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                      Oasi di Ninfa
                   Sermoneta (Latina)
                     2 Ottobre 2010
                        Avanzamento automatico




Durata 9 minuti circa
Nel 2000, il
Giardino di
Ninfa è stato
dichiarato
monumento
naturale della
Repubblica
Italiana.

E’ situato a
Cisterna di
Latina, nelle
vicinanze di
Sermoneta e
Norma.




                            Il castello con la torre.
                 In lontananza, sulla montagna, l’abitato di Norma.
In epoca romana , nei pressi
dell‘ attuale giardino, fu
costruito un tempio dedicato
alle divinità delle acque
sorgive, le Ninfe Naiadi,  da
cui l’omonimo fiume Ninfa. 




                                Dal VIII-IX secolo, l’area assunse
                                un ruolo strategico per la
                                presenza della Via Pedemontana
Trovandosi ai piedi dei
Monti Lepini, era l’unico
collegamento alle porte di
Roma che conduceva al sud
della penisola quando la Via
Appia era ricoperta dalle
paludi.
Per questo motivo il
territorio di Ninfa, ricco
d’acqua e non distante dal
mare, fu l’obiettivo sia di
molte famiglie baronali
romane sia della Chiesa.
Durante il
periodo di
massimo
splendore Ninfa
era una città
ricca di case,
oltre 150, munite
di solaio e
granaio.

Circa quattordici
chiese
considerando
quelle presenti
sia all'interno che
all'esterno delle
mura.




                      Ruderi di una casa
E poi strade, mulini, ponti,
due ospedali,
un castello e
un municipio.
La città era difesa da una cinta muraria di circa 1.400 metri intervallata
da almeno undici torri, anche se probabilmente erano molte di più.
La storia di questo luogo
iniziò nel VIII secolo
quando l’Imperatore
Costantino V Copronimo
concesse a Papa Zaccaria
questo fertile territorio,
chiamato Marittima, che al
tempo contava solo pochi
abitanti.
Dopo l'XI secolo
Ninfa assunse il ruolo
di città e fra le varie
famiglie che la
governarono
ricordiamo i Conti
Tuscolo, legati alla
Roma pontificia,
e i Frangipane, sotto i
quali fiorì
l’architettura
cittadina e crebbe la
considerazione
economica e politica
di Ninfa.
Tanto che nel
1159 vi fu
incoronato il
pontefice
Alessandro III.

Il futuro papa,
Cardinale
Rolando
Bandinelli,
fuggendo
dall’Imperatore
Federico
Barbarossa trovò
rifugio a Ninfa
dove fu eletto
nella Chiesa di
Santa Maria
Maggiore.

                   Abside con affreschi della chiesa di
                   Santa Maria Maggiore
Per vendetta
l’Imperatore
saccheggiò la
città con il suo
esercito.

Nei secoli Ninfa
subì altre razzie e
saccheggi a causa
di controversie
legate alle famiglie
baronali che
volevano
ottenerla.
Nel 1294 salì al
soglio pontificio
Benedetto
Caetani, Papa
Bonifacio VIII,
figura potente e
ambiziosa.

Anch’egli volle
impossessarsi
della Marittima.

Nel 1298 aiutò
suo nipote
Pietro II Caetani
ad acquistarla,
segnando l’inizio
della presenza
dei Caetani nel
territorio
                    Il ponte del macello
pontino e lepino.
Nel 1382
Ninfa fu
saccheggiata e
distrutta da
parte di
Onorato
Caetani.

  A causa della
malaria che
infestava la
pianura
pontina, la
città non fu
più ricostruita




                  Il fiume Ninfa
I sopravvissuti
se ne
andarono
lasciando alle
spalle i resti di
una città
fantasma e la
famiglia
Caetani si
spostò a
Roma e
altrove.



Ninfa non fu
però del tutto
dimenticata

                    Resti di abitazioni
Nel XVI
secolo il
cardinale
Nicolò III
Caetani di
Sermoneta,
molto legato
al territorio
della
Marittima e
amante della
botanica,
volle creare
un giardino
delle sue
delizie.
Il lavoro fu affidato a
Francesco da Volterra che
progettò un hortus
conclusus, un giardino
delimitato da mura con
impianto regolare, proprio
accanto alla rocca
medievale dei Frangipane.




                               Alla morte del cardinale quel
                             luogo di delizie, in cui furono
                             coltivate pregiate varietà di
                             agrumi e allevate trote africane,
                             fu abbandonato.
Durante
l’Ottocento il
fascino delle
sue rovine
attirò molti
viaggiatori
che
percorrevano
l’Italia
riscoprendo
l’antico.




                   La «Pompei del Medioevo», come la definì Gregorovius,
                 era un luogo spettrale, magico e incancellabile dalla
                 memoria di coloro che la videro.
Un nuovo
tentativo di
insediamento
fu fatto da un
altro membro
della famiglia
Caetani nel
XVII.




     Il Duca Francesco IV Caetani, «buono al governo dei fiori», si
    dedicò alla rinascita dell’hortus conclusus ma la malaria costrinse
    anche lui a lasciare Ninfa.
Alla fine
dell'Ottocento
i Caetani
tornarono nei
possedimenti
da tempo
abbandonati.




                  Ada Bootle Wilbraham con i suoi due figli, Gelasio e
                 Roffredo, si occuparono di Ninfa decidendo di crearvi
                 un giardino in stile anglosassone..
Bonificarono le
paludi,
estirparono
gran parte
delle infestanti
che
ricoprivano i
ruderi,
piantarono i
primi alberi,
lecci e faggi
oggi maestosi,
e restaurarono
alcune rovine,
fra cui il
municipio, che
divenne la casa
di campagna
della famiglia.
                   Il Municipio
Marguerite
Chapin, moglie
di Roffredo
Caetani,
continuò la cura
del giardino e
aprì le sue porte
all’importante
circolo di
letterati ed
artisti legato alle
riviste da lei
fondate,
“Commerce” e
“Botteghe
Oscure”,
come luogo
ideale in cui
ispirarsi.
Un accenno alla flora del giardino:

                                            All’interno del Giardino di Ninfa si
                                          incontrano diciannove varietà di
                                          magnolia decidua, betulle, iris
                                          acquatici, e una sensazionale varietà
                                          di aceri giapponesi.
                                            Inoltre a primavera i ciliegi
                                          ornamentali fioriscono in maniera
                                          spettacolare.




  A partire dal 1976, su un'area di
circa 1.800 ettari intorno al giardino,
è nata un'oasi del WWF.
Fra le 1300 specie che è possibile
                                          ammirare negli otto ettari di giardino
                                          ricordiamo:
                                          il viburno,        il caprifoglio,
                                          Il ceanothus,       l’agrifoglio,
                                          le clematidi,       i cornioli,
                                          i meli ornamentali e
                                          l’albero dei tulipani.




Lungo il viale dei cipressi delle
erythrina crista-galli, fiori di colore
scarlatto simili ad uccelli tropicali,
Il fiume Ninfa
                                                                   prende origine
                                                                   dall'omonimo
                                                                   laghetto e scorre
                                                                   per oltre 30
                                                                   chilometri
                                                                   nell'agro pontino
                                                                   fino a sfociare
                                                                   nel fiume Sisto.




  Nelle sue acque vive la Trota macrostigma, conosciuta anche
con il nome di Trota di Ninfa, importata dai romani ed in via di
estinzione.
Molte le varietà
di rose che si
arrampicano sugli
alberi e sulle
rovine, bordano il
fiume e i ruscelli:



       La R. banksiae, R. bracteata, R. x odorata 'Mutabilis', R. hugonis, 'Ballerina',
    'Iceberg', 'Max Graf', 'Complicata', 'Penelope', 'Buff Beauty', 'Mme. Alfred Carriere',
    R.filipes 'Kiftsgate', 'Gloire de Dijon'…
Il clima particolarmente mite
                                                          di Ninfa permette anche la
                                                          coltivazione di piante tropicali.
                                                          Come : l’avocado,
                                                          la gunnera manicata del Sud
                                                          America e le banane.




  Lungo il viale delle lavande: dei ciliegi penduli, un
pino dell'Himalaya, dei banani, un pino messicano ed
un'acacia sudamericana.
Vicino al ponte del macello si trovano: clematis
                                        armandii a fiori viola, Ortensie rampicanti, aceri,
                                        un pioppo.

                                           Proseguendo lungo il fiume si incontra un
                                        boschetto di noccioli, un acer Saccharinum e un
                                        liriodendron tulipifera, chiamato anche albero del
                                        tulipano.




   Nei pressi del ponte romano una photinia serrulata, gelsomini, glicini e prima di
arrivare al ponte di legno un gruppo di bambù provenienti dalla Cina.
Dopo la creazione
                                                             dell'oasi, nella zona si sono
                                                             registrati arrivi di alzavole,
                                                             germani reali, canapiglie,
                                                             aironi, pavoncelle e alcune
                                                             specie di rapaci.




  Vi sono anche molti arbusti, piantati non solo per la
loro bellezza ma anche perché habitat adatto agli uccelli.

  Oltre cento le specie registrate, e insetti che vivono
all’interno del Giardino.
L'area si trova
sulla traiettoria di
una delle principali
rotte migratorie
percorse da uccelli
che, provenienti dai
paesi africani, si
trasferiscono in varie
aree dell'Europa.
L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani.
   Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro,
 accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante.




 Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la:
                  Fondazione Roffredo Caetani, onlus
al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, preservare il giardino di
Ninfa, il castello di Sermoneta, e valorizzare il territorio pontino e lepino.
End
                                         By Sal

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Oasi di Ninfa (Sermoneta)

  • 1. Una gita a: Oasi di Ninfa Sermoneta (Latina) 2 Ottobre 2010 Avanzamento automatico Durata 9 minuti circa
  • 2. Nel 2000, il Giardino di Ninfa è stato dichiarato monumento naturale della Repubblica Italiana. E’ situato a Cisterna di Latina, nelle vicinanze di Sermoneta e Norma. Il castello con la torre. In lontananza, sulla montagna, l’abitato di Norma.
  • 3. In epoca romana , nei pressi dell‘ attuale giardino, fu costruito un tempio dedicato alle divinità delle acque sorgive, le Ninfe Naiadi,  da cui l’omonimo fiume Ninfa.  Dal VIII-IX secolo, l’area assunse un ruolo strategico per la presenza della Via Pedemontana
  • 4. Trovandosi ai piedi dei Monti Lepini, era l’unico collegamento alle porte di Roma che conduceva al sud della penisola quando la Via Appia era ricoperta dalle paludi.
  • 5. Per questo motivo il territorio di Ninfa, ricco d’acqua e non distante dal mare, fu l’obiettivo sia di molte famiglie baronali romane sia della Chiesa.
  • 6. Durante il periodo di massimo splendore Ninfa era una città ricca di case, oltre 150, munite di solaio e granaio. Circa quattordici chiese considerando quelle presenti sia all'interno che all'esterno delle mura. Ruderi di una casa
  • 7. E poi strade, mulini, ponti, due ospedali, un castello e un municipio.
  • 8. La città era difesa da una cinta muraria di circa 1.400 metri intervallata da almeno undici torri, anche se probabilmente erano molte di più.
  • 9. La storia di questo luogo iniziò nel VIII secolo quando l’Imperatore Costantino V Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo fertile territorio, chiamato Marittima, che al tempo contava solo pochi abitanti.
  • 10. Dopo l'XI secolo Ninfa assunse il ruolo di città e fra le varie famiglie che la governarono ricordiamo i Conti Tuscolo, legati alla Roma pontificia, e i Frangipane, sotto i quali fiorì l’architettura cittadina e crebbe la considerazione economica e politica di Ninfa.
  • 11. Tanto che nel 1159 vi fu incoronato il pontefice Alessandro III. Il futuro papa, Cardinale Rolando Bandinelli, fuggendo dall’Imperatore Federico Barbarossa trovò rifugio a Ninfa dove fu eletto nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. Abside con affreschi della chiesa di Santa Maria Maggiore
  • 12. Per vendetta l’Imperatore saccheggiò la città con il suo esercito. Nei secoli Ninfa subì altre razzie e saccheggi a causa di controversie legate alle famiglie baronali che volevano ottenerla.
  • 13. Nel 1294 salì al soglio pontificio Benedetto Caetani, Papa Bonifacio VIII, figura potente e ambiziosa. Anch’egli volle impossessarsi della Marittima. Nel 1298 aiutò suo nipote Pietro II Caetani ad acquistarla, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio Il ponte del macello pontino e lepino.
  • 14. Nel 1382 Ninfa fu saccheggiata e distrutta da parte di Onorato Caetani. A causa della malaria che infestava la pianura pontina, la città non fu più ricostruita Il fiume Ninfa
  • 15. I sopravvissuti se ne andarono lasciando alle spalle i resti di una città fantasma e la famiglia Caetani si spostò a Roma e altrove. Ninfa non fu però del tutto dimenticata Resti di abitazioni
  • 16. Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani di Sermoneta, molto legato al territorio della Marittima e amante della botanica, volle creare un giardino delle sue delizie.
  • 17. Il lavoro fu affidato a Francesco da Volterra che progettò un hortus conclusus, un giardino delimitato da mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo di delizie, in cui furono coltivate pregiate varietà di agrumi e allevate trote africane, fu abbandonato.
  • 18. Durante l’Ottocento il fascino delle sue rovine attirò molti viaggiatori che percorrevano l’Italia riscoprendo l’antico. La «Pompei del Medioevo», come la definì Gregorovius, era un luogo spettrale, magico e incancellabile dalla memoria di coloro che la videro.
  • 19. Un nuovo tentativo di insediamento fu fatto da un altro membro della famiglia Caetani nel XVII. Il Duca Francesco IV Caetani, «buono al governo dei fiori», si dedicò alla rinascita dell’hortus conclusus ma la malaria costrinse anche lui a lasciare Ninfa.
  • 20. Alla fine dell'Ottocento i Caetani tornarono nei possedimenti da tempo abbandonati. Ada Bootle Wilbraham con i suoi due figli, Gelasio e Roffredo, si occuparono di Ninfa decidendo di crearvi un giardino in stile anglosassone..
  • 21. Bonificarono le paludi, estirparono gran parte delle infestanti che ricoprivano i ruderi, piantarono i primi alberi, lecci e faggi oggi maestosi, e restaurarono alcune rovine, fra cui il municipio, che divenne la casa di campagna della famiglia. Il Municipio
  • 22. Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, continuò la cura del giardino e aprì le sue porte all’importante circolo di letterati ed artisti legato alle riviste da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”, come luogo ideale in cui ispirarsi.
  • 23. Un accenno alla flora del giardino: All’interno del Giardino di Ninfa si incontrano diciannove varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici, e una sensazionale varietà di aceri giapponesi. Inoltre a primavera i ciliegi ornamentali fioriscono in maniera spettacolare. A partire dal 1976, su un'area di circa 1.800 ettari intorno al giardino, è nata un'oasi del WWF.
  • 24. Fra le 1300 specie che è possibile ammirare negli otto ettari di giardino ricordiamo: il viburno, il caprifoglio, Il ceanothus, l’agrifoglio, le clematidi, i cornioli, i meli ornamentali e l’albero dei tulipani. Lungo il viale dei cipressi delle erythrina crista-galli, fiori di colore scarlatto simili ad uccelli tropicali,
  • 25. Il fiume Ninfa prende origine dall'omonimo laghetto e scorre per oltre 30 chilometri nell'agro pontino fino a sfociare nel fiume Sisto. Nelle sue acque vive la Trota macrostigma, conosciuta anche con il nome di Trota di Ninfa, importata dai romani ed in via di estinzione.
  • 26. Molte le varietà di rose che si arrampicano sugli alberi e sulle rovine, bordano il fiume e i ruscelli: La R. banksiae, R. bracteata, R. x odorata 'Mutabilis', R. hugonis, 'Ballerina', 'Iceberg', 'Max Graf', 'Complicata', 'Penelope', 'Buff Beauty', 'Mme. Alfred Carriere', R.filipes 'Kiftsgate', 'Gloire de Dijon'…
  • 27. Il clima particolarmente mite di Ninfa permette anche la coltivazione di piante tropicali. Come : l’avocado, la gunnera manicata del Sud America e le banane. Lungo il viale delle lavande: dei ciliegi penduli, un pino dell'Himalaya, dei banani, un pino messicano ed un'acacia sudamericana.
  • 28. Vicino al ponte del macello si trovano: clematis armandii a fiori viola, Ortensie rampicanti, aceri, un pioppo. Proseguendo lungo il fiume si incontra un boschetto di noccioli, un acer Saccharinum e un liriodendron tulipifera, chiamato anche albero del tulipano. Nei pressi del ponte romano una photinia serrulata, gelsomini, glicini e prima di arrivare al ponte di legno un gruppo di bambù provenienti dalla Cina.
  • 29. Dopo la creazione dell'oasi, nella zona si sono registrati arrivi di alzavole, germani reali, canapiglie, aironi, pavoncelle e alcune specie di rapaci. Vi sono anche molti arbusti, piantati non solo per la loro bellezza ma anche perché habitat adatto agli uccelli. Oltre cento le specie registrate, e insetti che vivono all’interno del Giardino.
  • 30. L'area si trova sulla traiettoria di una delle principali rotte migratorie percorse da uccelli che, provenienti dai paesi africani, si trasferiscono in varie aree dell'Europa.
  • 31. L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante. Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la: Fondazione Roffredo Caetani, onlus al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, preservare il giardino di Ninfa, il castello di Sermoneta, e valorizzare il territorio pontino e lepino.
  • 32. End By Sal 43 foto originali, nessuna da Internet