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Studio di funzione reale
  in una variabile reale
I^ Parte
Schema    1.Dominio
 Derive   Riportiamo il dominio sul grafico 2d-plot

          2. Simmetrie e periodicità
          2.1 Simmetrie: pari, dispari f(-x)=
          2.2 Periodicità f(x+T)=f(x)

          3. Segno f(x)>0
          Riportiamo sul grafico 2d-plot
          4. Incontro con gli assi. Asse x y=0; asse y x=0
          Attenzione: 1) controllare x=0 appartenga al domino;
          2) risolvere nei reali 3) in caso di approssimazioni indicarle
          5. Limiti e continuità
          5.1 Limiti sulla frontiera del dominio
          5.11 Segnalare eventuali forme indeterminate
          5.2 Continuità e punti di discontinuità (indicare dove la funzione è continua e
          gli eventuali punti di discontinuità Attenzione se la funzione è definita per
          casi)

          6. Asintoti
          6.1 Equazioni eventuali asintoti orizzontali e verticali
          6.2 Controllo (se necessario) presenza asintoti obliqui
II^ Parte
Schema    1. Derivata
 Derive   1.1 Indicare eventuali punti di discontinuità della derivata
          (appartenenti al dominio). Punti non derivabili
          2. Punti stazionari di f(x). f'(x)=0
          3. Monotonia di f(x).
          3.1 Studio di f'(x)>0
          3.2 Intervalli di crescenza e decrescenza
          4. Punti estremali: minimi e massimi locali
          4.1 Minimi e massimi locali (appartenenti ai punti stazionari)
          4.2 Se esistono punti non derivabili, minimi e massimi locali non derivabili
          5. Punti non derivabili (se esistono) indicare la tipologia
          6. Concavità e convessità
          6.1 Derivata seconda f''(x)
          6.2 Studio segno f''(x)>0
          6.3 Intervalli nei quali la funzione è concava (convessa)
          7. Punti di flesso
          7.1 Flessi a tangente orizzontale (ovvero punti stazionari che sono flessi)
          7.2 Flessi a tangente obliqua
I parte: definizione di funzione
                                   Sul libro: pag. 117 e seg


definizione: Dati due insiemi A e B, una funzione di A in B è una relazione che associa ad ogni elemento di A uno ed un solo elemento di B

Come si indica: Si indica                             oppure semplicemente f(x).

Come si rappresenta: Si può rappresentare su un piano cartesiano tramite il grafico.

Come si riconosce           Se è dato il grafico su un piano cartesiano, si considerano rette parallele all’asse y. Se anche una sola di queste rette incontra il grafico più
                            di una volta non è una funzione.

1.1)    Funzione numerica
        Definizione funzioni numeriche sono funzioni i cui domini e condomini sono insiemi numerici

        Definizione diremo funzione reale di variabile reale una relazione fra un sottoinsieme                  (ovvero un sottoinsieme dei reali) e     che associa ad ogni
        elemento di D uno e un solo numero reale:




        Ricorda che y è detta variabile dipendente e x è detta variabile indipendente. Inoltre se consideriamo, ad esempio la funzione                        ,
è detta espressione analitica della funzione, mentre             è detta equazione della funzione




                                                                                                                                                               Dominio
I parte: dominio
                           Sul libro: 119


Definizione Dominio della funzione numerica f(x) è l’insieme dei numeri reali che si possono assegnare
alla variabile x in modo che i corrispondenti valori f(x) siano numeri reali.

Definizione un elemento y di B che è il corrispondente di almeno un elemento x di A si dice immagine di x nella funzione f.

Definizione L’insieme di tutte le immagini si dice immagine della funzione.

Definizione Grafico di una funzione f è l’insieme dei punti P(x,y) del piano cartesiano tali che
x è un numero reale del dominio e y è l’immagine di x, ossia y=f(x).


 Definizione Date due funzioni                      e


 si può considerare la funzione che porta direttamente A in C                       tale funzione si dice

 funzione composta e si indica              e associa ad ogni elemento x di A l’immagine mediante h dell’immagine di x mediante g.



  Il concetto di funzione composta è fondamentale sia nel calcolo del dominio, che in quello dei limiti e
  delle derivate.
  Per determinare il dominio di una funzione, dovrò considerare, se la funzione è composta, i domini
  delle funzioni che la compongono. In particolare è utile ricordarsi i domini delle funzioni elementari
                                                                                                                     Determinare
                                                                                                                      il dominio
I parte: determinare il dominio



Per determinare il dominio :
  1) immagino di calcolare un valore della funzione con la calcolatrice per poter individuare la
     sequenza di funzioni elementari che la compongono (ovvero i tasti-operazione);
  2) ripercorro la sequenza di calcolo domandandomi quale è il dominio e l’immagine di ogni
     funzione elementare;
  3) ricavo (in genere) equazioni e/o disequazioni che mi limitano i possibili valori da dare a x
  4) risolvo (se possibile) tali equazioni/disequazioni e ricavo i valori numerici (o gli intervalli).




Rappresentare un dominio: possiamo limitarci a scrivere a parole o in simboli i risultati ottenuti, ma
spesso è utile aggiungere un sistema di assi cartesiani. Poiché il dominio si legge sull’asse x ,
individuare gli intervalli che non appartengono al dominio. In corrispondenza di questi intervalli
sbarrare tutta la regione di piano sopra e sotto poiché non potendo dare quei valori alla x, non avrò
valori y per la variabile dipendente (ovvero la funzione non potrà passare per nessuno di quei punti del
piano)




                                                                                                          Funzioni
                                                                                                         elementar
                                                                                                             i
I parte: dominio funzioni elementari
                                Sul libro:

Funzione costante f(x)=k                              Funzione lineare
Equivale a y=k. Dominio R.
Immagine                                              Domino R
Iniettiva NO                                          Immagine R
Suriettiva NO                                         Iniettiva SI
                                                      Sureittiva SI


Funzione quadratica                                   Funzione cubica

Dominio R.                                            Dominio R
Iniettiva NO                                          Immagine R
Suriettiva NO                                         Iniettiva ?
Esempio                                               Suriettiva SI
                                                      Esempio
Funzione proporzionalità                              Funzione omografica
inversa (iperbole equilatera)                         (iperbole)



Dominio       Immagine
                                                      Dominio
Iniettiva SI
Suriettiva NO
Funzione radice indice pari                           Funzione radice indice pari

(o anche potenza del tipo                             (o anche potenza del tipo

con q pari)                                           con q dispari)


Dominio
                                                      Domino          Immagine
Immagine
                                                                                      Funzioni
                                                                                    elementari II
I parte: dominio funzioni elementari
                         Sul libro:


Funzione esponenziale                        Funzione logaritmica



Dominio R Immagine                           Domino          Immagine R



funzioni goniometriche                       funzioni goniometriche
               e
                                             Dominio
Domino R
Immagine [-1,1]
Iniettiva NO                                 Ovvero
Suriettiva NO
                                             Iniettiva No
                                             Suriettiva Si

Funzione valore                              Funzioni definite per casi
assoluto                                     Sono date da espressioni
                                             analitiche diverse a seconda del
                                             valore attribuito alla variabile x
                                             Esempio
Domino R
Immagine
Iniettiva No
Suriettiva No
I parte: simmetrie e periodicità segno



 Definizione Una funzione                               si dice           Cosa accade al grafico della funzione
 pari se                                                                  Il grafico di una funzione pari è simmetrico rispetto all’asse delle y
               ;                    ;

 dispari se                                                               Il grafico di una funzione dispari è simmetrico rispetto all’origine
               ;

 periodica di periodo T se                                                Il grafico si ripete di periodo in periodo.

                   ;                    ;


Studiare il segno della funzione Sul libro:133
Definizione Data la funzione                studiare il segno della funzione, significa determinare per quali valori del dominio la funzione ha immagini positive e per
quali ha immagini negative.

Per studiare il segno: porremo               e risolveremo (se possibile) la disequazione. Ovvero ricaveremo gli intervalli di valori di x per i quali la funzione è
positiva.

Rappresentare il segno della funzione: Oltre a scrivere, a parole o in simboli, i valori di x per i quali la funzione è positiva, risulta opportuno ed utile
riportare tali informazioni sul sistema di assi cartesiani nel quale abbiamo già indicato il dominio. Per fare questo:
     - individuiamo sull’asse delle ascisse (x) gli intervalli nei quali la funzione               ;
     - tratteggiamo delle rette parallele all’asse y e passanti per gli estremi degli intervalli individuati sopra;
     - ottenute queste “strisce” di piano, cancelleremo la parte sotto l’asse delle x, ovvero tutti i punti che hanno ordinata negativa;
     - nelle rimanenti strisce (corrispondenti alle x per le quali la funzione non è positiva, e dunque risulta negativa) cancelleremo la parte sopra l’asse delle y.
I parte:limiti
                             Sul libro: 75 e seg


Definiamo
Sia x0 un punto dell’intervallo [a.b] e f(x) una funzione definita su [a,b] eccetto al più x0, diremo che f(x) ha per limite L
per x che tende a x0 e scriveremo

                  tale che                         tale che
Definiamo
Sia x0 un punto dell’intervallo [a.b] e f(x) una funzione definita su [a,b] eccetto al più x0, diremo che f(x) ha per limite +
    o - per x che tende a x0 e scriveremo                            o

   M>0 (grande)                tale che                   tale che
              può essere

    1) =L, numero finito
    2) =
    3) non esistere.


  Inoltre si parla di limiti destri e sinistri


                                                                                                                   Limiti II
I parte:limiti II



Definizione Si dice che una funzione f(x) ha per limite       per x che tende a      e si scrive

quando per ogni numero reale M>0 si può determinare un numero a>0 tale che risulti                 per ogni
Definizione Si dice che una funzione f(x) ha per limite       per x che tende a      e si scrive

quando per ogni numero reale M>0 si può determinare un numero a>0 tale che risulti                  per ogni

Definizione Si dice che una funzione f(x) ha limite finito l per x che tende a    e si scrive                  quando

per ogni intorno V di l si può determinare un numero a>0 tale che risulti         per ogni



              Forme indeterminate
                         [         ]
                     ;   [     ]

                 ;
I parte:continuità
                     Sul libro: pag.95 e 137



Definizione Una funzione f(x) si dice continua nel punto c con c Dominio di f (o di
accumulazione per il dominio di f) se il limite per x che tende a c esiste finito e se è uguale a f(c).
Ovvero: 1)

       2)

Risultati notevoli:
dalla teoria dei limiti, dalla definizione e dai teoremi sui limiti si ricava facilmente che:
    1) le funzioni elementari sono continue
    2) se f(x) e g(x) sono continue in c allora lo sono anche f(x)+g(x); f(x)-g(x);f(x)g(x); f(x)/g(x)
        (eccetto g(c)=0)

Teorema continuità funzione composta
Date due funzioni y=f(z) e z=g(x); con f(z) continua in m e g(x) continua per x=c e tale che m=g(c)
allora la funzione composta f(g(x)) è continua in c.




                                                                                                   discontinua
I parte: discontinuità e punti discontinuità I specie
                      Sul libro: pag 137, 143 e seg

                       1) se la funzione non è continua in c allora diremo che c è un punto di discontinuità per f
                       2) rileggiamo la definizione di continuità e ricaviamo che affinché la funzione sia discontinua
                          in c può accadere una delle seguenti situazioni:
                              a. non vale                            poiché

                              b. non vale                           poiché o non esiste o vale infinito almeno uno dei

                                  limiti, ad esempio                   o

                              c. vale                            ma non vale

Definizione Si dice che per x=c e y=f(x) c è punto di discontinuità di I specie se esistono finiti i
limiti destro e sinistri ma sono diversi (e quindi non esiste il limite). Ovvero




Esempio:


Se c è un punto di discontinuità di prima specie per la funzione f(x) si chiama salto della funzione il

valore ottenuto da
                                                                                                       discontinua
I parte: punti discontinuità II e III specie


Definizione Si dice che per x=c e y=f(x) c è punto di discontinuità di II specie quando non esiste,
o vale infinito, uno almeno dei due limiti destro o sinistro di x=c
Esempio:
1)                in         ha un punto di discontinuità di II specie poiché i limiti, da destra e da
sinistra valgono rispettivamente
2)              in x=0 ha un punto di discontinuità di II specie poiché il limite sinistro non esiste.

Definizione Si dice che per x=c e y=f(x) c è punto di discontinuità di III specie quando esiste
finito                              , ma          ( o f(c) non esiste)
Esempio:

1) Sia                     per rappresentarla dobbiamo esaminare i tre “pezzi” separatamente e poi

comporli in un unico grafico. Vedremo che in x=0 i limite esiste e vale 0. Ma la funzione vale 2.
Dunque ho discontinuità III specie.

Osserviamo: in generale, la discontinuità di III specie può essere eliminata ovvero può essere
ridefinita la funzione in modo da “non staccare la penna” nell’intorno del punto di discontinuità. Per
tale ragione si parla di discontinuità eliminabile
I parte: asintoti
                    Sul libro: pag.82,84,129




Quando lim f ( x) = +∞ o lim f ( x) = −∞ , anche solo da destra e/o sinistra, diremo
        x  x0
          →               x  x0
                             →

brevemente che la retta x=x0 è un asintoto verticale (eventualmente specificando
destro o sinistro)
Quando lim f ( x) = l diremo brevemente che la retta y=l è un asintoto orizzontale
          x ∞
           →

(eventualmente possono esistere due asintoti orizzontali uno da + e uno da -
infinito)
 Quando x  ∞ f ( x) = ∞ indipendentemente dai segni di infinito, la funzione può
          lim
           →
 avere un asintoto obliquo.
 Ovvero una retta di equazione y=mx+q a cui la funzione tende (ma non tocca)
 quando x tende a + o – infinito (attenzione, la funzione può tagliare l’asintoto
 purchè non verso quando x tende all’infinito)

  Per verificare e calcolare l’asintoto obliquo:
                            f ( x)
                 m = lim
  -Si calcola       x ∞
                     →       x
  - se m è un numero finito non nullo allora si calcola q = x  ∞( f ( x) − mx)
                                                              lim
                                                               →

  -L’asintoto obliquo sarà la retta y=mx+q dove a m e q sostituiamo i valori
II parte: derivate
                          Sul libro: 151-153, 161-176,



Definiamo                         rapporto incrementale della funzione f(x) relativo al punto

x0 e all’incremento h e lo si indica con

Equivale a considerare il coefficiente angolare della retta che passa per i punto                 e



Possiamo pensare di “avvicinare” il punto Q a P, ovvero “rimpicciolire” h. Avremo sempre una
retta e una inclinazione. Tutto questo in matematica si traduce con limite per h   .

Definizione Dunque data la funzione y=f(x) definita in un intorno completo di x0 e costruito il
rapporto incrementale, se esiste finito il                      prende il nome di derivata della

funzione nel punto x0 e lo si indica con uno dei seguenti simboli: f’(x0) oppure


Definiamo funzione derivata della funzione f(x), la funzione che associa ad ogni elemento x0
del dominio la derivata della funzione f(x) in x0.
E la indicheremo f’(x),


Definiamo una funzione si dice derivabile in x0 se in tal punto essa ha derivata finita
II parte: concetti generali – calcolo derivate

Funzione        Derivata
                           Alcune osservazioni sul calcolo di    =

f(x)=k          f’(x)=0
costante                                   ;                                =0
f(x)=x          f’(x)=1
                                               ;                               =1

                                                       ;

                           Attenzione: questa derivata vale sia per       che per         (ovvero
                           sia per potenze che per radici). Ma la sua dimostrazione è diversa nei
                           due casi.




                                                                     ;

                           Si ricava dalla precedente ricordando che



x in radianti

x in radianti
II parte: concetti generali – calcolo derivate
Teoremi per il calcolo delle derivate

1) La derivata della somma
La derivata della somma di due funzioni derivabili è uguale alla somma delle derivate delle funzioni.

2) La derivata del prodotto
La derivata del prodotto di due funzioni derivabili è uguale al prodotto della derivata della prima funzione per la seconda non derivata, sommato al
prodotto della derivata della seconda per la prima non derivata.




3) La derivata del quoziente

4) La derivata di una funzione composta


Dai precedenti teoremi si ricavano:

6)

7)                                                 Se abbiamo una costante che moltiplica la funzione, lasciamo invariata la costante e deriviamo solo

la funzione.

8)                                                            La derivata della differenza di due funzioni è uguale alla differenza delle derivate.

9)                                                                                                               Ovvero la derivata del prodotto di più

funzioni è uguale alla somma dei prodotti delle derivate di ciascuna funzione per tutte le altre non derivate.




Dal teorema 4, sulla derivata della funzione composta, si ricavano le seguenti regole:
10)

11)                                                           ;                                                             ;




12)                                         ;
II parte: punti non derivabili
                         In particolare ci interessano i punti in cui la funzione è continua ma
                         non derivabile. (libro pag. 157) Dalla definizione data sopra di
                         derivabilità in un punto, affinché non sia derivabile può accadere
                         che:
1) Non esiste finito il limite del rapporto incrementale. Ovvero vale +∝ o -∝
2) Esistono finiti i limiti destri e sinistri ma non sono uguali
3) I limiti sinistro e destro valgono infinito e non sono uguali

Inoltre possono essere punti non derivabili gli estremi (finiti) degli intervalli del dominio.

Caso 1) parleremo di punti a tangente verticale. Ad esempio y       =3 x
        in x=0 (è un esempio pericoloso)


                                    Caso 2) parleremo di punti angolosi. Ad esempio      y= x
                                    in x=0

  Caso 3) parleremo di cuspidi. Ad esempio y      = 3 x2
  in x=0
II parte: monotonia e criteri per stabilirla
                    Definizione
                         Data una funzione              ed un intervallo I (che possiamo indicare con [a,b]), diremo
                            che la funzione è crescente in I se per ogni coppia di valori     dell’intervallo tali che
                                    risulta
                         Data una funzione              ed un intervallo I (che possiamo indicare con [a,b]), diremo
                            che la funzione è decrescente in I se per ogni coppia di valori      dell’intervallo tali che
                                    risulta

                        Sul libro: 118

 Criteri per crescenza e decrescenza:
Teorema – condizioni sufficienti - (pag 191)
Data una funzione              continua in un intervallo I e derivabile al suo interno:
se in ogni punto interno di I la derivata prima di f(x) è positiva allora la f(x) è strettamente crescente;
se in ogni punto interno di I la derivata prima di f(x) è negativa allora f(x) è strettamente decrescente
Teorema – condizioni necessarie – (pag 192)
Data una funzione             continua in un intervallo I:
se la funzione è crescente in I allora          in I; se la funzione è decrescente in I allora               in I


  y = x 3 − 3x 2              y ' = 3x 2 − 6 x               3x 2 − 6 x > 0 ⇒ x < 0                   x>2
                           f’(x)>0      +   0         -         2     +

                           f(x)
II parte: punti stazionari e punti estremali
                        Definizione
                        Data la funzione f(x) è un punto           se                              è chiamato punto stazionario
                                                                                  B        D
                                                                                      C
                                                                                                   F


                                                                                               E

                                                                    A
A,C,E sono punti di minimo ed B, D,F sono punti di massimo. Ma se osserviamo ad esempio il punto di massimo F ha
un ordinata minore del punto di minimo C. Ed ancora tra tutti i punti di minimo vi è un minimo Assoluto (cioè minore
degli altri che chiameremo relativi) analogo per il massimo.
Definizione Data la funzione y=f(x) definita in un intervallo I chiamiamo:
          punto di massimo assoluto se            per ogni x dell’intervallo I (in simboli
              ); il valore M=    è chiamato Massimo assoluto.
          punto di minimo assoluto se            per ogni x dell’intervallo I (in simboli
              ); il valore m=    è chiamato Minimo assoluto.

Definizione Data la funzione y=f(x) definita in un intervallo I chiamiamo:
        punto di massimo relativo se esiste un intorno         di   (ovvero un intervallo che
        contiene      ) tale che                  per ogni x dell’intorno                 (in simboli      punto di
        massimo relativo se           tale che                          ); il valore M=                  è chiamato
        Massimo relativo
         punto di minimio relativo se esiste un intorno                     di       (ovvero un intervallo che
        contiene      ) tale che                  per ogni x dell’intorno                 (in simboli      punto di
        massimo relativo se           tale che                          ); il valore m=                  è chiamato
        Minimo relativo
II parte: punti estremali – stazionari - criteri
                         Possiamo osservare che né nelle definizioni di crescenza/decrescenza,
                         né in quelle di minimi e massimi si fa cenno alla derivata della
                         funzione. Dunque potranno esistere punti di minimo e massimo
                         anche se la funzione non è derivabile.

 In questa prima parte riferiamoci solo ai punti minimi e massimi locali derivabili
 Come trovarli:

Teorema -condizione necessaria- (pag 221)
Se    è continua e derivabile in un intervallo I e se    (   appartiene ad I) è un punto di massimo o
minimo relativo allora
Ovvero è stazionario

Attenzione:                ; calcoliamo il valore della derivata               in x=0 ovvero
                    . In questo caso la derivata prima è zero, ma non abbiamo né un massimo né un
minimo.
Dunque non vale il viceversa del teorema ; ovvero se                    non possiamo dire niente su

Teorema – condizione sufficiente-:
-Studiare il segno della derivata prima pag.223
-Cercare i punti stazionari e poi considerare le derivate successive pag.227
II parte: punti estremali – non derivabili
                   Abbiamo già accennato ai punti non derivabili. Occorrerà vedere (se
                   possibile) il valore e segno della derivata in un intorno destro e
                   sinistro del punto non derivabile.

Saranno probabili candidati ad essere punti di minimo o di massimo relativo i punti (se
esistono) di frontiera del dominio. Sebbene la definizione che abbiamo dato di massimi e
minimi relativi, richieda un intorno completo del punto.
Chiariamo con un esempio:
f(x) =√x. In x=0 è definita, ma non derivabile.
In un intorno destro di x=0 la derivata esiste ed è positiva, pertanto la funzione cresce;
dunque possiamo dire che x=0 è un punto di minimo sulla frontiera del dominio.

Attenzione: con un attento studio del segno della derivata prima f’(x)>0, molti di questi
problemi vengono risolti. Consiglio di riportare sempre (specie se fatto con carta e penna)
oltre agli intervalli in cui la f’(x) è positiva, anche il dominio di f(x).
II parte: concavità e convessità
                         (pag. 236) Prima di procedere osserviamo i due grafici di esempio




Tracciando la retta tangente nel punto               possiamo osservare che
      Se la funzione è concava verso l’alto nel punto                allora in un intorno del punto la
       funzione sta sopra la retta tangente
      Se la funzione è concava verso il basso nel punto                   allora in un intorno del punto
       la funzione sta sotto la retta tangente.
Definizione Data una funzione f(x) definita e derivabile in un intervallo I , un punto         appartenente
all’intervallo e indicato con y=t(x) la retta tangente alla funzione nel punto    :
      Diremo che la funzione è concava verso l’alto in        se esiste un intorno      di        tale che
                     per ogni x dell’intorno    escluso      (in simboli                              )
      Diremo che la funzione è concava verso il basso in        se esiste un intorno         di     tale che
                     per ogni x dell’intorno    escluso      (in simboli                              )
II parte: concavità e convessità 2
                              Prima di procedere osserviamo i due grafici di esempio




alle volte si parla anche di concavità in un intervallo, ovvero anziché guardare un solo punto ci
interessa sapere cosa accade in un intero intervallo I. In tal caso le definizioni si modificano: se
osserviamo le due funzioni riportate sopra queste sono concave rispettivamente verso l’alto e verso
il basso in tutto l’intervallo preso in esame.
Pensiamo allora di prendere, ad esempio nel primo caso, una qualunque coppia di punti sulla
funzione e tracciamo la retta che congiunge i due punti:
             - se la funzione è concava verso l’alto la retta si troverà sempre sopra la funzione;
             - se la funzione è concava verso il basso la retta si troverà sempre sotto la funzione.
E’ possibile fornire una definizione rigorosa di questo fatto, ma qui la omettiamo.
II parte: concavità e convessità – criteri




Criterio per stabilire la concavità del grafico di una funzione
Teorema (pag 237)
Sia y=f(x) una funzione definita e continua in un intervallo I e che ammetta derivate prima e
seconda . Sia un punto di I:
     se               allora la funzione è concava verso l’alto
     se              allora la funzione è concava verso il basso.
II parte: flessi - criterio

                     Pag 236
                     Si dice che f(x) ha un punto di flesso in x0 se
                     -Esiste la retta tangente alla curva in x0
                     -Esiste un intorno di x0 tale che la curva si trovi da parti opposte
                     rispetto alla tangente.

In classe abbiamo dato una definizione forse più complicata ma più efficace:
Data la funzione f(x), definita e derivabile in x0; indicata con t(x) la tangente in x0 alla
funzione, x0 è un punto di flesso se esiste un intorno I di x0, tale che per ogni punto x
appartenente a I: f(x)*t(x) mantiene lo stesso segno.

 Metodo per cercare i flessi (pag. 238)
 1. si calcola f’’(x)
 2. Si individuano i punti in cui f’’(x)=0 e i punti (se esistono) in cui non è definita f’’(x)
 3. Si studia il segno di f’’(x) ovvero concavità e convessità
 4. Tra i punti trovati al passo 2, cerchiamo quelli in cui la funzione ha cambiato
 concavità
 5. Verifichiamo che in tali punti esista la retta tangente (ovvero la derivata prima
 esista finita, oppure esista ma sia infinito)
II parte: flessi - classificazione
                    Il metodo indicato sopra si può ridurre al solo studio del segno della
                    derivata seconda (fatto con attenzione, in particolare nei punti in cui
                    risulta il flesso)

Possiamo classificare i flessi: sia x0 un punto di flesso
1)Se f’(x0)=0 (ovvero stazionario) allora diremo flesso a tangente orizzontale
2)Se f’(x0) esiste ma ≠0 allora diremo flesso a tangente obliqua
3)Se f’(x0) non esiste finita, ma vale infinito diremo flesso a tangente verticale.

(pag. 223)

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  • 1. Studio di funzione reale in una variabile reale
  • 2. I^ Parte Schema 1.Dominio Derive Riportiamo il dominio sul grafico 2d-plot 2. Simmetrie e periodicità 2.1 Simmetrie: pari, dispari f(-x)= 2.2 Periodicità f(x+T)=f(x) 3. Segno f(x)>0 Riportiamo sul grafico 2d-plot 4. Incontro con gli assi. Asse x y=0; asse y x=0 Attenzione: 1) controllare x=0 appartenga al domino; 2) risolvere nei reali 3) in caso di approssimazioni indicarle 5. Limiti e continuità 5.1 Limiti sulla frontiera del dominio 5.11 Segnalare eventuali forme indeterminate 5.2 Continuità e punti di discontinuità (indicare dove la funzione è continua e gli eventuali punti di discontinuità Attenzione se la funzione è definita per casi) 6. Asintoti 6.1 Equazioni eventuali asintoti orizzontali e verticali 6.2 Controllo (se necessario) presenza asintoti obliqui
  • 3. II^ Parte Schema 1. Derivata Derive 1.1 Indicare eventuali punti di discontinuità della derivata (appartenenti al dominio). Punti non derivabili 2. Punti stazionari di f(x). f'(x)=0 3. Monotonia di f(x). 3.1 Studio di f'(x)>0 3.2 Intervalli di crescenza e decrescenza 4. Punti estremali: minimi e massimi locali 4.1 Minimi e massimi locali (appartenenti ai punti stazionari) 4.2 Se esistono punti non derivabili, minimi e massimi locali non derivabili 5. Punti non derivabili (se esistono) indicare la tipologia 6. Concavità e convessità 6.1 Derivata seconda f''(x) 6.2 Studio segno f''(x)>0 6.3 Intervalli nei quali la funzione è concava (convessa) 7. Punti di flesso 7.1 Flessi a tangente orizzontale (ovvero punti stazionari che sono flessi) 7.2 Flessi a tangente obliqua
  • 4. I parte: definizione di funzione Sul libro: pag. 117 e seg definizione: Dati due insiemi A e B, una funzione di A in B è una relazione che associa ad ogni elemento di A uno ed un solo elemento di B Come si indica: Si indica oppure semplicemente f(x). Come si rappresenta: Si può rappresentare su un piano cartesiano tramite il grafico. Come si riconosce Se è dato il grafico su un piano cartesiano, si considerano rette parallele all’asse y. Se anche una sola di queste rette incontra il grafico più di una volta non è una funzione. 1.1) Funzione numerica Definizione funzioni numeriche sono funzioni i cui domini e condomini sono insiemi numerici Definizione diremo funzione reale di variabile reale una relazione fra un sottoinsieme (ovvero un sottoinsieme dei reali) e che associa ad ogni elemento di D uno e un solo numero reale: Ricorda che y è detta variabile dipendente e x è detta variabile indipendente. Inoltre se consideriamo, ad esempio la funzione , è detta espressione analitica della funzione, mentre è detta equazione della funzione Dominio
  • 5. I parte: dominio Sul libro: 119 Definizione Dominio della funzione numerica f(x) è l’insieme dei numeri reali che si possono assegnare alla variabile x in modo che i corrispondenti valori f(x) siano numeri reali. Definizione un elemento y di B che è il corrispondente di almeno un elemento x di A si dice immagine di x nella funzione f. Definizione L’insieme di tutte le immagini si dice immagine della funzione. Definizione Grafico di una funzione f è l’insieme dei punti P(x,y) del piano cartesiano tali che x è un numero reale del dominio e y è l’immagine di x, ossia y=f(x). Definizione Date due funzioni e si può considerare la funzione che porta direttamente A in C tale funzione si dice funzione composta e si indica e associa ad ogni elemento x di A l’immagine mediante h dell’immagine di x mediante g. Il concetto di funzione composta è fondamentale sia nel calcolo del dominio, che in quello dei limiti e delle derivate. Per determinare il dominio di una funzione, dovrò considerare, se la funzione è composta, i domini delle funzioni che la compongono. In particolare è utile ricordarsi i domini delle funzioni elementari Determinare il dominio
  • 6. I parte: determinare il dominio Per determinare il dominio : 1) immagino di calcolare un valore della funzione con la calcolatrice per poter individuare la sequenza di funzioni elementari che la compongono (ovvero i tasti-operazione); 2) ripercorro la sequenza di calcolo domandandomi quale è il dominio e l’immagine di ogni funzione elementare; 3) ricavo (in genere) equazioni e/o disequazioni che mi limitano i possibili valori da dare a x 4) risolvo (se possibile) tali equazioni/disequazioni e ricavo i valori numerici (o gli intervalli). Rappresentare un dominio: possiamo limitarci a scrivere a parole o in simboli i risultati ottenuti, ma spesso è utile aggiungere un sistema di assi cartesiani. Poiché il dominio si legge sull’asse x , individuare gli intervalli che non appartengono al dominio. In corrispondenza di questi intervalli sbarrare tutta la regione di piano sopra e sotto poiché non potendo dare quei valori alla x, non avrò valori y per la variabile dipendente (ovvero la funzione non potrà passare per nessuno di quei punti del piano) Funzioni elementar i
  • 7. I parte: dominio funzioni elementari Sul libro: Funzione costante f(x)=k Funzione lineare Equivale a y=k. Dominio R. Immagine Domino R Iniettiva NO Immagine R Suriettiva NO Iniettiva SI Sureittiva SI Funzione quadratica Funzione cubica Dominio R. Dominio R Iniettiva NO Immagine R Suriettiva NO Iniettiva ? Esempio Suriettiva SI Esempio Funzione proporzionalità Funzione omografica inversa (iperbole equilatera) (iperbole) Dominio Immagine Dominio Iniettiva SI Suriettiva NO Funzione radice indice pari Funzione radice indice pari (o anche potenza del tipo (o anche potenza del tipo con q pari) con q dispari) Dominio Domino Immagine Immagine Funzioni elementari II
  • 8. I parte: dominio funzioni elementari Sul libro: Funzione esponenziale Funzione logaritmica Dominio R Immagine Domino Immagine R funzioni goniometriche funzioni goniometriche e Dominio Domino R Immagine [-1,1] Iniettiva NO Ovvero Suriettiva NO Iniettiva No Suriettiva Si Funzione valore Funzioni definite per casi assoluto Sono date da espressioni analitiche diverse a seconda del valore attribuito alla variabile x Esempio Domino R Immagine Iniettiva No Suriettiva No
  • 9. I parte: simmetrie e periodicità segno Definizione Una funzione si dice Cosa accade al grafico della funzione pari se Il grafico di una funzione pari è simmetrico rispetto all’asse delle y ; ; dispari se Il grafico di una funzione dispari è simmetrico rispetto all’origine ; periodica di periodo T se Il grafico si ripete di periodo in periodo. ; ; Studiare il segno della funzione Sul libro:133 Definizione Data la funzione studiare il segno della funzione, significa determinare per quali valori del dominio la funzione ha immagini positive e per quali ha immagini negative. Per studiare il segno: porremo e risolveremo (se possibile) la disequazione. Ovvero ricaveremo gli intervalli di valori di x per i quali la funzione è positiva. Rappresentare il segno della funzione: Oltre a scrivere, a parole o in simboli, i valori di x per i quali la funzione è positiva, risulta opportuno ed utile riportare tali informazioni sul sistema di assi cartesiani nel quale abbiamo già indicato il dominio. Per fare questo: - individuiamo sull’asse delle ascisse (x) gli intervalli nei quali la funzione ; - tratteggiamo delle rette parallele all’asse y e passanti per gli estremi degli intervalli individuati sopra; - ottenute queste “strisce” di piano, cancelleremo la parte sotto l’asse delle x, ovvero tutti i punti che hanno ordinata negativa; - nelle rimanenti strisce (corrispondenti alle x per le quali la funzione non è positiva, e dunque risulta negativa) cancelleremo la parte sopra l’asse delle y.
  • 10. I parte:limiti Sul libro: 75 e seg Definiamo Sia x0 un punto dell’intervallo [a.b] e f(x) una funzione definita su [a,b] eccetto al più x0, diremo che f(x) ha per limite L per x che tende a x0 e scriveremo tale che tale che Definiamo Sia x0 un punto dell’intervallo [a.b] e f(x) una funzione definita su [a,b] eccetto al più x0, diremo che f(x) ha per limite + o - per x che tende a x0 e scriveremo o M>0 (grande) tale che tale che può essere 1) =L, numero finito 2) = 3) non esistere. Inoltre si parla di limiti destri e sinistri Limiti II
  • 11. I parte:limiti II Definizione Si dice che una funzione f(x) ha per limite per x che tende a e si scrive quando per ogni numero reale M>0 si può determinare un numero a>0 tale che risulti per ogni Definizione Si dice che una funzione f(x) ha per limite per x che tende a e si scrive quando per ogni numero reale M>0 si può determinare un numero a>0 tale che risulti per ogni Definizione Si dice che una funzione f(x) ha limite finito l per x che tende a e si scrive quando per ogni intorno V di l si può determinare un numero a>0 tale che risulti per ogni Forme indeterminate [ ] ; [ ] ;
  • 12. I parte:continuità Sul libro: pag.95 e 137 Definizione Una funzione f(x) si dice continua nel punto c con c Dominio di f (o di accumulazione per il dominio di f) se il limite per x che tende a c esiste finito e se è uguale a f(c). Ovvero: 1) 2) Risultati notevoli: dalla teoria dei limiti, dalla definizione e dai teoremi sui limiti si ricava facilmente che: 1) le funzioni elementari sono continue 2) se f(x) e g(x) sono continue in c allora lo sono anche f(x)+g(x); f(x)-g(x);f(x)g(x); f(x)/g(x) (eccetto g(c)=0) Teorema continuità funzione composta Date due funzioni y=f(z) e z=g(x); con f(z) continua in m e g(x) continua per x=c e tale che m=g(c) allora la funzione composta f(g(x)) è continua in c. discontinua
  • 13. I parte: discontinuità e punti discontinuità I specie Sul libro: pag 137, 143 e seg 1) se la funzione non è continua in c allora diremo che c è un punto di discontinuità per f 2) rileggiamo la definizione di continuità e ricaviamo che affinché la funzione sia discontinua in c può accadere una delle seguenti situazioni: a. non vale poiché b. non vale poiché o non esiste o vale infinito almeno uno dei limiti, ad esempio o c. vale ma non vale Definizione Si dice che per x=c e y=f(x) c è punto di discontinuità di I specie se esistono finiti i limiti destro e sinistri ma sono diversi (e quindi non esiste il limite). Ovvero Esempio: Se c è un punto di discontinuità di prima specie per la funzione f(x) si chiama salto della funzione il valore ottenuto da discontinua
  • 14. I parte: punti discontinuità II e III specie Definizione Si dice che per x=c e y=f(x) c è punto di discontinuità di II specie quando non esiste, o vale infinito, uno almeno dei due limiti destro o sinistro di x=c Esempio: 1) in ha un punto di discontinuità di II specie poiché i limiti, da destra e da sinistra valgono rispettivamente 2) in x=0 ha un punto di discontinuità di II specie poiché il limite sinistro non esiste. Definizione Si dice che per x=c e y=f(x) c è punto di discontinuità di III specie quando esiste finito , ma ( o f(c) non esiste) Esempio: 1) Sia per rappresentarla dobbiamo esaminare i tre “pezzi” separatamente e poi comporli in un unico grafico. Vedremo che in x=0 i limite esiste e vale 0. Ma la funzione vale 2. Dunque ho discontinuità III specie. Osserviamo: in generale, la discontinuità di III specie può essere eliminata ovvero può essere ridefinita la funzione in modo da “non staccare la penna” nell’intorno del punto di discontinuità. Per tale ragione si parla di discontinuità eliminabile
  • 15. I parte: asintoti Sul libro: pag.82,84,129 Quando lim f ( x) = +∞ o lim f ( x) = −∞ , anche solo da destra e/o sinistra, diremo x  x0 → x  x0 → brevemente che la retta x=x0 è un asintoto verticale (eventualmente specificando destro o sinistro) Quando lim f ( x) = l diremo brevemente che la retta y=l è un asintoto orizzontale x ∞ → (eventualmente possono esistere due asintoti orizzontali uno da + e uno da - infinito) Quando x  ∞ f ( x) = ∞ indipendentemente dai segni di infinito, la funzione può lim → avere un asintoto obliquo. Ovvero una retta di equazione y=mx+q a cui la funzione tende (ma non tocca) quando x tende a + o – infinito (attenzione, la funzione può tagliare l’asintoto purchè non verso quando x tende all’infinito) Per verificare e calcolare l’asintoto obliquo: f ( x) m = lim -Si calcola x ∞ → x - se m è un numero finito non nullo allora si calcola q = x  ∞( f ( x) − mx) lim → -L’asintoto obliquo sarà la retta y=mx+q dove a m e q sostituiamo i valori
  • 16. II parte: derivate Sul libro: 151-153, 161-176, Definiamo rapporto incrementale della funzione f(x) relativo al punto x0 e all’incremento h e lo si indica con Equivale a considerare il coefficiente angolare della retta che passa per i punto e Possiamo pensare di “avvicinare” il punto Q a P, ovvero “rimpicciolire” h. Avremo sempre una retta e una inclinazione. Tutto questo in matematica si traduce con limite per h . Definizione Dunque data la funzione y=f(x) definita in un intorno completo di x0 e costruito il rapporto incrementale, se esiste finito il prende il nome di derivata della funzione nel punto x0 e lo si indica con uno dei seguenti simboli: f’(x0) oppure Definiamo funzione derivata della funzione f(x), la funzione che associa ad ogni elemento x0 del dominio la derivata della funzione f(x) in x0. E la indicheremo f’(x), Definiamo una funzione si dice derivabile in x0 se in tal punto essa ha derivata finita
  • 17. II parte: concetti generali – calcolo derivate Funzione Derivata Alcune osservazioni sul calcolo di = f(x)=k f’(x)=0 costante ; =0 f(x)=x f’(x)=1 ; =1 ; Attenzione: questa derivata vale sia per che per (ovvero sia per potenze che per radici). Ma la sua dimostrazione è diversa nei due casi. ; Si ricava dalla precedente ricordando che x in radianti x in radianti
  • 18. II parte: concetti generali – calcolo derivate Teoremi per il calcolo delle derivate 1) La derivata della somma La derivata della somma di due funzioni derivabili è uguale alla somma delle derivate delle funzioni. 2) La derivata del prodotto La derivata del prodotto di due funzioni derivabili è uguale al prodotto della derivata della prima funzione per la seconda non derivata, sommato al prodotto della derivata della seconda per la prima non derivata. 3) La derivata del quoziente 4) La derivata di una funzione composta Dai precedenti teoremi si ricavano: 6) 7) Se abbiamo una costante che moltiplica la funzione, lasciamo invariata la costante e deriviamo solo la funzione. 8) La derivata della differenza di due funzioni è uguale alla differenza delle derivate. 9) Ovvero la derivata del prodotto di più funzioni è uguale alla somma dei prodotti delle derivate di ciascuna funzione per tutte le altre non derivate. Dal teorema 4, sulla derivata della funzione composta, si ricavano le seguenti regole: 10) 11) ; ; 12) ;
  • 19. II parte: punti non derivabili In particolare ci interessano i punti in cui la funzione è continua ma non derivabile. (libro pag. 157) Dalla definizione data sopra di derivabilità in un punto, affinché non sia derivabile può accadere che: 1) Non esiste finito il limite del rapporto incrementale. Ovvero vale +∝ o -∝ 2) Esistono finiti i limiti destri e sinistri ma non sono uguali 3) I limiti sinistro e destro valgono infinito e non sono uguali Inoltre possono essere punti non derivabili gli estremi (finiti) degli intervalli del dominio. Caso 1) parleremo di punti a tangente verticale. Ad esempio y =3 x in x=0 (è un esempio pericoloso) Caso 2) parleremo di punti angolosi. Ad esempio y= x in x=0 Caso 3) parleremo di cuspidi. Ad esempio y = 3 x2 in x=0
  • 20. II parte: monotonia e criteri per stabilirla Definizione  Data una funzione ed un intervallo I (che possiamo indicare con [a,b]), diremo che la funzione è crescente in I se per ogni coppia di valori dell’intervallo tali che risulta  Data una funzione ed un intervallo I (che possiamo indicare con [a,b]), diremo che la funzione è decrescente in I se per ogni coppia di valori dell’intervallo tali che risulta Sul libro: 118 Criteri per crescenza e decrescenza: Teorema – condizioni sufficienti - (pag 191) Data una funzione continua in un intervallo I e derivabile al suo interno: se in ogni punto interno di I la derivata prima di f(x) è positiva allora la f(x) è strettamente crescente; se in ogni punto interno di I la derivata prima di f(x) è negativa allora f(x) è strettamente decrescente Teorema – condizioni necessarie – (pag 192) Data una funzione continua in un intervallo I: se la funzione è crescente in I allora in I; se la funzione è decrescente in I allora in I y = x 3 − 3x 2 y ' = 3x 2 − 6 x 3x 2 − 6 x > 0 ⇒ x < 0 x>2 f’(x)>0 + 0 - 2 + f(x)
  • 21. II parte: punti stazionari e punti estremali Definizione Data la funzione f(x) è un punto se è chiamato punto stazionario B D C F E A A,C,E sono punti di minimo ed B, D,F sono punti di massimo. Ma se osserviamo ad esempio il punto di massimo F ha un ordinata minore del punto di minimo C. Ed ancora tra tutti i punti di minimo vi è un minimo Assoluto (cioè minore degli altri che chiameremo relativi) analogo per il massimo. Definizione Data la funzione y=f(x) definita in un intervallo I chiamiamo:  punto di massimo assoluto se per ogni x dell’intervallo I (in simboli ); il valore M= è chiamato Massimo assoluto.  punto di minimo assoluto se per ogni x dell’intervallo I (in simboli ); il valore m= è chiamato Minimo assoluto. Definizione Data la funzione y=f(x) definita in un intervallo I chiamiamo:  punto di massimo relativo se esiste un intorno di (ovvero un intervallo che contiene ) tale che per ogni x dell’intorno (in simboli punto di massimo relativo se tale che ); il valore M= è chiamato Massimo relativo  punto di minimio relativo se esiste un intorno di (ovvero un intervallo che contiene ) tale che per ogni x dell’intorno (in simboli punto di massimo relativo se tale che ); il valore m= è chiamato Minimo relativo
  • 22. II parte: punti estremali – stazionari - criteri Possiamo osservare che né nelle definizioni di crescenza/decrescenza, né in quelle di minimi e massimi si fa cenno alla derivata della funzione. Dunque potranno esistere punti di minimo e massimo anche se la funzione non è derivabile. In questa prima parte riferiamoci solo ai punti minimi e massimi locali derivabili Come trovarli: Teorema -condizione necessaria- (pag 221) Se è continua e derivabile in un intervallo I e se ( appartiene ad I) è un punto di massimo o minimo relativo allora Ovvero è stazionario Attenzione: ; calcoliamo il valore della derivata in x=0 ovvero . In questo caso la derivata prima è zero, ma non abbiamo né un massimo né un minimo. Dunque non vale il viceversa del teorema ; ovvero se non possiamo dire niente su Teorema – condizione sufficiente-: -Studiare il segno della derivata prima pag.223 -Cercare i punti stazionari e poi considerare le derivate successive pag.227
  • 23. II parte: punti estremali – non derivabili Abbiamo già accennato ai punti non derivabili. Occorrerà vedere (se possibile) il valore e segno della derivata in un intorno destro e sinistro del punto non derivabile. Saranno probabili candidati ad essere punti di minimo o di massimo relativo i punti (se esistono) di frontiera del dominio. Sebbene la definizione che abbiamo dato di massimi e minimi relativi, richieda un intorno completo del punto. Chiariamo con un esempio: f(x) =√x. In x=0 è definita, ma non derivabile. In un intorno destro di x=0 la derivata esiste ed è positiva, pertanto la funzione cresce; dunque possiamo dire che x=0 è un punto di minimo sulla frontiera del dominio. Attenzione: con un attento studio del segno della derivata prima f’(x)>0, molti di questi problemi vengono risolti. Consiglio di riportare sempre (specie se fatto con carta e penna) oltre agli intervalli in cui la f’(x) è positiva, anche il dominio di f(x).
  • 24. II parte: concavità e convessità (pag. 236) Prima di procedere osserviamo i due grafici di esempio Tracciando la retta tangente nel punto possiamo osservare che  Se la funzione è concava verso l’alto nel punto allora in un intorno del punto la funzione sta sopra la retta tangente  Se la funzione è concava verso il basso nel punto allora in un intorno del punto la funzione sta sotto la retta tangente. Definizione Data una funzione f(x) definita e derivabile in un intervallo I , un punto appartenente all’intervallo e indicato con y=t(x) la retta tangente alla funzione nel punto :  Diremo che la funzione è concava verso l’alto in se esiste un intorno di tale che per ogni x dell’intorno escluso (in simboli )  Diremo che la funzione è concava verso il basso in se esiste un intorno di tale che per ogni x dell’intorno escluso (in simboli )
  • 25. II parte: concavità e convessità 2 Prima di procedere osserviamo i due grafici di esempio alle volte si parla anche di concavità in un intervallo, ovvero anziché guardare un solo punto ci interessa sapere cosa accade in un intero intervallo I. In tal caso le definizioni si modificano: se osserviamo le due funzioni riportate sopra queste sono concave rispettivamente verso l’alto e verso il basso in tutto l’intervallo preso in esame. Pensiamo allora di prendere, ad esempio nel primo caso, una qualunque coppia di punti sulla funzione e tracciamo la retta che congiunge i due punti: - se la funzione è concava verso l’alto la retta si troverà sempre sopra la funzione; - se la funzione è concava verso il basso la retta si troverà sempre sotto la funzione. E’ possibile fornire una definizione rigorosa di questo fatto, ma qui la omettiamo.
  • 26. II parte: concavità e convessità – criteri Criterio per stabilire la concavità del grafico di una funzione Teorema (pag 237) Sia y=f(x) una funzione definita e continua in un intervallo I e che ammetta derivate prima e seconda . Sia un punto di I:  se allora la funzione è concava verso l’alto  se allora la funzione è concava verso il basso.
  • 27. II parte: flessi - criterio Pag 236 Si dice che f(x) ha un punto di flesso in x0 se -Esiste la retta tangente alla curva in x0 -Esiste un intorno di x0 tale che la curva si trovi da parti opposte rispetto alla tangente. In classe abbiamo dato una definizione forse più complicata ma più efficace: Data la funzione f(x), definita e derivabile in x0; indicata con t(x) la tangente in x0 alla funzione, x0 è un punto di flesso se esiste un intorno I di x0, tale che per ogni punto x appartenente a I: f(x)*t(x) mantiene lo stesso segno. Metodo per cercare i flessi (pag. 238) 1. si calcola f’’(x) 2. Si individuano i punti in cui f’’(x)=0 e i punti (se esistono) in cui non è definita f’’(x) 3. Si studia il segno di f’’(x) ovvero concavità e convessità 4. Tra i punti trovati al passo 2, cerchiamo quelli in cui la funzione ha cambiato concavità 5. Verifichiamo che in tali punti esista la retta tangente (ovvero la derivata prima esista finita, oppure esista ma sia infinito)
  • 28. II parte: flessi - classificazione Il metodo indicato sopra si può ridurre al solo studio del segno della derivata seconda (fatto con attenzione, in particolare nei punti in cui risulta il flesso) Possiamo classificare i flessi: sia x0 un punto di flesso 1)Se f’(x0)=0 (ovvero stazionario) allora diremo flesso a tangente orizzontale 2)Se f’(x0) esiste ma ≠0 allora diremo flesso a tangente obliqua 3)Se f’(x0) non esiste finita, ma vale infinito diremo flesso a tangente verticale. (pag. 223)