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54 puntoeffe
Nel XIX secolo i farmaci non di
rado causano eventi collate-
rali senza assunzione di re-
sponsabilità o consapevolezza della col-
lettività. Succede intorno al 1830, quan-
do a Coventry si acquistano ogni setti-
mana circa 38 litri di Cordiale Godfrey,
prodotto da banco a base di oppio, di
ampio uso pediatrico: si tratta di 12.000
dosi, un ciclo di terapia per almeno
3.000 bambini. Ma nel 1843 il Cordiale
va sotto inchiesta per un clamoroso
abuso su minori: un solo farmacista di
Nottingham prepara e vende, in un an-
no, tre tonnellate di sciroppo, oltre tre
milioni di dosi ed emerge che ogni far-
macia in media vende in un anno, in va-
rie forme, 90 kg di oppio, pari a 9 kg di
eroina estraibile. L’ago ipodermico nel
1853, inoltre, fa dilagare gli oppioidi in
vena, con effetti positivi tra i feriti in
guerra e negativi tra i tossicodipendenti.
In pochi decenni, evolve l’atteggiamen-
to sociale nei confronti del farmaco.
Prendiamo alcuni casi.
Il caso Elisir di sulfonilamide. Nel 1937
in pochi giorni 107 persone muoiono ne-
gli Usa per l’Elisir di sulfonilamide il cui
glicole propilenico uccide in nove giorni.
La Food and drug administration (Fda),
informata quasi per caso, rileva l’assen-
za di sperimentazione preventiva sul far-
maco. L’industria, però, non ha violato la
legge poiché la sperimentazione non è
obbligatoria. Fda ordina il ritiro di oltre
1.300 confezioni: è la prima grande ope-
razione di ritiro di un farmaco da un mer-
cato nazionale. Il direttore dell’Fda accu-
sa il produttore di falsa denominazione e
dimostra che l’elisir non ha alcol, come
indica l’etichetta. Nel 1938 Roosevelt
vara la riforma dell’Fda, fatta in soli sei
mesi: l’Agenzia deve certificare la speri-
mentazione di ogni farmaco e le aziende
sono più responsabilizzate su quanto
producono e vendono.
Un altro rafforzamento dei presidi di
salute pubblica si ha nel 1948 con la
fondazione, opera di ventisei Stati, Italia
compresa, dell’Organizzazione mon-
diale della sanità, che concorre a tute-
lare la salute, soprattutto nei Paesi in
via di sviluppo.
C O M E E R A V A M O
Estratto della relazione
tenuta dall’autore
al congresso
di Trentodell’Accademia
di storia della farmacia
DI RAIMONDO VILLANO
Il caso Talidomide, tranquillante per
gestanti, che nel 1956 causa un parto di
bambino focomelico, privo di arti svilup-
pati. Nel 1962, quando ormai i casi so-
no migliaia, il farmaco viene ritirato dal
commercio e si giunge alla revisione
dell’Fda e del commercio dei farmaci:
l’atto legislativo chiede ai produttori pro-
ve sui farmaci sia di sicurezza sia di effi-
cacia, con specifici test.
I casi di confezioni vulnerabili. Negli
anni Sessanta del secolo scorso muoio-
no ogni anno circa 11.000 bambini in
Usa per overdose accidentale di aspiri-
na pediatrica. Le bottiglie di plastica
contenenti le capsule vengono aperte
con troppa facilità e i bambini mangiano
compresse credendole caramelle.
Il governo impone scatole che almeno
quattro bimbi su cinque non aprano in
meno di dieci minuti e che nove adulti
su dieci aprano e richiudano in poco
tempo. Nasce il tappo a vite e nel 1973
gli avvelenati calano del 70 per cento.
Ma nel 1982 a Chicago muoiono sette
persone per il farmaco da banco Tyle-
nol, sollevando forti timori sulla sicurez-
Sicurezza e qualità
farmaceutica
Confezioni di Elisir di sulfonilamide
za farmaceutica. Si scopre che il medi-
cinale di una farmacia è stato corretto
con cianuro. Johnson & Johnson ritira
31 milioni di scatole e introduce un ri-
voluzionario imballaggio: il sigillo di ga-
ranzia, segnale di manomissione e pe-
ricolo (tappo in cellophan e sigillo me-
tallico, non richiudibile se aperto, e
scatola incollata).
EVOLUZIONI
Consideriamo, poi, altre evoluzioni: una
di indirizzo istituzionale a favore del frui-
tore di farmaci; e un’altra qualitativa del-
la produzione di medicinali.
Nel 1975 il Millis Report sulle prospetti-
ve della farmacia rileva discontinuità tra
«generazione di conoscenze sui farma-
ci e sue applicazione in uso clinico» per
mancanza di collegamento tra l’indu-
stria, che fa ricerca e produce farmaci,
e il governo, che regola l’uso dei farma-
ci ma non orienta culturalmente il medi-
co. I farmacisti appaiono come una ter-
za forza comunicante tra le due e la far-
macia, «sistema erogatore di servizio
mediante conoscenza dei farmaci e loro
effetti»: la direttrice di sviluppo di tale
forza indica l’istituzione del farmacista
clinico, dedito non al farmaco ma «al
paziente che ne fa uso». L’industria far-
maceutica, poi, evolve con l’obiettivo
strategico del “sistema qualità” per ave-
re, con personale responsabilizzato, far-
maci di altissimo livello validando para-
metri di processi produttivi che, se criti-
ci, sono con precisione identificati e mo-
nitorati. Tale logica incide sul business
al punto che la competizione tra azien-
de è proprio sul livello di qualità dei pro-
dotti. Tra le azioni e gli indirizzi degli ul-
timi decenni sulla sicurezza dei farmaci,
vigilanza, controllo, valutazione e comu-
nicazione sono riconosciute attinenti al-
la salute pubblica, con implicazioni di-
pendenti da integrità e responsabilità di
ogni parte in causa. Si giunge a ritenere
che standard altamente scientifici, etici,
professionali e un codice morale siano
basilari e che la valutazione su rischi e
benefici vada conosciuta e spiegata.
Aumenta l’attenzione su alcuni temi: di-
fetti comunicativi; distinzione tra fatti,
ipotesi e speculazioni; educazione all’u-
so dei farmaci e comprensione dei dati
di sicurezza; valutazione e comprensio-
ne del rischio-benefico; maggiore tra-
sparenza con idonee leggi; condivisione
dei dati di farmacovigilanza.
Per la vigilanza più strettamente corre-
lata al farmacista, si considera che si
usano molti farmaci di libera vendita
senza consulto medico e il farmacista è
puntoeffe 55
La sede dell'Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra
56 puntoeffe
C O M E E R A V A M O
l’unica figura professionale sanitaria di
riferimento per le informazioni non ri-
ferite ai medici. Però, molti farmacisti
sono poco preparati e l’informazione
che giunge loro spesso va perduta.
Molti farmacisti ospedalieri, poi, non
sono a sufficienza integrati nella far-
macovigilanza, benché esperti di “se-
gnali” farmaceutici. Vi è, poi, l’aumen-
to di farmaci falsi o contraffatti negli
ultimi decenni del Novecento. Tra i va-
ri incidenti, nel 1996 un vaccino falso
in Nigeria uccide 2.500 persone e ad
Haiti uno sciroppo di paracetamolo
contraffato uccide 72 bambini con
l’eccipiente tossico e potente antigelo
glicol dietilenico anziché glicol propile-
nico. La contraffazione è crimine gra-
ve: oltre che dannoso per il produttore
è problema di salute pubblica che fa
perdere credibilità all’intero sistema. I
maggiori produttori illegali di farmaci
sono in Cina, India, Russia, Ucraina: il
traffico sarebbe gestito dal crimine or-
ganizzato transnazionale. Nessuno ne
conosce la portata: si stima un 10 per
cento dei farmaci contraffatto nel mon-
do (in alcuni Paesi si tocca il 50 per
cento), un business annuo di decine di
miliardi di dollari. Il falso colpisce far-
maci sia di consumo alto (antibiotici,
vaccini, atorvastatina, sildenafil, tada-
lafil) sia limitato (ormoni somatotropi),
con rischi di inserimento nel canale di
farmacia e ospedale.
Nel contrasto ai falsi si ricorre alla tec-
nologia, benché non sempre con una-
nimi consensi. Nel 2006 a Roma - nel
corso di una conferenza promossa da
Oms, Aifa e vari Governi - si vara la task
force internazionale anticontraffazione
Impact, composta da istituzioni gover-
native. Nel 2007 nasce Impact-Italia,
con esperti di Aifa, Nas, Istituto supe-
riore di sanità e ministero della Salute.
In Italia si attivano provvedimenti spes-
so in collaborazione con la filiera del
farmaco, tra i quali il Decreto 15 luglio
2004 del ministero della Salute su trac-
ciabilità dei farmaci con bollino di veri-
fica d’autenticità di prodotto e percorso
dal produttore sino a farmacie, ospeda-
li e Asl. Nel periodo 2000-2006 i Nas
sequestrano oltre un milione di scatole
di farmaci contraffatti o non conformi di
reti non controllate. Il Pharmaceutical
Security Institute riferisce che nel 2007
sono aumentati del 24 per cento i se-
questri di farmaci contraffatti nel mon-
do, tre i miliardi di dollari confiscati in
99 Paesi. Anche i produttori si difendo-
no, come Sanofi-Aventis che nel 2008
apre il nuovo laboratorio anticontraffa-
zione e adotta codici a barre 2D.
Nei primi anni Novanta appare il feno-
meno dell’e-pharmacy e i siti on line
in breve sono oltre 11.000, secondo
l’Fda, che apre un centro investigativo
ad hoc; l’e-pharmacy è pratico, di-
screto, economico e assortito ma è in
violazione di privacy, buona fabbrica-
zione-conservazione-trasporto ed è
contestato per frodi. I siti fuorilegge
fanno acquistare senza ricetta quasi
tutti i farmaci e per le autorità sono
«l’angolo buio del mercato sanitario».
Nel 1998 il comitato esecutivo del Rag-
gruppamento farmaceutico dell’Unio-
ne europea (Pgeu), presieduto da Gia-
como Leopardi, denuncia al Parlamen-
to Ue che l’e-commerce lede ogni di-
rettiva, con gravi rischi per la salute.
Nello stesso anno la catena di drugsto-
re Wallgreen Co. ricava dall’e-phar-
macy oltre sei milioni di dollari. Nel
1999 nascono i drugstore on line come
ampio fenomeno organizzato. Altri siti
operano in clandestinità o illegalità va-
ria. Un’indagine Comscore, però, indi-
ca che i visitatori di e-pharmacy cre-
scono con tassi tra 15 e 36 per cento
annuo: un fenomeno imponente. Nel
1999 Clinton vara più severe sanzioni
per i siti illegali e più poteri di controllo
e risorse all’Fda. Nel 2006 impressiona
su internet la raccolta di informazioni
su salute o farmaci: in Italia il web è la
prima fonte di informazione sanitaria
per oltre venti milioni di internauti e
principale fonte di ricerca di informa-
zioni mediche.
Il problema di sicurezza e qualità del
farmaco in e-business è ormai rilevan-
te. In fase pioneristica autorità e legi-
slatori di solito non optano per un con-
trasto del mercato ma elevano vigilan-
za e rigore normativo. Così, nel 2007 il
Consiglio d’Europa vara la Risoluzione
Res AP 2007/2 sulla buona pratica di-
stributiva di farmaci per corrisponden-
za. Attualmente in Italia tale pratica
non è disciplinata e non può ritenersi
consentita. Peraltro, l’articolo 34 del
nuovo Codice deontologico del farma-
cista, così come previsto dal vecchio
articolo 25, vieta la vendita di farmaci
on line. Il Consiglio federale, però, dà
solo un indirizzo per la sicurezza dei
cittadini, non legifera come gli organi
Ue ma raccomanda e si concentra su
distribuzione, informazione e consigli
ai pazienti, esclusione da vendita per
corrispondenza di farmaci delicati, ge-
stione di ricette in vendite per corri-
spondenza. Vi è poi l’e-business del
farmaco contraffatto: secondo il Forum
mondiale anticontraffazione del 2008,
il 62 per cento dei farmaci on line è
contraffatto o privo di standard.
In e-commerce vi sono farmaci richie-
stissimi, come il Viagra: un’indagine
Pfizer 2011 indica che l’80 per cento
di siti lo vende contraffatto con solo il
30-35 per cento di sildenafil. Pfizer,
quindi, nel maggio scorso corre ai ripa-
ri e ne vara l’acquisto on line con ricet-
ta medica, piattaforma garantita, vetto-
re Cvs/pharmacy; le prime tre com-
presse in omaggio al primo acquisto e
30 per cento di sconto al secondo ac-
quisto. L’obiettivo è frenare la vendita
illegale del farmaco; ma emerge anche
l’intenzione di estendere le vendita ad
altri prodotti, e non si esclude che l’e-
sempio faccia proseliti.
CONCLUSIONI
La storia del farmaco, tra le più alte sin-
tesi del progresso umano, consola ma
induce a diffidare di chi ne sottovaluta
criticità e rischi. Non è difficile, però,
constatare che scienza e tecnica vere
sono benefiche e uniscono gli uomini,
nonostante l’insidia d’affievolimento di
talune identità in deroga ad antiche au-
ree regole del “giusto” e del “mezzo”.
Scienza e arte farmaceutiche non sono
separabili dalle conseguenze etiche di
ciò che realizza: tali attività antropiche
per antonomasia (possono guarire o fe-
rire) implicano il coinvolgimento pieno
nel dibattito etico con il resto della so-
cietà, anche obtorto collo. Di certo nei
decenni considerati emergono aspetti
critici di cultura e identità che sono pro-
pri dell’Occidente, e talune contraddi-
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Raimondo Villano - Sicurezza e qualità farmaceutica

  • 1. 54 puntoeffe Nel XIX secolo i farmaci non di rado causano eventi collate- rali senza assunzione di re- sponsabilità o consapevolezza della col- lettività. Succede intorno al 1830, quan- do a Coventry si acquistano ogni setti- mana circa 38 litri di Cordiale Godfrey, prodotto da banco a base di oppio, di ampio uso pediatrico: si tratta di 12.000 dosi, un ciclo di terapia per almeno 3.000 bambini. Ma nel 1843 il Cordiale va sotto inchiesta per un clamoroso abuso su minori: un solo farmacista di Nottingham prepara e vende, in un an- no, tre tonnellate di sciroppo, oltre tre milioni di dosi ed emerge che ogni far- macia in media vende in un anno, in va- rie forme, 90 kg di oppio, pari a 9 kg di eroina estraibile. L’ago ipodermico nel 1853, inoltre, fa dilagare gli oppioidi in vena, con effetti positivi tra i feriti in guerra e negativi tra i tossicodipendenti. In pochi decenni, evolve l’atteggiamen- to sociale nei confronti del farmaco. Prendiamo alcuni casi. Il caso Elisir di sulfonilamide. Nel 1937 in pochi giorni 107 persone muoiono ne- gli Usa per l’Elisir di sulfonilamide il cui glicole propilenico uccide in nove giorni. La Food and drug administration (Fda), informata quasi per caso, rileva l’assen- za di sperimentazione preventiva sul far- maco. L’industria, però, non ha violato la legge poiché la sperimentazione non è obbligatoria. Fda ordina il ritiro di oltre 1.300 confezioni: è la prima grande ope- razione di ritiro di un farmaco da un mer- cato nazionale. Il direttore dell’Fda accu- sa il produttore di falsa denominazione e dimostra che l’elisir non ha alcol, come indica l’etichetta. Nel 1938 Roosevelt vara la riforma dell’Fda, fatta in soli sei mesi: l’Agenzia deve certificare la speri- mentazione di ogni farmaco e le aziende sono più responsabilizzate su quanto producono e vendono. Un altro rafforzamento dei presidi di salute pubblica si ha nel 1948 con la fondazione, opera di ventisei Stati, Italia compresa, dell’Organizzazione mon- diale della sanità, che concorre a tute- lare la salute, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. C O M E E R A V A M O Estratto della relazione tenuta dall’autore al congresso di Trentodell’Accademia di storia della farmacia DI RAIMONDO VILLANO Il caso Talidomide, tranquillante per gestanti, che nel 1956 causa un parto di bambino focomelico, privo di arti svilup- pati. Nel 1962, quando ormai i casi so- no migliaia, il farmaco viene ritirato dal commercio e si giunge alla revisione dell’Fda e del commercio dei farmaci: l’atto legislativo chiede ai produttori pro- ve sui farmaci sia di sicurezza sia di effi- cacia, con specifici test. I casi di confezioni vulnerabili. Negli anni Sessanta del secolo scorso muoio- no ogni anno circa 11.000 bambini in Usa per overdose accidentale di aspiri- na pediatrica. Le bottiglie di plastica contenenti le capsule vengono aperte con troppa facilità e i bambini mangiano compresse credendole caramelle. Il governo impone scatole che almeno quattro bimbi su cinque non aprano in meno di dieci minuti e che nove adulti su dieci aprano e richiudano in poco tempo. Nasce il tappo a vite e nel 1973 gli avvelenati calano del 70 per cento. Ma nel 1982 a Chicago muoiono sette persone per il farmaco da banco Tyle- nol, sollevando forti timori sulla sicurez- Sicurezza e qualità farmaceutica Confezioni di Elisir di sulfonilamide
  • 2. za farmaceutica. Si scopre che il medi- cinale di una farmacia è stato corretto con cianuro. Johnson & Johnson ritira 31 milioni di scatole e introduce un ri- voluzionario imballaggio: il sigillo di ga- ranzia, segnale di manomissione e pe- ricolo (tappo in cellophan e sigillo me- tallico, non richiudibile se aperto, e scatola incollata). EVOLUZIONI Consideriamo, poi, altre evoluzioni: una di indirizzo istituzionale a favore del frui- tore di farmaci; e un’altra qualitativa del- la produzione di medicinali. Nel 1975 il Millis Report sulle prospetti- ve della farmacia rileva discontinuità tra «generazione di conoscenze sui farma- ci e sue applicazione in uso clinico» per mancanza di collegamento tra l’indu- stria, che fa ricerca e produce farmaci, e il governo, che regola l’uso dei farma- ci ma non orienta culturalmente il medi- co. I farmacisti appaiono come una ter- za forza comunicante tra le due e la far- macia, «sistema erogatore di servizio mediante conoscenza dei farmaci e loro effetti»: la direttrice di sviluppo di tale forza indica l’istituzione del farmacista clinico, dedito non al farmaco ma «al paziente che ne fa uso». L’industria far- maceutica, poi, evolve con l’obiettivo strategico del “sistema qualità” per ave- re, con personale responsabilizzato, far- maci di altissimo livello validando para- metri di processi produttivi che, se criti- ci, sono con precisione identificati e mo- nitorati. Tale logica incide sul business al punto che la competizione tra azien- de è proprio sul livello di qualità dei pro- dotti. Tra le azioni e gli indirizzi degli ul- timi decenni sulla sicurezza dei farmaci, vigilanza, controllo, valutazione e comu- nicazione sono riconosciute attinenti al- la salute pubblica, con implicazioni di- pendenti da integrità e responsabilità di ogni parte in causa. Si giunge a ritenere che standard altamente scientifici, etici, professionali e un codice morale siano basilari e che la valutazione su rischi e benefici vada conosciuta e spiegata. Aumenta l’attenzione su alcuni temi: di- fetti comunicativi; distinzione tra fatti, ipotesi e speculazioni; educazione all’u- so dei farmaci e comprensione dei dati di sicurezza; valutazione e comprensio- ne del rischio-benefico; maggiore tra- sparenza con idonee leggi; condivisione dei dati di farmacovigilanza. Per la vigilanza più strettamente corre- lata al farmacista, si considera che si usano molti farmaci di libera vendita senza consulto medico e il farmacista è puntoeffe 55 La sede dell'Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra
  • 3. 56 puntoeffe C O M E E R A V A M O l’unica figura professionale sanitaria di riferimento per le informazioni non ri- ferite ai medici. Però, molti farmacisti sono poco preparati e l’informazione che giunge loro spesso va perduta. Molti farmacisti ospedalieri, poi, non sono a sufficienza integrati nella far- macovigilanza, benché esperti di “se- gnali” farmaceutici. Vi è, poi, l’aumen- to di farmaci falsi o contraffatti negli ultimi decenni del Novecento. Tra i va- ri incidenti, nel 1996 un vaccino falso in Nigeria uccide 2.500 persone e ad Haiti uno sciroppo di paracetamolo contraffato uccide 72 bambini con l’eccipiente tossico e potente antigelo glicol dietilenico anziché glicol propile- nico. La contraffazione è crimine gra- ve: oltre che dannoso per il produttore è problema di salute pubblica che fa perdere credibilità all’intero sistema. I maggiori produttori illegali di farmaci sono in Cina, India, Russia, Ucraina: il traffico sarebbe gestito dal crimine or- ganizzato transnazionale. Nessuno ne conosce la portata: si stima un 10 per cento dei farmaci contraffatto nel mon- do (in alcuni Paesi si tocca il 50 per cento), un business annuo di decine di miliardi di dollari. Il falso colpisce far- maci sia di consumo alto (antibiotici, vaccini, atorvastatina, sildenafil, tada- lafil) sia limitato (ormoni somatotropi), con rischi di inserimento nel canale di farmacia e ospedale. Nel contrasto ai falsi si ricorre alla tec- nologia, benché non sempre con una- nimi consensi. Nel 2006 a Roma - nel corso di una conferenza promossa da Oms, Aifa e vari Governi - si vara la task force internazionale anticontraffazione Impact, composta da istituzioni gover- native. Nel 2007 nasce Impact-Italia, con esperti di Aifa, Nas, Istituto supe- riore di sanità e ministero della Salute. In Italia si attivano provvedimenti spes- so in collaborazione con la filiera del farmaco, tra i quali il Decreto 15 luglio 2004 del ministero della Salute su trac- ciabilità dei farmaci con bollino di veri- fica d’autenticità di prodotto e percorso dal produttore sino a farmacie, ospeda- li e Asl. Nel periodo 2000-2006 i Nas sequestrano oltre un milione di scatole di farmaci contraffatti o non conformi di reti non controllate. Il Pharmaceutical Security Institute riferisce che nel 2007 sono aumentati del 24 per cento i se- questri di farmaci contraffatti nel mon- do, tre i miliardi di dollari confiscati in 99 Paesi. Anche i produttori si difendo- no, come Sanofi-Aventis che nel 2008 apre il nuovo laboratorio anticontraffa- zione e adotta codici a barre 2D. Nei primi anni Novanta appare il feno- meno dell’e-pharmacy e i siti on line in breve sono oltre 11.000, secondo l’Fda, che apre un centro investigativo ad hoc; l’e-pharmacy è pratico, di- screto, economico e assortito ma è in violazione di privacy, buona fabbrica- zione-conservazione-trasporto ed è contestato per frodi. I siti fuorilegge fanno acquistare senza ricetta quasi tutti i farmaci e per le autorità sono «l’angolo buio del mercato sanitario». Nel 1998 il comitato esecutivo del Rag- gruppamento farmaceutico dell’Unio- ne europea (Pgeu), presieduto da Gia- como Leopardi, denuncia al Parlamen- to Ue che l’e-commerce lede ogni di- rettiva, con gravi rischi per la salute. Nello stesso anno la catena di drugsto- re Wallgreen Co. ricava dall’e-phar- macy oltre sei milioni di dollari. Nel 1999 nascono i drugstore on line come ampio fenomeno organizzato. Altri siti operano in clandestinità o illegalità va- ria. Un’indagine Comscore, però, indi- ca che i visitatori di e-pharmacy cre- scono con tassi tra 15 e 36 per cento annuo: un fenomeno imponente. Nel 1999 Clinton vara più severe sanzioni per i siti illegali e più poteri di controllo e risorse all’Fda. Nel 2006 impressiona su internet la raccolta di informazioni su salute o farmaci: in Italia il web è la prima fonte di informazione sanitaria per oltre venti milioni di internauti e principale fonte di ricerca di informa- zioni mediche. Il problema di sicurezza e qualità del farmaco in e-business è ormai rilevan- te. In fase pioneristica autorità e legi- slatori di solito non optano per un con- trasto del mercato ma elevano vigilan- za e rigore normativo. Così, nel 2007 il Consiglio d’Europa vara la Risoluzione Res AP 2007/2 sulla buona pratica di- stributiva di farmaci per corrisponden- za. Attualmente in Italia tale pratica non è disciplinata e non può ritenersi consentita. Peraltro, l’articolo 34 del nuovo Codice deontologico del farma- cista, così come previsto dal vecchio articolo 25, vieta la vendita di farmaci on line. Il Consiglio federale, però, dà solo un indirizzo per la sicurezza dei cittadini, non legifera come gli organi Ue ma raccomanda e si concentra su distribuzione, informazione e consigli ai pazienti, esclusione da vendita per corrispondenza di farmaci delicati, ge- stione di ricette in vendite per corri- spondenza. Vi è poi l’e-business del farmaco contraffatto: secondo il Forum mondiale anticontraffazione del 2008, il 62 per cento dei farmaci on line è contraffatto o privo di standard. In e-commerce vi sono farmaci richie- stissimi, come il Viagra: un’indagine Pfizer 2011 indica che l’80 per cento di siti lo vende contraffatto con solo il 30-35 per cento di sildenafil. Pfizer, quindi, nel maggio scorso corre ai ripa- ri e ne vara l’acquisto on line con ricet- ta medica, piattaforma garantita, vetto- re Cvs/pharmacy; le prime tre com- presse in omaggio al primo acquisto e 30 per cento di sconto al secondo ac- quisto. L’obiettivo è frenare la vendita illegale del farmaco; ma emerge anche l’intenzione di estendere le vendita ad altri prodotti, e non si esclude che l’e- sempio faccia proseliti. CONCLUSIONI La storia del farmaco, tra le più alte sin- tesi del progresso umano, consola ma induce a diffidare di chi ne sottovaluta criticità e rischi. Non è difficile, però, constatare che scienza e tecnica vere sono benefiche e uniscono gli uomini, nonostante l’insidia d’affievolimento di talune identità in deroga ad antiche au- ree regole del “giusto” e del “mezzo”. Scienza e arte farmaceutiche non sono separabili dalle conseguenze etiche di ciò che realizza: tali attività antropiche per antonomasia (possono guarire o fe- rire) implicano il coinvolgimento pieno nel dibattito etico con il resto della so- cietà, anche obtorto collo. Di certo nei decenni considerati emergono aspetti critici di cultura e identità che sono pro- pri dell’Occidente, e talune contraddi- zioni e criticità si sono riflesse anche nella farmaceutica.