, ripetibile, efficace e ben tollerato.
L’utilizzo di un valido algoritmo diagnostico‐terapeutico per le SCVL e una stretta collaborazione con
l’oftalmologo sono fondamentali per ottenere buoni risultati.
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Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
ENDOSCOPIA NASALE NEI PAZIENTI CON SOSPETTA RINITE ALLERGICA
F.Brocchetti, F.Ameli, M.A.Tosca, A.Signori, G.Ciprandi (Ist.Giannina Gaslini ‐ Genova)
Obiettivo: E' stata investigata una popolazione di bambini affetti da ostruzione nasale con sospetto di rinite
allergica mediante l'endoscopia nasale per valutare se esistono dei segni predittivi che possano far
ipotizzare una componente allergica.
E'stata presa in considerazione una coorte di pazienti pediatrici di 176 bambini di cui 99 maschi, con un'età
media di 7,5 anni, giunti alla prima visita specialistica otorinolaringoiatrica per disturbi respiratori nasali con
sospetta rinite allergica, eseguita presso gli ambulatori di due s specialisti otorinolaringoiatri, ( A.F. e F. B.).
Ad ogni soggetto veniva praticata un'endoscopia e un PRICK test.
L'esame endoscopico veniva effettuato con una fibra ottica rigida di 2,7 mm con angolo di visione di 30° ,
previa anestesia locale e decongestione della mucosa nasale con vasocostrittore. Per ogni paziente veniva
segnalato il colore delle mucose, la presenza di contatto tra il turbinato medio e la parete laterale del naso ,
il contatto del turbinato inferiore con chiusura del meato inferiore.
Dagli accertamenti allergologici praticati sono emersi i seguenti dati: che su 176 pazienti studiati con
ostruzione nasale e sospetto di allergia , 142 erano risultati allergici.
Dall'analisi statistica si evinceva che il contatto tra turbinato inferiore e medio con la parete laterale era
significativa come segno predittivo di un allergia nasale ( OR 5,38 e 3,42 ), mentre età, sesso e il pallore del
turbinato medio e di quello inferiore non risultavano predittivi per una diagnosi di rinite allergica.
Conclusione: Questo studio dimostra che alcuni segni riscontrabili nell'endoscopia possono essere
considerati predittivi di rinite allergica; quali il contato tra turbinato medio ed inferiore con parete laterale
del naso mentre invece il pallore degli stessi non era riscontrabile con la stessa frequenza in tutti i pazienti
allergici.
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Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
COMPARAZIONE TRA SINTOMI ED ENDOSCOPIA NASALE IN BAMBINI CON OSTRUZIONE
NASALE
F.Ameli, F. Brocchetti, M.A.Tosca, G.Ciprandi (Ist. Giannina Giannini ‐ Genova)
Obiettivo: L’ostruzione nasale è un sintomo molto comune nell’età pediatrica. Può essere frequentemente
osservata nei bambini affetti da rinite allergica e/o ipertrofia adenoidea.
Il giudizio del grado di ostruzione soggettivo è spesso difficile. L’ostruzione nella rinite allergica è stato
proposto come sintomo chiave. La rilevanza clinica dell’ostruzione nasale nella rinite allergica deriva anche
dalla dimostrazione che la severità dell’ostruzione è significativamente correlata con i parametrici clinici,
immunologici e spirometrici.
Lo scopo dello studio è comparare l’uso di una misurazione tramite scala soggettiva a faccette utilizzata in
genere per la valutazione del dolore (FRS), interrogando sia i bambini che i loro genitori, e tramite scala
analogica visiva semplificata (sVAS) con i dati ottenuti tramite endoscopia nasale in bambini con ostruzione
nasale.
Metodo: sono stati studiati 121 bambini (75 maschi, età media 7.5 anni)reclutati dagli specialisti ORL con
visita ORL completa corredata da endoscopia naso‐faringea (valutazione porzione ant, porzione post e
rinofaringe).
I bambini e i genitori hanno quantificato il grado di ostruzione nasale tramite FRS e sVAS. L’associazione tra
tutte le variabili è stata studiata con coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman e modelli di
regressione logistica univariata. Risultati: è stata osservata una moderata correlazione tra FRS, sVAS e
ostruzione nasale nel segmento anteriore (r = 0,51 per FRS; r = 0,52 per sVAS), una forte correlazione nel
segmento posteriore (r = 0,60 per FRS, r = 0,62 per sVAS) in confronto all’endoscopia nasale. Inoltre la
percezione di ostruzione dei genitori non correlava con i parametri obbiettivi.
Conclusioni: la percezione di ostruzione da parte dei bambini attraverso una scala visiva a faccette (FRS) e
ancor meglio una scala visiva analogica semplificata a 4 punti ha una buona correlazione con i riscontri
endoscopici sia nella regione anteriore che in quella posteriore nasale.
La percezione dei genitori invece non correla con i dati endoscopici, probabilmente per la giustificata
apprensione per le condizioni di patologia dei propri bambini.
Lo studio suggerisce quindi che l’utilizzo della FRS e/o sVAS per il giudizio soggettivo di ostruzione nasale
nei bambini può essere usata nella pratica clinica per differenziare i pazienti meritevoli di indagine
endoscopica o per monitorare l’andamento dei diversi programmi terapeutici
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Napoli, 17‐19 novembre 2011
Presidente: Nicola Mansi
IL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELL’ATRESIA COANALE: REVISIONE DELLA NOSTRA
CASISTICA
V.Savastano, S.Bertin, A.T.Benincasa, C.Di Nota, T.Vittori, F.Zardo (UOD ORL Pediatrica
Università Sapienza ‐ Roma)
CONTENUTI ABSTRACT OBIETTIVI Aggiornare i dati sull’efficacia del trattamento endoscopico dell’atresia
coanale.
MATERIALI Nel nostro studio presentiamo 16 casi con età compresa tra 4 giorni e 4 anni (età media 8,3
mesi , età mediana 2,5 mesi ) di cui 5 maschi e 11 femmine, 3 pazienti con atresia monolaterale e 11
bilaterale. La diagnosi è stata effettuata mediante endoscopia e confermata mediante TC.
L’intervento chirurgico è stato effettuato con tecnica endoscopica (ottiche rigide STORZ 0° 2,7 mm e
strumentario miniaturizzato dedicato).
Gli step chirurgici prevedevano:
1. Incisione e scollamento sottoperiosteo della mucosa della porzione posteriore del setto e della
superficie atresica omolaterale dal bordo dell’apofisi pterigoidea sino ad un piano passante per il
margine inferiore del turbinato medio. Nei casi bilaterali la procedura è stata eseguita anche
controlateralmente;
2. Rimozione del terzo posteriore del vomere e del piatto atresico ,con rispetto della mucosa della
faccia faringea dell’atresia e del setto;
3. Confezionamento dei lembi con la mucosa precedentemente preservata ;
4. Ribaltamento dei lembi a coprire la superficie ossea esposta;
5. Leggero tamponamento con Merocel ®. Rimozione del tampone in sedazione in 3^ ‐5^ giornata .
Il follow –up medio è di 33,56 valore mediano 41, mesi range 12 gg – 60 mesi.
RIASSUNTO Nessuna complicanza intra o post‐ operatoria con ospedalizzazione media di 8,36 gg (mediana
4 gg)rispetto ai precedenti dati presentati nel 2009. L’allungamento del tempo medio della degenza è
dovuto a processi flogistici preoperatori in 2 pazienti rispettivamente di 20 e 17 giorni.
La valutazione dell’esito chirurgico è stata effettuata con ottica rigida durante lo stamponamento e con
fibrolaringoscopio flessibile nel Follow –up. Questa tecnica si è dimostrata soddisfacente ed al momento
nessun paziente ha evidenziato recidiva.
CONCLUSIONI: Questa tecnica chirurgica offre buona visualizzazione del piano atresico ; semplice
confezionamento dei lembi; ridotto sanguinamento e traumatismo della mucosa; nessun limite di età ;
buoni risultati funzionali.