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Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese
Trapani
La rivoluzione del ‘48 nella Valle del Belice
Ing. Stefano Cascio
26 ottobre 2019
Accademia della Crusca
La forma corretta, e non solo storicamente, è Belìce: il Friùli si sente
spesso pronunciato Frìuli, il fiume siciliano Belìce è diventato Bèlice
da quando, alla fine degli anni Sessanta, entrò nelle cronache
televisive a causa del terremoto che sconvolse la sua valle, e il
cognome dello scrittore Salgàri viene tuttora erroneamente
pronunciato Sàlgari.
Siciliani! Il tempo delle preghiere inutilmente passò. Inutili le proteste, le
suppliche, le pacifiche dimostrazioni…
Ferdinando tutto ha sprezzato, un popolo nato libero, ridotto fra catene e nella
miseria; tarderemo ancora a riconquistare i nostri legittimi diritti?
All’armi, figli della Sicilia, allarmi! La forza di tutti è onnipossente: l’unirsi dei
Popoli è la caduta dei Re. Il giorno 12 gennaio 1848, all’alba, sorgerà l’epoca
gloriosa della universale rigenerazione. Palermo accoglierà con trasporto
quanti Siciliani armati si presenteranno a sostegno della causa comune, a
stabilire riforme e istituzioni analoghe al progresso del secolo, volute
dall’Europa, dall’Italia, da Pio. Unione, ordine, subordinazione ai Capi. Rispetto
a tutte le proprietà, e che il furto si dichiari tradimento alla causa della Patria, e
come tale punito. Chi mancherà di mezzi, ne sarà provveduto. Con giusti
principi il Cielo accorderà la giustissima impresa. Siciliani, allarmi!
Una rivoluzione annunziata
Giuseppe La Masa guidava una banda
armata, alzando un vessillo fatto di
fazzoletti bianchi e rossi, legati a un’asta
con nastri verdi. I primi spari e la
rivoluzione prende inizio. Il 12 gennaio
1848 a Palermo si accende la rivoluzione,
che rapidamente si diffonde in tutta la
Sicilia. Il giorno dodici, comunque, non era
un giorno qualunque. Era il trentottesimo
genetliaco di Ferdinando II di Borbone, Re
delle due Sicilie.
I paesi della Valle del Belìce, soffrivano di una cronica carenza di viabilità
esterna, e pertanto erano come entità a sé, separati dagli altri centri viciniori
oltre che fisicamente anche socialmente e commercialmente.
Questa scarsezza di reciproche relazioni tra le popolazioni dei vari comuni
sviluppava contesti sociali diversi da luogo a luogo. Gli abitanti dei vari comuni
(Santa Ninfa, Gibellina, Poggioreale, Salemi, Castelvetrano), avevano coscienza
di questo isolamento, tanto che per indicare il territorio del proprio comune
dicevano «lu statu di Partanna» o «lu statu di Gibellina».
Più lontano dalla costa era situato il comune, maggiore era il suo isolamento
dagli altri. Anche la parlata di un comune si differenziava dall’altro, per accento,
cadenza, modi di dire. Per spostarsi da un comune all’altro occorreva «una
regolare Carta di passaggio», una specie di passaporto. Questa condizione di
isolamento sviluppò quel peculiare senso di appartenenza a una comunità, che a
volte sfociava in becero campanilismo.
stradadellamandradicusenza
Piano di San
Benedetto
strada della perriera
strada della perriera
stradadelMonastero
stradadalMonasteroalCarmine
vicoloZinnanti
PiazzaSanNicolò
Vicolo
Castig
lia
stradadiSanFrancescodiPaola
stradadelreclusoriodegliorfani
stradadelPurgatorio
piazzadellaMadrice
piazza
Castello
stradaNuova
stradaNuova
strada del Pozzo strada di Patera
Via del Monastero
via del Maestro di Cappella
Strada di santo La Rocca
strada Guttilla
strada di
Palumbo
stradadiMolinari
stradadiMolinari
Porta San Nicolò
Apertura di Scotolo
Porta delli Cappuccini
Porta di San Vito
PortadelFonte
Porta Santo Rocco
Aperturadiroccata
UscitaPecorelle
Pianodi
Modica
Pietro Calà Ulloa
Procuratore Generale del Re a Trapani
• Vi ha in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza colore o
scopo politico, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un
capo, che qui è un possidente, là un arciprete. […]. Sono tante specie di piccoli
Governi nel Governo. […]
• Molti possidenti perciò ha creduto meglio divenire oppressori che oppressi, e
s’iscrivono nei partiti.
Sindaco
Giudice
Arciprete
Decurionato
Corpo delle Guardie
Liste degli individui che vivono con professione coll’industria
Nel distretto, facente capo al
Sottointendente di Mazara del Vallo, e
della provincia di Trapani in generale,
esistevano circa 64 bande armate che
scorrazzavano per il territorio.
La popolazione di Partanna, unità di cuore ai valorosi di Palermo, con somma ansia
aspettava… quando vi giunse il manifesto che i Siciliani invitava a unirsi in corrispondenza
al Comitato Generale di Palermo, ed alcune norme per gli affari comunali dettava: … furono
la scintilla, che i cuori tutti della popolazione accese, ed infiammò… datasi interamente alla
gioia, alzò e condusse per le strade la bandiera tricolore portandola in trionfo accompagnata
dalle armi in difesa della stessa, che fra gl’incessanti evviva al popolo di Palermo e alla
Costituzione, nel Duomo condusse, ove, cantato solennemente il Te Deum, ricevutasi la
benedizione del Divinissimo, riuscitavi in festa per tutto quel giorno, la bandiera suddetta
nella Casa comunale riposa, ove sta tuttora esposta. L’indomani il Decurionato ed altri probi
ed onesti cittadini d’ogni classe passarono all’elezione del Comitato Comunale.
Partanna
Varvaro Bruno
Benedetto Molinari
In Sicilia nsurgia la genti saggia
Sutta lu gridu di l’indipendenza;
però la genti ch’era cchiù sarvaggia
sulu s’armava comu delinguenza;
la campana a lu Carminu sunava…
e morti a li cappeddi, si gridava!
Cadianu strati strati comu pira
Tanti nuccenti, e sulu si dicia:
Morti a lu galantomu, chi ni tira
sempri li pedi e ‘nfacci nni scimia…
Lu cumannu vulemu nni li manu,
ch’è troppu scrapisatu lu viddanu.
Favara esce dalla sua casa con tutti i
suoi armato di schioppo e pistole, fe’
subito avvertire tutti del suo partito,
comincia a gridare all’arme, invitava a
chi vedeva per venir secondato, e si
videro riuniti al di là di cento individui
armati e le coccarde sparirono.
I nostri migliori cittadini seguivano gli avvenimenti e quando, ai 12
gennaio, la generosa Palermo diè l’esempio, qui l’eco si ripercosse ed i
nostri patrioti insorsero in armi. Sorsero pure in armi i soliti facinorosi,
quelli che nel torbido sogliono pescare; ma coll’energia spiegata da
Bartolomeo Amari-Cusa, l’anarchico moto fu represso (corsivo dell’A.) e
quei ribaldi furon posti a tacere
Castelvetrano
Ferrigno
Quale primo eletto, Giuseppe Campisi, uomo facoltoso e di nobili speranze,
affrontando i reazionari, li disarmò e tenne fermo in sua mano le sorti del paese. Di
fronte a lui non si fiatò: era, a dir vero, uomo di tremendi propositi e da tutti temuto e
venerato. Così quando i Borboni spensero la rivoluzione e ritornarono ad imporsi,
quando venne in Sicilia il Generale Filangieri principe di Satriano a conquider tutto, la
violenza delle rappresaglie governative s'infranse nelle mani del Campisi: e qui in
Poggioreale non avvennero traduzioni giudiziarie, fucilazioni o ghigliottine. La
giustizia per altro era stata fatta opportunamente giacché qualche sinistro soggetto era
stato spento a tempo ed a modo
Poggioreale
Sac. Caronna
In Campobello, […], i soliti malviventi rotti ad ogni sorta di soprusi e malversazione …
Congiurarono questi mal consigliati il perfido piano di una ecatombe generale dei civili e
proprietari, per installarsi nelle loro case ed appropriarsi dei loro beni… In una casetta a poche
centinaia di metri della Madrice ed in contrada Principe, radunarono armi e munizioni,
aspettando l’ora delle funzioni sacre che dovevano aver luogo l’ultimo giorno di carnevale.
Però, non seppero mantenere bene il segreto; e la trama venuta a conoscenza delle principali
famiglie Stallone, Accardi, Giorgi, Scuderi e Monti, queste ebbero la lodevole risoluzione di
riunirsi compatte, con un buon numero di borgese e benestanti.
Nel pomeriggio dell’ultima domenica di carnevale, anticipando di due giorni la data fissata dai
malviventi, all’improvviso li assalirono, e dopo che i primi caddero in piazza e nelle vie
adiacenti, altri scappando, furono presto raggiunti ed inesorabilmente uccisi a fucilate. I caduti
di quel giorno furono otto: Marino A ntonio, Giorgi Giuseppe, (Verdecanna), Mangiaracina
Angelo (La signa), Montalto Stefano, Tamburello Onofrio, Rizzuto Antonio, Puccio Onofrio,
Biondo Filippo (Dannato). [Nicotra]
Campobello di Mazara
Gli abitanti di Campobello son costretti non avendo
mezzi come frenare la malvagia e la prepotenza dei più
perversi individui del paese che elevati si son a governare
la comune... Bartolomeo, Vincenzo e Vito Stallone e Vito
Giorgi gente in ogni tempo data alla rapina e solita
lordarsi le mani di sangue innocente, Don Salvadore
Gino uomo perverso nemico dell'umanità, il giudice ed il
Cancelliere, il cassiere comunale, minacciando di morte
ogni pacifico cittadino… S’inorridisca di un subito si
armarono coi faziosi e guidati dal Giudice Don
Bartolomeo Stallone e dall'infame Gino vanno in cerca di
quella gente oppressa dalla miseria, e trovandoli nelle
rispettive abitazioni chi coricato a letto chi a conversare
colla famiglia, e chi nascosto per il terrore concepito li
uccidono, e ad una infelice ragazza tocco la stessa sorte...
e la barbarie giunse al segno di mandare alle fiamme il
cadavere di uno di quei infelici Giuseppe Verdicanna…
Mi è dovere umiliare all’E.V. che questi
Proprietari non vorranno acconsertirsi
all’organizzazione della predetta
squadra, mentre sono i primi, che coi
loro armenti fanno danneggiare le
posessioni dei poveri enfiteuti, che
troppo abusano della loro prepotenza».
Ritorna anche in questo documento
quanto riportato in atti precedenti: la
denuncia a chiare lettere contro i grossi
proprietari «che troppo abusano della
loro prepotenza».
i naturali di Salemi vinti e conguisi degli orrori di una continua
controrivoluzione, costretti già quasi a fuggire in lontani paesi per
essere involati ad una morte la più crudele, che a furia di fucilate
si osa lanciare di continuo sui poveri paesani, per l’ultima volta
scongiurare questo pubblico ministero onde si degni a disfare la
comune dei despoti con una sua forza di guerra o in colonna
mobile o a squadre Municipali, ovvero imporre che si eligga il
nuovo presidente a voto legale di popolo e con tutte le forme della
pubblicità e della buona fede.
Salemi
Al re borbonico si voleva sostituire un re sabaudo:
Ferdinando Alberto Amedeo di Savoia.
La proclamazione di un nuovo sovrano per il Regno di Sicilia,
dopo aver dichiarato la decadenza della monarchia borbonica, si
spiega con il sopravvento della linea moderata e la sconfitta dei
democratici all’interno della compagine governativa siciliana,
nonché della forte influenza inglese.
Diritti dei siciliani
Nello Statuto fondamentale del Regno di Sicilia del 1848, approvato
il 10 luglio, i sostantivi cittadino e cittadini entrano, in tutto il loro
significato sociale e in tutta la loro valenza politica, nell’uso della
terminologia costituzionale. L’articolo 3 dello statuto approvato nel
1848: «La sovranità risiede nella universalità dei cittadini Siciliani:
niuna classe, niun individuo può attribuirsene l’esercizio ». Di colpo,
come per magia, sparirono «il diritto divino» e la «grazia di Dio», e
finirono, per sedici mesi, come oggetti da musei.
Furono introdotte le elezioni a suffragio universale, niente più
liste degli eleggibili, ma comunque voto riservato ai soli uomini,
e che sapessero leggere e scrivere.
Per essere cittadini siciliani accanto ai due modi classici di
acquisto, ius sanguinis o ius soli; previsto un terzo, non di
acquisto di cittadinanza vera e propria, ma di un diritto che a
quella poteva essere equiparato: la naturalizzazione.
Libertà di parola, di stampa e il diritto di adunarsi, senza
bisogno di alcun permesso e la garanzia costituzionale che
nessuno potesse essere giudicato o arrestato in assenza di una
legge promulgata prima del fatto
I maggiorenti hanno inizialmente cercato d’impedire
l’insorgere del movimento rivoluzionario, in cui
vedevano sostanzialmente uno sconvolgimento
dell’esistente ordine sociale. Successivamente,
costretti dallo svolgersi degli eventi ad accettare la
nuova realtà, e anche per evitare la temuta rivoluzione
sociale, si siano dati da fare per volgerla a loro favore
facendosi illegalmente eleggere alle più alte cariche
comunali e provinciali.
Allora è possibile dire che nella Valle del Belìce non
avvenne nessuna trasformazione sostanziale nell’ordine
politico e sociale, e cioè che non vi fu nessuna rivoluzione.
La mappa del potere nei vari comuni non subì, come
mostrato, nessuna variazione concreta. Era semplicemente
avvenuto che il ceto dominante, già alla guida delle varie
amministrazioni, assunse la guida del movimento
rivoluzionario per impedire che si trasformasse nella
sempre aborrita (per loro) rivoluzione sociale con il
conseguente sovvertimento del sistema.
Per riguardo alla colletta ordinata da Vostra Eccellenza
Revendissima = pro tempore belli = ho dato le convenevoli
disposizioni.
La riscossione dell’oro, degli argenti, delle gemme, e degli
altri oggetti preziosi delle chiese, monasteri, e luoghi pii di
qualunque natura, per i quali si fa conoscere a tutti la
ragionevolezza dello straordinario provvedimento solito ad
oprarsi in simili incontri ... gli amministradori delle chiese, e
luoghi pii senza verun ostacolo hanno di già consegnato
alla Commissione i loro oggetti preziosi.
IL CLERO
L’esercito borbonico di Carlo Filangieri, principe di Satriano, il 15
maggio, occupò Palermo e Trapani. Nei giorni seguenti, le truppe
borboniche procedettero al disarmo degli insorti.
Iniziò così il decennio della restaurazione. Il principe di Satriano
rimase nell’isola come luogotenente fino al 1855.
Nel mese di aprile 1849 il Filangieri procedette alla nomina
dei seguenti consiglieri della provincia di Trapani:
Giuseppe Cascio Cortese, Salvatore Vulpetti, Giuseppe
Marini, Alberto Barberi, Andrea d’Angelo, Benedetto Genna,
Benedetto Todaro, Stefano Russotti, Simone Favara,
Benedetto Emanuele, Leonardo Baviera, Giuseppe Ferro
Nicolini, Francesco Paola.
Per il distretto di Mazara sono nominati: Mario Scuderi,
Giuseppe d’Andrea, Salvatore Bianco, Antonino Ruggirello,
Francesco Venezia, Pietro Accardo Palumbo, Calcedonio
Favara, Giuseppe Accardi Ciulla.

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ATTPT - 2019 - La Rivoluzione del 1848 nella Valle del Belìce

  • 1. Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese Trapani La rivoluzione del ‘48 nella Valle del Belice Ing. Stefano Cascio 26 ottobre 2019
  • 2.
  • 3. Accademia della Crusca La forma corretta, e non solo storicamente, è Belìce: il Friùli si sente spesso pronunciato Frìuli, il fiume siciliano Belìce è diventato Bèlice da quando, alla fine degli anni Sessanta, entrò nelle cronache televisive a causa del terremoto che sconvolse la sua valle, e il cognome dello scrittore Salgàri viene tuttora erroneamente pronunciato Sàlgari.
  • 4. Siciliani! Il tempo delle preghiere inutilmente passò. Inutili le proteste, le suppliche, le pacifiche dimostrazioni… Ferdinando tutto ha sprezzato, un popolo nato libero, ridotto fra catene e nella miseria; tarderemo ancora a riconquistare i nostri legittimi diritti? All’armi, figli della Sicilia, allarmi! La forza di tutti è onnipossente: l’unirsi dei Popoli è la caduta dei Re. Il giorno 12 gennaio 1848, all’alba, sorgerà l’epoca gloriosa della universale rigenerazione. Palermo accoglierà con trasporto quanti Siciliani armati si presenteranno a sostegno della causa comune, a stabilire riforme e istituzioni analoghe al progresso del secolo, volute dall’Europa, dall’Italia, da Pio. Unione, ordine, subordinazione ai Capi. Rispetto a tutte le proprietà, e che il furto si dichiari tradimento alla causa della Patria, e come tale punito. Chi mancherà di mezzi, ne sarà provveduto. Con giusti principi il Cielo accorderà la giustissima impresa. Siciliani, allarmi! Una rivoluzione annunziata
  • 5. Giuseppe La Masa guidava una banda armata, alzando un vessillo fatto di fazzoletti bianchi e rossi, legati a un’asta con nastri verdi. I primi spari e la rivoluzione prende inizio. Il 12 gennaio 1848 a Palermo si accende la rivoluzione, che rapidamente si diffonde in tutta la Sicilia. Il giorno dodici, comunque, non era un giorno qualunque. Era il trentottesimo genetliaco di Ferdinando II di Borbone, Re delle due Sicilie.
  • 6. I paesi della Valle del Belìce, soffrivano di una cronica carenza di viabilità esterna, e pertanto erano come entità a sé, separati dagli altri centri viciniori oltre che fisicamente anche socialmente e commercialmente. Questa scarsezza di reciproche relazioni tra le popolazioni dei vari comuni sviluppava contesti sociali diversi da luogo a luogo. Gli abitanti dei vari comuni (Santa Ninfa, Gibellina, Poggioreale, Salemi, Castelvetrano), avevano coscienza di questo isolamento, tanto che per indicare il territorio del proprio comune dicevano «lu statu di Partanna» o «lu statu di Gibellina». Più lontano dalla costa era situato il comune, maggiore era il suo isolamento dagli altri. Anche la parlata di un comune si differenziava dall’altro, per accento, cadenza, modi di dire. Per spostarsi da un comune all’altro occorreva «una regolare Carta di passaggio», una specie di passaporto. Questa condizione di isolamento sviluppò quel peculiare senso di appartenenza a una comunità, che a volte sfociava in becero campanilismo.
  • 7. stradadellamandradicusenza Piano di San Benedetto strada della perriera strada della perriera stradadelMonastero stradadalMonasteroalCarmine vicoloZinnanti PiazzaSanNicolò Vicolo Castig lia stradadiSanFrancescodiPaola stradadelreclusoriodegliorfani stradadelPurgatorio piazzadellaMadrice piazza Castello stradaNuova stradaNuova strada del Pozzo strada di Patera Via del Monastero via del Maestro di Cappella Strada di santo La Rocca strada Guttilla strada di Palumbo stradadiMolinari stradadiMolinari Porta San Nicolò Apertura di Scotolo Porta delli Cappuccini Porta di San Vito PortadelFonte Porta Santo Rocco Aperturadiroccata UscitaPecorelle Pianodi Modica
  • 8. Pietro Calà Ulloa Procuratore Generale del Re a Trapani • Vi ha in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza colore o scopo politico, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. […]. Sono tante specie di piccoli Governi nel Governo. […] • Molti possidenti perciò ha creduto meglio divenire oppressori che oppressi, e s’iscrivono nei partiti.
  • 9. Sindaco Giudice Arciprete Decurionato Corpo delle Guardie Liste degli individui che vivono con professione coll’industria
  • 10.
  • 11. Nel distretto, facente capo al Sottointendente di Mazara del Vallo, e della provincia di Trapani in generale, esistevano circa 64 bande armate che scorrazzavano per il territorio.
  • 12. La popolazione di Partanna, unità di cuore ai valorosi di Palermo, con somma ansia aspettava… quando vi giunse il manifesto che i Siciliani invitava a unirsi in corrispondenza al Comitato Generale di Palermo, ed alcune norme per gli affari comunali dettava: … furono la scintilla, che i cuori tutti della popolazione accese, ed infiammò… datasi interamente alla gioia, alzò e condusse per le strade la bandiera tricolore portandola in trionfo accompagnata dalle armi in difesa della stessa, che fra gl’incessanti evviva al popolo di Palermo e alla Costituzione, nel Duomo condusse, ove, cantato solennemente il Te Deum, ricevutasi la benedizione del Divinissimo, riuscitavi in festa per tutto quel giorno, la bandiera suddetta nella Casa comunale riposa, ove sta tuttora esposta. L’indomani il Decurionato ed altri probi ed onesti cittadini d’ogni classe passarono all’elezione del Comitato Comunale. Partanna Varvaro Bruno
  • 13. Benedetto Molinari In Sicilia nsurgia la genti saggia Sutta lu gridu di l’indipendenza; però la genti ch’era cchiù sarvaggia sulu s’armava comu delinguenza; la campana a lu Carminu sunava… e morti a li cappeddi, si gridava! Cadianu strati strati comu pira Tanti nuccenti, e sulu si dicia: Morti a lu galantomu, chi ni tira sempri li pedi e ‘nfacci nni scimia… Lu cumannu vulemu nni li manu, ch’è troppu scrapisatu lu viddanu.
  • 14. Favara esce dalla sua casa con tutti i suoi armato di schioppo e pistole, fe’ subito avvertire tutti del suo partito, comincia a gridare all’arme, invitava a chi vedeva per venir secondato, e si videro riuniti al di là di cento individui armati e le coccarde sparirono.
  • 15. I nostri migliori cittadini seguivano gli avvenimenti e quando, ai 12 gennaio, la generosa Palermo diè l’esempio, qui l’eco si ripercosse ed i nostri patrioti insorsero in armi. Sorsero pure in armi i soliti facinorosi, quelli che nel torbido sogliono pescare; ma coll’energia spiegata da Bartolomeo Amari-Cusa, l’anarchico moto fu represso (corsivo dell’A.) e quei ribaldi furon posti a tacere Castelvetrano Ferrigno
  • 16. Quale primo eletto, Giuseppe Campisi, uomo facoltoso e di nobili speranze, affrontando i reazionari, li disarmò e tenne fermo in sua mano le sorti del paese. Di fronte a lui non si fiatò: era, a dir vero, uomo di tremendi propositi e da tutti temuto e venerato. Così quando i Borboni spensero la rivoluzione e ritornarono ad imporsi, quando venne in Sicilia il Generale Filangieri principe di Satriano a conquider tutto, la violenza delle rappresaglie governative s'infranse nelle mani del Campisi: e qui in Poggioreale non avvennero traduzioni giudiziarie, fucilazioni o ghigliottine. La giustizia per altro era stata fatta opportunamente giacché qualche sinistro soggetto era stato spento a tempo ed a modo Poggioreale Sac. Caronna
  • 17. In Campobello, […], i soliti malviventi rotti ad ogni sorta di soprusi e malversazione … Congiurarono questi mal consigliati il perfido piano di una ecatombe generale dei civili e proprietari, per installarsi nelle loro case ed appropriarsi dei loro beni… In una casetta a poche centinaia di metri della Madrice ed in contrada Principe, radunarono armi e munizioni, aspettando l’ora delle funzioni sacre che dovevano aver luogo l’ultimo giorno di carnevale. Però, non seppero mantenere bene il segreto; e la trama venuta a conoscenza delle principali famiglie Stallone, Accardi, Giorgi, Scuderi e Monti, queste ebbero la lodevole risoluzione di riunirsi compatte, con un buon numero di borgese e benestanti. Nel pomeriggio dell’ultima domenica di carnevale, anticipando di due giorni la data fissata dai malviventi, all’improvviso li assalirono, e dopo che i primi caddero in piazza e nelle vie adiacenti, altri scappando, furono presto raggiunti ed inesorabilmente uccisi a fucilate. I caduti di quel giorno furono otto: Marino A ntonio, Giorgi Giuseppe, (Verdecanna), Mangiaracina Angelo (La signa), Montalto Stefano, Tamburello Onofrio, Rizzuto Antonio, Puccio Onofrio, Biondo Filippo (Dannato). [Nicotra] Campobello di Mazara
  • 18. Gli abitanti di Campobello son costretti non avendo mezzi come frenare la malvagia e la prepotenza dei più perversi individui del paese che elevati si son a governare la comune... Bartolomeo, Vincenzo e Vito Stallone e Vito Giorgi gente in ogni tempo data alla rapina e solita lordarsi le mani di sangue innocente, Don Salvadore Gino uomo perverso nemico dell'umanità, il giudice ed il Cancelliere, il cassiere comunale, minacciando di morte ogni pacifico cittadino… S’inorridisca di un subito si armarono coi faziosi e guidati dal Giudice Don Bartolomeo Stallone e dall'infame Gino vanno in cerca di quella gente oppressa dalla miseria, e trovandoli nelle rispettive abitazioni chi coricato a letto chi a conversare colla famiglia, e chi nascosto per il terrore concepito li uccidono, e ad una infelice ragazza tocco la stessa sorte... e la barbarie giunse al segno di mandare alle fiamme il cadavere di uno di quei infelici Giuseppe Verdicanna…
  • 19. Mi è dovere umiliare all’E.V. che questi Proprietari non vorranno acconsertirsi all’organizzazione della predetta squadra, mentre sono i primi, che coi loro armenti fanno danneggiare le posessioni dei poveri enfiteuti, che troppo abusano della loro prepotenza». Ritorna anche in questo documento quanto riportato in atti precedenti: la denuncia a chiare lettere contro i grossi proprietari «che troppo abusano della loro prepotenza».
  • 20. i naturali di Salemi vinti e conguisi degli orrori di una continua controrivoluzione, costretti già quasi a fuggire in lontani paesi per essere involati ad una morte la più crudele, che a furia di fucilate si osa lanciare di continuo sui poveri paesani, per l’ultima volta scongiurare questo pubblico ministero onde si degni a disfare la comune dei despoti con una sua forza di guerra o in colonna mobile o a squadre Municipali, ovvero imporre che si eligga il nuovo presidente a voto legale di popolo e con tutte le forme della pubblicità e della buona fede. Salemi
  • 21. Al re borbonico si voleva sostituire un re sabaudo: Ferdinando Alberto Amedeo di Savoia. La proclamazione di un nuovo sovrano per il Regno di Sicilia, dopo aver dichiarato la decadenza della monarchia borbonica, si spiega con il sopravvento della linea moderata e la sconfitta dei democratici all’interno della compagine governativa siciliana, nonché della forte influenza inglese.
  • 22. Diritti dei siciliani Nello Statuto fondamentale del Regno di Sicilia del 1848, approvato il 10 luglio, i sostantivi cittadino e cittadini entrano, in tutto il loro significato sociale e in tutta la loro valenza politica, nell’uso della terminologia costituzionale. L’articolo 3 dello statuto approvato nel 1848: «La sovranità risiede nella universalità dei cittadini Siciliani: niuna classe, niun individuo può attribuirsene l’esercizio ». Di colpo, come per magia, sparirono «il diritto divino» e la «grazia di Dio», e finirono, per sedici mesi, come oggetti da musei.
  • 23. Furono introdotte le elezioni a suffragio universale, niente più liste degli eleggibili, ma comunque voto riservato ai soli uomini, e che sapessero leggere e scrivere. Per essere cittadini siciliani accanto ai due modi classici di acquisto, ius sanguinis o ius soli; previsto un terzo, non di acquisto di cittadinanza vera e propria, ma di un diritto che a quella poteva essere equiparato: la naturalizzazione. Libertà di parola, di stampa e il diritto di adunarsi, senza bisogno di alcun permesso e la garanzia costituzionale che nessuno potesse essere giudicato o arrestato in assenza di una legge promulgata prima del fatto
  • 24.
  • 25. I maggiorenti hanno inizialmente cercato d’impedire l’insorgere del movimento rivoluzionario, in cui vedevano sostanzialmente uno sconvolgimento dell’esistente ordine sociale. Successivamente, costretti dallo svolgersi degli eventi ad accettare la nuova realtà, e anche per evitare la temuta rivoluzione sociale, si siano dati da fare per volgerla a loro favore facendosi illegalmente eleggere alle più alte cariche comunali e provinciali.
  • 26. Allora è possibile dire che nella Valle del Belìce non avvenne nessuna trasformazione sostanziale nell’ordine politico e sociale, e cioè che non vi fu nessuna rivoluzione. La mappa del potere nei vari comuni non subì, come mostrato, nessuna variazione concreta. Era semplicemente avvenuto che il ceto dominante, già alla guida delle varie amministrazioni, assunse la guida del movimento rivoluzionario per impedire che si trasformasse nella sempre aborrita (per loro) rivoluzione sociale con il conseguente sovvertimento del sistema.
  • 27.
  • 28. Per riguardo alla colletta ordinata da Vostra Eccellenza Revendissima = pro tempore belli = ho dato le convenevoli disposizioni. La riscossione dell’oro, degli argenti, delle gemme, e degli altri oggetti preziosi delle chiese, monasteri, e luoghi pii di qualunque natura, per i quali si fa conoscere a tutti la ragionevolezza dello straordinario provvedimento solito ad oprarsi in simili incontri ... gli amministradori delle chiese, e luoghi pii senza verun ostacolo hanno di già consegnato alla Commissione i loro oggetti preziosi. IL CLERO
  • 29. L’esercito borbonico di Carlo Filangieri, principe di Satriano, il 15 maggio, occupò Palermo e Trapani. Nei giorni seguenti, le truppe borboniche procedettero al disarmo degli insorti. Iniziò così il decennio della restaurazione. Il principe di Satriano rimase nell’isola come luogotenente fino al 1855.
  • 30.
  • 31. Nel mese di aprile 1849 il Filangieri procedette alla nomina dei seguenti consiglieri della provincia di Trapani: Giuseppe Cascio Cortese, Salvatore Vulpetti, Giuseppe Marini, Alberto Barberi, Andrea d’Angelo, Benedetto Genna, Benedetto Todaro, Stefano Russotti, Simone Favara, Benedetto Emanuele, Leonardo Baviera, Giuseppe Ferro Nicolini, Francesco Paola. Per il distretto di Mazara sono nominati: Mario Scuderi, Giuseppe d’Andrea, Salvatore Bianco, Antonino Ruggirello, Francesco Venezia, Pietro Accardo Palumbo, Calcedonio Favara, Giuseppe Accardi Ciulla.