2. Caligola, nato come Gaio
Giulio Cesare Germanico, era
figlio di Agrippina maggiore e
di Germanico Giulio Cesare.
Svetonio narra che al suo
tempo il luogo di nascita di
Gaio Cesare fosse incerto per
la discordanza delle fonti.
Infatti secondo Getulico, i cui
scritti sono però andati
perduti, Caligola sarebbe nato
a Tivoli, mentre secondo Plinio
il Vecchio a Augusta
Treverorum (Treviri). Infine vi
è un’ipotesi secondo cui il suo
luogo di nascita sarebbe
Anzio.
3. Nato il 31 agosto del 12, trascorse i suoi primi anni di vita
a Roma, tra gli affetti dello stesso Augusto, della bisnonna
Livia, della nonna Antonia e della madre Agrippina.
Nell'estate del 14, all'età di quasi due anni, Gaio partì
insieme ai genitori per il fronte germanico-gallico, dove
rimase fino al 16. Tornati a Roma nel 17, partì
nuovamente con la famiglia per l'Oriente. La difficile
situazione orientale aveva reso necessario un nuovo
intervento romano, e Tiberio nel 18 aveva deciso di
inviare il proprio figlio adottivo, Germanico. Il princeps,
tuttavia, non aveva fiducia in Germanico e decise di
affiancargli un uomo di sua provata fiducia: Gneo
Calpurnio Pisone, che fu nominato governatore della
provincia di Siria. Il 10 ottobre del 19 il padre morì dopo
lunghe sofferenze. Prima di spirare, lo stesso Germanico
confessò la propria convinzione di essere stato avvelenato
da Pisone, e rivolse un'ultima preghiera ad Agrippina
affinché vendicasse la sua morte.
5. La morte della madre
Quando Gaio e la madre tornarono a Roma, Tiberio
non sembrò felice del loro rientro: il princeps e la
nuora si sospettavano vicendevolmente di aver
avvelenato Germanico. Frattanto Seiano, il prefetto
del pretorio, iniziò ad architettare la fine di
Agrippina, facendole giungere voci che la si volesse
avvelenare.
Fu così che, quando durante un banchetto Tiberio le
offrì del cibo, la stessa, respingendolo in modo
plateale, provocò l'ira dell'imperatore che di lì a
poco l'accusò di lesa maestà in Senato, assieme al
figlio Nerone Cesare, imputato a sua volta di
immoralità. Nel 29 Agrippina fu esiliata a
Pantelleria, dove nel 33 si lasciò morire di fame.
6. Dalla bisnonna alla nonna
In seguito all'esilio della
madre, Gaio andò a
vivere dalla bisavola
paterna, Livia, sul
Palatino, fino alla sua
morte. Trasferitosi a
casa della nonna
Antonia, qui incontrò
numerosi principi
orientali vassalli di
Roma, che ne
influenzarono il modo
di fare politica.La nonna Antonia
7. I primi passi in politica
Frattanto la corte imperiale andava
riducendosi in numero, poiché Tiberio,
temendo di essere al centro di
continue congiure, ordinava spesso
esecuzioni sommarie. Quando anche
Seiano fu sospettato di voler aspirare
al trono imperiale, Caligola entrò in
maniera più attiva nella vita di corte.
Poco dopo la caduta di Seiano (nel 31),
si riaprì la questione della successione.
Fu in questa circostanza che Tiberio,
ormai ritiratosi a Capri dal 26, volle
che a fargli compagnia fosse il nipote
Caligola.
Tiberio, nonno adottivo di Gaio
8. L’ascesa al potere
Nel 33 Caligola sposò Giunia Claudia, figlia di
Marco Giunio Silano, un personaggio di spicco
dell'aristocrazia romana.
Quando Tiberio, nel 35, depositò il suo
testamento, vi incluse il nipote Tiberio Gemello,
figlio di Druso minore, e il nipote Gaio, figlio di
Germanico.
Il favorito nella successione apparve da subito il
giovane Gaio di venticinque anni, poiché Tiberio
Gemello aveva dieci anni di meno.
9. L’ascesa al potere
Il sedici di marzo del 37 le condizioni di salute di
Tiberio si aggravarono, tanto che Caligola fu subito
acclamato imperatore dal popolo. Tiberio, però,
poco dopo si riprese ancora una volta, suscitando
scompiglio tra coloro che avevano già acclamato il
nuovo imperatore; il prefetto Macrone, tuttavia,
mantenendo la necessaria lucidità, ordinò che
Tiberio fosse soffocato tra le coperte. Il vecchio
imperatore, debole e incapace di reagire, morì
all'età di settantasette anni. Secondo Svetonio fu lo
stesso Caligola ad uccidere Tiberio
somministrandogli un veleno oppure soffocandolo
sul letto di morte. Secondo i contemporanei di
Tiberio, però, il Principe morì per cause naturali.
10. L’ascesa al trono
Alla morte di Tiberio, Gaio era dunque il più amato dal
popolo. Soldati e provinciali lo ricordavano quando,
ancora bambino, aveva accompagnato il padre
Germanico durante le campagne militari e le plebe
romana lo acclamava come unico figlio dell'amato
generale. Caligola tornò a Roma seguendo il corteo
funebre di Tiberio e, entrato in città, ne pronunciò l'elogio
funebre. Subito dopo partì per le isole di Ventotene e
Ponza, per riportare a Roma le ceneri della madre e del
fratello Nerone. Le prese con reverenza e le pose lui
stesso nelle urne; poi salpò per Ostia e proseguì fino a
Roma dove le posò nel mausoleo di Augusto. La folla al
suo passaggio lo acclamò, definendolo "nostra stella" e
"nostro bambino”. Il Senato allora, su pressione del
popolo, annullò il testamento di Tiberio, con la scusa che
l'imperatore prima di morire fosse uscito di senno, e
proclamò nuovo princeps Caligola. Era il 18 marzo del 37.
11. Primi atti di politica interna
Per desiderio di piacere al popolo, uno dei
suoi primi atti ufficiali lo vide amnistiare
tutti i condannati e gli esiliati da Tiberio,
estendendo ciò anche ai processi in corso.
Organizzò banchetti pubblici e prolungò la
festività dei Saturnalia di un giorno.
Organizzò spesso spettacoli e giochi
gratuiti per farsi benvolere dalla
popolazione. Non solo nell'Urbe organizzò
questo genere di manifestazioni, anche in
Sicilia ed in Gallia.
Portò a termine alcune opere pubbliche,
tra cui templi, acquedotti e anfiteatri, non
solo a Roma, ma anche nelle altre città
italiche e greche. Fece portare a Roma
l'obelisco che si trovava nel foro Eliopoli e
lo pose al centro di un circo che iniziò a
costruire. Rinnovò, infine, i porti di Reggio
Calabria e della Sicilia, al fine di
aumentare l'importazione di grano
dal'Egitto.
12. Amministrazione economica e finanziaria
Alla morte di Tiberio nelle casse del fiscus romano c'erano ben
2.700.000.000 di sesterzi, che Caligola riuscì a sperperare in meno di un
anno. Numerose furono infatti le elargizioni distribuite al popolo di Roma,
agli eserciti provinciali e alla guardia pretoriana, oltre a spese ad uso
personale e della corte imperiale.
Svetonio descrive molto dettagliatamente come l’imperatore sprecasse il
denaro, vivendo nel lusso sfrenato.
In questo primo periodo rese pubblici tutti i conti dei fondi pubblici, come
aveva fatto in passato anche Augusto.
Terminati i fondi statali iniziò ad accumulare denaro con truffe ed imbrogli.
Si racconta che organizzò aste obbligatorie di ogni genere; modificò
testamenti per i motivi più disparati, nominandosi erede di sconosciuti;
incriminò chi aveva avuto una crescita del patrimonio da un censimento
all'altro, ottenendo enormi somme di denaro in pochissimo tempo;
aumentò le tasse in modo esagerato e ne creò di totalmente nuove, come
quelle sul cibo, sui processi, sulle cause, sulla prostituzione, sui matrimoni e
sul gioco d'azzardo.
13. Amministrazione giudiziaria
In generale la politica giudiziaria di
Caligola si può dividere in due
periodi: il primo, molto liberale e
filo-popolare, nel quale egli cercò
anche il favore dell'ordine
senatorio; il secondo, nel quale il
princeps fece di tutto per
accrescere il proprio potere, in
una sorta di assolutismo
monarchico. Dato che l'ordine
equestre si stava riducendo di
numero, convocò da tutto
l'impero, anche al di fuori d'Italia,
gli uomini più importanti per
stirpe e ricchezza e li iscrisse
all'ordine. Cercò di ristabilire,
almeno formalmente, i poteri
delle assemblee popolari,
permettendo alla plebe di
convocare nuovamente i comizi.
14. La malattia
Nell'ottobre del 37 l'imperatore fu colpito
da una grave malattia. Questa notizia turbò
profondamente il popolo romano che fece
voti per la salvezza del proprio princeps.
Svetonio e Cassio Dione riportano il caso di
un cavaliere, Atanio Secondo, che promise
di combattere nell'arena come gladiatore,
in caso di sua guarigione. Egli mantenne la
promessa, combattendo, vincendo lo
scontro e salvandosi la vita. Al contrario, un
plebeo che fece un'identica promessa, in
seguito alla guarigione di Gaio, pretese di
sciogliere il voto, ma venne arrestato e morì
dopo essere stato gettato dalle mura
serviane.
Caligola si riprese dalla malattia, anche se
da questo momento in poi vi fu un netto
peggioramento della sua condotta morale.
Secondo molti la malattia aveva un’origine
divina: infatti, il popolo romano riteneva
che qualche dio lo volesse punire per gli
eccessi compiuti dall’inizio del suo
principato.
15. Il Declino
Fu in questo periodo che Gaio comprese quali fossero i rischi a cui andava incontro,
poiché la carica di imperatore era ambita da molti. Anche se si ristabilì
completamente dalla malattia, il suo modo di governare mutò profondamente.
Il suo principato fu, infatti, caratterizzato da ripetuti massacri degli oppositori.
Il suo comportamento dispotico determinò numerose congiure, tutte sventate
tranne l'ultima.
Caligola assunse, subito dopo la malattia, atteggiamenti autocratici e provocatori.
Fu accusato, infatti, di dormire con le mogli di importanti esponenti dell'aristocrazia
romana e di uccidere per puro divertimento. Se gli imperatori prima di lui avevano
scelto, almeno nella parte occidentale dell'impero, di mantenere i legami con le
tradizioni repubblicane, egli virò sensibilmente verso Oriente. Egli non solo aveva in
mente di trasferire la capitale imperiale ad Alessandria d'Egitto, ma anche di
instaurare una forma di monarchia assoluta. Adottò, pertanto, una politica volta a
diventare un sovrano a cui si rendevano onori divini.
La sua inclinazione filo-ellenista gli fece, infine, programmare un lungo viaggio ad
Alessandria, in Asia minore e Siria.
Tornato a Roma, Il 24 gennaio del 41, un gruppo di pretoriani, guidati dai due
tribuni, Cassio Cherea e Cornelio Sabino, misero in atto il loro piano per assassinare
il princeps. Caligola fu pugnalato a morte durante un scontro tra i congiurati e la sua
guardia personale germanica.