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IL RIPOSIZIONAMENTO DEL MARCHIO
           NEL SETTORE MODA
                  Di Simona Mari
                     Work Project Finale
Master in Marketing – Comunicazione & Gestione degli Eventi
PROGETTO D-WEAR
                                A CASE HISTORY


                INDICE DEGLI ARGOMENTI

• Analisi del Mercato Italia            • Presentazione dell’Idea Creativa

• Analisi del Mercato Estero            • Sviluppo delle Strategie Commerciali

• Analisi dei punti di forza e di       • Presentazione delle Strategie
  debolezza                               Marketing

• Analisi delle minacce e delle         • Elaborazione del Piano di
  opportunità                             Comunicazione

• Analisi dei Competitors               • Presentazione dell’Evento di Lancio

• Analisi degli elementi innovativi     • Budget
  associabili al Brand
PROGETTO D-WEAR
                    A CASE HISTORY



    Fatturati   del Made in Italy nel 2009



                           Dei principali 23 Brand Made in Italy
                                          nel 2009
                                Soltanto 4 sono in crescita
                                  18 chiudono in negativo
                                         1 pareggia

                              I Brand con maggiore margine di
                           crescita sono rappresentati da gruppi
                                        LOW PRICE
                                   (Oviesse e Calzedonia)
                            Le grandi griffe hanno mediamente
                               perduto nel 2009 il 4% del loro
                          fatturato e sono esposte per almeno il
                             20% dei ricavi sul mercato, specie
                          quello USA (il più sofferente del 2009)
                                       (il                  2009)


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PROGETTO D-WEAR
                        A CASE HISTORY



        Fatturati    Griffes Estere nel 2009



                                   Dei principali 14 Brand Esteri
                                              nel 2009
                                         6 sono in crescita
                                      8 chiudono in negativo


                                 I Brand con maggiore margine di
                               crescita sono rappresentati da gruppi
                                              dotati di
                                       FLAGSHIP STORES
                                          e/o MONOMARCA
                              Si stima una previsione di crescita del +4%
                              negli USA , ma il paese trainante del NEW
                               LUXURY MARKET sarà certamente per
                                         tutto il 2010 la CINA



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PROGETTO D-WEAR
                                              A CASE HISTORY



    PREVISIONI MERCATO MODA MONDIALE 2010



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                MULTIBRAND STORE

         Decisi segnali di recessione
                  dovuti alla
        NON
           APPARTENENZA
                            AL BRAND

        Scarso interesse a fidelizzare i
        clienti ad un Marchio specifico,
        di cui spesso non vengono
        riconosciuti i valori intrinsechi e
        la filosofia aziendale.




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PROGETTO D-WEAR
                                              A CASE HISTORY



    PREVISIONI MERCATO MODA MONDIALE 2010




                FLAGSHIP STORE

        Decisi segnali di crescita dovuti
                      alla
        TOTALE
               APPARTENENZA
                             AL BRAND

        interesse a fidelizzare i clienti
        ad un Marchio specifico, di cui
        costantemente vengono
        riconosciuti i valori intrinsechi e
        la filosofia aziendale.




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PROGETTO D-WEAR
                                     A CASE HISTORY



    PREVISIONI MERCATO MODA MONDIALE 2010




        I PRINCIPALI MERCATI MODA
                 2010 -2011


        CINA Crescita del + 15%
        FAR EAST Crescita del + 7%
        USA Crescita del + 4%
        EUROPA Crescita del + 3%

        LA CRESCITA PIU’ LENTA SI
         REGISTRA IN EUROPA. LA
          RUSSIA TIENE ANCORA
            TESTA AI MERCATI
               EMERGENTI




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PROGETTO D-WEAR
                                                  A CASE HISTORY



CONSIDERAZIONI FINALI ANDAMENTO MERCATI


    Nel 2010-2011 vincerà la sfida chi saprà investire nel
    proprio marchio attraverso aperture Monomarca,
    rafforzando il proprio BRAND sui mercati; oppure chi
    saprà cogliere dalla crisi, delle vere e proprie
    opportunità di espansione, rilevando Marchi in
    difficoltà per risanarli, AUMENTANDO la propria
    presenza e reputazione sul mercato, consolidando la
    fiducia degli investitori e degli stakeholders; ma
    soprattutto aumentando i profitti.

    Un ulteriore elemento distintivo è rappresentato dalla
    capacità delle aziende di dimostrarsi attente alle
    principali campagne di eco-sostenibilità, nei confronti
    dell’ambiente. I consumatori premiano chi sa
    dimostrarsi concretamente ECO-FRIENDLY.

    Infine coloro che sapranno innovare il proprio Brand
    attraverso i dinamici sistemi di comunicazione e
    marketing non convenzionali, saranno premiati in
    termini di mercato globale; posto che restino fermi i
    capisaldo della mission e della vision aziendali.


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PROGETTO D-WEAR
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ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY
PROGETTO D-WEAR
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    ANALISI SWOT D-WEAR MADE IN ITALY

•Design del prodotto

•Ricercatezza dei materiali e delle linee

•Tradizione dei marchi e dell’industria

•Qualità del prodotto e delle materie prime

•Ottima reputazione del concept “ Made in Italy”

•Affermazione dell’industria moda italiana nel mercato globale

• Innata creatività dei designers combinata allo spiccato senso
estetico degli stessi

•Alta vendibilità del prodotto Made in Italy nel mondo
•Utilizzo delle primarie tecnologie di produzione

•Rispetto delle normative comunitarie in vigore          a tutela del
prodotto e della forza lavoro
PROGETTO D-WEAR
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         ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY

•Inefficacia della Comunicazione Interna / Esterna, volta a
rappresentare il Brand Concept, unita alla mancanza di Packaging.

•L’imprecisa ripartizione dei ruoli all’interno dell’azienda, impedisce
di monitorare ogni singolo step procedurale (dalla creazione al post
vendita), per garantire un’elevata snellezza dei processi ed un
impeccabile servizio a 360 gradi.

•Mancanza di un vero e proprio CRM

•Mancanza di Punti Vendita Monomarca  Flagship Store

•Basso livello di Eventi che coinvolgano direttamente/indirettamente
il Brand e veicolino il marchio, promuovendolo.

• Mancanza di prospezione su nuovi mercati appetibili e relativa
politica di espansione commerciale sugli stessi

•Inadeguate analisi di mercato e di posizionamento del marchio, a
monte della collezione “D-WEAR”
PROGETTO D-WEAR
                                            A CASE HISTORY



         ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY


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PROGETTO D-WEAR
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         ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY
•Concorrenza diretta dei Competitors Made in Italy e la
concorrenzza indiretta delle aziende che producono in Asia,
Est Europa a costi decisamente bassi, nel non-rispetto delle
vigenti normative di sicurezza

•Problematiche distributive legate alla recessione ed alla
conseguente chiusura di alcuni mercati, senza una
contestuale plitica di reintegro.

•Lifestyle Concept, Brand Concept offerti da altre etichette,
volte a coinvolgere sensorialmente ed emozionalmente il
proprio consumatore finale, fidelizzandolo e rendendolo parte
della comunità legata al proprio Brand, a discapito di tutto il
resto. Il consumatore non fidelizzato è molto volubile e lo
stesso dicasi del distributore non soddisfatto.

•Presenza massiccia dei cosidetti Fashion Districts dove gli
Outlet rivendono a prezzi scontati tutto l’anno, attirando
consumatori di ogni estrazione e spending
PROGETTO D-WEAR
                           A CASE HISTORY



                ANALISI COMPETITORS




    Cambiare le regole del gioco per vincere la crisi :
                        il caso




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                                                   A CASE HISTORY



                               ANALISI COMPETITORS

    Il marchio Patrizia Pepe mostra risultati in controtendenza con i dati di settore: il fatturato supererà i 120
    milioni di euro; più di centocinquanta collaboratori sono impiegati nel nuovissimo stabilimento di Capalle; un
    migliaio di punti vendita distribuiscono gli abiti Patrizia Pepe nel mondo e ventidue negozi monomarca
    dislocati in Europa, Giappone, Russia e
    Cina fanno da vetrina all’azienda. Il sellout della merce, cioè la vendita al consumatore finale, si attesta da
    anni attorno al 90%, uno dei valori più alti nel mercato.

    Questi risultati dipendono da una serie di decisioni che i due giovani imprenditori toscani hanno saputo
    prendere andando contro alcuni “dogmi” diffusi e non messi in discussione dalla maggioranza degli operatori
    del settore dell’abbigliamento femminile di fascia medio-alta.

    Il primo elemento che è stato rivoluzionato è la modalità distributiva. L’idea è quella di portare il negoziante
                                                                 distributiva.
    ad di abolire la classica vendita tramite il campionario, che costringe il cliente adacquistare grandi
    quantitativi di merce con sei mesi di anticipo e lo obbliga a immaginare,come fosse un indovino, le
    tendenze della moda a venire. Si distribuisce invece attraverso le diffusioni, ovvero degli show-room (ben
                                venire.                                                              show-
    dislocati sul territorio) visitati ogni settimana dai negozianti per acquistare le novità proposte dall’azienda o
    per riassortire i modelli più venduti ed acquistare piccoli quantitativi ma con continuità: esattamente
                                                                                             continuità:
    l’opposto di quanto avviene nel settore dell’alta moda,dove il commerciante è costretto a impegnarsi una
    tantum in un acquisto consistentedi merce che viene poi messa a magazzino, con l’auspicio di venderla
    durante la stagione. Le conseguenze operative di questa innovazione nella modalità distributiva sono
                 stagione.
    molteplici e contribuiscono ad accrescere il vantaggio e la diversità che Patrizia Pepe ha saputo
    guadagnare rispetto ai concorrenti.


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PROGETTO D-WEAR
                                                  A CASE HISTORY



                              ANALISI COMPETITORS
Per garantire un aggiornamento continuo delle collezioni e riassortimenti frequenti in funzione alle richieste del
mercato,ci si è concentrati nell’abbigliamento femminile esclusivamente nelle tre taglie 40, 42 e 44 Una scelta
                                                                                         40,      44.
selettiva e apparentemente rischiosa che il mercato ha premiato anche perché i capi indossati da chi ha la fortuna
di essere snella piacciono di più e attirano nuove clienti.

L’ufficio stile è un collettivo di persone giovani che dialogano di continuo con le diffusioni attraverso un efficace
sistema di videoconferenze settimanali, L’ufficio stile si confronta in modo dialettico con il mercato ed evita,
saggiamente, di assumere un ruolo d’imposizione delle proprie scelte sui clienti.
Si è rinunciato alle economie di scala in cambio di vendite continuative per tutto l’anno. La distribuzione attraverso
le diffusioni impone micro-lanci di produzione che, se da un lato eliminano la possibilità di sfruttare riduzioni di
                      micro-
costo legate a incrementi nei volumi, dall’altro garantiscono la piena soddisfazione delle richieste che provengono
di settimana in settimana dal mercato. L’idea della produzione di massa è completamente superata: le collezioni
                                 mercato.                                                          superata:
realizzate e proposte sono ben quaranta all’anno. Così facendo, Patrizia Pepe è una delle poche aziende del
                                               all’anno.
settore a non soffrire di picchi produttivi stagionali e ad avere un mix equilibrato di vendite in inverno e in estate
                                                                                                                estate.

Si è rinunciato alla delocalizzazione per mantenere una tempestività di risposta coerente con le esigenze
commerciali delle diffusioni. L’azienda è internazionale in quanto vende all’estero per un 40% del suo fatturato e
non perché, come molti altri nel settore, ha spostato alcune fasi produttive fuori dall’Italia. Produrre nei paesi a
basso costo di manodopera obbliga a sacrifici sui tempi di produzione e di consegna; ciò andrebbe a scapito dei
riassortimenti settimanali richiesti dalle diffusioni sparse sul territorio. La pronta consegna di piccoli quantitativi
genera ritorni (in termini di fatturato e soprattutto di adempimenti nei pagamenti da parte dei clienti) superiori ai
                              all’estero.                               lapalissiano:
risparmi legati a produzioni all’estero.m Il ragionamento di fondo è lapalissiano: il commerciante è incentivato più
a adempiere in modo puntuale al pagamento di un piccolo importo settimanale di merce che è riuscito a vendere
facilmente che a saldare un debito importante di merce ancora a magazzino
                                                                    magazzino.

    W       ^      ^          /                        D
PROGETTO D-WEAR
                                                     A CASE HISTORY



                                ANALISI COMPETITORS
Si è rinunciato alla tentazione di integrare a monte, accorpando fasi produttive come la tintoria o la confezione
poiché le attività strategiche sono da sempre lo stile e il commerciale. Si è deciso di “concentrare le forze sulle
cose che davvero si sanno fare bene”. La convinzione di fondo dell’imprenditore è che sia inefficiente investire
risorse economiche ed energie personali per acquisire aziende specializzate nella filiera dell’abbigliamento:
meglio selezionare fornitori capaci e controllare con attenzione il loro operato.
                                                                                .

Si è rinunciato alla logica di variabilizzare i costi fissi. Nel percorso di internazionalizzazione si è deciso di aprire
filiali di vendita di proprietà, piuttosto che affidarsi ai più convenienti distributori stranieri. Ciò nella convinzione che
la filiale permette, pur a costi molto più elevati, di non avere filtri con il nuovo mercato, di conoscerlo e presidiarlo
senza intermediari fin dall’inizio: circostanza che ha consentito in pochi anni di remunerare ampiamente il
maggiore esborso sostenuto per le aperture dirette.

 Si è rinunciato (volentieri) a onerosi investimenti pubblicitari. La percentuale di fatturato che Patrizia Pepe destina
ogni anno alla comunicazione è di gran lunga inferiore alle medie del settore dell’alta moda. “Se il prodotto
funziona non occorre spendere troppo in pubblicità: è sufficiente il passaparola. Costruiamo la nostra immagine e
la nostra reputazione nelle diffusioni o attraverso i nostri negozi monomarca, vere e proprie vetrine del nostro
brand nel mondo. Questi ultimi, in ogni caso, vanno posti solo nei grandi centri urbani; all’Italia dei piccoli comuni
si addicono di più negozi di abbigliamento multimarchio che noi continueremo a sostenere.”

Si è rinunciato alla tendenza – ormai diffusa nel settore – di investire in un outlet per gestire le giacenze di
                        clienti.
magazzino e i resi dai clienti. Con il sistema degli acquisti settimanali in piccoli lotti i clienti arrivano ad avere, a
fine stagione, avanzi di merce minimi che non giustificano né la pratica dei saldi selvaggi né la richiesta di una
valvola di sfogo attraverso un outlet aziendale. Il sell-out medio dei negozi si aggira intorno al 90% della merce
                                       aziendale. sell-                                                  90%
acquistata.
acquistata

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                               ANALISI COMPETITORS
Si è rinunciato alla tradizionale pausa estiva delle ferie in agosto. Le microproduzioni e i piccoli lotti di articoli che
cambiano di settimana in settimana obbligano a lavorare a ciclo continuo senza interruzioni stagionali. Per questo
motivo la direzione di Patrizia Pepe ha combattuto e vinto la battaglia della vera flessibilità dei tempi di lavoro. Da
qualche anno, il mese di agosto, fondamentale per le vendite nelle capitali del Nord Europa, è diventato lavorativo
al pari degli altri e le iniziali lamentele delle maestranze sono state completamente superate: una piccola
                                                                                                superate:
                                                  medio.
rivoluzione nel classico calendario dell’italiano medio.

Si è rinunciato ad accentrare decisioni e responsabilità in capo ai due fondatori. Claudio Orrea e sua moglie
hanno iniziato a delegare dopo soli pochi anni dall’inizio della loro avventura, in largo anticipo rispetto a quanto di
norma avviene nelle aziende del settore, nelle quali è più frequente vedere imprenditori “soli al comando”
circondati da puri esecutori. Si sono progressivamente circondati di figure professionali in grado di prendere
decisioni su alcuni ambiti specifici come gli acquisti, la comunicazione, l’amministrazione e la finanza, potendo
così concentrare le loro energie sulla sfera commerciale e sullo stile.

Ecco sintetizzate le scelte che spiegano i risultati di crescita, di redditività e di successo competitivo di questa
giovane azienda in anni di continue difficoltà nel settore dell’abbigliamento. Queste decisioni, che non avrebbe
senso traslare in modo automatico in altri comparti, possono far riflettere sulla necessità di non dare mai per
scontate certe prassi vigenti nel proprio ambito di azione, di avere sempre l’intelligenza di mettere in discussione
“le regole del gioco” per trovare nuove opportunità anche in contesti difficili e, infine, anche di avere il coraggio di
rompere alcuni paradigmi di settore.




    W       ^      ^           /                        D
PROGETTO D-WEAR
                                      A CASE HISTORY


                      ELEMENTI INNOVATIVI
                      ASSOCIABILI AL BRAND



•Creazione di un LIFESTYLE CONCEPT legato al Marchio trainante
•Rafforzamento del Marchio attraverso una comunicazione tecnologica legata al web 2.0
e ad una logica “pull”, legittimando il potere del consumatore che gioca un ruolo attivo,
diventando un “prosumer” (producer –consumer), attore di un’iterazione con le aziende.
•Utilizzo della tecnologia per creare SFILATE DIGITALI, che hanno di recente vissuto
un boom, proprio in occasione delle ultime Fashion Week a Milano, ammortizzando gli
investimenti ed ampliando l’audience, poiché in grado di rivolgersi in contemporanea ad
un pubblico globale su scala mondiale. Questo offre una maggiore visibilità anche a
marchi relativamente mento noti.
•Ridurre al minimo l’utilizzo di celebrity come testimonial. Se un’azienda ha un valore
aggiunto da trasferire, ma ha necessità di fare ricorso ad un testimonial celebre, il
rafforzamento del Brand viene legato al personaggio in questione. Quando costui/costei
non sarà più in comunicazione sotto contratto, il valore aggiunto andrà scemando. Può
essere sostenibile solo, se accompagnato da una comuncazione ricca di valori. Troppo
spesso la moda si è pubblicizzata soltanto attraverso contenuti ad alta immagine e non
attraverso una comunicazione mirata.
PROGETTO D-WEAR
                                       A CASE HISTORY


                       ELEMENTI INNOVATIVI
                       ASSOCIABILI AL BRAND



•Nell’attuale scenario, che vede il consumatore agire in modo pro-attivo, il negozio
diventa uno strumento di trasmissione dei valori del Brand. Affidare ad Art Directors la
realizzazione delle vetrine dei punti vendita, genera una sorta di “mini campagna
pubblicitaria nella campagna pubblicitaria vera e propria”. Le aziende investono nelle
vetrine dei punti vendita come se fossero un media. Nel negozio, meglio se monomarca,
si gioca il momento dell’acquisto, pertanto esso diventa il miglior canale di promozione
del prodotto in questione. I costi dei Flagship store, ormai rientrano nelle spese di
comunicazione, piuttosto che in quelle di distribuzione. Gli eventi sui punti vendita sono
sempre più frequenti, ma questo li rende anche “abusati”, nel momento in cui non
generano un passaparola e rimangono fini a se stessi.
•Internet come approccio oltre che mezzo. Esso permea tutti i media con una dinamica
di interazione e di trasmissione di valori molto diversa da quella tradizionale. Il futuro è
sempre più vicino al concetto di “on-line”, anche se molte aziende nel comparto moda
non sono preparate affatto al web 2.0. Multimedialità ed audiovisivo, applicati al web,
sono destinati ad impattare e a crescere molto nei prossimi anni a venire, dando origine
anche ad esperienze brandizzate di marketing virtuale ed emozionale, tramite l’utilizzo di
effetti speciali e sofisticate tecnologie.
PROGETTO D-WEAR
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                       ELEMENTI INNOVATIVI
                       ASSOCIABILI AL BRAND



•Impostare un approccio strategico alle relazioni on-line anche di fronte ad eventuali
critiche o recensioni negative. Oggi, è possibile trasformare in positivo le critiche
negative, grazie alla messa in campo di tecniche legate al marketing digitale, al punto
che l’utente che si era lamentato inizialmente, diffondendo notizie negative in rete,
finisce con il ringraziare l’azienda , diventandone “promotore”.
•Conoscere in rete i top 100 blogger del settore moda e fare gioco forza in modo che
questi non abbiano modo di rovinare la reputazione del marchio; invitandoli a
conferenze stampa, concorsi, addirittura alla presentazione delle collezioni.
•Fidelizzare gli utenti online, facendo in modo che diventino “fan”del marchio, attraverso
la creazione di Community, che riportino globalmente la positività del vivere la “brand
experience” legata ad un particolare marchio.
•Potenziare il Concept di Monomarca, in quanto nel 2009 (anno della recessione) ha
saputo dimostrarsi il canale che ha consentito ai grossi marchi di superare quasi indenni
il momento di difficoltà economica. Utilizzo di un visual moderno, di un merchandising
attento e di na scelta di colori, comunicazione estetica ed etica che contribuiscano a
generare un fatturato, purchè sappiano suggerire alla clientela la tendenza in modo
sistematico, tenendo a raggiungere un concetto di look complessivo.
PROGETTO D-WEAR
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                      ELEMENTI INNOVATIVI
                      ASSOCIABILI AL BRAND



•Concepire le vetrine in azienda e poi inviare il format alla rete distributiva monomarca
( o top partners nel caso dei multibrand), in modo che possano rappresentare al meglio
la filosofia del marchio.
PROGETTO D-WEAR
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  IDEA




CREATIVA
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        Il
Pensiero creativo



START
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  USERNAME
  • D-WEAR
 PASSWORD
• ACCESSORI
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PROGETTO D-WEAR
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L’Accessorio consente di creare un Total Look, sempre più
ricercato dalla clientela legata ad un Marchio specifico; inoltre
permette di vivere a 360 grad l’esperienza del Brand,
contribuendo a valorizzare il prodotto principale: il capo
d’abbigliamento.

Borse, Scarpe, Monili, Essenze, Cinture, Calze, Guanti,
Sciarpe, Cappelli, Kefiah, Parei, Costumi da Bagno, Occhiali
da Sole(etc.), fungono oggi da elementi complementari ad una
vera e propria linea d’abbigliamento. Spesso sono elementi
che contribuiscono a rimpinguare il “cash flow” dei punti
vendita e delle case madri produttrici, soprattutto in periodi
legati a ricorrenze particolari (Natale ad es.)

Dedicare alla linea D-WEAR un connotato diverso da quello
originariamente concepito potrebbe rivelarsi vantaggioso per
le seguenti motivazioni:
PROGETTO D-WEAR
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•Rompere con l’immagine perdente che non ha fatto presa sul
mercato in fase di lancio.

•Crearsi un mercato indipendente dal marchio trainante, ma
certamente complementare, una volta rafforzato il Brand a
360°.

•Diversificare per la Casa Madre le linee di produzione in
modo da potersi cautelare contro eventuali ristagni del
mercato legati ad una particolare linea di prodotto.

•Tendere ad arrivare alla creazione di un Total Look, sempre
più richiesto dai consumatori di un determinato marchio.

•Aumentare le possibilità di generare Comunicazione per
catturare fasce di mercato appetibili.

•Fidelizzare la propria rete vendita di agenti attraverso la
duplice linea di prodotto.
PROGETTO D-WEAR
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         LINEA PRIMAVERA – ESTATE

•Accessori beachwear con la caratteristica di
avere un “doppio uso” nella maggiorparte dei casi
( Borsa-Pareo per es.)

•Essenze dalle fragranze estive ed irrinunciabili

•Occhiali da sole

•Ciabatte e sandali dai rimandi esotici e dai
materiali ricercati

TO DO LIST:

VEICOLARE LA BIVALENZA DEL DOPPIO USO
GIOVA ALL’IMMAGINE DA UN PUNTO DI VISTA
DELL’ECOSOSTENIBILITA’ E DEL RISPARMIO
DI MATERIE PRIME, CHE DERIVANO DA FONTI
NATURALI
PROGETTO D-WEAR
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           LINEA AUTUNNO-INVERNO

•Accessori urban style ( guanti, borse, sciarpe,
manicotti, calzettoni, dalla caratteristica del doppio
uso, ove possibile e sfruttando i filati pregiati che
fanno parte della tradizione della Casa Madre)

•Essenze e fragranze forti dai caratteri invernali

•Occhiali da sole

•Stivali e scarpe uniche ed originali nelle linee e
nei materiali

TO DO LIST:

VEICOLARE LA BIVALENZA DEL DOPPIO USO
GIOVA ALL’IMMAGINE DA UN PUNTO DI VISTA
DELL’ECOSOSTENIBILITA’ E DEL RISPARMIO
DI MATERIE PRIME, CHE DERIVANO DA FONTI
NATURALI
PROGETTO D-WEAR
                                A CASE HISTORY



Prendendo ad esempio la concorrente azienda di Patrizia
Pepe, cerchiamo di lanciare questa nuova linea, attraverso
gli showroom ed un batage di comunicazione multimediale,
evitando di uscire 2 – 4 volte l’anno insieme ai campionari.
Questa linea deve essere incentrata su una produzione
inferiore a livello di pezzi, ma continuativa nel tempo. I
punti vendita devono essere invogliati a provarla, tramite
piccoli ordini, ma ripetuti. Questa linea deve essere seguita
da un team dedicato ed esclusivo (stile-commerciale-
amministrazione, marketing  comunicazione e customer
care). La produzione non deve essere decentrata e sarà
comunque Made In Italy per una fascia medio-alta di
mercato.

D-Wear rappresenta una linea di accessori MADE IN
ITALY, che volge a creare un total look, 365 giorni l’anno,
senza dipendere dall’andamento meteorologico delle
stagioni (fattore sempre più determinante nelle politiche dei
prezzi e della scelta dei marchi da rivendere per i negozi
multibrand).

Il lancio della prima “mini collezione” verrà supportato dalla
creazione di un “evento mediatico”, che in seguito
diventerà un segno distintivo del marchio D-WEAR, in
modo da essere riconoscibile ed identificabile sul mercato
a tutti.
PROGETTO D-WEAR
                       A CASE HISTORY




                                              Nel web
       Dovendo differenziare questa linea
       dal marchio del prodotto trainante,
       dobbiamo utilizzare un canale
       promozionale e di lancio totalmente
Dove

       diverso.

       Abbiamo visto che il futuro delle
       sfilate e dei “catwalk”, sarà presto
       rappresentato dal cosidetto “web
       streaming”

       D-WEAR si farà conoscere attraverso
       questo canale multimediale, e
       continuerà a promuovere il proprio
       marchio in questa direzione.

       Il luogo è il web, ovvero il mondo a
       portata di un click.
PROGETTO D-WEAR
                                 A CASE HISTORY

           Cerchiamo fotografi emergenti, che
Da Fuori   abbiano voglia di mettersi in gioco,
           inviando le loro opere.

           Una giuria composta da professionisti
                                                           
                                                            
           del grandangolo, della moda e del
           lifestyle odierno, decreterà il vincitore del
           contest, che avrà il compito di ritrarre la
           collezione in veste ufficiale (look-book
           tecnici per la rete vendita, foto sceniche
           per i media e per la stampa).

           Il vincitore verrà insignito durante la
           sfilata virtuale, che verrà diffusa via
           streaming web tv in tutto il mondo.

           Viene creata una comunicazione mirata
           a raccontare i valori che si nascondono
           dietro al marchio D-WEAR ed alla sua
           scelta di utilizzare un canale alternativo
           per lanciare il proprio marchio ed il
           proprio prodotto.
PROGETTO D-WEAR

Da Dentro
                                 A CASE HISTORY



            DUE LE CATEGORIE DI FOTO:

            URBAN PER LE COLLEZIONI INVERNO
            NATURE PER LE COLLEZIONI ESTATE

            A fine anno verrà realizzato il CALENDARIO
            D-WEAR con i 12 scatti legati alle collezioni
            fotografate dai vincitori .
            Il calendario avrà una forte connotazione eco-
            friendly. Cercheremo di creare una partnership
            con FELTRINELLI per veicolarlo in tutti i punti
            vendita italiani, donando il ricavato a favore
            dell’ambiente.
            Il calendario verrà presentato insieme ai
            fotografi, a partire dai primi di novembre, sia su
            web che nelle librerie del Monomarca leader
            della distribuzione libraria in Italia.

            Questa operazione contribuirà alla diffusione
            locale del marchio, grazie alla rete dei punti
            vendita Feltrinelli.
PROGETTO D-WEAR
                          A CASE HISTORY



Attorno
          Anche National Geografic basa una delle
                                                     
          proprie strategie di comunicazione sul
          PHOTO CONTEST, ormai da svariati
          anni.
                                                      
          Si tratta di uno strumento che può
          rivelarsi innovativo attraverso le nuove
          tecnologie digitali e di comunicazione
          web; ma che ha come primario scopo
          quello di generare una Brand Experience
          legata ad un marchio preciso.

          La Moda è soprattutto emozioni e, chi
          meglio delle immagini è in grado di
          generarne?
PROGETTO D-WEAR
                            A CASE HISTORY



Accanto   Investire sulla creazione di un primo
          Flagshipstore da parte del Marchio
          Trainante in una grande città (
          MILANO)

          I risparmi dettati dalla diversa modalità
          di     produzione-distribuzione      del
          prodotto D-WEAR, andranno re-
          investiti nel marchio trainante per
          consentire aperture nuove di punti
          Flagship, concentrati principalmente
          su grandi centri urbani.

          In accordo con i tempi del mercato, si
          dovrà         prediligere        sempre
          maggiormente         una       campagna
          pubblicitaria        che         privilegi
          l’abbattimento di certi oneri esosi come
          la carta stampata, sempre meno
          acquistata e sempre piu’ costosa.
PROGETTO D-WEAR
                                 A CASE HISTORY



Sintesi   1.   Creazione di una linea di accessori dall’utilizzo duplice,
               ove possibile, che venga prodotta con dinamiche
               differenti da quelle tradizionali del campionario classico e
               venga distibuita in modo innovativo attraverso una
               comunicazione fortemente indirizzata alle Community ed
               al concetto di BRAND EXPERIENCE. Tale linea sarà
               totalmente indipendente e distaccata dalla linea trainante.
          2.   Lancio in web streaming attraverso una sfilata virtuale,
               cliccabile da milioni di utenti nel medesimo momento.
               Photo Contest, volto a cercare e premiare fotografi
               emergenti per la realizzazione dei look book tecnici e
               delle campagne fotografiche ufficiali. Accanto a questo
               evento, verrà costruita una campagna di comunicazione
               mirata a divulgare i valori del marchio D-WEAR ed il suo
               impegno verso l’eco-sostenibilità, realizzata attraverso la
               produzione di oggetti che provengono da filati di materie
               prime naturali, la maggiorparte dei quali aventi un doppio
               utilizzo.
          3.   Operazione di co-marketing con Feltrinelli Editore per la
               distribuzione del calendario eco-friendly con i migliori
               scatti della collezione D-WEAR, aventi un’ambientazione
               a sfondo naturalistico. Il ricavato della vendita andrà
               devoluto a favore dell’ambiente. L’operazione ha un
               duplice intento: divulgare l’immagine di azienda eco
               sostenibile e diffondere il marchio D-WEAR attraverso la
               rete di librerie dislocate su tutta la penisola.
PROGETTO D-WEAR
                                  A CASE HISTORY


          4.  Creazione di una Community D-WEAR da tenere
Sintesi       costantemente aggiornata e monitorata, proprio per non fare
              mai perdere la sensazione all’utente-consumatore di vivere la
              cosidetta Brand Experience.
          5. Studiare un calendario di “presenze fisse” del Marchio, in
              occasione di eventi benefici, manifestazioni importanti ed
              eventuali sponsorizzazioni, se il budget lo consente.
          6. Rinnovare con assiduità i contenuti del sito web,
              alimentandolo con argomenti ed immagini ad alto impatto
              emozionale.
          7. Reinvestire gli eventuali utili ( a fronte di uno start up di
              almeno 24 mesi) nell’azienda e non nel marchio singolo.
          8. Comunicare con il mercato ogni minima mossa strategica
              vincente.
          9. Sfruttare la grande visibilità che le nuove tecnologie, se ben
              utilizzate, possono fornire.
          10. Ridurre i costi di consulenze esterne e di pubblicità
              tradizionale, che oggi si rivela parzialmente inefficace,
              sebbene si tratti di un “Must”.
          11. Per festeggiare il 1°anno di vita del prodotto D-WEAR,
              prevediamo la creazione di un evento mediatico itinerante,
              dove i protagonisti sono i dettaglianti ed a sua volta, i loro
              migliori clienti consumatori finali. (Diamo in questo modo al
              negoziante la possibilità di fidelizzare il suo cliente, tramite il
              nostro prodotto e questo lo legherà a noi ulteriormente.) Il
              tema sarà preso in prestito da una famosa Biennale di
              Venezia del lontano 1972, dove l’artista modenense, Franco
              Vaccari, installava una cabina fotografica self-serfice e chie-
PROGETTO D-WEAR
              A CASE HISTORY



Sintesi                  deva a tutti i visitatori di entrare e fare una foto da attaccare
                         ad un grande muro di cartongesso, proprio adiacente alla
                         cabina. A fine della Biennale, l’opera era completa. Il
                         concetto che vorremmo ricreare in questo contesto è simile .
                          Il Road Show mediatico, chiede ai propri clienti dettaglianti e
                         consumatori finali di mandarci un loro scatto con addosso
                         accessori D-WEAR e, potranno essere loro i prossimi modelli
                         del calendario a venire. Inoltre verrà attivata all’interno del
                         sito web, una photo-gallery dinamica dove far vedere
                         indossati dai reali consumatori gli accessori D-WEAR.
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Made in Italy




Radical Chic
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  Budget




Lancio Linea
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Complessivamente viene stimato un investimento biennale pari ad € 400.000

Tale investimento viene ripartito come segue:


•COMUNICAZIONE ED IL MARKETING 150.000 €

•EVENTI 150.000 €

•INVESTIMENTI TECNOLOGICI 100.000 €

Tale importo potrà essere rinforzato da eventuali traslamenti di utile provenienti dal marchio
trainante, già consolidato sul mercato.
PROGETTO D-WEAR
                                                   A CASE HISTORY




DISCLAIMER


Progetto Elaborato da Simona Mari


I nomi ed i fatti menzionati sono liberamente tratti e non fanno
riferimento a persone esistenti o a cose realmente accadute, in
          maniera.
nessuna maniera.

Tutti i diritti sono riservati. E’vietata la riproduzione totale o
                     riservati.
parziale della presentazione, senza l’approvazione del titolare
    diritti.
dei diritti.

Le fotografie utilizzate hanno una finalità puramente didattica ed
                                       work-project.
illustrativa nel contesto del presente work-project.


Modena, 6 Giugno 2010      - Simona Mari




                        Per essere insostituibili , bisogna essere diversi
                                          Coco Chanel

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Project Work Tesi Simona Mari

  • 1. IL RIPOSIZIONAMENTO DEL MARCHIO NEL SETTORE MODA Di Simona Mari Work Project Finale Master in Marketing – Comunicazione & Gestione degli Eventi
  • 2. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY INDICE DEGLI ARGOMENTI • Analisi del Mercato Italia • Presentazione dell’Idea Creativa • Analisi del Mercato Estero • Sviluppo delle Strategie Commerciali • Analisi dei punti di forza e di • Presentazione delle Strategie debolezza Marketing • Analisi delle minacce e delle • Elaborazione del Piano di opportunità Comunicazione • Analisi dei Competitors • Presentazione dell’Evento di Lancio • Analisi degli elementi innovativi • Budget associabili al Brand
  • 3. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Fatturati del Made in Italy nel 2009 Dei principali 23 Brand Made in Italy nel 2009 Soltanto 4 sono in crescita 18 chiudono in negativo 1 pareggia I Brand con maggiore margine di crescita sono rappresentati da gruppi LOW PRICE (Oviesse e Calzedonia) Le grandi griffe hanno mediamente perduto nel 2009 il 4% del loro fatturato e sono esposte per almeno il 20% dei ricavi sul mercato, specie quello USA (il più sofferente del 2009) (il 2009) & W ^ /
  • 4. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Fatturati Griffes Estere nel 2009 Dei principali 14 Brand Esteri nel 2009 6 sono in crescita 8 chiudono in negativo I Brand con maggiore margine di crescita sono rappresentati da gruppi dotati di FLAGSHIP STORES e/o MONOMARCA Si stima una previsione di crescita del +4% negli USA , ma il paese trainante del NEW LUXURY MARKET sarà certamente per tutto il 2010 la CINA & W ^ /
  • 5. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY PREVISIONI MERCATO MODA MONDIALE 2010 sZ^K / MULTIBRAND STORE Decisi segnali di recessione dovuti alla NON APPARTENENZA AL BRAND Scarso interesse a fidelizzare i clienti ad un Marchio specifico, di cui spesso non vengono riconosciuti i valori intrinsechi e la filosofia aziendale. W ^ /
  • 6. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY PREVISIONI MERCATO MODA MONDIALE 2010 FLAGSHIP STORE Decisi segnali di crescita dovuti alla TOTALE APPARTENENZA AL BRAND interesse a fidelizzare i clienti ad un Marchio specifico, di cui costantemente vengono riconosciuti i valori intrinsechi e la filosofia aziendale. :7,90,5A( ;6;(3, ,+ ,46A065(3, 3,.(;( (+ 56 :7,*0-0*6 4(9*/06 W ^ /
  • 7. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY PREVISIONI MERCATO MODA MONDIALE 2010 I PRINCIPALI MERCATI MODA 2010 -2011 CINA Crescita del + 15% FAR EAST Crescita del + 7% USA Crescita del + 4% EUROPA Crescita del + 3% LA CRESCITA PIU’ LENTA SI REGISTRA IN EUROPA. LA RUSSIA TIENE ANCORA TESTA AI MERCATI EMERGENTI W ^ /
  • 8. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY CONSIDERAZIONI FINALI ANDAMENTO MERCATI Nel 2010-2011 vincerà la sfida chi saprà investire nel proprio marchio attraverso aperture Monomarca, rafforzando il proprio BRAND sui mercati; oppure chi saprà cogliere dalla crisi, delle vere e proprie opportunità di espansione, rilevando Marchi in difficoltà per risanarli, AUMENTANDO la propria presenza e reputazione sul mercato, consolidando la fiducia degli investitori e degli stakeholders; ma soprattutto aumentando i profitti. Un ulteriore elemento distintivo è rappresentato dalla capacità delle aziende di dimostrarsi attente alle principali campagne di eco-sostenibilità, nei confronti dell’ambiente. I consumatori premiano chi sa dimostrarsi concretamente ECO-FRIENDLY. Infine coloro che sapranno innovare il proprio Brand attraverso i dinamici sistemi di comunicazione e marketing non convenzionali, saranno premiati in termini di mercato globale; posto che restino fermi i capisaldo della mission e della vision aziendali. W ^ /
  • 9. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY
  • 10. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI SWOT D-WEAR MADE IN ITALY •Design del prodotto •Ricercatezza dei materiali e delle linee •Tradizione dei marchi e dell’industria •Qualità del prodotto e delle materie prime •Ottima reputazione del concept “ Made in Italy” •Affermazione dell’industria moda italiana nel mercato globale • Innata creatività dei designers combinata allo spiccato senso estetico degli stessi •Alta vendibilità del prodotto Made in Italy nel mondo •Utilizzo delle primarie tecnologie di produzione •Rispetto delle normative comunitarie in vigore a tutela del prodotto e della forza lavoro
  • 11. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY •Inefficacia della Comunicazione Interna / Esterna, volta a rappresentare il Brand Concept, unita alla mancanza di Packaging. •L’imprecisa ripartizione dei ruoli all’interno dell’azienda, impedisce di monitorare ogni singolo step procedurale (dalla creazione al post vendita), per garantire un’elevata snellezza dei processi ed un impeccabile servizio a 360 gradi. •Mancanza di un vero e proprio CRM •Mancanza di Punti Vendita Monomarca Flagship Store •Basso livello di Eventi che coinvolgano direttamente/indirettamente il Brand e veicolino il marchio, promuovendolo. • Mancanza di prospezione su nuovi mercati appetibili e relativa politica di espansione commerciale sugli stessi •Inadeguate analisi di mercato e di posizionamento del marchio, a monte della collezione “D-WEAR”
  • 12. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY •s '^,/W ^dKZ^ / • d •/ • Et hyhZz Z / • D t D ^ D •s •W
  • 13. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI SWOT SMC MADE IN ITALY •Concorrenza diretta dei Competitors Made in Italy e la concorrenzza indiretta delle aziende che producono in Asia, Est Europa a costi decisamente bassi, nel non-rispetto delle vigenti normative di sicurezza •Problematiche distributive legate alla recessione ed alla conseguente chiusura di alcuni mercati, senza una contestuale plitica di reintegro. •Lifestyle Concept, Brand Concept offerti da altre etichette, volte a coinvolgere sensorialmente ed emozionalmente il proprio consumatore finale, fidelizzandolo e rendendolo parte della comunità legata al proprio Brand, a discapito di tutto il resto. Il consumatore non fidelizzato è molto volubile e lo stesso dicasi del distributore non soddisfatto. •Presenza massiccia dei cosidetti Fashion Districts dove gli Outlet rivendono a prezzi scontati tutto l’anno, attirando consumatori di ogni estrazione e spending
  • 14. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI COMPETITORS Cambiare le regole del gioco per vincere la crisi : il caso W ^ ^ / D
  • 15. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI COMPETITORS Il marchio Patrizia Pepe mostra risultati in controtendenza con i dati di settore: il fatturato supererà i 120 milioni di euro; più di centocinquanta collaboratori sono impiegati nel nuovissimo stabilimento di Capalle; un migliaio di punti vendita distribuiscono gli abiti Patrizia Pepe nel mondo e ventidue negozi monomarca dislocati in Europa, Giappone, Russia e Cina fanno da vetrina all’azienda. Il sellout della merce, cioè la vendita al consumatore finale, si attesta da anni attorno al 90%, uno dei valori più alti nel mercato. Questi risultati dipendono da una serie di decisioni che i due giovani imprenditori toscani hanno saputo prendere andando contro alcuni “dogmi” diffusi e non messi in discussione dalla maggioranza degli operatori del settore dell’abbigliamento femminile di fascia medio-alta. Il primo elemento che è stato rivoluzionato è la modalità distributiva. L’idea è quella di portare il negoziante distributiva. ad di abolire la classica vendita tramite il campionario, che costringe il cliente adacquistare grandi quantitativi di merce con sei mesi di anticipo e lo obbliga a immaginare,come fosse un indovino, le tendenze della moda a venire. Si distribuisce invece attraverso le diffusioni, ovvero degli show-room (ben venire. show- dislocati sul territorio) visitati ogni settimana dai negozianti per acquistare le novità proposte dall’azienda o per riassortire i modelli più venduti ed acquistare piccoli quantitativi ma con continuità: esattamente continuità: l’opposto di quanto avviene nel settore dell’alta moda,dove il commerciante è costretto a impegnarsi una tantum in un acquisto consistentedi merce che viene poi messa a magazzino, con l’auspicio di venderla durante la stagione. Le conseguenze operative di questa innovazione nella modalità distributiva sono stagione. molteplici e contribuiscono ad accrescere il vantaggio e la diversità che Patrizia Pepe ha saputo guadagnare rispetto ai concorrenti. W ^ ^ / D
  • 16. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI COMPETITORS Per garantire un aggiornamento continuo delle collezioni e riassortimenti frequenti in funzione alle richieste del mercato,ci si è concentrati nell’abbigliamento femminile esclusivamente nelle tre taglie 40, 42 e 44 Una scelta 40, 44. selettiva e apparentemente rischiosa che il mercato ha premiato anche perché i capi indossati da chi ha la fortuna di essere snella piacciono di più e attirano nuove clienti. L’ufficio stile è un collettivo di persone giovani che dialogano di continuo con le diffusioni attraverso un efficace sistema di videoconferenze settimanali, L’ufficio stile si confronta in modo dialettico con il mercato ed evita, saggiamente, di assumere un ruolo d’imposizione delle proprie scelte sui clienti. Si è rinunciato alle economie di scala in cambio di vendite continuative per tutto l’anno. La distribuzione attraverso le diffusioni impone micro-lanci di produzione che, se da un lato eliminano la possibilità di sfruttare riduzioni di micro- costo legate a incrementi nei volumi, dall’altro garantiscono la piena soddisfazione delle richieste che provengono di settimana in settimana dal mercato. L’idea della produzione di massa è completamente superata: le collezioni mercato. superata: realizzate e proposte sono ben quaranta all’anno. Così facendo, Patrizia Pepe è una delle poche aziende del all’anno. settore a non soffrire di picchi produttivi stagionali e ad avere un mix equilibrato di vendite in inverno e in estate estate. Si è rinunciato alla delocalizzazione per mantenere una tempestività di risposta coerente con le esigenze commerciali delle diffusioni. L’azienda è internazionale in quanto vende all’estero per un 40% del suo fatturato e non perché, come molti altri nel settore, ha spostato alcune fasi produttive fuori dall’Italia. Produrre nei paesi a basso costo di manodopera obbliga a sacrifici sui tempi di produzione e di consegna; ciò andrebbe a scapito dei riassortimenti settimanali richiesti dalle diffusioni sparse sul territorio. La pronta consegna di piccoli quantitativi genera ritorni (in termini di fatturato e soprattutto di adempimenti nei pagamenti da parte dei clienti) superiori ai all’estero. lapalissiano: risparmi legati a produzioni all’estero.m Il ragionamento di fondo è lapalissiano: il commerciante è incentivato più a adempiere in modo puntuale al pagamento di un piccolo importo settimanale di merce che è riuscito a vendere facilmente che a saldare un debito importante di merce ancora a magazzino magazzino. W ^ ^ / D
  • 17. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI COMPETITORS Si è rinunciato alla tentazione di integrare a monte, accorpando fasi produttive come la tintoria o la confezione poiché le attività strategiche sono da sempre lo stile e il commerciale. Si è deciso di “concentrare le forze sulle cose che davvero si sanno fare bene”. La convinzione di fondo dell’imprenditore è che sia inefficiente investire risorse economiche ed energie personali per acquisire aziende specializzate nella filiera dell’abbigliamento: meglio selezionare fornitori capaci e controllare con attenzione il loro operato. . Si è rinunciato alla logica di variabilizzare i costi fissi. Nel percorso di internazionalizzazione si è deciso di aprire filiali di vendita di proprietà, piuttosto che affidarsi ai più convenienti distributori stranieri. Ciò nella convinzione che la filiale permette, pur a costi molto più elevati, di non avere filtri con il nuovo mercato, di conoscerlo e presidiarlo senza intermediari fin dall’inizio: circostanza che ha consentito in pochi anni di remunerare ampiamente il maggiore esborso sostenuto per le aperture dirette. Si è rinunciato (volentieri) a onerosi investimenti pubblicitari. La percentuale di fatturato che Patrizia Pepe destina ogni anno alla comunicazione è di gran lunga inferiore alle medie del settore dell’alta moda. “Se il prodotto funziona non occorre spendere troppo in pubblicità: è sufficiente il passaparola. Costruiamo la nostra immagine e la nostra reputazione nelle diffusioni o attraverso i nostri negozi monomarca, vere e proprie vetrine del nostro brand nel mondo. Questi ultimi, in ogni caso, vanno posti solo nei grandi centri urbani; all’Italia dei piccoli comuni si addicono di più negozi di abbigliamento multimarchio che noi continueremo a sostenere.” Si è rinunciato alla tendenza – ormai diffusa nel settore – di investire in un outlet per gestire le giacenze di clienti. magazzino e i resi dai clienti. Con il sistema degli acquisti settimanali in piccoli lotti i clienti arrivano ad avere, a fine stagione, avanzi di merce minimi che non giustificano né la pratica dei saldi selvaggi né la richiesta di una valvola di sfogo attraverso un outlet aziendale. Il sell-out medio dei negozi si aggira intorno al 90% della merce aziendale. sell- 90% acquistata. acquistata W ^ ^ / D
  • 18. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ANALISI COMPETITORS Si è rinunciato alla tradizionale pausa estiva delle ferie in agosto. Le microproduzioni e i piccoli lotti di articoli che cambiano di settimana in settimana obbligano a lavorare a ciclo continuo senza interruzioni stagionali. Per questo motivo la direzione di Patrizia Pepe ha combattuto e vinto la battaglia della vera flessibilità dei tempi di lavoro. Da qualche anno, il mese di agosto, fondamentale per le vendite nelle capitali del Nord Europa, è diventato lavorativo al pari degli altri e le iniziali lamentele delle maestranze sono state completamente superate: una piccola superate: medio. rivoluzione nel classico calendario dell’italiano medio. Si è rinunciato ad accentrare decisioni e responsabilità in capo ai due fondatori. Claudio Orrea e sua moglie hanno iniziato a delegare dopo soli pochi anni dall’inizio della loro avventura, in largo anticipo rispetto a quanto di norma avviene nelle aziende del settore, nelle quali è più frequente vedere imprenditori “soli al comando” circondati da puri esecutori. Si sono progressivamente circondati di figure professionali in grado di prendere decisioni su alcuni ambiti specifici come gli acquisti, la comunicazione, l’amministrazione e la finanza, potendo così concentrare le loro energie sulla sfera commerciale e sullo stile. Ecco sintetizzate le scelte che spiegano i risultati di crescita, di redditività e di successo competitivo di questa giovane azienda in anni di continue difficoltà nel settore dell’abbigliamento. Queste decisioni, che non avrebbe senso traslare in modo automatico in altri comparti, possono far riflettere sulla necessità di non dare mai per scontate certe prassi vigenti nel proprio ambito di azione, di avere sempre l’intelligenza di mettere in discussione “le regole del gioco” per trovare nuove opportunità anche in contesti difficili e, infine, anche di avere il coraggio di rompere alcuni paradigmi di settore. W ^ ^ / D
  • 19. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ELEMENTI INNOVATIVI ASSOCIABILI AL BRAND •Creazione di un LIFESTYLE CONCEPT legato al Marchio trainante •Rafforzamento del Marchio attraverso una comunicazione tecnologica legata al web 2.0 e ad una logica “pull”, legittimando il potere del consumatore che gioca un ruolo attivo, diventando un “prosumer” (producer –consumer), attore di un’iterazione con le aziende. •Utilizzo della tecnologia per creare SFILATE DIGITALI, che hanno di recente vissuto un boom, proprio in occasione delle ultime Fashion Week a Milano, ammortizzando gli investimenti ed ampliando l’audience, poiché in grado di rivolgersi in contemporanea ad un pubblico globale su scala mondiale. Questo offre una maggiore visibilità anche a marchi relativamente mento noti. •Ridurre al minimo l’utilizzo di celebrity come testimonial. Se un’azienda ha un valore aggiunto da trasferire, ma ha necessità di fare ricorso ad un testimonial celebre, il rafforzamento del Brand viene legato al personaggio in questione. Quando costui/costei non sarà più in comunicazione sotto contratto, il valore aggiunto andrà scemando. Può essere sostenibile solo, se accompagnato da una comuncazione ricca di valori. Troppo spesso la moda si è pubblicizzata soltanto attraverso contenuti ad alta immagine e non attraverso una comunicazione mirata.
  • 20. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ELEMENTI INNOVATIVI ASSOCIABILI AL BRAND •Nell’attuale scenario, che vede il consumatore agire in modo pro-attivo, il negozio diventa uno strumento di trasmissione dei valori del Brand. Affidare ad Art Directors la realizzazione delle vetrine dei punti vendita, genera una sorta di “mini campagna pubblicitaria nella campagna pubblicitaria vera e propria”. Le aziende investono nelle vetrine dei punti vendita come se fossero un media. Nel negozio, meglio se monomarca, si gioca il momento dell’acquisto, pertanto esso diventa il miglior canale di promozione del prodotto in questione. I costi dei Flagship store, ormai rientrano nelle spese di comunicazione, piuttosto che in quelle di distribuzione. Gli eventi sui punti vendita sono sempre più frequenti, ma questo li rende anche “abusati”, nel momento in cui non generano un passaparola e rimangono fini a se stessi. •Internet come approccio oltre che mezzo. Esso permea tutti i media con una dinamica di interazione e di trasmissione di valori molto diversa da quella tradizionale. Il futuro è sempre più vicino al concetto di “on-line”, anche se molte aziende nel comparto moda non sono preparate affatto al web 2.0. Multimedialità ed audiovisivo, applicati al web, sono destinati ad impattare e a crescere molto nei prossimi anni a venire, dando origine anche ad esperienze brandizzate di marketing virtuale ed emozionale, tramite l’utilizzo di effetti speciali e sofisticate tecnologie.
  • 21. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ELEMENTI INNOVATIVI ASSOCIABILI AL BRAND •Impostare un approccio strategico alle relazioni on-line anche di fronte ad eventuali critiche o recensioni negative. Oggi, è possibile trasformare in positivo le critiche negative, grazie alla messa in campo di tecniche legate al marketing digitale, al punto che l’utente che si era lamentato inizialmente, diffondendo notizie negative in rete, finisce con il ringraziare l’azienda , diventandone “promotore”. •Conoscere in rete i top 100 blogger del settore moda e fare gioco forza in modo che questi non abbiano modo di rovinare la reputazione del marchio; invitandoli a conferenze stampa, concorsi, addirittura alla presentazione delle collezioni. •Fidelizzare gli utenti online, facendo in modo che diventino “fan”del marchio, attraverso la creazione di Community, che riportino globalmente la positività del vivere la “brand experience” legata ad un particolare marchio. •Potenziare il Concept di Monomarca, in quanto nel 2009 (anno della recessione) ha saputo dimostrarsi il canale che ha consentito ai grossi marchi di superare quasi indenni il momento di difficoltà economica. Utilizzo di un visual moderno, di un merchandising attento e di na scelta di colori, comunicazione estetica ed etica che contribuiscano a generare un fatturato, purchè sappiano suggerire alla clientela la tendenza in modo sistematico, tenendo a raggiungere un concetto di look complessivo.
  • 22. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY ELEMENTI INNOVATIVI ASSOCIABILI AL BRAND •Concepire le vetrine in azienda e poi inviare il format alla rete distributiva monomarca ( o top partners nel caso dei multibrand), in modo che possano rappresentare al meglio la filosofia del marchio.
  • 23. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY IDEA CREATIVA
  • 24. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Il Pensiero creativo START
  • 25. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY USERNAME • D-WEAR PASSWORD • ACCESSORI
  • 26. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY
  • 27. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY L’Accessorio consente di creare un Total Look, sempre più ricercato dalla clientela legata ad un Marchio specifico; inoltre permette di vivere a 360 grad l’esperienza del Brand, contribuendo a valorizzare il prodotto principale: il capo d’abbigliamento. Borse, Scarpe, Monili, Essenze, Cinture, Calze, Guanti, Sciarpe, Cappelli, Kefiah, Parei, Costumi da Bagno, Occhiali da Sole(etc.), fungono oggi da elementi complementari ad una vera e propria linea d’abbigliamento. Spesso sono elementi che contribuiscono a rimpinguare il “cash flow” dei punti vendita e delle case madri produttrici, soprattutto in periodi legati a ricorrenze particolari (Natale ad es.) Dedicare alla linea D-WEAR un connotato diverso da quello originariamente concepito potrebbe rivelarsi vantaggioso per le seguenti motivazioni:
  • 28. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY •Rompere con l’immagine perdente che non ha fatto presa sul mercato in fase di lancio. •Crearsi un mercato indipendente dal marchio trainante, ma certamente complementare, una volta rafforzato il Brand a 360°. •Diversificare per la Casa Madre le linee di produzione in modo da potersi cautelare contro eventuali ristagni del mercato legati ad una particolare linea di prodotto. •Tendere ad arrivare alla creazione di un Total Look, sempre più richiesto dai consumatori di un determinato marchio. •Aumentare le possibilità di generare Comunicazione per catturare fasce di mercato appetibili. •Fidelizzare la propria rete vendita di agenti attraverso la duplice linea di prodotto.
  • 29. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY LINEA PRIMAVERA – ESTATE •Accessori beachwear con la caratteristica di avere un “doppio uso” nella maggiorparte dei casi ( Borsa-Pareo per es.) •Essenze dalle fragranze estive ed irrinunciabili •Occhiali da sole •Ciabatte e sandali dai rimandi esotici e dai materiali ricercati TO DO LIST: VEICOLARE LA BIVALENZA DEL DOPPIO USO GIOVA ALL’IMMAGINE DA UN PUNTO DI VISTA DELL’ECOSOSTENIBILITA’ E DEL RISPARMIO DI MATERIE PRIME, CHE DERIVANO DA FONTI NATURALI
  • 30. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY LINEA AUTUNNO-INVERNO •Accessori urban style ( guanti, borse, sciarpe, manicotti, calzettoni, dalla caratteristica del doppio uso, ove possibile e sfruttando i filati pregiati che fanno parte della tradizione della Casa Madre) •Essenze e fragranze forti dai caratteri invernali •Occhiali da sole •Stivali e scarpe uniche ed originali nelle linee e nei materiali TO DO LIST: VEICOLARE LA BIVALENZA DEL DOPPIO USO GIOVA ALL’IMMAGINE DA UN PUNTO DI VISTA DELL’ECOSOSTENIBILITA’ E DEL RISPARMIO DI MATERIE PRIME, CHE DERIVANO DA FONTI NATURALI
  • 31. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Prendendo ad esempio la concorrente azienda di Patrizia Pepe, cerchiamo di lanciare questa nuova linea, attraverso gli showroom ed un batage di comunicazione multimediale, evitando di uscire 2 – 4 volte l’anno insieme ai campionari. Questa linea deve essere incentrata su una produzione inferiore a livello di pezzi, ma continuativa nel tempo. I punti vendita devono essere invogliati a provarla, tramite piccoli ordini, ma ripetuti. Questa linea deve essere seguita da un team dedicato ed esclusivo (stile-commerciale- amministrazione, marketing comunicazione e customer care). La produzione non deve essere decentrata e sarà comunque Made In Italy per una fascia medio-alta di mercato. D-Wear rappresenta una linea di accessori MADE IN ITALY, che volge a creare un total look, 365 giorni l’anno, senza dipendere dall’andamento meteorologico delle stagioni (fattore sempre più determinante nelle politiche dei prezzi e della scelta dei marchi da rivendere per i negozi multibrand). Il lancio della prima “mini collezione” verrà supportato dalla creazione di un “evento mediatico”, che in seguito diventerà un segno distintivo del marchio D-WEAR, in modo da essere riconoscibile ed identificabile sul mercato a tutti.
  • 32. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Nel web Dovendo differenziare questa linea dal marchio del prodotto trainante, dobbiamo utilizzare un canale promozionale e di lancio totalmente Dove diverso. Abbiamo visto che il futuro delle sfilate e dei “catwalk”, sarà presto rappresentato dal cosidetto “web streaming” D-WEAR si farà conoscere attraverso questo canale multimediale, e continuerà a promuovere il proprio marchio in questa direzione. Il luogo è il web, ovvero il mondo a portata di un click.
  • 33. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Cerchiamo fotografi emergenti, che Da Fuori abbiano voglia di mettersi in gioco, inviando le loro opere. Una giuria composta da professionisti del grandangolo, della moda e del lifestyle odierno, decreterà il vincitore del contest, che avrà il compito di ritrarre la collezione in veste ufficiale (look-book tecnici per la rete vendita, foto sceniche per i media e per la stampa). Il vincitore verrà insignito durante la sfilata virtuale, che verrà diffusa via streaming web tv in tutto il mondo. Viene creata una comunicazione mirata a raccontare i valori che si nascondono dietro al marchio D-WEAR ed alla sua scelta di utilizzare un canale alternativo per lanciare il proprio marchio ed il proprio prodotto.
  • 34. PROGETTO D-WEAR Da Dentro A CASE HISTORY DUE LE CATEGORIE DI FOTO: URBAN PER LE COLLEZIONI INVERNO NATURE PER LE COLLEZIONI ESTATE A fine anno verrà realizzato il CALENDARIO D-WEAR con i 12 scatti legati alle collezioni fotografate dai vincitori . Il calendario avrà una forte connotazione eco- friendly. Cercheremo di creare una partnership con FELTRINELLI per veicolarlo in tutti i punti vendita italiani, donando il ricavato a favore dell’ambiente. Il calendario verrà presentato insieme ai fotografi, a partire dai primi di novembre, sia su web che nelle librerie del Monomarca leader della distribuzione libraria in Italia. Questa operazione contribuirà alla diffusione locale del marchio, grazie alla rete dei punti vendita Feltrinelli.
  • 35. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Attorno Anche National Geografic basa una delle proprie strategie di comunicazione sul PHOTO CONTEST, ormai da svariati anni. Si tratta di uno strumento che può rivelarsi innovativo attraverso le nuove tecnologie digitali e di comunicazione web; ma che ha come primario scopo quello di generare una Brand Experience legata ad un marchio preciso. La Moda è soprattutto emozioni e, chi meglio delle immagini è in grado di generarne?
  • 36. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Accanto Investire sulla creazione di un primo Flagshipstore da parte del Marchio Trainante in una grande città ( MILANO) I risparmi dettati dalla diversa modalità di produzione-distribuzione del prodotto D-WEAR, andranno re- investiti nel marchio trainante per consentire aperture nuove di punti Flagship, concentrati principalmente su grandi centri urbani. In accordo con i tempi del mercato, si dovrà prediligere sempre maggiormente una campagna pubblicitaria che privilegi l’abbattimento di certi oneri esosi come la carta stampata, sempre meno acquistata e sempre piu’ costosa.
  • 37. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Sintesi 1. Creazione di una linea di accessori dall’utilizzo duplice, ove possibile, che venga prodotta con dinamiche differenti da quelle tradizionali del campionario classico e venga distibuita in modo innovativo attraverso una comunicazione fortemente indirizzata alle Community ed al concetto di BRAND EXPERIENCE. Tale linea sarà totalmente indipendente e distaccata dalla linea trainante. 2. Lancio in web streaming attraverso una sfilata virtuale, cliccabile da milioni di utenti nel medesimo momento. Photo Contest, volto a cercare e premiare fotografi emergenti per la realizzazione dei look book tecnici e delle campagne fotografiche ufficiali. Accanto a questo evento, verrà costruita una campagna di comunicazione mirata a divulgare i valori del marchio D-WEAR ed il suo impegno verso l’eco-sostenibilità, realizzata attraverso la produzione di oggetti che provengono da filati di materie prime naturali, la maggiorparte dei quali aventi un doppio utilizzo. 3. Operazione di co-marketing con Feltrinelli Editore per la distribuzione del calendario eco-friendly con i migliori scatti della collezione D-WEAR, aventi un’ambientazione a sfondo naturalistico. Il ricavato della vendita andrà devoluto a favore dell’ambiente. L’operazione ha un duplice intento: divulgare l’immagine di azienda eco sostenibile e diffondere il marchio D-WEAR attraverso la rete di librerie dislocate su tutta la penisola.
  • 38. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY 4. Creazione di una Community D-WEAR da tenere Sintesi costantemente aggiornata e monitorata, proprio per non fare mai perdere la sensazione all’utente-consumatore di vivere la cosidetta Brand Experience. 5. Studiare un calendario di “presenze fisse” del Marchio, in occasione di eventi benefici, manifestazioni importanti ed eventuali sponsorizzazioni, se il budget lo consente. 6. Rinnovare con assiduità i contenuti del sito web, alimentandolo con argomenti ed immagini ad alto impatto emozionale. 7. Reinvestire gli eventuali utili ( a fronte di uno start up di almeno 24 mesi) nell’azienda e non nel marchio singolo. 8. Comunicare con il mercato ogni minima mossa strategica vincente. 9. Sfruttare la grande visibilità che le nuove tecnologie, se ben utilizzate, possono fornire. 10. Ridurre i costi di consulenze esterne e di pubblicità tradizionale, che oggi si rivela parzialmente inefficace, sebbene si tratti di un “Must”. 11. Per festeggiare il 1°anno di vita del prodotto D-WEAR, prevediamo la creazione di un evento mediatico itinerante, dove i protagonisti sono i dettaglianti ed a sua volta, i loro migliori clienti consumatori finali. (Diamo in questo modo al negoziante la possibilità di fidelizzare il suo cliente, tramite il nostro prodotto e questo lo legherà a noi ulteriormente.) Il tema sarà preso in prestito da una famosa Biennale di Venezia del lontano 1972, dove l’artista modenense, Franco Vaccari, installava una cabina fotografica self-serfice e chie-
  • 39. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Sintesi deva a tutti i visitatori di entrare e fare una foto da attaccare ad un grande muro di cartongesso, proprio adiacente alla cabina. A fine della Biennale, l’opera era completa. Il concetto che vorremmo ricreare in questo contesto è simile . Il Road Show mediatico, chiede ai propri clienti dettaglianti e consumatori finali di mandarci un loro scatto con addosso accessori D-WEAR e, potranno essere loro i prossimi modelli del calendario a venire. Inoltre verrà attivata all’interno del sito web, una photo-gallery dinamica dove far vedere indossati dai reali consumatori gli accessori D-WEAR.
  • 40. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Made in Italy Radical Chic
  • 41. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Budget Lancio Linea
  • 42. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY Complessivamente viene stimato un investimento biennale pari ad € 400.000 Tale investimento viene ripartito come segue: •COMUNICAZIONE ED IL MARKETING 150.000 € •EVENTI 150.000 € •INVESTIMENTI TECNOLOGICI 100.000 € Tale importo potrà essere rinforzato da eventuali traslamenti di utile provenienti dal marchio trainante, già consolidato sul mercato.
  • 43. PROGETTO D-WEAR A CASE HISTORY DISCLAIMER Progetto Elaborato da Simona Mari I nomi ed i fatti menzionati sono liberamente tratti e non fanno riferimento a persone esistenti o a cose realmente accadute, in maniera. nessuna maniera. Tutti i diritti sono riservati. E’vietata la riproduzione totale o riservati. parziale della presentazione, senza l’approvazione del titolare diritti. dei diritti. Le fotografie utilizzate hanno una finalità puramente didattica ed work-project. illustrativa nel contesto del presente work-project. Modena, 6 Giugno 2010 - Simona Mari Per essere insostituibili , bisogna essere diversi Coco Chanel