1. OMILIA
Road to Smart Life
monza 26 novembre
Alfredo Viganò – Convegno - schema intervento
Viviamo in un contesto tra i più densi d’Europa e del Mondo. Terza o quarta regione
metropolitana del vecchio continente
Due secoli o tre di forte sviluppo e consumo di suolo, ne dobbiamo prendere atto
La conquista del destino industriale senza una legislazione adeguata in riferimento al
territorio ( ambiente e risorsa, natura, inquinamenti, acqua e aria, regime dei suoli),ma
secondo casualità e priorità del momento: le case, le fabbriche, i servizi, le infrastrutture.
Come è tutto diverso, ma non le regole generali che sono sempre elementari.
Tante parti della città sono bruttine mettiamoci mano con coraggio e sapendo dove
andare
2. Il Tempo, lo Spazio, fattori ineludibili.
NULLA PREVALE TUTTO CONCORRE
Territorio complesso e riorganizzazione territoriale
come premessa a quella edilizia, non il contrario
come avviene ( esempi vecchie fabbriche sul Lambro).
Nuove leggi di programmazione territoriale effettiva
coinvolgendo pubblico e privato.
Importante. Bisogna capire dove siamo nel tempo e
nello spazio. Non esiste il tornare indietro. Nel ‘700
distruggere le macchine come i Luddisti? Le soluzioni al
problema, la risposta a esigenze sociali, economiche e
ambientali devono essere alla scala del problema
stesso.
Il territorio va trasformato con l‘aiuto delle scienze,
della tecnologia, delle discipline sociologiche,
economiche e ambientali, tenendo conto di tutti gli
obiettivi, miscela difficile, ma non impossibile e che
comunque va transitata. Non esiste altra scelta pena la
regressione e l’emarginazione nel contesto territoriale
e come Paese. Nella programmazione nulla prevale
singolarmente nel senso che tutto concorre.
la macchia maggiore comprende Milano, Monza e parte della
Brianza, Varese. Dal satellite.
3. La memoria
Prima un poco di memoria. La società, il gruppo ha sempre cercato di
organizzare il proprio insediamento. La localizzazione e
l’organizzazione spaziale era legata a fattori di difesa e di
sopravvivenza alimentare. Forte il rapporto col contesto ambientale
come necessità funzionale.
Più di 2000 anni ma i contenuti si assomigliano invariati, fatta la
debita proporzione e evoluzione delle cose
Barumini e Toledo
4. LA CITTA’ LETTERARIA, IDEALE
E QUELLA REALE
Vi sono stati esempi dove l’organizzazione spaziale
urbanistica degli insediamenti o delle città fu fatto
ideale, legato a idea geometrica, religiosa o
ideologica. Anche esempi del tutto casuali, ma
sovente racchiusi in una geometria difensiva o
ideale, i centri storici. Parlo di un fatto reale e non
solo letterario come nel caso della Città del sole di
Campanella o i quadri di De Chirico.
Perché necessario introdurre il tema di oggi
risalendo con esempi nel tempo? Penso che sia
sempre importante collocare gli eventi nella loro
natura storica e ideale su chi si fondano le discipline.
Il tempo passato ci insegna che le soluzioni ai
problemi vanno perseguite prendendo atto delle
idee e contenuti del proprio tempo.
E’ un approccio culturale importante, spesso eluso,
altrimenti è moderno solo chi fa del brutto il proprio
obiettivo come risposta a esigenze emergenti. E’
avvenuto e i risultati si vedono.
Palmanova 1593
5. MONZA: LE MURA E LA CAMPAGNA, GLI SPAZI
PUBBLICI E RAPPRESENTATIVI
Momenti connessi allo sviluppo della città e alla sua economia.
Sempre si è sentito il bisogno di creare spazi urbani collettivi, nel
paese e ancor più nella città. Sovente la città era articolata in un
contesto e legame di potere. Funzioni amministrative, religiose,
economiche e sociali. E’ il bello dell’Urbanistica ancora oggi. Una
disciplina che mette sulle carte, come volasse sempre in alto, anche
quando non c’erano gli strumenti per farlo. La Città ha sempre
contenuto una molteplicità di funzioni pubbliche o private
Un esempio di rapporto col potere e trasformazione della Città. Nel
1722 l’ingresso dal ponte d’Arena mira il Duomo
6. 1857 LA VILLA IMPERIALE CAMBIA LA
CITTA’. LA MOTIVAZIONE
Il ponte d’ Arena di origine romana cambia direzione e simboli con quello
dei Leoni asburgici. La mira diventa l’Arengario, simbolo del potere laico.
Una città dove cominciano a fiorire di contro ai campanili le Ciminiere.
Potremmo citare il Parco e la villa reale come esempio tra idee, potere e
forma urbana.
I regimi e in generale il potere politico hanno sempre ritenuto importante
l’urbanistica, anche dal punto di vista formale. L’urbanistica è matrigna di
molte discipline (ambientali, idrogeologhe, di mobilità, sociologiche,
economiche etc.), forse per questo da sempre si accompagna alla stanza
dei bottoni.
Inoltre l’urbanistica, per molti aspetti grossolana nella dimensione dei
problemi ( 100 abitanti in più o in meno non fa grande differenza) è, nel
caso di buona urbanistica, stringente sulle motivazioni. Ogni scelta deve
essere motivata svolgendo anche il ruolo di coordinamento di altre
discipline importanti.
Se volete scoprire la qualità di un Piano cercate le motivazioni delle scelte
generali e puntuali. Bisogna che la democrazia abbia autorità nelle leggi e
nel costume per la programmazione territoriale che è parte importante del
nostro benessere. Ci vuole la qualità delle idee. Un Piano funziona quando
ogni singolo atto privato e pubblico concorre al disegno generale anche
senza rendersene conto,
7. Disgressione e luoghi comuni
L’urbanistica ha una sua precisione anche se a scale non certo
millimetriche, si ragiona per chilometri e tonnellate. La sua
precisone deriva dalle complesse esigenze della popolazione, della
economia, dell’ambiente, della mobilità . Importante la scala della
organizzazione spaziale degli insediamenti che è legata alle
esigenze anche differenziate e talvolta in contrasto ( gli esempi
sono molti, dalle infrastrutture alla stessa occupazione di suolo e
valori paesaggistici).
Un tempo sembrava del tutto naturale ( simbolo religioso, di
potere o di difesa) collocare gli insediamenti in palese
trasformazione del paesaggio preesistente e del tutto in modo
insensibile dello stato naturale ( cima delle colline, coste e porti,
canali e controllo delle acque, strade romane di cornice ). Pure
amiamo e ci riconosciamo negli insediamenti e simboli storici.
Molti hanno la convinzione che il rispetto del legame
insediamenti-ambiente sia fatto antico, No è consuetudine
relativamante moderna ( vedi il dibattito filosofico dal ‘700 o poco
prima) nel legame culturale uomo e natura (Parchi compreso
quello di Monza), determinato dal celere sviluppo demografico ed
economico e naturalmente dalle analisi culturali, tecniche e
scientifiche che ne conseguono.
8. L’Azzonamento
Con l’industrializzazione si modificano i
parametri. Forte inurbamento demografico.
L’Economia e i collegamenti la fanno da
padroni. Talvolta la casualità, ma spesso
l’organizzazione funzionale segue regole
determinate da leggi regolamenti o dal
costume o per volontà del potere politico.
Nasce il concetto di azzonamento, cioè di
prevalente mono funzionalità di zone
separate. Il Centro storico, il suo
ampliamento, le zone di espansione e quelle
industriali etc. Ognuna con un suo ruolo e
differenziazione (anche sociale e politica. Zona
dei ricchi, zona dei palazzi del potere, zona
operaia)
1933 Concorso Piano Regolatore, primo
arrivato. Le priorità. Il Parco tagliato a metà.
9. 1925 piano particolareggiato
1925 E’ la stagione dei Piani Particolareggiati.
Bergamo con la tutela storica, A Monza gli sventramenti come in
molte altre Città.
Il Monumento ai caduti diventa tanto dominante da diventare
fulcro dello stravolgimento del Centro Storico.
Per organizzare il sistema di piazze vengono congiunte con tratti di
viabilità e demolizione delle cortine. Compresa la demolizione del
Teatro.
Le componenti: Coraggio e potere, incoscienza, debolezza
culturale ideologia e un po’ di insensibilità futurista.
10. LA CITTA’ SMISURATA
IL PIANO PICCINATO
Quasi 300.000 abitanti. La zona
agricola diventa solo area di consumo
dell’espansione. L’importanza delle
comunicazioni. Anche qui il Parco a
metà.
Nelle norme nasce la spinta alla
programmazione, alla economia e
ruolo della Città col Centro direzionale
, la salvaguardia del fiume, alcuni
grandi servizi. Dimenticata la
pianificazione delle trasformazioni
dell’esistente. Detterà legge sino ad
anni recenti e la sua dimensione di
fatto determina aspettative che
impediscono per decenni un nuovo
Piano. Economia dello sviluppo
immobiliare.
11. Intanto erano cambiate le leggi, 1942,
1967/68, 1975, 2005.
LE MOTIVAZIONI, RIFERIMENTO DELLA
QUALITA’ URBANISTICA
Un contesto dove il trascinamento dell’azzonamento
razionalista: alle esigenze della Citta e Territorio che esplodono
per demografia e economia si risponde acriticamente e senza
scelte mirate. Sovente la casualità immobiliare domina
l’espansione della Città che perde la tradizione di spazi
organizzati e deputati sia pubblici che privati. Intanto
l’espansione e i rapporti investono il territorio e non solo la
città. Quello che per sua natura dettava regole nel paesaggio
perde le sue caratteristiche di ordine, anche per i simboli del
potere e in parte per le differenze sociali. Impellente la
necessità di organizzare spazi e accessibilità locali, territoriali
nazionali e oltre.
Si mette mano in anni recenti al rifacimento del PGT ( Piano di
Governo del Territorio- Documento di Piano, Piano delle Regole,
Piano dei Servizi). Prima del PGT attuale il Piano Benevolo e il
suo fallimento. Si rischia di riprendere l’espansione del vecchio
Piccinato senza motivazioni credibili. Le motivazioni come
riferimento della qualità urbanistica. Il fallimento di ulteriori
proposte espansive.
12. Il PGT CHE PRENDE IL MIO NOME
Tra molte vicissitudini ancora c’è.
PGT tra i primi di Lombardia, premiato in
Europa. E’ stato riferimento per molti.
Storia e modernità.
Dopo la pausa e fallimento del PRG Benevolo,
si era cercato di dare vita a una nuova
stagione con attenzione alla programmazione.
Una visione di insieme della Città e del suo
ruolo territoriale non solo residenziale.
Programmazione e strategia tra risorse
pubbliche e private. Incentivi per la qualità e
tutela ambientale.
Rete dei Servizi e Quartieri. Lettura delle
esigenze e priorità nel tempo.
Mobilità e legami territoriali.
Il Parco e quelli di cornice e intercomunali, il
sistema del verde e delle aree agricole come
riscatto ambientale e paesaggistico.
13. PROPOSTA 2015
Infine la proposta in atto dopo anni di elaborazione. E’ direttamente connessa a cosa fare. Non
voglio parlare del Piano provinciale e quello della Valle del Lambro o i Plis che interessano il
nostro territorio, non perché non sia importante anche per le prospettive e le cose da fare, ma
perché il tempo stringe, dirò solo che in contrasto con mezza Europa, pur essendo area densa
e complessa non ci sono Enti intermedi credibili. Regione o area metropolitana?
Bisognava tradurre il Piano vecchia maniera ( azzonamento e atemporalità) in un programma
urbanistico. Assistiamo ad una metodologia imperfetta con conseguenze per tempi, servizi e
priorità (coordinamento degli strumenti del PGT e VAS).
Le nostre città, compresa Monza, sono cresciute senza una forma e una gerarchia. Vanno
trasformate, non impedite.
Esempio le aree dismesse a Monza sono l’ultima grande risorsa per questa trasformazione,
non sono viste in un quadro di insieme e programma ( Piano dei Servizi) diventano una
occasione persa. L’ultima per molto tempo.
Esempio il problema di consumo di suolo, giusto, ma deve diventare obiettivo partecipe della
trasformazione della Città e della sua qualità. Esempio la dotazione di servizi e verde per il
centro storico e i quartieri può essere raggiunta in prevalenza con la traslazione di
volumetrie da aree dismesse ad altro. Altrimenti è schematizzazione ideologica e non
programmazione. E’ una grande occasione che si rischia di perdere facendo errori come in
passato ( parcellizzazione e non insieme).
Le considerazioni non riguardano solo il PGT di Monza, la legge 12 non da i suoi frutti, i Piani
non investono la programmazione temporale e di uso delle risorse a breve e lunga scadenza,
non sono solidali per la trasformazione di scala urbana . Mantengono una lettura di
azzonamento tradizionale. Esempio, che senso ha porre tutte le aree dismesse nella fattibilità
quinquennale quando ci vorranno almeno venti anni?
Territorialmente grave la confusione anche solo terminologica dei PGT inoltre va capito se
l’urbanesimo in Lombardia è terminato e se la riqualificazione urbanistica ed ambientale
determina necessità espansive e di sostituzione.
14. Le prospettive e cose da fare
Una storia lunga per una disciplina legata al governo delle cose e al potere.
Dovrei accennare al quadro legislativo. Dopo la legge regionale 12 del 2005 vi è stata confusione e in molti casi poca
qualità degli strumenti urbanistici, brutte copie dei PRG, ma più labili e negoziabili. Si sono sottovalutati Piano dei
Servizi e Piano delle Regole, programmazione, temporalità, conformità dei suoli (regime dei suoli), il Paesaggio che
riassume il tutto e da il bello e il brutto di gran parte della nostra vita. La legislazione e interpretazioni spesso confuse
non aiutano , tanto meno livelli territoriali in contraddizione e meccanismi normativi contorti.
Sovente le corrette metodologie urbanistiche non sono sostanziali, ma diventano solo formali e rituali: Doc di Piano, Piano
dei Servizi, Piano delle Regole.
Sottovalutatati e spesso non fatti i Piani energetici, quelli della mobilità che necessita di una scala intercomunale e oltre,
il Piano economico. Debole la pianistica intercomunale e le opere pubbliche di scala territoriale. Si svuotano le Province
e può essere un bene, ma le scale sovracomunali? Quali autorità, di Governo o dei sistemi di servizi? La nostra realtà
dovrebbe consigliare una prevalenza della pianistica e programmazione sovracomunale ( si pensi anche solo alle
infrastrutture)
Il prevalere dei progetti e della casualità e talvolta di scelte negoziate e categorie ideologiche sulla programmazione
territoriale. Non va bene. Spreco, sporco, inquinamento, traffico e trasporti, regressione economica e mancanza di risposta
sociale. In momenti difficili ci devono aiutare le regole e la programmazione , non la loro caduta. Bisogna anche fuggire da
presunte priorità e errata lettura delle necessitò socio politiche.
Ripeto, le risorse pubbliche e private devono concorrere ad obiettivi generali. Importanza del Piano Programma. Regola
urbanistica generale è che una cosa anche giusta, ma nel posto e tempo sbagliato è sbagliata.
Crisi, ci avviamo ad una nuova stagione che comporta un forte ripensamento e adeguamento dei centri urbani ( lotta
allo spreco mantenendo la sostanza della qualità di vita, realtà multietnica). Ne consegue la necessità di rivedere
contenuti, norme e obiettivi. Da un prevalente azzonamento a un prevalente programma del Documento di piano
Importante trovare le ragioni di fondo delle scelte urbanistiche, l’obiettivo e il fine. Importante cogliere le esigenze
esistenti, le priorità e il quadro del futuro. Bisogna affrontare la questione degli incentivi e oneri dei settori che
intervengono sul territorio. Se le economie pubbliche e private devono concorrere bisogna rinnovare le politiche
urbanistiche.
15. Le prospettive e esempi di cose da fare
Ci vuole coraggio e pensare a Monza e altrove in grande come nel dopoguerra con gli imperativi di
Rifare, Riusare, Spostare. Non singoli progetti a se stanti, ma ricondotti a una Piano-programma.
Privilegiare la qualità, non solo edilizia, ma urbanistica e paesaggistica, il concorso delle scelte
secondo logiche e motivazioni stringenti. Bisogna riconoscere le cose importanti, esempio il Parco
di Monza è fattore prioritario e determinante e anche le proprità pubbliche da alinare vanno
coinvolte nel suo risanamento.
Negli anni ‘60 milioni di abitanti migrarono in Lombardia ( come se l’intera Albania si fosse spostata).
A tutti in pochi decenni una casa, una scuola, una fognatura, ma le città ne uscirono malamente.
Questo stato di cose non va difeso con l’immobilità e la ragioneria delle aree libere o meno, ma con
la conoscenza dei bisogni e la programmazione della riqualificazione.
Se abbiamo coraggio potremo nel prossimo ventennio migliorare il modo di vivere la città e il
territorio. Non è un traslare le cose ma un invito a cominciare per avere risultati e non
compromettere il futuro.
Bisogna affrontare la questione degli incentivi e oneri dei settori che intervengono sul territorio.
Se le economie pubbliche e private devono concorrere bisogna rinnovare le politiche urbanistiche.
Tutto concorre.
A differenza di altri paesi il sistema di proprietà è forte impedimento alla trasformazioni. Servono
nuove legislazioni che coinvolgano la trasformazione dell’esistente e i livelli intermedi di governo
del territorio ( area o regione metropolitana?). Non è possibile il risanamento con la parcellizzazione
comunale delle previsioni di intervento ( esempio edifici dismessi lungo il Lambro).
Abbandonare l’abitudine acritica di difesa dell’esistente indipendentemente dalla sua qualità
urbana e storica. Affrontare il risanamento del paesaggio nelle varie componenti urbane, agricole
e naturalistiche.
Esempio, con le aree dismesse a Monza bisogna intervenire come insieme e sistema, non come
fossero tradizionali piani di lottizzazione, ognuno per se. Non bisogna perdere l’occasione di
programmazione generale.
16. ANCORA
Come abbiamo detto all’inizio, Territorio
complesso e riorganizzazione territoriale come
premessa a quella edilizia, non il contrario come
spesso avviene. Nuove leggi di programmazione
territoriale effettiva coinvolgendo pubblico e
privato.
Il consumo di suolo è un obiettivo, ma non deve
essere di impedimento al sistema di
programmazione e di concorso con altre finalità
di riqualificazione urbanistica e paesaggistica,
Imparare da altre esperienze dove la densità su
grande scala territoriale non è di per se stesso
fattore negativo (esempio la grande Parigi e
Londra, modelli di sviluppo e trasformazione
secondo le esigenze nella realtà che abbiamo).
L’Urbanistica è una disciplina scientifica e deve
prendere atto della realtà su cui opera. Non si
cura una ferita con la camomilla.
Come si è detto : Rifare, Riusare, Spostare (
Compensazioni, cave volumetriche e diritti
edificatori, incentivi, coinvolgimento di più
risorse e piani attuativi).
L’urbanistica e la stanza dei bottoni.
Monza: un famoso sventramento del quartiere
medioevale. La Ferdinandea.
Il paesaggio urbano si trasforma anche per politica e
idee. Prima col Ponte d’Arena si mira il simbolo
religioso, il Duomo e Campanile
Poi con l’intervento il simbolo civile e di governo
della Città, l’Arengario