2. La Partenza
La navigazione a vapore, e la conseguente
diminuzione del costo del viaggio, facilitò,
negli ultimi decenni dell’Ottocento, un esodo di
proporzioni bibliche dall’Italia.
Quell’emigrazione fu detta “grande” e si
concluse soltanto allo scoppio della prima
guerra mondiale. L’esodo ebbe un altro fattore
di incitamento nel miraggio della terra che
specialmente i governi argentino e brasiliano
alimentavano in tutto il paese attraverso i loro
agenti d’immigrazione. Agli occhi abbagliati di
tanti contadini, che della vita avevano
l’esperienza acquisita nel proprio villaggio, essi
mostravano splendide immagini di campi
rigogliosi in cui tutto sembrava crescere quasi
spontaneamente e narravano di un Eldorado che
li attendeva “in America”.
Per coordinare e promuovere l’assistenza agli
emigranti da parte dello Stato, soltanto nel
1901, dopo anni di dibattiti parlamentari, fu
istituito il Commissariato generale
dell’emigrazione, dotato di vaste competenze
ma di scarsi fondi.
3. Ancora agli inizi del Novecento, il
Il Viaggio
viaggio per le Americhe poteva durare
anche un mese e si compiva in condizioni
oggi difficilmente immaginabili:
affollamento con conseguente riduzione
al minimo degli spazi vitali, promiscuità,
cibo non abbondante e di scarsa qualità.
Gli emigranti, i cui alloggiamenti erano
sempre nella parte inferiore delle navi,
trascorrevano perciò gran parte delle loro
giornate a cielo aperto.
Nel 1913, durante uno dei suoi periodici
viaggi verso le Americhe, il genovese
Enrico Bonocore, capitano del piroscafo
“Dante Alighieri”, scattò una serie di
fotografie che riprendevano scene di vita
a bordo degli emigranti. Da questa serie,
inedita, sono tratte le immagini che
riguardano il viaggio.
4. L’arrivo
Già all’attracco del piroscafo, qualunque fosse il porto di
destinazione, gli emigrati cominciavano a rendersi conto di
essere giunti nell’America com’era e non come l’avevano
sognata. Le immagini da paradiso terrestre di cui si erano
riempiti gli occhi e la mente trovavano scarso riscontro
nelle pesanti formalità burocratiche cui venivano sottoposti
nel grande centro di accoglienza di Ellis Island a New York
e molti erano coloro che venivano respinti specialmente
perché affetti da malattie invalidanti.
Anche in Argentina, nell’ Hotel degli immigranti di Buenos
Aires, paese “classificato e offerto” come il più simile
all’Italia, le stesse autorità sentirono il bisogno di alloggiare
per alcuni giorni gli immigrati - anche se avevano già una
precisa destinazione e una rete di parenti, amici,
compaesani su cui fare affidamento - per dare loro un
sommario bagaglio di dati e informazioni sulle locali
condizioni di vita.
Analoga accoglienza veniva riservata a coloro che
arrivavano in Brasile nell’ “Hospedaria” di San Paulo .
5. Le nuove patrie
Chi partiva raramente era un uomo solo. Una “catena” di altri emigrati lo assisteva
e proteggeva sin da quando cominciava a programmare il viaggio e, all’arrivo, lo
accoglieva per facilitargli in ogni modo l’inserimento. .Nella nuova realtà egli si
integrava in un gruppo che riproduceva sostanzialmente i valori e i codici
comportamentali di quello d’origine. Nascevano così i quartieri italiani nelle grandi
città americane, dai nomi diversi, ma in cui le strade avevano la funzione della
piazza del villaggio, di luoghi in cui si ristrutturava e si affinava la cultura comune,
sospesa tra le antiche radici e le nuove “frontiere”.
In Argentina, a Buenos Aires, si costruivano i conventillos case padronali nella
zona del porto, che, dopo il trasferimento dei proprietari in quartieri più eleganti,
vennero trasformate in piccolissimi alloggi per gli emigrati. Le case si sviluppavano
intorno a un cortile centrale in cui ogni famiglia aveva a disposizione una stanza -
pieza - che spesso non aveva nemmeno una finestra e con servizi comuni nel
cortile.
6. Il legame con il proprio mondo si
manteneva vivo con lettere e fotografie
Il filo del ricordo
delle quali protagonista quasi assoluta era
la famiglia allargata le cui
immagini/tracce risultavano presenti e
uguali sia in Italia che all’estero. I ritratti,
perciò, costituivano la parte
preponderante degli archivi famigliari e
fissavano i momenti fondamentali della
vita: nascita, matrimonio e, in minor
misura, morte. Cari ricordi, in cui si
immergono dolcemente i compaesani in
visita a una famiglia in cui sono ritornati
alcuni componenti dall’America.
I rapporti con la madre patria erano anche
di tipo economico, le rimesse degli
emigranti testimoniavano concretamente
dell’appartenenza di chi era emigrato alla
famiglia rimasta in patria e costituivano
un importante contributo, spesso l’unico,
all’andamento della famiglia.