24. R. Villano “Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum. Storia, spiritualità e sovranità nelle tradizioni e nella modernità del Sovrano Militare Ordine di Malta” con presentazione di Mons. Prof. Raffaele Ferriero, Penitenziere del Duomo di Napoli e Rettore della Chiesa di San Ferdinando di Napoli; con il patrocinio dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria e di Chiron dpt Hystart. Secondo S.E. Ven. Balì Gran Croce di Giustizia Fra’ Franz VON LOBSTEIN, già Gran Priore di Roma e Membro del Sovrano Consiglio del Sovrano Militare Ordine di Malta, “il libro si distingue per approfondita informazione e scorrevolezza di esposizione”. Apprezzato da numerose Autorità civili, religiose e melitensi, tra cui: il Capo dello Stato, il Santo Padre, S.A.R. il Principe e Gran Maestro del SMOM, vari regnanti d’Europa e Alti Prelati (Digitall, pag. 335, 1^ edizione feb 2008; 2^ ed. Pergamena, mar 2008; 3^ ed., pag. 360, Pergamena, dic 2008; 4^ ed., ISBN 978-88-904235-43, LCC DG 831, CDD 900 VIL tui 2008, pp. 390, Pergamena, ott 2009);
3. 5
L’autore si vale della circostanza della pubblicazione
di questo volume per rendere onore:
a Sua Altezza Eminentissima Fra’ Matthew Festing
settantanovesimo Principe e Gran Maestro.
6. 11
“Si sente dire che un nuovo genere di cavalieri è apparso sulla terra
e proprio in quei medesimi luoghi visitati da Colui che incarnatosi,
come il sole ad oriente si leva in alto”
“Un nuovo genere di cavalieri, dico,
che le età precedenti non hanno conosciuto
e che infaticabile conduce una lotta parallela
sia contro la carne e il sangue
sia contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria”
“Fanno a gara nell’onorarsi a vicenda,
si sollevano reciprocamente dalle fatiche,
per compiere così la Legge di Cristo”
Bernardo di Chiaravalle
7. 13
INDICE
Presentazione 43
Prefazione 45
Storia 47
Le origini gerosolimitane 49
Il periodo di Acri 54
L’epoca cipriota 56
Il governo rodiense 58
L’epopea maltese 68
Le vicende di transizione 77
L’approdo romano 80
L’epoca contemporanea 83
Struttura e ordinamento 89
Caratteristiche e finalità 91
Organi di governo 95
Organi ecclesiastici 101
Ordinamento giuridico 104
Carta Costituzionale 106
Strutture ed Enti governativi 114
Gran Priorati 120
Corpo di Soccorso Internazionale 122
Ecom 124
Bandiere e Stemmi 126
Aspetti religiosi e dimensione ecclesiale 129
Carattere religioso 131
Dimensioni ecclesiali 136
L’impegno: Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum 138
Pellegrinaggi 143
Cenni di magistero pontificio 145
San Giovanni Battista Patrono dell’Ordine 156
Le Reliquie dell’Ordine 160
La Madonna di Filermo 161
Beati e Santi dell’Ordine 162
Preghiere melitensi 175
Simbologia della Croce ottagona 159
Ceti e carattere nobiliare 177
I membri dell’Ordine 179
8. 14
Aspetti nobiliari 191
Carattere militare 195
Aspetti militari 197
Corpo militare 211
Aspetti socioculturali e tecnici 217
Aspetti sociali 219
Aspetti culturali 222
Aspetti urbanistici 224
Aspetti economici 226
Ordini illegittimi 231
Sovranità 239
Sovranità 241
Soggettività internazionale 243
Attività 245
Attività diplomatica 247
Attività internazionale 265
Attività sanitaria 279
Attività sociale 300
Eroi melitensi 318
Strutture italiane 321
Acismom 323
Ospedale San Giovanni Battista 325
Cisom 328
Statuto Acismom 342
Regolamento Cisom 347
Norme di applicazione Cisom 352
Appendice 357
Cronologia dei Gran Maestri e dei Luogotenenti 359
Gran Priorati e Sottopriorati con data di fondazione 362
Successione dei Gran Priori di Roma 363
Successione dei Gran Priori di Lombardia e Venezia 368
Successione dei Gran Priori di Napoli e Sicilia 371
Indirizzi 372
Presidenti Acismon 380
Onorificenze melitensi 381
Gerarchia melitense essenziale 382
Libri consigliati sull’Ordine di Malta 383
17. 403
“Non mi importa della tua pelle,
non mi curo del tuo credo religioso,
non mi curo della tua fede politica.
Solo ti chiedo: qual’è la tua sofferenza?”
Albert Schweitzer,
missionario laico di Lambarené
19. 58
Nel 1305, al momento della sua elezione, il nuovo Maestro Fra’ Foulques de Villaret e i suoi
consiglieri devono affrontare una vera crisi: si tratta non tanto di trovare un modo di seguire una
guerra santa, quanto piuttosto di salvare tutta l’organizzazione dell'Ordine con il suoi numerosi
membri in Occidente. Si decide di stabilire il Convento su Rodi evacuando i Turchi stanziali ma tale
soluzione non esclude il coinvolgimento nell’assalto dei Cristiani, scismatici. Rodi offre una base
sicura situata davanti ai Turchi dell’Anatolia con una indipendenza politica e economica. Questa
iniziativa, praticamente, è molto complessa richiedendo una grande capacità organizzativa: la
direzione dell’Ospitale, in effetti, deve pensare ai Turchi e ai Mamelucchi, ai problemi dei regni di
Armenia e di Cipro, agli interessi dei Veneziani e dei Genovesi, delle corone di Aragona e di Francia,
alla reazione della Chiesa Romana e di tanti altri.
La vigilanza dei mari per prevenire i commerci illegali con gli infedeli è in questo periodo una delle
principali occupazioni degli Ospedalieri che potrebbero svolgere una più attiva difesa della cristianità
se avesse avuto una flotta più efficiente. A tal fine necessita una maggiore indipendenza dalla corona
cipriota, oltre ad un espediente per aggirare il pericolo latente di ripercussioni da parte delle
Repubbliche italiane. Inoltre, gli abitanti di Rodi, isola in posizione privilegiata (vicino alla Turchia
ed a Cipro, sulla rotta verso l’Egitto), permettono il passaggio di navi cariche di ferro, legno da
costruzione e schiavi da vendere ai saraceni e commerciano con i musulmani, fenomeni che andavano
stroncati. Da queste problematiche ha origine la conquista di Rodi, isola che può offrire all’Ordine
indipendenza ed una base per gli attacchi ai turchi, per spedizioni crociate e per il controllo sui
commerci navali latini nei porti degli infedeli. L’iniziativa è apparentemente presa dal Maestro
Foulques de Villaret (1305-1319), in accordo con il genovese Vignolo de Vignoli.
Il governo rodiense
Nel 1306 la flotta dell’Ordine intraprende la conquista di Rodi e delle sette isole dipendenti (Nissaro,
Episcopia, Calchi, Lominia, Simie, Tilo, San Nicola) e su richiesta del Maestro, a conquista non
ancora ultimata, Papa Clemente V con il Breve Dum sedes apostolica del 5 settembre 1307 stabilisce
che “Praedictam insulam, cum omnibus iuribus ac pertinentiis suis, vobis, et per vos Hospitali S.
Iohannis Hierosolymitani, in perpetuum apostolica auctoritate concedimus ac confirmamus(18)
”.
Negli anni in cui è in atto la conquista di Rodi il Maestro dell’Ordine viaggia in Italia ed in Francia
per organizzare e finanziare una flotta ed una crociata o passagium papale per portare a termine la
conquista di Rodi e per organizzare le essenziali fortificazioni sulle isole nonché importare ed
insediare una popolazione di Greci e di Latini per la coltivazione delle isole e per il loro sviluppo e
difesa, creare un centro di commercio capace di generare la ricchezza necessaria e conciliare la
popolazione greca e la sua chiesa.
Nella primavera del 1307 il re di Francia Filippo IV detto il Bello rivolge al Pontefice Clemente V
la richiesta di soppressione dei Templari, cui ha affidato anche la custodia del suo tesoro prima del
1295 e dopo il 1303, adducendo a motivazioni quanto di spiacevole ha raccolto e formalizzato Esquie
de Floyran e la presunta inutilità di Ordini possessori di grandi fortune in Occidente che non hanno
nulla da difendere in Oriente. Il sovrano cerca di apparire sincero ed in atto di fede sui motivi che
spingono lui ed i suoi consiglieri ad accanirsi “con profonda pietà” contro l’Ordine dei Templari:
_______________
(18) Regestum Clementis Papae V ex Vaticanis Archetypis Sanctissimi Domini Nostri Leonis XIII Pontifici Maximi iussu et
munificentia nunc primum editum cura et studio monachorum Ordinis S. Benedicti, Romae 1887, 2148.
20. 59
tradito nella fiducia e ferito dalle accuse d’immoralità che crede vere quando i cavalieri torturati le
confessano. La reazione della maggior parte dei suoi contemporanei è simile alla sua.
È difficile, tuttavia, non prendere in considerazione ragioni di ordine economico: la monarchia
francese ha bisogno di soldi: gli interventi sulla moneta, la confisca dei beni degli ebrei e dei
lombardi testimoniano una inesaurabile fame di soldi.
Il 5 settembre 1307 dal Sommo Pontefice Clemente V con Bolla Dum sedes apostolica e
dall’Imperatore di Bisanzio Andronico II ai Cavalieri dell’Ordine è riconosciuto il nuovo dominio
dell’Isola di Rodi occupato manu militari nella metà dell’agosto dello stesso anno.
La donazione pontificia di Rodi (Cartulaire, iv, no 4751), tuttavia, è poco esplicita e, quindi,
suscettibile di interpretazioni diverse, ma non è espressa in termini di sovranità(19)
.
Con l'invasione dell’isola greca di Rodi ha inizio lo svolgimento di una nuova funzione e la creazione
di un Ordensstaat di carattere isolano, indipendente e senza le complicazioni di confini e di vicini:
soluzione destinata a funzionare fino alla caduta di Malta nel 1798.
La difesa di Rodi, inoltre, si rivela un enorme contributo dell’Ordine alla guerra santa. La presenza
dei frati su un’isola base al centro del commercio e delle comunicazioni latine nel Levante costituisce,
infatti, un ostacolo permanente per i Turchi. Rodi è un posto sicuro per la navigazione cristiana, un
emporio per tanti mercanti latini e la stazione per molti pellegrini diretti a Gerusalemme. Però, la
difesa in modo assai passivo di questo centro di sicurezza latina non fornisce all’opinione pubblica
l’impressione di una grande forza militare. Naturalmente gli Ospedalieri partecipano alle occasionali
attività di Crociata ed alle vane riunioni navali organizzate in Levante.
A Rodi si verifica una eterogenea coesistenza sociale isolana mentre l’inesperienza nella gestione di
un vero Stato porta a spese disordinate. Riferita alla Sede Apostolica Romana tale situazione, il
Pontefice Giovanni XXII richiama il Maestro Folco de Villaret (1296-1304) ai doveri del suo ruolo
e, tuttavia, accettando le sue giustificazioni non lo destituisce; il Villaret, però, nonostante riabilitato,
sua sponte rinuncia alla carica.
Rodi fronteggia la potenza territoriale e navale dei musulmani fino a divenire vero e proprio baluardo
della Cristianità nel Mediterraneo. Da questo momento per la difesa del mondo cristiano l’Ordine
costituisce una potente flotta e comincia a solcare i mari orientali, impegnandosi in numerose e
celebri battaglie. Partecipa alle Crociate in Siria e in Egitto, appoggiando il Regno Cristiano di
Armenia (Cilicia) contro gli attacchi musulmani.
Tenuto conto delle poche risorse dell'Ordine e della generale mancanza di aiuti occidentali, il
successo dell’Ospedale è notevole. Questo successo nasce da un ben equilibrato sistema di
formulazione della politica e della soluzione dei problemi logistici, cioè dalla costituzione e dal
meccanismo governativo dell'Ordine. L’ufficio del Maestro non è ereditario; il Maestro è eletto a vita,
normalmente dai frati in Convento. A Rodi il Maestro ha una funzione di duplice aspetto: capo di una
organizzazione di tipo multinazionale con membri, possedimenti, soggetti ed entrate disseminati
attraverso tutta l’Europa Occidentale, ma è un monarca di carattere limitato e costituzionale: deve,
infatti, giurare di rispettare gli Statuti dell’Ordine; deve agire sempre con il consiglio dei frati; non
può convalidare documenti importanti senza impiegare il sigillo del Convento controllato da specifici
ufficiali conventuali; è subordinato al Capitolo Generale. Praticamente, però, riunendosi il Capitolo
Generale con cadenza periodica, un Maestro intelligente ed attento che agisce con il consiglio dei suoi
ufficiali può agevolmente esercitare un controllo sulla direzione dell'Ordine: gli ufficiali del
Convento, e in misura minore i Priori occidentali, dunque, possono limitare i possibili eccessi di un
_______________
(19) Anthony Luttrell, “Gli Ospedalieri italiani: storia e storiografia” - Studi Melitensi - VI, 1998, Centro Studi Melitensi,
sotto l’Alto Patronato del Gran Priore di Napoli e Sicilia, 1999, pag. 78.
21. 60
Maestro prepotente. Questa oligarchia costituisce sempre un importante elemento di continuità nella
pratica dell'Ordine e di contatto fra Rodi e l’Occidente, mentre nel suo insieme la sua costituzione
assicura all'Ospedale un fondamento di stabilità, di giustizia e di buon governo. Il Maestro, inoltre,
gode di una intrinseca indipendenza considerevole che gli consente di proclamare decreti, battere
moneta, riscuotere tasse, affittare e concedere terreni, nominare suoi ufficiali, controllare la
popolazione e la chiesa greca.
Fin dall’inizio del quattordicesimo secolo i membri dell’Ordine che giungono a Rodi da ogni parte
e le istituzioni dell’Ordine in Europa si raggruppano in Lingue: dapprima sette, Provenza, Alvernia,
Francia, Italia, Aragona (Navarra), Inghilterra (con Scozia e Irlanda) e Alemagna. La sede
dell’Ordine, il Convento, si compone di religiosi di diversa nazionalità. Ad ogni Lingua fanno capo
Priorati o Gran Priorati, Baliaggi e Commende.
Nel 1308, intanto, nell’azione d’impossessamento, in disprezzo delle norme canoniche vigenti, delle
persone e delle ricchezze dei Templari, però, Filippo IV non comprende i Fratres Xenodochii
Hierosolymitani ed altri ordini religioso-militari quando interpella la facoltà teologica dell’Università
di Parigi per conoscere se la regia jurisdictio, in conflitto con la suprema iurisdictio pontificia, è
estensibile alle corporazioni religiose. Il re di Francia Filippo IV, però, non avendo ottenuto la
risposta auspicata dalla facoltà teologica dell’Università di Parigi in merito alla questione dei
Templari, aggira l’ostacolo: inizia ad esercitare forti pressioni su Papa Clemente V (1305-1314).
Il 12 agosto 1308 Papa Clemente V con la Faciens misericordiam loda ampiamente Filippo IV il
Bello re di Francia per la trasparenza delle sue rette intenzioni sulla destinazione del patrimonio
templare affermando: “magister, praeceptores et alii fratre dictae rnilitiae Templi et etiam ipse ordo,
qui ad defensionem patrimonii ipsius Domini nostri Jesu Christi fuerant in transmarinis partibus
deputati contra ipsum Dominum in scelus apostasiae nefandum, detestabile idolatriae vitium,
execrabile facinus Sodomorum et haereses varias erant lapsi. Quia vero non erat verisirnile, nec
credibile videbatur.. aurem noluimus inclinare. Deinde vero carissimus in Christo filius noster
Philippus, rex Francorum iIlustris, cui eadem fuerant facinora nuntiata non tipo avaritiae cum de
bonis Templariorum nihil sibi vindicare vel appropriare intendat, immo ea, per deputandos a nobis
generaliter et praelatos regni Franciae specialiter in suis dioecesibus administranda in regno suo
dimisit, manum suam exinde totaliter amovendo, sed fidei ortodossae fervore suorum progenitorum
vestigia clara sequens, accensus, de prernissis, quantum licite potuit se informans, ad instruendum et
informandum nos super hiis multas et magnas informationes nobis per suos nuntios et litteras
destinavit. Infamia vero contra Templarios ipsos increbescente validius super sceleribus
antedictis(20)
”.
Il 2 ottobre 1309 Papa Clemente V si sente in obbligo di invitare il re Filippo IV il Bello a sostenere
le finanze dell’Ordine esauste per le continue battaglie sostenute contro i Turchi.
Nel 1310 gli Ospedalieri spostano, infine, formalmente il loro quartier generale a Rodi ed iniziano a
fortificarla e colonizzarla con la chiara intenzione di stabilirvisi, pur conservando una forte posizione
a Cipro. L’insediamento dell’Ordine a Rodi porta un cambiamento di rilievo a livello istituzionale:
l’Ordine diventa sovrano su un territorio ed ha estrema libertà di decisione e movimento(21)
.
_______________
(20) Archivio Segreto Vaticano, Archivum Arcis, D. Arm. Cfr. D. Wood. Clement VI. The Pontificate and Idea of an
Avignon Pope, (Cambridge Studies Medieval Life and Thoughet 13), Cambridge 1989. Fonte: Annibale Ilari, Il
Granpriorato Giovannita di Roma: ricerche storiche ed ipotesi - Vat. Lat. 10.372: il catasto più antico del Gran Priorato
Gerosolimitano di Roma (1333), (cfr. M.A.F. Frangulkis, Dictionnaire diplomatique, Il, Paris s.d., p.12), Melitensia 4, Gran
Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi - Taranto, 1998, pag. 122.
(21) Mariarosaria Salerno, ibid., pagg. 129-130.
22. 61
Il 1° ottobre 1311 si apre il Concilio di Vienne, indetto il 12 agosto 1308 con Bolla Regnans in
coelis dal Sommo Pontefice Clemente V e differito con Bolla Alma Mater del 3 aprile 1310, in cui
oltre all’organizzazione di una Crociata in Terra Santa e la riforma ecclesiastica si affronta la
questione della soppressione dei Templari.
Il 22 marzo 1312, nonostante la Commissione speciale nominata dal Pontefice Clemente V per
riferire sui Templari abbia deciso di rivedere il processo per mancato riconoscimento del diritto di
difesa, Filippo IV riesce ad ottenere dal Papa la Vox in excelso la cui forza di legge canonica è del
massimo livello, essendo stata approvata dal Successore di Pietro e dall’Assemblea Generale del XV
Concilio Ecumenico celebrato a Vienne nel Delfinato (sacro approbante concilio), e con la quale non
solo lo stesso Pontefice procede alla soppressione dell’Ordine dei Templari ma impegna la Chiesa
per il futuro comminando la scomunica latae sententiae contro chiunque e dovunque tenti di
ripristinare il medesimo Ordine. In effetti, nel testo si dà atto che la prova giudiziaria della pretesa
colpevolezza dei reati imputati all’Ordine dei Templari non è stata raggiunta (cioè i reati addebitati ai
Templari non sono stati processualmente dimostrati) per cui si esclude la via judicii e si decreta la
soppressione dell’Ordine per viam provisionis Sedis Apostolicae: “Clemens episcopus servus
servorum Dei, ad perpetuam rei memoriam. Vox in coelo audita est lamentationes, fletus et luctus
quia venit tempus ...visum est decentius et expedientius et utilius pro Dei h onore et proconservatione
fidei christianae ac subsidio Terrae Sanctae multisque aliis rationibus validis sequendam fore potius
viam ordinationis et provisionis Sedis Apostolicae, ordinem saepe fatum tollendum et bona ad usum
ad quem deputata fuerunt ...non per modum diffinitive sententiae sed per modum provisionis seu
ordinationis praefatum Templi ordinem et eius statum, habitum atque nomen irrefragabili et perpetuo
valitura tollimus sanctione ac perpetuae prohibitioni subimus, sacro concilio approbante, districtius
inhibentes ne quis dictm ordinem de cetero intrare vel, eius habitum suscipere vel portare aut pro
templario gerere se praesumant. Quod si quis contra fecerit excommunicationis incurrat ipso
facto(22)
”
Il successivo 2 maggio 1312, nonostante la Commissione speciale nominata da Papa Clemente V con
Bolla Ad providam Christi vicarii impone, a decorrere dal 6 maggio, l’incorporamento dei beni dei
Templari in quelli Ospedalieri.
Nel 1312 il re di Francia Filippo IV finisce per indurre il Pontefice ad obbligare i Cavalieri
gerosolimitani a corrispondergli in tre annualità la somma enorme di 1.200.000 libre di tornesi
addirittura a titolo di indennizzo per la prosecucio negocii Templariorum(23)
: eppure i giovanniti
attendono ancora dal re la restituzione dei 500.000 tornesi prestatigli per le spese del matrimonio
della sorella.
Anche il re d’Inghilterra Edoardo II si allinea con la posizione assunta dal re di Francia tanto che il
1° agosto 1312 nei confronti dei Cavalieri di San Giovanni ferma la devoluzione dei beni templari
fino a quando non sia intervenuta l’autorizzazione del Parlamento. Anche gli altri Stati europei
seguono la politica del re di Francia.
Il 17 ottobre 1312, apparso inderogabile il totale riassetto amministrativo dell’Ordine, il Maestro
Foulques de Villaret (1305-1319) rende operativa una Commissione di Vigilanza finalizzata ad
_______________
(22) Conciliorum oecumenicorum decreta, edd. J. Alberigo-P. Joannu-C. Leonardi- P. Podi, Freiburg im Brisgau 1972, pp.
312-319. Cit. in: Annibale Ilari, Luoghi santi: musulmani e ordini monastico-militari (secc. XII-XIII), Studi Melitensi IX,
2001, Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi - Taranto, 2002, pagg.
7-42.
(23) “Item dicitur quod rex Francie, pro expensis quas se fecisse asserit in prosecucione negocii Templariorum quondam,
exigit ab Hospitalariis duodecies centum mille librarum, alias non traditurus eis possessionem bonorum” (Regestum
Clementis papae V, cit., VII, 178 n. 8346).
23. 62
ispezionare tutte le domus e presieduta dal Commendatore Albert III von Schwarzburg e con il
drappiere Riccardo di Ravellino, Filippo di Gragnana, Priore gerosolimitano di Roma, Leonardo
Tiberti, Priore di Venezia, Henri de Mayniers, Arnaud de Solers, Artaud de Chavanon, Furand de la
Provote e Sauvetat d’Aurillac(24)
.
Il 21 marzo 1313 i Cavalieri gerosolimitani versano la somma a titolo di indennizzo per la prosecucio
negocii Templariorum ed ottengono dal Parlamento di Parigi che il loro delegato Fra’ Leonardo
Tiberti effettui la presa di possesso del patrimonio templare il 28 marzo 1313. Persino
successivamente il re Luigi X di Francia, figlio di Filippo IV, tenta ancora di ottenere indennizzi dai
Giovanniti per complessivi 60.000 tornesi asserendo che le spese del processo non sono state
ripianate.
I Templari sul finire del secolo XIII dispongono di circa 7.000 uomini (cavalieri, sergenti, frati di
mestiere, cappellani), di una cifra superiore di associati (titolari di pensione, funzionari e servi) e di
870 castelli. Nel 1318, inoltre, pagano pensioni ai loro cavalieri anziani in Aragona, Mallorca, in 24
diocesi della Francia, a Canterbury, Londra, York, Dublino, Camin, Liegi, Tournay, Colonia,
Magdeburgo, Magonza, Asti, Milano, Bologna, Perugia, Napoli, Trani, Nicosia.
La devoluzione dei beni dei Templari, però, non è identica in tutti gli Stati come deciso dalla Ad
providam Christi: nella penisola Iberica, ad esempio, per accordo del 16 giugno 1317 tra Giovanni
XXII ed il Re Giacomo II, passano ai Giovanniti i beni templari aragonesi mentre quelli di Valenza
passano all’Ordine di Santa Maria di Montesa; con altro accordo del 14 marzo 1319 passano ai
Giovanniti i beni templari di Castiglia mentre quelli del Portogallo vanno all’Ordine del Cristo.
La devoluzione del patrimonio templare, originata dalla inconfessata e tragica offensiva contro la
gloriosa cavalleria e marineria templare da parte di Filippo IV il Bello re di Francia, pone
l’amministrazione militare e civile dei Cavalieri gerosolimitani davanti alla necessità di una rapida
ristrutturazione.
Successivamente, numerosi possedimenti sono acquistati dall’Ordine in cambio di molti beni
appartenuti ai Templari in Francia: la Contea di Alife, ad esempio, è acquistata in cambio di beni
della regione di Avignone e voluti dal Papa Giovanni XXII per un suo nipote mentre varie Precettorie
sono ricevute in cambio di terre provenzali passate dall’Ordine al Papato. Tali operazioni, tuttavia,
vanno talora contro gli interessi dei frati provenzali e, nonostante non di rado sia riconosciuto loro il
diritto di godere delle Precettorie, nel Trecento e nel Quattrocento hanno origine frequenti litigi
nell’Ordine fra le Lingue d’Italia e di Provenza.
Nel 1313 il Gran Maestro Folques de Villaret con una Bolla Magistrale attira nell’isola di Rodi
coloni dall’Occidente: gli Ospedalieri offrono loro possedimenti in feudum perpetuum a quanti
sono disposti a trasferirsi in cismarinis partibus.
La conquista di Rodi, tuttavia, costa molto all’Ordine che da prestatore di denaro a Re e nobili in Siria
è costretto a chiedere ingenti prestiti alle società fiorentine dei Bardi, Peruzzi e Acciaiuoli.
Durante la signoria sull’isola di Rodi (1307-1522) la legislazione dei Cavalieri gerosolimitani si
arricchisce di un Corpus juris civilis et poenalis, informato a quell’utrumque jus vigente nella
comunità dei popoli europei. A Rodi, infatti, i Grandi Maestri coagulano nella loro persona una
duplice personalità giuridica: quella di moderatori supremi dell’Ordine Religioso Militare, che
Urbano VIII eleverà al rango cardinalizio e che Leone XIII confermerà, e quella di sovrani temporali.
Nel 1313 il Cavaliere frà Nicola da Parma, Priore di Venezia dell’Ordine dei Cavalieri di San
Giovanni di Gerusalemme, accompagnato dal Cavaliere Fra' Bonaccorso Trevisan, si presenta al doge
_______________
(24) Il Tiberti, procuratore generale giovannita presso la corte papale, succede a von Schwarzburg il 3 novembre 1314.
24. 63
Soranzo avanzando la richiesta che i beni dei Templari siano riconosciuti proprietà dei
Giovanniti. La domanda è accolta ed essi acquisiscono i conventi e le chiese di San Giovanni del
Tempio (dette anche dei Furlani perché in quei pressi abitavano numerosi cittadini provenienti dal
Friuli) e di Santa Maria in Broglio (o Brolo)(25)
.
Il 14 febbraio 1316 è firmata con la Corte di Francia una nuova convenzione inerente l’indennizzo
dei Cavalieri dell’Ordine per la prosecucio negocii Templariorum.
Il 29 settembre 1317 il Papa è costretto con la Quanto viscerosius cordi a tornare sulla questione
dell’indennizzo dei Giovanniti per la prosecucio negocii Templariorum presso il re Filippo V.
Il 20 marzo 1319 Papa Giovanni XXII alla presenza del Collegio Cardinalizio ratifica con Breve la
proposta presentata dagli anziani dell’Ordine, ivi presenti nella Curia, di nomina a Maestro di Elion
de Villeneuve.
Nel 1321 l’amministrazione dell’Ordine che desta maggiori preoccupazioni economiche è quella
centrale: infatti, il Capitolo Generale convocato a Lione riconosce che un prestito di 342.000 fiorini
d’oro, acceso dai Cavalieri giovanniti con i Bardi e con i Peruzzi, è stato ridotto a 193.000 fiorini
d’oro.
Nel 1326 il Pontefice Giovanni XXII, preoccupato di fronte alla situazione amministrativa ed
economica dei Giovanniti che gli appare travolgente, sentito il Gran Maestro Helion de Villeneuve
(1319-1346) e convocati i Priori europei ad Arles, esenta l’Ordine Gerosolimitano da tutte le
tassazioni ecclesiastiche e secolari.
Nel 1329 il Pontefice Giovanni XXII porta la questione della situazione amministrativa e finanziaria
dei Giovanniti davanti al Concilio di Avignone e fa votare ulteriori esenzioni a favore dell’Ordine.
Il 24 ottobre 1334 si celebra a Montpellier il Capitolo Generale dell’Ordine cui si deve la
decretazione dalla quale discende la norma che fa obbligo a ciascun Priorato di effettuare
l’inventario del patrimonio in due registri, poi detti Cabrei da caput breve, di cui uno deve essere
inviato annualmente al Gran Magistero a Rodi per la vidimazione.
Il 7 ottobre 1337, durante il magistero di Helion de Villneuve (1319-1346), sono emanati i nuovi
Statuti melitensi in cui, tra l’altro, diventa norma la già consolidata prassi consuetudinaria che nessun
fratello può diventare Priore o Baglivo senza aver trascorso almeno 20 anni nell’Ordine dei
quali almeno 5 in Convento. Ciò è anche correlabile agli Statuti del 1283 in cui è disposto che non si
può ottenere “beneficio” se non ci si trova presente in baliaggio o priorato o in convento: è
comprensibile, quindi, che il dibattito in Consiglio su questioni di anzianità o merito sia cresciuto
esponenzialmente nel tempo essendo ciò funzione di una proporzionalità diretta tra il maggior
servizio riconosciuto e la possibilità di accesso alle Commende migliori dal punto di vista della
rendita che, al netto della corresponsione annuale al gettito per il Commun Tesoro, è godimento
esclusivo del Commendatore che l’amministra.
Nel XIV secolo l’elezione a cariche di baliaggio o priorato avviene “cum scrutinio balotarum”; in
presenza di più contendenti, in effetti, si deve ballottare in ordine di autorità: il vice Cancelliere porta
tanti bossoli quanti sono i competitori e li presenta prima al Gran Maestro e, poi, ai Consiglieri
affinché ciascuno possa mettere la pietruzza, ossia la ballotta, nel bossolo prescelto determinando
l’elezione del candidato in funzione del maggior numero di ballotte totalizzate. L’equità nel
_______________
(25) La prima notizia dell'insediamento dei Templari a Venezia si trova in un atto di donazione fatta il 9 novembre 1187 da
Gerardo, Arcivescovo di Ravenna, di alcuni terreni siti in Venezia in località Fossaputrida, affinché vi costruissero uno
spedale e una chiesa; si ha motivo di ritenere che la casa e la chiesa di San Giovanni del Tempio trasferite dopo la
soppressione dei Templari ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, fossero quelle dove ha ora sede il Gran Priorato di
Lombardia e Venezia. La Fossaputrida sarebbe il territorio di San Giovanni in Bragora, attuale parrocchia in Venezia.
25. 64
conferimento delle dignità, però, è talora messa a dura prova dall’intromissione di forze esterne, in
particolare dei poteri laici, nelle faccende interne dell’Ordine. Dai rapporti tra l’Ordine ed i poteri
laici, inoltre, emergono comportamenti ispirati dalla diplomazia e dalla cautela: da una parte c’è, ad
esempio, un Re che caldeggia la promozione del proprio candidato e dall’altra c’è il Consiglio che,
talora, scende a compromessi giustificando una elezione come atto di ringraziamento ma coglie subito
la contropartita onde evitare che le intromissioni siano frequenti o che gli eletti non possano prendere
tranquillamente possesso delle cariche assegnate. In ogni caso, pur se il dettato degli Statuti enuncia
che l’elezione a cariche e l’elevazione a dignità spettano al Consiglio, un Ordine direttamente
dipendente dalla Sede Apostolica è sempre attentamente controllato dall’Autorità papale.
La procedura di successione di un Gran Maestro mortis causa, poi, prevede che i Cavalieri
riuniscano il Consiglio Compito o di Stato, che nel periodo della sede vacante ha la medesima autorità
del Capitolo Generale, e si proceda immediatamente alla rottura del sigillo nominando un
Luogotenente; successivamente i Cavalieri delle varie Lingue, riuniti ognuno nella propria Cappella,
procedono alle votazioni.
Nel 1351, in virtù del grande prestigio di cui gode in Medio Oriente il governo gerosolimitano in
Rodi, l’Ordine partecipa alla firma del Trattato di Pace con l’emiro di Altoloco insieme ai
rappresentanti di Genova, Venezia e Catalogna.
Nel 1356 Papa Innocenzo VI da Avignone è costretto ad effettuare un intervento per evitare
squilibri nei diritti delle Lingue: essendo, infatti, obbligati a partecipare al Capitolo Generale tutti
coloro che hanno una dignità nell’Ordine ed essendo il Regno di Francia rappresentato da ben 3
Lingue (Provenza, Alvernia, Francia), ognuna delle quali dotata di un gran numero di dipendenze, la
prevalenza in seno al Capitolo è scontata e, ancora, determinante finanche nell’elezione dei Gran
Maestri che in passato erano stati quasi tutti provenzali ed eccessivamente favorevoli alla loro Lingua.
Dal 1356 circa, inoltre, consolidandosi palesi disaccordi con la politica piuttosto passiva di Rodi, una
corrente in seno alla curia papale e nell’Ordine stesso manifesta mire di spostamento dell'Ospedale
nella Grecia continentale, forse a Corinto.
Nel 1357 i provvedimenti adottati per evitare squilibri nei diritti delle Lingue sono recepiti dai nuovi
Statuti emanati sotto il Gran Maestro Roger de Pins.
Intorno al 1373 l’economia dell’Ordine è ad un livello molto basso anche a causa della mortalità
provocata dalla peste e dalle distruzioni di una guerra quasi universale in Occidente.
Nel 1373 vi è una celebre inchiesta-censimento dei beni dell’Ospedale indotta dalla necessità di
finanziare la crociata o passagium da inviare in Grecia.
Sempre nel 1373, a seguito delle rimostranze dei Cavalieri della Lingua d’Italia, nel Capitolo
Generale celebrato ad Avignone e presieduto dal Luogotenente d’Heredia, essendo assente il Maestro
Raymond Berenger, si stabilisce l’assegnazione della commenda di S. Eufemia e della precettoria
di Napoli alla Lingua d’Italia mentre le commende di Alife, Monopoli e Venosa sono assegnate alla
Lingua di Provenza.
Dopo il ritorno del Papato a Roma, un’improvvisa crisi nel Collegio dei Cardinali, lacerato da una
corrente filofrancese ed una antifrancese, sfocia nello scisma papale che vede due serie di Pontefici
in contrasto fra loro nell’arco di quarant’anni, ad iniziare da Urbano VI, Bartolomeo Frignano (1378-
89) di obbedienza romana, e Clemente VII, Roberto di Ginevra (1378-94) di obbedienza avignonese.
Tale situazione determina gravi divisioni anche in seno agli Ospedalieri italiani: molti giurano fedeltà
all’anti Maestro Riccardo Caracciolo, già Priore di Capua, nominato nel 1376 dal Papa romano
Urbano VI, mentre il Convento di Rodi, il Maestro Juan Fernàndez de Heredia e la maggior parte
dei frati optano per Clemente VII e l’obbedienza avignonese. Il periodo dello scisma, comunque,
rappresenta una possibilità di rivincita per i frati italiani sui francesi in quanto sostenendo il
26. 65
Caracciolo possono facilmente guadagnarsi commende e privilegi vari; non pochi, tuttavia, sono
spinti non da convinzioni ideologiche e/o confessionali bensì da opportunismo per cui, di fronte a
proposte più allettanti, sono pronti a passare alla parte avversa.
Nel 1376 gli Ospedalieri prendono in affitto il principato della Morea.
Con il tempo nell’Ordine gli equilibri di potere nel Convento cambiano: fino al 1376 tutti i Maestri
sono, probabilmente, francesi o provenzali; delle sette Lingue tre sono francesi. La nomina papale di
un aragonese, Fra Juan Fernandez de Heredia, nel 1376 provoca un cambiamento: dal 1376 al 1522
ci sono dodici Maestri di cui sette francesi, tre catalani o aragonesi e due italiani (un Orsini e un Del
Carretto). I Francesi, messi progressivamente in minoranza e perso il loro quasi-monopolio di uffici e
di potere, provocano grandi scontri e litigi nel corso del Quattrocento.
Nel 1377 l’Ordine, con l’appoggio di Papa Gregorio XI, avvia una invasione dell’Epiro nella Grecia
del Nord sotto la guida del Maestro Fra’ Juan Fernandez de Heredia con una forza esigua: il
Maestro e il suo piccolo esercito sono imboscati e catturati da Ghin Boua Spata, signore albanese di
Arta.
Nel 1381 da parte dell’Ordine vi è l’abbandono della Morea.
Nell’ultimo trentennio del XIV secolo importantissimi eventi fanno massa con politiche antagoniste
che, di volta in volta, si condizionano e si elidono: il Grande Scisma papale di Avignone, il collasso
della peste nera durante la Guerra dei Cento Anni, la crisi della monarchia angioina con Giovanna I,
l’avanzata ottomana contro Smirne e Cipro attraverso i Balcani, la mobilitazione degli Ospedalieri al
crocevia di tutti questi interessi con il loro fallito passagium epirota ad Avlona(26)
. Su tutti i teatri di
operazione l’Ospedale è protagonista, dovunque esso è presente e sovente condizionante lungo un
asse che obliqua fra due Mezzogiorni, quello di Francia e quello d’Italia, con un baricentro
gravitazionale che è il Mediterraneo centrale (adriatico-egeo) e due avamposti strategici: il regno
angioino e il comando rodense.
Prima dell’inizio del Quattrocento, quando è avviata la conquista veneziana della terraferma, in
linea di massima non vi sono Veneziani ricevuti nell’Ordine. In Piemonte e Liguria vi sono
tradizionali legami con alcune famiglie nobili i cui membri continuano ad entrare nell’Ordine per
molti secoli: un esempio è la famiglia di Fra’ Fabrizio del Carretto, penultimo Maestro a Rodi.
Per tutto il XV secolo la strategia dell’Ordine è quella di tenere separati il più possibile, anche con
trattati di pace alterni e compromessi, i due emergenti colossi musulmani: l’Impero Ottomano ed
il Sultanato Mamelucco d’Egitto.
Nel 1410, in virtù di un forte spirito di corpo, nel corso di una riunione tenuta ad Aix-en-Provence le
divergenze fra gli Ospedalieri sono in larga misura riconciliate determinando la fine dello scisma
nell’Ordine ben prima del termine della divisione nella Chiesa, avvenuto al Concilio di Costanza nel
1417 con l’elezione di Papa Martino V, al cui conclave il Maestro dell’Ordine Fra’ Philibert de
Naillac (1396-1421), dal ruolo importante nella politica dello scisma, è Guardiano.
Nel 1422 è creata la nuova Lingue di Alemania.
Nel 1445 il Capitolo, riorganizzando tutti gli Statuti precedenti, con la XVI disposizione intitolata
“De consilio” rappresenta l’ufficializzazione di un nuovo organo: il Consiglio dell’Ordine, una sorta
di “senato” per il Maestro. Il Consiglio, come il Capitolo, di norma si tiene nel “convento”, ossia nel
luogo di residenza del Maestro e del suo luogotenente, dove sono situate la Chiesa e la Sacra
Infermeria dell’Ordine, oltre alle sedi dei frati di diversa nazionalità. Fino al Capitolo Generale del
1454 si celebra una sola tipologia di Consiglio, cosiddetto Ordinario, cioè formato dal Maestro o dal
_______________
(26) Il settantunenne aragonese Maestro Fra’ Juan Hernandez de Heredia è l’arbiter della politica gregoriana per la
sfortunata (e avventata) crociata d’Epiro.
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Luogotenente, dal Priore della Chiesa conventuale, dai Baglivi di Capitolo presenti in convento, dai
capi delle Lingue (Baglivi conventuali: Gran Commendatore, Maresciallo, Ospitaliere, Ammiraglio,
Turcopiliere, Gran Baglivo, Draperio e Gran Cancelliere) che presiedono ognuno una Lingua, dai
socii Magistri (Ciambellani), dai Thesaurarii (Commissari del comune erario per le Lingue) e
dall’Arcivescovo di Rodi, se Membro dell’Ordine. Il Consiglio, subentrando in alcune delle funzioni
precedentemente svolte dal Capitolo, si pronuncia sulle promozioni alle dignità, collazione delle
Commende, ricezione dei frati, etc.
Nel 1450 sono approvate da Niccolò V le nuove norme statutarie.
Verso il 1454 è istituito il Consiglio “Completo” cui i Cavalieri non soddisfatti del verdetto del
Consiglio Ordinario possono appellarsi e la cui composizione è la stessa del primo ma con l’aggiunta
di due membri scelti tra i più anziani di ogni Lingua: è, pertanto, una sorta di “tribunale” di seconda
istanza.
Si sviluppa, dunque, un organo che affilia e velocizza l’amministrazione dell’Ordine non dovendo più
attendere i Capitoli che, pertanto, si stabilisce siano celebrati ogni sette anni(27)
.
Nel 1462 Castiglia e Portogallo si separano dalla Lingua d’Aragona e costituiscono l’ottava Lingua,
quella di Castiglia.
Nel 1467 Fra’ Giambattista Orsini è eletto Maestro di Rodi anche se con un solo voto di
maggioranza.
La presenza italiana fra gli Ospedalieri sull’isola è, ormai, notevole; la maggior parte dei frati italiani
a Rodi, poi, appartiene alla Lingua d’Italia, una corporazione con il proprio albergo, cappella,
possedimenti ed entrate; l’assemblea della Lingua decide la nomina dei responsabili di certe
Precettorie in Italia, la costruzione della Torre d’Italia e il servizio militare su mare o nelle isole
intorno a Rodi.
Il 28 dicembre 1475, su protesta italiana, è emanata una disposizione statutaria che stabilisce che i
membri della Lingua d’Italia, come già quelli delle altre Lingue, possono conseguire benefici solo nel
proprio Priorato.
A partire da Pierre d’Aubusson (1476-1503) il titolo di Maestro muta in Gran Maestro che
unifica nella figura del capo dell’Ordine la funzione di “magister militum, qui copiis militaribus
preerat” e quella del “magister infirmarius, cui in monasteriis infirmorum cura incumbit”.
Il Titolo latino del Gran Maestro dell’Ordine di Malta è Dei gratia Sacrae Domus Hospitalis
Sancti Johannis Hierosolymitani et militaris Ordinis Sancti Sepulchri Dominici Magister humilis
pauperumque Jesu Christi custos.
Dal 23 maggio al 28 luglio 1480 Maometto II, conquistatore di Costantinopoli, allestisce un enorme
assedio della città di Rodi, uno dei più grandi che la storia ricordi, con una potente flotta musulmana
di 160 navi e oltre 100.000 uomini contro i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme guidati dal
Gran Maestro Fra’ Pierre d’Aubusson.
Durante i furiosi cannoneggiamenti, per settimane, piovono sulla città oltre 3.500 proiettili. I
Gerosolimitani, nonostante le soverchianti forze avversarie, riescono a respingere l’assedio e
Maometto II è costretto con amarezza a constatare il valore di un pugno di uomini tale da avere la
meglio sulle forze più potenti del suo impero: una sconfitta bruciante che è ricordata sulla lapide della
sua tomba con l’epitaffio “volevo conquistare Rodi e l’Italia”.
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(27) I volumi manoscritti contenenti le delibere dei Consigli dell’Ordine Gerosolimitano sono conservati nella National
Library di Malta, fanno parte della serie II dell’Archivio del Sovrano Militare Ordine di Malta, segnati con i numeri da 73 a
251. La serie va dal 1459 al 1797, forma con i registri delle minute, gli estratti ed i repertori un insieme di 179 volumi e
merita sicuramente 1’attenzione degli storici.
28. 67
I grandi assedi di Malta provocano un’autentica esplosione esponenziale storiografica
propagandistica dell’Europa cristiana, sia cattolica, sia protestante. Già dopo l’eroico assedio di
Rodi del 1480 il vice-Cancelliere Guillaume Caorsin stampa rapidamente un resoconto dell’assedio
che è pubblicato insieme con altri studi storici.
Il catalano Fra’ Joan Antoni Foxa, poi, è incaricato di scrivere la Storia ma il suo manoscritto è non
soddisfacente.
Nel 1481 l’Ordine in modo molto più fermo eleva nei confronti del Re di Napoli Ferdinando la
rivendicazione della propria indipendenza nella concessione di dignità ed uffici melitensi e chiede
al sovrano di porre per iscritto in un Privilegio la promessa di non intromettersi in tali decisioni(28)
:
“… Preterea placet sue R.M. elargire dicte venerande Lingue et confratribus speciale privilegium in
scriptis, quod de cetero in futuro non intromitet se de dignitatis et beneficiis et officiis Religionis in
suo Regno constitutis, sed ea permitat dari et concedi secundum ordinem stabilimentorum, et quod
illis qui habebunt provisionem conventus et Religionis faciat dare absque impedimento possessionem
pacificans, ne fratres hic residentes ad servicia Dei et Ordinis frustrentur suis honoribus et
promocionibus. Que quidam omnia et singola pro honore et comodo Religionis reverendus d.
magister et referendum consilium ordinarium, matura deliberatione prehabita, cum scrutinio
ballotarum confirmarunt, laudarunt et aprobarunt ”.
Nel 1489 Papa Innocenzo VIII fa al Gran Maestro d’Aubusson concessione del Magistero
dell’Ordine del Santo Sepolcro(29)
.
Sempre nel 1489 il Gran Maestro Pierre d’Aubusson dispone che sia effettuata una raccolta degli
Statuti melitensi ordinati per materia e tale classificazione è mantenuta fino al 1798.
Nel sedicesimo secolo la Lingua d’Inghilterra è soppressa.
Nel 1493 l’Ordine impiega la nuova tecnica del libro stampato pubblicando un Codice degli Statuti.
Ancora nel XVI secolo i neoeletti alle dignità devono avere il permesso del Consiglio per recarsi
nelle dipendenze assegnate: è rilasciata una licenza detta “smotatione” per allontanarsi dal Convento.
Nel 1513 Fra’ Fabrizio del Carretto diventa Gran Maestro.
Il 2 gennaio 1523, dopo un lunghissimo assedio, i Cavalieri si arrendono ai Turchi e termina il
dominio su Rodi: il Gran Maestro Filippo Villiers de l’Isle-Adam (1521-1534) con i Cavalieri e
parte degli isolani è costretto da Solimano il Magnifico ad abbandonare l’isola ed inizia un periodo
di peregrinazioni in cerca di ospitalità (Creta, Messina, Civitavecchia, Viterbo, Nizza). Il Maestro e i
frati sopravvissuti giunti poi a Napoli, a causa della pestilenza a bordo, dovono sistemare il loro
Convento e l’Ospedale conventuale in un’enorme grotta da loro considerata della Sibilla di Cuma,
vicino Pozzuoli, protetta dall’artiglieria e fornita di legna e tende.
Il 10 aprile 1523 il Gran Maestro Philippe Villiers de l’Isle-Adam scrive all’Imperatore Carlo V
per richiedere l’assegnazione a futura sede del suo Ordine del porto di Brindisi o dell’isola di Malta.
Nel 1527 a Viterbo si celebra il Capitolo Generale dei Cavalieri in cui si stabilisce di celebrare
annualmente una santa Messa per l’Imperatore Carlo V e nella festa di Ognissanti gli si faccia
dono di un falcone in segno di gratitudine per la donazione concessa. Sembra, invece, che Carlo V
attribuisca un diverso valore a tali offerte giovannite: non in maniera de perpetua memoria ma con lo
scopo che “tale feudo tengano e riconoscano noi, come Re di Sicilia e i successori nostri nel
medesimo Regno”.
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(28) Salerno Mariarosaria, Il Mezzogiorno d’Italia nei Libri Consiliorum dell’Ordine Gerosolimitano - Studi Melitensi,
VIII, 2000, Gran Priorato di Napoli e Sicilia del SMOM, Centro Studi Melitensi, Taranto, 2001, pag. 79.
(29) Fu soltanto temporanea.