Siamo efficaci nella comunicazione quando raggiungiamo i nostri obiettivi. La comunicazione non è solo un modo di parlare piuttosto è uno strumento per entrare in contatto con gli altri e arrivare dove ci interessa. Come? Stabilendo relazioni autentiche e di contenuto. Quando? In tutti gli ambiti della vita. Perché? Perché è ora di portare a spasso se stessi e non il personaggio che interpretiamo. Come sarebbe se mi mostrassi per quello che sono? A questa domanda rispondo con un’altra domanda: non sei stufo/a di nasconderti dietro un’immagine.
2. Comunicare efficacemente
• Spiegarsi con chiunque e in ogni
situazione
• Esprimere al meglio pensieri ed
emozioni
• Instaurare relazioni soddisfacenti
• Condividere con gli altri bisogni,
valori e obiettivi.
3. Non si può non
comunicare
(Primo fondamento della
comunicazione efficace)
4. Due livelli di comunicazione
1. Contenuto (cosa: oggetto e bisogni)
2. Relazione (quale tipo si vuole instaurare)
(Secondo fondamento della comunicazione
efficace)
6. Dieta linguistica : linguaggio valutativo (critica,
insulto, giudizio moralistico, diagnosi, paragoni)
• DEVO (essere in un certo modo, raggiungere un
obiettivo, dire o non dire, fare o non fare, ecc. )
• Valgo solo se rispetto il DEVO
• Autostima=autoefficacia montagne russe
• Nessun contatto con i bisogni no empatia
7. Ognuno tende a credere che l’unica versione possibile dei
fatti sia la propria, ed è facile attivare il giudizio se la
versione dell’altro non è la stessa. Risultato: chiusura
della comunicazione.
E invece la mappa non è il territorio…
(Terzo fondamento della comunicazione efficace)
8. La mappa non è DECISAMENTE il territorio
• Il nostro cervello processa 30 miliardi di informazioni al
secondo, ma la nostra mente ne cattura solo 110 bit
(pezzetti di informazione)
• Per comprendere ciò che una persona ci sta dicendo
usiamo in media 40 bit
• Se tenessimo a mente questo, sospenderemmo il giudizio
immediatamente….
9. Dieta linguistica – linguaggio descrittivo
• Descrivere la situazione in maniera oggettiva,
senza giudicare, o almeno separando nettamente
critica da osservazione
• Lasciare fuori le 3P (personalizzare gli eventi,
rendendoli pervasivi e permanenti), consentendo
all’altro di esprimersi
• Usare la regola del «quarto di secondo» di
opportunità: esiste un quarto di secondo tra
l’urgenza di un’emozione e la sua azione (nel caso
della comunicazione parlare). Si tratta di una
finestra breve, ma pur sempre un intervallo nel
quale scegliere consapevolmente cosa dire
10. “La più alta forma di
intelligenza umana è
osservare senza giudicare”
Jiddu Krishnamurti
11. Doveri e bisogni – due poli opposti
• La parola «doveri» è per noi associata a
qualcosa che viene dall’esterno. I bisogni, tranne
quelli basilari, sono un fatto interiore.
• La nostra educazione ci porta a concentrarci
sull’esterno, e a tralasciare i bisogni. E come
esseri umani, possiamo concentrarci su una cosa
alla volta…
• Tralasciare, alienare i bisogni ci porta a
giudicare: un giudizio non è altro che
l’espressione alienata di un proprio bisogno
• Un bisogno inespresso (nemmeno a se stessi) è
molto facile che si tramuti in pretesa. Ciò che
non chiediamo chiaramente a noi stessi lo
pretendiamo da altri…
12. Esprimere chiaramente bisogni e richieste
Esempi
• «Mi sento arrabbiato quando dici certe cose
perché ho bisogno di rispetto» anziché «mi
fai arrabbiare quando dici certe cose»
• «Talvolta mi sento amareggiata quando le
persone dicono alcune cose perché vorrei
essere apprezzata» anziché «le cose che la
gente dice talvolta mi feriscono»
• «Quando dici che fai una cosa e poi non la
fai mi sento frustrata» anziché «Mi sento
frustrata perché avevi detto che lo avresti
fatto e invece non lo hai fatto»
• «Vorrei che tu preparassi la cena ogni lunedi
sera» anziché «vorrei che tu preparassi più
spesso la cena» (quanto spesso?)
• «Vorrei che tu bussassi prima di entrare nel
mio ufficio» anziché «vorrei che tu
mostrassi rispetto per la mia privacy»
(esempi tratti dal libro «le parole sono finestre oppure
muri» di Marshall B. Rosenberg
13. Alcuni strumenti per la comunicazione
efficace
• Ascolto attivo. Sentire e ascoltare sono due cose
diverse, come parlare e comunicare…
• Assertività: dire la propria senza sopraffare l’altro
• Empatia: verso se stessi e gli altri. Non buonismo,
piuttosto saper riconoscere il proprio bisogno e
quello dell’altro, e negoziare una soluzione che
soddisfi entrambi
• Fare domande, ponendo attenzione a tempi e
modi
14. Ascolto attivo – come fare
• Evitare le distrazioni e lasciare fuori preconcetti
riguardo a quello che stiamo per sentire
• Prestare attenzione, usando anche una postura
aperta e il contatto oculare
• Osservare il linguaggio per capire meglio le
emozioni che ispirano le parole
• Focalizzarsi sul messaggio dietro le parole
• Usare l’empatia
• Consentire all’altro di esprimersi senza essere
interrotto. Lasciare le domande alla fine.
• Fornire un feedback senza giudizi di valore o
prescrizioni
15. Assertività – capacità di esprimere il
proprio punto di vista rispettando quello
altrui
L’assertività richiede
• Flessibilità nell’apprendere nuovi comportamenti
• Autostima. Per trattare bene gli altri, bisogna
trattare prima bene se stessi
• Avere chiari i propri diritti e quelli altrui
• Passare dall’essere sulla difensiva all’essere
tranquilli e fiduciosi della propria posizione
16. Empatia = entrare in sintonia
• Empatia è entrare in sintonia mantenendo una
rispettosa distanza.
• Entrare in sintonia significa lasciare spazio
all’altro per esprimersi, senza giudicare o
prescrivere, ascoltando.
• Il primo effetto? La persona si sente capita e
accolta: un formidabile vantaggio, come sanno
bene i venditori.
• Peraltro, essere empatici non significa affatto
essere manipolatori, per quei venditori che
confondono empatia con manipolazione….
• Quando ci sintonizziamo e l’altro si sente capito,
la fiducia è la prima porta che si apre.
• Se l’altra persona sente di essere compresa, la
comunicazione diventa a due direzioni, ed è
efficace.
17. Empatia – quando entrare in sintonia
• Nelle relazioni affettive
• Nelle relazioni lavorative
• Nelle relazioni «simmetriche» (es. tra
manager e manager)
• Nelle relazioni «complementari» (tra
capo e sottoposto, o tra genitori e figli)
18. Empatia – non si spende con chiunque
• Non è il caso di essere empatici
con uno che urla a due dita dal
nostro naso
• Meno ancora se abbiamo di
fronte un lamentoso di
professione: 15 minuti sono
sufficienti
• Con un narcisista ancora meno
• Idem per persone con patologie
gravi come la psicosi o la
schizofrenia, ad esempio
19. Ricapitolando
• La comunicazione è efficace quando
riusciamo a spiegarci e a stabilire una
connessione autentica
• Meglio imparare ad utilizzare il
linguaggio descrittivo che non il
valutativo, usando empatia e assertività
per stabilire un contatto profondo
• Riconoscere i propri bisogni ed
esprimerli, consentendo all’altro di fare
lo stesso, evita guerre inutili e fa
penetrare il messaggio a fondo
• Contestualmente, imparare un dialogo
interiore sano porta a trattare gli altri
con il medesimo equilibrio