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Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
1
Problematiche ed azioni politiche
della società globale dell’informazione
Raimondo Villano(*)
“Non c’è nulla che spaventi di più l’uomo
che prendere coscienza dell’immensità
di cosa è capace di fare e diventare”
Søren Aabye Kierkegarard
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
2CAPITOLO IV
Problematiche ed azioni politiche
L’avvento della società dell’informazione, di cui già le sole autostrade
informatiche sono ritenute le protagoniste principali dello sviluppo socio-
economico dei Paesi industrializzati per i prossimi dieci anni almeno e, nel
contempo, elemento fondamentale d’un emergente vero e proprio sesto potere,
pone problemi non banali a livello dei Governi.
Innanzitutto vi sono posizioni spesso contrapposte sia delle forze politiche che
della opinione pubblica.
Vi sono coloro che privilegiano l’esigenza di sviluppo tecnologico incentivando gli
investimenti al fine di porre rapidamente a disposizione nuovi servizi per i
cittadini, per creare rinnovate condizioni di competitività per un’economia che si
delocalizza, dematerializza e internazionalizza, e per non perdere l’opportunità dei
molti nuovi posti di lavoro che le autostrade dell’informazione dimostrano di poter
generare sia nella fase della loro costruzione sia, soprattutto, durante l’esercizio dei
variegati servizi multimediali.
Vi sono altri che si preoccupano, invece, soprattutto dell’adeguamento delle
normative e delle regolamentazioni sia per fornire adeguate risposte a numerosi
problemi sia per assicurare concorrenza fra gli operatori dimostrandosi anche
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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pronti a sacrificare lo stesso sviluppo di specifici progetti di fronte a pericoli di
posizioni dominanti.
Ciò che non deve accadere è che il risultato di queste contrapposizioni di opinioni,
spesso influenzate da interessi di specifici operatori, sia la paralisi degli
investimenti innovativi.
Altro problema, poi, come già osservato in altri capitoli, è che l’informazione non
conosce frontiere e di fatto appare non poter essere strettamente regolamentata:
l’esempio di Internet è emblematico, un ingresso nel mondo della comunicazione
globale, altamente creativa, molto vivace ma anche caotica e anarchica. Le stesse
“autostrade telematiche”, con la possibilità che danno di convogliare una
molteplicità di servizi e di rendere interattivi i rapporti fra operatori grandi e
piccoli avendo per territorio d’azione il mondo, non possono essere controllate e
governate con le regole del passato. Questa è una vera e propria rivoluzione, se si
pensa che su di esse è destinata a passare sostanzialmente tutta l’economia e ogni
forma di attività sociale.
Inoltre, la società dell’informazione significa una società mobilissima non solo in
senso fisico ma, soprattutto, in senso concettuale dato che ogni idea, ogni
innovazione, ogni sviluppo diventano immediatamente attuabili in qualsiasi parte
del mondo mettendo in discussione leggi, regole e direttive Governative oltreché
comportamenti di individui e gruppi sociali.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Un’altra scelta di fondo che ciascun Governo nazionale dovrebbe compiere è
quella fra un servizio di telecomunicazioni vincolato al monopolio pubblico ed un
servizio liberalizzato, organizzato e gestito dall’imprenditoria privata.
Se, da un lato, la posizione netta nel senso della deregulation (servizio
liberalizzato) potrebbe esser tacciata di penalizzare l’aspetto sociale, dall’altro
certamente dovrebbe portare, attraverso la concorrenza, all’avvento delle
comunicazioni a bassissimo costo.
Il monopolio pubblico, invece, penalizzerebbe l’importante e vitale settore delle
società private che operano nel settore.
Una terza ipotesi è, infine, la gestione mista (pubblica e privata) nella quale, sotto
il controllo statale, compiti e ruoli sia del pubblico che del privato siano definiti ed
integrati e sia attiva la mediazione tra le spinte estreme del mercato e la tutela
dell’utente.
Inoltre, l’interesse di un Paese richiede che le politiche pubbliche siano orientate a
stimolare, e non a fermare, la pluralità complessiva di operatori, peraltro garantita
dalla presenza di cinque segmenti orizzontali di attività diverse, realizzabile con gli
investimenti privati all’interno di regole che evitino nel medio termine situazioni
dominanti di un unico operatore su più di uno dei segmenti orizzontali di attività.
Altro problema generale da considerare è il ruolo della innovazione tecnologica
nella competitività di un Paese che non è mai stata fine a se stessa ma è
semplicemente un mezzo per migliorare il benessere sociale garantendo
l’equilibrio degli scambi con l’estero, una delle condizioni per la propria
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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indipendenza. Stimolando l’innovazione e gli investimenti, la competitività
consente di aumentare il potenziale di crescita del Paese.
In questo senso la competitività è, dunque, uno strumento al servizio del progresso
economico, della creazione di posti di lavoro, della ricchezza delle nazioni e risulta
essere composta tradizionalmente da tre fattori: la popolazione attiva, il capitale
finanziario, la ricchezza naturale.
Ma c’è un quarto fattore immateriale, che sta conquistando un posto sempre più
rilevante, ed è proprio l’incontro delle tecnologie dell’informazione con le
comunicazioni numeriche che potrebbe anche creare uno sconvolgimento simile a
quello della invenzione della stampa da parte di Gutenberg.
E a tal punto emergono altre due questioni di fondo: l’individuazione del ritmo
della trasformazione e la comprensione di come prepararsi.
Per quanto riguarda il ritmo, fattori decisivi sono l’approfondimento del mercato
interno attraverso la liberalizzazione rapida dei servizi e delle infrastrutture delle
telecomunicazioni da un lato e la definizione di un quadro regolamentare adeguato
dall’altro.
Per quanto riguarda il metodo, la forza motrice principale è il mercato e bisogna
evitare di imporre uno schema astratto senza prendere in considerazione le
esigenze reali. È necessario non creare un’offerta costosa in investimenti senza
suscitare una domanda, per esempio di telelavoro, telemedicina, teleinsegnamento,
programmi audiovisivi per il tempo libero o servizi interattivi. Gli industriali più
famosi mettono in guardia le autorità pubbliche sui pericoli derivanti da uno
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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sviluppo delle infrastrutture senza che i programmi o i servizi corrispondenti
abbiano trovato una propria utilità. Offrire programmi e creare servizi è anche un
modo per difendere le culture europee nella loro diversità: significa affermare la
nostra identità e stimolare il talento delle nostre intelligenze.
Un altro problema rilevante è costituito dall’obbligo del servizio universale anche
per quell’utenza che non è economicamente conveniente allacciare alle reti di
trasmissione, in modo da assicurare ai cittadini pari opportunità nell’accesso ai
nuovi servizi.
Il tema dell’importanza di non creare disparità di accesso alle reti, ai servizi, alle
tecnologie pone il problema dei rischi delle disuguaglianze sia all’interno dei Paesi
che su scala planetaria dove l’attenzione particolarmente si sofferma sul tema del
Terzo Mondo.
Lo scenario offerto dalle nuove tecnologie, infatti, oltre ad offrire numerose
chances fa paventare un problema notevole: come riuscire a colmare o quanto
meno a non accrescere il gap che divide territori più evoluti da altri che lo sono
meno e riuscire a farlo in modo da rispettare, anzi, conquistare un livello di
eguaglianza sociale. Va evitato che si creino caste sociali di privilegiati nel
detenere ed utilizzare conoscenze tecnologiche e va tenuto presente che, per il
cruciale problema dei Paesi Sviluppati in relazione a quelli in Via di Sviluppo,
queste tecniche rischiano di creare un baratro tra quelli che sanno usare tutti i
mezzi disponibili e li utilizzano sempre più velocemente e coloro che non ne sono
capaci.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Una risposta indubbiamente positiva dei Paesi in Via di Sviluppo, cui in parte già
oggi si assiste (in Africa, America del Sud, Asia Sud Orientale, India), consiste nel
comprendere che la connessione con le reti informatiche è un modo per portare il
loro contributo creativo, economico e commerciale al Mondo saltando la fase
obbligatoria degli investimenti pesanti per produrre delle industrie, delle macchine
per le quali occorre un apporto finanziario.
Altro problema importante da considerare, poi, è che i processi di diffusione delle
tecnologie costituiscono uno degli aspetti più importanti delle interrelazioni fra
progresso tecnico e progresso economico. La diffusione delle innovazioni nei
sistemi produttivi costituisce, in effetti, un fattore chiave per la crescita e lo
sviluppo delle moderne economie, risultando anche cruciale per la competitività
dei sistemi economici.
Sul fenomeno della diffusione tecnologica, da un lato vi sono concezioni basate
sulla visione di una interazione automatica fra imprese assicurata dal
funzionamento dei mercati e influenzata dal tasso di sviluppo della produzione e
dalle caratteristiche industriali dei settori; dall’altro lato stanno quadri di
riferimento teorici più attenti al carattere sistemico dei processi di diffusione
tecnologica e, quindi, a comportamenti delle imprese in termini di adozione di
nuove tecnologie motivate sia dalle caratteristiche della domanda finale (e quindi
influenzate dall’evoluzione dell’economia), sia dalle esigenze produttive indotte
dal progresso tecnologico, dagli aspetti relativi ai fattori produttivi e dai processi
competitivi fra le imprese.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Ecco, quindi, in questo secondo caso, l’importanza dei processi di interdipendenza
fra agenti economici nel creare e nel diffondere tecnologia sfruttando importanti
esternalità positive, vale a dire la possibilità di acquisire conoscenze senza doverne
sopportare il pieno costo.
Ne deriva, ovviamente, la rilevanza delle capacità delle singole imprese di
“assorbire” tali esternalità e di stabilire collegamenti con altre imprese e istituzioni
grazie a contiguità e a investimenti specifici.
In altri termini, le imprese aumentano la propria capacità tecnologica non solo con
investimenti in ricerca e sviluppo e processi di apprendimento interni ma anche
perseguendo processi sistematici di acquisizione di conoscenze esterne, passando
via via a forme di apprendimento sempre più “costose” e complesse quali i
fenomeni imitativi, le interazioni fra produttori e utilizzatori nonché le interazioni
con il sistema scientifico.
Questa complessità del processo di creazione, utilizzazione e diffusione di nuove
tecnologie e innovazioni, e la ricordata molteplicità di elementi che ne determinano
il successo e l’efficacia, spiegano l’importanza delle asimmetrie esistenti fra le
varie fasce dimensionali di imprese in termini di intensità di investimenti in ricerca
e sviluppo e di rendimento degli investimenti stessi.
Ne consegue anche l’importanza di politiche volte ad aumentare questi fenomeni di
esternalità positive attraverso politiche pubbliche volte a sostenere le autonome
strategie delle imprese, tenendo
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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conto del fatto che l’ambito territoriale all’interno del quale le imprese tendono a
interagire fra di loro risulti generalmente abbastanza circoscritto, soprattutto nel
caso delle piccole e medie imprese.
Vi è, poi, anche in molti Paesi avanzati, il problema del ritardo culturale che
attraversa in vario grado tutti i settori, dal ceto politico a quello imprenditoriale ed
ai gruppi professionali. È un ritardo che fa assumere le iniziative sul piano
tecnologico ed innovativo o in malo modo o facendo primi investimenti, talora
anche non irrilevanti, e poi abbandonando l’impresa.
Va tenuto ben presente che informatica e telecomunicazioni cominciano ad essere
e saranno sempre più in futuro il lievito delle società e delle economie: ogni
ritardo, ogni arretratezza su questi aspetti avranno effetti devastanti sui ritardatari.
In effetti, proprio per le caratteristiche trasversali delle attività informatiche e di
telecomunicazione, sempre più fuse in una nuova industria/servizio, eventuali
ritardi si trasmetteranno a tutte le altre attività, produttive, culturali, di impiego del
tempo libero, sociali.
I Governi, dunque, dovrebbero perseguire politiche economiche ed amministrative
capaci di promuovere in ogni modo le nuove tecnologie e lo sviluppo delle
applicazioni innovative. Se la costruzione delle autostrade informatiche è compito
del settore privato e non dei Governi, questi ultimi, tuttavia, dovrebbero sollecitare
le amministrazioni pubbliche, in quanto fornitrici di servizi, a sviluppare
applicazioni innovative, con il duplice obiettivo di creare nuova domanda ed al
tempo stesso di risparmiare costi ed aumentare la efficienza. In effetti, anche senza
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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investire particolari risorse, le amministrazioni possono svolgere un ruolo molto
positivo per il cambiamento.
Inoltre nel grande processo mondiale di riorganizzazione delle telecomunicazioni,
dove un’azione attesa e di notevole importanza è costituita dalla spinta
liberalizzante da imprimere, le direttrici principali sono: l’internazionalizzazione e
la caduta delle barriere tecnologiche con la distribuzione di servizi dotati di
contenuto (televisivi in primo luogo).
Entrambi gli sviluppi sembrano favorire le società americane che, sul piano
strategico, appaiono le più avanzate nell’affrontare il nuovo contesto di
competizione.
L’internazionalizzazione, trainata da una domanda delle imprese e delle
organizzazioni sempre più orientata su scala mondiale (GLOBALIZZAZIONE
dell’economia), spinge tutti gli operatori di telecomunicazioni, che nella massima
parte per storia e radici avevano fino ad ieri soprattutto orizzonti nazionali, a
proiettarsi verso l’estero aggiornando strategie, stringendo accordi, facendo
acquisizioni. Su questa via i grandi operatori americani, in particolare quelli della
long distance, sembrano essersi mossi in anticipo.
Tuttavia va considerato che, in generale, l’economia mondiale sperimenta oggi la
contrapposizione tra due palesi tendenze.
Da un lato, quella verso la crescente globalizzazione dei mercati dei beni e dei
capitali.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Dall’altro, quella verso crescenti nazionalismi politici. Il primo fenomeno appare
ormai inevitabile, considerato l’alto grado di interdipendenza che si è instaurato tra
le economie reali e finanziarie dei vari Paesi: non è solo che a produrre una scatola
di sardine concorrono imprese (armatoriali, olearie, trasformatrici, di imballaggio,
ecc.) di una dozzina di Paesi; è anche che molte operazioni finanziarie sono
organizzate con joint ventures complesse cui concorrono istituti finanziari e banche
di più Paesi.
Il secondo fenomeno, che consiste nell’aspirazione a politiche economiche di
marca nazionale, è a sua volta in rafforzamento. Le collettività dei vari Paesi
mostrano insofferenza all’idea che i propri destini economici siano decisi da forze
esterne al controllo nazionale, da burocrazie comunitarie che operano lontano dai
cittadini, da Trattati che suscitano dissensi diffusi o approvazioni stentate.
La contrapposizione tra globalizzazione e politiche nazionali, intanto, esercita i
suoi effetti sia sul mercato dei capitali che su quello dei beni.
La seconda tendenza al riassestamento del mercato delle telecomunicazioni, poi, è
forse ancora più rilevante, almeno in proiezione futura.
La rivoluzione digitale, che non distingue più fra segnali telefonici, televisivi e di
trasmissione dati e consente di trasportarli sulla stessa rete, modifica in prospettiva
l’economia delle telecomunicazioni.
La capacità di trasmissione aumenta in misura considerevole e di conseguenza
tende a ridurre il suo prezzo; i margini più elevati si collocano allora o in servizi di
trasmissione più ricchi e innovativi o in servizi basati sul contenuto.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Le reti a banda larga hanno la possibilità di decollare solo se vi sarà un’offerta
ampia ed attraente di servizi dotati di contenuto. Ne sono una conferma le alleanze
fra specialisti della trasmissione più ricchi e innovativi o in servizi basati sul
contenuto.
Ma sia l’internazionalizzazione sia il processo di integrazione fra Tlc, media ed
informatica richiedono, come requisito preliminare e indispensabile, che la
riorganizzazione dei settori e dei mercati non incontri barriere geografiche, non sia
confinata in ambiti regionali. A tale scopo occorre che i costi di trasmissione non
contengano pedaggi locali, aggravi di costo (più o meno mascherati) per i servizi
più innovativi, mercati chiusi o fortemente vincolati. Per gli operatori delle
telecomunicazioni meno attrezzati al nuovo ambiente competitivo una strategia
efficace (e comoda) può essere quella di tenere elevati comunque i prezzi della
capacità di trasmissione e di lucrare cosi sulla crescente domanda di servizi. La
conservazione di mercati chiusi agli operatori stranieri tutela e anzi accentua tali
strategie regressive.
Gli USA hanno proposto una “Authority” mondiale per le telecomunicazioni,
indipendente e che garantisca regole trasparenti per le tariffe internazionali e
definisca sistemi di salvaguardia della concorrenza.
Un’altra considerazione importante di ordine generale, infine, è che il settore delle
tecnologie dell’informazione varia in modo talmente rapido per cui se un Paese
vuole avere adeguata capacità di reazione deve necessariamente interpretare le
cose quando ancora i segnali disponibili sono deboli, stanno appena emergendo dal
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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rumore e ciò si può fare soltanto se si è partecipi della emissione dei segnali stessi
o, almeno, si è molto vicini alle sorgenti. Non bastano sondaggi e osservatori
bisogna essere presenti nei vari organismi internazionali che producono i nuovi
standard comunicativi in modo attivo e immaginare le conseguenze per il Paese e
le poche industrie rimaste a operarvi. Sapere che il futuro è nella multimedialità,
parola che dice tutto e niente, serve solo per capire che l’orizzonte delle
competenze necessarie è vasto più che mai e che, da un numero enorme di
applicazioni potenziali, emergeranno progressivamente le modalità vincenti.
Inoltre, più le telecomunicazioni si liberalizzano e più diventa essenziale il ruolo
della standardizzazione che, sola, consente che poi il cliente non sia schiavo del
primo venditore a cui si è rivolto o che, dopo la Babele biblica, ne segua una
seconda tecnologica. Le vecchie telecomunicazioni risolvevano questi problemi
attraverso la dominazione dei gestori nazionali.
Oggi questo ruolo è passato nelle mani degli organismi che svolgono l’attività di
standardizzazione che sta diventando anch’essa oggetto di ricerca.
L’Europa affronta la sfida delle telecomunicazioni da una posizione di relativo
ritardo e deve operare prontamente sia sul piano delle infrastrutture che su quello
delle decisioni politiche per non lasciarsi ancora una volta distaccare dai più rapidi
ed intraprendenti decisori americani.
La valutazione dovrebbe essere articolata Paese per Paese ma, semplificando e
generalizzando, si possono identificare almeno cinque aspetti sotto i quali l’Europa
è in ritardo rispetto agli Stati Uniti.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Il primo aspetto è che in Europa il livello di diffusione delle nuove tecnologie della
informazione e telecomunicazione è nettamente inferiore a quello degli Usa, come
testimoniano vari indicatori statistici. La posizione europea è anche indebolita dalla
persistenza, in molti Paesi, di situazioni monopolistiche nelle telecomunicazioni
che rendono più elevati i costi dei servizi di telecomunicazione e frenano
l’introduzione di applicazioni innovative.
Il secondo aspetto è che i Paesi europei non sono sufficientemente orientati
all’innovazione e focalizzati sulle tecnologie avanzate. Ciò è vero sia in termini di
utilizzo dei nuovi strumenti di informazione e comunicazione nelle imprese e nelle
amministrazioni, sia in termini di posizionamento generale del sistema economico-
produttivo. In Europa la quota dei prodotti high-tech sul totale delle esportazioni e
sul totale del valore aggiunto manifatturiero è più bassa che negli Usa e in
Giappone.
Il terzo aspetto è che, in generale, l’Europa è meno consapevole degli Usa delle
sfide e delle opportunità proposte dalla rivoluzione digitale e multimediale. Se non
vi è piena coscienza di come si modifica lo scenario diventa più difficile dare una
risposta positiva alla sfida del cambiamento.
Una maggior consapevolezza del nuovo scenario dovrebbe spingere i governi
europei a svolgere un ruolo più attivo nella transizione dalla società industriale alla
società dell’informazione.
Il quarto aspetto è che l’Europa è ancora invischiata in atteggiamenti dirigistici e in
tentativi di definizioni dettagliate, mentre è chiaro che, nella rapida evoluzione del
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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settore, ogni tipo di dirigismo comunitario o nazionale non paga. Quello che la
Commissione europea o i Governi possono offrire è un contesto coerente di poche
norme generali, capace di favorire lo sviluppo di un mercato con un gran numero
di operatori differenziati, così che sia sostanzialmente garantita la democrazia per
chi opera e per chi usufruisce, sempre più interattivamente, dei prodotti
multimediali. Sono le imprese, e quindi il settore privato, che debbono essere i
protagonisti principali della realizzazione delle “autostrade” come dello sviluppo
della multimedialità, ma il sistema pubblico, gli Stati, hanno un ruolo essenziale da
giocare proprio nella definizione delle regole che liberalizzano il mercato
garantendone un funzionamento corretto, ispirato alla salvaguardia della
decorrenza e dei principi fondamentali della società democratica.
Il quinto aspetto è che in Europa il ciclo degli investimenti in macchinari e
impianti è in grave ritardo rispetto al ciclo americano. Negli Usa, tra il 1991 e
1994, il volume di questi investimenti è aumentato quasi del 50%; nell’Unione
Europea è calato del 10%. Inoltre, quasi la metà degli investimenti americani (a
prezzi costanti del 1987) ha per oggetto prodotti delle nuove tecnologie
dell’informazione e comunicazione mentre in Europa questa quota oscilla tra il
20% e il 30% a seconda dei Paesi. Per conseguenza, lo stock di capitale europeo
sta divenendo quantitativamente inadeguato e obsoleto.
Se è vero che la diffusione delle nuove tecnologie informatiche impone una svolta
decisiva nel modello di vita economica e sociale allora il ritardo nel ciclo degli
investimenti è particolarmente grave. Sui mercati internazionali il sistema
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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economico europeo si trova sempre più schiacciato tra due forze. Da un lato gli
Stati Uniti, resi competitivi non solo dalla debolezza del dollaro ma dalla maggiore
efficienza acquisita attraverso lo sviluppo di reti telematiche, la re-
ingegnerizzazione e la informatizzazione delle imprese e delle amministrazioni, lo
sviluppo di nuovi servizi e nuovi prodotti che creano mercati di grandi dimensioni.
Dall’altro lato, il Sud-Est asiatico e tanti Paesi Emergenti che a gran velocità si
stanno avvicinando al tenore di vita, ai livelli tecnologici e alla qualità produttiva
dei Paesi Europei, ma con costi molto più bassi e, quindi, con una ben maggiore
competitività delle produzioni industriali.
Lo spostamento verso un nuovo modello di società e di economia rappresenta per
l’Europa l’unica via per non rimanere schiacciata dalla competizione dell’Est e
dell’Ovest. Ma questo spostamento presuppone una forte propensione ad accettare
la sfida del cambiamento e un robusto cielo di nuovi investimenti. Come fare? E’
da ritenere che a questo riguardo si debba fare chiarezza su alcuni orientamenti di
tipo generale. Le autostrade informatiche non sono un sistema infrastrutturale
simile a quello delle ferrovie, delle strade o dell’energia. Queste sono reti fisiche,
mentre le information highways sono in gran parte reti immateriali o virtuali,
largamente basate
sul software. Reti, inoltre, dove il confine tra la parte infrastrutturale e la parte
applicativa (cioè, il servizio fornito) non sempre è identificabile con certezza.
In Italia, poi, serve in tempi brevi un vero e proprio progetto-Paese per le
telecomunicazioni che abbia quali coordinate essenziali la creazione e il
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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finanziamento delle infrastrutture destinate a diffondere informazioni e un’azione
straordinaria di formazione del personale, sia delle imprese che dello Stato,
partendo dalla scuola, per essere competitivi a fronte delle discontinuità introdotte
dalle tecnologie numeriche.
Nel settore televisivo, inoltre, c’è il problema del reperimento delle risorse per le
infrastrutture, per la formazione, per i nuovi servizi interattivi e di quali imprese li
effettueranno. Le risorse provenienti dagli investimenti in comunicazioni delle
aziende di largo consumo non cresceranno più di tanto nel prossimo decennio
anche per la feroce competizione apertasi nella grande distribuzione con il
proliferare delle marche private.
Altre risorse possono arrivare ai nuovi servizi da settori finora o ai margini della
comunicazione pubblicitaria, come i servizi, o ad essa del tutto estranei, come i
consumi scolastici e quelli sanitari che nei prossimi dieci anni dovranno finanziare
soprattutto TV tematiche e stampa.
Per quanto concerne, poi, la formazione, le imprese, a cominciare da quelle piccole
e medie, hanno urgente bisogno di capacità manageriali per operare nei sistemi a
rete e per dialogare con i sistemi multimediali.
E c’è, poi, un’altra emergenza, spesso sottovalutata: la carente produzione
nazionale di contenuti da trasmettere nelle reti distributive che avranno sempre
maggiori capacità di trasportare canali tv, testi scritti, dati, musica e immagini
fisse.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Le aziende italiane, da parte loro, vanno avanti ognuna per conto proprio senza un
quadro di certezze che ne aiuti la convergenza e ne indirizzi gli investimenti. Si è
tutti occupati a capire chi dovrà costruire le autostrade, quali dovranno essere i
pedaggi, quale il tipo di asfalto, senza
che nessuno, in Italia, stia riflettendo su quali saranno i veicoli che le
attraverseranno e i soggetti che li guideranno.
Per i progetti delle città digitali, inoltre, potrebbe essere privilegiato l’intervento
locale (amministrazioni, aziende, associazioni, individui operanti nelle città) come
suggerito dall’Unione Europea (rapporto Bangemann). Nella futura società
dell’informazione, infatti, le reti di diffusione via cavo diventeranno un patrimonio
fondamentale delle comunità locali e vanno viste con la stessa ottica delle reti di
trasporto urbano. Vanno, quindi, incoraggiate iniziative per la costituzione di
consorzi per la città digitale da convertire poi in società i cui azionisti devono
essere amministrazioni o enti locali che rappresentano i cittadini.
Vi è, ancora, il problema della ricerca nel settore strategico delle TLC e
dell’informatica: è, infatti, poco credibile una competizione internazionale se le
risorse per la ricerca e l’innovazione sono in mano a pochi grandi gruppi
internazionali nei quali il nostro Paese sta via via perdendo peso.
È necessario che i gruppi di ricerca siano appoggiati a livello internazionale, siano
indirizzati verso le applicazioni più interessanti, finalizzino gli studi partecipando
al processo di standardizzazione, fruiscano di sufficienti fondi comunitari.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Il problema della regolamentazione dei servizi di Tlc, inoltre, va affrontato da
subito adeguatamente sia perché è oggettivamente molto complesso sia perché è
carico di aspetti politici e persino emotivi.
Non c’è alcun dubbio che si devono combattere dal nascere posizioni di monopolio
e rompere quelle già consolidate e potenzialmente in grado di effettuare ulteriori
espansioni.
Il ruolo dell’Autorità è importante, ma essa deve aiutare il mercato e non interferire
con esso.
L’Autorità deve poter essere messa in condizione di lavorare al meglio e, dunque,
vanno delimitati con intelligenza i suoi ruoli e poteri rispetto a quelli dell’Antitrust.
Ad esempio, un’Autorità non potrebbe mai seriamente fissare tariffe di accesso alla
rete se la rete fosse di proprietà di un monopolista.
Il problema dell’Authority (a cui verrebbero delegate molte competenze
attualmente del Ministero) e delle sue relazioni con il ministero delle Poste e con
l’Antitrust (che rivendica tutte le competenze in materia di regolamentazione della
concorrenza) non è ancora stato risolto ma ci siamo forse vicini.
L’Authority dovrà garantire che le opportunità offerte dalle moderne tecnologie si
traducano in realizzazioni concrete in uno scenario di pluralità di soggetti, in
regime di leale concorrenza, nel rispetto dei diritti dei cittadini sia nel campo
economico sia in quello delle idee e, auspicabilmente, in modo efficiente e adatto a
massimizzare la produzione di posti di lavoro e il vantaggio economico per il
Paese.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Tuttavia, per quanto almeno appare dalla lettura della stampa e dalle dichiarazioni
dei politici, non sembra chiaro a un osservatore esterno se si stia affrontando il
nodo essenziale del problema.
Non è possibile, infatti, delineare le caratteristiche di un organo così delicato senza
affrontare di petto le peculiarità del settore.
La nuova istituzione, inoltre, non deve essere né snella né pachidermica: come
accade in altre nazioni, deve avere consistenza adeguata agli scopi e
organizzazione interna adeguata per raggiungerli. Il problema non è, poi, se deve
essere dentro o fuori dal ministero. Sarebbe totalmente insensato rinunciare alle
persone valide, che non sono poche, rimaste ancora dentro questa istituzione. Ma,
nello stesso tempo, il nuovo ente deve conservare ben poco del vecchio modo
burocratico di procedere e, per esempio, non può essere costretto a rinunciare a
seguire l’attività internazionale perché si trova senza mezzi per le missioni a metà
dell’anno. Non può dipendere dagli umori del momento né attendere da altri la luce
verde, quando si tratta di predisporre le risorse di banda o le normative necessarie
per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, perché anzi deve essere in grado di
anticipare le esigenze. Deve poter svolgere un lavoro e dei compiti che tengano
allenato al massimo il cervello delle persone che impiega; deve essere
principalmente luogo dove si trovano persone autorevoli nel campo e non solo
esecutori di pratiche perfette sul piano formale.
Come già detto, c’è fonte di ispirazione all’estero: ma, purtroppo, dovrebbero
metterci anche qualcosa di nostro, di particolare. Altri Paesi non hanno il problema
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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del rilancio dell’industria nazionale, che ovviamente va perseguito nel rispetto
delle regole comunitarie, né la necessità di introdurre nuovi solidi attori, senza per
questo danneggiare più del necessario la famiglia Stet-Telecom che è l’unica realtà
di cui disponiamo ora a livello internazionale. E, infine, hanno politici che leggono
i vari libri bianchi sull’importanza della ricerca per creare nuovi posti di lavoro non
soltanto al momento delle campagne elettorali.
Battere la disoccupazione, dare un futuro al lavoro e, più in generale, rafforzare la
qualità della vita e le prospettive di sviluppo economico-sociale sono tuttora
problemi rilevanti per i Paesi industrializzati e per l’Italia in particolare. Il
potenziamento dell’infrastruttura in atto su base mondiale, con particolare riguardo
- nei Paesi più avanzati - alle nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (Ict), ai trasporti e all’energia, a sostegno di un ambito economico e
sociale più vivibile e dinamico, è un indirizzo d’intervento (sostenuto dal piano
Ue-Delors di fine ’93 per l’Europa) che appare avere contribuito sostanzialmente al
rilancio dell’economia Usa.
Seppur in modo molto differenziato, l’investimento in infrastruttura economia
(acqua potabile, servizi di bonifica dei terreni e di smaltimento dei rifiuti inclusi) è
risultato importante anche per la crescita dei Paesi meno avanzati, come segnala la
Banca Mondiale (nel “Rapport sur le développement dans le monde ’94 - Une
infrastructure pour le dévelopement”).
In un’economia mondiale che nel ’94 cresce (per i Paesi G7 del 3%) registrando il
più
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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grande incremento degli scambi degli ultimi vent’anni, grazie anche al contributo
delle esportazioni di Paesi in Via di Sviluppo (in cui il prodotto interno lordo è
aumentato del 6% e vale il 40% del totale mondiale in termini di potere
d’acquisto), il miglioramento del mercato del lavoro nei Paesi più avanzati è stato
lieve, a eccezione degli Usa, dove il Pil è cresciuto del 4,1% e sono state create 2,7
milioni di “unità di lavoro” principalmente nei servizi, anche grazie a un forte
recupero di competitività (portando la disoccupazione dal 7,4% nel ’92 al 5,4% nel
dicembre del ’94), secondo dati della Banca d’Italia.
In un’Europa che risulta ancora alle prese con costi derivanti da varie diseconomie
istituzionali, allocative e di mercato, la crescita del 2,7% si è tradotta in un
incremento occupazionale: la percentuale dei senza lavoro dell’11,5% di inizio ’94
(la più alta dal dopoguerra a oggi) è scesa solo all’11,1% nel dicembre ’94. L’Italia
è cresciuta meno (il Pil è aumentato del 2,2%) nonostante “un eccezionale
incremento della produttività” del settore manifatturiero e una netta crescita delle
esportazioni. Con un’occupazione in contrazione, fra il ’93 e il ’94,
complessivamente dell’1,6%, il Paese appare fornire un’ulteriore evidenza della
rilevanza delle indicazioni del piano Delors per lo sviluppo.
Infatti, accanto a una più favorevole dinamica occupazionale concentrata nel Nord,
dove il tasso di disoccupazione è stato pari all’8%, nel Sud la disoccupazione ha
toccato il 21% e la produttività è risultata mediamente inferiore del 20% rispetto
alla media nazionale, fatto riconducibile “in misura non trascurabile”, secondo la
Banca d’Italia, a diseconomie esterne all’impresa legate alla geografia, alla minor
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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efficienza delle amministrazioni pubbliche e alla carenza di infrastruttura
economica. Inoltre, la forte presenza dell’agricoltura, che assorbe il 13,6% degli
occupati, il permanere di aree di emergenza economica e sociale evidenziano la
necessità di avviare specifici processi di sviluppo.
Se per la Banca Mondiale non vi è ancora consenso sulle precise interrelazioni
esistenti fra crescita e investimenti in infrastruttura economica, è condiviso il
giudizio che essi, se non sono condizione sufficiente, siano necessari per lo
sviluppo e offrano un contributo sostanziale, in particolare all’abbattimento dei
costi logistici e di produzione, che è spesso superiore a investimenti di altra natura.
Un dato empirico che emerge dall’aggregato dei Paesi del Mondo, è che “capacità
dell’infrastruttura e produzione economica si muovono di pari passo”: a un
incremento dell’1% del capitale d’infrastruttura corrisponde un aumento dell’1%
del Pil.
Nei Paesi meno sviluppati risultano percentualmente più rilevanti gli interventi per
la bonifica di terreni, l’acqua potabile o le ferrovie, mentre cresce fortemente, al
crescere dello sviluppo economico, l’importanza relativa delle reti per l’energia,
per i trasporti, per la comunicazione e l’informazione.
Un dato non omogeneo, ma significativo, è offerto dalla sola spesa Edp Usa
(software e servizi esclusi) che sarebbe stata dell’ordine del 3% del Pil nel ’94, un
valore che si riduce alla metà per l’Italia (secondo stime Assinform/Nomos). In
Italia, la spesa pubblica in Itc nel ’94 è stata pari a 3.200 miliardi di lire, risultando
in contrazione rispetto al ’93 (-2,7% secondo Assinform/Nomos) e anche tenendo
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conto delle previsioni d’investimento (da finanziare) di cui agli “Indirizzi per
l’attuazione del Piano triennale (’95-’97) per l’informatica nella Pa”, stimate
dall’Autorità per l’informatica in 12.574 miliardi, permane il divario con i Paesi
più avanzati.
Per la crescita è, dunque, necessario fare conto sugli investimenti privati che, se
sono risultati sostanzialmente stazionari nel ’94, appaiono in netto aumento nel
’95, con particolare riguardo all’Itc.
Nella conferenza dei Paesi del G7 del febbraio del ’95 sulla “società”
dell’informazione, è stato ancora una volta ricordato quanto le Itc delle realtà più
avanzate, “comprimendo spazi, tempi, costi e sviluppando potenzialità” abbiamo
un impatto sul modo di vivere delle persone e sull’azione sociale di tutte le forme
di aggregazione umana: imprese, istituzioni dello Stato, famiglie, associazioni,
comunità e gruppi più o meno formalizzati e possano cambiare il modo di vivere,
di lavorare, di fare affari, di apprendere, studiare e di divertirsi (si pensi - per
esempio -
alle nuove possibilità d’interazione sociale indotte dalla diffusione della telefonia
mobile).
La maggiore centralità della persona, non solo in ambito lavorativo, ma in tutti i
“luoghi” (a partire dall’abitazione) e in tutte le dimensioni relazionali della vita
sociale suggerisce una revisione di molti dei paradigmi tradizionali della cultura
industriale di derivazione “fordista”, funzionalista e incentrata sui tempi imposti da
un modo di produzione ormai superato in Occidente.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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È importante anche notare che la potenziata infrastruttura mondiale appare
sostenere un processo di ridimensionamento (irreversibile nei Paesi più Sviluppati)
della grande impresa che non ne diminuisce la rilevanza nella crescente economia
“globale”.
Il nuovo ambiente operativo ha reso possibile la ristrutturazione delle grandi
imprese (per esempio, secondo gli orientamenti del cosiddetto “reengineering”,
della “lean” o della “learnig organization” per la realizzazione di economie di
dimensione, di differenziazione e di apprendimento).
Ha supportato incrementi di produttività, risparmi di lavoro vivo e acquisizione di
lavoro in aree geografiche dove questo costa meno (fenomeno che appare destinato
a rafforzarsi al crescere dell’ infrastruttura mondiale e dell’economia dei Paesi in
Via di Sviluppo).
Nei Paesi Ocse (secondo Industrial Policy ’94), tutto ciò si è tradotto in un declino
occupazionale nel settore manifatturiero differenziato a seconda dei comparti
industriali ma netto a partire dal ’90-’91. Il settore high-tech, anche per via dei
grandi incrementi di produttività e degli “skill” necessari, sostiene l’occupazione
ma non appare in grado di compensare il calo complessivo dell’occupazione nel
manifatturiero.
Inoltre, il supporto che le nuove tecnologie offrono all’innovazione di prodotto e di
processo, appare vasto e promettente se si pensa che nei Paesi Ocse circa due terzi
dei beni commercializzati sono stati prodotti e venduti su richiesta del committente
e spesso consegnati con modalità di tipo “juste in time”, ormai diffuse in molti
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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settori (secondo la Banca Mondiale). Si prefigura, dunque, la concreta possibilità
di razionalizzare ulteriormente la “filiera” distributiva, integrando anche i sistemi
di comunicazione e rafforzando la funzione di servizio del punto vendita (con
“chioschi” multimediali e altro) risparmiando lavoro anche nel “terziario”: settore
in cui l’occupazione è cresciuta di più.
Con la disponibilità presso le famiglie di pc dotati di modem o di sistemi per la Tv
interattiva, è possibile pensare di estendere ai prodotti di largo consumo modalità
di acquisto da “catalogo” e pagamento analoghi a quelli correntemente in uso per i
prodotti finanziari nelle borse valori telematiche.
Intere industrie risultano interessate potenzialmente dal cambiamento (sebbene in
misura diversa): dall’editoria ai “media”, alla finanza (con sistemi di pagamento
digitali, servizi di “remote banking” ecc.) e all’intrattenimento. Offrire a un
pubblico sempre più raggiungibile e “in linea” (anche grazie a “personal digital
assistant”, a satelliti, alla telefonia mobile, al video telefono, alla teleconferenza, al
“Video on Demand” VoD), servizi innovativi e altro ancora per il tempo libero e la
salute appare, dunque, un promettente nuovo settore di attività, per cui non
esistono, tuttavia, ancora dati certi sulle caratteristiche della domanda.
Inoltre, sistemi informativi avanzati utilizzati nei Paesi più innovativi appaiono
particolarmente adatti alla ricerca d’iniziative di sviluppo “su misura” a sostegno
dei sistemi socio-economici locali. Infatti, una miglior funzionalità e
interoperabilità dei sistemi informativi della Pubblica amministrazione centrale e
degli Enti di governo locale può consentire a cittadini, comunità e alle imprese un
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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contatto più diretto con l’amministrazione (per esempio, utilizzando posta e
“bacheche” elettroniche).
Si pongono, così, le basi per la ricerca di una superiore efficienza ed efficacia dei
servizi e mediante i sistemi informativi territoriali si può raggiungere una superiore
conoscenza sulla natura del territorio, sulle risorse e sulle entrate utili nel realizzare
interventi di politica sociale e industriale che siano in sintonia con i vincoli di
bilancio e con aspettative e bisogni delle comunità e dei gruppi interessati.
L’economia della “informazione” appare, dunque, in fase di accelerazione: cresce
la penetrazione delle Itc e la necessità di connettività in genere. Sostiene la tesi la
ripresa degli investimenti in tc nel ’95 e l’andamento del comparto delle
telecomunicazioni. Secondo dati Ocse di quest’anno, nel ’92 le prime 25 società
telefoniche pubbliche sono risultate più profittevoli delle più grandi cento banche
mondiali, realizzando un fatturato di 385 miliardi di dollari (circa 635mila miliardi
di lire) e utili netti per 39, con 409 milioni di linee “principali” (47,5 linee per
cento abitanti nell’Ocse, 41 in Italia, a cui si aggiungono milioni di utenti di
telefonia mobile).
In un decennio, il numero di linee telefoniche “principali” (“mainlines”, che
connettono un utente a un “local exchange” e, attraverso questo, alla rete pubblica),
è passato da 15 a 27,7 (e da 16,9 a 23,9 per l’Italia) ogni cento dipendenti nel ’92 e
le linee completamente digitalizzate sono passate dal 39% del 1990 al 57% del ’92
nell’Ocse e dal 33% al 48% per l’Italia.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Dove il mercato è stato liberalizzato, le tariffe sono risultate più contenute e
correlate alla struttura dei costi e la penetrazione dei servizi è aumentata; ciò pone
le premesse per la liberalizzazione del mercato mondiale e per un ulteriore
sviluppo del settore.
Non stupisce che gli investimenti nell’Ocse in telecomunicazioni siano ingenti
come anche il massiccio piano d’interventi annunciato da Telecom nel ’95 (dopo
un periodo di flessione degli investimenti). Anche se, avverte l’Ocse, gli
investimenti realizzati dai privati (“demand-led” come i fax) sono risultati
generalmente più efficienti di quelli dell’offerta (“supply-driven”).
Questo comparto, tuttavia, ha dato un contributo negativo ai livelli occupazionali
che, nel mondo, sono passati dai 2.645 milioni di addetti nel 1982 ai 2.426 milioni
del ’92, portando i ricavi per addetto da una media Ocse di 41.600 dollari a
147.700 (da circa 68 a quasi 244 milioni di lire), aumentando anche il numero delle
linee per dipendente e i salari medi.
Appare fondata la tesi avanzata da diversi economisti per cui l’attuale fase
economica segnerebbe la fine di un’epoca di sviluppo industriale incentrata su
incrementi di produzione e produttività del settore manifatturiero in grado di
tradursi in incrementi reddituali e occupazionali di massa. In Occidente, appare
esaurita la capacità di produrre occupazione da parte di una metodologia di
produzione che ha avuto il grande merito di saper valorizzare con la tecnologia,
attraverso la standardizzazione di capacità, di funzioni, ma anche di comportamenti
di consumo, masse di lavoratori poco qualificati. In un’economia della conoscenza,
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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in cui la tecnologia è crescentemente standardizzata (per consentirne una più
veloce diffusione) a supporto della persona, si pone, invece, il problema dello
sviluppo di competenze e capacità di produttori, consumatori e di tutto ciò che può
sostenere e incoraggiare la nascita di nuovi bisogni e l’innovazione di prodotti e
servizi per migliorare la qualità della vita.
Le Itc, per esempio, con lo sviluppo di tecnologie (a “oggetti”) per l’interscambio
di informazioni eterogenee o consentendo (con Internet) a una vasta popolazione
mondiale di comunicare in modo nuovo, appaiono in grado di supportare la
formazione di nuovi business e nuovi mercati. Inoltre, l’utilizzo di standard di
comunicazione costituisce uno strumento potente per la creazione, la finalizzazione
della conoscenza e la valorizzazione di importanti risorse del Paese (si pensi al
patrimonio dei beni culturali).
Servizi avanzati di rete (come Isdn) che possono migliorare la comunicazione fra
persone operanti per esempio in località e organizzazioni diverse (abbattendo costi
con fax “di gruppo” o sistemi di teleconferenza), consentono modalità di lavoro
innovative e costituiscono un esempio di interrelazione virtuosa fra piccola e
grande impresa. Le caratteristiche di standardizzabilità dei prodotti/servizi offerti
da fornitori di telecomunicazioni facilitano questo diretto rapporto ma le
accresciute possibilità di interrelazione suggeriscono che ciò possa estendersi e
tradursi in una maggior interconnessione di tutto il tessuto economico, nonché in
minori costi e maggiori capacità di finalizzare risorse e competenze per la
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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produzione di servizi e prodotti, per arricchire di personalizzazioni e di varietà
l’economia delle quantità.
Queste “federazioni” di imprese (nate dal riassetto di grandi o dall’aggregazione di
piccole) che si misurano sui mercati globali grazie alla flessibilità organizzativa e a
superiori capacità di interrelazione con le specificità “locali”, in seguito a un
mutato bilanciamento fra diseconomie interne ed esterne, appaiono strutture in
grado di potenziare le interrelazioni fra grandi multinazionali, network
internazionale della ricerca scientifica e tecnologica e piccole imprese.
Per l’Italia vi sono dati che documentano un processo di aggregazione di piccole
imprese in gruppi interaziendali, anche per superare alcuni limiti della piccola
dimensione.
L’indagine pubblicata nel ’95 (su dati ’94) relativa a 600 piccole e medie imprese
industriali dal Mediocredito centrale (che nel rapporto di ricerca del ’94, tra l’altro
sottolineava come la tecnologia avesse avuto un ruolo “non fondamentale nello
sviluppo economico italiano”), mostra come il 37,4% delle imprese appartenga a
un gruppo, valore che sale al 70,4% per le medie imprese (da 251 a 400 addetti). Si
tratta di aggregazioni recenti (che hanno non più di dieci anni nel 75,5% dei casi).
Il rapporto rileva l’insufficienza e la scarsa connettività, anche a livello europeo,
dei diversi sistemi e delle istituzioni che presiedono all’innovazione tecnologica.
Ciò ostacola la diffusione tecnologica, la piena capitalizzazione delle esperienze, il
coordinamento delle iniziative e un efficiente impiego delle risorse.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Se, come suggerisce Delors e come l’Italia dei distretti industriali (dove secondo il
Censis, l’occupazione sarebbe salita del 2,1% nel ’94) sembra confermare, per
battere la disoccupazione occorrono più imprenditori, più creatività, più studio, più
lavoro e iniziativa che in passato, per produrre valore economico è centrale allora
sostenere le piccole e medie imprese che in Europa, nel ’93, erano 14,6 milioni e
occupavano 62 milioni di addetti, secondo stime dell’Istituto Tagliacarne e più di
11 milioni in Italia nel ’91 con il 77% dell’occupazione nelle imprese, secondo
l’Istat.
Manca, allora, un network di agenzie locali e centrali, pubbliche e private, in grado
di elaborare strategie di intervento e avviare iniziative differenziate di
infrastrutturazione economica, tenendo debitamente conto di bisogni, culture e
specificità locali (come, per esempio, la presenza o meno di un senso civico
diffuso, di risparmio o d’imprenditorialità) e che siano in grado, se del caso, di
fronteggiare la disoccupazione anche con iniziative di solidarietà sociale che
risultino compatibili con le risorse locali e con i vincoli di bilancio del Paese.
Non a caso, le politiche industriali di sostegno alla crescita in tutti i Paesi Ocse
appaiono focalizzate su base regionale e locale per fare leva sul patrimonio
culturale delle popolazioni, sull’intuito e sulla creatività imprenditoriale “per
vivere meglio”, un principio-guida che è anche il titolo di una raccolta di scritti (un
pò datati - risalgono agli anni ’45-’49 - pubblicata da Boringhieri nel ’94) di
Massimo Olivetti, fratello di Adriano: in essi appare davvero attuale l’impegno
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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nella ricerca di un rapporto virtuoso fra sviluppo economico e benessere della
persona.
Altro aspetto da considerare è che i servizi pubblici hanno, nel complesso, ampie
sacche di disoccupazione nascosta, ovvero di occupati il cui lavoro non è - almeno
tendenzialmente - più necessario per l’avanzare della tecnologia, per il
cambiamento nei modelli organizzativi o per il mutamento della domanda di
mercato.
Queste eccedenze di personale sono tollerabili sempre più a fatica, dalle aziende e
dalla collettività: questo è ovvio per i servizi che si confrontano con un mercato
ormai concorrenziale che è pronto a ridurre a mal partito chi si trovi a operare
gravato da costi superiori a quelli dei concorrenti.
L’intollerabilità di queste eccedenze può risultare meno ovvia nelle aziende che
godono ancora di condizioni di monopolio naturale: anche un tranquillo acquedotto
comunale, se ha personale in eccesso, impone però ai cittadini (direttamente
attraverso le tariffe o indirettamente attraverso il bilancio pubblico) costi
ingiustificati; il trend verso una maggiore localizzazione della finanza pubblica non
mancherà di rendere palese ai cittadini-contribuenti questa elementare verità.
L’aggiustamento occupazionale nei servizi pubblici è evidentemente un problema
di molti Paesi. In particolare, in Europa, ad esso sono state date risposte diverse,
comprese tra le rapide e massicce riduzioni di personale in Gran Bretagna e la
sostanziale paralisi che sembra aver colto la Francia (France Telecom ad esempio
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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ha cambiato tre presidenti in due settimane per l’indecisione su come procedere su
questo delicato capitolo).
In Italia, la soluzione a questo problema è stata finora principalmente basata sul
ricorso ai pre-pensionamenti con un costo estremamente elevato per la collettività.
Da un punto di vista “filosofico” i pre-pensionamenti sono figli di una particolare
visione del rapporto di lavoro e di uno stato non eccessiva responsabilità in ordine
alla spesa pubblica.
La visione cui ci si riferisce riconosce come lavoro solo un “posto” di lavoro
determinato, a tempo pieno, all’interno di una data impresa: in questa ottica, se
viene a mancare quel posto viene a mancare il lavoro tout court e occorre, quindi,
partire in cerca di ammortizzatori sociali.
In anni di finanza pubblica allegra è relativamente facile trovare risorse per questi
ammortizzatori specie per dipendenti di aziende pubbliche che gestiscono servizi a
rete e che hanno quindi un elevato potere contrattuale nei confronti della
collettività e dunque delle aziende da cui essi dipendono.
I tempi sono però ormai cambiati sul piano della finanza pubblica che comunque
non riuscirebbe a disporre delle risorse necessarie per coprire con ammortizzatori
così costosi i riflessi occupazionali di un ampio processo di recupero di efficienza
nei servizi che si protrarrà per diversi anni.
È, quindi, necessario cercare soluzioni nuove nella gestione delle eccedenze con
un accordo la cui importanza derivi da almeno tre caratteristiche principali: dal
fatto che l’accordo non richiede alcun intervento alla finanza pubblica; dall’esteso
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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ricorso alla flessibilizzazione del rapporto di lavoro (all’interno e all’esterno
dell’azienda) su cui esso si basa; dal ricorso su ampia scala alle moderne
tecnologie dell’informazione per svincolare la prestazione del lavoro da quella
“unità di spazio e di tempo” che storicamente l’ha contraddistinta.
La scelta di non ricorrere a risorse pubbliche è di ovvia importanza ma anche le
due altre caratteristiche dell’accordo sono innovative e di grande rilievo.
Un tale accordo segna, infatti, un cambiamento “filosofico” di rilievo, che
valorizza la disponibilità dei lavoratori dipendenti a passare a forme assai
diversificate di rapporto di lavoro (part-time orizzontale, part-time verticale,
attività temporanee) evidenziata da varie indagini ma che trova scarsa possibilità di
esprimersi.
In secondo luogo esso utilizza pienamente le nuove possibilità offerte dalla
tecnologia di superare le distanze portando il lavoro al lavoratore e non più
viceversa.
In terzo luogo esso realizza un sensibile outplacement nelle strutture a valle della
azienda che ne commercializzano i prodotti, contribuendo quindi allo sviluppo di
nuove opportunità di lavoro non solo per i dipendenti coinvolti.
A mano a mano che un accordo di questo tipo si sviluppa, l’impresa diventerà
diversa dall’attuale, e, sulla base di modelli organizzativi in evoluzione, utilizzerà
in modo assai diversificato il “capitale umano” accumulato dai dipendenti nel
corso della loro vita lavorativa, senza disperderlo con pre-pensionamenti: con
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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meno “posti” di lavoro ci sarà insomma ancora lavoro, più flessibile e più diffuso
territorialmente.
Questo accordo non può essere certamente trasposto meccanicamente a tutt’altre
situazioni; esso apre però strade nuove che potranno essere percorse anche da molti
gestori a livello nazionale e locale.
Più in generale, esso consentirà a tutto il Paese di accumulare esperienze preziose
sulle nuove forme di attività lavorativa che potranno svilupparsi nella società
dell’Informazione.
Emerge, però, un altro problema di ordine generale: imprese che affidano
l’espletamento di lavoro ad impiegati residenti in Paesi in Via di Sviluppo che
lavorano sui loro terminali in tempo reale con paghe da Terzo Mondo e
produttività da Manhattan.
Passando a considerare il piano delle vere e proprie azioni politiche è opportuno
evidenziare che la velocità con cui si stanno concretizzando, non solo a livello
internazionale ma anche in Europa, le infrastrutture e le applicazioni delle
autostrade dell’informazione induce a far ritenere ormai lontane le riserve che ci
accompagnavano invece solamente poco più di un paio di anni fa.
Il lancio del progetto della National information infrastructure negli Stati Uniti nel
1992, il progetto Advanced information infrastructure in Giappone nel 1993, il
libro bianco di Delors del 1993 e il rapporto Bangemann del 1994 in Europa, la
conferenza del G7 sulla Società dell’Informazione del febbraio 1995, costituiscono
tutte iniziative che hanno indirizzato verso le autostrade dell’informazione le
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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attenzioni dei media e dei governi e le iniziative concrete degli operatori, facendo
intravedere la possibilità del nuovo ciclo di sviluppo capace di offrire servizi ai
cittadini competitività alle imprese e un gran numero di nuovi posti di lavoro.
Ma ancora maggiore effetto ha avuto la constatazione dello sviluppo esponenziale
della rete Internet e delle innumerevoli applicazioni, di crescente interesse anche
commerciale, che su di essa sono concretamente visibili, con un fatturato previsto
al 1997 in oltre quattro miliardi di dollari.
Come conseguenza, mentre solo poco più di un anno fa si riteneva che ci sarebbero
voluti vent’anni per dispiegare gli investimenti necessari per cablare a larga banda
le principali nazioni, oggi si stima invece che le principali aree urbane saranno
interamente ricablate entro 2-5 anni.
Limitandoci a considerare i più recenti significativi sviluppi di azioni politiche a
livello mondiale, va ricordato che i ministri del G7 nel citato vertice celebratosi a
Bruxelles nel febbraio 1995 si sono proposti di imprimere un reale cambiamento
nel futuro di tutte le nostre società imponendo i principi-base per la costruzione
delle autostrade dell’informazione senza ostacolare ma, anzi, assecondando i
giganti dell’economia informatica ed affermando che la liberalizzazione di servizi,
infrastrutture, appalti, investimenti è un elemento essenziale e che solo se l’accesso
al mercato e le condizioni di concorrenza saranno reali, eque e stabili, gli
investimenti privati mobiliteranno i capitali55.
Il vertice, inoltre, ha lanciato undici progetti di altissima tecnologia informatica che
costituiranno la realizzazione di un primo pezzo della società del terzo millennio. E
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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l’Italia è capofila di due di quei progetti: quello multimediale su musei e gallerie
che dovrà rendere accessibili tutte le opere d’arte del mondo simultaneamente al
pubblico di tutti i Paesi del Globo (partner fondamentale è la RAI) e quello di
telemedicina, settore patologie cardiovascolari, di cui coordinatrice sarà
l’Università Cattolica di Roma.
Nel successivo vertice dei G7 del maggio 1995 ad Halifax (Scozia) sono state
riprese le fila del summit di Bruxelles riaffermando il ruolo strategico dei progetti
pilota approvati per le autostrade informatiche, dei quali è stata verificata la
situazione di avanzamento, e sono state fatte proprie le conclusioni di quel summit
ministeriale sulla società dell’informazione.
Sono state discusse, inoltre, le proposte contenute nel documento “Costruire la
società globale dell’informazione: un appello all’azione dei governi” che sintetizza
per la prima volta posizioni comuni ad industriali e manager delle
telecomunicazioni su temi di rilevanza strategica (approvato il 18 maggio 1995 a
Washington dai rappresentanti delle industrie del settore di quarantacinque Paesi)
per trovare indicazioni operative per l’attività dei singoli Governi. Le
raccomandazioni contenute nel documento, firmato dai rappresentanti di AT&T,
Apple, Bbe, Bel Canada International, Bertelsmann, British Telecom, Canal Plus,
Dimler Benz, Deutsche Telekom, Ericsson, France Telecom, Iel, Le Groupe
Videtron, Matra Hachette, Mitsubishi Electrie, Nacsis, Nec, Nippon Steel, Nokia,
Ntt, Nynex, Olivetti, Pearson, Philips, Pirelli., Rai, Sega, Siemens, Silicon
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Graphics, Société Génerale de Belgique, Stet, Teleglobe, Telefonica, Texas
Instruments,
The Walt Disney Company, Time Warner, Tokio Marine, ma aperto a tutti i
business leader appartenenti o meno ai Paesi del G-7 che condividano i principi
suesposti e che siano pronti ad agire secondo le loro indicazioni, riguardano la
completa liberalizzazione di infrastrutture e servizi di telecomunicazioni entro il 1°
gennaio 1998, eque opportunità di accesso e di investimento, Authority
indipendenti per le telecomunicazioni, calendarizzazione del passaggio dal regime
di monopolio a quello di concorrenza, soluzione del problema del servizio
universale.
In particolare, il documento si conclude con la “Dichiarazione per la Società
Globale dell’Informazione” in cui gli imprenditori ed i manager esprimono le
convinzioni che la Società Globale dell’Informazione permetterà la creazione di
nuovi posti di lavoro e migliorerà la qualità della vita delle persone in tutto il
mondo e, inoltre, che la sua costruzione richiederà il massimo impegno e
cooperazione dei Governi e del settore produttivo. Essi, ancora, esprimono la
volontà di promuovere la Società Globale dell’Informazione, condividendo i
seguenti principi stabiliti nella conferenza ministeriale del G-7 Bruxelles:
- “Promuovere una concorrenza attiva;
- Incoraggiare gli investimenti privati;
- Definire un regime normativo flessibile;
- Fornire libero accesso alle reti;
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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- Assicurare fornitura e accesso universali ai servizi;
- Promuovere uguali opportunità per i cittadini;
- Promuovere la diversità dei contenuti mediali, inclusa la diversità culturale e
linguistica;
- Riconoscere la necessità di cooperazione a livello mondiale con un’attenzione
particolare ai Paesi meno sviluppati.
Attraverso:
- la promozione dell’interconnettività e dell’interoperabilità;
- lo sviluppo di mercati globali per le reti, i servizi e le applicazioni;
- la garanzia di riservatezza e sicurezza dei dati;
- a protezione dei diritti di proprietà intellettuale;
- la cooperazione nella R&S e nello sviluppo di nuove applicazioni;
- il controllo delle implicazioni, della società dell’informazione a livello sociale e
di società nel suo complesso”.
Si impegnano ad agire secondo questi principi a livello nazionale, regionale e
globale con l’obiettivo primario di promuovere, proteggere ed accelerare lo
sviluppo di un ambito effettivamente concorrenziale.
Si dichiarano saldamente convinti che un senso di urgenza debba pervadere il
processo di decisione a tutti i livelli. Per questa ragione chiedono azioni urgenti e
condividono la volontà della Conferenza ministeriale del G-7 di facilitare le
iniziative del settore produttivo nell’ambito di adeguate condizioni di
regolamentazione, concorrenza e accesso ai mercati nonché appoggiano
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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vigorosamente la conclusione della Conferenza ministeriale del G-7 che il settore
produttivo dovrebbe diffondere la costruzione della Società Globale
dell’informazione a patto che i Governi e le istituzioni internazionali lavorino
insieme per creare adeguate condizioni di regolamentazione, concorrenza e accesso
ai mercati e per stimolarne sviluppo.
Infine offrono la loro collaborazione ai Governi e alle istituzioni internazionali per
trasparente per definire un sistema di regolamentazione trasparente e prevedibile e
per controllarne la realizzazione; dichiarano di considerare l’educazione e la
formazione come un mezzo appropriato a promuovere per gli abitanti di tutte le
nazioni eguali opportunità di partecipazione e giovamento dalla Società Globale
dell’Informazione e per questo scopo si impegnano a lavorare insieme ed a
cooperare con gli enti competenti per promuovere programmi specifici ed
applicazioni sperimentali.
A settembre scorso, poi, sono stati avviati anche i negoziati sul futuro del quadro
competitivo a livello della WTO (World Trade Organisation) nel cui ambito sono
individuabili due schieramenti di base: da una parte gli Stati Uniti che schiacciano
il piede sull’acceleratore della deregulation, dall’altra l’Europa che, invece, tira la
leva del freno, anche perché nella trattativa risulta appesantita dai Paesi più deboli
e fa molta fatica a coagulare una posizione unitaria. Al suo interno troviamo,
infatti, l’ultraliberista Gran Bretagna che spinge per la deregulation mentre alcuni
Paesi hanno addirittura chiesto deroghe alla fine del monopolio sulla voce, previsto
per il 31 dicembre ’97, cioè tra meno di due anni.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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In Italia il ministro delle Poste, Agostino Gambino, ha presentato un disegno di
legge, recentemente varato dal Consiglio dei ministri, che anticipa al ’96 la
liberalizzazione delle reti con l’esclusione della voce, destinata a rimanere in
monopolio fino alla scadenza europea del primo gennaio ’98.
Più in particolare, gli Stati Uniti intendono costruire il trattato che regolerà il
villaggio globale dell’informazione su quattro “condizioni inderogabili”:
istituzione di una authority globale indipendente sulle telecomunicazioni; regole
trasparenti sulla determinazione delle tariffe internazionali; definizione di sistemi
di salvaguardia della competizione e di protezione dagli abusi dei grandi operatori
telefonici globali; rimozione dei limiti al controllo estero delle società di
telecomunicazione.
Tale proposta era contenuta nella bozza di Trattato messa a punto
dall’Amministrazione Clinton.
Ma al vertice mondiale delle TLC per i negoziati WTO, cui partecipano le
rappresentanze di tutte le grandi aree del mondo, si è profilata subito una dura
battaglia: gli americani hanno infatti già bocciato le proposte anticipate dal
Giappone definendole, per bocca di alcuni alti funzionari della Casa Bianca, come
“molto povere e in larga misura non accettabili” e hanno anche criticato i
tentennamenti europei esprimendo “preoccupazione” per il ritardo con cui la Ue si
sta preparando per il vertice.
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La bozza di trattato delle 15 Nazioni dell’Unione Europea, infatti, sarebbe dovuta
essere pronta entro il primo agosto ma le divergenze hanno bloccato la definizione
di una proposta comune.
Gli Stati Uniti, dunque, temono che il loro impegno per un trattato globale delle
TLC venga scambiato per un problema tutto americano. In effetti è necessario il
supporto di tutte le Nazioni.
In altre parole, secondo l’amministrazione Clinton ritardi e spinte protezioniste
rischiano di trasformare in una giungla il mercato globale delle telecomunicazioni,
in aperta violazione degli accordi già sottoscritti due anni fa. Secondo i trattati
dell’Uruguay Round firmati nel 1993, dopo ben 7 anni di negoziato avviato sotto
l’egida del Gatt, infatti, il patto mondiale sulle telecomunicazioni deve essere
definito entro il 30 aprile del 1996.
Dunque, le proposte cominciano ad arrivare ma le basi di una intesa appaiono
ancora lontane.
E ad allontanare un accordo, secondo Washington, è ancora una volta il
protezionismo giapponese.
La proposta presentata da Tokio non modifica le attuali restrizioni alla
competizione estera sul mercato nipponico delle telecomunicazioni: come avviene
oggi le società straniere non potranno possedere più del 30% di una compagnia
telefonica locale o long distance e non più del 20% dei giganti nazionali, Nippon
Telegraph & Telephone Corp e Kokusai Denshin Denwa.
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Secondo la proposta americana, invece, il mercato globale delle telecomunicazioni
si creerà soltanto aprendo alla libera competizione tutti i mercati nazionali, un
concetto che del resto si sta già affermando negli Stati Uniti con la legge di riforma
delle telecomunicazioni approvata all’inizio di agosto scorso dalla Camera dei
deputati. La salvaguardia della competizione e della libera concorrenza dovrà
essere affidata a un’Authority indipendente e dotata di ampi poteri di intervento
regolatorio e sanzionatorio da istituire dopo la firma del trattato. “Gli Stati Uniti - è
scritto nella bozza di trattato dal Journal of Commerce - offriranno alle società
straniere accesso illimitato al proprio mercato, trattandole con gli stessi diritti e
doveri riconosciuti alle imprese americane”. Alcune limitazioni, tuttavia, saranno
mantenute per prevenire un’eccessiva presenza estera nel settore delle licenze
radio-televisive: attualmente i Governi stranieri non possono possedere licenze
radio sul mercato Usa e le società estere possono avere partecipazioni che non
superano il 20 per cento. La globalizzazione e l’integrazione dei sistemi di
comunicazione ha reso, infatti, le licenze radio un campo strategico su cui
Washington sembra disposta a trattare solo a determinate condizioni. Prima tra
tutte l’affermazione del principio della reciprocità sulle opportunità di
investimento.
Dunque, una domanda da porsi andando al tavolo delle trattative WTO a Ginevra è
la seguente: sono davvero diversi i Paesi cosiddetti liberisti dai Paesi cosiddetti
monopolisti, a dieci anni dall’inizio delle varie tappe di liberalizzazione, e chi ha
avuto ragione?
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Se prendiamo i Paesi del G7, gruppo al quale ci onoriamo di appartenere e li
dividiamo in due gruppi secondo il grado di liberalizzazione troviamo da una parte
i liberisti Regno Unito, Giappone, Canada e Usa che hanno tutti lanciato i loro
progetti di liberalizzazione fra il 1981 e il 1985, dall’altra Francia, Germania e
Italia, che l’Ocse giudica tutt’oggi Paesi quasi integralmente monopolisti (salvo
nella telefonia cellulare), insieme a quasi tutta l’Europa continentale, con Austria,
Belgio, Danimarca, Grecia, Lussemburgo e Olanda.
La densità telefonica dei Paesi liberisti è cinque punti superiore a quella dei Paesi
monopolisti ma chiunque può ricordare che lo era anche dieci anni prima, quando
più o meno tutti erano monopolisti. C’è però, una vistosa differenza, la diffusione
aziendale è nettamente superiore nei Paesi liberisti che tuttavia non hanno mancato
ai loro obblighi di servizio universale. Tutti sanno, infatti, che in questi Paesi le
tariffe aziendali (interurbane, internazionali, linee affittate per trasmissione dati)
sono molto più basse ma questo non ha depresso né i fatturati degli operatori
né i loro profitti che godono anzi di ottima salute.
Indubbiamente gli operatori dei Paesi liberisti hanno diminuito gli investimenti,
anche perché tutti sono stati assoggettati a regimi tariffari di price-cap che
incentivano l’aumento di produttività mentre i monopolisti e, salvo la Francia,
hanno ancora regimi tariffari che premiano gli investimenti. Naturalmente i Paesi
liberisti diminuiscono gli addetti alle telecomunicazioni ma, guarda caso, hanno
anche i minori tassi di disoccupazione nel sistema economico.
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Allora ci chiediamo: valeva la pena tanta cautela dell’Europa continentale
nell’adottare le direttive di Bruxelles, che quindi aveva buone ragioni di insistere?
Forse no, se guardiamo ai risultati di mercato ed economici in generale. Forse sì, se
pensiamo a certe tecnologie tipicamente top-down, come le reti Isdn e i chilometri
di fibra stesi, dove i monopolisti hanno qualche vantaggio che darà risultati solo a
lungo termine.
Il prossimo decennio vedrà riallineamento delle politiche perché, al più tardi entro
fine 1997, saremo tutti più simili e si vedrà, per usare un paragone sportivo, se era
colpa della macchina o dei piloti.
Sarebbe paradossale che il prossimo decennio dimostrasse che la miglior
preparazione alla liberalizzazione sono stati i prolungati regimi di monopolio,
come forse il rapido sviluppo della telefonia cellulare in Italia starebbe a
dimostrare. Forse la prossima dimostrazione verrà dal cavo. Il gruppo del G7 sul
G.I.I.(Global Information Infrastructure), presieduto da Carlo De Benedetti, poi,
l’ottobre scorso a Ginevra ha compiuto un nuovo passo in avanti. Infatti, ha
discusso ed esaminato i temi dei negoziati per l’accordo di libero scambio nelle
TLC, i tempi della deregulation europea e le regole sui diritti di proprietà
intellettuale sul software (copyright) pervenendo ad una serie di specifiche
raccomandazioni ai Governi di cui si è anche parlato a porte chiuse con lo stesso
Direttore Generale del WTO Renato Ruggiero.
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Questa riunione del G7 informatico, pertanto, ha rappresentato la tappa intermedia
tra il vertice G7 di Halifax del 1995 e quello che si terrà in Sud Africa il prossimo
maggio.
Un’enfasi particolare è stata posta sul ruolo che possono giocare i privati, essendo
la prima volta che l’industria presenta un grande progetto di sviluppo ai Governi
senza chiedere denaro. Le autostrade elettroniche, infatti, rappresentano un
business che si autofinanzia totalmente. Quello che è stato chiesto è di mettere a
punto un’agenda credibile e seria sulla liberalizzazione in modo da facilitare il
decollo del libero mercato. Non per niente il piano d’azione e di lavoro ha ricevuto
non solo il plauso ma anche l’incoraggiamento del presidente Usa Bill Clinton, di
quello francese Jacques Chirac, del cancelliere tedesco Helmut Kohl e della
Commissione Ue guidata da Jacques Santer.
Si tratta adesso di trasformare i documenti in azioni concrete, magari iniziando dai
progetti pilota riguardanti la formazione e il lavoro a distanza, avendo la
consapevolezza che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale, come ha
sottolineato lo stesso De Benedetti.
Questa nuova rivoluzione “globale”, sia a livello geografico sia a livello sociale, è
destinata ad avere un fortissimo impatto sui nostri modi di vivere del prossimo
futuro anche perché si
tratta di cambiamenti che interessano soprattutto le aree “immateriali” e aprono
quindi nuove dimensioni: le idee non hanno barriere. La fase che si apre darà
quindi opportunità anche ai Paesi poveri. La stessa Europa, se si muove nella
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giusta direzione, può contendere la leadership agli Stati Uniti, dal momento che il
vecchio continente rappresenta un bacino di “cultura distribuita”
senza pari al mondo.
Ma gli ostacoli non mancano. Sul tappeto, ad esempio, c’è lo spinoso problema del
copyright.
E in discussione ci sono proprio gli ultimi dettagli di una proposta-quadro in grado
di dare un minimo di regole alla proprietà intellettuale dei prodotti già a partire dal
primo gennaio. Secondo gli esperti, il copyright mondiale sulla multimedialità darà
un grande impulso allo sviluppo di prodotti hi-tech e alla diffusione di nuovi
servizi multimediali.
Considerando i più recenti significativi sviluppi di azioni politiche a livello di
Unione Europea, va ricordato il “Rapporto Bangerman: Europa e la società globale
della informazione” del 1994.
Il Rapporto indica come le città possano avere un ruolo fondamentale nella futura
società dell’informazione e sottolinea il loro ruolo nel generare la domanda iniziale
e nel promuovere l’interesse dei cittadini verso i nuovi servizi ed ancora proporre
un piano di azione comprendente, tra gli altri, tre elementi essenziali:
a) la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni;
b) il concetto di dimensione mondiale;
c) le iniziative nel settore applicativo per affrontare il problema della crescita
troppo lenta della domanda e dell’offerta.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Più in particolare, inoltre, il Rapporto auspica un nuovo scenario regolamentare
che consenta la libera concorrenza in modo da mobilitare i capitali necessari per
l’innovazione, la crescita e lo sviluppo.
A tal fine l’azione dell’Unione europea si pone l’obiettivo di dimostrare, attraverso
esperimenti selezionati, il potenziale della società dell’informazione e di
identificare e rimuovere i vincoli amministrativi, operativi e regolamentari, in
modo da creare un ambiente libero e favorevole.
Si prevedono due direzioni di sviluppo:
- promuovere la fornitura di servizi, con particolare enfasi a quelli offerti dalle
autorità pubbliche locali, in modo diretto e personalizzato;
- facilitare l’accesso di tutti i cittadini ai prodotti e servizi della società
dell’informazione, tra cui prodotti /servizi per l’intrattenimento, l’educazione,
l’acquisto a distanza, la banca da casa, il telelavoro.
A sostegno dello sviluppo delle infrastrutture telefoniche e telematiche, poi,
l’Unione Europea nel dicembre 1994 ha varato un programma ad hoc di 455,1
milioni di ecu per l’Ammodernamento, 425,5 milioni di ecu per la Qualità, 192,97
milioni di ecu per lo Sviluppo innovativo e 2,42 milioni di ecu per l’Attuazione,
per complessivi 1.076,05 milioni di ecu fino al Duemila56.
Di tale Programma operativo multiregionale “Telecomunicazioni 1994-99 U.E.”
sono destinati, in particolare, al nostro Paese ben 2.250 miliardi di lire fino al
Duemila.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Il pacchetto di aiuti è degno erede di precedenti iniezioni di fondi arrivati
nell’ambito del quadro comunitario di sostegno 1989-93. In quel periodo venne
inizialmente deciso un intervento di 83,9 milioni di ecu sempre a favore delle
infrastrutture telefoniche del Sud: nel ’92 i lavori previsti erano già conclusi in
anticipo sulla tabella di marcia (strano quando si tratta di fondi strutturali). Tanto
che, nel ’93, al momento di riprogrammare i finanziamenti comunitari destinati al
nostro Paese, venne deciso di spostare una parte dei contributi lasciati inutilizzati
proprio sul settore delle telecomunicazioni, portando a un totale di 225 milioni di
ecu i contributi Ue per un investimento globale di 646 milioni.
A continuare questi interventi si è inserito il nuovo programma, relativo al periodo
1994-99: stavolta gli euro-aiuti sono addirittura 376,7 milioni di ecu e l’intero
investimento tocca quota 1.076 milioni, al cambio attuale 2.250 miliardi di lire. Il
via libera è arrivato nel dicembre ’94 e da allora l’utilizzo degli aiuti è già
decollato. A gestire i fondi, come nel passato, è Telecom Italia e l’esistenza di un
unico beneficiario semplifica non poco l’utilizzo di questi fondi.
La differenza tra i 1076 milioni di ecu e i 376,7 di aiuti europei (699,3) verrà
quindi ricavata dal bilancio di Telecom. A cosa serviranno tutti questi
finanziamenti? Ad ammodernare la rete esistente e soprattutto a realizzare nuove
strutture avanzate di telecomunicazioni: come nel passato gli aiuti europei sono
destinati ad anticipare interventi che diversamente sarebbero rinviati ad un futuro
più o meno prossimo.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Come segnalato in una nota della Telecom, le linee programmatiche degli
interventi infrastrutturali previsti nel periodo 1994-99 sono indirizzate tra l’altro
alla numerizzazione delle infrastrutture con la conseguente diffusione di uno
“zoccolo” di intelligenza in tutti gli elementi della rete; alla crescita delle capacità
di trasporto in funzione dello sviluppo dei servizi tradizionali e dell’emergere dei
servizi “a larga banda” e del corrispondente impiego delle fibre ottiche anche nella
rete di distribuzione; al trattamento integrato delle informazioni (voce, dati,
immagini) con particolare attenzione allo sviluppo delle interfacce d’accesso
utente-rete di tlc; allo sviluppo delle telecomunicazioni mobili e ai nuovi sistemi
satellitari.
Inoltre, per promuovere i nuovi prodotti multimediali, al fine di rendere più agile
ed efficace la società dell’informazione europea, la Commissione europea nel 1995
ha proposto il programma “INFO 2000” stanziando 100 milioni di ecu (quasi 400
miliardi di lire) dal 1996 al 1999.
L’obiettivo, specificato dal commissario Martin Bangemann, è quello di sostenere
tutta una serie di prodotti multimediali per collegare i produttori del contenuto
dell’informazione creando una rete accessibile alla totalità degli utenti europei. I
servizi di informazione hanno una grande importanza culturale e linguistica per il
ruolo determinante che svolgono nella vita privata, sociale, culturale e politica.
Bisogna quindi renderli disponibili e accessibili alle imprese e ai cittadini europei.
Ma come fare?
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
51
La proposta presenta un corposo pacchetto di iniziative che coinvolgerebbe tutta
l’industria dell’informazione, dalle edizioni stampate a quelle elettroniche,
compresa naturalmente l’industria audiovisiva.
Una prima fase consiste nello stimolare l’utenza europea.
Gli utenti che hanno bisogno d’informazioni a chi devono rivolgersi, dove vanno a
cercarle?
Info 2000 intende dare loro delle risposte, utilizzando le strutture già esistenti ma
operando una piccola rivoluzione mettendo insieme le Camere di commercio, le
organizzazioni professionali e gli organismi pubblici in una rete europea con la
consegna di scambiare tra loro esperienze e informazioni, creando una libera
circolazione.
Su questa linea perché non puntare anche sul settore pubblico che produce un
potenziale d’informazione non indifferente? E siamo alla seconda fase operativa di
Info 2000, quella cioè che mira a facilitare l’accesso a tutta una serie di
informazioni prodotte da organismi ed enti pubblici sparsi nel territorio dei
Quindici. Informazioni che possono riguardare ad esempio la salute, di grande
importanza sia per i singoli cittadini che per le imprese. E soprattutto fanno parte
del settore pubblico fonti d’informazione come i musei, le biblioteche, i sistemi di
deposito dei diritti d’autore dei brevetti, gli organismo di insegnamento e di
formazione, gli archivi storici.
Informazioni che restano spesso confinate in ambito nazionale e che non sono
ancora adatte per essere utilizzate a livello multimediale.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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Questo processo di comunicazione potrà concretizzarsi in un “repertorio
d’informazioni”,
una sorta d’indirizzario delle informazioni prodotte dal settore pubblico. Attraverso
questo indirizzario potrà partire un lavoro di integrazione e scambio transnazionale
dei diversi repertori d’informazione nazionali, regionali e locali.
Ma promuovere nuovi prodotti multimediali vuol dire anche affrontare la trafila
kafkiana dei diritti di riproduzione e di proprietà a loro volta di differenti autori e
di numerose società di gestione collettiva. Info 2000 prevede per questo la
creazione di procedure più snelle e agili in modo da accedere più facilmente agli
scambi a livello europeo di diritti di proprietà intellettuale.
Un ostacolo che potrebbe frapporsi al terzo momento operativo del programma,
quello che ha l’obiettivo di rendere concrete le opportunità del contenuto
dell’informazione in Europa, attraverso tre livelli strategici: lo sviluppo economico
del patrimonio culturale europeo, i servizi alle piccole e medie imprese, e
l’informazione geografica.
Un altro passo significativo registrato nel 1995 emerge dal “Rapporto sulla
competività dell’economia comunitaria”, presentato dal Gruppo di Lavoro CAG
presieduto dall’italiano Carlo Azeglio Ciampi, nel cui capitolo dedicato all’impresa
europea, dopo aver precisato che “la capacità delle imprese, sia piccole che grandi,
di creare valore aggiunto è uno dei fattori chiave che determinano le prestazioni
globali di qualsiasi economia, il suo livello di competitività nonché gli standard di
vita della sua popolazione direttamente attraverso l’occupazione e indirettamente
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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attraverso la previdenza sociale e la ridistribuzione dei redditi e che in
un’economia di mercato a carattere aperto e internazionale le imprese europee che
vogliono garantire occupazione e produrre ricchezza devono essere in grado di
competere e conquistare mercati redditizi sia all’interno che all’esterno del proprio
Paese, al punto due si evidenzia la necessità di eliminare gli ostacoli
all’innovazione ed all’applicazione di tecnologia. Nella fattispecie si osserva che
“le prestazioni delle imprese europee dipendono dalla loro capacità di innovare e di
applicare le nuove tecnologie allo scopo di aumentare la produttività e sviluppare
nuovi prodotti. Di conseguenza, un programma mirato ad accrescere la
competitività dovrà eliminare le barriere che ostacolano l’innovazione e
l’applicazione di nuove tecnologie”.
Quella delle telecomunicazioni è considerata una delle principali infrastrutture
transeuropee, in quanto rappresenta il sistema nervoso di un’economia basata sulle
informazioni, in cui la capacità di catturare, trasferire, elaborare e utilizzare le
informazioni diventa sempre più importante per affermarsi sul mercato. Il
cammino verso la liberalizzazione dei servizi e delle infrastrutture di
telecomunicazione, attualmente prevista per il 1998, è stato finora lungo e tortuoso:
in base a un recente studio, i costi per alcuni servizi di telecomunicazione in
Europa sono ben 22 volte più alti che negli Stati Uniti con grande svantaggio per le
imprese che devono misurarsi con la concorrenza sui mercati mondiali.
Come emerge da una serie di studi effettuati durante l’ultimo decennio, nella sfera
dell’industria delle telecomunicazioni rientrano una serie di tecnologie che nel
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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corso dei prossimi decenni dovranno svolgere un ruolo fondamentale per lo
sviluppo del vantaggio competitivo dell’Europa.
Il Cag è convinto che il completamento del mercato interno in questo settore
rappresenti attualmente una priorità urgente per la Commissione e debba essere
dichiarato uno dei suoi obiettivi principali per i prossimi due anni. La capacità di
assicurare efficienti servizi di telecomunicazione rafforzerebbe la competitività
delle imprese dell’Ue sia al suo interno - grazie all’abbassamento delle tariffe, al
miglioramento della qualità dei servizi e allo sviluppo di servizi nuovi e innovativi
- che all’esterno, sul mercato mondiale dei servizi di telecomunicazione che si sta
sviluppando con estrema rapidità.
Comunque, numerosi restano gli interventi necessari in campo comunitario
a sostegno dello sviluppo delle TLC e tra questi uno dei più complessi è senza
dubbio l’armonizzazione degli interventi dei singoli Stati per creare una rete
davvero europea.
Considerando, poi, l’azione politica di alcuni singoli Paesi, limitandoci a puro
scopo indicativo a citare taluni aspetti di processi in realtà intuitivamente
complessi ed articolati, va evidenziato, innanzitutto, la vasta azione di revisione di
tutta la normativa riguardante le reti di comunicazione (telefonia, trasmissione dati,
televisione) in atto negli Stati Uniti ad opera del Congresso.
È un fatto di importanza capitale per tutto quell’ampio settore che, sotto la
pressione dell’innovazione tecnologica, viene formandosi attraverso l’integrazione
di media, telecomunicazioni,
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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informatica, elettronica di consumo.
Il primo motivo che segnala il rilievo dell’evento è di ordine cronologico: per oltre
sessant’anni (il vecchio telecommunications act era del 1934) il Congresso non
aveva più toccato la questione (con l’eccezione di una legge settoriale sulla tv via
cavo all’inizio degli anni Ottanta) lasciandola agli interventi (spesso pesantemente
regolatori) della Federal Communications Commission e addirittura della Corte
suprema; ora riprende in mano la materia con grande decisione ripensandone,
dalle fondamenta, l’architettura. Il Congresso, inoltre, procede depurando la legge
dalle disposizioni destinate ad accelerare la liberalizzazione delle tariffe nel settore
via cavo e l’eliminazione delle restrizioni sulla proprietà delle aziende nel settore
dei media, aprendo così la strada a crescenti concentrazioni. Ma a preoccupare la
Casa Bianca è la prospettiva che la riforma apra la strada alla formazione di ampi
conglomerati industriali nel campo della telefonia e dei media, riducendo
drasticamente la concorrenza nel campo delle telecomunicazioni e
dell’informazione con un danno economico per il pubblico.
Vi è, inoltre, la proposta di eliminare la rigida separazione tra i mercati della
telefonia locale e a lunga distanza, di allentare il limite al numero di stazioni radio
e tv che un solo gruppo può possedere e di abbattere il divieto a controllare
contemporaneamente sistemi via cavo, giornali e stazioni tv in un unico mercato
locale. E ora, con il voto della Camera, l’unica restrizione alla proprietà televisiva
resterebbe un limite del 35% dell’audience nazionale che può essere raggiunta da
ciascun broadeater. In gioco ci sono cifre da capogiro: secondo i sostenitori della
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riforma, la deregulation provocherà un boom di investimenti stimolando un giro
d’affari che già oggi si aggira sui 700 miliardi di dollari. Prive di vincoli
territoriali, le sole società telefoniche si contenderanno un mercato da 190 miliardi
di dollari.
Anche in Gran Bretagna è in atto un processo di modernizzazione che ha già avuto
una prima applicazione di notevole rilievo con il vero e proprio “big bang” della
Borsa di Londra.
Tra gli eventi più recenti, poi, c’è da segnalare la proposta del leader Blair al
Congresso Laburista del 1995 di collegare tutti i servizi pubblici della Gran
Bretagna con una enorme autostrada informatica per rilanciare il sistema-Paese:
un’operazione quantificata dagli esperti del settore in non meno di 10 miliardi di
sterline, oltre 25 mila miliardi di lire.
Nel contempo, nel settore TV via cavo, l’attuale Governo conservatore sta
consentendo la crescita di numerose società concorrenti del gigante delle TLC
British Telecom facendo osservare a quest’ultimo il divieto, contenuto nelle regole
sul Broadeasting ed in vigore fino al 2001, di fornire via cavo informazioni legate
all’intrattenimento ed al tempo libero.
A sua volta, il governo giapponese ha approvato un ingente piano di investimento
(per centinaia di migliaia di miliardi di lire), incentrato su Ntt, che consentirà di
collegare tutte le famiglie in fibra ottica entro il 2010, con la ipotizzata creazione di
2,5 milioni di nuovi posti di lavoro.
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In Francia, inoltre, dove già France Telecom gestisce il “Plancable”, è in atto uno
sforzo finanziario per la realizzazione dell’autostrada dell’informazione nell’ordine
tra i 45 ed i 60 mila miliardi di lire (con un valore aggiunto a sua volta almeno
triplo) mentre in Germania è stato varato il progetto di allacciare 1,2 milioni di
famiglie in fibra ottica entro il 1996, opera affidata alla Telecom locale che
gestisce anche le reti via cavo.
In Italia, poi, oltre all’opera di Telecom Italia che sta allacciando sperimentalmente
per i servizi interattivi a banda larga famiglie nelle principali città perseguendo
l’obiettivo di collegare 350 mila famiglie entro il 1995 e 10 milioni entro il 1998,
comincia ad essere più significativa l’azione politica a sostegno del processo di
ammodernamento ed integrazione tecnologica.
Oltre quanto specificamente trattato in altri capitoli, va menzionato che è stato
presentato il “Piano triennale per l’informatica 1996-98 della pubblica
amministrazione” a cura dell’A.I.P.A., l’Authority per l’informatica nella P.A., che
prevede finanziamenti per 8.170 miliardi in tre anni e il bilancio di quasi 400
progetti sperimentali che vedono in prima fila anche l’ipotesi di voto elettronico.
Il Piano, inoltre, ha come obiettivo di massima, accanto all’esigenza di ridurre i
disagi dei cittadini col ricorso deciso ma “intelligente” e mirato ai sistemi
informativi, quello di diffondere l’uso dell’informatica nelle amministrazioni. E
soprattutto di creare una rete di interconnessione tale da creare un reale supporto
all’attività di Governo. Il tutto, con una dotazione di 2.784 miliardi nel ’96, 2.984
nel ’97 e 2.402 nel ’98.
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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La pubblica amministrazione, dal canto suo, dovrà scommettere sull’economicità e
sulla gestione efficiente delle risorse: tagliando i costi di esercizio e manutenzione
dei sistemi e i contratti esterni dei Centri di elaborazione dei dati, per i quali sono
possibili risparmi anche del 50% in tre anni.
Di poi, sempre lo scorso anno, lo stesso Governo ha varato una direttiva per
l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione che prevede proprio la
creazione di una rete informatica unitaria per collegare gli uffici tra di loro e
permettere scambi di informazioni nonché vantaggi per i cittadini che potranno
ottenere notizie di carattere tributario, amministrativo, previdenziale, anagrafico,
catastale, ecc. da un unico sportello.
Vi è, poi, il piano di politica industriale per le TLC, destinato a sorreggere tanto
Olivetti che le altre aziende del settore, che prevede, al primo punto, la creazione di
un ambiente favorevole per lo sviluppo degli investimenti attraverso il passaggio
dal monopolio alla libera concorrenza. In tal senso va il DDL presentato lo scorso
anno, dal ministro Gambino, che può essere considerato il nuovo punto di
riferimento verso l’allargamento del mercato delle telecomunicazioni.
Il Governo, poi, si occuperà di incentivare la domanda, a partire proprio da una
riqualificazione di quella pubblica. Infatti, gli investimenti della P.A.
rappresentano attualmente il 16-17% del mercato nazionale di prodotti e servizi
informatici. Si tratta, quindi, di elaborare piani di spesa capaci di innescare sulla
domanda complessiva il consueto effetto moltiplicatore anche se, ovviamente,
Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione
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attraverso gare aperte che non siano in contrasto con la normativa europea. Poi, c’è
il programmato sviluppo delle infrastrutture che apre alle imprese uno scenario con
“enormi possibilità di sviluppo”: dai 20mila miliardi di investimenti sul cablaggio
previsti per il prossimo triennio agli stimati 40mila miliardi di spesa sul fronte di
servizi e prodotti finali.
Per quanto concerne, poi, il sostegno alla ricerca ed allo sviluppo sembra che il
Governo sarà in condizioni di poter fare ancora poco in termini di risorse
limitandosi ad incoraggiare comunque le imprese ad utilizzare meglio le
opportunità di finanziamento comunitario che sino ad ora sono state sovente
sottosfruttate.
Inoltre, sul piano politico-legislativo la VIII Commissione del Senato ha prodotto
l’unica e approfondita indagine sul problema dell’innovazione tecnologica e della
multimedialità. Un’iniziativa lodevole e un’analisi attenta conclusa con la
realizzazione di un documento che poneva i termini del problema in una giusta
ottica e sollecitava l’apertura di un immediato e ampio confronto tra Parlamento
e protagonisti della comunicazione. Ma il rapporto non ha per ora avuto seguito.
Nonostante tutto, dunque, al momento non sembra ancora sufficiente e
correttamente indirizzata l’attività del legislatore. In effetti, sino a poco tempo fa,
tutto il dibattito tra le forze politiche è stato imperniato sulla televisione, quindi
solo su una parte di quel complesso “pianeta della comunicazione” che viaggia a
passo spedito verso una sempre più ampia integrazione.
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  • 1. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 1 Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione Raimondo Villano(*) “Non c’è nulla che spaventi di più l’uomo che prendere coscienza dell’immensità di cosa è capace di fare e diventare” Søren Aabye Kierkegarard
  • 2. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 2CAPITOLO IV Problematiche ed azioni politiche L’avvento della società dell’informazione, di cui già le sole autostrade informatiche sono ritenute le protagoniste principali dello sviluppo socio- economico dei Paesi industrializzati per i prossimi dieci anni almeno e, nel contempo, elemento fondamentale d’un emergente vero e proprio sesto potere, pone problemi non banali a livello dei Governi. Innanzitutto vi sono posizioni spesso contrapposte sia delle forze politiche che della opinione pubblica. Vi sono coloro che privilegiano l’esigenza di sviluppo tecnologico incentivando gli investimenti al fine di porre rapidamente a disposizione nuovi servizi per i cittadini, per creare rinnovate condizioni di competitività per un’economia che si delocalizza, dematerializza e internazionalizza, e per non perdere l’opportunità dei molti nuovi posti di lavoro che le autostrade dell’informazione dimostrano di poter generare sia nella fase della loro costruzione sia, soprattutto, durante l’esercizio dei variegati servizi multimediali. Vi sono altri che si preoccupano, invece, soprattutto dell’adeguamento delle normative e delle regolamentazioni sia per fornire adeguate risposte a numerosi problemi sia per assicurare concorrenza fra gli operatori dimostrandosi anche
  • 3. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 3 pronti a sacrificare lo stesso sviluppo di specifici progetti di fronte a pericoli di posizioni dominanti. Ciò che non deve accadere è che il risultato di queste contrapposizioni di opinioni, spesso influenzate da interessi di specifici operatori, sia la paralisi degli investimenti innovativi. Altro problema, poi, come già osservato in altri capitoli, è che l’informazione non conosce frontiere e di fatto appare non poter essere strettamente regolamentata: l’esempio di Internet è emblematico, un ingresso nel mondo della comunicazione globale, altamente creativa, molto vivace ma anche caotica e anarchica. Le stesse “autostrade telematiche”, con la possibilità che danno di convogliare una molteplicità di servizi e di rendere interattivi i rapporti fra operatori grandi e piccoli avendo per territorio d’azione il mondo, non possono essere controllate e governate con le regole del passato. Questa è una vera e propria rivoluzione, se si pensa che su di esse è destinata a passare sostanzialmente tutta l’economia e ogni forma di attività sociale. Inoltre, la società dell’informazione significa una società mobilissima non solo in senso fisico ma, soprattutto, in senso concettuale dato che ogni idea, ogni innovazione, ogni sviluppo diventano immediatamente attuabili in qualsiasi parte del mondo mettendo in discussione leggi, regole e direttive Governative oltreché comportamenti di individui e gruppi sociali.
  • 4. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 4 Un’altra scelta di fondo che ciascun Governo nazionale dovrebbe compiere è quella fra un servizio di telecomunicazioni vincolato al monopolio pubblico ed un servizio liberalizzato, organizzato e gestito dall’imprenditoria privata. Se, da un lato, la posizione netta nel senso della deregulation (servizio liberalizzato) potrebbe esser tacciata di penalizzare l’aspetto sociale, dall’altro certamente dovrebbe portare, attraverso la concorrenza, all’avvento delle comunicazioni a bassissimo costo. Il monopolio pubblico, invece, penalizzerebbe l’importante e vitale settore delle società private che operano nel settore. Una terza ipotesi è, infine, la gestione mista (pubblica e privata) nella quale, sotto il controllo statale, compiti e ruoli sia del pubblico che del privato siano definiti ed integrati e sia attiva la mediazione tra le spinte estreme del mercato e la tutela dell’utente. Inoltre, l’interesse di un Paese richiede che le politiche pubbliche siano orientate a stimolare, e non a fermare, la pluralità complessiva di operatori, peraltro garantita dalla presenza di cinque segmenti orizzontali di attività diverse, realizzabile con gli investimenti privati all’interno di regole che evitino nel medio termine situazioni dominanti di un unico operatore su più di uno dei segmenti orizzontali di attività. Altro problema generale da considerare è il ruolo della innovazione tecnologica nella competitività di un Paese che non è mai stata fine a se stessa ma è semplicemente un mezzo per migliorare il benessere sociale garantendo l’equilibrio degli scambi con l’estero, una delle condizioni per la propria
  • 5. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 5 indipendenza. Stimolando l’innovazione e gli investimenti, la competitività consente di aumentare il potenziale di crescita del Paese. In questo senso la competitività è, dunque, uno strumento al servizio del progresso economico, della creazione di posti di lavoro, della ricchezza delle nazioni e risulta essere composta tradizionalmente da tre fattori: la popolazione attiva, il capitale finanziario, la ricchezza naturale. Ma c’è un quarto fattore immateriale, che sta conquistando un posto sempre più rilevante, ed è proprio l’incontro delle tecnologie dell’informazione con le comunicazioni numeriche che potrebbe anche creare uno sconvolgimento simile a quello della invenzione della stampa da parte di Gutenberg. E a tal punto emergono altre due questioni di fondo: l’individuazione del ritmo della trasformazione e la comprensione di come prepararsi. Per quanto riguarda il ritmo, fattori decisivi sono l’approfondimento del mercato interno attraverso la liberalizzazione rapida dei servizi e delle infrastrutture delle telecomunicazioni da un lato e la definizione di un quadro regolamentare adeguato dall’altro. Per quanto riguarda il metodo, la forza motrice principale è il mercato e bisogna evitare di imporre uno schema astratto senza prendere in considerazione le esigenze reali. È necessario non creare un’offerta costosa in investimenti senza suscitare una domanda, per esempio di telelavoro, telemedicina, teleinsegnamento, programmi audiovisivi per il tempo libero o servizi interattivi. Gli industriali più famosi mettono in guardia le autorità pubbliche sui pericoli derivanti da uno
  • 6. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 6 sviluppo delle infrastrutture senza che i programmi o i servizi corrispondenti abbiano trovato una propria utilità. Offrire programmi e creare servizi è anche un modo per difendere le culture europee nella loro diversità: significa affermare la nostra identità e stimolare il talento delle nostre intelligenze. Un altro problema rilevante è costituito dall’obbligo del servizio universale anche per quell’utenza che non è economicamente conveniente allacciare alle reti di trasmissione, in modo da assicurare ai cittadini pari opportunità nell’accesso ai nuovi servizi. Il tema dell’importanza di non creare disparità di accesso alle reti, ai servizi, alle tecnologie pone il problema dei rischi delle disuguaglianze sia all’interno dei Paesi che su scala planetaria dove l’attenzione particolarmente si sofferma sul tema del Terzo Mondo. Lo scenario offerto dalle nuove tecnologie, infatti, oltre ad offrire numerose chances fa paventare un problema notevole: come riuscire a colmare o quanto meno a non accrescere il gap che divide territori più evoluti da altri che lo sono meno e riuscire a farlo in modo da rispettare, anzi, conquistare un livello di eguaglianza sociale. Va evitato che si creino caste sociali di privilegiati nel detenere ed utilizzare conoscenze tecnologiche e va tenuto presente che, per il cruciale problema dei Paesi Sviluppati in relazione a quelli in Via di Sviluppo, queste tecniche rischiano di creare un baratro tra quelli che sanno usare tutti i mezzi disponibili e li utilizzano sempre più velocemente e coloro che non ne sono capaci.
  • 7. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 7 Una risposta indubbiamente positiva dei Paesi in Via di Sviluppo, cui in parte già oggi si assiste (in Africa, America del Sud, Asia Sud Orientale, India), consiste nel comprendere che la connessione con le reti informatiche è un modo per portare il loro contributo creativo, economico e commerciale al Mondo saltando la fase obbligatoria degli investimenti pesanti per produrre delle industrie, delle macchine per le quali occorre un apporto finanziario. Altro problema importante da considerare, poi, è che i processi di diffusione delle tecnologie costituiscono uno degli aspetti più importanti delle interrelazioni fra progresso tecnico e progresso economico. La diffusione delle innovazioni nei sistemi produttivi costituisce, in effetti, un fattore chiave per la crescita e lo sviluppo delle moderne economie, risultando anche cruciale per la competitività dei sistemi economici. Sul fenomeno della diffusione tecnologica, da un lato vi sono concezioni basate sulla visione di una interazione automatica fra imprese assicurata dal funzionamento dei mercati e influenzata dal tasso di sviluppo della produzione e dalle caratteristiche industriali dei settori; dall’altro lato stanno quadri di riferimento teorici più attenti al carattere sistemico dei processi di diffusione tecnologica e, quindi, a comportamenti delle imprese in termini di adozione di nuove tecnologie motivate sia dalle caratteristiche della domanda finale (e quindi influenzate dall’evoluzione dell’economia), sia dalle esigenze produttive indotte dal progresso tecnologico, dagli aspetti relativi ai fattori produttivi e dai processi competitivi fra le imprese.
  • 8. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 8 Ecco, quindi, in questo secondo caso, l’importanza dei processi di interdipendenza fra agenti economici nel creare e nel diffondere tecnologia sfruttando importanti esternalità positive, vale a dire la possibilità di acquisire conoscenze senza doverne sopportare il pieno costo. Ne deriva, ovviamente, la rilevanza delle capacità delle singole imprese di “assorbire” tali esternalità e di stabilire collegamenti con altre imprese e istituzioni grazie a contiguità e a investimenti specifici. In altri termini, le imprese aumentano la propria capacità tecnologica non solo con investimenti in ricerca e sviluppo e processi di apprendimento interni ma anche perseguendo processi sistematici di acquisizione di conoscenze esterne, passando via via a forme di apprendimento sempre più “costose” e complesse quali i fenomeni imitativi, le interazioni fra produttori e utilizzatori nonché le interazioni con il sistema scientifico. Questa complessità del processo di creazione, utilizzazione e diffusione di nuove tecnologie e innovazioni, e la ricordata molteplicità di elementi che ne determinano il successo e l’efficacia, spiegano l’importanza delle asimmetrie esistenti fra le varie fasce dimensionali di imprese in termini di intensità di investimenti in ricerca e sviluppo e di rendimento degli investimenti stessi. Ne consegue anche l’importanza di politiche volte ad aumentare questi fenomeni di esternalità positive attraverso politiche pubbliche volte a sostenere le autonome strategie delle imprese, tenendo
  • 9. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 9 conto del fatto che l’ambito territoriale all’interno del quale le imprese tendono a interagire fra di loro risulti generalmente abbastanza circoscritto, soprattutto nel caso delle piccole e medie imprese. Vi è, poi, anche in molti Paesi avanzati, il problema del ritardo culturale che attraversa in vario grado tutti i settori, dal ceto politico a quello imprenditoriale ed ai gruppi professionali. È un ritardo che fa assumere le iniziative sul piano tecnologico ed innovativo o in malo modo o facendo primi investimenti, talora anche non irrilevanti, e poi abbandonando l’impresa. Va tenuto ben presente che informatica e telecomunicazioni cominciano ad essere e saranno sempre più in futuro il lievito delle società e delle economie: ogni ritardo, ogni arretratezza su questi aspetti avranno effetti devastanti sui ritardatari. In effetti, proprio per le caratteristiche trasversali delle attività informatiche e di telecomunicazione, sempre più fuse in una nuova industria/servizio, eventuali ritardi si trasmetteranno a tutte le altre attività, produttive, culturali, di impiego del tempo libero, sociali. I Governi, dunque, dovrebbero perseguire politiche economiche ed amministrative capaci di promuovere in ogni modo le nuove tecnologie e lo sviluppo delle applicazioni innovative. Se la costruzione delle autostrade informatiche è compito del settore privato e non dei Governi, questi ultimi, tuttavia, dovrebbero sollecitare le amministrazioni pubbliche, in quanto fornitrici di servizi, a sviluppare applicazioni innovative, con il duplice obiettivo di creare nuova domanda ed al tempo stesso di risparmiare costi ed aumentare la efficienza. In effetti, anche senza
  • 10. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 10 investire particolari risorse, le amministrazioni possono svolgere un ruolo molto positivo per il cambiamento. Inoltre nel grande processo mondiale di riorganizzazione delle telecomunicazioni, dove un’azione attesa e di notevole importanza è costituita dalla spinta liberalizzante da imprimere, le direttrici principali sono: l’internazionalizzazione e la caduta delle barriere tecnologiche con la distribuzione di servizi dotati di contenuto (televisivi in primo luogo). Entrambi gli sviluppi sembrano favorire le società americane che, sul piano strategico, appaiono le più avanzate nell’affrontare il nuovo contesto di competizione. L’internazionalizzazione, trainata da una domanda delle imprese e delle organizzazioni sempre più orientata su scala mondiale (GLOBALIZZAZIONE dell’economia), spinge tutti gli operatori di telecomunicazioni, che nella massima parte per storia e radici avevano fino ad ieri soprattutto orizzonti nazionali, a proiettarsi verso l’estero aggiornando strategie, stringendo accordi, facendo acquisizioni. Su questa via i grandi operatori americani, in particolare quelli della long distance, sembrano essersi mossi in anticipo. Tuttavia va considerato che, in generale, l’economia mondiale sperimenta oggi la contrapposizione tra due palesi tendenze. Da un lato, quella verso la crescente globalizzazione dei mercati dei beni e dei capitali.
  • 11. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 11 Dall’altro, quella verso crescenti nazionalismi politici. Il primo fenomeno appare ormai inevitabile, considerato l’alto grado di interdipendenza che si è instaurato tra le economie reali e finanziarie dei vari Paesi: non è solo che a produrre una scatola di sardine concorrono imprese (armatoriali, olearie, trasformatrici, di imballaggio, ecc.) di una dozzina di Paesi; è anche che molte operazioni finanziarie sono organizzate con joint ventures complesse cui concorrono istituti finanziari e banche di più Paesi. Il secondo fenomeno, che consiste nell’aspirazione a politiche economiche di marca nazionale, è a sua volta in rafforzamento. Le collettività dei vari Paesi mostrano insofferenza all’idea che i propri destini economici siano decisi da forze esterne al controllo nazionale, da burocrazie comunitarie che operano lontano dai cittadini, da Trattati che suscitano dissensi diffusi o approvazioni stentate. La contrapposizione tra globalizzazione e politiche nazionali, intanto, esercita i suoi effetti sia sul mercato dei capitali che su quello dei beni. La seconda tendenza al riassestamento del mercato delle telecomunicazioni, poi, è forse ancora più rilevante, almeno in proiezione futura. La rivoluzione digitale, che non distingue più fra segnali telefonici, televisivi e di trasmissione dati e consente di trasportarli sulla stessa rete, modifica in prospettiva l’economia delle telecomunicazioni. La capacità di trasmissione aumenta in misura considerevole e di conseguenza tende a ridurre il suo prezzo; i margini più elevati si collocano allora o in servizi di trasmissione più ricchi e innovativi o in servizi basati sul contenuto.
  • 12. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 12 Le reti a banda larga hanno la possibilità di decollare solo se vi sarà un’offerta ampia ed attraente di servizi dotati di contenuto. Ne sono una conferma le alleanze fra specialisti della trasmissione più ricchi e innovativi o in servizi basati sul contenuto. Ma sia l’internazionalizzazione sia il processo di integrazione fra Tlc, media ed informatica richiedono, come requisito preliminare e indispensabile, che la riorganizzazione dei settori e dei mercati non incontri barriere geografiche, non sia confinata in ambiti regionali. A tale scopo occorre che i costi di trasmissione non contengano pedaggi locali, aggravi di costo (più o meno mascherati) per i servizi più innovativi, mercati chiusi o fortemente vincolati. Per gli operatori delle telecomunicazioni meno attrezzati al nuovo ambiente competitivo una strategia efficace (e comoda) può essere quella di tenere elevati comunque i prezzi della capacità di trasmissione e di lucrare cosi sulla crescente domanda di servizi. La conservazione di mercati chiusi agli operatori stranieri tutela e anzi accentua tali strategie regressive. Gli USA hanno proposto una “Authority” mondiale per le telecomunicazioni, indipendente e che garantisca regole trasparenti per le tariffe internazionali e definisca sistemi di salvaguardia della concorrenza. Un’altra considerazione importante di ordine generale, infine, è che il settore delle tecnologie dell’informazione varia in modo talmente rapido per cui se un Paese vuole avere adeguata capacità di reazione deve necessariamente interpretare le cose quando ancora i segnali disponibili sono deboli, stanno appena emergendo dal
  • 13. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 13 rumore e ciò si può fare soltanto se si è partecipi della emissione dei segnali stessi o, almeno, si è molto vicini alle sorgenti. Non bastano sondaggi e osservatori bisogna essere presenti nei vari organismi internazionali che producono i nuovi standard comunicativi in modo attivo e immaginare le conseguenze per il Paese e le poche industrie rimaste a operarvi. Sapere che il futuro è nella multimedialità, parola che dice tutto e niente, serve solo per capire che l’orizzonte delle competenze necessarie è vasto più che mai e che, da un numero enorme di applicazioni potenziali, emergeranno progressivamente le modalità vincenti. Inoltre, più le telecomunicazioni si liberalizzano e più diventa essenziale il ruolo della standardizzazione che, sola, consente che poi il cliente non sia schiavo del primo venditore a cui si è rivolto o che, dopo la Babele biblica, ne segua una seconda tecnologica. Le vecchie telecomunicazioni risolvevano questi problemi attraverso la dominazione dei gestori nazionali. Oggi questo ruolo è passato nelle mani degli organismi che svolgono l’attività di standardizzazione che sta diventando anch’essa oggetto di ricerca. L’Europa affronta la sfida delle telecomunicazioni da una posizione di relativo ritardo e deve operare prontamente sia sul piano delle infrastrutture che su quello delle decisioni politiche per non lasciarsi ancora una volta distaccare dai più rapidi ed intraprendenti decisori americani. La valutazione dovrebbe essere articolata Paese per Paese ma, semplificando e generalizzando, si possono identificare almeno cinque aspetti sotto i quali l’Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti.
  • 14. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 14 Il primo aspetto è che in Europa il livello di diffusione delle nuove tecnologie della informazione e telecomunicazione è nettamente inferiore a quello degli Usa, come testimoniano vari indicatori statistici. La posizione europea è anche indebolita dalla persistenza, in molti Paesi, di situazioni monopolistiche nelle telecomunicazioni che rendono più elevati i costi dei servizi di telecomunicazione e frenano l’introduzione di applicazioni innovative. Il secondo aspetto è che i Paesi europei non sono sufficientemente orientati all’innovazione e focalizzati sulle tecnologie avanzate. Ciò è vero sia in termini di utilizzo dei nuovi strumenti di informazione e comunicazione nelle imprese e nelle amministrazioni, sia in termini di posizionamento generale del sistema economico- produttivo. In Europa la quota dei prodotti high-tech sul totale delle esportazioni e sul totale del valore aggiunto manifatturiero è più bassa che negli Usa e in Giappone. Il terzo aspetto è che, in generale, l’Europa è meno consapevole degli Usa delle sfide e delle opportunità proposte dalla rivoluzione digitale e multimediale. Se non vi è piena coscienza di come si modifica lo scenario diventa più difficile dare una risposta positiva alla sfida del cambiamento. Una maggior consapevolezza del nuovo scenario dovrebbe spingere i governi europei a svolgere un ruolo più attivo nella transizione dalla società industriale alla società dell’informazione. Il quarto aspetto è che l’Europa è ancora invischiata in atteggiamenti dirigistici e in tentativi di definizioni dettagliate, mentre è chiaro che, nella rapida evoluzione del
  • 15. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 15 settore, ogni tipo di dirigismo comunitario o nazionale non paga. Quello che la Commissione europea o i Governi possono offrire è un contesto coerente di poche norme generali, capace di favorire lo sviluppo di un mercato con un gran numero di operatori differenziati, così che sia sostanzialmente garantita la democrazia per chi opera e per chi usufruisce, sempre più interattivamente, dei prodotti multimediali. Sono le imprese, e quindi il settore privato, che debbono essere i protagonisti principali della realizzazione delle “autostrade” come dello sviluppo della multimedialità, ma il sistema pubblico, gli Stati, hanno un ruolo essenziale da giocare proprio nella definizione delle regole che liberalizzano il mercato garantendone un funzionamento corretto, ispirato alla salvaguardia della decorrenza e dei principi fondamentali della società democratica. Il quinto aspetto è che in Europa il ciclo degli investimenti in macchinari e impianti è in grave ritardo rispetto al ciclo americano. Negli Usa, tra il 1991 e 1994, il volume di questi investimenti è aumentato quasi del 50%; nell’Unione Europea è calato del 10%. Inoltre, quasi la metà degli investimenti americani (a prezzi costanti del 1987) ha per oggetto prodotti delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione mentre in Europa questa quota oscilla tra il 20% e il 30% a seconda dei Paesi. Per conseguenza, lo stock di capitale europeo sta divenendo quantitativamente inadeguato e obsoleto. Se è vero che la diffusione delle nuove tecnologie informatiche impone una svolta decisiva nel modello di vita economica e sociale allora il ritardo nel ciclo degli investimenti è particolarmente grave. Sui mercati internazionali il sistema
  • 16. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 16 economico europeo si trova sempre più schiacciato tra due forze. Da un lato gli Stati Uniti, resi competitivi non solo dalla debolezza del dollaro ma dalla maggiore efficienza acquisita attraverso lo sviluppo di reti telematiche, la re- ingegnerizzazione e la informatizzazione delle imprese e delle amministrazioni, lo sviluppo di nuovi servizi e nuovi prodotti che creano mercati di grandi dimensioni. Dall’altro lato, il Sud-Est asiatico e tanti Paesi Emergenti che a gran velocità si stanno avvicinando al tenore di vita, ai livelli tecnologici e alla qualità produttiva dei Paesi Europei, ma con costi molto più bassi e, quindi, con una ben maggiore competitività delle produzioni industriali. Lo spostamento verso un nuovo modello di società e di economia rappresenta per l’Europa l’unica via per non rimanere schiacciata dalla competizione dell’Est e dell’Ovest. Ma questo spostamento presuppone una forte propensione ad accettare la sfida del cambiamento e un robusto cielo di nuovi investimenti. Come fare? E’ da ritenere che a questo riguardo si debba fare chiarezza su alcuni orientamenti di tipo generale. Le autostrade informatiche non sono un sistema infrastrutturale simile a quello delle ferrovie, delle strade o dell’energia. Queste sono reti fisiche, mentre le information highways sono in gran parte reti immateriali o virtuali, largamente basate sul software. Reti, inoltre, dove il confine tra la parte infrastrutturale e la parte applicativa (cioè, il servizio fornito) non sempre è identificabile con certezza. In Italia, poi, serve in tempi brevi un vero e proprio progetto-Paese per le telecomunicazioni che abbia quali coordinate essenziali la creazione e il
  • 17. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 17 finanziamento delle infrastrutture destinate a diffondere informazioni e un’azione straordinaria di formazione del personale, sia delle imprese che dello Stato, partendo dalla scuola, per essere competitivi a fronte delle discontinuità introdotte dalle tecnologie numeriche. Nel settore televisivo, inoltre, c’è il problema del reperimento delle risorse per le infrastrutture, per la formazione, per i nuovi servizi interattivi e di quali imprese li effettueranno. Le risorse provenienti dagli investimenti in comunicazioni delle aziende di largo consumo non cresceranno più di tanto nel prossimo decennio anche per la feroce competizione apertasi nella grande distribuzione con il proliferare delle marche private. Altre risorse possono arrivare ai nuovi servizi da settori finora o ai margini della comunicazione pubblicitaria, come i servizi, o ad essa del tutto estranei, come i consumi scolastici e quelli sanitari che nei prossimi dieci anni dovranno finanziare soprattutto TV tematiche e stampa. Per quanto concerne, poi, la formazione, le imprese, a cominciare da quelle piccole e medie, hanno urgente bisogno di capacità manageriali per operare nei sistemi a rete e per dialogare con i sistemi multimediali. E c’è, poi, un’altra emergenza, spesso sottovalutata: la carente produzione nazionale di contenuti da trasmettere nelle reti distributive che avranno sempre maggiori capacità di trasportare canali tv, testi scritti, dati, musica e immagini fisse.
  • 18. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 18 Le aziende italiane, da parte loro, vanno avanti ognuna per conto proprio senza un quadro di certezze che ne aiuti la convergenza e ne indirizzi gli investimenti. Si è tutti occupati a capire chi dovrà costruire le autostrade, quali dovranno essere i pedaggi, quale il tipo di asfalto, senza che nessuno, in Italia, stia riflettendo su quali saranno i veicoli che le attraverseranno e i soggetti che li guideranno. Per i progetti delle città digitali, inoltre, potrebbe essere privilegiato l’intervento locale (amministrazioni, aziende, associazioni, individui operanti nelle città) come suggerito dall’Unione Europea (rapporto Bangemann). Nella futura società dell’informazione, infatti, le reti di diffusione via cavo diventeranno un patrimonio fondamentale delle comunità locali e vanno viste con la stessa ottica delle reti di trasporto urbano. Vanno, quindi, incoraggiate iniziative per la costituzione di consorzi per la città digitale da convertire poi in società i cui azionisti devono essere amministrazioni o enti locali che rappresentano i cittadini. Vi è, ancora, il problema della ricerca nel settore strategico delle TLC e dell’informatica: è, infatti, poco credibile una competizione internazionale se le risorse per la ricerca e l’innovazione sono in mano a pochi grandi gruppi internazionali nei quali il nostro Paese sta via via perdendo peso. È necessario che i gruppi di ricerca siano appoggiati a livello internazionale, siano indirizzati verso le applicazioni più interessanti, finalizzino gli studi partecipando al processo di standardizzazione, fruiscano di sufficienti fondi comunitari.
  • 19. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 19 Il problema della regolamentazione dei servizi di Tlc, inoltre, va affrontato da subito adeguatamente sia perché è oggettivamente molto complesso sia perché è carico di aspetti politici e persino emotivi. Non c’è alcun dubbio che si devono combattere dal nascere posizioni di monopolio e rompere quelle già consolidate e potenzialmente in grado di effettuare ulteriori espansioni. Il ruolo dell’Autorità è importante, ma essa deve aiutare il mercato e non interferire con esso. L’Autorità deve poter essere messa in condizione di lavorare al meglio e, dunque, vanno delimitati con intelligenza i suoi ruoli e poteri rispetto a quelli dell’Antitrust. Ad esempio, un’Autorità non potrebbe mai seriamente fissare tariffe di accesso alla rete se la rete fosse di proprietà di un monopolista. Il problema dell’Authority (a cui verrebbero delegate molte competenze attualmente del Ministero) e delle sue relazioni con il ministero delle Poste e con l’Antitrust (che rivendica tutte le competenze in materia di regolamentazione della concorrenza) non è ancora stato risolto ma ci siamo forse vicini. L’Authority dovrà garantire che le opportunità offerte dalle moderne tecnologie si traducano in realizzazioni concrete in uno scenario di pluralità di soggetti, in regime di leale concorrenza, nel rispetto dei diritti dei cittadini sia nel campo economico sia in quello delle idee e, auspicabilmente, in modo efficiente e adatto a massimizzare la produzione di posti di lavoro e il vantaggio economico per il Paese.
  • 20. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 20 Tuttavia, per quanto almeno appare dalla lettura della stampa e dalle dichiarazioni dei politici, non sembra chiaro a un osservatore esterno se si stia affrontando il nodo essenziale del problema. Non è possibile, infatti, delineare le caratteristiche di un organo così delicato senza affrontare di petto le peculiarità del settore. La nuova istituzione, inoltre, non deve essere né snella né pachidermica: come accade in altre nazioni, deve avere consistenza adeguata agli scopi e organizzazione interna adeguata per raggiungerli. Il problema non è, poi, se deve essere dentro o fuori dal ministero. Sarebbe totalmente insensato rinunciare alle persone valide, che non sono poche, rimaste ancora dentro questa istituzione. Ma, nello stesso tempo, il nuovo ente deve conservare ben poco del vecchio modo burocratico di procedere e, per esempio, non può essere costretto a rinunciare a seguire l’attività internazionale perché si trova senza mezzi per le missioni a metà dell’anno. Non può dipendere dagli umori del momento né attendere da altri la luce verde, quando si tratta di predisporre le risorse di banda o le normative necessarie per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, perché anzi deve essere in grado di anticipare le esigenze. Deve poter svolgere un lavoro e dei compiti che tengano allenato al massimo il cervello delle persone che impiega; deve essere principalmente luogo dove si trovano persone autorevoli nel campo e non solo esecutori di pratiche perfette sul piano formale. Come già detto, c’è fonte di ispirazione all’estero: ma, purtroppo, dovrebbero metterci anche qualcosa di nostro, di particolare. Altri Paesi non hanno il problema
  • 21. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 21 del rilancio dell’industria nazionale, che ovviamente va perseguito nel rispetto delle regole comunitarie, né la necessità di introdurre nuovi solidi attori, senza per questo danneggiare più del necessario la famiglia Stet-Telecom che è l’unica realtà di cui disponiamo ora a livello internazionale. E, infine, hanno politici che leggono i vari libri bianchi sull’importanza della ricerca per creare nuovi posti di lavoro non soltanto al momento delle campagne elettorali. Battere la disoccupazione, dare un futuro al lavoro e, più in generale, rafforzare la qualità della vita e le prospettive di sviluppo economico-sociale sono tuttora problemi rilevanti per i Paesi industrializzati e per l’Italia in particolare. Il potenziamento dell’infrastruttura in atto su base mondiale, con particolare riguardo - nei Paesi più avanzati - alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict), ai trasporti e all’energia, a sostegno di un ambito economico e sociale più vivibile e dinamico, è un indirizzo d’intervento (sostenuto dal piano Ue-Delors di fine ’93 per l’Europa) che appare avere contribuito sostanzialmente al rilancio dell’economia Usa. Seppur in modo molto differenziato, l’investimento in infrastruttura economia (acqua potabile, servizi di bonifica dei terreni e di smaltimento dei rifiuti inclusi) è risultato importante anche per la crescita dei Paesi meno avanzati, come segnala la Banca Mondiale (nel “Rapport sur le développement dans le monde ’94 - Une infrastructure pour le dévelopement”). In un’economia mondiale che nel ’94 cresce (per i Paesi G7 del 3%) registrando il più
  • 22. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 22 grande incremento degli scambi degli ultimi vent’anni, grazie anche al contributo delle esportazioni di Paesi in Via di Sviluppo (in cui il prodotto interno lordo è aumentato del 6% e vale il 40% del totale mondiale in termini di potere d’acquisto), il miglioramento del mercato del lavoro nei Paesi più avanzati è stato lieve, a eccezione degli Usa, dove il Pil è cresciuto del 4,1% e sono state create 2,7 milioni di “unità di lavoro” principalmente nei servizi, anche grazie a un forte recupero di competitività (portando la disoccupazione dal 7,4% nel ’92 al 5,4% nel dicembre del ’94), secondo dati della Banca d’Italia. In un’Europa che risulta ancora alle prese con costi derivanti da varie diseconomie istituzionali, allocative e di mercato, la crescita del 2,7% si è tradotta in un incremento occupazionale: la percentuale dei senza lavoro dell’11,5% di inizio ’94 (la più alta dal dopoguerra a oggi) è scesa solo all’11,1% nel dicembre ’94. L’Italia è cresciuta meno (il Pil è aumentato del 2,2%) nonostante “un eccezionale incremento della produttività” del settore manifatturiero e una netta crescita delle esportazioni. Con un’occupazione in contrazione, fra il ’93 e il ’94, complessivamente dell’1,6%, il Paese appare fornire un’ulteriore evidenza della rilevanza delle indicazioni del piano Delors per lo sviluppo. Infatti, accanto a una più favorevole dinamica occupazionale concentrata nel Nord, dove il tasso di disoccupazione è stato pari all’8%, nel Sud la disoccupazione ha toccato il 21% e la produttività è risultata mediamente inferiore del 20% rispetto alla media nazionale, fatto riconducibile “in misura non trascurabile”, secondo la Banca d’Italia, a diseconomie esterne all’impresa legate alla geografia, alla minor
  • 23. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 23 efficienza delle amministrazioni pubbliche e alla carenza di infrastruttura economica. Inoltre, la forte presenza dell’agricoltura, che assorbe il 13,6% degli occupati, il permanere di aree di emergenza economica e sociale evidenziano la necessità di avviare specifici processi di sviluppo. Se per la Banca Mondiale non vi è ancora consenso sulle precise interrelazioni esistenti fra crescita e investimenti in infrastruttura economica, è condiviso il giudizio che essi, se non sono condizione sufficiente, siano necessari per lo sviluppo e offrano un contributo sostanziale, in particolare all’abbattimento dei costi logistici e di produzione, che è spesso superiore a investimenti di altra natura. Un dato empirico che emerge dall’aggregato dei Paesi del Mondo, è che “capacità dell’infrastruttura e produzione economica si muovono di pari passo”: a un incremento dell’1% del capitale d’infrastruttura corrisponde un aumento dell’1% del Pil. Nei Paesi meno sviluppati risultano percentualmente più rilevanti gli interventi per la bonifica di terreni, l’acqua potabile o le ferrovie, mentre cresce fortemente, al crescere dello sviluppo economico, l’importanza relativa delle reti per l’energia, per i trasporti, per la comunicazione e l’informazione. Un dato non omogeneo, ma significativo, è offerto dalla sola spesa Edp Usa (software e servizi esclusi) che sarebbe stata dell’ordine del 3% del Pil nel ’94, un valore che si riduce alla metà per l’Italia (secondo stime Assinform/Nomos). In Italia, la spesa pubblica in Itc nel ’94 è stata pari a 3.200 miliardi di lire, risultando in contrazione rispetto al ’93 (-2,7% secondo Assinform/Nomos) e anche tenendo
  • 24. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 24 conto delle previsioni d’investimento (da finanziare) di cui agli “Indirizzi per l’attuazione del Piano triennale (’95-’97) per l’informatica nella Pa”, stimate dall’Autorità per l’informatica in 12.574 miliardi, permane il divario con i Paesi più avanzati. Per la crescita è, dunque, necessario fare conto sugli investimenti privati che, se sono risultati sostanzialmente stazionari nel ’94, appaiono in netto aumento nel ’95, con particolare riguardo all’Itc. Nella conferenza dei Paesi del G7 del febbraio del ’95 sulla “società” dell’informazione, è stato ancora una volta ricordato quanto le Itc delle realtà più avanzate, “comprimendo spazi, tempi, costi e sviluppando potenzialità” abbiamo un impatto sul modo di vivere delle persone e sull’azione sociale di tutte le forme di aggregazione umana: imprese, istituzioni dello Stato, famiglie, associazioni, comunità e gruppi più o meno formalizzati e possano cambiare il modo di vivere, di lavorare, di fare affari, di apprendere, studiare e di divertirsi (si pensi - per esempio - alle nuove possibilità d’interazione sociale indotte dalla diffusione della telefonia mobile). La maggiore centralità della persona, non solo in ambito lavorativo, ma in tutti i “luoghi” (a partire dall’abitazione) e in tutte le dimensioni relazionali della vita sociale suggerisce una revisione di molti dei paradigmi tradizionali della cultura industriale di derivazione “fordista”, funzionalista e incentrata sui tempi imposti da un modo di produzione ormai superato in Occidente.
  • 25. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 25 È importante anche notare che la potenziata infrastruttura mondiale appare sostenere un processo di ridimensionamento (irreversibile nei Paesi più Sviluppati) della grande impresa che non ne diminuisce la rilevanza nella crescente economia “globale”. Il nuovo ambiente operativo ha reso possibile la ristrutturazione delle grandi imprese (per esempio, secondo gli orientamenti del cosiddetto “reengineering”, della “lean” o della “learnig organization” per la realizzazione di economie di dimensione, di differenziazione e di apprendimento). Ha supportato incrementi di produttività, risparmi di lavoro vivo e acquisizione di lavoro in aree geografiche dove questo costa meno (fenomeno che appare destinato a rafforzarsi al crescere dell’ infrastruttura mondiale e dell’economia dei Paesi in Via di Sviluppo). Nei Paesi Ocse (secondo Industrial Policy ’94), tutto ciò si è tradotto in un declino occupazionale nel settore manifatturiero differenziato a seconda dei comparti industriali ma netto a partire dal ’90-’91. Il settore high-tech, anche per via dei grandi incrementi di produttività e degli “skill” necessari, sostiene l’occupazione ma non appare in grado di compensare il calo complessivo dell’occupazione nel manifatturiero. Inoltre, il supporto che le nuove tecnologie offrono all’innovazione di prodotto e di processo, appare vasto e promettente se si pensa che nei Paesi Ocse circa due terzi dei beni commercializzati sono stati prodotti e venduti su richiesta del committente e spesso consegnati con modalità di tipo “juste in time”, ormai diffuse in molti
  • 26. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 26 settori (secondo la Banca Mondiale). Si prefigura, dunque, la concreta possibilità di razionalizzare ulteriormente la “filiera” distributiva, integrando anche i sistemi di comunicazione e rafforzando la funzione di servizio del punto vendita (con “chioschi” multimediali e altro) risparmiando lavoro anche nel “terziario”: settore in cui l’occupazione è cresciuta di più. Con la disponibilità presso le famiglie di pc dotati di modem o di sistemi per la Tv interattiva, è possibile pensare di estendere ai prodotti di largo consumo modalità di acquisto da “catalogo” e pagamento analoghi a quelli correntemente in uso per i prodotti finanziari nelle borse valori telematiche. Intere industrie risultano interessate potenzialmente dal cambiamento (sebbene in misura diversa): dall’editoria ai “media”, alla finanza (con sistemi di pagamento digitali, servizi di “remote banking” ecc.) e all’intrattenimento. Offrire a un pubblico sempre più raggiungibile e “in linea” (anche grazie a “personal digital assistant”, a satelliti, alla telefonia mobile, al video telefono, alla teleconferenza, al “Video on Demand” VoD), servizi innovativi e altro ancora per il tempo libero e la salute appare, dunque, un promettente nuovo settore di attività, per cui non esistono, tuttavia, ancora dati certi sulle caratteristiche della domanda. Inoltre, sistemi informativi avanzati utilizzati nei Paesi più innovativi appaiono particolarmente adatti alla ricerca d’iniziative di sviluppo “su misura” a sostegno dei sistemi socio-economici locali. Infatti, una miglior funzionalità e interoperabilità dei sistemi informativi della Pubblica amministrazione centrale e degli Enti di governo locale può consentire a cittadini, comunità e alle imprese un
  • 27. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 27 contatto più diretto con l’amministrazione (per esempio, utilizzando posta e “bacheche” elettroniche). Si pongono, così, le basi per la ricerca di una superiore efficienza ed efficacia dei servizi e mediante i sistemi informativi territoriali si può raggiungere una superiore conoscenza sulla natura del territorio, sulle risorse e sulle entrate utili nel realizzare interventi di politica sociale e industriale che siano in sintonia con i vincoli di bilancio e con aspettative e bisogni delle comunità e dei gruppi interessati. L’economia della “informazione” appare, dunque, in fase di accelerazione: cresce la penetrazione delle Itc e la necessità di connettività in genere. Sostiene la tesi la ripresa degli investimenti in tc nel ’95 e l’andamento del comparto delle telecomunicazioni. Secondo dati Ocse di quest’anno, nel ’92 le prime 25 società telefoniche pubbliche sono risultate più profittevoli delle più grandi cento banche mondiali, realizzando un fatturato di 385 miliardi di dollari (circa 635mila miliardi di lire) e utili netti per 39, con 409 milioni di linee “principali” (47,5 linee per cento abitanti nell’Ocse, 41 in Italia, a cui si aggiungono milioni di utenti di telefonia mobile). In un decennio, il numero di linee telefoniche “principali” (“mainlines”, che connettono un utente a un “local exchange” e, attraverso questo, alla rete pubblica), è passato da 15 a 27,7 (e da 16,9 a 23,9 per l’Italia) ogni cento dipendenti nel ’92 e le linee completamente digitalizzate sono passate dal 39% del 1990 al 57% del ’92 nell’Ocse e dal 33% al 48% per l’Italia.
  • 28. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 28 Dove il mercato è stato liberalizzato, le tariffe sono risultate più contenute e correlate alla struttura dei costi e la penetrazione dei servizi è aumentata; ciò pone le premesse per la liberalizzazione del mercato mondiale e per un ulteriore sviluppo del settore. Non stupisce che gli investimenti nell’Ocse in telecomunicazioni siano ingenti come anche il massiccio piano d’interventi annunciato da Telecom nel ’95 (dopo un periodo di flessione degli investimenti). Anche se, avverte l’Ocse, gli investimenti realizzati dai privati (“demand-led” come i fax) sono risultati generalmente più efficienti di quelli dell’offerta (“supply-driven”). Questo comparto, tuttavia, ha dato un contributo negativo ai livelli occupazionali che, nel mondo, sono passati dai 2.645 milioni di addetti nel 1982 ai 2.426 milioni del ’92, portando i ricavi per addetto da una media Ocse di 41.600 dollari a 147.700 (da circa 68 a quasi 244 milioni di lire), aumentando anche il numero delle linee per dipendente e i salari medi. Appare fondata la tesi avanzata da diversi economisti per cui l’attuale fase economica segnerebbe la fine di un’epoca di sviluppo industriale incentrata su incrementi di produzione e produttività del settore manifatturiero in grado di tradursi in incrementi reddituali e occupazionali di massa. In Occidente, appare esaurita la capacità di produrre occupazione da parte di una metodologia di produzione che ha avuto il grande merito di saper valorizzare con la tecnologia, attraverso la standardizzazione di capacità, di funzioni, ma anche di comportamenti di consumo, masse di lavoratori poco qualificati. In un’economia della conoscenza,
  • 29. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 29 in cui la tecnologia è crescentemente standardizzata (per consentirne una più veloce diffusione) a supporto della persona, si pone, invece, il problema dello sviluppo di competenze e capacità di produttori, consumatori e di tutto ciò che può sostenere e incoraggiare la nascita di nuovi bisogni e l’innovazione di prodotti e servizi per migliorare la qualità della vita. Le Itc, per esempio, con lo sviluppo di tecnologie (a “oggetti”) per l’interscambio di informazioni eterogenee o consentendo (con Internet) a una vasta popolazione mondiale di comunicare in modo nuovo, appaiono in grado di supportare la formazione di nuovi business e nuovi mercati. Inoltre, l’utilizzo di standard di comunicazione costituisce uno strumento potente per la creazione, la finalizzazione della conoscenza e la valorizzazione di importanti risorse del Paese (si pensi al patrimonio dei beni culturali). Servizi avanzati di rete (come Isdn) che possono migliorare la comunicazione fra persone operanti per esempio in località e organizzazioni diverse (abbattendo costi con fax “di gruppo” o sistemi di teleconferenza), consentono modalità di lavoro innovative e costituiscono un esempio di interrelazione virtuosa fra piccola e grande impresa. Le caratteristiche di standardizzabilità dei prodotti/servizi offerti da fornitori di telecomunicazioni facilitano questo diretto rapporto ma le accresciute possibilità di interrelazione suggeriscono che ciò possa estendersi e tradursi in una maggior interconnessione di tutto il tessuto economico, nonché in minori costi e maggiori capacità di finalizzare risorse e competenze per la
  • 30. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 30 produzione di servizi e prodotti, per arricchire di personalizzazioni e di varietà l’economia delle quantità. Queste “federazioni” di imprese (nate dal riassetto di grandi o dall’aggregazione di piccole) che si misurano sui mercati globali grazie alla flessibilità organizzativa e a superiori capacità di interrelazione con le specificità “locali”, in seguito a un mutato bilanciamento fra diseconomie interne ed esterne, appaiono strutture in grado di potenziare le interrelazioni fra grandi multinazionali, network internazionale della ricerca scientifica e tecnologica e piccole imprese. Per l’Italia vi sono dati che documentano un processo di aggregazione di piccole imprese in gruppi interaziendali, anche per superare alcuni limiti della piccola dimensione. L’indagine pubblicata nel ’95 (su dati ’94) relativa a 600 piccole e medie imprese industriali dal Mediocredito centrale (che nel rapporto di ricerca del ’94, tra l’altro sottolineava come la tecnologia avesse avuto un ruolo “non fondamentale nello sviluppo economico italiano”), mostra come il 37,4% delle imprese appartenga a un gruppo, valore che sale al 70,4% per le medie imprese (da 251 a 400 addetti). Si tratta di aggregazioni recenti (che hanno non più di dieci anni nel 75,5% dei casi). Il rapporto rileva l’insufficienza e la scarsa connettività, anche a livello europeo, dei diversi sistemi e delle istituzioni che presiedono all’innovazione tecnologica. Ciò ostacola la diffusione tecnologica, la piena capitalizzazione delle esperienze, il coordinamento delle iniziative e un efficiente impiego delle risorse.
  • 31. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 31 Se, come suggerisce Delors e come l’Italia dei distretti industriali (dove secondo il Censis, l’occupazione sarebbe salita del 2,1% nel ’94) sembra confermare, per battere la disoccupazione occorrono più imprenditori, più creatività, più studio, più lavoro e iniziativa che in passato, per produrre valore economico è centrale allora sostenere le piccole e medie imprese che in Europa, nel ’93, erano 14,6 milioni e occupavano 62 milioni di addetti, secondo stime dell’Istituto Tagliacarne e più di 11 milioni in Italia nel ’91 con il 77% dell’occupazione nelle imprese, secondo l’Istat. Manca, allora, un network di agenzie locali e centrali, pubbliche e private, in grado di elaborare strategie di intervento e avviare iniziative differenziate di infrastrutturazione economica, tenendo debitamente conto di bisogni, culture e specificità locali (come, per esempio, la presenza o meno di un senso civico diffuso, di risparmio o d’imprenditorialità) e che siano in grado, se del caso, di fronteggiare la disoccupazione anche con iniziative di solidarietà sociale che risultino compatibili con le risorse locali e con i vincoli di bilancio del Paese. Non a caso, le politiche industriali di sostegno alla crescita in tutti i Paesi Ocse appaiono focalizzate su base regionale e locale per fare leva sul patrimonio culturale delle popolazioni, sull’intuito e sulla creatività imprenditoriale “per vivere meglio”, un principio-guida che è anche il titolo di una raccolta di scritti (un pò datati - risalgono agli anni ’45-’49 - pubblicata da Boringhieri nel ’94) di Massimo Olivetti, fratello di Adriano: in essi appare davvero attuale l’impegno
  • 32. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 32 nella ricerca di un rapporto virtuoso fra sviluppo economico e benessere della persona. Altro aspetto da considerare è che i servizi pubblici hanno, nel complesso, ampie sacche di disoccupazione nascosta, ovvero di occupati il cui lavoro non è - almeno tendenzialmente - più necessario per l’avanzare della tecnologia, per il cambiamento nei modelli organizzativi o per il mutamento della domanda di mercato. Queste eccedenze di personale sono tollerabili sempre più a fatica, dalle aziende e dalla collettività: questo è ovvio per i servizi che si confrontano con un mercato ormai concorrenziale che è pronto a ridurre a mal partito chi si trovi a operare gravato da costi superiori a quelli dei concorrenti. L’intollerabilità di queste eccedenze può risultare meno ovvia nelle aziende che godono ancora di condizioni di monopolio naturale: anche un tranquillo acquedotto comunale, se ha personale in eccesso, impone però ai cittadini (direttamente attraverso le tariffe o indirettamente attraverso il bilancio pubblico) costi ingiustificati; il trend verso una maggiore localizzazione della finanza pubblica non mancherà di rendere palese ai cittadini-contribuenti questa elementare verità. L’aggiustamento occupazionale nei servizi pubblici è evidentemente un problema di molti Paesi. In particolare, in Europa, ad esso sono state date risposte diverse, comprese tra le rapide e massicce riduzioni di personale in Gran Bretagna e la sostanziale paralisi che sembra aver colto la Francia (France Telecom ad esempio
  • 33. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 33 ha cambiato tre presidenti in due settimane per l’indecisione su come procedere su questo delicato capitolo). In Italia, la soluzione a questo problema è stata finora principalmente basata sul ricorso ai pre-pensionamenti con un costo estremamente elevato per la collettività. Da un punto di vista “filosofico” i pre-pensionamenti sono figli di una particolare visione del rapporto di lavoro e di uno stato non eccessiva responsabilità in ordine alla spesa pubblica. La visione cui ci si riferisce riconosce come lavoro solo un “posto” di lavoro determinato, a tempo pieno, all’interno di una data impresa: in questa ottica, se viene a mancare quel posto viene a mancare il lavoro tout court e occorre, quindi, partire in cerca di ammortizzatori sociali. In anni di finanza pubblica allegra è relativamente facile trovare risorse per questi ammortizzatori specie per dipendenti di aziende pubbliche che gestiscono servizi a rete e che hanno quindi un elevato potere contrattuale nei confronti della collettività e dunque delle aziende da cui essi dipendono. I tempi sono però ormai cambiati sul piano della finanza pubblica che comunque non riuscirebbe a disporre delle risorse necessarie per coprire con ammortizzatori così costosi i riflessi occupazionali di un ampio processo di recupero di efficienza nei servizi che si protrarrà per diversi anni. È, quindi, necessario cercare soluzioni nuove nella gestione delle eccedenze con un accordo la cui importanza derivi da almeno tre caratteristiche principali: dal fatto che l’accordo non richiede alcun intervento alla finanza pubblica; dall’esteso
  • 34. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 34 ricorso alla flessibilizzazione del rapporto di lavoro (all’interno e all’esterno dell’azienda) su cui esso si basa; dal ricorso su ampia scala alle moderne tecnologie dell’informazione per svincolare la prestazione del lavoro da quella “unità di spazio e di tempo” che storicamente l’ha contraddistinta. La scelta di non ricorrere a risorse pubbliche è di ovvia importanza ma anche le due altre caratteristiche dell’accordo sono innovative e di grande rilievo. Un tale accordo segna, infatti, un cambiamento “filosofico” di rilievo, che valorizza la disponibilità dei lavoratori dipendenti a passare a forme assai diversificate di rapporto di lavoro (part-time orizzontale, part-time verticale, attività temporanee) evidenziata da varie indagini ma che trova scarsa possibilità di esprimersi. In secondo luogo esso utilizza pienamente le nuove possibilità offerte dalla tecnologia di superare le distanze portando il lavoro al lavoratore e non più viceversa. In terzo luogo esso realizza un sensibile outplacement nelle strutture a valle della azienda che ne commercializzano i prodotti, contribuendo quindi allo sviluppo di nuove opportunità di lavoro non solo per i dipendenti coinvolti. A mano a mano che un accordo di questo tipo si sviluppa, l’impresa diventerà diversa dall’attuale, e, sulla base di modelli organizzativi in evoluzione, utilizzerà in modo assai diversificato il “capitale umano” accumulato dai dipendenti nel corso della loro vita lavorativa, senza disperderlo con pre-pensionamenti: con
  • 35. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 35 meno “posti” di lavoro ci sarà insomma ancora lavoro, più flessibile e più diffuso territorialmente. Questo accordo non può essere certamente trasposto meccanicamente a tutt’altre situazioni; esso apre però strade nuove che potranno essere percorse anche da molti gestori a livello nazionale e locale. Più in generale, esso consentirà a tutto il Paese di accumulare esperienze preziose sulle nuove forme di attività lavorativa che potranno svilupparsi nella società dell’Informazione. Emerge, però, un altro problema di ordine generale: imprese che affidano l’espletamento di lavoro ad impiegati residenti in Paesi in Via di Sviluppo che lavorano sui loro terminali in tempo reale con paghe da Terzo Mondo e produttività da Manhattan. Passando a considerare il piano delle vere e proprie azioni politiche è opportuno evidenziare che la velocità con cui si stanno concretizzando, non solo a livello internazionale ma anche in Europa, le infrastrutture e le applicazioni delle autostrade dell’informazione induce a far ritenere ormai lontane le riserve che ci accompagnavano invece solamente poco più di un paio di anni fa. Il lancio del progetto della National information infrastructure negli Stati Uniti nel 1992, il progetto Advanced information infrastructure in Giappone nel 1993, il libro bianco di Delors del 1993 e il rapporto Bangemann del 1994 in Europa, la conferenza del G7 sulla Società dell’Informazione del febbraio 1995, costituiscono tutte iniziative che hanno indirizzato verso le autostrade dell’informazione le
  • 36. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 36 attenzioni dei media e dei governi e le iniziative concrete degli operatori, facendo intravedere la possibilità del nuovo ciclo di sviluppo capace di offrire servizi ai cittadini competitività alle imprese e un gran numero di nuovi posti di lavoro. Ma ancora maggiore effetto ha avuto la constatazione dello sviluppo esponenziale della rete Internet e delle innumerevoli applicazioni, di crescente interesse anche commerciale, che su di essa sono concretamente visibili, con un fatturato previsto al 1997 in oltre quattro miliardi di dollari. Come conseguenza, mentre solo poco più di un anno fa si riteneva che ci sarebbero voluti vent’anni per dispiegare gli investimenti necessari per cablare a larga banda le principali nazioni, oggi si stima invece che le principali aree urbane saranno interamente ricablate entro 2-5 anni. Limitandoci a considerare i più recenti significativi sviluppi di azioni politiche a livello mondiale, va ricordato che i ministri del G7 nel citato vertice celebratosi a Bruxelles nel febbraio 1995 si sono proposti di imprimere un reale cambiamento nel futuro di tutte le nostre società imponendo i principi-base per la costruzione delle autostrade dell’informazione senza ostacolare ma, anzi, assecondando i giganti dell’economia informatica ed affermando che la liberalizzazione di servizi, infrastrutture, appalti, investimenti è un elemento essenziale e che solo se l’accesso al mercato e le condizioni di concorrenza saranno reali, eque e stabili, gli investimenti privati mobiliteranno i capitali55. Il vertice, inoltre, ha lanciato undici progetti di altissima tecnologia informatica che costituiranno la realizzazione di un primo pezzo della società del terzo millennio. E
  • 37. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 37 l’Italia è capofila di due di quei progetti: quello multimediale su musei e gallerie che dovrà rendere accessibili tutte le opere d’arte del mondo simultaneamente al pubblico di tutti i Paesi del Globo (partner fondamentale è la RAI) e quello di telemedicina, settore patologie cardiovascolari, di cui coordinatrice sarà l’Università Cattolica di Roma. Nel successivo vertice dei G7 del maggio 1995 ad Halifax (Scozia) sono state riprese le fila del summit di Bruxelles riaffermando il ruolo strategico dei progetti pilota approvati per le autostrade informatiche, dei quali è stata verificata la situazione di avanzamento, e sono state fatte proprie le conclusioni di quel summit ministeriale sulla società dell’informazione. Sono state discusse, inoltre, le proposte contenute nel documento “Costruire la società globale dell’informazione: un appello all’azione dei governi” che sintetizza per la prima volta posizioni comuni ad industriali e manager delle telecomunicazioni su temi di rilevanza strategica (approvato il 18 maggio 1995 a Washington dai rappresentanti delle industrie del settore di quarantacinque Paesi) per trovare indicazioni operative per l’attività dei singoli Governi. Le raccomandazioni contenute nel documento, firmato dai rappresentanti di AT&T, Apple, Bbe, Bel Canada International, Bertelsmann, British Telecom, Canal Plus, Dimler Benz, Deutsche Telekom, Ericsson, France Telecom, Iel, Le Groupe Videtron, Matra Hachette, Mitsubishi Electrie, Nacsis, Nec, Nippon Steel, Nokia, Ntt, Nynex, Olivetti, Pearson, Philips, Pirelli., Rai, Sega, Siemens, Silicon
  • 38. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 38 Graphics, Société Génerale de Belgique, Stet, Teleglobe, Telefonica, Texas Instruments, The Walt Disney Company, Time Warner, Tokio Marine, ma aperto a tutti i business leader appartenenti o meno ai Paesi del G-7 che condividano i principi suesposti e che siano pronti ad agire secondo le loro indicazioni, riguardano la completa liberalizzazione di infrastrutture e servizi di telecomunicazioni entro il 1° gennaio 1998, eque opportunità di accesso e di investimento, Authority indipendenti per le telecomunicazioni, calendarizzazione del passaggio dal regime di monopolio a quello di concorrenza, soluzione del problema del servizio universale. In particolare, il documento si conclude con la “Dichiarazione per la Società Globale dell’Informazione” in cui gli imprenditori ed i manager esprimono le convinzioni che la Società Globale dell’Informazione permetterà la creazione di nuovi posti di lavoro e migliorerà la qualità della vita delle persone in tutto il mondo e, inoltre, che la sua costruzione richiederà il massimo impegno e cooperazione dei Governi e del settore produttivo. Essi, ancora, esprimono la volontà di promuovere la Società Globale dell’Informazione, condividendo i seguenti principi stabiliti nella conferenza ministeriale del G-7 Bruxelles: - “Promuovere una concorrenza attiva; - Incoraggiare gli investimenti privati; - Definire un regime normativo flessibile; - Fornire libero accesso alle reti;
  • 39. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 39 - Assicurare fornitura e accesso universali ai servizi; - Promuovere uguali opportunità per i cittadini; - Promuovere la diversità dei contenuti mediali, inclusa la diversità culturale e linguistica; - Riconoscere la necessità di cooperazione a livello mondiale con un’attenzione particolare ai Paesi meno sviluppati. Attraverso: - la promozione dell’interconnettività e dell’interoperabilità; - lo sviluppo di mercati globali per le reti, i servizi e le applicazioni; - la garanzia di riservatezza e sicurezza dei dati; - a protezione dei diritti di proprietà intellettuale; - la cooperazione nella R&S e nello sviluppo di nuove applicazioni; - il controllo delle implicazioni, della società dell’informazione a livello sociale e di società nel suo complesso”. Si impegnano ad agire secondo questi principi a livello nazionale, regionale e globale con l’obiettivo primario di promuovere, proteggere ed accelerare lo sviluppo di un ambito effettivamente concorrenziale. Si dichiarano saldamente convinti che un senso di urgenza debba pervadere il processo di decisione a tutti i livelli. Per questa ragione chiedono azioni urgenti e condividono la volontà della Conferenza ministeriale del G-7 di facilitare le iniziative del settore produttivo nell’ambito di adeguate condizioni di regolamentazione, concorrenza e accesso ai mercati nonché appoggiano
  • 40. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 40 vigorosamente la conclusione della Conferenza ministeriale del G-7 che il settore produttivo dovrebbe diffondere la costruzione della Società Globale dell’informazione a patto che i Governi e le istituzioni internazionali lavorino insieme per creare adeguate condizioni di regolamentazione, concorrenza e accesso ai mercati e per stimolarne sviluppo. Infine offrono la loro collaborazione ai Governi e alle istituzioni internazionali per trasparente per definire un sistema di regolamentazione trasparente e prevedibile e per controllarne la realizzazione; dichiarano di considerare l’educazione e la formazione come un mezzo appropriato a promuovere per gli abitanti di tutte le nazioni eguali opportunità di partecipazione e giovamento dalla Società Globale dell’Informazione e per questo scopo si impegnano a lavorare insieme ed a cooperare con gli enti competenti per promuovere programmi specifici ed applicazioni sperimentali. A settembre scorso, poi, sono stati avviati anche i negoziati sul futuro del quadro competitivo a livello della WTO (World Trade Organisation) nel cui ambito sono individuabili due schieramenti di base: da una parte gli Stati Uniti che schiacciano il piede sull’acceleratore della deregulation, dall’altra l’Europa che, invece, tira la leva del freno, anche perché nella trattativa risulta appesantita dai Paesi più deboli e fa molta fatica a coagulare una posizione unitaria. Al suo interno troviamo, infatti, l’ultraliberista Gran Bretagna che spinge per la deregulation mentre alcuni Paesi hanno addirittura chiesto deroghe alla fine del monopolio sulla voce, previsto per il 31 dicembre ’97, cioè tra meno di due anni.
  • 41. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 41 In Italia il ministro delle Poste, Agostino Gambino, ha presentato un disegno di legge, recentemente varato dal Consiglio dei ministri, che anticipa al ’96 la liberalizzazione delle reti con l’esclusione della voce, destinata a rimanere in monopolio fino alla scadenza europea del primo gennaio ’98. Più in particolare, gli Stati Uniti intendono costruire il trattato che regolerà il villaggio globale dell’informazione su quattro “condizioni inderogabili”: istituzione di una authority globale indipendente sulle telecomunicazioni; regole trasparenti sulla determinazione delle tariffe internazionali; definizione di sistemi di salvaguardia della competizione e di protezione dagli abusi dei grandi operatori telefonici globali; rimozione dei limiti al controllo estero delle società di telecomunicazione. Tale proposta era contenuta nella bozza di Trattato messa a punto dall’Amministrazione Clinton. Ma al vertice mondiale delle TLC per i negoziati WTO, cui partecipano le rappresentanze di tutte le grandi aree del mondo, si è profilata subito una dura battaglia: gli americani hanno infatti già bocciato le proposte anticipate dal Giappone definendole, per bocca di alcuni alti funzionari della Casa Bianca, come “molto povere e in larga misura non accettabili” e hanno anche criticato i tentennamenti europei esprimendo “preoccupazione” per il ritardo con cui la Ue si sta preparando per il vertice.
  • 42. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 42 La bozza di trattato delle 15 Nazioni dell’Unione Europea, infatti, sarebbe dovuta essere pronta entro il primo agosto ma le divergenze hanno bloccato la definizione di una proposta comune. Gli Stati Uniti, dunque, temono che il loro impegno per un trattato globale delle TLC venga scambiato per un problema tutto americano. In effetti è necessario il supporto di tutte le Nazioni. In altre parole, secondo l’amministrazione Clinton ritardi e spinte protezioniste rischiano di trasformare in una giungla il mercato globale delle telecomunicazioni, in aperta violazione degli accordi già sottoscritti due anni fa. Secondo i trattati dell’Uruguay Round firmati nel 1993, dopo ben 7 anni di negoziato avviato sotto l’egida del Gatt, infatti, il patto mondiale sulle telecomunicazioni deve essere definito entro il 30 aprile del 1996. Dunque, le proposte cominciano ad arrivare ma le basi di una intesa appaiono ancora lontane. E ad allontanare un accordo, secondo Washington, è ancora una volta il protezionismo giapponese. La proposta presentata da Tokio non modifica le attuali restrizioni alla competizione estera sul mercato nipponico delle telecomunicazioni: come avviene oggi le società straniere non potranno possedere più del 30% di una compagnia telefonica locale o long distance e non più del 20% dei giganti nazionali, Nippon Telegraph & Telephone Corp e Kokusai Denshin Denwa.
  • 43. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 43 Secondo la proposta americana, invece, il mercato globale delle telecomunicazioni si creerà soltanto aprendo alla libera competizione tutti i mercati nazionali, un concetto che del resto si sta già affermando negli Stati Uniti con la legge di riforma delle telecomunicazioni approvata all’inizio di agosto scorso dalla Camera dei deputati. La salvaguardia della competizione e della libera concorrenza dovrà essere affidata a un’Authority indipendente e dotata di ampi poteri di intervento regolatorio e sanzionatorio da istituire dopo la firma del trattato. “Gli Stati Uniti - è scritto nella bozza di trattato dal Journal of Commerce - offriranno alle società straniere accesso illimitato al proprio mercato, trattandole con gli stessi diritti e doveri riconosciuti alle imprese americane”. Alcune limitazioni, tuttavia, saranno mantenute per prevenire un’eccessiva presenza estera nel settore delle licenze radio-televisive: attualmente i Governi stranieri non possono possedere licenze radio sul mercato Usa e le società estere possono avere partecipazioni che non superano il 20 per cento. La globalizzazione e l’integrazione dei sistemi di comunicazione ha reso, infatti, le licenze radio un campo strategico su cui Washington sembra disposta a trattare solo a determinate condizioni. Prima tra tutte l’affermazione del principio della reciprocità sulle opportunità di investimento. Dunque, una domanda da porsi andando al tavolo delle trattative WTO a Ginevra è la seguente: sono davvero diversi i Paesi cosiddetti liberisti dai Paesi cosiddetti monopolisti, a dieci anni dall’inizio delle varie tappe di liberalizzazione, e chi ha avuto ragione?
  • 44. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 44 Se prendiamo i Paesi del G7, gruppo al quale ci onoriamo di appartenere e li dividiamo in due gruppi secondo il grado di liberalizzazione troviamo da una parte i liberisti Regno Unito, Giappone, Canada e Usa che hanno tutti lanciato i loro progetti di liberalizzazione fra il 1981 e il 1985, dall’altra Francia, Germania e Italia, che l’Ocse giudica tutt’oggi Paesi quasi integralmente monopolisti (salvo nella telefonia cellulare), insieme a quasi tutta l’Europa continentale, con Austria, Belgio, Danimarca, Grecia, Lussemburgo e Olanda. La densità telefonica dei Paesi liberisti è cinque punti superiore a quella dei Paesi monopolisti ma chiunque può ricordare che lo era anche dieci anni prima, quando più o meno tutti erano monopolisti. C’è però, una vistosa differenza, la diffusione aziendale è nettamente superiore nei Paesi liberisti che tuttavia non hanno mancato ai loro obblighi di servizio universale. Tutti sanno, infatti, che in questi Paesi le tariffe aziendali (interurbane, internazionali, linee affittate per trasmissione dati) sono molto più basse ma questo non ha depresso né i fatturati degli operatori né i loro profitti che godono anzi di ottima salute. Indubbiamente gli operatori dei Paesi liberisti hanno diminuito gli investimenti, anche perché tutti sono stati assoggettati a regimi tariffari di price-cap che incentivano l’aumento di produttività mentre i monopolisti e, salvo la Francia, hanno ancora regimi tariffari che premiano gli investimenti. Naturalmente i Paesi liberisti diminuiscono gli addetti alle telecomunicazioni ma, guarda caso, hanno anche i minori tassi di disoccupazione nel sistema economico.
  • 45. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 45 Allora ci chiediamo: valeva la pena tanta cautela dell’Europa continentale nell’adottare le direttive di Bruxelles, che quindi aveva buone ragioni di insistere? Forse no, se guardiamo ai risultati di mercato ed economici in generale. Forse sì, se pensiamo a certe tecnologie tipicamente top-down, come le reti Isdn e i chilometri di fibra stesi, dove i monopolisti hanno qualche vantaggio che darà risultati solo a lungo termine. Il prossimo decennio vedrà riallineamento delle politiche perché, al più tardi entro fine 1997, saremo tutti più simili e si vedrà, per usare un paragone sportivo, se era colpa della macchina o dei piloti. Sarebbe paradossale che il prossimo decennio dimostrasse che la miglior preparazione alla liberalizzazione sono stati i prolungati regimi di monopolio, come forse il rapido sviluppo della telefonia cellulare in Italia starebbe a dimostrare. Forse la prossima dimostrazione verrà dal cavo. Il gruppo del G7 sul G.I.I.(Global Information Infrastructure), presieduto da Carlo De Benedetti, poi, l’ottobre scorso a Ginevra ha compiuto un nuovo passo in avanti. Infatti, ha discusso ed esaminato i temi dei negoziati per l’accordo di libero scambio nelle TLC, i tempi della deregulation europea e le regole sui diritti di proprietà intellettuale sul software (copyright) pervenendo ad una serie di specifiche raccomandazioni ai Governi di cui si è anche parlato a porte chiuse con lo stesso Direttore Generale del WTO Renato Ruggiero.
  • 46. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 46 Questa riunione del G7 informatico, pertanto, ha rappresentato la tappa intermedia tra il vertice G7 di Halifax del 1995 e quello che si terrà in Sud Africa il prossimo maggio. Un’enfasi particolare è stata posta sul ruolo che possono giocare i privati, essendo la prima volta che l’industria presenta un grande progetto di sviluppo ai Governi senza chiedere denaro. Le autostrade elettroniche, infatti, rappresentano un business che si autofinanzia totalmente. Quello che è stato chiesto è di mettere a punto un’agenda credibile e seria sulla liberalizzazione in modo da facilitare il decollo del libero mercato. Non per niente il piano d’azione e di lavoro ha ricevuto non solo il plauso ma anche l’incoraggiamento del presidente Usa Bill Clinton, di quello francese Jacques Chirac, del cancelliere tedesco Helmut Kohl e della Commissione Ue guidata da Jacques Santer. Si tratta adesso di trasformare i documenti in azioni concrete, magari iniziando dai progetti pilota riguardanti la formazione e il lavoro a distanza, avendo la consapevolezza che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale, come ha sottolineato lo stesso De Benedetti. Questa nuova rivoluzione “globale”, sia a livello geografico sia a livello sociale, è destinata ad avere un fortissimo impatto sui nostri modi di vivere del prossimo futuro anche perché si tratta di cambiamenti che interessano soprattutto le aree “immateriali” e aprono quindi nuove dimensioni: le idee non hanno barriere. La fase che si apre darà quindi opportunità anche ai Paesi poveri. La stessa Europa, se si muove nella
  • 47. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 47 giusta direzione, può contendere la leadership agli Stati Uniti, dal momento che il vecchio continente rappresenta un bacino di “cultura distribuita” senza pari al mondo. Ma gli ostacoli non mancano. Sul tappeto, ad esempio, c’è lo spinoso problema del copyright. E in discussione ci sono proprio gli ultimi dettagli di una proposta-quadro in grado di dare un minimo di regole alla proprietà intellettuale dei prodotti già a partire dal primo gennaio. Secondo gli esperti, il copyright mondiale sulla multimedialità darà un grande impulso allo sviluppo di prodotti hi-tech e alla diffusione di nuovi servizi multimediali. Considerando i più recenti significativi sviluppi di azioni politiche a livello di Unione Europea, va ricordato il “Rapporto Bangerman: Europa e la società globale della informazione” del 1994. Il Rapporto indica come le città possano avere un ruolo fondamentale nella futura società dell’informazione e sottolinea il loro ruolo nel generare la domanda iniziale e nel promuovere l’interesse dei cittadini verso i nuovi servizi ed ancora proporre un piano di azione comprendente, tra gli altri, tre elementi essenziali: a) la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni; b) il concetto di dimensione mondiale; c) le iniziative nel settore applicativo per affrontare il problema della crescita troppo lenta della domanda e dell’offerta.
  • 48. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 48 Più in particolare, inoltre, il Rapporto auspica un nuovo scenario regolamentare che consenta la libera concorrenza in modo da mobilitare i capitali necessari per l’innovazione, la crescita e lo sviluppo. A tal fine l’azione dell’Unione europea si pone l’obiettivo di dimostrare, attraverso esperimenti selezionati, il potenziale della società dell’informazione e di identificare e rimuovere i vincoli amministrativi, operativi e regolamentari, in modo da creare un ambiente libero e favorevole. Si prevedono due direzioni di sviluppo: - promuovere la fornitura di servizi, con particolare enfasi a quelli offerti dalle autorità pubbliche locali, in modo diretto e personalizzato; - facilitare l’accesso di tutti i cittadini ai prodotti e servizi della società dell’informazione, tra cui prodotti /servizi per l’intrattenimento, l’educazione, l’acquisto a distanza, la banca da casa, il telelavoro. A sostegno dello sviluppo delle infrastrutture telefoniche e telematiche, poi, l’Unione Europea nel dicembre 1994 ha varato un programma ad hoc di 455,1 milioni di ecu per l’Ammodernamento, 425,5 milioni di ecu per la Qualità, 192,97 milioni di ecu per lo Sviluppo innovativo e 2,42 milioni di ecu per l’Attuazione, per complessivi 1.076,05 milioni di ecu fino al Duemila56. Di tale Programma operativo multiregionale “Telecomunicazioni 1994-99 U.E.” sono destinati, in particolare, al nostro Paese ben 2.250 miliardi di lire fino al Duemila.
  • 49. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 49 Il pacchetto di aiuti è degno erede di precedenti iniezioni di fondi arrivati nell’ambito del quadro comunitario di sostegno 1989-93. In quel periodo venne inizialmente deciso un intervento di 83,9 milioni di ecu sempre a favore delle infrastrutture telefoniche del Sud: nel ’92 i lavori previsti erano già conclusi in anticipo sulla tabella di marcia (strano quando si tratta di fondi strutturali). Tanto che, nel ’93, al momento di riprogrammare i finanziamenti comunitari destinati al nostro Paese, venne deciso di spostare una parte dei contributi lasciati inutilizzati proprio sul settore delle telecomunicazioni, portando a un totale di 225 milioni di ecu i contributi Ue per un investimento globale di 646 milioni. A continuare questi interventi si è inserito il nuovo programma, relativo al periodo 1994-99: stavolta gli euro-aiuti sono addirittura 376,7 milioni di ecu e l’intero investimento tocca quota 1.076 milioni, al cambio attuale 2.250 miliardi di lire. Il via libera è arrivato nel dicembre ’94 e da allora l’utilizzo degli aiuti è già decollato. A gestire i fondi, come nel passato, è Telecom Italia e l’esistenza di un unico beneficiario semplifica non poco l’utilizzo di questi fondi. La differenza tra i 1076 milioni di ecu e i 376,7 di aiuti europei (699,3) verrà quindi ricavata dal bilancio di Telecom. A cosa serviranno tutti questi finanziamenti? Ad ammodernare la rete esistente e soprattutto a realizzare nuove strutture avanzate di telecomunicazioni: come nel passato gli aiuti europei sono destinati ad anticipare interventi che diversamente sarebbero rinviati ad un futuro più o meno prossimo.
  • 50. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 50 Come segnalato in una nota della Telecom, le linee programmatiche degli interventi infrastrutturali previsti nel periodo 1994-99 sono indirizzate tra l’altro alla numerizzazione delle infrastrutture con la conseguente diffusione di uno “zoccolo” di intelligenza in tutti gli elementi della rete; alla crescita delle capacità di trasporto in funzione dello sviluppo dei servizi tradizionali e dell’emergere dei servizi “a larga banda” e del corrispondente impiego delle fibre ottiche anche nella rete di distribuzione; al trattamento integrato delle informazioni (voce, dati, immagini) con particolare attenzione allo sviluppo delle interfacce d’accesso utente-rete di tlc; allo sviluppo delle telecomunicazioni mobili e ai nuovi sistemi satellitari. Inoltre, per promuovere i nuovi prodotti multimediali, al fine di rendere più agile ed efficace la società dell’informazione europea, la Commissione europea nel 1995 ha proposto il programma “INFO 2000” stanziando 100 milioni di ecu (quasi 400 miliardi di lire) dal 1996 al 1999. L’obiettivo, specificato dal commissario Martin Bangemann, è quello di sostenere tutta una serie di prodotti multimediali per collegare i produttori del contenuto dell’informazione creando una rete accessibile alla totalità degli utenti europei. I servizi di informazione hanno una grande importanza culturale e linguistica per il ruolo determinante che svolgono nella vita privata, sociale, culturale e politica. Bisogna quindi renderli disponibili e accessibili alle imprese e ai cittadini europei. Ma come fare?
  • 51. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 51 La proposta presenta un corposo pacchetto di iniziative che coinvolgerebbe tutta l’industria dell’informazione, dalle edizioni stampate a quelle elettroniche, compresa naturalmente l’industria audiovisiva. Una prima fase consiste nello stimolare l’utenza europea. Gli utenti che hanno bisogno d’informazioni a chi devono rivolgersi, dove vanno a cercarle? Info 2000 intende dare loro delle risposte, utilizzando le strutture già esistenti ma operando una piccola rivoluzione mettendo insieme le Camere di commercio, le organizzazioni professionali e gli organismi pubblici in una rete europea con la consegna di scambiare tra loro esperienze e informazioni, creando una libera circolazione. Su questa linea perché non puntare anche sul settore pubblico che produce un potenziale d’informazione non indifferente? E siamo alla seconda fase operativa di Info 2000, quella cioè che mira a facilitare l’accesso a tutta una serie di informazioni prodotte da organismi ed enti pubblici sparsi nel territorio dei Quindici. Informazioni che possono riguardare ad esempio la salute, di grande importanza sia per i singoli cittadini che per le imprese. E soprattutto fanno parte del settore pubblico fonti d’informazione come i musei, le biblioteche, i sistemi di deposito dei diritti d’autore dei brevetti, gli organismo di insegnamento e di formazione, gli archivi storici. Informazioni che restano spesso confinate in ambito nazionale e che non sono ancora adatte per essere utilizzate a livello multimediale.
  • 52. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 52 Questo processo di comunicazione potrà concretizzarsi in un “repertorio d’informazioni”, una sorta d’indirizzario delle informazioni prodotte dal settore pubblico. Attraverso questo indirizzario potrà partire un lavoro di integrazione e scambio transnazionale dei diversi repertori d’informazione nazionali, regionali e locali. Ma promuovere nuovi prodotti multimediali vuol dire anche affrontare la trafila kafkiana dei diritti di riproduzione e di proprietà a loro volta di differenti autori e di numerose società di gestione collettiva. Info 2000 prevede per questo la creazione di procedure più snelle e agili in modo da accedere più facilmente agli scambi a livello europeo di diritti di proprietà intellettuale. Un ostacolo che potrebbe frapporsi al terzo momento operativo del programma, quello che ha l’obiettivo di rendere concrete le opportunità del contenuto dell’informazione in Europa, attraverso tre livelli strategici: lo sviluppo economico del patrimonio culturale europeo, i servizi alle piccole e medie imprese, e l’informazione geografica. Un altro passo significativo registrato nel 1995 emerge dal “Rapporto sulla competività dell’economia comunitaria”, presentato dal Gruppo di Lavoro CAG presieduto dall’italiano Carlo Azeglio Ciampi, nel cui capitolo dedicato all’impresa europea, dopo aver precisato che “la capacità delle imprese, sia piccole che grandi, di creare valore aggiunto è uno dei fattori chiave che determinano le prestazioni globali di qualsiasi economia, il suo livello di competitività nonché gli standard di vita della sua popolazione direttamente attraverso l’occupazione e indirettamente
  • 53. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 53 attraverso la previdenza sociale e la ridistribuzione dei redditi e che in un’economia di mercato a carattere aperto e internazionale le imprese europee che vogliono garantire occupazione e produrre ricchezza devono essere in grado di competere e conquistare mercati redditizi sia all’interno che all’esterno del proprio Paese, al punto due si evidenzia la necessità di eliminare gli ostacoli all’innovazione ed all’applicazione di tecnologia. Nella fattispecie si osserva che “le prestazioni delle imprese europee dipendono dalla loro capacità di innovare e di applicare le nuove tecnologie allo scopo di aumentare la produttività e sviluppare nuovi prodotti. Di conseguenza, un programma mirato ad accrescere la competitività dovrà eliminare le barriere che ostacolano l’innovazione e l’applicazione di nuove tecnologie”. Quella delle telecomunicazioni è considerata una delle principali infrastrutture transeuropee, in quanto rappresenta il sistema nervoso di un’economia basata sulle informazioni, in cui la capacità di catturare, trasferire, elaborare e utilizzare le informazioni diventa sempre più importante per affermarsi sul mercato. Il cammino verso la liberalizzazione dei servizi e delle infrastrutture di telecomunicazione, attualmente prevista per il 1998, è stato finora lungo e tortuoso: in base a un recente studio, i costi per alcuni servizi di telecomunicazione in Europa sono ben 22 volte più alti che negli Stati Uniti con grande svantaggio per le imprese che devono misurarsi con la concorrenza sui mercati mondiali. Come emerge da una serie di studi effettuati durante l’ultimo decennio, nella sfera dell’industria delle telecomunicazioni rientrano una serie di tecnologie che nel
  • 54. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 54 corso dei prossimi decenni dovranno svolgere un ruolo fondamentale per lo sviluppo del vantaggio competitivo dell’Europa. Il Cag è convinto che il completamento del mercato interno in questo settore rappresenti attualmente una priorità urgente per la Commissione e debba essere dichiarato uno dei suoi obiettivi principali per i prossimi due anni. La capacità di assicurare efficienti servizi di telecomunicazione rafforzerebbe la competitività delle imprese dell’Ue sia al suo interno - grazie all’abbassamento delle tariffe, al miglioramento della qualità dei servizi e allo sviluppo di servizi nuovi e innovativi - che all’esterno, sul mercato mondiale dei servizi di telecomunicazione che si sta sviluppando con estrema rapidità. Comunque, numerosi restano gli interventi necessari in campo comunitario a sostegno dello sviluppo delle TLC e tra questi uno dei più complessi è senza dubbio l’armonizzazione degli interventi dei singoli Stati per creare una rete davvero europea. Considerando, poi, l’azione politica di alcuni singoli Paesi, limitandoci a puro scopo indicativo a citare taluni aspetti di processi in realtà intuitivamente complessi ed articolati, va evidenziato, innanzitutto, la vasta azione di revisione di tutta la normativa riguardante le reti di comunicazione (telefonia, trasmissione dati, televisione) in atto negli Stati Uniti ad opera del Congresso. È un fatto di importanza capitale per tutto quell’ampio settore che, sotto la pressione dell’innovazione tecnologica, viene formandosi attraverso l’integrazione di media, telecomunicazioni,
  • 55. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 55 informatica, elettronica di consumo. Il primo motivo che segnala il rilievo dell’evento è di ordine cronologico: per oltre sessant’anni (il vecchio telecommunications act era del 1934) il Congresso non aveva più toccato la questione (con l’eccezione di una legge settoriale sulla tv via cavo all’inizio degli anni Ottanta) lasciandola agli interventi (spesso pesantemente regolatori) della Federal Communications Commission e addirittura della Corte suprema; ora riprende in mano la materia con grande decisione ripensandone, dalle fondamenta, l’architettura. Il Congresso, inoltre, procede depurando la legge dalle disposizioni destinate ad accelerare la liberalizzazione delle tariffe nel settore via cavo e l’eliminazione delle restrizioni sulla proprietà delle aziende nel settore dei media, aprendo così la strada a crescenti concentrazioni. Ma a preoccupare la Casa Bianca è la prospettiva che la riforma apra la strada alla formazione di ampi conglomerati industriali nel campo della telefonia e dei media, riducendo drasticamente la concorrenza nel campo delle telecomunicazioni e dell’informazione con un danno economico per il pubblico. Vi è, inoltre, la proposta di eliminare la rigida separazione tra i mercati della telefonia locale e a lunga distanza, di allentare il limite al numero di stazioni radio e tv che un solo gruppo può possedere e di abbattere il divieto a controllare contemporaneamente sistemi via cavo, giornali e stazioni tv in un unico mercato locale. E ora, con il voto della Camera, l’unica restrizione alla proprietà televisiva resterebbe un limite del 35% dell’audience nazionale che può essere raggiunta da ciascun broadeater. In gioco ci sono cifre da capogiro: secondo i sostenitori della
  • 56. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 56 riforma, la deregulation provocherà un boom di investimenti stimolando un giro d’affari che già oggi si aggira sui 700 miliardi di dollari. Prive di vincoli territoriali, le sole società telefoniche si contenderanno un mercato da 190 miliardi di dollari. Anche in Gran Bretagna è in atto un processo di modernizzazione che ha già avuto una prima applicazione di notevole rilievo con il vero e proprio “big bang” della Borsa di Londra. Tra gli eventi più recenti, poi, c’è da segnalare la proposta del leader Blair al Congresso Laburista del 1995 di collegare tutti i servizi pubblici della Gran Bretagna con una enorme autostrada informatica per rilanciare il sistema-Paese: un’operazione quantificata dagli esperti del settore in non meno di 10 miliardi di sterline, oltre 25 mila miliardi di lire. Nel contempo, nel settore TV via cavo, l’attuale Governo conservatore sta consentendo la crescita di numerose società concorrenti del gigante delle TLC British Telecom facendo osservare a quest’ultimo il divieto, contenuto nelle regole sul Broadeasting ed in vigore fino al 2001, di fornire via cavo informazioni legate all’intrattenimento ed al tempo libero. A sua volta, il governo giapponese ha approvato un ingente piano di investimento (per centinaia di migliaia di miliardi di lire), incentrato su Ntt, che consentirà di collegare tutte le famiglie in fibra ottica entro il 2010, con la ipotizzata creazione di 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro.
  • 57. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 57 In Francia, inoltre, dove già France Telecom gestisce il “Plancable”, è in atto uno sforzo finanziario per la realizzazione dell’autostrada dell’informazione nell’ordine tra i 45 ed i 60 mila miliardi di lire (con un valore aggiunto a sua volta almeno triplo) mentre in Germania è stato varato il progetto di allacciare 1,2 milioni di famiglie in fibra ottica entro il 1996, opera affidata alla Telecom locale che gestisce anche le reti via cavo. In Italia, poi, oltre all’opera di Telecom Italia che sta allacciando sperimentalmente per i servizi interattivi a banda larga famiglie nelle principali città perseguendo l’obiettivo di collegare 350 mila famiglie entro il 1995 e 10 milioni entro il 1998, comincia ad essere più significativa l’azione politica a sostegno del processo di ammodernamento ed integrazione tecnologica. Oltre quanto specificamente trattato in altri capitoli, va menzionato che è stato presentato il “Piano triennale per l’informatica 1996-98 della pubblica amministrazione” a cura dell’A.I.P.A., l’Authority per l’informatica nella P.A., che prevede finanziamenti per 8.170 miliardi in tre anni e il bilancio di quasi 400 progetti sperimentali che vedono in prima fila anche l’ipotesi di voto elettronico. Il Piano, inoltre, ha come obiettivo di massima, accanto all’esigenza di ridurre i disagi dei cittadini col ricorso deciso ma “intelligente” e mirato ai sistemi informativi, quello di diffondere l’uso dell’informatica nelle amministrazioni. E soprattutto di creare una rete di interconnessione tale da creare un reale supporto all’attività di Governo. Il tutto, con una dotazione di 2.784 miliardi nel ’96, 2.984 nel ’97 e 2.402 nel ’98.
  • 58. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 58 La pubblica amministrazione, dal canto suo, dovrà scommettere sull’economicità e sulla gestione efficiente delle risorse: tagliando i costi di esercizio e manutenzione dei sistemi e i contratti esterni dei Centri di elaborazione dei dati, per i quali sono possibili risparmi anche del 50% in tre anni. Di poi, sempre lo scorso anno, lo stesso Governo ha varato una direttiva per l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione che prevede proprio la creazione di una rete informatica unitaria per collegare gli uffici tra di loro e permettere scambi di informazioni nonché vantaggi per i cittadini che potranno ottenere notizie di carattere tributario, amministrativo, previdenziale, anagrafico, catastale, ecc. da un unico sportello. Vi è, poi, il piano di politica industriale per le TLC, destinato a sorreggere tanto Olivetti che le altre aziende del settore, che prevede, al primo punto, la creazione di un ambiente favorevole per lo sviluppo degli investimenti attraverso il passaggio dal monopolio alla libera concorrenza. In tal senso va il DDL presentato lo scorso anno, dal ministro Gambino, che può essere considerato il nuovo punto di riferimento verso l’allargamento del mercato delle telecomunicazioni. Il Governo, poi, si occuperà di incentivare la domanda, a partire proprio da una riqualificazione di quella pubblica. Infatti, gli investimenti della P.A. rappresentano attualmente il 16-17% del mercato nazionale di prodotti e servizi informatici. Si tratta, quindi, di elaborare piani di spesa capaci di innescare sulla domanda complessiva il consueto effetto moltiplicatore anche se, ovviamente,
  • 59. Raimondo Villano - Problematiche ed azioni politiche della società globale dell’informazione 59 attraverso gare aperte che non siano in contrasto con la normativa europea. Poi, c’è il programmato sviluppo delle infrastrutture che apre alle imprese uno scenario con “enormi possibilità di sviluppo”: dai 20mila miliardi di investimenti sul cablaggio previsti per il prossimo triennio agli stimati 40mila miliardi di spesa sul fronte di servizi e prodotti finali. Per quanto concerne, poi, il sostegno alla ricerca ed allo sviluppo sembra che il Governo sarà in condizioni di poter fare ancora poco in termini di risorse limitandosi ad incoraggiare comunque le imprese ad utilizzare meglio le opportunità di finanziamento comunitario che sino ad ora sono state sovente sottosfruttate. Inoltre, sul piano politico-legislativo la VIII Commissione del Senato ha prodotto l’unica e approfondita indagine sul problema dell’innovazione tecnologica e della multimedialità. Un’iniziativa lodevole e un’analisi attenta conclusa con la realizzazione di un documento che poneva i termini del problema in una giusta ottica e sollecitava l’apertura di un immediato e ampio confronto tra Parlamento e protagonisti della comunicazione. Ma il rapporto non ha per ora avuto seguito. Nonostante tutto, dunque, al momento non sembra ancora sufficiente e correttamente indirizzata l’attività del legislatore. In effetti, sino a poco tempo fa, tutto il dibattito tra le forze politiche è stato imperniato sulla televisione, quindi solo su una parte di quel complesso “pianeta della comunicazione” che viaggia a passo spedito verso una sempre più ampia integrazione.