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UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
SEDE DI MILANO
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA IN LINGUAGGI DEI MEDIA
TESI DI LAUREA
COMUNICAZIONE DELLA CHIESA E SOCIAL MEDIA.
Relatore:
Ch.ma Prof.ssa Chiara Giaccardi
Candidato:
Pietro Guzzetti
Matricola N. 4608833
ANNO ACCADEMICO 2017/2018
2
“COMUNICAZIONE DELLA CHIESA E SOCIAL MEDIA”
Introduzione
Capitolo 1 – Chiesa, media tradizionali e media digitali
Capitolo 2 – La comunicazione nella parrocchia
Capitolo 3 – Un caso specifico: San Giovanni Battista in Desio
Conclusione
Introduzione
“Nel progetto di Dio, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la
comunione. L’essere umano, immagine e somiglianza del Creatore, è capace di esprimere e
condividere il vero, il buono, il bello. È capace di raccontare la propria esperienza e il mondo,
e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi”1
. Con queste parole inizia il
messaggio di Papa Francesco per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
In questa tesi desidero soffermarmi sullo stretto legame che esiste tra la Chiesa e la
comunicazione, in maniera particolare con i media, ambienti che estendono la possibilità di
comunicare al di là della compresenza fisica. Come afferma il Santo Padre, “la comunicazione
è una modalità essenziale per vivere la comunione” e i nuovi media digitali amplificano le
possibilità di incontro tra le persone di diversa fede e provenienza. In qualità di sacerdote
reputo essenziale migliorare sempre più la capacità della Chiesa di essere presente in ogni
spazio -fisico o digitale- abitato dall’uomo e di saper comunicare al suo interno per favorire
l’incontro del Risorto con ogni figlio di Dio. Il Signore ci incontra nel qui ed ora, questo qui
non conosce restrizioni o barriere, ma ogni ambiente è terra di missione e luogo di incontro.
Nel primo capitolo di questo lavoro si ripercorrono i diversi documenti nei quali la Chiesa ha
dedicato la propria attenzione ai media. Partendo dal decreto conciliare sugli strumenti delle
comunicazioni sociali Inter Mirifica2
del 4 dicembre 1963 fino agli ultimi messaggi del
1
Il testo completo del messaggio è reperibile all’indirizzo:
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-
francesco_20180124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
2
Il testo completo del decreto è reperibile all’indirizzo:
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-
ii_decree_19631204_inter-mirifica_it.html
3
pontefice in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. La parte finale
del capitolo è dedicata alla relazione della Chiesa coi nuovi media digitali, evidenziando sfide
e difficoltà all’interno del nuovo contesto postmediale, caratterizzato dall’affermarsi dei
social network.
Nel secondo capitolo si affronta la comunicazione all’interno di una parrocchia, passando in
rassegna i tanti e diversi canali comunicativi che una chiesa locale può sfruttare: dal momento
degli avvisi alla bacheca, dal bollettino parrocchiale alla radio, dalla collaborazione con i
giornali locali agli eventi realizzati con altre associazioni, dal sito agli account social. Ognuno
di questi spazi comunicativi ha caratteristiche proprie ed esige un linguaggio specifico per far
in mondo che la comunicazione sia efficace, cioè possa davvero favorire comunione. Non
tutte le parrocchie sfruttano appieno queste possibilità di incontro ma il corretto impegno da
parte di ministri e laici impegnati nelle comunità cristiane permette di moltiplicare le
occasioni di scambio, confronto e testimonianza della Buona Novella.
Il terzo capitolo è un focus sulla realtà della parrocchia di San Giovanni Battista in Desio,
nella quale risiedo dalla mia ordinazione presbiterale e svolgo il ruolo di vicario per la
pastorale giovanile. Avendo curato la comunicazione relativa ai media digitali, ne racconterò
la nascita e lo sviluppo: a partire dal sito lanciato il 19 giugno 2012 fino alla creazione degli
account di Facebook e Twitter. Un’attenzione particolare sarà data all’iniziativa “San
Giovanni Battista siamo NOI #SGBsiamoNOI” che ha saputo adottare il linguaggio proprio
dei video di YouTube per raccontare il volto della comunità, dopo la ferita causata da alcuni
ragazzi che non si erano resi conto della portata delle proprie azioni da cittadini irresponsabili
della rete. La conclusione di questo capitolo riporta le ultime scelte in ambito comunicativo
attuate dalla parrocchia in occasione del proprio cinquantesimo avvenuto nel 2016: la
pubblicazione di un libro fotografico e l’iniziativa #SGB50 che ha avuto luogo nelle piazze
digitali dei social network.
Le ultime pagine saranno dedicate alle riflessioni che sono nate durante la scrittura della tesi e
a possibili sviluppi riguardo la comunicazione della Chiesa nei media.
4
Capitolo 1 – Chiesa, media tradizionali e media digitali
Fin dalla sua costituzione la Chiesa ha un legame fortissimo con la comunicazione, il Vangelo
è la buona notizia che come ogni notizia va comunicata e trasmessa. La Chiesa quindi si
fonda su una notizia da condividere, una notizia diversa da tutte le altre perché ci testimonia
l’identità di Dio fatto uomo, una notizia che non rimane esterna alla storia dell’umanità ma la
cambia radicalmente. La comunicazione è dimensione costitutiva dell’essere Chiesa: non una
missione fra le tante, ma la sua missione3
.
È stata, allora, sempre essenziale la capacità della Chiesa di comunicare le parole e la vita di
Gesù, passando dall’oralità, alla scrittura fino ad arrivare all’impiego dei media, classici e
nuovi. La diffusione sempre più capillare sul globo terrestre è stata possibile lavorando
costantemente sulle modalità comunicative ed imparando a valorizzare le potenzialità degli
strumenti che via via diventano disponibili, così da poter raggiungere e abitare ogni luogo,
“fino agli estremi confini della terra”4
.
Guardando alla storia della Chiesa Cattolica è interessante scoprire come essa non si sia mai
tirata indietro nel dialogo con i diversi media5
, ma anzi abbia avuto da subito uno sguardo
attento e una marcata apertura nei loro confronti. Ha sempre riconosciuto la loro importanza e
ha saputo dialogale con i diversi attori del mondo della comunicazione, cercando essa stessa
di esercitare un ruolo attivo attraverso la produzione di materiale specificatamente pensato per
comunicare il messaggio della fede, e in molti casi allestendo direttamente luoghi di
produzione mediale (case editrici, televisioni, radio) o di fruizione collettiva (sale della
comunità).
3
Basta pensare all’immagine della Trinità: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; al suo interno
include un mistero comunicativo tra le singole persone divine, Gesù stesso nel Vangelo ci
dice chiaramente come «le cose che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me» (Gv
12,50). Il Figlio è la Parola da sempre pronunciata dal Padre, il Logos rivolto verso di lui — e
in quanto Parola rivolta è risposta e inizio di un dialogo — è il suo dirsi al mondo e all’uomo
nella visibilità dell’incontro, che si trova custodita da due silenzi, il silenzio originario del
Padre e il silenzio della tenerezza dello Spirito. La Parola e il Silenzio sono la trama di tutta la
comunicazione divina al mondo nella storia della salvezza, sono l’eterno dirsi e l’eterno
tacersi, il rivelarsi e il nascondersi.
Pensiamo inoltre al momento della Pentecoste (At 2,1-11) nel quale, attraverso la discesa
dello Spirito Santo sugli apostoli, si realizza la comunicazione con persone di lingue
differenti, tutti misteriosamente riescono a comprendere il lieto annuncio degli undici.
4
Atti degli Apostoli 1,8
5
A evidenziare questa positivo atteggiamento è Rita Marchetti nel capitolo 2 di La Chiesa e
internet. La sfida dei media digitali, Carocci, Roma 2005
5
Nella storia recente della Chiesa un passaggio fondamentale nell’ambito della comunicazione
è avvenuto con la pubblicazione del decreto conciliare sugli strumenti delle comunicazioni
sociali Inter Mirifica6
del 4 dicembre 1963, uno dei nove decreti scritti in occasione del
Concilio Vaticano II e il primo documento ufficiale del Concilio, a indicare la centralità del
tema. Nel paragrafo 187
del decreto troviamo la disposizione che istituisce la Giornata
mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’unica giornata istituita dal Concilio Vaticano II.
Fino a quel momento la Chiesa si spendeva secondo due prospettive: educare attraversi i
media ed educare ai media8
; la prima vedeva i media semplicemente come specifici strumenti
da utilizzare per sfruttare al meglio il loro potere di diffusione, la seconda accentuava la
capacità formativa dei media e li vedeva come esperienze educative da promuovere. Il decreto
conciliare fornisce una nuova via che è la via della formazione, spostando l’azione
pedagogica da valle a monte, dal consumo alla produzione. Questa nuova prospettiva fornisce
un cambiamento radicale perché implica un investimento sempre più specifico nella
realizzazione di canali e contenuti mediali, che da questo momento in poi vengono visti come
materiale da utilizzare in maniera ordinaria nelle varie forme dell’apostolato, per il quale sarà
necessario formare professionisti della comunicazione ad hoc. Inoltre viene promossa una
visione d’insieme dei media, con la dizione “strumenti delle comunicazioni sociali” viene
identificato un sistema integrato, ponendosi in un’ottica che caratterizzerà l’approccio futuro
alla materia.
Col passaggio della concezione dei media da strumento a ambiente9
, cambia anche
l’approccio che la Chiesa ha nei loro confronti: dalla preoccupazione di un possibile
condizionamento attuato in maniera più o meno esplicita alla necessità di una testimonianza
in essi. Il cambiamento di ottica nei confronti dei media è riscontrabile anche all’interno dei
6
Il testo completo del decreto è reperibile all’indirizzo:
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-
ii_decree_19631204_inter-mirifica_it.html
7
“Al fine poi di rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa con l'impiego degli
strumenti di comunicazione sociale, ogni anno in tutte le diocesi del mondo, a giudizio dei
vescovi, venga celebrata una «giornata» nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in
questo settore, invitati a speciali preghiere per questo scopo e a contribuirvi con le loro
offerte. Queste saranno debitamente destinate a sostenere le iniziative e le opere promosse
dalla Chiesa in questo campo, secondo le necessità dell'orbe cattolico.”
8
Cfr Franchi M. Mediare i media. L’”Inter Mirifica” e la via cattolica allo studio dei media
in Il Concilio Vaticano II crocevia dell’umanesimo contemporaneo, Vita&Pensiero, Milano
2015 pag. 298 ss.
9
Cfr Giaccardi C. Abitare la rete Il web come luogo antropologico in Giaccardi C. (a cura di)
Abitanti della rete, Vita&Pensiero, Milano 2010
6
documenti vaticani: partendo dall’enciclica Miranda prorsus. Cinema, radio e televisione di
Pio XIII (1957)10
nella quale i media vengono visti come estensioni, invenzioni che
moltiplicano le forze e le possibilità fisiche dell’uomo; per poi proseguire con la lettera
apostolica Boni Pastoris11
-con la quale Giovanni XXIII nel 1959 erige la pontificia
commissione per la cinematografia, la radio e la televisione come stabile ufficio della Santa
Sede- preoccupata della morale e della dignità del pubblico; fino ad arrivare al passaggio
essenziale che avviene con la pubblicazione della Inter Mirifica, che sposta l’attenzione sulla
formazione necessaria all’interno della Chiesa, e subito seguita dall’istituzione della
Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali ad opera di Paolo VI nel dicembre del
1964. Figlia della visione promosso dalla Inter Mirifica, il 23 maggio 1971 viene licenziata
l’istruzione pastorale Communio et Progressio12
nella quale la questione dei media viene
trattata come una realtà che necessita un’attenzione dedicata ed un linguaggio specifico; i
media favoriscono il processo di socializzazione all’interno della Chiesa e promuovono il
dialogo col mondo esterno. I media –che vengono ancora identificati come strumenti- sono
cruciali per la predicazione e l’annuncio del Vangelo, significativa l’espressione ‘predicatelo
sui tetti’ al N. 126. Lo stesso Paolo VI nel 1975 con l’esortazione apostolica Evangelii
Nuntiandi13
tornerà sul tema dei media e dell’evangelizzazione, riconoscendo come
quest’ultima non può essere un fenomeno di comunicazione di massa, ma deve sempre
interpellare il cuore del singolo per suscitare una risposta ed un impegno personale.
Dieci anni più tardi sarà Giovanni Paolo II a rinnovare la centralità della comunicazione
sociale della Chiesa con la nota Il dovere pastorale della comunicazione sociale14
,
evidenziando il legame che dovrebbe esserci tra progresso umano e verità dell’uomo, che va
difesa nel migliore dei modi dalla Chiesa. Un passaggio essenziale avviene nel pontificato di
10
Il testo completo dell’enciclica è reperibile all’indirizzo: http://w2.vatican.va/content/pius-
xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_08091957_miranda-prorsus.html
11
Il testo completo della lettera apostolica è reperibile all’indirizzo:
http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/motu_proprio/documents/hf_j-xxiii_motu-
proprio_22021959_boni-pastoris.html
12
Il testo completo dell’istruzione pastorale è reperibile all’indirizzo:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_230
51971_communio_it.html
13
Il testo completo dell’esortazione apostolica è reperibile all’indirizzo:
http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_exhortations/documents/hf_p-
vi_exh_19751208_evangelii-nuntiandi.html
14
Il testo integrale della nota è reperibile all’indirizzo: https://www.chiesacattolica.it/wp-
content/uploads/sites/31/2017/02/Nota_Comunicazioni_Sociali_15-05-1985.pdf
7
Giovanni Paolo II quando nella lettera enciclica Redemptoris Missio15
del 7 dicembre 1990
chiama i media ‘areopaghi moderni’, mostrando apertamente di essere passati dalla visione
strumentale a quella ambientale/antropologica. In completa sintonia con le parole del
pontefice, il cardinale di Milano Carlo Maria Martini nella lettera pastorale Il lembo del
mantello16
del 1991, scriveva a chiare lettere: “i medi non sono più uno schermo che si
guarda, una radio che si ascolta. Sono un’atmosfera, un ambiente nel quale si è immersi”.
La successiva pietra miliare è la pubblicazione di: Comunicazione e missione, Direttorio sulle
comunicazioni sociali nella missione della Chiesa in Italia17
, nel giugno 2004, nel quale si
auspica un passaggio “da spettatori a protagonisti della nuova cultura mediale” per i cattolici,
così da essere parte attiva nella missione comunicativa della Chiesa.
L’immagine spaziale nei confronti dei media ritorna nella lettera apostolica Il rapido
sviluppo18
del 24 gennaio 2005, nella quale Giovanni Paolo II li identifica come ‘crocevia
delle grandi questioni sociali’, anche se nel testo coesistono espressioni che rimandano ad una
passata concezione strumentale dei media, ‘questi potenti mezzi’. Il passaggio definitivo alla
concezione dei media come ‘nuovo contesto esistenziale’ avviene quando la Conferenza
Episcopale Italiana pubblica Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali per
il decennio 2010-202019
nel 2010. Su questa stessa linea i messaggi per la Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali più recenti, che si soffermano sugli aspetti che caratterizzano la
rete come luogo antropologico di comunione e incontro: I media: rete di comunicazione,
comunione e cooperazione20
(Benedetto XVI, 2006) -Reti sociali: porte di verità e di fede;
15
Il testo integrale della lettera enciclica è reperibile all’indirizzo:
http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-
ii_enc_07121990_redemptoris-missio.html
16
C. M. Martini Il lembo del mantello: per un incontro tra chiesa e mass media, Centro
Ambrosiano, Milano 1991
17
Conferenza Episcopale Italiana, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni
sociali nella missione della Chiesa, Lev, Città del Vaticano 2004
18
Il testo integrale della lettera apostolica è reperibile all’indirizzo:
https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/2005/documents/hf_jp-
ii_apl_20050124_il-rapido-sviluppo.html
19
Il testo integrale del documento è reperibile all’indirizzo:
http://banchedati.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_cei/2010-11/12-
3/Orientamenti%20pastorali%202010.pdf
20
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/communications/documents/hf_ben-
xvi_mes_20060124_40th-world-communications-day.html
8
nuovi spazi di evangelizzazione21
(Benedetto XVI, 2013) – Per un’autentica cultura
dell’incontro22
(Francesco, 2014).
Volgendo lo sguardo alla storia recente dei media, un passaggio fondamentale avvenuto è con
la nascita e la diffusione di internet. La rete ha cambiato radicalmente il mondo della
comunicazione, permettendo una nuova e sconvolgente velocità nella trasmissione delle
informazioni, consentendo un accesso diretto non solo al consumo ma anche alla produzione
di contenuti, abbattendo ogni limite spaziale. La capacità della Chiesa di recepire e
comprendere le potenzialità di questa rete globale sono evidenziate anche dall’aver dedicato
un intero documento da parte del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali
all’argomento: La Chiesa e Internet23
del 2002. In questo testo si ribadisce l’approccio
positivo adottato dalla Chiesa nei confronti dei mezzi di comunicazione sociale, nella
consapevolezza che un atteggiamento restrittivo o censorio non è né sufficiente né
appropriato. Internet, in particolare, non ha cambiato solo il modo di comunicare delle
persone, ma anche lo sguardo che le stesse hanno nei confronti della loro vita; la rete globale
che mette in contatto gli abitanti della Terra crea un contesto in cui è essenziale educare
perché si realizzi una comunione tra le diverse parti, comunione che sta alla base dell’identità
ecclesiastica fondata dalla comunione trinitaria riflessa nella comunione di persone e di
comunità. L’annuncio della Buona Novella in questi spazi richiede l’attenta considerazione
delle loro peculiarità e il rispetto del linguaggio che li contraddistingue, così da far in modo
che si realizzi una comunicazione efficace, in particolare nei confronti di quelle categorie che
abitano in maniera costante la rete. Il documento del Pontificio Consiglio delle comunicazioni
sociali vede fruttuoso l’utilizzi della comunicazione online per quanto riguarda molteplici
aspetti dell’evangelizzazione: la ri-evangelizzazione, la nuova evangelizzazione,
l’evangelizzazione missionaria ad gentes, l’apologetica, la direzione spirituale. L’ambiente
digitale offre una nuova occasione di scambio e confronto tra chi è già formato e chi invece
compie i primi passi nel cammino di fede. Viene inoltre evidenziato come l’educazione ai
mezzi di comunicazione favorisca la formazione di un giudizio morale fondato, è un aspetto
di formazione della coscienza, che la Chiesa ha sempre posseduto e nel quale si è sempre
21
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/communications/documents/hf_ben-
xvi_mes_20130124_47th-world-communications-day.html
22
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-
francesco_20140124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
23
Il testo integrale è reperibile all’indirizzo:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_200
20228_church-internet_it.html
9
impegnata. “Trasmettere nozioni relative a Internet e alla nuova tecnologia significa molto di
più che applicare tecniche di insegnamento”24
, significa formare cittadini responsabili
all’interno del ciberspazio, che sanno giudicare e valutare l’infinita mole di informazioni e di
esperienze che la rete ci offre. Senza dimenticare i rischi della rete e le attenzioni da
mantenere, il documento in questione ha saputo promuovere e offrire uno sguardo luminoso
sulla rete, ricordando allo stesso tempo che la realtà digitale non potrà sostituire la reale
presenza di Cristo nell’eucarestia né l’incontro di chi appartiene a una comunità umana.
Con lo svilupparsi del web ed il passaggio al web 2.0 cambia la modalità di approccio ai
media, sia dal punto di vista di chi produce informazioni sia da parte degli utenti. Assistiamo
sempre più ad una diffusa ed inedita convergenza che interessa tutte le fasi di produzione,
diffusione e consumo del prodotto mediale; tutto questo implica un nuovo approccio alla
questione sia da parte della Chiesa che da parte dei fedeli. I media diventano sempre più
pervasivi nelle nostre vite e ciò fa sì che siano parte costitutiva di ogni relazione
interpersonale e sociale, come scrive Papa Benedetto nel messaggio per la 42° Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 200825
. In questa nuova agorà digitale la
prossimità è dilatata sempre più, sostenuta da una continua interconnessione tra utenti che non
solo scelgono il percorso che desiderano seguire navigando, ma diventano essi stesso
coautori. Tutta questa libertà di accesso e d’espressione favorisce il convergere di posizioni
diverse, stimola la riflessione e il confronto tra gli utenti, facendo sì che la Chiesa si renda
capace di sostenere un dialogo anche in questo ambiente tanto rumoroso e caotico, quanto
ricco e stimolante. La cultura digitale richiede un ripensamento della comunicazione
pastorale, una revisione dei registri, una corretta visione dei destinatari che hanno smesso di
essere puri ricettori e hanno iniziato ad impossessarsi del loro diritto a partecipare. Lo stile
comunicativo che ha caratterizzato per anni la voce della Chiesa nella stampa, nel cinema,
nella radio e nella televisione, richiede una revisione per portare frutti paragonabili a quelli
raggiunti in passato, ma nel nuovo luogo abitativo dell’umano, la rete. Quella Buona Notizia
che è colonna del messaggio che la Chiesa deve far incontrare, è Parola viva, che desidera
incontrare il cuore dell’uomo in ogni ambiente e attraverso ogni canale. Come ricorda Papa
Francesco nel messaggio per la 48esima giornata, Comunicazione al servizio di un’autentica
24
Cfr La Chiesa e internet 7
25
Papa Benedetto XVI I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio.
Cercare la Verità per condividerla, testo integrale all’indirizzo:
https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/communications/documents/hf_ben-
xvi_mes_20080124_42nd-world-communications-day.html
10
cultura dell’incontro, nel 2014 “non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale
[…] una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti”26
, questo è lo
spirito che sostiene la comunicazione della Chiesa oggi.
Incoraggiati dalle parole del Santo Padre, i credenti devono abitare la rete sapendo mantenere
vive le domande essenziali dell’uomo, quella sana inquietudine che alimenta la continua
ricerca di Dio. Una delle opportunità che rende ancora più d’impatto la presenza dei singoli
nella rete è il coinvolgimento personale che caratterizza l’ambiente online ai giorni nostri: non
condividiamo mai soltanto idee e informazioni, ma comunichiamo di noi parliamo di reale
vissuto. Proprio per questo motivo aumenta la responsabilità dei singoli credenti sulla rete e
compito della Chiesa è educarli a saper testimoniare con coerenza e chiarezza le loro scelte e
la loro fede.
Col cambiamento del comunicare in un vero e proprio ambiente di vita, la comunicazione ha
pienamente espresso la propria valenza antropologica, che a che fare con l’essere umano nella
sua interezza, tutto questo interroga la Chiesa e la spinge a fare il possibile per evitare di
ridurre il suo essere nel web come puro trasmettitore di contenuti, ripetitore ad ampio raggio.
Uno dei problemi che deve affrontare la comunicazione della Chiesa oggi è l’indifferenza,
cioè l’appiattimento di ogni contenuto online sullo stesso livello. Diventerà sempre più
necessario allora trovare la modalità per esprimere e comunicare il Vangelo tenendo conto
della sua unicità, aiutando le persone a non dimenticare che rispetto non vuol dire che ogni
parola vale come le altre, trovando la modalità di esprimere la buona notizia in un linguaggio
che consenta di riconoscere la sua permanente novità. Come ha scritto Papa Francesco nell’
Evangelii Gaudium: “l’impegno evangelizzatore si muove tra i limiti del linguaggio e delle
circostanze. Esso cerca sempre di comunicare meglio la verità del Vangelo in un contesto
determinato, senza rinunciare alla verità, al bene e alla luce che può apportare quando la
perfezione non è possibile”27
.
Quando ci caliamo nel contesto comunicativo mediale odierno, le circostanze che si delineano
hanno un peso specifico che bisogna tenere in considerazione per evitare la resa a priori o il
fraintendimento. Comunicare è sempre apertura di uno spazio comune, apertura all’interno
26
Cfr https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-
francesco_20140124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
27
Papa Francesco Evangeliii Gaudium, 45
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-
francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html
11
dell’infinita piazza della rete, e rappresenta un’occasione per condividere quello che uno ha e
quello che uno è28
. Abbandonata la visione tecnica di comunicazione come trasmissione,
siamo approdati ad una visione antropologica che pone al centro la comunione e l’incontro.
In questo spazio di condivisione infinito che è il web, si moltiplicano le forme di contatto, di
relazione interpersonale e di espressione del sé. Due verbi sono le colonne della
comunicazione online: partecipare e condividere. Ogni volta che viene pubblicato un
contenuto online, da parte di un singolo utente o di una istituzione, si sta esprimendo la
volontà di partecipare ad una discussione che sarà aperta all’intervento di tutti gli utenti che
intercetteranno il contenuto. Tutto questo richiede un’apertura ed una competenza per chi si
occupa di comunicare, il proprio lavoro non finirà nel momento in cui si è cliccato su
“pubblica” ma continuerà finché ci sarà una reazione, un commento dei cyber cittadini. Ecco
che ogni condivisone si inserisce all’interno di uno spazio di dialogo partecipativo, ogni share
è un intervento che va ad alimentare una discussione in atto e che implica una responsabilità
insita in ogni atto comunicativo. Esserci oggi significa condividere e tutto ciò è una forma
“aumentata” di presenza nella quale siamo annunciatori anche della nostra fede.
Come in ogni altro ambiente, anche online c’è il rischio di essere inautentici, di non vivere in
pienezza le relazioni con le persone, ma tutto questo non è specifico del web, ma lo accomuna
al mondo offline. Il web tende ad amplificare i comportamenti esistenti, più che crearne di
nuovi29
. Un ulteriore errore sarebbe quella di identificare la rete come uno strumento nuovo e
più efficace per il proselitismo, nulla di più sbagliato, non si tratta di un nuovo mezzo più
efficace per convertire il prossimo, bensì di un luogo cui essere vicini alle persone, così poter
testimoniare pur nei limiti inevitabili la propria fede, rispettando la libertà altrui. Annunciare,
allora, sarà incontrare il più possibile, avvicinarsi ai lontani e condividere anche con loro la
bellezza specifica del Vangelo, quella bellezza che ha invaso la nostra vita di credenti. Se la
Buona Parola sostiene e nutre la nostra vita, siamo spronati a farla risuonare in ogni ambiente
che abitiamo per darle la possibilità di essere intercettata da chi transita in questi spazi.
Nel nuovo contesto postmediale un punto di non ritorno è la nascita e la diffusione
inarrestabile dei social network, che hanno cambiato la forma stessa della società, il modo di
pensare le relazioni sociali e il rapporto col mondo. Siamo cittadini always on, costantemente
28
Fabris A. Cultura digitale e dimensione antropologica in Fabris A. e Maffeis I. (a cura di)
Di terra e di cielo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2017 pag. 40
29
Giaccardi C. I media digitali in Fabris A. e Maffeis I. (a cura di) Di terra e di cielo,
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2017 pag. 66
12
presenti nelle piazze digitali dei social media, nelle quali incessantemente si portano avanti
una miriade di relazioni e di discussioni. Tutto questo è possibile grazie alla diffusione
sempre più capillare di mobile devices che consentono di avere costante accesso alla rete in
qualunque posto ci troviamo, così da avere sempre un piede offline e uno online, al punto tale
da parlare correttamente di onlife30
.
Caratteristiche essenziali dei social network sono: la presenza di uno spazio virtuale nel quale
l’utente può costruire ed esibire un proprio profilo, una pagina che racconta di sé attraverso
foto, parole, video, musiche, articoli, nella quale ciascuno sceglie come e cosa mostrare della
propria persona; la lista di amici o conoscenti, quegli utenti coi quali desideriamo entrare in
contatto e comunicare (è possibile gestire questa massa di contatti attraverso gruppi ed
etichette che favoriscono una specifica condivisone con ognuno di essi); la possibilità di
interagire con la propria rete di contatti attraverso messaggi o altre modalità di connessione.
Se ci fermiamo a pensare al loro rapido successo, comprendiamo come essi abbiano la
capacità di soddisfare alcuni bisogni umani fondamentali quali la socialità, l’autostima e
l’autorealizzazione; inoltre i social network rispondono alla necessità insita nell’uomo di
arricchire la propria vita di relazioni. Attraverso il loro utilizzo le esperienze sociali
travalicano il confine dell’offline e si possono perpetrare nelle piazze social, senza mai venir
meno. Nonostante le specificità del singolo social, tutti permettono di intensificare le
possibilità di relazione. Attraverso il loro utilizzo, le piattaforme sociali permettono la
creazione e lo sviluppo di veri e propri gruppi e comunità online, che spingono sempre più ad
avere interazioni frequenti ed orientate ad uno stesso scopo o ad una determinata passione,
che fa da collante tra i vari utenti.
L’azione comunicativa della Chiesa nella rete è diventata ancora più necessaria, visto la
presenza così massiccia delle persone nei vari social network. Per attuare una corretta
pastorale mediale è necessaria una comprensione attenta dei nuovi processi comunicativi, così
da rendere fedele, efficace e comprensibile ogni messaggio che essa desidera trasmettere.
Poiché la vita online non è dissociata dalla vita offline, le esperienze che si vivono tra i mille
incroci dei social sono veri e profondi quanto quelle che accadono tra le corsie di un
supermercato, l’azione pastorale nel mondo digitale deve avere come orientamento di fondo la
relazione umana. Come ricorda Papa Francesco: “la comunicazione ha il potere di creare
30
Per approfondire il concetto di onlife fare riferimento al testo di Floridi L. La quarta
rivoluzione, Raffello Cortina Editore, Milano 2017
13
ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione”31
, perciò la comunicazione pastorale dovrà
spianare la strada a nuovi incontri, preoccuparsi della qualità del contatto umano e tenere alta
l’attenzione alle persone; dovrà favorire forme di dialogo e di dibattito per rafforzare l’unità
tra le persone, combattere la divisione e l’aggressività verbale e non. Bisognerà educare a
comunicare con autenticità, solo in questa maniera sarà possibile parlare di testimonianza.
Nella rete essere autentici è condividere la propria speranza e la propria gioia, raccontare di sé
lasciando trasparire ciò che alimenta la nostra vita e la sostiene. Attraverso questo modello di
autenticità sarà possibile risvegliare nel prossimo il desiderio di conoscere sempre meglio la
Buona Novella, fare esperienza di Gesù ed aprirsi al dialogo con chi propone una via per la
felicità e la gioia vera. Risulta quindi indispensabile il coinvolgimento all’interno della
comunicazione online: non si può abitare la rete rimanendo distaccati da ciò che
condividiamo, pensare di trasmettere fredde informazioni, quando invece stiamo
condividendo il nostro vissuto, la nostra persona. Allo stesso tempo bisognerà coinvolgere
anche ci incontriamo, altrimenti ogni condivisione ridurrà le discussioni in monologhi
paralleli. La testimonianza non è frutto di una strategia vincente, ma di un coinvolgimento
personale: “solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di
riferimento” come scrive Papa Francesco nel Messaggio per la XLVIII Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali del 201432
.
La comunicazione digitale deve diventare possibilità di prossimità, la connessione digitale
deve essere accompagnata da un incontro in carne ed ossa, bisogna essere disposti ad un
ascolto sincero e vero, che non si limiti ad udire le voci che ci circondano ma vada oltre,
l’ascolto richiede vicinanza e disponibilità. Ogni atto comunicativo da parte della Chiesa
dovrà configurarsi come ascolto dell’altro, con la sua dignità. Dovremo abitare gli spazi
online puntando sulle relazioni umani più che sui passi scritturistici: comunicare il Vangelo
non significa inondare i social con passi della Sacra Scrittura e neppure postare contenuti
dichiaratamente religiosi, invece sarà necessario testimoniare con coerenza le nostre scelte, i
nostri giudizi e le nostre preferenze guidate dalla Parola del Signore. Non si può trattare il
Vangelo come qualsiasi altro messaggio la cui efficacia dipende dalla popolarità o dall’essere
diventato virale come un’espressione gergale, la Parola resta un dono da accogliere con una
31
Papa Francesco Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-
francesco_20160124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
32
Cfr https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-
francesco_20140124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
14
propria risposta libera. Bisognerà avere un’attenzione specifica per coniugare la testimonianza
con l’utilizzo di immagini e video, tratti distintivi della comunicazione online. Il Vangelo si
farà narrazione, storia che intreccia la mia storia personale, attraverso la dinamica dello
storytelling avrà la forza espressiva per intercettare gli utenti della rete e parlare a loro, sarà
vissuto che tocca il cuore anche di chi non crede ed acqua che disseta la sete dell’uomo di
infinito e di verità. La comunicazione sui social dovrà rispettare regole specifiche: una
pubblicazione periodica costante, la capacità di coinvolgimento degli utenti, la velocità di
copertura delle notizie postate. Non si può credere che sia facile comunicare con autenticità e
profondità nel nuovo contesto, quindi sarà necessaria un’adeguata preparazione che formi non
solo chi si occupa della comunicazione istituzionale all’interno della Chiesa, ma ogni fedele.
La Chiesa dovrebbe ispirarsi alla specificità dei social network per essere sempre meno
strumento di trasmissione e sempre più luogo di incontro, aperto al confronto e all’ascolto
reciproco, capace di comunicare al cuore delle persone e di avvicinarle. Un aiuto
fondamentale le può arrivare dalla rete, vissuta come occasione per comunicare, per realizzare
una vera partecipazione tra i fedeli e non solo. Perché tutto ciò si realizzi, la comunicazione
deve essere attraente e avvincente, capace di creare un’immersione tra la persona ed il
messaggio evangelico, una comunicazione personalizzata e diversificata per i singoli ambienti
comunicativi, interattiva e coinvolgente. Non basta essere presenti sui social, aprire una
pagina Facebook o un profilo Instagram, perché la connessione da sola non produce
comunione, ma solo potenziale relazione. La sfida è trasformarla in dimensione comunitaria,
sfruttare la ricchezza delle iterazioni tra gli utenti per farli sentire uniti e apprezzare sempre
più i tratti distintivi dell’identità comunitaria alla quale si appartiene. La rete è uno spazio
infinito nel quale manifestare la bellezza della fede e gli strumenti espressivi a nostra
disposizione sono molteplici, questa sfida è affascinante e stimolante allo stesso tempo. La
Chiesa deve cercare e trovare il proprio registro e il proprio tocco inconfondibile, per
incontrare e lasciarsi incontrare, coinvolgere le persone dando a loro il giusto valore.
Capitolo 2 – La comunicazione nella parrocchia
La comunicazione all’interno di una parrocchia passa per diversi canali, ognuno con le sue
specificità -che non sempre si ha l’accortezza di rispettare. L’insieme di tutti i messaggi
trasmessi aiutano non solo a rimanere informati sulle attività che vengono svolte e gli
appuntamenti a cui si è invitati a partecipare, ma anche a sentirsi parte di una comunità
cristiana.
15
Il primo canale di comunicazione è face-to-face e uno-a-molti: il momento degli avvisi che
tradizionalmente precede l’orazione finale. In questo momento la comunicazione è
prettamente verbale, coinvolge solamente i fedeli presenti alla celebrazione e quindi esclude
la maggior parte dei parrocchiani, tenendo presente che la media italiana di cristiani che
frequentano costantemente le celebrazioni si attesta tra il 15% e il 20%33
. L’efficacia
comunicativa di questo momento dipende strettamente dalle doti del celebrante, che attraverso
il tono e la giusta gestualità, può tenere accesa l’attenzione della platea o favorire la
distrazione. Usualmente le informazioni trasmesse si limitano alle iniziative principali della
settimana e a pochi altri avvisi. Per questioni di tempo il momento degli avvisi è ristretto e c’è
il rischio che parte del contenuto vada perso per i motivi più disparati: stanchezza, fretta,
distrazione. Nonostante questo il primo canale di comunicazione gode della compresenza di
chi comunica e chi ascolta, quindi lo sguardo diretto tra i due può rafforzare la comunicazione
e migliorarne l’efficacia.
Il secondo canale comunicativo utilizzato dalla parrocchia sono le bacheche, che si possono
trovare sul sagrato della chiesa o appena superata la soglia di ingresso. In questo caso la
comunicazione avviene attraverso l’affissione di una serie di cartelli, diversi per dimensioni
ed impostazioni grafiche, che promuovono le attività in calendario, attraverso il codice della
lingua scritta. Abitualmente nelle bacheche trova spazio anche la comunicazione della città,
del decanato (insieme delle parrocchie di paesi limitrofi), dell’istituzione comunale e di altre
associazioni, anche non di stampo religioso. Le informazioni sono accessibili per diverso
tempo e sono a disposizione anche delle persone che non frequentano le celebrazioni; il grado
di ricezione è legato all’interesse del singolo ma può essere rafforzato attraverso accurate
scelte grafiche che migliorano l’immediata comprensione o favoriscono il riconoscimento
dell’appartenenza ad una specifica categoria (iniziazione cristiana, iniziativa parrocchiale,
iniziativa cittadina, evento del comune, mostra, ecc…). Gli avvisi di una bacheca che
potrebbero sembrare freddi e distanti, in realtà possono diventare il primo passo di contatto
per chi semplicemente passa davanti alla chiesa. Dopo questo primo contatto a volte accade
che la persona si presenti per avere ulteriori informazioni o per iscriversi a determinate
iniziative. Gli aspetti importanti di questo spazio comunicativo sono la corretta distinzione tra
ciò che è promosso dalla chiesa locale e ciò che è legato ad altri enti. È utile inoltre -dove è
possibile- organizzare in sezioni le bacheche così da riservare ogni porzione ad un
determinato target di riferimento. Nei casi peggiori, la non curanza da parte dei preti
33
Cfr www.dati.istat.it
16
trasforma la bacheca in uno spazio a disposizione di chiunque, oppure ad un disordinato e
poco invitante collage di fogli completamente diversi per dimensioni, colori e impostazione
grafica. Una scelta che potrebbe rivelarsi vincente è quella di riservare una specifica sezione
per ricordare il tempo liturgico che si sta vivendo e l’iniziativa diocesana che è in atto, penso
alle tante giornate dedicate ad una causa o alle molteplici raccolte fondi a sostegno di realtà in
difficoltà. Di sicuro le bacheche delle parrocchie, con tutti i loro pregi e difetti, restano il
punto di riferimento per specifiche categorie di fedeli, quali gli anziani che abitualmente
frequentano più volte al giorno il luogo di culto e non abitano altri spazi comunicativi.
Il terzo strumento di comunicazione usato dalle parrocchie sono i bollettini parrocchiali, che
possono essere semplicemente dei fogli degli avvisi, oppure avere una struttura più ricca e
riportare articoli, editoriali o simpatici fumetti. Abitualmente il bollettino ha una tiratura
settimanale e si trova all’ingresso della chiesa, in alcune realtà può essere affiancato da una
pubblicazione relativa alla Comunità Pastorale (unione tra parrocchie diverse) in cui è inserita
la parrocchia, che ha una cadenza mensile o differente. La realtà dei bollettini parrocchiali è
talmente eterogenea che risulta difficile fare un’analisi specifica; certamente il bollettino
viene ritirato e, si spera, letto da chi partecipa alle celebrazioni domenicali, ma il fatto che
alcune copie rimangano a disposizione per l’intera settimana non esclude il contatto anche con
persone non frequentanti o non appartenenti a tale parrocchia: penso, per esempio, a chi
frequenta una chiesa vicino al luogo di lavoro per la preghiera personale durante la settimana.
Lo spazio del bollettino fornisce la possibilità di far trasparire i tratti caratteristici di una
comunità, attraverso le impostazioni grafiche scelte ed i contenuti degli articoli pubblicati,
inoltre può includere uno specchietto che racchiude tutti i contatti della parrocchia: gli orari
della segreteria, del centro d’ascolto, i numeri di telefono dei sacerdoti, l’indirizzo mail, l’url
del sito e i riferimenti alle pagine social; il bollettino diventa così strada che conduce a
un’esperienza sempre più coinvolgente e immersiva della comunità. Questa semplice
pubblicazione è strumento diretto per la comunicazione tra il prete referente ed i fedeli, inoltre
permette l’ingresso della parrocchia all’interno delle abitazioni, sempre che non finisca perso
in qualche borsa. L’aspetto vincente del bollettino è la fruibilità dello stesso e la capacità di
aggregare al suo interno diverse informazioni in una struttura non vincolante che può essere
adattata di volta in volta alle necessità del tempo. La comunicazione veicolata attraverso il
bollettino è una comunicazione connotata che si riferisce principalmente a persone che già
frequentano la chiesa, il che presuppone una certa disposizione e un certo interesse nei
confronti delle informazioni trasmesse. Quando non ci si limita a riportare gli avvisi, allora
17
questa pubblicazione può raccontare la vita stessa della parrocchia attraverso articoli dedicati
agli eventi che si sono svolti e scritti da chi ha preso parte ad essi. Se, inoltre, esiste anche un
foglio della Comunità Pastorale o un giornalino del decanato, ecco che si favorisce la presa di
coscienza di appartenere ad una realtà più grande e si può educare ad andare oltre i soliti
campanilismi; si può trasmettere un’unità già vissuta o meta da raggiungere.
Una parrocchia comunica anche attraverso le iniziative che propone e le possibili
collaborazioni con la realtà comunale a cui appartiene. Negli ultimi anni è diventato sempre
più importante la capacità di fare rete con le diverse realtà del territorio, così da non fermarsi
a ciò che si riesce a realizzare con le sole proprie forze, destinate a diminuire col passare del
tempo. Si comunica di sé anche realizzando eventi, perché in essi si fa esperienza relazionale,
essi sono occasione per raccontarsi e mostrare la specificità della comunione che deve stare
alla base della comunità cristiana. Le iniziative portate avanti, anche attraverso la
collaborazione con altre realtà locali, permettono di essere testimoni della Buona Novella in
maniera esperienziale, incarnata, andando oltre la diffusione della parola del Vangelo, ma
favorendo l’incontro con chi crede e trasmettendo la bellezza della fede con la propria
persona. Nel momento in cui una parrocchia si rende ospitale o parte attiva di un evento si
apre una nuova strada che conduce alla condivisione del sé e può portare alla conoscenza
reciproca.
Un'altra modalità di comunicazione è la collaborazione con le testate giornalistiche locali.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crisi dei quotidiani, che ha colpito in maniera
minore chi si occupa della comunicazione di un territorio specifico. I giornalisti sono sempre
in cerca di notizie per riempire le pagine e avere buone relazioni con loro può risultare
vincente per promuovere le iniziative parrocchiali, portandole all’attenzione dei lettori. In
questa comunicazione ci si apre ai lettori della testata senza limitare il proprio target in chi fa
esperienza della vita parrocchiale. Certo sarà necessario aver instaurato un buon rapporto con
il responsabile delle pagine della propria zona per poter suggerire alcuni articoli di nostro
interesse oppure per favorire un determinato frame nel riportare le notizie che vedono la
parrocchia coinvolta. Spesso questi giornali locali dedicano grande spazio alla parte visuale,
quindi diventa necessario concentrare il messaggio che si vuole trasmettere in una
dichiarazione semplice e chiara, così che possa essere riportata come virgolettato nell’articolo.
È importante avvicinare il proprio stile a quello dei comunicati stampa più efficaci, scritti per
essere usati senza fatica dal giovane giornalista di turno. Investire in questo canale
comunicativo permetterà alla parrocchia di aver maggior margine di dialogo anche nel
18
momento in cui dovesse accadere un fatto spiacevole che non può essere ignorato dalla
stampa locale; in queste occasioni diventa essenziale il legame che c’è con chi scrive
l’articolo. Un legame costante tra la Chiesa locale e i giornali è essenziale per promuovere
una percezione della realtà ecclesiastica come soggetto partecipante la vita della città, anche
per chi non ne fa parte, per diverso credo o per scelta personale. Tante iniziative portate avanti
dalla Chiesa vanno ad intercettare l’interesse della cittadinanza perché non trattano soltanto di
tematiche legate alla fede ma offrono occasioni di riflessione in ambiti diversi: incontri legati
all’educazione con la partecipazione di testimoni di spicco, serate culturali o percorsi artistici.
In tutti questi casi la comunicazione ha un ruolo essenziale e i giusti articoli possono essere un
utile canale promozionale.
In alcune realtà, la parrocchia può sfruttare anche lo strumento radiofonico per comunicare:
può avere una piccola stazione radio locale che trasmette soltanto alcune celebrazioni, oppure
si può appoggiare ad un circuito radiofonico (come il circuito InBlu34
), così da offrire una
programmazione completa che copra l’intera giornata. Questo canale comunicativo implica
specifiche conoscenze tecniche da parte di chi trasmette, si apre ad un pubblico vasto e
differenziato e si presta bene alla logica del racconto per comunicare il sé.
Il palinsesto di una radio parrocchiale può ospitare programmi diversi: la diretta delle
celebrazioni più importanti, un momento di commento esegetico, un programma culinario,
uno spazio dedicato alla musica, uno che racconti della realtà dell’oratorio, una fascia legata
alla promozione del territorio, senza dimenticare qualche approfondimento sulle news della
giornata. La radio diventa uno spazio nel quale offrire ai parrocchiani e non solo, un punto di
vista diverso rispetto quello dell’informazione istituzionale, su fatti di cronaca così come su
tematiche di dibattito pubblico. Attraverso un sapiente utilizzo dei contatti la radio potrà
aprirsi all’interazione con gli ascoltatori e sarà possibile promuovere un confronto o un
dibattito con essi. Il canale radiofonico permette di facilitare il realizzarsi di una riflessione
così come favorire una crescita nel pensiero di chi ascolta, facendolo interrogare sulle proprie
convinzioni e punti di vista. La radio allora diventa manifestazione di una Chiesa che sa porsi
in ascolto di tutti, che raggiunge i lontani e si fa simbolo del desiderio del Signore di
incontrare ogni uomo. Essa inoltre può farsi cassa di risonanza delle testimonianze di chi già
34
InBlu è un progetto radiofonico nazionale di ispirazione cristiana al servizio delle emittenti
presenti sul territorio. Propone un palinsesto completo (diffuso via satellite, via internet, via
app per i dispositivi mobili e in FM nella città di Roma) che ciascuna radio può integrare
all’interno della propria programmazione, in una logica di collaborazione e di condivisione.
Cfr https://www.radioinblu.it/
19
partecipa alle diverse iniziative e funzioni parrocchiali, così da far risaltare la gioia di chi si
sente parte attiva di una comunità, amato ed accolto.
Passando ai media digitali, uno strumento essenziale per ogni parrocchia è il sito parrocchiale.
Nel periodo storico in cui i social network si sono affermati, può venire naturale chiedersi se
abbia ancora senso realizzare un sito canonico oppure no? Personalmente sono convinto che
la risposta sia, senza ombra di dubbio, sì. In fin dei conti la prima cosa che si fa quando si
cercano informazioni su una parrocchia è aprire il motore di ricerca e scrivere il nome della
stessa. Il sito allora diventa il primo punto di contatto per chi ricerca informazioni, soprattutto
nel caso in cui chi le stia cercando non appartenga già alla cerchia dei parrocchiani, che
possiamo presumere seguano già eventuali account social della chiesa locale. Il sito
parrocchiale è un contenitore idealmente infinito, che può integrare tantissimo materiale e di
diverso genere, la cosa essenziale sarà l’organizzazione dello stesso, che dovrà essere
particolarmente curata altrimenti il visitatore si arrenderà presto se non riuscirà a reperire in
poco tempo le informazioni che cerca. In home page quindi sarà opportuno evidenziare le
cose che più interessano abitualmente gli utenti: gli orari delle messe, i contatti dei preti e
della segreteria con la possibilità di comunicare direttamente tramite un apposito form, il
bollettino settimanale della parrocchia, informazioni sui sacramenti, in particolar modo sul
matrimonio e sui battesimi, che rappresentano i momenti in cui chi si era allontanato ritorna.
Una giusta organizzazione del materiale permetterà di lasciare in bella vista i rimandi anche a
tutte le altre parti del sito: le informazioni sulla società sportiva, la pagina del coretto dei
giovani o del coro degli adulti, la sezione dedicata ai cammini di catechesi, un eventuale
spazio per gli interventi dei preti attraverso editoriali o la pubblicazione delle proprie omelie,
una photogallery, le notizie relative alle iniziative in atto. Se una parrocchia possiede uno o
più account social, sarà essenziale inserire in home page i link a tali account così da favorire
un’interazione tar le diverse realtà. Oltre alla già citata corretta organizzazione, non si potrà
prescindere dallo stato di aggiornamento del sito. Chi accede allo spazio digitale della
parrocchia deve trovarsi davanti una pagina aggiornata, in particolar modo l’home page, il
rischio altrimenti è quello di trasmettere l’idea di vecchio o trascurato. Le informazioni in
prima vista devono essere sempre corrette, quindi un eventuale cambiamento di orario delle
messe o della segreteria, per l’arrivo del tempo estivo, deve essere segnalato prontamente,
così come il foglio degli avvisi settimanali. Se per un periodo il sito resterà non aggiornato è
opportuno segnalarlo così che gli utenti non pensino sia una dimenticanza.
20
Un fine da conseguire o, almeno, verso cui tendere è riuscire a rendere il sito parrocchiale un
luogo di incontro e scambio, andare oltre la semplice vetrina con gli avvisi e gli orari, per
iniziare a mostrare in maniera coinvolgente ed efficace le tante iniziative portate avanti da una
parrocchia. La comunità cristiana non si limita a ritrovarsi nel momento della celebrazione
eucaristica, ma è promotrice di tantissime iniziative che devono riuscire a intercettare tutte le
persone che non abitano già gli ambienti parrocchiali, ma si affacciano su questa particolare
piazza che è la rete. Un sito parrocchiale sarà certo destinato ai parrocchiani, ma sarebbe
limitante e impoverente dimenticarsi di tutte le persone alle quali raccontare e testimoniare la
Buona Novella, mostrare il volto poliedrico di una Chiesa locale che sa accogliere e parlare ad
ogni uomo senza esclusioni. Chi frequenta già i nostri ambienti è raggiunto dalle nostre parole
e dalla nostra persona in maniera diretta, ma gli spazi digitali si aprono ad una platea che può
essere in cerca e desiderare di essere coinvolta, nell’epoca del web 2.0 il sito può diventare
luogo di incontro, capace di tramettere molto più che informazioni, mostrano un volto e
permettono il nascere di una relazione.
Un aspetto che incide sull’usabilità e la piacevolezza di un sito, è la cura grafica, che sappia
rendere il portale in sintonia con gli altri siti, senza pensare a un lavoro per forza da
professionista, ma neppure rassegnandosi a un’arretratezza stilistica che potrebbe
disincentivare la visita da parte dei navigatori meno motivati. Come ogni altro sito presente
sulla rete, anche quello parrocchiale dovrà considerare l’utilizzo sempre più frequente dei
mobile devices per la navigazione, e offrire perciò una corretta visualizzazione e fruibilità su
questi strumenti. Non sempre si potrà avere un sito responsivo ma il layout scelto dovrà tener
conto delle ingenti visualizzazione da mobile.
Spostando l’attenzione sui contenuti del sito, è indispensabile un giusto bilanciamento tra
contenuti visivi e testuali, ogni sezione del sito può propendere più per i primi o per i secondi,
senza mai trasformare una pagina in un fitto solo testo e neppure in un disordinato mosaico di
foto.
A seguito di tutte le attenzioni scritte riguardo un sito parrocchiale, è facile intuire come non
ci si possa approcciare alla sua creazione e al suo mantenimento con eccessiva leggerezza. È
essenziale trovare un team di persone che diano la disponibilità per seguire l’intero progetto,
essere disposti a sostenere le -pur esigue- spese relative all’acquisto di un indirizzo web e al
suo mantenimento, far in modo che il webmaster si confronti col parroco e che assieme
21
delineino la struttura del sito, cercando di non abbassare l’impegno e l’attenzione col passare
del tempo.
L’ultimo spazio comunicativo al quale prestiamo attenzione sono i social network, la cui
importanza e rilevanza è già stata indicata nel primo capitolo. Facebook, Twitter e Instagram
sono solo tre tra i più diffusi nel nostro paese e una parrocchia ha la possibilità di mostrare un
volto sfaccettato e affascinante su questi luoghi digitali. Questi tre social network permettono
la creazione e lo sviluppo di veri e propri gruppi e comunità online35
. In questi luoghi di
incontro la comunicazione della parrocchia si apre in maniera indistinta nei confronti di tutti
gli iscritti alle diverse piattaforme: dovrà quindi essere disposta ad accettare la sfida del
dialogo e del confronto, che sta alla base dei social network.
È impensabile che l’account di una parrocchia si approcci alla bacheca della pagina Facebook
come se fosse la sua bacheca fisica, ogni commento merita attenzione e una risposta, così
come i messaggi che gli utenti manderanno attraverso la sezione di messaggistica del social.
La creazione dei singoli contenuti postati dovrà tener conto delle regole comunicative che
regolano le discussioni online, così come le specificità dei diversi social. Ogni messaggio
dovrà essere elaborato in maniera diversa per lo spazio specifico nel quale si va a pubblicare:
il giusto equilibrio tra testo e immagine per Facebook, la scelta attenta delle parole su Twitter,
le immagini più comunicative su Instagram.
Una comunicazione relazionale esplicita su Facebook, che sfrutti la narrazione e lo
storytelling36
nel sostenere il legame tra parrocchia e internauti, ricordandosi delle possibilità
offerte dai dai tasti della piattaforma: “Mi piace” – “Commenta” – “Condividi”. Una
comunicazione sintetica e continua su Twitter, capace di provocare e stimolare una
riflessione. Una raccolta di immagini interessanti e particolari su Instagram, che seguano uno
stile ben preciso e personale, piuttosto che i canoni della perfezione fotografica.
Si può parlare di diversificazione comunicativa che caratterizza i media digitali,
diversificazione che va rispettata per poter rendere funzionale la presenza nello spazio della
rete. Sarà utile sfruttare pienamente le potenzialità offerte da ogni social network per
35
Cfr Palermo A. La Chiesa mediale Sfide, strutture, prassi per la comunicazione digitale,
Paoline, Cinisello Balsamo, 2017 pag. 75
36
Affabulazione, arte di scrivere o raccontare storie catturando l’attenzione e l’interesse del
pubblico. Cfr http://www.treccani.it/vocabolario/storytelling_%28Neologismi%29/ e per
comprendere meglio il suo utilizzo nei new media vedere anche
http://www.ninjamarketing.it/2016/06/15/corporate-storytelling-aziende/
22
integrarsi nella maniera migliore all’interno dello spazio che si va ad abitare. Interattività e
coinvolgimento è ciò che viene richiesto e questi due aspetti andranno rispettati nel momento
della realizzazione dei diversi contenuti. Una comunicazione che sappia essere attraente ed
avvincente, che offra un nuovo approccio alla Buona Novella, senza tradirla ma rispettandola
e facendola percepire come comunicazione ad personam, una personalizzazione della
relazione fra la parrocchia e interlocutore. In questi spazi di conoscenza e relazione è
necessario per la Chiesa farsi presente, incontrare e lasciarsi incontrare. La connessione
offerta dai social network da sola non produce comunione ma può essere terreno buono nel
quale gettare il seme della testimonianza e del messaggio cristiano. La comunicazione
pastorale non è mai mera trasmissione ma è occasione per costruire una comunità in un
contesto e quello delle reti sociali è particolarmente promettente. Attraverso le relazioni
interpersonali e informali che avvengono online è possibile rafforzare alcuni rapporti e
instaurarne di nuovi.
Sarà necessario un progetto di presenza che rispecchi la propria identità di Chiesa locale, una
condivisione di contenuti di qualità che possano attrarre e illuminare più che indottrinare37
. Di
indubbia utilità sarà la capacità di curare al meglio la programmazione dei contenuti che si
desidera condividere, magari istituendo appuntamenti specifici ogni giorno della settimana,
per esempio: un post dedicato alla liturgia la domenica, un contenuto che auguri buona
settimana il lunedì, un contenuto legato alla catechesi dei ragazzi il mercoledì e così via. Non
basta la quantità dei contenuti per rendere efficace la pastorale digitale: piuttosto contano la
regolarità della condivisione, la qualità dei messaggi e la capacità di questi di coinvolgere gli
utenti.
Una riflessione su come la Chiesa possa abitare al meglio i social network ci viene offerta dal
giornalista Raffaele Buscemi38
. Avere una presenza su una determinata piattaforma
comunicativa non è mai un obbligo ma è sempre il frutto di una scelta consapevole. Il primo
passo per una parrocchia sarà definire un piano di comunicazione, fissare alcuni obiettivi,
alcuni dei quali potrebbero essere raggiunti grazie alla presenza sui social network. Ecco che
allora si dovrà scegliere la o le piattaforme da abitare in base alle loro caratteristiche e al
racconto che si vuole realizzare. Essenziale resterà sempre comunicare quello che si è come
37
Cfr Palermo A. La Chiesa mediale Sfide, strutture, prassi per la comunicazione digitale,
Paoline, 2017 pag. 95
38
Cfr Buscemi R. 5 consigli a una istituzione della Chiesa che vuole essere presente sui
social network in La missione digitale. Comunicazione della Chiesa e social media, EDUSC,
2016
23
Chiesa locale, evitando di ricalcare la voce di altre istituzioni presenti sulla rete. Cercare il
proprio stile comunicativo, il proprio registro, evitando eccessivi formalismi, perché non sono
consoni alle piazze digitali. I social sono lo spazio in cui dare del tu e chiamare per nome, non
solo chi frequenta già la chiesa, ma tutti coloro che desidereranno entrare in contatto col
l’istituzione. Non si tratta solo di registro linguistico, ma di entrare in confidenza coi
linguaggi della rete, fatti anche di segni grafici o emoticon, specifici per ogni piattaforma. Il
passo successivo sarà decidere i contenuti da creare e la frequenza di pubblicazione, senza
mai scadere in un’eccessiva rigidità che poco si addice alla comunicazione di una parrocchia.
Quantità di contenuti e frequenza saranno influenzate dalla disponibilità di risorse dedicate
alla comunicazione digitale, di certo una sola persona che nei ritagli di tempo si dedica agli
account della sua chiesa non potrà garantire un numero elevato di contenuti. Un’attenzione da
avere per catturare maggiormente l’attenzione degli utenti, è prestare attenzione a ciò di cui
discute l’opinione pubblica e all’agenda della parrocchia. Essendo i social luoghi emotivi,
sarà fondamentale coinvolgere il pubblico attraverso l’utilizzo di immagini che raccontino la
propria storia in modo visivo e ciò che accade attorno a sé attraverso il nostro sguardo.
Alcune domande possono aiutare a decretare la pubblicazione o meno di un determinato
contenuto: è utile? Fornisce informazioni rilevanti? È divertente/emozionale/profondo?
Induce ad essere condiviso da chi lo vede? Per creare interazione bisogna dare valore a chi
vede o legge uno specifico contenuto, suscitare il suo interesse ed evitare di annoiarlo con uno
stile comunicativo prolisso, meglio puntare sulla brevità. Ogni volta che una parrocchia va ad
abitare uno spazio digitale si deve ricordare che sarà necessario tempo per fidelizzare gli
utenti, soprattutto quando si desidera raggiungere una community capace di interagire al suo
interno o, addirittura, diventa essa stessa creatrice di contenuti. Ogni singolo utente dalla
nostra comunità dovrà essere trattato in maniera specifica, il rapporto uno ad uno è
caratteristica costitutiva dei social network. Col tempo ci si renderà conto di come possano
nascere relazioni fatte da intensi scambi di messaggi o discussioni portate avanti nei
commenti dei post. Occorre sempre ricordarsi che il flaming39
è un rischio elevato nelle
piattaforme digitali, per questo bisognerà imparare ad affrontare un utente ostile, distinguendo
tra chi arriva sulla pagina per insultare, chi ha pregiudizi o semplicemente ignora chi siamo ed
esprime il suo punto di vista. La scelta migliore non sarà sempre rappresentata dalla
39
Nel gergo delle comunità virtuali di Internet un flame (dall’inglese “fiamma”) è un
messaggio deliberatamente ostile e provocatorio inviato da un utente, flaming è l’atto di
inviare tali messaggi.
24
cancellazione di un commento o dal bannare un utente, il dialogo ed il confronto restano gli
strumenti migliori.
Capitolo 3 – Un caso specifico: San Giovanni Battista in Desio
La parrocchia San Giovanni Battista di Desio si trova nella periferia della città confinante col
comune di Bovisio Masciago. È stata istituita il 31 ottobre del 1966 e, ad oggi, conta più di
9000 abitanti. Sono il prete referente dalla Pastorale Giovanile della parrocchia dalla mia
ordinazione, avvenuta l’11 giugno 2011, e da quel momento risiedo presso la chiesa di San
Giovanni Battista. Grazie alla disponibilità di un parrocchiano appassionato di web ed
informatica, si decide di realizzare un sito per la parrocchia così da aprire un nuovo canale
comunicativo. Una volta appurato il desiderio di creare un sito della parrocchia, il primo
passo è stato decidere il nome del dominio. Si è deciso sgbdesio perché contiene l’acronimo
della parrocchia ed il nome del comune a cui appartiene, inoltre ci si è ispirati a ssppdesio40
, il
dominio della parrocchia Ss. Pietro e Paolo in Desio, già esistente all’epoca. La decisone
presa si inseriva in uno stile comunitario e di continuità. Il 23 ottobre 2011 veniva registrato il
domino www.sgbdesio.it che sarebbe diventato l’indirizzo della pagina web in costruzione.
Nei mesi successivi la registrazione del dominio ci si è interrogati sulla struttura del sito e
sulla sua veste grafica. Per quanto riguarda il primo aspetto la decisione è stata quella di
scegliere un tema molto semplice, due colonne: la principale che occupava i due terzi dello
spazio, con i diversi articoli nella home page o i contenuti specifici delle singole pagine del
sito, a fianco una colonna più stretta che conteneva un menu principale con i rimandi alle
diverse sezioni del sito sotto il quale vi era un link al foglio degli avvisi in formato digitale,
seguito da alcuni link agli altri siti delle chiese locali e al sito della Diocesi di Milano, da
ultimo un link agli orari delle celebrazioni e della segreteria. In ogni pagina del sito cambiava
il contenuto della colonna principale di sinistra, mentre il contenuto della colonna di destra
rimaneva pressoché identico e permetteva di passare velocemente da una sezione all’altra.
Per quanto riguarda l’header del sito abbiamo chiesto ad uno studio di comunicazione di
realizzare un nuovo logo per la parrocchia e fornirne anche una versione accompagnata dalla
scritta “Parrocchia San Giovanni Battista” che sarebbe stata utilizzata nella parte alta del sito.
La necessità di far disegnare un nuovo logo nasceva dal fatto di averne uno graficamente più
moderno, di facile riproduzione e che si adattasse all’utilizzo sia digitale che cartaceo, sia a
colori che in monocromia. Il desiderio era di puntare su un aspetto caratterizzante la chiesa di
40
www.ssppdesio.it
25
San Giovanni Battista e si è deciso di valorizzare la particolare facciata con il campanile a
struttura circolare costituito dalle otto campane sostenute dalle massicce colonne con i
mattoni a vista, il tutto con al centro le tre iniziali del patrono così da permettere la familiarità
con l’acronimo SGB.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico della pagina si è deciso di rimanere fedeli alle diverse
gradazioni di marrone e arancione scuro che caratterizzano i mattoni utilizzati per realizzare la
chiesa e richiamano anche i diversi legni utilizzati per le panche, gli immobili della chiesa ed
il soffitto. Si è cercato di identificare tre colori e di evitare una grafica confusionale ed
eccessivamente colorata, così come si è mantenuta una semplicità ed eleganza grafica nella
parte testuale attraverso l’utilizzo di due soli font. Nella parte esterna alle due colonne che
contengono la struttura del sito si è scelto di inserire uno sfondo astratto sempre sulle tonalità
dell’arancione (colore caldo e inclusivo, che richiama la luce solare e la vita), bloccare le
dimensioni delle colonne con i contenuti permetteva di gestire più facilmente la resa finale dei
testi e dei media inseriti negli articoli.
Nell’immagine sottostante è possibile vedere la struttura del sito al momento del suo lancio.
26
Nel menu principale le sezioni erano le seguenti: gruppi di catechismo, preti residenti,
contatti, società sportiva, gruppo dei campanari, storia della parrocchia, preghiera personale,
photogallery. Le diverse sezioni del sito erano poi organizzate in sotto sezioni in maniera
molto chiara e sempre raggiungibili tramite il piccolo menu principale sulla destra. Sotto il
menu era inserito una sorta di widget dedicato all’agenda della parrocchia e della Comunità
Pastorale cittadina. In basso alla pagina vi era l’indirizzo della parrocchia e il numero di
telefono della segreteria.
Il lancio ufficiale del sito è avvenuto il 16 giugno 2012 in occasione della festa patronale, a
sottolineare la continuità tra fa finestra digitale e la vita concreta della comunità pastorale:
durante la messa prefestiva del sabato il sito è stato reso visitabile e al termine della
celebrazione eucaristica si è mostrato ai fedeli presenti sfruttando il PC abitualmente usato per
proiettare i canti in chiesa.
Concluso il tempo estivo, il 23 settembre 2012 viene inviata la prima mail della mailing list
del sito, alla quale è possibile iscriversi attraverso apposito spazio in home page. Ogni iscritto
riceve una mail il sabato contenente le letture della domenica successiva e si invia anche un
link al foglio degli avvisi della settimana. La mailing list viene, inoltre, sfruttata per
promuovere le iniziative più importati dell’anno pastorale: quali la festa patronale o l’avvio
alle iscrizioni all’oratorio estivo. Dal punto di vista grafico, si è cercato di proporre una
continuità di colori rispetto il sito, utilizzando le medesime tonalità di marrone e arancione.
Coscienti dell’importanza dei social media, pochi giorni dopo il lancio del sito, il 24 giugno
2012 è stata creata la pagina ufficiale della parrocchia su Facebook41
, alcuni mesi dopo si è
creato l’account su Twitter42
. Durante il mese di novembre 2012 vengono lanciate
ufficialmente le pagine social creando uno slogan ad hoc per l’occasione “SGB #social
#giovane #brillante”43
, giocando ancora una volta con l’acronimo della parrocchia si sono
usate tre parole che rappresentano aspetti fondamentali della comunità di San Giovanni
Battista. Ad oggi la pagina di Facebook della parrocchia conta 665 like mentre l’account di
Twitter ha 174 follower. I numeri di per sé non sorprendenti, sono però in costante -se pur
lenta- crescita. La pagina di Facebook permette un canale di comunicazione con parrocchiani
e non solo, facile da utilizzare e sfruttato da tante persone.
41
www.facebook.com/SGBDesio
42
www.twitter.com/SGBDesio
43
https://www.facebook.com/SGBDesio/photos/a.345303845568656.73912.345262058906168/
345528212212886/?type=3&theater
27
A sei anni dal lancio degli account social della parrocchia, le considerazioni possibili sono le
seguenti: la mancanza di persone dedicate alla cura dei profili ha fatto scegliere per un
semplice repost da Facebook a Twitter, da questo meccanismo sono escluse alcune foto che
vengono postate esclusivamente sul social di Zuckemberg; il numero di interazioni e
messaggi ricevuti tramite Facebook è molto superiore rispetto a Twitter; il social del
cinguettio è comunque lo strumento prediletto per la promozione e l’interazione con gli uffici
comunali e le associazioni civili del territorio; nonostante ci sia stato negli anni un continuo
incremento di like alla pagina e il numero di visualizzazioni dei contenuti cresca, questo non
ha portato ad una maggiore partecipazione attiva nello spazio digitale della parrocchia. I
contenuti che riscontrano maggiore attenzione sono le foto dei partecipanti alle varie
iniziative della parrocchia e i post dedicati ai programmi degli eventi che si terranno, in
particolare questa tipologia viene condivisa dai parrocchiani stessi all’interno dei gruppi creati
dai cittadini e dedicati al territorio44
. Il servizio di messaggistica offerto dal social viene
utilizzato maggiormente rispetto i form presenti sul sito per mettersi in contatto con la
parrocchia, possiamo dedurre ciò avvenga per l’immediatezza della piattaforma e per il tono
più colloquiale che caratterizza la comunicazione sui social rispetto quella via mail.
Una costatazione interessante da fare riguardo la pagina di Facebook della parrocchia di san
Giovanni Battista è il suo maggior successo rispetto quella della Comunità Pastorale di
Desio45
, questo evidenzia il legame comunitario più forte tra i componenti di una parrocchia
rispetto quello che ancora si deve rafforzare tra i fedeli delle cinque parrocchie che formano la
Comunità Pastorale. La dimensione relazionale vissuta offline tra le panche della chiesa e le
panchine dell’oratorio, prosegue e si estende online nella piazza digitale del social. Il calo di
presenza giovanile negli ambienti parrocchiali si rispecchia anche nella pagina Facebook,
nella quale i commenti sono maggiormente di persone adulte, genitori o pensionati, mentre è
raro che i più giovani intervengano nelle discussioni.
Un capitolo importante nella storia comunicativa di San Giovanni Battista è legato
all’iniziativa “San Giovanni Battista siamo NOI” #SGBsiamoNOI sulla quale è necessario
soffermarsi in maniera distesa.
Il pomeriggio di sabato 31 gennaio 2015, approfittando dell’assenza momentanea di un adulto
nella -così detta- sala giochi dell’oratorio, un gruppo di ragazzini decide di girare un breve
video nel quale danneggia i calcetti della sala saltandoci sopra, con urla e diverse bestemmie
44
Per esempio il gruppo “Sei di Desio se…”
45
www.facebook.com/pastoraledesio
28
mentre ascolta musica ad alto volume, il tutto dopo che uno dei giovani protagonisti dichiara
di essere presso l’oratorio San Giovanni Battista di Desio. Successivamente il video viene
pubblicato sulla pagina YouTube di uno dei ragazzi, logicamente all’insaputa del prete o delle
suore dell’oratorio. Il 7 febbraio il quotidiano “Il Giorno” dedica un vasto articolo nel quale
parla del video in questione e descrive lo spazio oratoriano come terra di nessuno, l’articolo
online della testata46
riprende anche alcuni estratti del video originale rendendo irriconoscibili
i volti dei protagonisti. Il giorno successivo un nuovo articolo, sempre de “Il Giorno”, riporta
alcune frasi dette dal vicario referente della parrocchia -don Flavio Speroni- che lega
l’accaduto alla poca disponibilità degli adulti di dedicare il tempo libero come volontari
nell’oratorio. Nelle giornate successive la notizia del video viene ripresa dai due settimanali
locali “Il Cittadino” e “Il Giornale di Desio”. La decisione, come referente dell’oratorio, per
affrontare la questione ed offrire un punto di vista più vicino alla realtà è quella di diffondere
un breve comunicato47
ai parrocchiani durante la celebrazione domenicale e di incontrare i
giornalisti delle tre testate per chiarificare la reale situazione. Grazie a tale comunicato si
chiarisce come l’accaduto non rappresenti la situazione reale dell’oratorio di San Giovanni
Battista né tantomeno il volto della sua comunità, si ringraziano i volontari che dedicano
tempo ed impegno per i più piccoli, si fa capire come l’episodio mostri la diseducazione dei
ragazzi nei confronti degli strumenti comunicativi che possiedono e gli spazi digitali che
abitano.
Fin dalla stesura del comunicato ho avuto desiderio di mostrare il vero volto della comunità di
San Giovanni Battista e, allo stesso tempo, di valorizzare le possibilità offerte dalle
piattaforme di condivisione video, nella consapevolezza dei rischi legati ai comportamenti
poco responsabili. Per questo motivo è stata ideata l’iniziativa “San Giovanni Battista siamo
NOI” #SGBsiamoNOI, una call to action spiegata in un video postato il 6 marzo 201548
:
l’idea era semplice, ogni parrocchiano era invitato a registrare una piccola clip video nella
quale recitava la frase “San Giovanni Battista siamo noi!”, in seguito la clip andava inviata ad
un indirizzo email appositamente creato e tutti i filmati pervenuti sarebbero stati poi montati
per formare il video finale. Dopo un inizio difficoltoso, sono iniziate ad arrivare le prime clip;
per tutte le persone che non disponevano dei mezzi per la registrazione, la domenica delle
palme di quel anno sul sagrato della chiesa c’era un volontario con una videocamera che
offriva la possibilità di registrare al momento la clip. Dopo aver raccolto tutto il materiale
46
https://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/oratorio-desio-bulli-1.646034
47
Vedere l’allegato N.1
48
https://www.youtube.com/watch?v=efznjTEH8-I
29
pervenuto, il 5 maggio 2015 veniva pubblicata il video finale di #SGBsiamoNOI49
. Ad
accompagnare il lancio del video sono stati realizzati alcuni articoli sui giornali locali per
accendere l’attenzione sull’iniziativa e spiegarne il senso: il vero volto della comunità di San
Giovanni Battista era quello delle tante persone presenti nel video, sorridenti e felici; ben
diverso da quello del piccolo gruppo di preadolescenti che urlavano bestemmie nel video che
aveva scandalizzato tutti quattro mesi prima. In poco più di 15 giorni le visualizzazioni del
video erano 500 ed il numero ha continuato a crescere fino a raggiungere le 2400
visualizzazioni attuali. Il risultato prefisso era stato raggiunto: mostrare a tutti il volto solare,
giovane, pieno di gioia di questa parrocchia e abitare la rete e i social network con i linguaggi
che li contraddistinguono, per far capire come anche la Chiesa possa animare in modo vivace
e affascinante agli ambienti digitali che ognuno di noi abita oggi giorno.
Riprendendo la presentazione della strategia comunicativa della parrocchia di Desio, il 31
ottobre 2015, in occasione dell’anniversario di consacrazione della chiesa parrocchiale,
veniva lanciata la nuova versione del sito50
. La versione 2.0 del sito era stata realizzata
cambiando completamente la struttura e rinnovando totalmente la grafica. Per quanto riguarda
la prima, diverse voci del menu principale vengono inserite sopra l’header (Iniziazione
cristiana – Preadolescenti – Adolescenti – 18-19enni – Giovani – Adulti – Sport –
Tocchi&Rintocchi - Coro), la home page viene organizzata in tre colonne: una principale con
gli articoli in evidenza e due secondarie. Nella colonna più a destra si dà risalto all’agenda che
riporta gli appuntamenti della parrocchia e della Comunità Pastorale cittadina, al di sotto
alcuni link permettono di scaricare le istruzioni per collegare l’agenda a quella del proprio
smartphone, chiudono questa colonna gli orari, mostrati attraverso una carosello di immagini,
il link alla photogallery e ai contatti. Nella colonna di mezzo la prima cosa disponibile e il
collegamneto al foglio degli avvisi, al di sotto i due piccoli loghi di Facebook e Twitter
rimandano alle pagine social della parrocchia, poi si trova un link alla pagina di YouTube con
i video di “San Giovanni Battista siamo NOI”, quindi un menu con le sezioni dedicate ai
sacerdoti della comunità, alla preghiera personale, alla storia della parrocchia e ai sacramenti.
Chiudono questa colonna una piccola vetrina con le iniziative in evidenza, un form che
permette di iscriversi alla mailinglist e alcuni link esterni. Attualmente sotto l’header è
inserito un banner che rimanda alla pagina di Amazon per acquistare il libro fotografico
realizzato in occasione del cinquantesimo della parrocchia.
49
https://www.youtube.com/watch?v=2CjwNUAr4y4
50
www.sgbdesio.it
30
Per quanto riguarda l’aspetto grafico del sito, si decide di cambiarlo completamente puntando
su uno sfondo bianco sul quale si trovano i link alle parti principali come mattonelle di colore
giallo e azzurro. Per rendere ancora più chiari i rimandi ad alcune parti del sito, si sceglie di
inserire nei link alcuni semplici loghi stilizzati di color bianco (il logo di YouTube per la
pagina coi video, una macchina fotografica per le gallerie, una busta da lettere per i contatti).
Ritengo il risultato finale -che è possibile vedere nell’immagine qui sotto- un sito in linea con
le tendenze grafiche contemporanee e di immediata consultazione.
31
In occasione dei 50 anni di istituzione della parrocchia, che ricorrevano il 31 ottobre 2016, si
sono avviati due progetti molto differenti: il primo legato ai media digitali, il secondo legato
all’editoria.
#SGB50 è un’iniziativa che invitava i parrocchiani a descrivere, attraverso un tweet su Twitter
o un post su Facebook, cosa significava per loro la comunità alla quale appartenevano. Il loro
contributo doveva terminare con l’hashtag #SGB50, così da renderlo rintracciabile e poter
essere condiviso dall’account ufficiale della parrocchia. Per chi non avesse avuto la possibilità
di scrivere sui social network il suo pensiero, erano stati realizzati dei semplici foglietti con
segnati i 140 caratteri possibili del tweet. Come è facile intuire, il fine di questa iniziativa era
mostrare anche negli ambienti digitali l’affetto ed il legame che vi era all’interno della
comunità di San Giovanni Battista. L’iniziativa è stata lanciata il 18 giugno 2016 attraverso
questo annuncio:
Il secondo progetto, che ha necessitato di un anno di impegno per la realizzazione, è la
pubblicazione di un libro dal titolo “San Giovanni Battista SPAZIO e VITA”51
, la cui
presentazione è avvenuta il 6 dicembre 2016 presso l’auditorium del Banco Desio. Il volume
è costituito da tre parti. La prima include quattro interventi: uno scritto dall'architetto Isola
dello studio Gabetti Isola di Torino, che ha curato il progetto della chiesa, e tre scritti dei
parroci che si sono susseguiti nella parrocchia di Desio dal momento in cui si è scelto il
51
https://www.amazon.it/San-Giovanni-Battista-SPAZIO-
VITA/dp/8878364673/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1493898489&sr=8-
1&keywords=san+giovanni+battista+spazio+e+vita
32
progetto della nuova chiesa. Il cuore del volume è costituito dalla parte fotografica con 52
fotografie realizzate dal fotografo Giovanni Hänninen52
, mentre la parte conclusiva include
estratti che raccontano la chiesa da parte dei parrocchiani che la abitano. Il cammino proposto
permette di gustare la bellezza architettonica della chiesa e di comprendere il significato
particolare di questo spazio celebrativo attraverso alcuni ritratti di chi appartiene alla
comunità cristiana che lo abita. Attraverso il linguaggio testuale e fotografico si persegue il
fine di comunicazione del sé e di racconto della realtà di chiesa locale.
Conclusione
La Chiesa ha mostrato negli anni la capacità di guardare con sguardo fiducioso e aperto alla
comunicazione mediale, dal lontano 1453 con la Bibbia di Gutemberg -primo libro stampato
con la tecnica dei caratteri mobili- fino al tempo presente, passando per il rapido sviluppo dei
media digitali che ha caratterizzato gli ultimi decenni. L’analisi dei tanti scritti dedicati alle
comunicazioni sociali testimonia come il Papa e i responsabili di settore abbiano saputo
accogliere i grandi cambiamenti all’interno del panorama comunicativo e non si siano mai
rifiutati di affrontare le sfide che quotidianamente nascono al suo interno.
È innegabile ritrovare uno sforzo costante da parte della Chiesa per abitare nella maniera più
feconda ed efficace ogni spazio di incontro e confronto, digitale e non. Dalla Chiesa centrale a
quelle locali, si sono moltiplicate col tempo le voci che cercano di testimoniare i diversi
aspetti della bellezza della Buona Novella, ricordando che il Signore cerca l’incontro con ogni
uomo in ogni dove.
Lo sguardo attento e accurato sui mezzi di comunicazione, ha permesso di avere
consapevolezza delle risorse che i sempre nuovi strumenti possono offrire, così come dei
rischi che si nascondono nelle piazze digitali. Sarà allora necessario impegnarsi per una
formazione interna all’istituzione ecclesiale dedicata a chi si spende per favorire l’incontro
con la Chiesa di Dio nei diversi ambiti, senza trascurare un’educazione rivolta ai fedeli, in
particolar modo quelli più giovani, affinché non si dimentichino la specificità dell’incontro
face to face.
Il secondo capitolo ha mostrato come siano numerosi e differenziati i canali comunicativi a
disposizione di una parrocchia, spesso però accade che non si hanno le persone per sfruttarli
tutti nella maniera più efficace. Se alcuni spazi possono essere gestiti semplicemente dal prete
52
Per avere informazioni sul suo lavoro, fare riferimento al sito: www.hanninen.it
33
referente, altri implicano il supporto di parrocchiani che si mettono a servizio della comunità.
Non è scontato avere la capacità o il tempo necessario per offrire una presenza costante e viva
in tutti gli spazi di incontro, in particolar modo quelli digitali, accade allora che dopo il lancio
di un sito o di un account social le notizie non vengano aggiornate costantemente o le pagine
siano abbandonate. Anche nel momento in cui si riuscisse a postare in maniera costante nei
propri account, questo non assicura una partecipazione attiva degli abitanti della rete. Il
risultato auspicabile sarebbe passare dalla sola visione passiva dei contenuti postati, ad una
iterazione online, per poi arrivare ad una partecipazione offline all’interno delle iniziative
della comunità, quando le circostanze lo permettono.
Quando non si ha un corretto approccio al tema della comunicazione, si rischia di chiudere a
priori importanti canali: penso alla collaborazione con i giornali locali o agli eventi realizzati
facendo rete con altre realtà del territorio. Quando manca uno sguardo fiducioso sulle
opportunità, si cade nell’errore di vedere soltanto eventuali difficoltà o incomprensioni,
invece che scorgere le possibilità offerte dall’aprirsi di nuovi spazi per testimoniare la Buona
Novella. Per chi ha fede, infatti, nessun ambiente è impermeabile alla Grazia. La vera sfida è
parlare con lo stile proprio dell’ambiente in cui ci troviamo, sapendo che farsi mediatori del
messaggio cristiano non implica sempre e comunque parlare di Dio, bensì piuttosto cercare di
essere Suoi testimoni.
Il capitolo relativo a San Giovanni Battista in Desio ci ha mostrato come sia possibile abitare
le diverse piazze digitali, realizzando iniziative che mirano a rispettare il linguaggio delle
varie piattaforme. Non tutte le iniziative hanno portato i risultati sperati e il tasso di crescita
degli account social è basso, ma col passare del tempo sono aumentai i fedeli che hanno scelto
questi spazi per mettersi in contatto con la parrocchia. Inoltre l’esperienza mostra come si
possano integrare fruttuosamente iniziative che vivono in diversi ambiti comunicativi, allo
stesso tempo digitali e non.
Immaginando i possibili sviluppi della comunicazione mediale all’interno della Chiesa,
possiamo auspicare una presenza sempre più consapevole e partecipata all’interno degli spazi
di incontro e confronto. La missione di essere testimoni si è ampliata negli ultimi decenni
avendo a disposizione ambienti fino a pochi anni fa impensabili, oggi come mai in passato le
occasioni di incontro e confronto si sono moltiplicate, questo non basta perché ci sia una vera
e propria relazione ma offre condizioni favorevoli. Se leggiamo la Bibbia ci rendiamo conto
di come Dio abbia parlato sempre all’interno di una relazione, dall’alleanza costituita col
34
popolo di Israele agli incontri vissuti da Suo figlio Gesù: imparare ad abitare i nuovi spazi
digitali con una attenzione speciale alla relazione permetterà di far percepire la bellezza e la
verità del Suo amore per ogni uomo. Impegnarsi nella sfida comunicativa è riaccendere
nell’uomo di oggi il desiderio di fare esperienza di appartenere ad una comunità sorretta dalla
presenza del Signore; è far sì che l’incontro tra due utenti possa condurre alla conoscenza di
due persone, senza ledere la libertà del singolo nella sua scelta di fede; è non parlare in tutti
gli ambiti nella stessa maniera, ma avere l’attenzione di rispettarne le specificità, sviluppando
una attenzione al contesto che è già di per sé modo di educarsi alla relazione.
Sono convinto che all’interno della Chiesa non manchino le forze per raggiungere nuovi
traguardi nella testimonianza della Buona Novella, a volte è necessario aumentare gli sforzi e
la formazione per rendere tutto ciò possibile. Una formazione che può partire a livello
centrale, ma si diffonde fino alle più piccole realtà locali, dalle quali vengono importanti
spunti di cui tenere conto perché la comunicazione non sia astratta ma parli alla vita delle
persone: imparare a puntare sulla qualità della comunicazione, smettere di guardare soltanto la
platea che è già presente nelle assemblee parrocchiali per scoprire le promettenti possibilità
offerte dalle affollate piazze online. Ogni fedele dovrebbe scoprire le nuove possibilità di
condividere la propria fede e la forza testimoniale del suo essere cybercittadino.
35
ALLEGATO N.1
36
BIBLIOGRAFIA
VOLUMI
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Fenomenologia dei social network Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online,
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2016
ARTICOLI
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SPADARO A., Etica hacker e visione cristiana, in «La Civiltà Cattolica» I (2011) 536-549
ID, Verso una “cyberteologia”. L’intelligenza della fede nel tempo della Rete, in La Civiltà Cattolica,
vol. I, 2011
ID, Cyberteologia, in CredereOggi, vol. 3, n. 183, 2011

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Comunicazione della Chiesa & Social Media

  • 1. UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE SEDE DI MILANO FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN LINGUAGGI DEI MEDIA TESI DI LAUREA COMUNICAZIONE DELLA CHIESA E SOCIAL MEDIA. Relatore: Ch.ma Prof.ssa Chiara Giaccardi Candidato: Pietro Guzzetti Matricola N. 4608833 ANNO ACCADEMICO 2017/2018
  • 2. 2 “COMUNICAZIONE DELLA CHIESA E SOCIAL MEDIA” Introduzione Capitolo 1 – Chiesa, media tradizionali e media digitali Capitolo 2 – La comunicazione nella parrocchia Capitolo 3 – Un caso specifico: San Giovanni Battista in Desio Conclusione Introduzione “Nel progetto di Dio, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione. L’essere umano, immagine e somiglianza del Creatore, è capace di esprimere e condividere il vero, il buono, il bello. È capace di raccontare la propria esperienza e il mondo, e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi”1 . Con queste parole inizia il messaggio di Papa Francesco per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. In questa tesi desidero soffermarmi sullo stretto legame che esiste tra la Chiesa e la comunicazione, in maniera particolare con i media, ambienti che estendono la possibilità di comunicare al di là della compresenza fisica. Come afferma il Santo Padre, “la comunicazione è una modalità essenziale per vivere la comunione” e i nuovi media digitali amplificano le possibilità di incontro tra le persone di diversa fede e provenienza. In qualità di sacerdote reputo essenziale migliorare sempre più la capacità della Chiesa di essere presente in ogni spazio -fisico o digitale- abitato dall’uomo e di saper comunicare al suo interno per favorire l’incontro del Risorto con ogni figlio di Dio. Il Signore ci incontra nel qui ed ora, questo qui non conosce restrizioni o barriere, ma ogni ambiente è terra di missione e luogo di incontro. Nel primo capitolo di questo lavoro si ripercorrono i diversi documenti nei quali la Chiesa ha dedicato la propria attenzione ai media. Partendo dal decreto conciliare sugli strumenti delle comunicazioni sociali Inter Mirifica2 del 4 dicembre 1963 fino agli ultimi messaggi del 1 Il testo completo del messaggio è reperibile all’indirizzo: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa- francesco_20180124_messaggio-comunicazioni-sociali.html 2 Il testo completo del decreto è reperibile all’indirizzo: http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat- ii_decree_19631204_inter-mirifica_it.html
  • 3. 3 pontefice in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. La parte finale del capitolo è dedicata alla relazione della Chiesa coi nuovi media digitali, evidenziando sfide e difficoltà all’interno del nuovo contesto postmediale, caratterizzato dall’affermarsi dei social network. Nel secondo capitolo si affronta la comunicazione all’interno di una parrocchia, passando in rassegna i tanti e diversi canali comunicativi che una chiesa locale può sfruttare: dal momento degli avvisi alla bacheca, dal bollettino parrocchiale alla radio, dalla collaborazione con i giornali locali agli eventi realizzati con altre associazioni, dal sito agli account social. Ognuno di questi spazi comunicativi ha caratteristiche proprie ed esige un linguaggio specifico per far in mondo che la comunicazione sia efficace, cioè possa davvero favorire comunione. Non tutte le parrocchie sfruttano appieno queste possibilità di incontro ma il corretto impegno da parte di ministri e laici impegnati nelle comunità cristiane permette di moltiplicare le occasioni di scambio, confronto e testimonianza della Buona Novella. Il terzo capitolo è un focus sulla realtà della parrocchia di San Giovanni Battista in Desio, nella quale risiedo dalla mia ordinazione presbiterale e svolgo il ruolo di vicario per la pastorale giovanile. Avendo curato la comunicazione relativa ai media digitali, ne racconterò la nascita e lo sviluppo: a partire dal sito lanciato il 19 giugno 2012 fino alla creazione degli account di Facebook e Twitter. Un’attenzione particolare sarà data all’iniziativa “San Giovanni Battista siamo NOI #SGBsiamoNOI” che ha saputo adottare il linguaggio proprio dei video di YouTube per raccontare il volto della comunità, dopo la ferita causata da alcuni ragazzi che non si erano resi conto della portata delle proprie azioni da cittadini irresponsabili della rete. La conclusione di questo capitolo riporta le ultime scelte in ambito comunicativo attuate dalla parrocchia in occasione del proprio cinquantesimo avvenuto nel 2016: la pubblicazione di un libro fotografico e l’iniziativa #SGB50 che ha avuto luogo nelle piazze digitali dei social network. Le ultime pagine saranno dedicate alle riflessioni che sono nate durante la scrittura della tesi e a possibili sviluppi riguardo la comunicazione della Chiesa nei media.
  • 4. 4 Capitolo 1 – Chiesa, media tradizionali e media digitali Fin dalla sua costituzione la Chiesa ha un legame fortissimo con la comunicazione, il Vangelo è la buona notizia che come ogni notizia va comunicata e trasmessa. La Chiesa quindi si fonda su una notizia da condividere, una notizia diversa da tutte le altre perché ci testimonia l’identità di Dio fatto uomo, una notizia che non rimane esterna alla storia dell’umanità ma la cambia radicalmente. La comunicazione è dimensione costitutiva dell’essere Chiesa: non una missione fra le tante, ma la sua missione3 . È stata, allora, sempre essenziale la capacità della Chiesa di comunicare le parole e la vita di Gesù, passando dall’oralità, alla scrittura fino ad arrivare all’impiego dei media, classici e nuovi. La diffusione sempre più capillare sul globo terrestre è stata possibile lavorando costantemente sulle modalità comunicative ed imparando a valorizzare le potenzialità degli strumenti che via via diventano disponibili, così da poter raggiungere e abitare ogni luogo, “fino agli estremi confini della terra”4 . Guardando alla storia della Chiesa Cattolica è interessante scoprire come essa non si sia mai tirata indietro nel dialogo con i diversi media5 , ma anzi abbia avuto da subito uno sguardo attento e una marcata apertura nei loro confronti. Ha sempre riconosciuto la loro importanza e ha saputo dialogale con i diversi attori del mondo della comunicazione, cercando essa stessa di esercitare un ruolo attivo attraverso la produzione di materiale specificatamente pensato per comunicare il messaggio della fede, e in molti casi allestendo direttamente luoghi di produzione mediale (case editrici, televisioni, radio) o di fruizione collettiva (sale della comunità). 3 Basta pensare all’immagine della Trinità: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; al suo interno include un mistero comunicativo tra le singole persone divine, Gesù stesso nel Vangelo ci dice chiaramente come «le cose che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me» (Gv 12,50). Il Figlio è la Parola da sempre pronunciata dal Padre, il Logos rivolto verso di lui — e in quanto Parola rivolta è risposta e inizio di un dialogo — è il suo dirsi al mondo e all’uomo nella visibilità dell’incontro, che si trova custodita da due silenzi, il silenzio originario del Padre e il silenzio della tenerezza dello Spirito. La Parola e il Silenzio sono la trama di tutta la comunicazione divina al mondo nella storia della salvezza, sono l’eterno dirsi e l’eterno tacersi, il rivelarsi e il nascondersi. Pensiamo inoltre al momento della Pentecoste (At 2,1-11) nel quale, attraverso la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, si realizza la comunicazione con persone di lingue differenti, tutti misteriosamente riescono a comprendere il lieto annuncio degli undici. 4 Atti degli Apostoli 1,8 5 A evidenziare questa positivo atteggiamento è Rita Marchetti nel capitolo 2 di La Chiesa e internet. La sfida dei media digitali, Carocci, Roma 2005
  • 5. 5 Nella storia recente della Chiesa un passaggio fondamentale nell’ambito della comunicazione è avvenuto con la pubblicazione del decreto conciliare sugli strumenti delle comunicazioni sociali Inter Mirifica6 del 4 dicembre 1963, uno dei nove decreti scritti in occasione del Concilio Vaticano II e il primo documento ufficiale del Concilio, a indicare la centralità del tema. Nel paragrafo 187 del decreto troviamo la disposizione che istituisce la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’unica giornata istituita dal Concilio Vaticano II. Fino a quel momento la Chiesa si spendeva secondo due prospettive: educare attraversi i media ed educare ai media8 ; la prima vedeva i media semplicemente come specifici strumenti da utilizzare per sfruttare al meglio il loro potere di diffusione, la seconda accentuava la capacità formativa dei media e li vedeva come esperienze educative da promuovere. Il decreto conciliare fornisce una nuova via che è la via della formazione, spostando l’azione pedagogica da valle a monte, dal consumo alla produzione. Questa nuova prospettiva fornisce un cambiamento radicale perché implica un investimento sempre più specifico nella realizzazione di canali e contenuti mediali, che da questo momento in poi vengono visti come materiale da utilizzare in maniera ordinaria nelle varie forme dell’apostolato, per il quale sarà necessario formare professionisti della comunicazione ad hoc. Inoltre viene promossa una visione d’insieme dei media, con la dizione “strumenti delle comunicazioni sociali” viene identificato un sistema integrato, ponendosi in un’ottica che caratterizzerà l’approccio futuro alla materia. Col passaggio della concezione dei media da strumento a ambiente9 , cambia anche l’approccio che la Chiesa ha nei loro confronti: dalla preoccupazione di un possibile condizionamento attuato in maniera più o meno esplicita alla necessità di una testimonianza in essi. Il cambiamento di ottica nei confronti dei media è riscontrabile anche all’interno dei 6 Il testo completo del decreto è reperibile all’indirizzo: http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat- ii_decree_19631204_inter-mirifica_it.html 7 “Al fine poi di rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa con l'impiego degli strumenti di comunicazione sociale, ogni anno in tutte le diocesi del mondo, a giudizio dei vescovi, venga celebrata una «giornata» nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in questo settore, invitati a speciali preghiere per questo scopo e a contribuirvi con le loro offerte. Queste saranno debitamente destinate a sostenere le iniziative e le opere promosse dalla Chiesa in questo campo, secondo le necessità dell'orbe cattolico.” 8 Cfr Franchi M. Mediare i media. L’”Inter Mirifica” e la via cattolica allo studio dei media in Il Concilio Vaticano II crocevia dell’umanesimo contemporaneo, Vita&Pensiero, Milano 2015 pag. 298 ss. 9 Cfr Giaccardi C. Abitare la rete Il web come luogo antropologico in Giaccardi C. (a cura di) Abitanti della rete, Vita&Pensiero, Milano 2010
  • 6. 6 documenti vaticani: partendo dall’enciclica Miranda prorsus. Cinema, radio e televisione di Pio XIII (1957)10 nella quale i media vengono visti come estensioni, invenzioni che moltiplicano le forze e le possibilità fisiche dell’uomo; per poi proseguire con la lettera apostolica Boni Pastoris11 -con la quale Giovanni XXIII nel 1959 erige la pontificia commissione per la cinematografia, la radio e la televisione come stabile ufficio della Santa Sede- preoccupata della morale e della dignità del pubblico; fino ad arrivare al passaggio essenziale che avviene con la pubblicazione della Inter Mirifica, che sposta l’attenzione sulla formazione necessaria all’interno della Chiesa, e subito seguita dall’istituzione della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali ad opera di Paolo VI nel dicembre del 1964. Figlia della visione promosso dalla Inter Mirifica, il 23 maggio 1971 viene licenziata l’istruzione pastorale Communio et Progressio12 nella quale la questione dei media viene trattata come una realtà che necessita un’attenzione dedicata ed un linguaggio specifico; i media favoriscono il processo di socializzazione all’interno della Chiesa e promuovono il dialogo col mondo esterno. I media –che vengono ancora identificati come strumenti- sono cruciali per la predicazione e l’annuncio del Vangelo, significativa l’espressione ‘predicatelo sui tetti’ al N. 126. Lo stesso Paolo VI nel 1975 con l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi13 tornerà sul tema dei media e dell’evangelizzazione, riconoscendo come quest’ultima non può essere un fenomeno di comunicazione di massa, ma deve sempre interpellare il cuore del singolo per suscitare una risposta ed un impegno personale. Dieci anni più tardi sarà Giovanni Paolo II a rinnovare la centralità della comunicazione sociale della Chiesa con la nota Il dovere pastorale della comunicazione sociale14 , evidenziando il legame che dovrebbe esserci tra progresso umano e verità dell’uomo, che va difesa nel migliore dei modi dalla Chiesa. Un passaggio essenziale avviene nel pontificato di 10 Il testo completo dell’enciclica è reperibile all’indirizzo: http://w2.vatican.va/content/pius- xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_08091957_miranda-prorsus.html 11 Il testo completo della lettera apostolica è reperibile all’indirizzo: http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/motu_proprio/documents/hf_j-xxiii_motu- proprio_22021959_boni-pastoris.html 12 Il testo completo dell’istruzione pastorale è reperibile all’indirizzo: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_230 51971_communio_it.html 13 Il testo completo dell’esortazione apostolica è reperibile all’indirizzo: http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_exhortations/documents/hf_p- vi_exh_19751208_evangelii-nuntiandi.html 14 Il testo integrale della nota è reperibile all’indirizzo: https://www.chiesacattolica.it/wp- content/uploads/sites/31/2017/02/Nota_Comunicazioni_Sociali_15-05-1985.pdf
  • 7. 7 Giovanni Paolo II quando nella lettera enciclica Redemptoris Missio15 del 7 dicembre 1990 chiama i media ‘areopaghi moderni’, mostrando apertamente di essere passati dalla visione strumentale a quella ambientale/antropologica. In completa sintonia con le parole del pontefice, il cardinale di Milano Carlo Maria Martini nella lettera pastorale Il lembo del mantello16 del 1991, scriveva a chiare lettere: “i medi non sono più uno schermo che si guarda, una radio che si ascolta. Sono un’atmosfera, un ambiente nel quale si è immersi”. La successiva pietra miliare è la pubblicazione di: Comunicazione e missione, Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa in Italia17 , nel giugno 2004, nel quale si auspica un passaggio “da spettatori a protagonisti della nuova cultura mediale” per i cattolici, così da essere parte attiva nella missione comunicativa della Chiesa. L’immagine spaziale nei confronti dei media ritorna nella lettera apostolica Il rapido sviluppo18 del 24 gennaio 2005, nella quale Giovanni Paolo II li identifica come ‘crocevia delle grandi questioni sociali’, anche se nel testo coesistono espressioni che rimandano ad una passata concezione strumentale dei media, ‘questi potenti mezzi’. Il passaggio definitivo alla concezione dei media come ‘nuovo contesto esistenziale’ avviene quando la Conferenza Episcopale Italiana pubblica Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali per il decennio 2010-202019 nel 2010. Su questa stessa linea i messaggi per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali più recenti, che si soffermano sugli aspetti che caratterizzano la rete come luogo antropologico di comunione e incontro: I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione20 (Benedetto XVI, 2006) -Reti sociali: porte di verità e di fede; 15 Il testo integrale della lettera enciclica è reperibile all’indirizzo: http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp- ii_enc_07121990_redemptoris-missio.html 16 C. M. Martini Il lembo del mantello: per un incontro tra chiesa e mass media, Centro Ambrosiano, Milano 1991 17 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, Lev, Città del Vaticano 2004 18 Il testo integrale della lettera apostolica è reperibile all’indirizzo: https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/2005/documents/hf_jp- ii_apl_20050124_il-rapido-sviluppo.html 19 Il testo integrale del documento è reperibile all’indirizzo: http://banchedati.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_cei/2010-11/12- 3/Orientamenti%20pastorali%202010.pdf 20 http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/communications/documents/hf_ben- xvi_mes_20060124_40th-world-communications-day.html
  • 8. 8 nuovi spazi di evangelizzazione21 (Benedetto XVI, 2013) – Per un’autentica cultura dell’incontro22 (Francesco, 2014). Volgendo lo sguardo alla storia recente dei media, un passaggio fondamentale avvenuto è con la nascita e la diffusione di internet. La rete ha cambiato radicalmente il mondo della comunicazione, permettendo una nuova e sconvolgente velocità nella trasmissione delle informazioni, consentendo un accesso diretto non solo al consumo ma anche alla produzione di contenuti, abbattendo ogni limite spaziale. La capacità della Chiesa di recepire e comprendere le potenzialità di questa rete globale sono evidenziate anche dall’aver dedicato un intero documento da parte del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali all’argomento: La Chiesa e Internet23 del 2002. In questo testo si ribadisce l’approccio positivo adottato dalla Chiesa nei confronti dei mezzi di comunicazione sociale, nella consapevolezza che un atteggiamento restrittivo o censorio non è né sufficiente né appropriato. Internet, in particolare, non ha cambiato solo il modo di comunicare delle persone, ma anche lo sguardo che le stesse hanno nei confronti della loro vita; la rete globale che mette in contatto gli abitanti della Terra crea un contesto in cui è essenziale educare perché si realizzi una comunione tra le diverse parti, comunione che sta alla base dell’identità ecclesiastica fondata dalla comunione trinitaria riflessa nella comunione di persone e di comunità. L’annuncio della Buona Novella in questi spazi richiede l’attenta considerazione delle loro peculiarità e il rispetto del linguaggio che li contraddistingue, così da far in modo che si realizzi una comunicazione efficace, in particolare nei confronti di quelle categorie che abitano in maniera costante la rete. Il documento del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali vede fruttuoso l’utilizzi della comunicazione online per quanto riguarda molteplici aspetti dell’evangelizzazione: la ri-evangelizzazione, la nuova evangelizzazione, l’evangelizzazione missionaria ad gentes, l’apologetica, la direzione spirituale. L’ambiente digitale offre una nuova occasione di scambio e confronto tra chi è già formato e chi invece compie i primi passi nel cammino di fede. Viene inoltre evidenziato come l’educazione ai mezzi di comunicazione favorisca la formazione di un giudizio morale fondato, è un aspetto di formazione della coscienza, che la Chiesa ha sempre posseduto e nel quale si è sempre 21 http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/communications/documents/hf_ben- xvi_mes_20130124_47th-world-communications-day.html 22 https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa- francesco_20140124_messaggio-comunicazioni-sociali.html 23 Il testo integrale è reperibile all’indirizzo: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_200 20228_church-internet_it.html
  • 9. 9 impegnata. “Trasmettere nozioni relative a Internet e alla nuova tecnologia significa molto di più che applicare tecniche di insegnamento”24 , significa formare cittadini responsabili all’interno del ciberspazio, che sanno giudicare e valutare l’infinita mole di informazioni e di esperienze che la rete ci offre. Senza dimenticare i rischi della rete e le attenzioni da mantenere, il documento in questione ha saputo promuovere e offrire uno sguardo luminoso sulla rete, ricordando allo stesso tempo che la realtà digitale non potrà sostituire la reale presenza di Cristo nell’eucarestia né l’incontro di chi appartiene a una comunità umana. Con lo svilupparsi del web ed il passaggio al web 2.0 cambia la modalità di approccio ai media, sia dal punto di vista di chi produce informazioni sia da parte degli utenti. Assistiamo sempre più ad una diffusa ed inedita convergenza che interessa tutte le fasi di produzione, diffusione e consumo del prodotto mediale; tutto questo implica un nuovo approccio alla questione sia da parte della Chiesa che da parte dei fedeli. I media diventano sempre più pervasivi nelle nostre vite e ciò fa sì che siano parte costitutiva di ogni relazione interpersonale e sociale, come scrive Papa Benedetto nel messaggio per la 42° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 200825 . In questa nuova agorà digitale la prossimità è dilatata sempre più, sostenuta da una continua interconnessione tra utenti che non solo scelgono il percorso che desiderano seguire navigando, ma diventano essi stesso coautori. Tutta questa libertà di accesso e d’espressione favorisce il convergere di posizioni diverse, stimola la riflessione e il confronto tra gli utenti, facendo sì che la Chiesa si renda capace di sostenere un dialogo anche in questo ambiente tanto rumoroso e caotico, quanto ricco e stimolante. La cultura digitale richiede un ripensamento della comunicazione pastorale, una revisione dei registri, una corretta visione dei destinatari che hanno smesso di essere puri ricettori e hanno iniziato ad impossessarsi del loro diritto a partecipare. Lo stile comunicativo che ha caratterizzato per anni la voce della Chiesa nella stampa, nel cinema, nella radio e nella televisione, richiede una revisione per portare frutti paragonabili a quelli raggiunti in passato, ma nel nuovo luogo abitativo dell’umano, la rete. Quella Buona Notizia che è colonna del messaggio che la Chiesa deve far incontrare, è Parola viva, che desidera incontrare il cuore dell’uomo in ogni ambiente e attraverso ogni canale. Come ricorda Papa Francesco nel messaggio per la 48esima giornata, Comunicazione al servizio di un’autentica 24 Cfr La Chiesa e internet 7 25 Papa Benedetto XVI I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la Verità per condividerla, testo integrale all’indirizzo: https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/communications/documents/hf_ben- xvi_mes_20080124_42nd-world-communications-day.html
  • 10. 10 cultura dell’incontro, nel 2014 “non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale […] una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti”26 , questo è lo spirito che sostiene la comunicazione della Chiesa oggi. Incoraggiati dalle parole del Santo Padre, i credenti devono abitare la rete sapendo mantenere vive le domande essenziali dell’uomo, quella sana inquietudine che alimenta la continua ricerca di Dio. Una delle opportunità che rende ancora più d’impatto la presenza dei singoli nella rete è il coinvolgimento personale che caratterizza l’ambiente online ai giorni nostri: non condividiamo mai soltanto idee e informazioni, ma comunichiamo di noi parliamo di reale vissuto. Proprio per questo motivo aumenta la responsabilità dei singoli credenti sulla rete e compito della Chiesa è educarli a saper testimoniare con coerenza e chiarezza le loro scelte e la loro fede. Col cambiamento del comunicare in un vero e proprio ambiente di vita, la comunicazione ha pienamente espresso la propria valenza antropologica, che a che fare con l’essere umano nella sua interezza, tutto questo interroga la Chiesa e la spinge a fare il possibile per evitare di ridurre il suo essere nel web come puro trasmettitore di contenuti, ripetitore ad ampio raggio. Uno dei problemi che deve affrontare la comunicazione della Chiesa oggi è l’indifferenza, cioè l’appiattimento di ogni contenuto online sullo stesso livello. Diventerà sempre più necessario allora trovare la modalità per esprimere e comunicare il Vangelo tenendo conto della sua unicità, aiutando le persone a non dimenticare che rispetto non vuol dire che ogni parola vale come le altre, trovando la modalità di esprimere la buona notizia in un linguaggio che consenta di riconoscere la sua permanente novità. Come ha scritto Papa Francesco nell’ Evangelii Gaudium: “l’impegno evangelizzatore si muove tra i limiti del linguaggio e delle circostanze. Esso cerca sempre di comunicare meglio la verità del Vangelo in un contesto determinato, senza rinunciare alla verità, al bene e alla luce che può apportare quando la perfezione non è possibile”27 . Quando ci caliamo nel contesto comunicativo mediale odierno, le circostanze che si delineano hanno un peso specifico che bisogna tenere in considerazione per evitare la resa a priori o il fraintendimento. Comunicare è sempre apertura di uno spazio comune, apertura all’interno 26 Cfr https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa- francesco_20140124_messaggio-comunicazioni-sociali.html 27 Papa Francesco Evangeliii Gaudium, 45 http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa- francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html
  • 11. 11 dell’infinita piazza della rete, e rappresenta un’occasione per condividere quello che uno ha e quello che uno è28 . Abbandonata la visione tecnica di comunicazione come trasmissione, siamo approdati ad una visione antropologica che pone al centro la comunione e l’incontro. In questo spazio di condivisione infinito che è il web, si moltiplicano le forme di contatto, di relazione interpersonale e di espressione del sé. Due verbi sono le colonne della comunicazione online: partecipare e condividere. Ogni volta che viene pubblicato un contenuto online, da parte di un singolo utente o di una istituzione, si sta esprimendo la volontà di partecipare ad una discussione che sarà aperta all’intervento di tutti gli utenti che intercetteranno il contenuto. Tutto questo richiede un’apertura ed una competenza per chi si occupa di comunicare, il proprio lavoro non finirà nel momento in cui si è cliccato su “pubblica” ma continuerà finché ci sarà una reazione, un commento dei cyber cittadini. Ecco che ogni condivisone si inserisce all’interno di uno spazio di dialogo partecipativo, ogni share è un intervento che va ad alimentare una discussione in atto e che implica una responsabilità insita in ogni atto comunicativo. Esserci oggi significa condividere e tutto ciò è una forma “aumentata” di presenza nella quale siamo annunciatori anche della nostra fede. Come in ogni altro ambiente, anche online c’è il rischio di essere inautentici, di non vivere in pienezza le relazioni con le persone, ma tutto questo non è specifico del web, ma lo accomuna al mondo offline. Il web tende ad amplificare i comportamenti esistenti, più che crearne di nuovi29 . Un ulteriore errore sarebbe quella di identificare la rete come uno strumento nuovo e più efficace per il proselitismo, nulla di più sbagliato, non si tratta di un nuovo mezzo più efficace per convertire il prossimo, bensì di un luogo cui essere vicini alle persone, così poter testimoniare pur nei limiti inevitabili la propria fede, rispettando la libertà altrui. Annunciare, allora, sarà incontrare il più possibile, avvicinarsi ai lontani e condividere anche con loro la bellezza specifica del Vangelo, quella bellezza che ha invaso la nostra vita di credenti. Se la Buona Parola sostiene e nutre la nostra vita, siamo spronati a farla risuonare in ogni ambiente che abitiamo per darle la possibilità di essere intercettata da chi transita in questi spazi. Nel nuovo contesto postmediale un punto di non ritorno è la nascita e la diffusione inarrestabile dei social network, che hanno cambiato la forma stessa della società, il modo di pensare le relazioni sociali e il rapporto col mondo. Siamo cittadini always on, costantemente 28 Fabris A. Cultura digitale e dimensione antropologica in Fabris A. e Maffeis I. (a cura di) Di terra e di cielo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2017 pag. 40 29 Giaccardi C. I media digitali in Fabris A. e Maffeis I. (a cura di) Di terra e di cielo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2017 pag. 66
  • 12. 12 presenti nelle piazze digitali dei social media, nelle quali incessantemente si portano avanti una miriade di relazioni e di discussioni. Tutto questo è possibile grazie alla diffusione sempre più capillare di mobile devices che consentono di avere costante accesso alla rete in qualunque posto ci troviamo, così da avere sempre un piede offline e uno online, al punto tale da parlare correttamente di onlife30 . Caratteristiche essenziali dei social network sono: la presenza di uno spazio virtuale nel quale l’utente può costruire ed esibire un proprio profilo, una pagina che racconta di sé attraverso foto, parole, video, musiche, articoli, nella quale ciascuno sceglie come e cosa mostrare della propria persona; la lista di amici o conoscenti, quegli utenti coi quali desideriamo entrare in contatto e comunicare (è possibile gestire questa massa di contatti attraverso gruppi ed etichette che favoriscono una specifica condivisone con ognuno di essi); la possibilità di interagire con la propria rete di contatti attraverso messaggi o altre modalità di connessione. Se ci fermiamo a pensare al loro rapido successo, comprendiamo come essi abbiano la capacità di soddisfare alcuni bisogni umani fondamentali quali la socialità, l’autostima e l’autorealizzazione; inoltre i social network rispondono alla necessità insita nell’uomo di arricchire la propria vita di relazioni. Attraverso il loro utilizzo le esperienze sociali travalicano il confine dell’offline e si possono perpetrare nelle piazze social, senza mai venir meno. Nonostante le specificità del singolo social, tutti permettono di intensificare le possibilità di relazione. Attraverso il loro utilizzo, le piattaforme sociali permettono la creazione e lo sviluppo di veri e propri gruppi e comunità online, che spingono sempre più ad avere interazioni frequenti ed orientate ad uno stesso scopo o ad una determinata passione, che fa da collante tra i vari utenti. L’azione comunicativa della Chiesa nella rete è diventata ancora più necessaria, visto la presenza così massiccia delle persone nei vari social network. Per attuare una corretta pastorale mediale è necessaria una comprensione attenta dei nuovi processi comunicativi, così da rendere fedele, efficace e comprensibile ogni messaggio che essa desidera trasmettere. Poiché la vita online non è dissociata dalla vita offline, le esperienze che si vivono tra i mille incroci dei social sono veri e profondi quanto quelle che accadono tra le corsie di un supermercato, l’azione pastorale nel mondo digitale deve avere come orientamento di fondo la relazione umana. Come ricorda Papa Francesco: “la comunicazione ha il potere di creare 30 Per approfondire il concetto di onlife fare riferimento al testo di Floridi L. La quarta rivoluzione, Raffello Cortina Editore, Milano 2017
  • 13. 13 ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione”31 , perciò la comunicazione pastorale dovrà spianare la strada a nuovi incontri, preoccuparsi della qualità del contatto umano e tenere alta l’attenzione alle persone; dovrà favorire forme di dialogo e di dibattito per rafforzare l’unità tra le persone, combattere la divisione e l’aggressività verbale e non. Bisognerà educare a comunicare con autenticità, solo in questa maniera sarà possibile parlare di testimonianza. Nella rete essere autentici è condividere la propria speranza e la propria gioia, raccontare di sé lasciando trasparire ciò che alimenta la nostra vita e la sostiene. Attraverso questo modello di autenticità sarà possibile risvegliare nel prossimo il desiderio di conoscere sempre meglio la Buona Novella, fare esperienza di Gesù ed aprirsi al dialogo con chi propone una via per la felicità e la gioia vera. Risulta quindi indispensabile il coinvolgimento all’interno della comunicazione online: non si può abitare la rete rimanendo distaccati da ciò che condividiamo, pensare di trasmettere fredde informazioni, quando invece stiamo condividendo il nostro vissuto, la nostra persona. Allo stesso tempo bisognerà coinvolgere anche ci incontriamo, altrimenti ogni condivisione ridurrà le discussioni in monologhi paralleli. La testimonianza non è frutto di una strategia vincente, ma di un coinvolgimento personale: “solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento” come scrive Papa Francesco nel Messaggio per la XLVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 201432 . La comunicazione digitale deve diventare possibilità di prossimità, la connessione digitale deve essere accompagnata da un incontro in carne ed ossa, bisogna essere disposti ad un ascolto sincero e vero, che non si limiti ad udire le voci che ci circondano ma vada oltre, l’ascolto richiede vicinanza e disponibilità. Ogni atto comunicativo da parte della Chiesa dovrà configurarsi come ascolto dell’altro, con la sua dignità. Dovremo abitare gli spazi online puntando sulle relazioni umani più che sui passi scritturistici: comunicare il Vangelo non significa inondare i social con passi della Sacra Scrittura e neppure postare contenuti dichiaratamente religiosi, invece sarà necessario testimoniare con coerenza le nostre scelte, i nostri giudizi e le nostre preferenze guidate dalla Parola del Signore. Non si può trattare il Vangelo come qualsiasi altro messaggio la cui efficacia dipende dalla popolarità o dall’essere diventato virale come un’espressione gergale, la Parola resta un dono da accogliere con una 31 Papa Francesco Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa- francesco_20160124_messaggio-comunicazioni-sociali.html 32 Cfr https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa- francesco_20140124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
  • 14. 14 propria risposta libera. Bisognerà avere un’attenzione specifica per coniugare la testimonianza con l’utilizzo di immagini e video, tratti distintivi della comunicazione online. Il Vangelo si farà narrazione, storia che intreccia la mia storia personale, attraverso la dinamica dello storytelling avrà la forza espressiva per intercettare gli utenti della rete e parlare a loro, sarà vissuto che tocca il cuore anche di chi non crede ed acqua che disseta la sete dell’uomo di infinito e di verità. La comunicazione sui social dovrà rispettare regole specifiche: una pubblicazione periodica costante, la capacità di coinvolgimento degli utenti, la velocità di copertura delle notizie postate. Non si può credere che sia facile comunicare con autenticità e profondità nel nuovo contesto, quindi sarà necessaria un’adeguata preparazione che formi non solo chi si occupa della comunicazione istituzionale all’interno della Chiesa, ma ogni fedele. La Chiesa dovrebbe ispirarsi alla specificità dei social network per essere sempre meno strumento di trasmissione e sempre più luogo di incontro, aperto al confronto e all’ascolto reciproco, capace di comunicare al cuore delle persone e di avvicinarle. Un aiuto fondamentale le può arrivare dalla rete, vissuta come occasione per comunicare, per realizzare una vera partecipazione tra i fedeli e non solo. Perché tutto ciò si realizzi, la comunicazione deve essere attraente e avvincente, capace di creare un’immersione tra la persona ed il messaggio evangelico, una comunicazione personalizzata e diversificata per i singoli ambienti comunicativi, interattiva e coinvolgente. Non basta essere presenti sui social, aprire una pagina Facebook o un profilo Instagram, perché la connessione da sola non produce comunione, ma solo potenziale relazione. La sfida è trasformarla in dimensione comunitaria, sfruttare la ricchezza delle iterazioni tra gli utenti per farli sentire uniti e apprezzare sempre più i tratti distintivi dell’identità comunitaria alla quale si appartiene. La rete è uno spazio infinito nel quale manifestare la bellezza della fede e gli strumenti espressivi a nostra disposizione sono molteplici, questa sfida è affascinante e stimolante allo stesso tempo. La Chiesa deve cercare e trovare il proprio registro e il proprio tocco inconfondibile, per incontrare e lasciarsi incontrare, coinvolgere le persone dando a loro il giusto valore. Capitolo 2 – La comunicazione nella parrocchia La comunicazione all’interno di una parrocchia passa per diversi canali, ognuno con le sue specificità -che non sempre si ha l’accortezza di rispettare. L’insieme di tutti i messaggi trasmessi aiutano non solo a rimanere informati sulle attività che vengono svolte e gli appuntamenti a cui si è invitati a partecipare, ma anche a sentirsi parte di una comunità cristiana.
  • 15. 15 Il primo canale di comunicazione è face-to-face e uno-a-molti: il momento degli avvisi che tradizionalmente precede l’orazione finale. In questo momento la comunicazione è prettamente verbale, coinvolge solamente i fedeli presenti alla celebrazione e quindi esclude la maggior parte dei parrocchiani, tenendo presente che la media italiana di cristiani che frequentano costantemente le celebrazioni si attesta tra il 15% e il 20%33 . L’efficacia comunicativa di questo momento dipende strettamente dalle doti del celebrante, che attraverso il tono e la giusta gestualità, può tenere accesa l’attenzione della platea o favorire la distrazione. Usualmente le informazioni trasmesse si limitano alle iniziative principali della settimana e a pochi altri avvisi. Per questioni di tempo il momento degli avvisi è ristretto e c’è il rischio che parte del contenuto vada perso per i motivi più disparati: stanchezza, fretta, distrazione. Nonostante questo il primo canale di comunicazione gode della compresenza di chi comunica e chi ascolta, quindi lo sguardo diretto tra i due può rafforzare la comunicazione e migliorarne l’efficacia. Il secondo canale comunicativo utilizzato dalla parrocchia sono le bacheche, che si possono trovare sul sagrato della chiesa o appena superata la soglia di ingresso. In questo caso la comunicazione avviene attraverso l’affissione di una serie di cartelli, diversi per dimensioni ed impostazioni grafiche, che promuovono le attività in calendario, attraverso il codice della lingua scritta. Abitualmente nelle bacheche trova spazio anche la comunicazione della città, del decanato (insieme delle parrocchie di paesi limitrofi), dell’istituzione comunale e di altre associazioni, anche non di stampo religioso. Le informazioni sono accessibili per diverso tempo e sono a disposizione anche delle persone che non frequentano le celebrazioni; il grado di ricezione è legato all’interesse del singolo ma può essere rafforzato attraverso accurate scelte grafiche che migliorano l’immediata comprensione o favoriscono il riconoscimento dell’appartenenza ad una specifica categoria (iniziazione cristiana, iniziativa parrocchiale, iniziativa cittadina, evento del comune, mostra, ecc…). Gli avvisi di una bacheca che potrebbero sembrare freddi e distanti, in realtà possono diventare il primo passo di contatto per chi semplicemente passa davanti alla chiesa. Dopo questo primo contatto a volte accade che la persona si presenti per avere ulteriori informazioni o per iscriversi a determinate iniziative. Gli aspetti importanti di questo spazio comunicativo sono la corretta distinzione tra ciò che è promosso dalla chiesa locale e ciò che è legato ad altri enti. È utile inoltre -dove è possibile- organizzare in sezioni le bacheche così da riservare ogni porzione ad un determinato target di riferimento. Nei casi peggiori, la non curanza da parte dei preti 33 Cfr www.dati.istat.it
  • 16. 16 trasforma la bacheca in uno spazio a disposizione di chiunque, oppure ad un disordinato e poco invitante collage di fogli completamente diversi per dimensioni, colori e impostazione grafica. Una scelta che potrebbe rivelarsi vincente è quella di riservare una specifica sezione per ricordare il tempo liturgico che si sta vivendo e l’iniziativa diocesana che è in atto, penso alle tante giornate dedicate ad una causa o alle molteplici raccolte fondi a sostegno di realtà in difficoltà. Di sicuro le bacheche delle parrocchie, con tutti i loro pregi e difetti, restano il punto di riferimento per specifiche categorie di fedeli, quali gli anziani che abitualmente frequentano più volte al giorno il luogo di culto e non abitano altri spazi comunicativi. Il terzo strumento di comunicazione usato dalle parrocchie sono i bollettini parrocchiali, che possono essere semplicemente dei fogli degli avvisi, oppure avere una struttura più ricca e riportare articoli, editoriali o simpatici fumetti. Abitualmente il bollettino ha una tiratura settimanale e si trova all’ingresso della chiesa, in alcune realtà può essere affiancato da una pubblicazione relativa alla Comunità Pastorale (unione tra parrocchie diverse) in cui è inserita la parrocchia, che ha una cadenza mensile o differente. La realtà dei bollettini parrocchiali è talmente eterogenea che risulta difficile fare un’analisi specifica; certamente il bollettino viene ritirato e, si spera, letto da chi partecipa alle celebrazioni domenicali, ma il fatto che alcune copie rimangano a disposizione per l’intera settimana non esclude il contatto anche con persone non frequentanti o non appartenenti a tale parrocchia: penso, per esempio, a chi frequenta una chiesa vicino al luogo di lavoro per la preghiera personale durante la settimana. Lo spazio del bollettino fornisce la possibilità di far trasparire i tratti caratteristici di una comunità, attraverso le impostazioni grafiche scelte ed i contenuti degli articoli pubblicati, inoltre può includere uno specchietto che racchiude tutti i contatti della parrocchia: gli orari della segreteria, del centro d’ascolto, i numeri di telefono dei sacerdoti, l’indirizzo mail, l’url del sito e i riferimenti alle pagine social; il bollettino diventa così strada che conduce a un’esperienza sempre più coinvolgente e immersiva della comunità. Questa semplice pubblicazione è strumento diretto per la comunicazione tra il prete referente ed i fedeli, inoltre permette l’ingresso della parrocchia all’interno delle abitazioni, sempre che non finisca perso in qualche borsa. L’aspetto vincente del bollettino è la fruibilità dello stesso e la capacità di aggregare al suo interno diverse informazioni in una struttura non vincolante che può essere adattata di volta in volta alle necessità del tempo. La comunicazione veicolata attraverso il bollettino è una comunicazione connotata che si riferisce principalmente a persone che già frequentano la chiesa, il che presuppone una certa disposizione e un certo interesse nei confronti delle informazioni trasmesse. Quando non ci si limita a riportare gli avvisi, allora
  • 17. 17 questa pubblicazione può raccontare la vita stessa della parrocchia attraverso articoli dedicati agli eventi che si sono svolti e scritti da chi ha preso parte ad essi. Se, inoltre, esiste anche un foglio della Comunità Pastorale o un giornalino del decanato, ecco che si favorisce la presa di coscienza di appartenere ad una realtà più grande e si può educare ad andare oltre i soliti campanilismi; si può trasmettere un’unità già vissuta o meta da raggiungere. Una parrocchia comunica anche attraverso le iniziative che propone e le possibili collaborazioni con la realtà comunale a cui appartiene. Negli ultimi anni è diventato sempre più importante la capacità di fare rete con le diverse realtà del territorio, così da non fermarsi a ciò che si riesce a realizzare con le sole proprie forze, destinate a diminuire col passare del tempo. Si comunica di sé anche realizzando eventi, perché in essi si fa esperienza relazionale, essi sono occasione per raccontarsi e mostrare la specificità della comunione che deve stare alla base della comunità cristiana. Le iniziative portate avanti, anche attraverso la collaborazione con altre realtà locali, permettono di essere testimoni della Buona Novella in maniera esperienziale, incarnata, andando oltre la diffusione della parola del Vangelo, ma favorendo l’incontro con chi crede e trasmettendo la bellezza della fede con la propria persona. Nel momento in cui una parrocchia si rende ospitale o parte attiva di un evento si apre una nuova strada che conduce alla condivisione del sé e può portare alla conoscenza reciproca. Un'altra modalità di comunicazione è la collaborazione con le testate giornalistiche locali. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crisi dei quotidiani, che ha colpito in maniera minore chi si occupa della comunicazione di un territorio specifico. I giornalisti sono sempre in cerca di notizie per riempire le pagine e avere buone relazioni con loro può risultare vincente per promuovere le iniziative parrocchiali, portandole all’attenzione dei lettori. In questa comunicazione ci si apre ai lettori della testata senza limitare il proprio target in chi fa esperienza della vita parrocchiale. Certo sarà necessario aver instaurato un buon rapporto con il responsabile delle pagine della propria zona per poter suggerire alcuni articoli di nostro interesse oppure per favorire un determinato frame nel riportare le notizie che vedono la parrocchia coinvolta. Spesso questi giornali locali dedicano grande spazio alla parte visuale, quindi diventa necessario concentrare il messaggio che si vuole trasmettere in una dichiarazione semplice e chiara, così che possa essere riportata come virgolettato nell’articolo. È importante avvicinare il proprio stile a quello dei comunicati stampa più efficaci, scritti per essere usati senza fatica dal giovane giornalista di turno. Investire in questo canale comunicativo permetterà alla parrocchia di aver maggior margine di dialogo anche nel
  • 18. 18 momento in cui dovesse accadere un fatto spiacevole che non può essere ignorato dalla stampa locale; in queste occasioni diventa essenziale il legame che c’è con chi scrive l’articolo. Un legame costante tra la Chiesa locale e i giornali è essenziale per promuovere una percezione della realtà ecclesiastica come soggetto partecipante la vita della città, anche per chi non ne fa parte, per diverso credo o per scelta personale. Tante iniziative portate avanti dalla Chiesa vanno ad intercettare l’interesse della cittadinanza perché non trattano soltanto di tematiche legate alla fede ma offrono occasioni di riflessione in ambiti diversi: incontri legati all’educazione con la partecipazione di testimoni di spicco, serate culturali o percorsi artistici. In tutti questi casi la comunicazione ha un ruolo essenziale e i giusti articoli possono essere un utile canale promozionale. In alcune realtà, la parrocchia può sfruttare anche lo strumento radiofonico per comunicare: può avere una piccola stazione radio locale che trasmette soltanto alcune celebrazioni, oppure si può appoggiare ad un circuito radiofonico (come il circuito InBlu34 ), così da offrire una programmazione completa che copra l’intera giornata. Questo canale comunicativo implica specifiche conoscenze tecniche da parte di chi trasmette, si apre ad un pubblico vasto e differenziato e si presta bene alla logica del racconto per comunicare il sé. Il palinsesto di una radio parrocchiale può ospitare programmi diversi: la diretta delle celebrazioni più importanti, un momento di commento esegetico, un programma culinario, uno spazio dedicato alla musica, uno che racconti della realtà dell’oratorio, una fascia legata alla promozione del territorio, senza dimenticare qualche approfondimento sulle news della giornata. La radio diventa uno spazio nel quale offrire ai parrocchiani e non solo, un punto di vista diverso rispetto quello dell’informazione istituzionale, su fatti di cronaca così come su tematiche di dibattito pubblico. Attraverso un sapiente utilizzo dei contatti la radio potrà aprirsi all’interazione con gli ascoltatori e sarà possibile promuovere un confronto o un dibattito con essi. Il canale radiofonico permette di facilitare il realizzarsi di una riflessione così come favorire una crescita nel pensiero di chi ascolta, facendolo interrogare sulle proprie convinzioni e punti di vista. La radio allora diventa manifestazione di una Chiesa che sa porsi in ascolto di tutti, che raggiunge i lontani e si fa simbolo del desiderio del Signore di incontrare ogni uomo. Essa inoltre può farsi cassa di risonanza delle testimonianze di chi già 34 InBlu è un progetto radiofonico nazionale di ispirazione cristiana al servizio delle emittenti presenti sul territorio. Propone un palinsesto completo (diffuso via satellite, via internet, via app per i dispositivi mobili e in FM nella città di Roma) che ciascuna radio può integrare all’interno della propria programmazione, in una logica di collaborazione e di condivisione. Cfr https://www.radioinblu.it/
  • 19. 19 partecipa alle diverse iniziative e funzioni parrocchiali, così da far risaltare la gioia di chi si sente parte attiva di una comunità, amato ed accolto. Passando ai media digitali, uno strumento essenziale per ogni parrocchia è il sito parrocchiale. Nel periodo storico in cui i social network si sono affermati, può venire naturale chiedersi se abbia ancora senso realizzare un sito canonico oppure no? Personalmente sono convinto che la risposta sia, senza ombra di dubbio, sì. In fin dei conti la prima cosa che si fa quando si cercano informazioni su una parrocchia è aprire il motore di ricerca e scrivere il nome della stessa. Il sito allora diventa il primo punto di contatto per chi ricerca informazioni, soprattutto nel caso in cui chi le stia cercando non appartenga già alla cerchia dei parrocchiani, che possiamo presumere seguano già eventuali account social della chiesa locale. Il sito parrocchiale è un contenitore idealmente infinito, che può integrare tantissimo materiale e di diverso genere, la cosa essenziale sarà l’organizzazione dello stesso, che dovrà essere particolarmente curata altrimenti il visitatore si arrenderà presto se non riuscirà a reperire in poco tempo le informazioni che cerca. In home page quindi sarà opportuno evidenziare le cose che più interessano abitualmente gli utenti: gli orari delle messe, i contatti dei preti e della segreteria con la possibilità di comunicare direttamente tramite un apposito form, il bollettino settimanale della parrocchia, informazioni sui sacramenti, in particolar modo sul matrimonio e sui battesimi, che rappresentano i momenti in cui chi si era allontanato ritorna. Una giusta organizzazione del materiale permetterà di lasciare in bella vista i rimandi anche a tutte le altre parti del sito: le informazioni sulla società sportiva, la pagina del coretto dei giovani o del coro degli adulti, la sezione dedicata ai cammini di catechesi, un eventuale spazio per gli interventi dei preti attraverso editoriali o la pubblicazione delle proprie omelie, una photogallery, le notizie relative alle iniziative in atto. Se una parrocchia possiede uno o più account social, sarà essenziale inserire in home page i link a tali account così da favorire un’interazione tar le diverse realtà. Oltre alla già citata corretta organizzazione, non si potrà prescindere dallo stato di aggiornamento del sito. Chi accede allo spazio digitale della parrocchia deve trovarsi davanti una pagina aggiornata, in particolar modo l’home page, il rischio altrimenti è quello di trasmettere l’idea di vecchio o trascurato. Le informazioni in prima vista devono essere sempre corrette, quindi un eventuale cambiamento di orario delle messe o della segreteria, per l’arrivo del tempo estivo, deve essere segnalato prontamente, così come il foglio degli avvisi settimanali. Se per un periodo il sito resterà non aggiornato è opportuno segnalarlo così che gli utenti non pensino sia una dimenticanza.
  • 20. 20 Un fine da conseguire o, almeno, verso cui tendere è riuscire a rendere il sito parrocchiale un luogo di incontro e scambio, andare oltre la semplice vetrina con gli avvisi e gli orari, per iniziare a mostrare in maniera coinvolgente ed efficace le tante iniziative portate avanti da una parrocchia. La comunità cristiana non si limita a ritrovarsi nel momento della celebrazione eucaristica, ma è promotrice di tantissime iniziative che devono riuscire a intercettare tutte le persone che non abitano già gli ambienti parrocchiali, ma si affacciano su questa particolare piazza che è la rete. Un sito parrocchiale sarà certo destinato ai parrocchiani, ma sarebbe limitante e impoverente dimenticarsi di tutte le persone alle quali raccontare e testimoniare la Buona Novella, mostrare il volto poliedrico di una Chiesa locale che sa accogliere e parlare ad ogni uomo senza esclusioni. Chi frequenta già i nostri ambienti è raggiunto dalle nostre parole e dalla nostra persona in maniera diretta, ma gli spazi digitali si aprono ad una platea che può essere in cerca e desiderare di essere coinvolta, nell’epoca del web 2.0 il sito può diventare luogo di incontro, capace di tramettere molto più che informazioni, mostrano un volto e permettono il nascere di una relazione. Un aspetto che incide sull’usabilità e la piacevolezza di un sito, è la cura grafica, che sappia rendere il portale in sintonia con gli altri siti, senza pensare a un lavoro per forza da professionista, ma neppure rassegnandosi a un’arretratezza stilistica che potrebbe disincentivare la visita da parte dei navigatori meno motivati. Come ogni altro sito presente sulla rete, anche quello parrocchiale dovrà considerare l’utilizzo sempre più frequente dei mobile devices per la navigazione, e offrire perciò una corretta visualizzazione e fruibilità su questi strumenti. Non sempre si potrà avere un sito responsivo ma il layout scelto dovrà tener conto delle ingenti visualizzazione da mobile. Spostando l’attenzione sui contenuti del sito, è indispensabile un giusto bilanciamento tra contenuti visivi e testuali, ogni sezione del sito può propendere più per i primi o per i secondi, senza mai trasformare una pagina in un fitto solo testo e neppure in un disordinato mosaico di foto. A seguito di tutte le attenzioni scritte riguardo un sito parrocchiale, è facile intuire come non ci si possa approcciare alla sua creazione e al suo mantenimento con eccessiva leggerezza. È essenziale trovare un team di persone che diano la disponibilità per seguire l’intero progetto, essere disposti a sostenere le -pur esigue- spese relative all’acquisto di un indirizzo web e al suo mantenimento, far in modo che il webmaster si confronti col parroco e che assieme
  • 21. 21 delineino la struttura del sito, cercando di non abbassare l’impegno e l’attenzione col passare del tempo. L’ultimo spazio comunicativo al quale prestiamo attenzione sono i social network, la cui importanza e rilevanza è già stata indicata nel primo capitolo. Facebook, Twitter e Instagram sono solo tre tra i più diffusi nel nostro paese e una parrocchia ha la possibilità di mostrare un volto sfaccettato e affascinante su questi luoghi digitali. Questi tre social network permettono la creazione e lo sviluppo di veri e propri gruppi e comunità online35 . In questi luoghi di incontro la comunicazione della parrocchia si apre in maniera indistinta nei confronti di tutti gli iscritti alle diverse piattaforme: dovrà quindi essere disposta ad accettare la sfida del dialogo e del confronto, che sta alla base dei social network. È impensabile che l’account di una parrocchia si approcci alla bacheca della pagina Facebook come se fosse la sua bacheca fisica, ogni commento merita attenzione e una risposta, così come i messaggi che gli utenti manderanno attraverso la sezione di messaggistica del social. La creazione dei singoli contenuti postati dovrà tener conto delle regole comunicative che regolano le discussioni online, così come le specificità dei diversi social. Ogni messaggio dovrà essere elaborato in maniera diversa per lo spazio specifico nel quale si va a pubblicare: il giusto equilibrio tra testo e immagine per Facebook, la scelta attenta delle parole su Twitter, le immagini più comunicative su Instagram. Una comunicazione relazionale esplicita su Facebook, che sfrutti la narrazione e lo storytelling36 nel sostenere il legame tra parrocchia e internauti, ricordandosi delle possibilità offerte dai dai tasti della piattaforma: “Mi piace” – “Commenta” – “Condividi”. Una comunicazione sintetica e continua su Twitter, capace di provocare e stimolare una riflessione. Una raccolta di immagini interessanti e particolari su Instagram, che seguano uno stile ben preciso e personale, piuttosto che i canoni della perfezione fotografica. Si può parlare di diversificazione comunicativa che caratterizza i media digitali, diversificazione che va rispettata per poter rendere funzionale la presenza nello spazio della rete. Sarà utile sfruttare pienamente le potenzialità offerte da ogni social network per 35 Cfr Palermo A. La Chiesa mediale Sfide, strutture, prassi per la comunicazione digitale, Paoline, Cinisello Balsamo, 2017 pag. 75 36 Affabulazione, arte di scrivere o raccontare storie catturando l’attenzione e l’interesse del pubblico. Cfr http://www.treccani.it/vocabolario/storytelling_%28Neologismi%29/ e per comprendere meglio il suo utilizzo nei new media vedere anche http://www.ninjamarketing.it/2016/06/15/corporate-storytelling-aziende/
  • 22. 22 integrarsi nella maniera migliore all’interno dello spazio che si va ad abitare. Interattività e coinvolgimento è ciò che viene richiesto e questi due aspetti andranno rispettati nel momento della realizzazione dei diversi contenuti. Una comunicazione che sappia essere attraente ed avvincente, che offra un nuovo approccio alla Buona Novella, senza tradirla ma rispettandola e facendola percepire come comunicazione ad personam, una personalizzazione della relazione fra la parrocchia e interlocutore. In questi spazi di conoscenza e relazione è necessario per la Chiesa farsi presente, incontrare e lasciarsi incontrare. La connessione offerta dai social network da sola non produce comunione ma può essere terreno buono nel quale gettare il seme della testimonianza e del messaggio cristiano. La comunicazione pastorale non è mai mera trasmissione ma è occasione per costruire una comunità in un contesto e quello delle reti sociali è particolarmente promettente. Attraverso le relazioni interpersonali e informali che avvengono online è possibile rafforzare alcuni rapporti e instaurarne di nuovi. Sarà necessario un progetto di presenza che rispecchi la propria identità di Chiesa locale, una condivisione di contenuti di qualità che possano attrarre e illuminare più che indottrinare37 . Di indubbia utilità sarà la capacità di curare al meglio la programmazione dei contenuti che si desidera condividere, magari istituendo appuntamenti specifici ogni giorno della settimana, per esempio: un post dedicato alla liturgia la domenica, un contenuto che auguri buona settimana il lunedì, un contenuto legato alla catechesi dei ragazzi il mercoledì e così via. Non basta la quantità dei contenuti per rendere efficace la pastorale digitale: piuttosto contano la regolarità della condivisione, la qualità dei messaggi e la capacità di questi di coinvolgere gli utenti. Una riflessione su come la Chiesa possa abitare al meglio i social network ci viene offerta dal giornalista Raffaele Buscemi38 . Avere una presenza su una determinata piattaforma comunicativa non è mai un obbligo ma è sempre il frutto di una scelta consapevole. Il primo passo per una parrocchia sarà definire un piano di comunicazione, fissare alcuni obiettivi, alcuni dei quali potrebbero essere raggiunti grazie alla presenza sui social network. Ecco che allora si dovrà scegliere la o le piattaforme da abitare in base alle loro caratteristiche e al racconto che si vuole realizzare. Essenziale resterà sempre comunicare quello che si è come 37 Cfr Palermo A. La Chiesa mediale Sfide, strutture, prassi per la comunicazione digitale, Paoline, 2017 pag. 95 38 Cfr Buscemi R. 5 consigli a una istituzione della Chiesa che vuole essere presente sui social network in La missione digitale. Comunicazione della Chiesa e social media, EDUSC, 2016
  • 23. 23 Chiesa locale, evitando di ricalcare la voce di altre istituzioni presenti sulla rete. Cercare il proprio stile comunicativo, il proprio registro, evitando eccessivi formalismi, perché non sono consoni alle piazze digitali. I social sono lo spazio in cui dare del tu e chiamare per nome, non solo chi frequenta già la chiesa, ma tutti coloro che desidereranno entrare in contatto col l’istituzione. Non si tratta solo di registro linguistico, ma di entrare in confidenza coi linguaggi della rete, fatti anche di segni grafici o emoticon, specifici per ogni piattaforma. Il passo successivo sarà decidere i contenuti da creare e la frequenza di pubblicazione, senza mai scadere in un’eccessiva rigidità che poco si addice alla comunicazione di una parrocchia. Quantità di contenuti e frequenza saranno influenzate dalla disponibilità di risorse dedicate alla comunicazione digitale, di certo una sola persona che nei ritagli di tempo si dedica agli account della sua chiesa non potrà garantire un numero elevato di contenuti. Un’attenzione da avere per catturare maggiormente l’attenzione degli utenti, è prestare attenzione a ciò di cui discute l’opinione pubblica e all’agenda della parrocchia. Essendo i social luoghi emotivi, sarà fondamentale coinvolgere il pubblico attraverso l’utilizzo di immagini che raccontino la propria storia in modo visivo e ciò che accade attorno a sé attraverso il nostro sguardo. Alcune domande possono aiutare a decretare la pubblicazione o meno di un determinato contenuto: è utile? Fornisce informazioni rilevanti? È divertente/emozionale/profondo? Induce ad essere condiviso da chi lo vede? Per creare interazione bisogna dare valore a chi vede o legge uno specifico contenuto, suscitare il suo interesse ed evitare di annoiarlo con uno stile comunicativo prolisso, meglio puntare sulla brevità. Ogni volta che una parrocchia va ad abitare uno spazio digitale si deve ricordare che sarà necessario tempo per fidelizzare gli utenti, soprattutto quando si desidera raggiungere una community capace di interagire al suo interno o, addirittura, diventa essa stessa creatrice di contenuti. Ogni singolo utente dalla nostra comunità dovrà essere trattato in maniera specifica, il rapporto uno ad uno è caratteristica costitutiva dei social network. Col tempo ci si renderà conto di come possano nascere relazioni fatte da intensi scambi di messaggi o discussioni portate avanti nei commenti dei post. Occorre sempre ricordarsi che il flaming39 è un rischio elevato nelle piattaforme digitali, per questo bisognerà imparare ad affrontare un utente ostile, distinguendo tra chi arriva sulla pagina per insultare, chi ha pregiudizi o semplicemente ignora chi siamo ed esprime il suo punto di vista. La scelta migliore non sarà sempre rappresentata dalla 39 Nel gergo delle comunità virtuali di Internet un flame (dall’inglese “fiamma”) è un messaggio deliberatamente ostile e provocatorio inviato da un utente, flaming è l’atto di inviare tali messaggi.
  • 24. 24 cancellazione di un commento o dal bannare un utente, il dialogo ed il confronto restano gli strumenti migliori. Capitolo 3 – Un caso specifico: San Giovanni Battista in Desio La parrocchia San Giovanni Battista di Desio si trova nella periferia della città confinante col comune di Bovisio Masciago. È stata istituita il 31 ottobre del 1966 e, ad oggi, conta più di 9000 abitanti. Sono il prete referente dalla Pastorale Giovanile della parrocchia dalla mia ordinazione, avvenuta l’11 giugno 2011, e da quel momento risiedo presso la chiesa di San Giovanni Battista. Grazie alla disponibilità di un parrocchiano appassionato di web ed informatica, si decide di realizzare un sito per la parrocchia così da aprire un nuovo canale comunicativo. Una volta appurato il desiderio di creare un sito della parrocchia, il primo passo è stato decidere il nome del dominio. Si è deciso sgbdesio perché contiene l’acronimo della parrocchia ed il nome del comune a cui appartiene, inoltre ci si è ispirati a ssppdesio40 , il dominio della parrocchia Ss. Pietro e Paolo in Desio, già esistente all’epoca. La decisone presa si inseriva in uno stile comunitario e di continuità. Il 23 ottobre 2011 veniva registrato il domino www.sgbdesio.it che sarebbe diventato l’indirizzo della pagina web in costruzione. Nei mesi successivi la registrazione del dominio ci si è interrogati sulla struttura del sito e sulla sua veste grafica. Per quanto riguarda il primo aspetto la decisione è stata quella di scegliere un tema molto semplice, due colonne: la principale che occupava i due terzi dello spazio, con i diversi articoli nella home page o i contenuti specifici delle singole pagine del sito, a fianco una colonna più stretta che conteneva un menu principale con i rimandi alle diverse sezioni del sito sotto il quale vi era un link al foglio degli avvisi in formato digitale, seguito da alcuni link agli altri siti delle chiese locali e al sito della Diocesi di Milano, da ultimo un link agli orari delle celebrazioni e della segreteria. In ogni pagina del sito cambiava il contenuto della colonna principale di sinistra, mentre il contenuto della colonna di destra rimaneva pressoché identico e permetteva di passare velocemente da una sezione all’altra. Per quanto riguarda l’header del sito abbiamo chiesto ad uno studio di comunicazione di realizzare un nuovo logo per la parrocchia e fornirne anche una versione accompagnata dalla scritta “Parrocchia San Giovanni Battista” che sarebbe stata utilizzata nella parte alta del sito. La necessità di far disegnare un nuovo logo nasceva dal fatto di averne uno graficamente più moderno, di facile riproduzione e che si adattasse all’utilizzo sia digitale che cartaceo, sia a colori che in monocromia. Il desiderio era di puntare su un aspetto caratterizzante la chiesa di 40 www.ssppdesio.it
  • 25. 25 San Giovanni Battista e si è deciso di valorizzare la particolare facciata con il campanile a struttura circolare costituito dalle otto campane sostenute dalle massicce colonne con i mattoni a vista, il tutto con al centro le tre iniziali del patrono così da permettere la familiarità con l’acronimo SGB. Per quanto riguarda l’aspetto grafico della pagina si è deciso di rimanere fedeli alle diverse gradazioni di marrone e arancione scuro che caratterizzano i mattoni utilizzati per realizzare la chiesa e richiamano anche i diversi legni utilizzati per le panche, gli immobili della chiesa ed il soffitto. Si è cercato di identificare tre colori e di evitare una grafica confusionale ed eccessivamente colorata, così come si è mantenuta una semplicità ed eleganza grafica nella parte testuale attraverso l’utilizzo di due soli font. Nella parte esterna alle due colonne che contengono la struttura del sito si è scelto di inserire uno sfondo astratto sempre sulle tonalità dell’arancione (colore caldo e inclusivo, che richiama la luce solare e la vita), bloccare le dimensioni delle colonne con i contenuti permetteva di gestire più facilmente la resa finale dei testi e dei media inseriti negli articoli. Nell’immagine sottostante è possibile vedere la struttura del sito al momento del suo lancio.
  • 26. 26 Nel menu principale le sezioni erano le seguenti: gruppi di catechismo, preti residenti, contatti, società sportiva, gruppo dei campanari, storia della parrocchia, preghiera personale, photogallery. Le diverse sezioni del sito erano poi organizzate in sotto sezioni in maniera molto chiara e sempre raggiungibili tramite il piccolo menu principale sulla destra. Sotto il menu era inserito una sorta di widget dedicato all’agenda della parrocchia e della Comunità Pastorale cittadina. In basso alla pagina vi era l’indirizzo della parrocchia e il numero di telefono della segreteria. Il lancio ufficiale del sito è avvenuto il 16 giugno 2012 in occasione della festa patronale, a sottolineare la continuità tra fa finestra digitale e la vita concreta della comunità pastorale: durante la messa prefestiva del sabato il sito è stato reso visitabile e al termine della celebrazione eucaristica si è mostrato ai fedeli presenti sfruttando il PC abitualmente usato per proiettare i canti in chiesa. Concluso il tempo estivo, il 23 settembre 2012 viene inviata la prima mail della mailing list del sito, alla quale è possibile iscriversi attraverso apposito spazio in home page. Ogni iscritto riceve una mail il sabato contenente le letture della domenica successiva e si invia anche un link al foglio degli avvisi della settimana. La mailing list viene, inoltre, sfruttata per promuovere le iniziative più importati dell’anno pastorale: quali la festa patronale o l’avvio alle iscrizioni all’oratorio estivo. Dal punto di vista grafico, si è cercato di proporre una continuità di colori rispetto il sito, utilizzando le medesime tonalità di marrone e arancione. Coscienti dell’importanza dei social media, pochi giorni dopo il lancio del sito, il 24 giugno 2012 è stata creata la pagina ufficiale della parrocchia su Facebook41 , alcuni mesi dopo si è creato l’account su Twitter42 . Durante il mese di novembre 2012 vengono lanciate ufficialmente le pagine social creando uno slogan ad hoc per l’occasione “SGB #social #giovane #brillante”43 , giocando ancora una volta con l’acronimo della parrocchia si sono usate tre parole che rappresentano aspetti fondamentali della comunità di San Giovanni Battista. Ad oggi la pagina di Facebook della parrocchia conta 665 like mentre l’account di Twitter ha 174 follower. I numeri di per sé non sorprendenti, sono però in costante -se pur lenta- crescita. La pagina di Facebook permette un canale di comunicazione con parrocchiani e non solo, facile da utilizzare e sfruttato da tante persone. 41 www.facebook.com/SGBDesio 42 www.twitter.com/SGBDesio 43 https://www.facebook.com/SGBDesio/photos/a.345303845568656.73912.345262058906168/ 345528212212886/?type=3&theater
  • 27. 27 A sei anni dal lancio degli account social della parrocchia, le considerazioni possibili sono le seguenti: la mancanza di persone dedicate alla cura dei profili ha fatto scegliere per un semplice repost da Facebook a Twitter, da questo meccanismo sono escluse alcune foto che vengono postate esclusivamente sul social di Zuckemberg; il numero di interazioni e messaggi ricevuti tramite Facebook è molto superiore rispetto a Twitter; il social del cinguettio è comunque lo strumento prediletto per la promozione e l’interazione con gli uffici comunali e le associazioni civili del territorio; nonostante ci sia stato negli anni un continuo incremento di like alla pagina e il numero di visualizzazioni dei contenuti cresca, questo non ha portato ad una maggiore partecipazione attiva nello spazio digitale della parrocchia. I contenuti che riscontrano maggiore attenzione sono le foto dei partecipanti alle varie iniziative della parrocchia e i post dedicati ai programmi degli eventi che si terranno, in particolare questa tipologia viene condivisa dai parrocchiani stessi all’interno dei gruppi creati dai cittadini e dedicati al territorio44 . Il servizio di messaggistica offerto dal social viene utilizzato maggiormente rispetto i form presenti sul sito per mettersi in contatto con la parrocchia, possiamo dedurre ciò avvenga per l’immediatezza della piattaforma e per il tono più colloquiale che caratterizza la comunicazione sui social rispetto quella via mail. Una costatazione interessante da fare riguardo la pagina di Facebook della parrocchia di san Giovanni Battista è il suo maggior successo rispetto quella della Comunità Pastorale di Desio45 , questo evidenzia il legame comunitario più forte tra i componenti di una parrocchia rispetto quello che ancora si deve rafforzare tra i fedeli delle cinque parrocchie che formano la Comunità Pastorale. La dimensione relazionale vissuta offline tra le panche della chiesa e le panchine dell’oratorio, prosegue e si estende online nella piazza digitale del social. Il calo di presenza giovanile negli ambienti parrocchiali si rispecchia anche nella pagina Facebook, nella quale i commenti sono maggiormente di persone adulte, genitori o pensionati, mentre è raro che i più giovani intervengano nelle discussioni. Un capitolo importante nella storia comunicativa di San Giovanni Battista è legato all’iniziativa “San Giovanni Battista siamo NOI” #SGBsiamoNOI sulla quale è necessario soffermarsi in maniera distesa. Il pomeriggio di sabato 31 gennaio 2015, approfittando dell’assenza momentanea di un adulto nella -così detta- sala giochi dell’oratorio, un gruppo di ragazzini decide di girare un breve video nel quale danneggia i calcetti della sala saltandoci sopra, con urla e diverse bestemmie 44 Per esempio il gruppo “Sei di Desio se…” 45 www.facebook.com/pastoraledesio
  • 28. 28 mentre ascolta musica ad alto volume, il tutto dopo che uno dei giovani protagonisti dichiara di essere presso l’oratorio San Giovanni Battista di Desio. Successivamente il video viene pubblicato sulla pagina YouTube di uno dei ragazzi, logicamente all’insaputa del prete o delle suore dell’oratorio. Il 7 febbraio il quotidiano “Il Giorno” dedica un vasto articolo nel quale parla del video in questione e descrive lo spazio oratoriano come terra di nessuno, l’articolo online della testata46 riprende anche alcuni estratti del video originale rendendo irriconoscibili i volti dei protagonisti. Il giorno successivo un nuovo articolo, sempre de “Il Giorno”, riporta alcune frasi dette dal vicario referente della parrocchia -don Flavio Speroni- che lega l’accaduto alla poca disponibilità degli adulti di dedicare il tempo libero come volontari nell’oratorio. Nelle giornate successive la notizia del video viene ripresa dai due settimanali locali “Il Cittadino” e “Il Giornale di Desio”. La decisione, come referente dell’oratorio, per affrontare la questione ed offrire un punto di vista più vicino alla realtà è quella di diffondere un breve comunicato47 ai parrocchiani durante la celebrazione domenicale e di incontrare i giornalisti delle tre testate per chiarificare la reale situazione. Grazie a tale comunicato si chiarisce come l’accaduto non rappresenti la situazione reale dell’oratorio di San Giovanni Battista né tantomeno il volto della sua comunità, si ringraziano i volontari che dedicano tempo ed impegno per i più piccoli, si fa capire come l’episodio mostri la diseducazione dei ragazzi nei confronti degli strumenti comunicativi che possiedono e gli spazi digitali che abitano. Fin dalla stesura del comunicato ho avuto desiderio di mostrare il vero volto della comunità di San Giovanni Battista e, allo stesso tempo, di valorizzare le possibilità offerte dalle piattaforme di condivisione video, nella consapevolezza dei rischi legati ai comportamenti poco responsabili. Per questo motivo è stata ideata l’iniziativa “San Giovanni Battista siamo NOI” #SGBsiamoNOI, una call to action spiegata in un video postato il 6 marzo 201548 : l’idea era semplice, ogni parrocchiano era invitato a registrare una piccola clip video nella quale recitava la frase “San Giovanni Battista siamo noi!”, in seguito la clip andava inviata ad un indirizzo email appositamente creato e tutti i filmati pervenuti sarebbero stati poi montati per formare il video finale. Dopo un inizio difficoltoso, sono iniziate ad arrivare le prime clip; per tutte le persone che non disponevano dei mezzi per la registrazione, la domenica delle palme di quel anno sul sagrato della chiesa c’era un volontario con una videocamera che offriva la possibilità di registrare al momento la clip. Dopo aver raccolto tutto il materiale 46 https://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/oratorio-desio-bulli-1.646034 47 Vedere l’allegato N.1 48 https://www.youtube.com/watch?v=efznjTEH8-I
  • 29. 29 pervenuto, il 5 maggio 2015 veniva pubblicata il video finale di #SGBsiamoNOI49 . Ad accompagnare il lancio del video sono stati realizzati alcuni articoli sui giornali locali per accendere l’attenzione sull’iniziativa e spiegarne il senso: il vero volto della comunità di San Giovanni Battista era quello delle tante persone presenti nel video, sorridenti e felici; ben diverso da quello del piccolo gruppo di preadolescenti che urlavano bestemmie nel video che aveva scandalizzato tutti quattro mesi prima. In poco più di 15 giorni le visualizzazioni del video erano 500 ed il numero ha continuato a crescere fino a raggiungere le 2400 visualizzazioni attuali. Il risultato prefisso era stato raggiunto: mostrare a tutti il volto solare, giovane, pieno di gioia di questa parrocchia e abitare la rete e i social network con i linguaggi che li contraddistinguono, per far capire come anche la Chiesa possa animare in modo vivace e affascinante agli ambienti digitali che ognuno di noi abita oggi giorno. Riprendendo la presentazione della strategia comunicativa della parrocchia di Desio, il 31 ottobre 2015, in occasione dell’anniversario di consacrazione della chiesa parrocchiale, veniva lanciata la nuova versione del sito50 . La versione 2.0 del sito era stata realizzata cambiando completamente la struttura e rinnovando totalmente la grafica. Per quanto riguarda la prima, diverse voci del menu principale vengono inserite sopra l’header (Iniziazione cristiana – Preadolescenti – Adolescenti – 18-19enni – Giovani – Adulti – Sport – Tocchi&Rintocchi - Coro), la home page viene organizzata in tre colonne: una principale con gli articoli in evidenza e due secondarie. Nella colonna più a destra si dà risalto all’agenda che riporta gli appuntamenti della parrocchia e della Comunità Pastorale cittadina, al di sotto alcuni link permettono di scaricare le istruzioni per collegare l’agenda a quella del proprio smartphone, chiudono questa colonna gli orari, mostrati attraverso una carosello di immagini, il link alla photogallery e ai contatti. Nella colonna di mezzo la prima cosa disponibile e il collegamneto al foglio degli avvisi, al di sotto i due piccoli loghi di Facebook e Twitter rimandano alle pagine social della parrocchia, poi si trova un link alla pagina di YouTube con i video di “San Giovanni Battista siamo NOI”, quindi un menu con le sezioni dedicate ai sacerdoti della comunità, alla preghiera personale, alla storia della parrocchia e ai sacramenti. Chiudono questa colonna una piccola vetrina con le iniziative in evidenza, un form che permette di iscriversi alla mailinglist e alcuni link esterni. Attualmente sotto l’header è inserito un banner che rimanda alla pagina di Amazon per acquistare il libro fotografico realizzato in occasione del cinquantesimo della parrocchia. 49 https://www.youtube.com/watch?v=2CjwNUAr4y4 50 www.sgbdesio.it
  • 30. 30 Per quanto riguarda l’aspetto grafico del sito, si decide di cambiarlo completamente puntando su uno sfondo bianco sul quale si trovano i link alle parti principali come mattonelle di colore giallo e azzurro. Per rendere ancora più chiari i rimandi ad alcune parti del sito, si sceglie di inserire nei link alcuni semplici loghi stilizzati di color bianco (il logo di YouTube per la pagina coi video, una macchina fotografica per le gallerie, una busta da lettere per i contatti). Ritengo il risultato finale -che è possibile vedere nell’immagine qui sotto- un sito in linea con le tendenze grafiche contemporanee e di immediata consultazione.
  • 31. 31 In occasione dei 50 anni di istituzione della parrocchia, che ricorrevano il 31 ottobre 2016, si sono avviati due progetti molto differenti: il primo legato ai media digitali, il secondo legato all’editoria. #SGB50 è un’iniziativa che invitava i parrocchiani a descrivere, attraverso un tweet su Twitter o un post su Facebook, cosa significava per loro la comunità alla quale appartenevano. Il loro contributo doveva terminare con l’hashtag #SGB50, così da renderlo rintracciabile e poter essere condiviso dall’account ufficiale della parrocchia. Per chi non avesse avuto la possibilità di scrivere sui social network il suo pensiero, erano stati realizzati dei semplici foglietti con segnati i 140 caratteri possibili del tweet. Come è facile intuire, il fine di questa iniziativa era mostrare anche negli ambienti digitali l’affetto ed il legame che vi era all’interno della comunità di San Giovanni Battista. L’iniziativa è stata lanciata il 18 giugno 2016 attraverso questo annuncio: Il secondo progetto, che ha necessitato di un anno di impegno per la realizzazione, è la pubblicazione di un libro dal titolo “San Giovanni Battista SPAZIO e VITA”51 , la cui presentazione è avvenuta il 6 dicembre 2016 presso l’auditorium del Banco Desio. Il volume è costituito da tre parti. La prima include quattro interventi: uno scritto dall'architetto Isola dello studio Gabetti Isola di Torino, che ha curato il progetto della chiesa, e tre scritti dei parroci che si sono susseguiti nella parrocchia di Desio dal momento in cui si è scelto il 51 https://www.amazon.it/San-Giovanni-Battista-SPAZIO- VITA/dp/8878364673/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1493898489&sr=8- 1&keywords=san+giovanni+battista+spazio+e+vita
  • 32. 32 progetto della nuova chiesa. Il cuore del volume è costituito dalla parte fotografica con 52 fotografie realizzate dal fotografo Giovanni Hänninen52 , mentre la parte conclusiva include estratti che raccontano la chiesa da parte dei parrocchiani che la abitano. Il cammino proposto permette di gustare la bellezza architettonica della chiesa e di comprendere il significato particolare di questo spazio celebrativo attraverso alcuni ritratti di chi appartiene alla comunità cristiana che lo abita. Attraverso il linguaggio testuale e fotografico si persegue il fine di comunicazione del sé e di racconto della realtà di chiesa locale. Conclusione La Chiesa ha mostrato negli anni la capacità di guardare con sguardo fiducioso e aperto alla comunicazione mediale, dal lontano 1453 con la Bibbia di Gutemberg -primo libro stampato con la tecnica dei caratteri mobili- fino al tempo presente, passando per il rapido sviluppo dei media digitali che ha caratterizzato gli ultimi decenni. L’analisi dei tanti scritti dedicati alle comunicazioni sociali testimonia come il Papa e i responsabili di settore abbiano saputo accogliere i grandi cambiamenti all’interno del panorama comunicativo e non si siano mai rifiutati di affrontare le sfide che quotidianamente nascono al suo interno. È innegabile ritrovare uno sforzo costante da parte della Chiesa per abitare nella maniera più feconda ed efficace ogni spazio di incontro e confronto, digitale e non. Dalla Chiesa centrale a quelle locali, si sono moltiplicate col tempo le voci che cercano di testimoniare i diversi aspetti della bellezza della Buona Novella, ricordando che il Signore cerca l’incontro con ogni uomo in ogni dove. Lo sguardo attento e accurato sui mezzi di comunicazione, ha permesso di avere consapevolezza delle risorse che i sempre nuovi strumenti possono offrire, così come dei rischi che si nascondono nelle piazze digitali. Sarà allora necessario impegnarsi per una formazione interna all’istituzione ecclesiale dedicata a chi si spende per favorire l’incontro con la Chiesa di Dio nei diversi ambiti, senza trascurare un’educazione rivolta ai fedeli, in particolar modo quelli più giovani, affinché non si dimentichino la specificità dell’incontro face to face. Il secondo capitolo ha mostrato come siano numerosi e differenziati i canali comunicativi a disposizione di una parrocchia, spesso però accade che non si hanno le persone per sfruttarli tutti nella maniera più efficace. Se alcuni spazi possono essere gestiti semplicemente dal prete 52 Per avere informazioni sul suo lavoro, fare riferimento al sito: www.hanninen.it
  • 33. 33 referente, altri implicano il supporto di parrocchiani che si mettono a servizio della comunità. Non è scontato avere la capacità o il tempo necessario per offrire una presenza costante e viva in tutti gli spazi di incontro, in particolar modo quelli digitali, accade allora che dopo il lancio di un sito o di un account social le notizie non vengano aggiornate costantemente o le pagine siano abbandonate. Anche nel momento in cui si riuscisse a postare in maniera costante nei propri account, questo non assicura una partecipazione attiva degli abitanti della rete. Il risultato auspicabile sarebbe passare dalla sola visione passiva dei contenuti postati, ad una iterazione online, per poi arrivare ad una partecipazione offline all’interno delle iniziative della comunità, quando le circostanze lo permettono. Quando non si ha un corretto approccio al tema della comunicazione, si rischia di chiudere a priori importanti canali: penso alla collaborazione con i giornali locali o agli eventi realizzati facendo rete con altre realtà del territorio. Quando manca uno sguardo fiducioso sulle opportunità, si cade nell’errore di vedere soltanto eventuali difficoltà o incomprensioni, invece che scorgere le possibilità offerte dall’aprirsi di nuovi spazi per testimoniare la Buona Novella. Per chi ha fede, infatti, nessun ambiente è impermeabile alla Grazia. La vera sfida è parlare con lo stile proprio dell’ambiente in cui ci troviamo, sapendo che farsi mediatori del messaggio cristiano non implica sempre e comunque parlare di Dio, bensì piuttosto cercare di essere Suoi testimoni. Il capitolo relativo a San Giovanni Battista in Desio ci ha mostrato come sia possibile abitare le diverse piazze digitali, realizzando iniziative che mirano a rispettare il linguaggio delle varie piattaforme. Non tutte le iniziative hanno portato i risultati sperati e il tasso di crescita degli account social è basso, ma col passare del tempo sono aumentai i fedeli che hanno scelto questi spazi per mettersi in contatto con la parrocchia. Inoltre l’esperienza mostra come si possano integrare fruttuosamente iniziative che vivono in diversi ambiti comunicativi, allo stesso tempo digitali e non. Immaginando i possibili sviluppi della comunicazione mediale all’interno della Chiesa, possiamo auspicare una presenza sempre più consapevole e partecipata all’interno degli spazi di incontro e confronto. La missione di essere testimoni si è ampliata negli ultimi decenni avendo a disposizione ambienti fino a pochi anni fa impensabili, oggi come mai in passato le occasioni di incontro e confronto si sono moltiplicate, questo non basta perché ci sia una vera e propria relazione ma offre condizioni favorevoli. Se leggiamo la Bibbia ci rendiamo conto di come Dio abbia parlato sempre all’interno di una relazione, dall’alleanza costituita col
  • 34. 34 popolo di Israele agli incontri vissuti da Suo figlio Gesù: imparare ad abitare i nuovi spazi digitali con una attenzione speciale alla relazione permetterà di far percepire la bellezza e la verità del Suo amore per ogni uomo. Impegnarsi nella sfida comunicativa è riaccendere nell’uomo di oggi il desiderio di fare esperienza di appartenere ad una comunità sorretta dalla presenza del Signore; è far sì che l’incontro tra due utenti possa condurre alla conoscenza di due persone, senza ledere la libertà del singolo nella sua scelta di fede; è non parlare in tutti gli ambiti nella stessa maniera, ma avere l’attenzione di rispettarne le specificità, sviluppando una attenzione al contesto che è già di per sé modo di educarsi alla relazione. Sono convinto che all’interno della Chiesa non manchino le forze per raggiungere nuovi traguardi nella testimonianza della Buona Novella, a volte è necessario aumentare gli sforzi e la formazione per rendere tutto ciò possibile. Una formazione che può partire a livello centrale, ma si diffonde fino alle più piccole realtà locali, dalle quali vengono importanti spunti di cui tenere conto perché la comunicazione non sia astratta ma parli alla vita delle persone: imparare a puntare sulla qualità della comunicazione, smettere di guardare soltanto la platea che è già presente nelle assemblee parrocchiali per scoprire le promettenti possibilità offerte dalle affollate piazze online. Ogni fedele dovrebbe scoprire le nuove possibilità di condividere la propria fede e la forza testimoniale del suo essere cybercittadino.
  • 36. 36 BIBLIOGRAFIA VOLUMI ANDERSON C., La coda lunga, Codice Edizioni, Torino 2016 BIANCHI A. (a cura di), Il Concilio Vaticano II crocevia dell’umanesimo contemporaneo, Vita&Pensiero, Milano 2015 BOCCIA ARTIERI G. GEMINI L. PASQUALI F. CARLO S. FARCI M. PEDRONI M., Fenomenologia dei social network Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online, Guerini Scientifica, Milano 2017 CERETTI F., Umanità mediale. Teoria sociale e prospettive educative, Edizioni ETS, Pisa 2016 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, Lev, Città del Vaticano 2004 EUGENI R., La condizione postmediale. Media, linguaggi e narrazioni, La Scuola, Brescia 2015 FABRIS A. MAFFEIS I., Di terra e di cielo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2017 FLORIDI L., La quarta rivoluzione, Raffello Cortina Editore, Milano 2017 GIACCARDI C., (a cura di), Abitanti della rete, Vita&Pensiero, Milano 2010 GIACCARDI C., Abitare il presente, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2014 GISOTTI A., Il decalogo del buon comunicatore secondo Papa Francesco, Elledici smart, Torino 2016 GRIENTI V., Web 3.0. Il future dei mass media è ibrido, Ginevra Bentivoglio EditoriA, Roma 2013 ID, Chiesa e internet. Messaggio evangelico e cultura digitale, Academia Universa Press, Ancona 2010 JENKINS H., Convergence Culture, New York University Press , NY 2006 ID, Spreadable media. I media tra condivisione, circolazione, partecipazione, Apogeo, Milano 2013 LÉVY P., Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano 1999 MARCHETTI R., La Chiesa in Internet. La sfida dei media digitali, Carocci editore, Roma 2015 MASTROIANI B., La disputa felice, Cesati, Firenze 2017 PACCAGNELLA L., Vivere online. Identità, relazioni, conoscenza, Il Mulino, Bologna 2016 PALERMO A., La Chiesa mediale. Sfide, strutture, prassi per la comunicazione digitale, Paoline, Roma 2017 RIVOLTELLA P., Screen Generation, Vita&Pensiero, Milano 2006 RIVOLTELLA P. BRAMBILLA F. G., Tecnologie pastorali, Morcelliana, Brescia 2018
  • 37. 37 ROMEO A., Lo spazio abitato, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011 SPADARO A., Web 2.0, Paoline, Milano 2010 ID, Cyberteologia, Vita&Pensiero, Milano 2012 ID, Quando la fede si fa social, EMI, Bologna 2015 TOSONI S., (a cura di) Nuovi media e ricerca empirica, Vita&Pensiero, Milano 2011 TRIDENTE G., La missione digitale. Comunicazione della Chiesa e social media, Edusc, Roma 2016 TURKLE S., La conversazione necessaria. La forza del dialogo nell'era digitale, Einaudi, Torino 2016 ARTICOLI SASSI S., Un progetto integrale al servizio del Vangelo, in «Famiglia Oggi» 1 (2014) 8-14 SPADARO A., Etica hacker e visione cristiana, in «La Civiltà Cattolica» I (2011) 536-549 ID, Verso una “cyberteologia”. L’intelligenza della fede nel tempo della Rete, in La Civiltà Cattolica, vol. I, 2011 ID, Cyberteologia, in CredereOggi, vol. 3, n. 183, 2011