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Gli strumenti della circular economy

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Gli strumenti della circular economy

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La transizione verso un modello di economia circolare presuppone un profondo cambiamento nei modelli di produzione e consumo supportato da adeguate «misure di policy» a livello europeo, nazionale, e locale. In questo modulo vedremo alcuni tra i principali strumenti della «circular economy» dal punto di vista delle imprese e della società civile.

La transizione verso un modello di economia circolare presuppone un profondo cambiamento nei modelli di produzione e consumo supportato da adeguate «misure di policy» a livello europeo, nazionale, e locale. In questo modulo vedremo alcuni tra i principali strumenti della «circular economy» dal punto di vista delle imprese e della società civile.

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Gli strumenti della circular economy

  1. 1. ECONOMIA CIRCOLARE GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY Ing. Paolo Azzurro Consulente tecnico in materia di rifiuti, sostenibilità, economia circolare web: https://unibo.academia.edu/PaoloAzzurro | email: p.azzurro@gmail.com
  2. 2. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY La transizione verso un modello di economia circolare presuppone un profondo cambiamento nei modelli di produzione e consumo supportato da adeguate «misure di policy» a livello europeo, nazionale, e locale. In questo modulo vedremo alcuni tra i principali strumenti della «circular economy» dal punto di vista delle imprese e della società civile. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  3. 3. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY Innovazione nei modelli di business: concetti ed esempi di functional/service economy, sharing economy, industrial symbiosis; Eco-design: la progettazione di prodotti sostenibili e il fenomeno dell’obsolescenza programmata; Riutilizzo, riparazione, rigenerazione dei prodotti; Preparazione per il riutilizzo dei rifiuti Riciclaggio di materia e recupero di energia dai rifiuti. Eco-innovazione nei processi industriali A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  4. 4. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS Functional economy: Service- and function-based business modelsFunctional economy: Service- and function-based business models Collaborative consumption/sharing economyCollaborative consumption/sharing economy Industrial symbiosis (collaboration between companies whereby the wastes or by-products of one become a resource for another) Industrial symbiosis (collaboration between companies whereby the wastes or by-products of one become a resource for another) Collaboration and transparency along the value chainCollaboration and transparency along the value chain Come si esplica l’innovazione nei modelli di business in ottica circolare ? 4 principali modalità/modelli: 1. «Functional economy o service economy»: centralità alla funzione d’uso del prodotto e non al suo possesso 2. «Sharing economy»: economia della condivisione (alloggi, spazi, trasporti, attrezzature, etc...). 3. Industrial symbiosis: applicazione del concetto di «closed loops» ai processi industriali. 4. Collaborazione e trasparenza lungo la filiera: migliore scambio di informazioni tra le imprese della stessa filiera al fine (ad. es) di minimizzare le eccedenze, migliorare la programmazione della produzione etc...) A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  5. 5. 1. Il concetto di «functional economy» conosciuto anche con i termini «performance economy» o «service oriented economy o «Product-as-a-Service (PaaS) business model» GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY The idea of a ‘performance economy’, developed by Walter Stahel since the 1970s, insists on the importance of selling services rather than products. Through this method, manufacturers can retain greater control over the items they produce and the embodied energy and materials, thus enabling better maintenance, reconditioning and recovery. Customers benefit too, as they only pay for the service they require and use, and often receive a better service as the manufacturer has a greater interest in providing a product that lasts A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  6. 6. Il concetto di «Functional economy» Sono due i principali modelli che si ispirano al concetto di “functional economy/service oriented economy” 1. product-oriented services1. product-oriented services Centred on product sales, including additional services such as maintenance and take-back agreements; Centred on product sales, including additional services such as maintenance and take-back agreements; 2. user-oriented services2. user-oriented services Based on product leases, rentals, sharing and pooling Based on product leases, rentals, sharing and pooling In entrambi i casi i costi di manutenzione, riparazione e gestione del fine vita del prodotto sono a carico dell’impresa che eroga il servizio (e non dell’utente che acquista il prodotto). Nel secondo caso in particolare, il produttore mantiene la proprietà del prodotto (es. fotocopiatrice, auto, lavatrice, telefono, computer, etc...) ed ha tutto l’interesse nell’utilizzare prodotti durevoli, riparabili, ricondizionabili, riprogrammabili etc....per ridurre i costi di manutenzione, funzionamento e gestione dei rifiuti a «fine vita». GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  7. 7. INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS Titolo: The circular economy: from consumer to user Durata: 3 min Lingua inglese Sottotitoli: no Functional economy A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  8. 8. Titolo: SPREE- The concept of SERVICIZING Durata: 7 min Lingua inglese Sottotitoli: no INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS Functional economy A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  9. 9. XEROX: dalla vendita di un prodotto (fotocopiatrici) al servizio “pay per print” In 2010, Xerox, a producer of copying machines, ventured into the managed service sector by enabling customers to lease printing and copying machines, paying per print or copy made, with maintenance costs included in the cost per click. The managed print services business model has been so successful that, by 2011, it accounted for nearly 50 % of the company's revenue (Xerox, 2015). GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY Il prodotto è progettato per essere facilmente riparabile Il prodotto è progettato per essere facilmente riparabile La fotocopiatrice torna al produttore al termine del suo ciclo di vita La fotocopiatrice torna al produttore al termine del suo ciclo di vita Le sue componenti vengono riutilizzate nella produzione di nuove fotocopiatrici Le sue componenti vengono riutilizzate nella produzione di nuove fotocopiatrici Le parti non riutilizzabili vengono riciclate per produrre materiali da re- impiegare nella produzione di nuove fotocopiatrici Le parti non riutilizzabili vengono riciclate per produrre materiali da re- impiegare nella produzione di nuove fotocopiatrici ALCUNI ESEMPI: XEROX – “PAY PER PRINT” MODEL A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  10. 10. Bundles (Olanda): dalla vendita di lavatrici al servizio “pay-per-wash” GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY Come funziona In 2014 Marcel Peters established Bundles, a company that offers clean clothes on a pay-per- wash basis, so customers pay for the performance, not the product. Customers go to the Bundles website and select their machine requirements and expected use frequency, enabling Bundles to suggest a monthly fee. After payment of a deposit and the first monthly fee, the appliance is installed with the previous machine removed if necessary. Once the device is connected to the Internet, the user is ready to go. After the first month the user receives an overview of how often they used the machine, and can have their tariff adjusted retrospectively. Most appliances use more energy, water and detergent than required. A waste of money and a huge impact on the environment. Moreover, most appliances break down within 6 years and have to be managed as waste. ALCUNI ESEMPI: BUNDLES (OLANDA) - INTERNET ENABLED PAY-PER-WASH https://www.ellenmacarthurfoundation.org/case-studies/internet-enabled-pay-per-wash-a-model-offering-multiple-benefits A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  11. 11. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY Philips - selling light as a service Architect Thomas Rau worked with Philips to purchase light as a service. The end result was a bespoke 'pay-per- lux' intelligent lighting system to fit the requirements of the space, at a manageable price. Philips retain control over the items they produce, enabling better maintenance, reconditioning and recovery. ALCUNI ESEMPI: PHILIPS - SELLING LIGHT AS A SERVICE https://www.ellenmacarthurfoundation.org/case-studies/selling-light-as-a-service A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  12. 12. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY KAER – Air conditioning as a service By offering air-con as a service (ACaaS), Kaer takes responsible for both the design and installation of the air-con system thereby avoiding over specification; and the operation which ensures the system runs more effectively. Kaer’s new approach is liberating building and facility owners from the unnecessary chore of the ownership and operation of air conditioning assets and the responsibility for climate within their spaces. Traditionally, the business model for air conditioning systems is that the building owner invests in the equipment and the system is then run by the facilities department. ALCUNI ESEMPI: KAER PTE LTD – AIR CONDITIONING AS A SERVICE https://www.ellenmacarthurfoundation.org/case-studies/air-conditioning-as-a-service-reduces-building-carbon-emissions A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  13. 13. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS FUNCTIONAL ECONOMYFUNCTIONAL ECONOMY ALCUNI ESEMPI: FAIRPHONE – FAIRPHONE AS A SERVICE MODEL (FaaS) The company designs and produces smartphones with minimal harm to society and the environment by focusing on four main issues: fair materials, good working conditions, long-lasting design, and reuse & recycling. However, Fairphone’s business model remains based on product sales, which means the company loses control of the devices after sale. Fairphone now wants to develop a business model whereby it can not only be sustainable in its sourcing, but also at use and en dof-use stages. Fairphone as a service Fairphone intends to take the next step by offering Fairphone-as-a-Service (FaaS) for businesses and by starting a pilot in 2018.4 The idea for FaaS is to offer an innovative business-to-business proposition based on: • Access to functioning Fairphone devices for the customer’s employees; • Services around the maintenance and updates of devices; • Guaranteed end-of-use take-back of devices; and • One fixed monthly fee. https://www.circle-economy.com/the-circular-phone A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  14. 14. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY Collaborative consumption/sharing economy Negli ultimi anni, lo sviluppo dell’economia della condivisione (Sharing Economy) ha dimostrato che possono esistere modi alternativi di distribuire e utilizzare i beni rispetto all’economia basata sulla proprietà e il consumo individuale dei beni. Nel quadro dell’economia circolare, aumentare il «grado di utilizzo» di un determinato bene comporta inevitabilmente una riduzione del consumo di risorse destinate alla produzione di nuovi beni. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  15. 15. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY Alla base del concetto di “sharing economy” Un modello fondato sui concetti di condivisione, scambio, baratto, vendita, noleggio che coinvolge principalmente i consumatori (C2C) i quali mettono a disposizione (gratuitamente o a pagamento) i propri beni e servizi: grazie allo sviluppo dei cd. “sharing marketplace” si sta diffondendo rapidamente su scala globale in una molteplicità di settori: servizi di mobilità/car sharing/autonoleggio (es. blablacar, car2go, Auting, Uber, liftshare, Free2Move), ristorazione (Gnammo, BonAppetour, Shareyourmeal), scambio di oggetti e attrezzature (es. Peerby), prestiti finanziari (es. Fixura), assicurazioni (es. DarWinsurance), ospitalità turistica (Airbnb, Wimdu, Booking, Homeaway) solo per citarne alcuni … A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  16. 16. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY Secondo l’Oxford Dictionary, il prestigioso dizionario che ha introdotto il termine nel 2015, la sharing economy è “un sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento, attraverso Internet. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  17. 17. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY In Italia la partita sulla sharing economy è iniziata da un po’, ma il terreno sul quale si svolge è ancora da delineare e in qualche modo da recintare, a partire dalla definizione stessa del termine. Il 2 marzo 2016 alla Camera alcuni deputati dell’Intergruppo Parlamentare per l’Innovazione Tecnologica hanno presentato una proposta di legge per regolamentare questo settore. Uno dei punti fondamentali della proposta è la definizione stessa di sharing economy o economia della condivisione. Il testo recita: è un’economia “generata dall’allocazione ottimizzata e condivisa delle risorse di spazio, tempo, beni e servizi tramite piattaforme digitali” i cui gestori “agiscono da abilitatori mettendo in contatto gli utenti e possono offrire servizi di valore aggiunto”; inoltre “tra gestori e utenti non sussiste alcun rapporto di lavoro subordinato”. https://www.economyup.it/innovazione/sharing-economy-cosa-e-e-perche-e-difficile-dire-cosa-e/ A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  18. 18. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY COLLABORATIVE CONSUMPTION/ SHARING ECONOMY La sharing economy secondo “The People Who Share” “People Who Share” è un movimento nato per rendere mainstream la sharing economy ed è organizzatore della Global Sharing Week, che a giugno 2015 ha raggiunto oltre 100 milioni di persone in 192 Paesi. Iniziata in Gran Bretagna nel 2012 come National Sharing Day, la Settimana internazionale dello sharing è diventata la più vasta campagna di massa per far conoscere il fenomeno. Nella piattaforma Compare and Share si può trovare una delle più esaustive guide internazionali alla sharing economy, con oltre 7.900 siti di condivisione in tutto il mondo. La descrizione fornita da “The People Who Share” è piuttosto ampia: “Si tratta di un “ecosistema socio-economico costruito intorno alla condivisione di risorse fisiche e umane. Include la condivisione di creazione, produzione, distribuzione, commercio e consumo di beni e servizi da parte di diverse persone e organizzazioni”. Questo summary, come si vede, non fa riferimento né alla gratuità né al pagamento dei servizi messi a disposizione https://www.economyup.it/innovazione/sharing-economy-cosa-e-e-perche-e-difficile-dire-cosa-e/ A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  19. 19. INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS Collaborative consumption/sharing economy Titolo: What is the sharing economy? Durata: 1,52 min Lingua inglese Sottotitoli: no A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  20. 20. Collaborative consumption/sharing economy Titolo: What is Collaborative Consumption? Durata: 3,25 min Lingua inglese Sottotitoli: no INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  21. 21. Collaborative consumption/sharing economy Titolo: La sharing economy in Italia: Marta Mainieri at TEDxIED Durata: 13,11 min Lingua italiano INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  22. 22. Peerby: Un esempio di modello di business ispirato alla “sharing economy” Peerby è una piattaforma on-line nata nel 2011 che conta oltre 100.000 utenti distribuiti in 20 città tra Europa e Stati Uniti. Tramite Peerby è possibile prendere e dare in prestito (o noleggiare) oggetti e utensili della vita quotidiana riducendo il fabbisogno di nuovi prodotti. Di recente Peerby ha raccolto quasi due milioni di euro con una campagna di crowdfunding. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  23. 23. Paladin Paladin offre la possibilità di noleggiare e prendere in affitto una completa gamma di prodotti, scegliendo tra 7 categorie: hi tech, musica, sport, casa e giardino, vestiti, outdoor e altro. L’obiettivo finale è facilitare lo scambio tra utenti a prezzi convenienti e incoraggiare la collaborazione tra persone. L’applicazione punta alla condivisione di oggetti che permettano da una parte il guadagno e dall’altra il risparmio contribuendo ad utilizzare in modo efficiente tutti i prodotti che possediamo. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  24. 24. Simbiosi industriale Per simbiosi industriale si intende lo scambio di risorse tra due o più industrie dissimili, intendendo con “risorse” non solo i materiali (sottoprodotti o rifiuti), ma anche cascami energetici, servizi, expertise. Dal punto di vista organizzativo, la simbiosi industriale si può realizzare secondo diversi modelli: GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS (A) Distretti di simbiosi industriale (B) Parchi eco- industriali (C) Reti per la simbiosi industriale. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  25. 25. Simbiosi industriale: I distretti di simbiosi industriale (A) Al primo gruppo appartengono esperienze di sviluppo tipo quelle di Kalundborg in Danimarca, illustrata nel seguito, cioè fenomeni di sviluppo di meccanismi di simbiosi industriale in ambiti territoriali più o meno estesi, tra più realtà che nel tempo realizzano specifici interventi per la chiusura e l’ottimizzazione dei cicli. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS Approccio «bottom-up» Si tratta di un approccio «bottom-up»: il sistema di relazioni tra imprese nasce indipendentemente da una specifica programmazione, ma sulla base di specifici accordi tra i diversi interlocutori che si accordano per realizzare scambi di materia, energia o servizi. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  26. 26. Simbiosi industriale: I parchi eco-industriali (B) Al secondo gruppo, i Parchi Eco-Industriali, appartengono iniziative di stampo statunitense, realizzate inizialmente, e principalmente, negli Stati Uniti/Canada ed in Asia. Si tratta in questo caso di un approccio top-down, dove il parco eco-industriale è programmato, progettato e gestito sulla base dei principi dell’ecologia e della simbiosi industriale. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS Approccio «top-down» Si tratta in questo caso di un approccio top-down, dove il parco eco-industriale è programmato, progettato e gestito sulla base dei principi dell’ecologia e della simbiosi industriale. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  27. 27. Simbiosi industriale: Parchi eco-industriali - L’esperienza Italiana L’art. 26 del D.Lgs 112/1998 (il cd. Decreto Bassanini) ha introdotto nell’ordinamento nazionale le cd. APEA ovvero «Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate» definendole come aree industriali “dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”». Il Decreto citato conferisce alle Regioni il compito di emanare proprie leggi che disciplinino le APEA. Tale modello, pur avvicinandosi all’esperienza dei Parchi eco-industriali hanno come obiettivo principale quello di gestire in maniera unica ed integrata i servizi ambientali connessi con le attività industriali, anche al fine di semplificare gli adempimenti amministrativi per la gestione degli aspetti ambientali, piuttosto che la vera e propria chiusura dei cicli. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  28. 28. Simbiosi industriale: Reti per la simbiosi industriale (C) Le reti per la simbiosi industriale, sono strumenti di tipo conoscitivo/relazionale finalizzati a consentire l’incontro tra domanda ed offerta di risorse (nel senso lato inteso dalla simbiosi industriale) tra interlocutori che non avrebbero altrimenti occasione di incontro. Nell’ambito di questo terzo ed ultimo ultimo approccio rientrano gli esempi del NISP (National Industrial Symbiosis Programme) della Gran Bretagna e del progetto realizzato dall’ Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’ENEA relativo alla realizzazione una Piattaforma di Simbiosi Industriale nella Regione Sicilia, all’interno di un più ampio progetto sull’eco-innovazione della stessa Regione (Progetto Ecoinnovazione Sicilia 2011- 2015). GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  29. 29. La simbiosi industriale “dal basso”: il caso “scuola” di Kalundborg Kalundborg è una cittadina di circa 20.000 abitanti, sita 100 chilometri ad ovest di Copenhagen (DK), dove a partire dagli anni ’60 si è andata via via sviluppando una complessa rete di scambi di materiali ed energia che coinvolgono un certo numero di soggetti presenti entro i confini comunali. E’ stata implementata una rete di scambi di materie seconde, scarti di produzione e forme residue di energia che incrementano l’efficienza dei singoli processi produttivi e che riducono fortemente l’impatto ambientale e i costi di produzione. Il caso di Kalundborg è emblematico perché non nasce da una programmazione urbanistica ed industriale ma si è andato sviluppando negli anni a partire dall’iniziativa dei singoli. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS RisorseRisorse •riduzione nel consumo di risorse (acqua, carbone, petrolio, gesso, fertilizzanti ecc) Rifiuti - EmissioniRifiuti - Emissioni •riduzione di emissioni in acqua, aria, e della produzione di rifiuti CostiCosti •Riduzione dei costi Principali benefici A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  30. 30. Il modello a rete per la realizzazione della simbiosi industriale: il programma NISP dell’UK La Gran Bretagna ha avviato nel 2005 il Programma Nazionale di Simbiosi Industriale (NISP - National Industrial Symbiosis Programme) con il supporto della società «International Synergies Ltd». Si tratta della prima iniziativa di simbiosi industriale su scala nazionale. La rete del NISP (oltre 15.000 imprese aderenti) è dotata di 12 gruppi di lavoro regionali che coprono tutto il territorio dell’UK GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS INDUSTRIAL SYMBIOSISINDUSTRIAL SYMBIOSIS Nel 2007 International Synergies ha iniziato ad applicare con successo il modello NISP a livello internazionale a partire da Brasile, China e Messico. Ad oggi il modello NISP è stato replicato a livello regionale e sovra-regionale in 30 paesi in 5 continenti. Risultati raggiunti dal NISP dal suo avvio nel 2005 fino a marzo 2010 A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  31. 31. Waste-as-a-resource business models/industrial symbiosis Titolo: Industrial Symbiosis (Kalundborg) Durata: 2 min Lingua inglese Sottotitoli: no INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  32. 32. Waste-as-a-resource business models/industrial symbiosis Titolo: National Industrial Symbiosis Programme (NISP) Durata: 3.28 min Lingua inglese Sottotitoli: no INNOVAZIONE NEI MODELLI DI BUSINESS A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  33. 33. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY Innovazione nei modelli di business: concetti ed esempi di functional/service economy, sharing economy, industrial symbiosis; Eco-design: la progettazione di prodotti sostenibili e il fenomeno dell’obsolescenza programmata; Riutilizzo, riparazione e ri-fabbricazione dei prodotti; Preparazione per il riutilizzo dei rifiuti Riciclaggio di materia e recupero di energia dai rifiuti. Eco-innovazione nei processi industriali A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  34. 34. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Eco-design: La transizione verso l’economia circolare richiede interventi a monte dei processi produttivi e di consumo, a partire dalla fase di progettazione dei prodotti. Nonostante le applicazioni dell’eco- design siano molteplici, i principi generali che caratterizzano questo concetto sono generalmente riconducibili ai seguenti elementi: Materiali Prodotti realizzati con meno materie prime, utilizzando materiali non pericolosi, riciclati e riciclabili. Materiali Prodotti realizzati con meno materie prime, utilizzando materiali non pericolosi, riciclati e riciclabili. Energia Prodotti progettati per ridurre il consumo di energia in fase di produzione e/o di utilizzo Energia Prodotti progettati per ridurre il consumo di energia in fase di produzione e/o di utilizzo Durata Prodotti progettati per durare a lungo Durata Prodotti progettati per durare a lungo Riparabilita’ Prodotti progettati per poter essere riparati o rigenerati Riparabilita’ Prodotti progettati per poter essere riparati o rigenerati Riciclo Prodotti progettati per facilitare le operazioni di riciclo una volta diventati rifiuti Riciclo Prodotti progettati per facilitare le operazioni di riciclo una volta diventati rifiuti A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  35. 35. Più nel dettaglio l’Eco-design può essere guidato da uno o più dei seguenti obiettivi: GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN •Riduzione della quantità di materiali incorporata nel prodotto•Riduzione della quantità di materiali incorporata nel prodottoRiduzione materiali •Ottimizzazione del trasporto (interventi sulla forma)•Ottimizzazione del trasporto (interventi sulla forma)Trasporto •Utilizzo di materiali riciclati•Utilizzo di materiali riciclatiMateriali riciclati •Eliminazione dal prodotto e dal processo di fabbricazione di sostanze pericolose•Eliminazione dal prodotto e dal processo di fabbricazione di sostanze pericoloseSostanze pericolose •Miglioramento dell’efficienza energetica in fase d’uso (per i prodotti che consumano energia) •Miglioramento dell’efficienza energetica in fase d’uso (per i prodotti che consumano energia) Efficienza energetica •Aumento della vita utile del prodotto e/o delle sue componenti•Aumento della vita utile del prodotto e/o delle sue componentiDurata •Riparabilità del prodotto e/o delle sue componenti•Riparabilità del prodotto e/o delle sue componentiRiparabilità •Possibilità di «aggiornare» il prodotto (Tipicamente per i disposiitivi hardware/software) •Possibilità di «aggiornare» il prodotto (Tipicamente per i disposiitivi hardware/software) Upgradabilità •Facilità di smontaggio e separazione del prodotto nelle sue diverse componenti•Facilità di smontaggio e separazione del prodotto nelle sue diverse componentiDisassemblaggio •Riutilizzabilità del prodotto o delle sue componenti attraverso processi di ricondizionamento •Riutilizzabilità del prodotto o delle sue componenti attraverso processi di ricondizionamento Ricondizionamento •Riciclabilità (compostabilità) del prodotto o delle sue componenti a fine vita•Riciclabilità (compostabilità) del prodotto o delle sue componenti a fine vitaRiciclabilità A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  36. 36. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Design for recycling Design for recycling Design for disassembly Design for disassembly Design for the environment Design for the environment Sustainable design Sustainable design In relazione ai diversi obiettivi illustrati nella slide precedente che possono essere perseguiti in fase di progettazione di un prodotto si parla anche di: A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  37. 37. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN I campi di applicazione dell’eco-design. L’eco-design trova applicazione in una moltemplicità di settori: dalla progettazione dei prodotti di consumo (es. apparecchiature elettriche ed elettroniche, imballaggi, arredo urbano e domestico, abbigliamento, materiali edili etc...) al design urbano e alla progettazione degli edifici. La più grande banca dati italiana sui prodotti realizzati secondo i principi dell’ecodesignLa più grande banca dati italiana sui prodotti realizzati secondo i principi dell’ecodesign A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  38. 38. Titolo: Design for Disassembly Durata: 2,55 min Lingua inglese Sottotitoli: no CIRCULAR ECONOMY - “ENABLING FACTORS” Eco-design A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  39. 39. ESEMPI: Materiali utilizzati GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Freitag: borse dai teloni in PVC dei camion Borsa realizzata con i teloni in PVC dei camion. Il loro carattere robusto, infatti, era perfetto per proteggere i disegni dei progettisti, i fratelli Freitag. Le rifiniture sono fatte con i copertoni delle biciclette e la tracolla è una cintura di sicurezza in disuso. I colori sgargianti e i ritagli manuali rendono unico ogni pezzo. fonte immagine: freitag.ch A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  40. 40. ESEMPI: Materiali utilizzati GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Cartiere Favini: carta grafica dal ririclo dei sottoprodotti agricoli Crush è la nuova gamma ecologica di Favini realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro- industriali che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero. I residui di agrumi, uva, ciliegie, lavanda, mais, olive, caffè, kiwi, nocciole e mandorle sono le materie prime naturali che vengono utilizzate per la produzione di queste esclusive carte dall’aspetto tattile inusuale. http://www.favini.com/gs/carte-grafiche/crush/cos-e-crush/ A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  41. 41. ESEMPI: Materiali utilizzati GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Bitumi modificati con granulo di gomma da PFU L'utilizzo dei materiali derivati dai Pneumatici fuori uso per la realizzazione di pavimentazioni stradali “modificate” è uno dei campi di applicazione della gomma riciclata di maggior interesse e dal maggior potenziale di sviluppo su vasta scala. http://www.ecopneus.it A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  42. 42. ESEMPI: Materiali utilizzati GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Le Relais: materiali isolanti dai vestiti Il cotone dei vestiti viene trasformato in isolante termico-acustico che si può trovare sotto forma di rotoli, pannelli, sfuso o in gomitoli. I rotoli sono adatti per l'isolamento dei tetti, i pannelli per pareti e solai, mentre il cotone sfuso viene usato per isolare sottotetti non accessibili. I gomitoli sono invece prodotti per rivestire le tubazioni a vista. http://www.lerelais.org/index.php A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  43. 43. ESEMPI: Materiali UTILIZZATI GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN DELL: Riciclo dei rifiuti marini in plastica https://about.nike.com/pages/sustainable-innovation In collaborazione con la Fondazione “The Lonely Whale”, Dell partecipa all’iniziativa Next Wave, che mira ad utilizzare i rifiuti in plastica (incluse le reti da pesca in nylon) dispersi negli oceani per la produzione su scala industriale di prodotti di largo consumo (come i computer). All’iniziativa partecipano anche Bureo, General Motors, Herman Miller, Humanscale, Interface, Trek, e Van de Sant. Tutte le imprese aderenti si sono impegnate a testare l’utilizzo di materiali realizzati a partire dai rifiuti all’interno delle rispettive filiere produttive. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  44. 44. ESEMPI: Riutilizzo GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Oikos: cassette riutilizzabili per ortofrutta Nel 2017, il Centro Agro Alimentare di Torino (Caat), ha avviato un nuovo progetto di economia circolare che vede al centro gli imballaggi riutilizzabili della società torinese Oikos Servizi. Il proghetto si concentra sulla sostituzione delle «cassette in plastica a perdere» con le cassette in plastica a sponde abbattibili della Oikos, realizzate in polipropilene vergine, resistenti, comode da trasportare, durevoli nel tempo (fino a 7-8 anni), ma soprattutto riutilizzabili. http://www.oikos-servizi.com A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  45. 45. ESEMPI: Riutilizzo GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Ekomon: Bicchieri riutilizzabili per eventi Ekomon è l’azienda pioniera nella produzione e commercializzazione di bicchieri PERSONALIZZATI, RIUTILIZZABILI E RICICLABILI. Scegliere l'EKO-BICCHIERE nel proprio evento (festival, concerti, discoteche, teatri, eventi sportivi) significa offrire al proprio pubblico un mezzo di comunicazione alternativo, innovativo, ECOLOGICO e SICURO. La sua composizione in polipropilene lo rende infrangibile al confronto col vetro, spesso vietato nelle manifestazioni pubbliche. I suoi innumerevoli riutilizzi evitano l’inutile spreco dei bicchieri usa e getta. http://ekomon.it A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  46. 46. ESEMPI: Riutilizzo GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN Luce a LED ricaricabile per bicicletta Luce per bicicletta a led ricaricabile via USB. Integra una batteria ricaricabile che elimina le pile usa e getta impiegate nelle comuni luci per biblietta. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  47. 47. ESEMPI: Riparabilità GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN ROWENTA: riparazione dei prodotti https://www.rowenta.it/reparability-page L’azienda si è impegnata a riparare i prodotti commercializzati fino a 10 anni dalla data di acquisto in tutta europa. I prodotti ROWENTA (si legge sul sito dell’azienda) sono progettati per essere facilmente riparati, smontati e rimontati. Un gran numero di parti vengono registrate separatamente (40.000 referenze immagazzinate in Francia per l'Europa) al fine di riparare ciò che è necessario e al minor costo. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  48. 48. ESEMPI: Design for disassembling GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-DESIGNECO-DESIGN NIKE: Design for disassembling https://about.nike.com/pages/sustainable-innovation Nike ha avviato già nel 1990 un progetto di separazione e riciclo delle scarpe sportive a fine vita: per rendere possibile il riciclo dei diversi materiali di cui è costituita la scarpa, l’incollaggio delle diverse componenti è realizzato con un adesivo removibile a caldo e questo permette la corretta separazione e recupero delle materie prime. In 20 anni Nike ha recuperato e riciclato oltre 25 milioni di paia di scarpe, che equivalgono a circa 15.000 tonnellate di materie prime. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  49. 49. L'obsolescenza programmata o pianificata in economia industriale è una strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, oppure diventa semplicemente obsoleto agli occhi del consumatore in confronto a nuovi modelli che appaiono più moderni, sebbene siano poco o per nulla migliori dal punto di vista funzionale. Quando l'unico accorgimento adottato per rendere obsoleto un prodotto prima del tempo è la pubblicità si può parlare di obsolescenza percepita o simbolica Fonte: Wikypedia OBSOLESCENZA PROGRAMMATA Al contrario dell’eco-design, l’obsolesceza programmata è una pratica industraile tesa a limitare la durata di un prodotto al fine di massimizzare le vendite. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  50. 50. L’obsolescenza programmata è reato ? La Francia è l’unico paese al mondo ad avere introdotto (nel 2015) una norma che prevede il «reato di obsolescenza programmata». Cfr. legge francese sulla «transizione energetica» (art. 99) Obsolescence programmée «Art. L. 213-4-1.-I.-L'obsolescence programmée se définit par l'ensemble des techniques par lesquelles un metteur sur le marché vise à réduire délibérément la durée de vie d'un produit pour en augmenter le taux de remplacement. «II.-L'obsolescence programmée est punie d'une peine de deux ans d'emprisonnement et de 300 000 € d'amende. «III.-Le montant de l'amende peut être porté, de manière proportionnée aux avantages tirés du manquement, à 5% du chiffre d'affaires moyen annuel, calculé sur les trois derniers chiffres d'affaires annuels connus à la date des faits. » OBSOLESCENZA PROGRAMMATA A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  51. 51. L’obsolescenza programmata è reato ? Seguendo le orme dell’Austria, inoltre, la Francia sta pensando di introdurre nelle etichette dei beni di consumo un “indice durée de vie”, ossia l’indice della durata di vita. L’idea è di replicare quanto fatto con l’etichettatura energetica, introducendo una scala da 1 a 10 per i prodotti elettrici ed elettronici che dia conto di una serie di caratteristiche tra cui, appunto, la durabilità, la robustezza o la riparabilità del prodotto. La misura è parte di quella road map per l’economia circolare che il governo francese sta attualmente definendo. Un altro degli strumenti menzionati per il nuovo programma (sulla falsa riga di quanto già proposto in Svezia), prevede l’applicazione di leve fiscali come un’IVA ridotta sui materiali, sui prodotti riutilizzati e sulle riparazioni. Queste soluzioni, che devono ancora essere discusse e approvate, provengono da una consultazione lanciata ad ottobre 2017 dal Segretario di Stato e confluiranno in un documento finale che il governo pubblicherà a marzo 2018. Fonte: rinnovabili.it OBSOLESCENZA PROGRAMMATA A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  52. 52. Un pò di storia (1) Già nel 1924 il Cartello Phoebus, lobby dei principali produttori occidentali di lampadine, portò una standardizzazione nella produzione delle lampadine ad incandescenza in commercio, al fine di limitarne la vita a circa 1.000 ore di esercizio. Il termine «obsolescenza pianificata» è comparso per la prima volta in letteratura nel 1932, anno in cui il mediatore immobiliare Bernard London propose che fosse imposta alle imprese per legge, così da poter risollevare i consumi negli Stati Uniti durante la grande depressione. Quando, negli anni trenta, i ricercatori dell'azienda chimica DuPont riuscirono a creare il nylon, una nuova fibra sintetica molto resistente, questa fu utilizzata per creare calze da donna che si smagliavano molto più difficilmente di quelle esistenti. Poiché la durabilità delle calze era eccessiva e dannosa per gli affari, la DuPont incaricò i propri tecnici di indebolire la fibra stessa che avevano creato. OBSOLESCENZA PROGRAMMATA Al contrario dell’eco-design, l’obsolesceza programmata è una pratica industraile tesa a limitare la durata di un prodotto al fine di massimizzare le vendite. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  53. 53. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  54. 54. Un pò di storia (2) Più tardi il designer statunitense Brooks Stevens reinterpretò il concetto di obsolescenza pianificata dandogli una nuova definizione: «l'instillare nell'acquirente il desiderio di comprare qualcosa di appena un po' più nuovo e un po' prima di quanto sia necessario». Piuttosto che creare manufatti poveri che sarebbero stati sostituiti in breve tempo, l'idea di Stevens era di progettare prodotti sempre nuovi che utilizzassero le moderne tecnologie e generassero nuovi gusti e necessità. Stevens ha, poi, sempre dichiarato di non considerare l'obsolescenza programmata come una sistematica produzione di rifiuti: egli supponeva, invece, che i prodotti sarebbero finiti nel mercato di seconda mano, dove sarebbero potuti essere acquistati da persone con un potere di acquisto inferiore. OBSOLESCENZA PROGRAMMATA Al contrario dell’eco-design, l’obsolesceza programmata è una pratica industraile tesa a limitare la durata di un prodotto al fine di massimizzare le vendite. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  55. 55. Titolo: Planned obsolescence in one minute Durata: 1,10 min Lingua inglese Sottotitoli: no A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  56. 56. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY Innovazione nei modelli di business: concetti ed esempi di functional/service economy, sharing economy, industrial symbiosis; Eco-design: la progettazione di prodotti sostenibili e il fenomeno dell’obsolescenza programmata; Riutilizzo, riparazione, rigenerazione dei prodotti; Preparazione per il riutilizzo dei rifiuti Riciclaggio di materia e recupero di energia dai rifiuti. Eco-innovazione nei processi industriali A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  57. 57. Riuso Riparazione Rifabbricazione Preparazione per il riutilizzo GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE E RIFABBRICAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE E RIFABBRICAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO L’estensione della vita utile dei prodotti attraverso il riuso, la riparazione, la rigenerazione è un’aspetto centrale del concetto di “economia circolare”. Tali operazioni consentono di ridurre la produzione di rifiuti e l’impiego di materie prime e di energia necessarie per la fabbricazione di prodotti nuovi. La preparazione per il riutilizzo è un aspetto che merita una trattazione a parte, trattandosi di operazioni che si effettuano su un bene già diventato rifiuto e assoggettate quindi ad una specifica disciplina autorizzativa e regolamentare. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  58. 58. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO •«qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti» (Definizione presente nel D.lgs 152/2006 art.183 lettera r) •«qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti» (Definizione presente nel D.lgs 152/2006 art.183 lettera r) RIUTILIZZO •Può essere definita come «L’insieme delle operazioni volte a ripristinate le funzionalità o l’aspetto di un prodotto senza modificarne le caratteristiche essenziali»; •Può essere definita come «L’insieme delle operazioni volte a ripristinate le funzionalità o l’aspetto di un prodotto senza modificarne le caratteristiche essenziali»; RIPARAZIONE •La pratica della rigenerazione (in inglese «remanufacturing») implica il disassemblaggio del prodotto usato e il ripristino delle componenti obsolete o non funzionanti al fine di mantenere o migliorare le specifiche del design originario. •La pratica della rigenerazione (in inglese «remanufacturing») implica il disassemblaggio del prodotto usato e il ripristino delle componenti obsolete o non funzionanti al fine di mantenere o migliorare le specifiche del design originario. RIGENERAZIONE •«le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti DIVENTATI RIFIUTI sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento» (Definizione presente nel D.lgs 152/2006 art.183 lettera q) •«le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti DIVENTATI RIFIUTI sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento» (Definizione presente nel D.lgs 152/2006 art.183 lettera q) PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO DEFINIZIONI A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  59. 59. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO La gerarchia europea dei rifiuti A livello Europeo il riuso, la riparazione, la rigenerazione e la preparazione per il riutilizzo sono le opzioni prioritarie che dovrebbero orientare le politiche e la prassi operativa in materia di gestione dei rifiuti. Nella cd. gerarchia europea dei rifiuti (cfr. Dir. 98/29008/CE), la prevenzione (che include il riuso, la riparazione e la rigenrazione dei beni prima che diventino rifiuti) è la prima opzione, seguita dalla preparazione per il riutilizzo e solo dopo dal riciclaggio di materia. 1. prevenzione 2. preparazione per il riutilizzo 3. riciclaggio 4. recupero di altro tipo, es. recupero di energia 5. smaltimento Gerarchia Europea (e nazionale) sui rifiuti NB. Istituto introdotto dal D.lgs 205/2010 che recepisce in Italia la Direttiva Europea sui rifiuti (98/2008/CE) A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  60. 60. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO Ad oggi tuttavia le misure finalizzate alla riduzione dei rifiuti stentano a trovare concreta attuazione all’interno dell’attuale sistema economico. Modelli di business orientati alla vendita di prodotti (meno rifiuti  meno prodotti venduti  meno guadagni) Assenza di strumenti economici/fiscali che favoriscano la riparazione e il riutilizzo dei beni Assenza di una normativa euuropea sul contrasto al fenomeno dell’obsolescenza programmata Ritardo nella definizione delle norme attuative che disciplinano la preparazione per il riutilizzo Assenza di target specifici sulla riduzione dei rifiuti e la prep. per il riutilizzo Mancanza di politiche economiche che favoriscono la simbiosi industriale; Responsabilità estesa del produttore obbligatoria (REP) a livello europeo solo per alcune filiere Inefficacia degli schemi REP esistenti Mancanza di una disciplina comunitaria sull’ecodesign che contempli aspetti come la durata, la riparabilità, la riciclabilità dei prodotti ALCUNE TRA LE PRINCIPALI CAUSE A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  61. 61. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO La conferma della scarsa efficacia degli strumenti e delle politiche di prevenzione messe in campo a livello europeo e nazionale viene dall’analisi dei dati sulla produzione complessiva di rifiuti. Nel 2014, la produzione totale di rifiuti delle attività economiche e domestiche nell'UE-28 ammontava a 2.503 milioni di tonnellate (di cui circa 240 milioni di tonnellate sono rifiuti urbani). Tale dato costituisce l'importo più elevato registrato nell'UE-28 nel periodo 2004-2014 Fonte Eurostat 2,5 miliardi di tonnellate Produzione complessiva di rifiuti delle attività economiche e domestiche nella UE-28 nel 2014 2,5 miliardi di tonnellate Produzione complessiva di rifiuti delle attività economiche e domestiche nella UE-28 nel 2014 A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  62. 62. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO Si parla generalmente di riuso o di riutilizzo come misura di prevenzione dei rifiuti, con riferimento a quei prodotti per lo più di provenienza domestica (ma non solo) altrimenti destinati ad essere gestiti come rifiuti. Nonostante l’aumento crecente dello scambio di beni usati tra privati trainato dallo sviluppo delle piattaforme on-line, molti beni ancora funzionanti o utilizzabili vengono smaltiti normalmente come rifiuti. Alcuni esempi Arredi domestici Abbigliamento Apparecchiature elettroniche Eccedenze alimentari Farmaci inutilizzati Libri Articoli per l'infanzia Macchinari e attrezzature Biciclette Pitture e vernici A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  63. 63. RIUSO IL CASO DEL PROGETTO LAST MINUTE MARKET A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  64. 64. Last Minute Market è una società ex spin-off dell'Università di Bologna impegnata sul fronte della riduzione degli sprechi e della prevenzione dei rifiuti da oltre 10 anni. Opera su tutto il territorio nazionale, a favore di imprese e della pubblica amministrazione per l’ideazione, implementazione e monitoraggio di progetti di recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi. 1998 Progetto di ricerca 2001 Associazione 2003 Società Cooperativa 2008 Spin-off accademico CHI E’ LAST MINUTE MARKET A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  65. 65. I PROGETTI DI RECUPERO 6 AREE DI ATTIVITA’ Food •Recupero dei prodotti alimentari invenduti da attività produttive e commerciali, in particolare dalla GDO. Food •Recupero dei prodotti alimentari invenduti da attività produttive e commerciali, in particolare dalla GDO. Catering •Recupero eccedenze dalla ristorazione collettiva pubblica e privata (es. scuole, ospedali, mense aziendali etc...). Catering •Recupero eccedenze dalla ristorazione collettiva pubblica e privata (es. scuole, ospedali, mense aziendali etc...). Pharmacy •Recupero invenduti da farmacie. •Recupero farmaci non utilizzati dai cittadini. Pharmacy •Recupero invenduti da farmacie. •Recupero farmaci non utilizzati dai cittadini. No-Food •Recupero di prodotti «non alimentari» da produzione e commercio. No-Food •Recupero di prodotti «non alimentari» da produzione e commercio. Book •Recupero libri invenduti dalle case editrici. Book •Recupero libri invenduti dalle case editrici. Harvest •Recupero eccedenze agricole nell’ambito della PAC (Politica Agricola Comunitaria). Harvest •Recupero eccedenze agricole nell’ambito della PAC (Politica Agricola Comunitaria). A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  66. 66. Last Minute Market - Food si occupa del recupero delle “eccedenze” di prodotti delle imprese agro-alimentari - dai grossisti ai dettaglianti, dagli ipermercati ai bar - facendole arrivare direttamente sulla tavola dei più bisognosi. Il sistema LMM permette di evitare l'utilizzo di strutture logistiche aggiuntive (mezzi di trasporto, frigoriferi, magazzini) in modo da ridurre al minimo i costi di gestione e l'impatto ambientale. LMM-FOODEs.diprodottiEs.diprodotti Frutta e verdura Pane e prodotti da forno Prodotti a base di carne Latticini Pasticceria Generi vari Frutta e verdura Pane e prodotti da forno Prodotti a base di carne Latticini Pasticceria Generi vari Es.di«difetti»Es.di«difetti» Confezione danneggiata Prodotto vicino alla scadenza Prodotti deperibili invenduti Confezione danneggiata Prodotto vicino alla scadenza Prodotti deperibili invenduti A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  67. 67. LMM-BOOK In Italia i numeri parlano di 40.000 libri che ogni anno finiscono fuori catalogo e sono destinati al macero. Ancora una volta si tratta di far incontrare domanda inespressa e offerta di prodotti invenduti. Da quando nel 2004 è stata lanciata l’iniziativa i risultati sono stati a dir poco incoraggianti.... • Giunti Editoriale • Il Mulino • Pendragon • Società Editrice Internazionale • Mondadori • Panini • ... Importanti case editrici coinvolte • Biblioteche dei centri anziani • Biblioteche per bambini • Ospedali • Centri di aggregazione giovanile • Biblioteche comunali • Case famiglia • Comunità terapeutiche • Carceri • Estero Oltre 80.000 libri recuperati e distribuiti gratuitamente A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  68. 68. LMM-CATERING • Camst • CIR • Serenissima • Markas • Copra • Gams • Elior ... Imprese di ristorazione coinvolte Imprese di ristorazione coinvolte A cavallo tra il 2004 e il 2005 viene attivato a Verona un nuovo progetto che sperimenta con successo il recupero degli sprechi di cibo dalla ristorazione scolastica. Parte in questo modo il primo progetto di recupero di cibi cotti in modo strutturato, continuativo e professionale che si estenderà presto a molte altre città Italiane (tra cui Vicenza, Mantova, Ancona, Belluno, Bergamo, Padova, Rovigo ...) e a tutta la ristorazione collettiva. • Mense scolastiche • Mense aziendali • Mense ospedaliere • Mense in caserma • Mense di enti pubblici Tipologie di menseTipologie di mense A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  69. 69. Per la prima volta in Italia, nel 2007, a partire da Crevalcore (BO) viene attivato il ritiro a fini di beneficienza di farmaci da banco, parafarmaci, e altre tipologie di prodotti invenduti da farmacie e para-farmacie. LMM-Pharmacy sarà attivato nel seguito in molte altre città Italiane, da Bologna a Ferrara, da Verona a Cagliari. A partire dal 2010 LMM-Pharmacy permette il recupero anche dei medicinali non scaduti provenienti dalle donazioni di privati cittadini, di ambulatori e strutture ospedaliere. (es. progetti «Ancora utili» e «Farmaco Amico») LMM-PHARMACY • farmaci da banco • parafarmaci • prodotti per alimentazioni speciali • prodotti per lattanti • cosmetici • prodotti fitoterapici ed erboristici • campioni omaggio Prodotti invenduti • Privati cittadini • Ambulatori • Strutture ospedaliere Donazioni di farmaci A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  70. 70. LMM-HARVEST Quando il prezzo di vendita della produzione non ripaga l'imprenditore agricolo i prodotti ortofrutticoli sono spesso destinati a marcire in campo. Nel 2007 LMM ha attivato un nuova variante del progetto, denominata «LMM-HARVEST» finalizzato al recupero di questi prodotti attraverso la «spigolatura» organizzata. Nei primi tre mesi di sperimentazione in provincia di Bologna sono state recuperate direttamente in campo circa 20 ton di prodotti. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  71. 71. A partire dal 2008, dopo la revisione dell'Organizzazione Comune del Mercato (OCM) avvenuta nel Dicembre 2007 in seno alla riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC), LMM ha attivato una fitta rete nazionale di Stakeholders (Enti locali, Prefetture, Organizzazioni dei Produttori, Associazioni ...), capace di recuperare e distribuire le eccedenze di prodotti ortofrutticoli ritirati dal mercato. Il RECUPERO DELLE ECCEDENZE ORTOFRUTTICOLE A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  72. 72. LMM-NO FOOD Dal gennaio 2008, grazie ad un intervento legislativo (la cd. legge «antisprechi») promosso dal gruppo di ricerca di Last Minute Market è possibile recuperare tutti i beni non alimentari eliminati dalla vendita perchè danneggiati nelle confezioni, imbrattati, passati di moda o difettosi. Attraverso questo tipo di recupero si da la possibilità ad enti ed associazioni di garantire un assistenza completa ai propri assistiti. Es.diprodottiEs.diprodotti Igiene personale Prodotti per la pulizia Arredamento Abbigliamento Giocattoli ... Igiene personale Prodotti per la pulizia Arredamento Abbigliamento Giocattoli ... Es.didifettiEs.didifetti Confezione danneggiata Confezione imbrattata Prodotto fuori moda Difetti estetici ... Confezione danneggiata Confezione imbrattata Prodotto fuori moda Difetti estetici ... A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  73. 73. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIPARAZIONE La riparazione di un prodotto danneggiato o non funzionante ne prolunga la vita evitando il piu’ delle volte l’acquisto e quindi la produzione di un prodotto nuovo. In molti casi tuttavia succede che: • l’acquisto di un prodotto nuovo risulta più conveniente della riparazione di un prodotto danneggiato; • il prodotto non è progettato per essere riparato; • il prodotto sarebbe tecnicamente riparabile ma non ci sono i pezzi di ricambio; • non si dispone di informazioni/conoscenze adeguate per la riparazione; • è troppo lungo/complesso riparare il prodotto; • non esiste una rete di riparatori a cui affidare il prodotto. In tutti i casi sopra elencati il prodotto deve essere smaltito come rifiuto o, nella migliore delle ipotesi, avviato a processi di trattamento per il riciclaggio dei materiali in esso contenuti. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  74. 74. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIPARAZIONE: IL CASO DEI REPAIR CAFE’ Repair Cafè Si tratta di luoghi di aggregazione attrezzati per la riparazione di varie tipologie di prodotti dove i soci possono aiutarsi reciprocamente e condividere utensili e conoscenze. Il primo Repair Café è stato inaugurato nel 2009 ad Amsterdam da Martine Postma. Negli anni successivi i «Repair Cafè» si sono diffusi nel resto dei Paesi Bassi, oltrepassando i confini nazionali, affermandosi in molte città europee e degli Stati Uniti. Dal 2010 Martine ha creato la Repair Café Foundation che che offre tutte le indicazioni necessarie per avviare un Repair Café nella propria città. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  75. 75. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIPARAZIONE: IL CASO IFIXIT IFIXIT iFixit è un sito basato su Wiki che insegna come riparare quasi ogni cosa. Chiunque può creare un manuale di riparazione per un dispositivo e chiunque può modificare la serie di manuali preesistente per migliorarli. Il sito dà la possibilità di condividere le proprie conoscenze tecniche con il resto del mondo. Attualmente sono presenti oltre 37.000 manuali gratuiti. Sul sito è possibile inoltre acquistare parti di ricambio e kit di riparazione. https://it.ifixit.com/ A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  76. 76. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIGENERAZIONE La rigenerazione o «remanufacturing» rappresenta non solo un nuovo paradigma di produzione, ma anche un nuovo modello di business basato sulla “seconda vita” dei materiali. La pratica del remanufacturing implica il disassemblaggio del prodotto usato e il ripristino mediante componenti al fine di mantenere o migliorare le specifiche del design originario. Il remanufacturing viene applicato attualmente soprattutto in alcune categorie di prodotti, tra cui:  componenti di automobili  motori elettrici  pneumatici  computer  macchinari industriali  dispositivi elettrici ed elettronici  toner e cartucce per stampanti  fotocopiatrici. Molto spesso il «remanufacturing» come modello di business è abbinato al modello della «Functional/service economy». I prodotti non vengono venduti e rimangono nella proprietà dell’azienda che li ritira a fine «ciclo» per sottoporli a «Rigenerazione» prima di un nuovo utilizzo. Le stime Il remanufacturing rappresenterebbe il 14,5% del Pil della zona Ue27. Il valore economico del remanufacturing è stato stimato pari a circa 30 mld di euro per l’area europea con riferimento ai nuovi settori più rilevanti. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  77. 77. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIGENERAZIONE – IL CASO XEROX Un caso esemplificativo è quello di Xerox, che già negli anni ’90 inserì, tra i suoi processi, il ritiro di prodotti a fine vita direttamente dal cliente finale, creando un programma di rigenerazione e riutilizzo delle componenti. Questo programma, partito con l’obiettivo di azzerare i rifiuti, si è basato su una nuova concezione del modello di business, a partire dal design dei prodotti e dal rapporto con il cliente finale. Il design permette l’impiego di un numero ristretto di componenti a elevata durabilità e possibilità di riutilizzo. I prodotti sono poi concessi in leasing e non venduti, al fine di permettere il ritiro diretto dei macchinari dopo 5 anni o più di utilizzo. A fine vita/leasing del prodotto, le singole componenti risultano facilmente ed efficientemente riutilizzabili in quanto codificate con specifiche istruzioni. Questa strategia di remanufacturing ha permesso di generare nuovi prodotti riutilizzando tra il 70 e il 90% (in peso) di componenti, evitando degradazioni di qualità o performance e la produzione di 46.000 tonnellate di rifiuti solo nel 2010. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  78. 78. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIGENERAZIONE CELLULARI FONEBANK Fonebank è un azienda con sede a Londra specializzata nella rigenerazione e nel riciclaggio di telefoni cellulari, iPads, Tablets, iPods. L’azienda acquista i dispositivi di cui gli utenti privati o le aziende intendono disfarsi per rigenerarli e rimetterli in commercio come prodotti ricondizionati. http://www.fonebank.com A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  79. 79. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIGENERAZIONE BICI IL PROGETTO «IMAGINE» DI ISLA BIKE With the Imagine Project we are rethinking the way bicycles will be made and supplied in the future “Ownership as we know it will become a thing of the past. Bicycles will be rented to the user, then when they are finished with they will be returned to the factory, refurbished and rented to another rider. This will prevent precious raw materials going into landfill. We will have to make bikes that last for much longer than they do now so that we can rent them for as long as possible. The bicycles will be designed so that when they finally reach the end of their lives all raw materials can be separated and reused. This is known as a “closed loop” or “circular” supply chain”. https://www.islabikes.co.uk/imagine-project A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  80. 80. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIGENERAZIONE L’ISTITUTO SCOZZESE PER LA RIGENERAZIONE The Scottish Institute for Remanufacture (SIR) is funded by the Scottish Funding Council and Zero Waste Scotland. Hosted at the University of Strathclyde, SIR is a pan Scotland centre of excellence to increase innovation in remanufacturing. They aim to do this by stimulating and co- funding collaborative projects that address industry challenges it will enable companies to increase reuse, repair and remanufacture in their manufacturing operations. http://www.scot-reman.ac.uk/ A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  81. 81. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO La preparazione per il riutilizzo è stata introdotta nel 2008 dalla Direttiva Europea sui rifiuti (Dir. 98/2008/CE) e codificata nell’ordinamento nazionale attraverso le modifiche al D.lgs 152/2006 (il cd. Testo Unico Ambientale) introdotte dal D.lgs 205/2010 di recepimento della Direttiva comunitaria. Definizione: «le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti DIVENTATI RIFIUTI sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento» (D.lgs 152/2006 art.183 lettera q) Come vedremo più estesamente nel MODULO 5, la preparazione per il riutilizzo deve ancora a decollare in Italia (salvo alcune eccezioni) nell’attesa del Decreto del Ministero dell’Ambiente con il quale dovranno essere definite le procedure autorizzative semplificate e le modalità operative dei centri di preparazione per il riutilizzo. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  82. 82. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO – IL PROGETTO RI-GENERATION Il progetto RI-GENERATION di Astelav è relativo ad un’attività di rigenerazione di lavatrici e lavastoviglie dismesse e diventate rifiuti. Da oltre 50 anni ASTELAV si occupa della distribuzione dei ricambi e della riparazione degli elettrodomestici. I prodotti RI-GENERATION di Astelav saranno coperti da una garanzia di 12 mesi dalla data di acquisto, gli eventuali interventi di assistenza in garanzia saranno effettuati da tecnici convenzionati Astelav presenti su tutto il territorio Nazionale, i prodotti saranno forniti con una completa documentazione tecnica: certificato di garanzia - libretti d’istruzione – documentazione ricambi – ecc.. https://www.ri-generation.com A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  83. 83. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO RIUSO, RIPARAZIONE, RIGENERAZIONE, PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO PREPARAZIONE PER IL RIUTILIZZO – IL CASO DEL PROGETTO RAEEMIDA/SECONDLIFE Progetto avviato nel 2015 dal Cosmari (Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti - ATO n.3 Provincia di Macerata), Adriatica Green Power (AGP) e Legambiente per la raccolta e la preparazione per il riutilizzo dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). I RAEE (frigoriferi, lavatrici, condizionatori) sono raccolti presso alcune isole ecologiche dell’area servita dal Cosmari e trasportati nell’impianto di AGP dove vengono eseguite le operazioni di preparazione al riutilizzo. Una parte dei prodotti ricondizionati è destinata alla comunità maceratese che ne dispone secondo priorità individuate da enti ed istituzioni, il resto viene commercializzato come prodotto ricondizionato. Gli elettrodomestici che non possono essere ripristinati vengono smontati al fine di valorizzare le parti di ricambio che vengono vendute sul sito https://www.ricambifacili.com/ A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  84. 84. Titolo: Primo Outlet Elettrodomestici usati garantiti: le immagini dell'apertura Durata: 3,13 min Lingua italiano A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  85. 85. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY Innovazione nei modelli di business: concetti ed esempi di functional/service economy, sharing economy, industrial symbiosis; Eco-design: la progettazione di prodotti sostenibili e il fenomeno dell’obsolescenza programmata; Riutilizzo, riparazione, rigenerazione dei prodotti; Preparazione per il riutilizzo dei rifiuti Riciclaggio di materia e recupero di energia dai rifiuti. Eco-innovazione nei processi industriali A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  86. 86. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RICICLAGGIORICICLAGGIO RICICLAGGIO : «qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento» D.lgs 152/2006 – art. 183 comma 1 lettera u) Per riciclaggio si intende quindi implicitamente il riciclaggio di materia, mentre il termine «recupero» include sia il riciclaggio, che la preparazione per il riutilizzo che il recupero di energia dai rifiuti. RECUPERO : «qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all'interno dell'impianto o nell'economia in generale.» D.lgs 152/2006 – art. 183 comma 1 lettera t) A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  87. 87. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RICICLAGGIORICICLAGGIO DUE UNIVERSI DISTINTI Quando parliamo di rifiuti e di riciclaggio facciamo riferimento a due universi distinti: RIFIUTI URBANI •a) i rifiuti provenienti da utenze domestiche (locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione); •b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità [...] •c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; •d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; •e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; •f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni [...] RIFIUTI SPECIALI •a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2135 c.c.; •b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 184-bis; •c) i rifiuti da lavorazioni industriali; •d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; •i rifiuti da attività commerciali; •i rifiuti da attività di servizio; •i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; •i rifiuti derivanti da attività sanitarie; A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  88. 88. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RICICLAGGIORICICLAGGIO RIFIUTI URBANI • i rifiuti sono conferiti al servizio pubblico di raccolta effettuato dall’Azienda affidataria del servizio. RIFIUTI SPECIALI • i rifiuti sono gestiti autonomamente dall’impresa produttrice secondo la disciplina prevista dalle norme vigenti. Gli attori in gioco nei due casi sono quindi diversi. Nel primo caso (Rifiuti urbani) è presente la figura del gestore del servizio di raccolta che opera su affidamento del Comune o di altro ente (es. Agenzia d’ambito) in regime di privativa (e’ l’unico soggetto che può gestire i rifiuti per conto del Comune); nel secondo caso (Rifiuti speciali) i rifiuti prodotti devono essere affidati dal produttore ad una impresa autorizzata che ne effettua il recupero o lo smaltimento. DUE UNIVERSI DISTINTI A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  89. 89. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RICICLAGGIORICICLAGGIO FATTORI CHE INFLUENZANO IL RAGGIUNGIMENTO DI ELEVATI TARGET DI RICICLO In entrambi i casi, la capacità/possibilità di riciclaggio può essere influenzata da una serie di fattori; ad es: Quadro di riferimento normativo Modalità di raccolta Caratteristiche intrinseche dei rifiuti Dinamiche di mercato (prezzi/costi) delle diverse opzioni di recupero/smaltimento Incentivi/disincentivi Qualità/contaminazione del rifiuto raccolto/prodotto Disponibilità impiantistica Sbocchi di mercato per il materiale in uscita dagli impianti di riciclaggio Disponibilità di adeguata capacità di trattamento per i rifiuti in uscita dagli impianti di selezione A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  90. 90. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RICICLAGGIORICICLAGGIO CONDIZIONI PER IL RAGGIUNGIMENTO DI ELEVATI TARGET DI RICICLAGGIO Nell’ottica della «Circular Economy» l’aumento dei tassi di riciclaggio dei rifiuti può richiedere: Interventi sulla progettazione dei prodotti (design for recycling) Miglioramento dei sistemi di raccolta (es. da stradale a domicicliare) Implementazione del principio «chi inquina paga» (es. sistemi di tariffaz. puntuale) Miglioramento della rete impiantistica con particolare riguardo alla rete degli impianti di selezione e riciclo Misure di sostegno al mercato dei materiali riciclati con particolare riguardo ai flussi più problematici Interventi normativi in materia di «sottoprodotti» ed «End-of-waste» A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  91. 91. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY RICICLAGGIORICICLAGGIO Fonte: elaborazioni ISPRA su dati Eurostat Ripartizione percentuale della gestione dei rifiuti urbani nell’UE, anno 2015 dati ordinati per percentuali crescenti di smaltimento in discarica). In verde la %le di riciclaggio. A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  92. 92. GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY Innovazione nei modelli di business: concetti ed esempi di functional/service economy, sharing economy, industrial symbiosis; Eco-design: la progettazione di prodotti sostenibili e il fenomeno dell’obsolescenza programmata; Riutilizzo, riparazione, rigenerazione dei prodotti; Preparazione per il riutilizzo dei rifiuti Riciclaggio di materia e recupero di energia dai rifiuti. Eco-innovazione nei processi industriali A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  93. 93. COSA SI INTENDE PER ECOINNOVAZIONE La commissione Europea definisce «Eco-innovazione» in questo modo: GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-INNOVATIONECO-INNOVATION «Per ecoinnovazione s’intende qualsiasi innovazione che scaturisce in un progresso significativo verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile riducendo le incidenze delle nostre modalità produttive sull’ambiente, rafforzando la resilienza della natura alle pressioni ambientali o permettendo un uso più efficiente e responsabile delle risorse naturali.» http://ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/ecoinnovation/it.pdf A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  94. 94. COSA SI INTENDE PER ECOINNOVAZIONE In altre parole con il termine “eco-innovazione” si fa riferimento allo sviluppo di nuovi prodotti/processi in grado di ridurre gli impatti complesivi sull’ambiente in confronto con i prodotti/processi comunemente utilizzati per lo stesso scopo. L’eco-innovazione nell’economia circolare persegue in primo luogo l’efficienza nell’uso delle risorse attraverso lo sviluppo di nuovi processi, tecnologie o modelli organizzativi orientati da uno o più dei seguenti obiettivi: GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-INNOVATIONECO-INNOVATION Chiusura dei cicli nei processi industriali Chiusura dei cicli nei processi industriali Riduzione del consumo di risorse (materie prime, acqua, energia) nella produzione dei prodotti Riduzione del consumo di risorse (materie prime, acqua, energia) nella produzione dei prodotti Impiego di risorse provenienti da processi di riciclo/recupero in sostituzione delle materie prime vergini Impiego di risorse provenienti da processi di riciclo/recupero in sostituzione delle materie prime vergini Eliminazione delle sostanze pericolose nella produzione di nuovi beni Eliminazione delle sostanze pericolose nella produzione di nuovi beni Riduzione degli impatti ambientali complessivi sull’ambiente dei processi di produzione Riduzione degli impatti ambientali complessivi sull’ambiente dei processi di produzione Realizzazione di nuovi prodotti/servizi ispirati dai principi dell’eco-design Realizzazione di nuovi prodotti/servizi ispirati dai principi dell’eco-design Riduzione degli sprechi in tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi Riduzione degli sprechi in tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  95. 95. COME SI VALUTA L’ECOINNOVAZIONE ? L’Osservatorio Europeo per l’Eco-Innovazione ha sviluppato uno metodo di valutazione dell’eco-innovazione -Eco-Innovation Scoreboard- (Eco-IS) che consente di valutare le prestazioni dei vari paesi Europei e confrontare i risultati ottenuti. L’Eco-IS è composto da 16 indicatori raggruppati in cinque componenti: 1) input di eco-innovazione (stanziamenti R&S, personale e ricercatori, investimenti verdi); 2) attività di eco-innovazione (imprese che hanno attuato attività di innovazione volte a una riduzione del materiale e dell’apporto di energia per unità di output); 3) output di ecoinnovazione (misurato in termini di brevetti, pubblicazioni e copertura mediatica); 4) risultati ambientali (ovvero i benefici all’ambiente, valutati in riferimento alla “produttività” di materie, energia e acqua, insieme all’”intensità” delle emissioni di gas a effetto serra); 5) risultati socio-economici (basati sui dati delle prestazioni di "eco-industrie", compresi quelli relativi a esportazioni, occupazione e fatturato). Sulla base dell’Eco-IS, aggiornato al 2016, l’Italia è al 7° posto, sui 28 Paesi GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-INNOVATIONECO-INNOVATION A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  96. 96. COME SI VALUTA L’ECOINNOVAZIONE ? GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-INNOVATIONECO-INNOVATION Eco-Innovation Scoreboard - Anno 2016 A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  97. 97. LE POLITICHE EUROPEE SULL’ECOINNOVAZIONE GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-INNOVATIONECO-INNOVATION • Nel 2010 la Commissione ha adottato la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; • La strategia si articola in sette «iniziative faro», fra cui «Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse» e «L’Unione dell’innovazione»; • Nel 2011 la Commissione europea istituisce il piano d’azione per l’ecoinnovazione (EcoAP) con l’obiettivo di accelerare il processo di adozione delle eco-innovazioni da parte del mercato. • L’EcoAP prevede sette interventi mirati sul versante della domanda e dell’offerta, nella ricerca e nell’industria, nonché strumenti politici e finanziari. • Sin dalla sua adozione, l’EcoAP è stato rivolto a PMI innovative A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  98. 98. •disponibili complessivamente 430 milioni di euro per promuovere l’ecoinnovazione attraverso diverse forme di assistenza, come il finanziamento del capitale di rischio o le attività di creazione di reti. Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP) •cofinanzia progetti che contribuiscono allo sviluppo e alla dimostrazione di approcci, tecnologie, metodi e strumenti innovativi in campo ambientale , destinati principalmente al settore pubblico. Programma LIFE+ •è lo strumento finanziario che dà attuazione all’iniziativa «L’Unione dell’innovazione». •copre il periodo dal 2014 al 2020. •ha una dotazione finanziaria di 80 miliardi di euro. •Sostien la ricerca e le relative attività di sperimentazione, dimostrazione e introduzione sul mercato. Horizon 2020 GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY GLI STRUMENTI DELLA CIRCULAR ECONOMY ECO-INNOVATIONECO-INNOVATION Finanziamenti europei all’Eco-innovazione Il finanziamento dell’eco-innovazione a livello Europeo passa per tre principali strumenti: A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  99. 99. Titolo: How to become a Green SME in a Circular Economy Durata: 15 min Lingua inglese Sottotitoli: no A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  100. 100. Titolo: Moving towards a circular economy Durata: 1O,40 min Lingua inglese Sottotitoli: no A cura di Ing. Paolo Azzurro - p.azzurro@gmail.com
  101. 101. Ing. Paolo Azzurro https://unibo.academia.edu/PaoloAzzurro | p.azzurro@gmail.com

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