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CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE PIERO TORRETTA AL CONVEGNO
“DECRETO NORMAZIONE: OPPORTUNITA’ E IMPEGNI”
MILANO, 10 APRILE 2018
AVVENTURA
Uni nel 2021 compirà cento anni.
Dalla interfacciabilità delle viti e dei bulloni, all’etica ed alla responsabilità sociale della economia,
possiamo dire: è stata una avventura.
Una avvincente avventura che, soprattutto negli ultimi anni, dopo la crisi finanziaria del 2008 e le
crescenti difficoltà della <democrazia rappresentativa>, ha visto la Normazione convivere con le
trasformazioni della economia e della società. L’incontro di oggi, i contributi, il dibattito, le
aspettative lo hanno confermato.
La mia memoria risale a trenta anni fa, alla presidenza di Giacomo Elias che seppe ridare all’Ente, la
stabilità economica e finanziaria, oltre ad un ruolo europeo ed internazionale con la presidenza
Italiana di CEN ed ISO (il cui presidio è un compito definito nel D.lgs 223, ma soprattutto un obiettivo strategico
del nostro ruolo) .
La mia personale avventura prende avvio invece qualche anno dopo con il Presidente Paolo Scolari
ed il Direttore Alessandro Santoro, alla cui sagace visione strategica (il risultato sociale della attività) e
intelligente gestione operativa (l’equilibrio economico dell’ente), va il merito per ciò che UNI è oggi.
A loro va il nostro affettuoso ricordo ed il ringraziamento per il lavoro svolto.
Parlavano allora di <regole del gioco>. Una iniziativa che abbiamo congiunto con il motto
Manzoniano: “Operar senza regole è il più faticoso e difficile mestiere del mondo”
Il Nobel Tirole -con le sue riflessioni- ha confermato che lo è ancora oggi.
La nostra idea, la nostra ambizione, la nostra doxa, era allora la convinzione – convinzione
<soggettiva> non certo la verità – sul ruolo della Normazione come <strumento per l’efficienza e
l’efficacia del sistema Paese>. Un modo diverso per dire ciò che la Commissione Europea dice
oggi sul <contributo alle sfide sociali ed alle politiche Europee>.
L’attività di Uni era allora ancora concentrata sui <prodotti e sui processi>. Anche se, per parte
rilevante di questi – i sistemi di gestione sulla sicurezza del lavoro– nonostante le previsioni della Legge
(D.lgs 81:2008), tra gli Stakeholder Italiani non è mai stata trovata la condivisione (condizione questa
imprescindibile per la normazione) sul possibile ruolo –efficiente ed efficace – di una Norma Italiana in
materia di SGSL.
Così per anni i Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro nel nostro Paese, anziché ad una
Norma sviluppata sulla base delle Linee Guida UNI INAIL, si sono dovuti riferire ad una prassi
inglese -la OHSAS 18001- che, (nonostante i buoni risultati attestati da Accredia), non è mai stata tradotta,
ma soprattutto è espressione di una cultura e di un quadro legislativo diverso dal nostro (sono
d’accordo con l’appello del Politecnico – in democrazia le scelte le fanno le persone non un enclave di tecnocrati- ma
nel nostro paese ancora oggi si fa fatica a parlare in italiano, figuriamoci a capire l’inglese).
La nuova UNI ISO 45001 pubblicata 15 giorni fa è stata sviluppata anche con il rilevante nostro
contributo ed è la dimostrazione pratica dell’importanza della partecipazione e del consenso (se non
presidi i luoghi della normazione e non partecipi alle decisioni, gli altri decidono le regole anche per te – un aspetto di
cui dobbiamo essere consapevoli quando invochiamo la <cultura>, ma facciamo spallucce sulle risorse)
1
Nella seconda decade del 2000 l’Europa, facendo evolvere il principio del <nuovo approccio> (la
sussidiarietà della Norma rispetto alla Legge), rafforzava la sua idea sul ruolo della Normazione come
<strumento per la libera circolazione dei prodotti nel mercato unico>1 e, con il Regolamento
765:2008, definiva le regole in materia di accreditamento e vigilanza del mercato.
Si veniva così a creare un sistema integrato tra Normazione, Accreditamento e Certificazione, con
l’obiettivo di fornire un efficace riferimento per le caratteristiche essenziali (sicurezza; qualità) dei
prodotti, dei processi, dei servizi (il compito della Normazione) e la garanzia della conformità delle
proposte presenti sul mercato (il compito dell’Accreditamento e della Certificazione).
Ciò ai fini di una corretta e comparabile concorrenza tra i produttori e di una adeguata
informazione e garanzia del consumatore.
È questo quello che intendiamo quando parliamo di politiche integrate del <Sistema Qualità
Italia>. Normazione ed Accreditamento, ognuno per la sua parte, svolgono una funzione di
interesse pubblico. Sono cioè un <bene comune>.
Per questo devono essere aperti nella attività e nella governance; non devono subire condizionamenti,
né alimentare o sostenere interessi particolari. Devono, come dice Jean Tirole “analizzare le situazioni
in cui l’interesse individuale è compatibile con l’interesse collettivo e quelle in cui al contrario esso costituisce un
ostacolo”, consapevoli, come dice Michael Spence che “la regolamentazione autoreferenziale da parte delle
stesse aziende che forniscono i servizi, non sembra funzionare”. (Se li premiano con i Nobel, qualche
ragione ci sarà! )
Questa è la ragione per cui UNI, da sempre, sostiene che non vi possa essere Accreditamento senza
una Norma Consensuale.
Ragione per cui gli <schemi proprietari> (i marchi, i rating di valutazione definiti in modo autoreferenziale
senza <democraticità, trasparenza e consensualità>), se hanno interesse ad essere certificati, lo
devono fare fuori dal <Sistema Qualità Italia>2. (
Una ragione che si ritrova nei <principi ispiratori> della Normazione Consensule (principi consolidati
oggi dal D.lgs, 223), in coerenza alla quale UNI, nonostante fosse un interessante fonte di ricavi e non
fosse espressamente proibito – altri enti normatori europei, in modo più o meno trasparente, lo hanno fatto–
non ha mai praticato <l’attività di certificazione> e, volendo e dovendo garantire la sua natura
<terza>, per evitare confusioni e sovrapposizioni di ruoli tra chi fa le regole e chi ne verifica
l’applicazione, è uscita dagli organi direttivi degli Enti di Certificazione.
Una coerenza ed una trasparenza che, per l’efficienza e l’efficacia del <Sistema Qualità Italia>,
per il supporto alla leale concorrenza ed alla competitività, ma soprattutto per la legittimazione
da, e la fiducia del consumatore, deve trovare nelle politiche e nelle attività di Normazione,
Accreditamento e Certificazione, una sostanziale convergenza.
Ad ognuno il suo ruolo. Normazione ed Accreditamento devono condividere gli obiettivi, definire
compiti e funzioni, evitare sovrapposizioni, impedire che la Certificazione svolga il ruolo di
1
<Nuove strategie per il Mercato Unico> Rapporto di Mario Monti del 2010 al Presidente Barroso:
“La standardizzazione è la chiave di volta della governance del Mercato Unico”. Servono “Regole che funzionino e diano il
giusto incentivo alla attività economica”, sviluppate con tecniche legislative “informate da una precisa conoscenza dei
fattori in gioco” che garantiscano “un accesso vasto e paritetico a tutte le categorie ai fini di un processo legislativo
democratico e legittimo,(…) anche con l’applicazione delle norme dal basso da parte cioè dei privati”.
2
Un aspetto delicato che è stato dibattuto in relazione al richiamo nella Legge sui CAM di requisiti aggiuntivi -schemi
proprietari- rispetto alle Norme Armonizzate, con il rischio di un infrazione comunitaria per il nostro Paese.
2
<controllore controllato> e, soprattutto arginare il rischio che il <bene comune> del Sistema
Qualità Italia, sia asservito agli interessi del business anziché agli <interessi collettivi>.
Anche di questo è bene si tenga conto nella valutazione di quello che abbiamo definito <equilibrio
tra il risultato sociale ed il risultato economico>, oggi fortemente limitato da una incerta
collaborazione nel <Sistema Qualità>.
Un aspetto che va affrontato anche alla luce della persistente, ma erronea, convinzione, che sia solo
un problema di costo di accesso ed acquisizione delle norme.
****
Col passare del tempo, l’evoluzione delle cose, la spinta delle nuove tecnologie e una rinnovata
coscienza sociale, hanno modificato la percezione della nostra verità, la nostra doxa.
Alle Norme sui prodotti e sui processi, anche grazie alla perspicacia di un uomo -il VP Sergio
Bracco- che ne ha intuito le potenzialità, si sono aggiunti i <servizi>, che saranno poi valorizzati
anche dalle scelte Europee (Sergio Bracco sulla base della sua esperienza in Cina come VP Iveco, ci anche aveva
messo in all’erta sullo spregio in quel Paese della proprietà intellettuale – aspetto oggi alla attenzione della UE).
Tutto ciò ci ha portato al concetto di <Stato Comunità>3 la cui idea è sempre di un uomo, l’avv.
Rocco Colicchio, uomo di Stato innamorato della Normazione Tecnica Volontaria, che ne ha da
sempre intuito le potenzialità come strumento di supporto ed integrazione della Legislazione
Cogente.
Sempre di uomini parliamo quando pensiamo a chi ha reso grande in questi anni la normazione, sia
con l’impegno e l’attività svolta, sia con il sostegno offerto e garantito nei ruoli istituzionali
ricoperti. Mi riferisco a Giorgio Squinzi, un grande imprenditore, un grande Presidente di
Confindustria, un grande amico.
Un esempio a cui accomuno tutti coloro – in primis chi ha meritato il premio Scolari- che alla
Normazione dedicano la loro intelligenza, la loro competenza, il loro impegno e la loro passione.
****
Dallo <Stato Comunità> il nostro percorso è proseguito con l’interrogativo forse presuntuoso del
<Ruolo della Normazione Tecnica Volontaria nella politica economica nazionale>4 e,
presunzione per presunzione, si è ampliato alla sicurezza in senso generale (lavoro, domestica, cittadini,
finanziaria, alimentare, informatica) ed alla <Responsabilità Sociale> (Temi ritrovati qualche anno dopo tra le
attenzioni della Commissione Europea e dello stesso D.lgs 223 – sicurezza prodotti, processi,servizi .
La Responsabilità Sociale si è dimostrato un tema importante, ma delicato, con controindicazioni ed
il rischio - se non governato con sapienza - che <venga abusata e diventi ragione di business
anziché interesse collettivo> (la 1° organizzazione che ha sottoscritto un protocollo sulla RS con UNI è
stata l’ABI con presidente Mussari).
Anche questo fa parte della nostra verità, ed è opportuno che si conosca.
L’attenzione sulla Responsabilità Sociale, così come per la <sicurezza finanziaria> non si è però
fermata.
Anzi nel proseguo delle attività, ed alla luce di ciò che è emerso nei comportamenti del sistema
finanziario, UNI ha sviluppato iniziative sulla qualifica professionale degli intermediari finanziari e
sulla educazione finanziaria dei cittadini (significativa è l’iniziativa con il Comune di Milano).
3
“La normazione volontaria nello Stato Comunità” UNI 12.05.2012
4
“Quale ruolo per la normazione tecnica volontaria nelle politiche economiche nazionali” UNI –MISE 10.11.2015
3
Oggi inoltre UNI opera con FABI (il maggior sindacato dei bancari) e con molti attori di quel mondo,
sia per la definizione dei requisiti professionali degli operatori del credito, sia nella definizione di
codici comportamentali utili a garantire che, <la sicurezza e la qualità del servizio finanziario
all’utente>, non siano pregiudicati dalla rincorsa degli obiettivi a breve termine del management e
dalla illusione dei profitti degli azionisti (un top manager viene pagato 460 volte un dipendente titolava sabato
scorso <la Repubblica>).
Anche per questo lavoro, così come per l’intuizione sulle potenzialità delle Prassi di Riferimento
che ci consentono di spaziare in campi innovativi ed aggregare l’interesse per la normazione di
nuovi stakeholder, dobbiamo ringraziare un uomo.Il nome per ragioni di riservatezza e di giusto
pudore, lo lascio però alla vostra immaginazione: anche se lo guardo fisso negli occhi.
Ottimizzare gli strumenti normativi, rendere coerenti i tempi di elaborazione ed approvazione delle
norme con le esigenze del mercato e della società, definire modelli in cui riconoscere alle <intuizioni
ed alle invenzioni soggettive> che confluiscono nelle Norme un vantaggio compatibile con il principio
FRAND (equo, ragionevole e non discriminante), è un obiettivo del nostro lavoro.
****
Oggi abbiamo dibattuto anche degli strumenti che la tecnologia offre per una possibile soluzione
della crisi economica. Strumenti che però, se non regolamentati, creano ansie e preoccupazioni, sia
per il lavoro dell’uomo, sia per le libertà economiche, politiche e sociali.
Non possiamo però fermarci alle preoccupazioni, alla nostra doxa.
Gli altri, il mondo globale, vanno avanti.
I rischi di perdita di opportunità, di emarginazione, di colonizzazione del nostro Paese, sono ben
maggiori di quanto è avvenuto, a causa della mancanza di consenso degli Stakeholder nei Sistemi di
Gestione della Sicurezza sul Lavoro.Non basta tenere gli occhi aperti e presidiare, occorre investire.
Gli Stati Uniti e la Cina sono scesi in campo da tempo in una competizione sulla Intelligenza
Artificiale investendo risorse, prevalentemente pubbliche o aiuti di Stato, nella ricerca.
Conosciamo i loro modelli di vita, i loro valori, il loro modo di fare. Non sono esattamente
quelli Italiani e neppure quelli Europei.
La Cina, nella Intelligenza Artificiale, ha l’ambizione di diventare <l’invidia nel mondo> nel 2030.
E non solo in quello, a quanto pare. Il loro modello, nonostante le dichiarazioni del Presidente
Imperatore Xi Jimping, soprattutto per quanto attiene ai diritti universali delle persone ed alle tutele
dell’ambiente, non è perfettamente collimante con gli obiettivi ONU 2030 sullo sviluppo
sostenibile.
L’Italia, l’Europa, non possono stare fermi. Il mercato Europeo è più grande di quello Americano e
la dimensione, soprattutto in questo ambito, ha grande rilevanza.
La dimensione, ma soprattutto il contenuto. E questo, se non vogliamo dissolvere la nostra identità,
il nostro modello, la nostra storia, non possiamo dimenticarlo e delegarlo (anche per mere ragioni di
risorse), zitti, ma preoccupati, alle scelte degli altri.
Anche in questo dobbiamo essere coesi se vogliamo esercitare compiutamente il ruolo che le
aspettative ci assegnano.
Le risorse sono importanti, ma non bastano, serve un progetto e soprattutto coesione di intenti
Per questo è utile ricordare le esperienze di questi ultimi anni nel rapporto tra Normazione,
Economia e Società.
4
Industria 4.0 - lo hanno ricordato molti interventi di oggi - è una intelligente iniziativa di stimolo
agli investimenti privati con la creazione di rilevanti vantaggi fiscali. Per meglio coordinare gli
investimenti, la coerenza e la finalità degli stessi ed ottimizzare l’uso delle risorse –pubbliche e private-
sia nelle valutazioni della X Commissione della Camera, sia nei successivi approfondimenti con i
partner tedeschi e i francesi, è stata condivisa l’opportunità di riferirsi agli <standard> della
Normazione Tecnica Europea (DIN, AFNOR; UNI/ CEN), anche al fine di meglio incidere sui
contenuti della Normazione Internazionale ISO.
Un aspetto ripreso nell’incontro del G7 Industy di Torino dello scorso ottobre i cui documenti
conclusivi ne fanno un esplicito riferimento.
La collaborazione europea è fondamentale, ma l’Italia, il nostro Paese, ha le sue peculiarità, il suo
modello, le sue tipicità industriali e sociali.
Con l’Europa concordiamo sugli elementi <sfidanti>dei prossimi anni: economia circolare
sostenibile, intelligenza artificiale, commercio globale. Siamo molto vicini nei valori
fondamentali, i Pilastri Europei di Goteborg. Ma sarebbe un errore delegare tutto a loro. Aspettare
che loro decidano i contenuti della Normazione Europea ed allinearci (come sapete, per le regole del
mercato comune, non una scelta ma un obbligo!).
Non è un rischio peregrino, ma una possibilità. Se non cresce la <cultura normativa>, quasi una
certezza.
Il riferimento è al progetto normativo sulla digitalizzazione delle costruzioni per cui UNI opera da
oltre 10 anni ed ha sviluppato una proposta normativa compiuta nella UNI 11337. Un lavoro
impegnativo, ancora in corso, a cui hanno partecipato tutti gli stakeholder interessati (progettisti,
industria, imprese, università, centri di ricerca, case di software, pubblica amministrazione). Un lavoro che
rispetta il nostro modello sociale, le peculiarità del nostro modo di produrre, le caratteristiche dei
nostri edifici e delle nostre città (la parte virtuosa, non quella degenere del mercato deviato delle costruzioni) e
ci pone all’avanguardia nel sistema europeo ed internazionale, dove le nostre idee sono valutate con
interesse ed attenzione.
Ma Legge e Norma, nonostante siano numerosissime le occasioni in cui la Normazione supporta ed
integra la Legislazione (NTC sicurezza sismica; D.lgs 106 armonizzazione prodotti; CAM codici ambientali
minimi), qualche volta non sembrano voler camminare insieme.
Una mancanza, una difficoltà di dialogo, che indebolisce la posizione del nostro Paese in Europa e
nel Mondo, molto di più della mancanza di consenso su una specifica Norma.
Condividere questa lettura, agire per superare i problemi e promuovere la <cultura della
normazione italiana> deve essere un impegno di tutti.
****
La forza ed i rischi insiti nella Intelligenza Artificiale portano in evidenza le potenzialità della
Normazione come strumento di <politica industriale>. Le Norme Tecniche Consensuali sono
una Piattaforma Facilitatrice, una Infrastruttura Immateriale con cui trasmettere, condividere,
consolidare la conoscenza tra gli attori del mercato (qualsiasi sia la dimensione) e sempre più della
società.
Le Norme Tecniche Consensuali sono <aperte, trasparenti, condivise>.
Non hanno segreti, non nascondono le insidie degli <schemi proprietari> di cui ci si deve fidare
per definizione e delle cui prevaricazioni ci si accorge <quando i buoi sono usciti dal recinto>.
Le Norme Tecniche, per la loro apertura e partecipazione democratica (non per scelta, ma per Legge –
art 5 D.lgs 223-) esprimono le nostre tipicità, i nostri valori, i nostri interessi diffusi, la nostra
esigenza di sicurezza, la nostra cultura, il nostro made in. Sono l’elemento fondante della
5
nostra competitività, del nostro modo di essere, del nostro modo di relazionarci e di essere
riconosciuti nel mondo.
La nostra difesa rispetto alle ingerenze di Paesi ed interessi diversi.
Elementi imprescindibili per la nostra qualità della vita e che trovano nel BES (Benessere Equo
Sostenibile) un criterio di valutazione e misurazione recepito dal Governo nel Documento
Economico Finanziario.
Queste sono le ragioni che hanno portato il Consiglio Direttivo UNI ad approvare le Linee
Politiche con una vision centrata sulla Responsabilità Sociale in coerenza con i 17 obiettivi ONU al
2030 sullo sviluppo sostenibile.
In questo quadro si colloca la lettura della Commissione Europea sul contributo della Normazione
Tecnica per le <sfide sociali e le politiche europee: innovazione, qualità, sicurezza, crescita,
occupazione, catena del valore globale, mercato unico.
Così come il D.lgs 223 con i suo elementi di identificazione, ruolo, attività e finanziamento
della Normazione Tecnica Italiana.
UNI è una Piattaforma Multi Stakeholder. Una piattaforma aperta con condizioni di accesso, oneri
di partecipazione, modello di gevernance equi, ragionevoli, non discriminatori. Il principio FRAND
che rende la Normazione un <Bene Comune Primario>, uno strumento di <cittadinanza
attiva>, un elemento della <democrazia partecipata>.
Ma anche un contributo essenziale per la conoscenza diffusa e condivisa, la crescita della
competenza e della consapevolezza degli operatori economici e dei cittadini.
Un modo per sviluppare, consolidare la coscienza critica e la capacità di giudizio al fine di
proteggere le nostre scelte dalle manipolazioni dei media, dalla tecnologia e dagli abusi dei poteri
forti5.
Sviluppare e praticare <cittadinanza attiva> non si esaurisce nella ritualità del voto. Comporta
impegno e partecipazione, studio e conoscenza.
Un tema che ho trattato nella lettera ai soci nella Relazione 2017, ricordando come, per essere
protagonisti delle Normazione (elaborare il contenuto, valutare l’impatto su se stessi e gli altri, dibattere e
condividere gli scopi, le finalità e gli indirizzi, per accettare e condividere le conclusioni) e per praticare in modo
efficace i principi della <apertura, trasparenza, condivisione>, serve l’intelligenza della
conoscenza e del saper discernere e decidere.
Un compito che possiamo svolgere singolarmente o delegare ai <corpi intermedi>, il cui impegno
nella ricerca di una posizione condivisa per la mancanza di <maggioranze predefinite> deve essere
svolto <analizzando le situazioni in cui l’interesse della parte rappresentata è compatibile con l’interesse collettivo e
quelle in cui esso costituisce un ostacolo>.6 .
****
Alla conoscenza l’Istat quest’anno ha dedicato un rapporto in cui è stato rimarcato come le
interazioni e le relazioni tra le persone nei rapporti sociali ed economici siano, in ultima istanza,
<informazione> che, in una inevitabile forma di accumulazione, va ad aumentare la nostra
conoscenza.
5
Alla luce dello scandalo Facebook, si può affermare che i <social> raccolgono informazioni su di noi,
piuttosto che dare informazioni a noi.
6
Viene spontaneo un confronto con l’attuale frangente politico in cui, per la mancanza di maggioranze
predefinite, le consultazioni per cercare formare il governo sono state definite <consultazioni maieutiche>
proprio per la necessità di essere fino in fondo sinceri, tirare fuori tutto quello che si è e si pensa, nella ricerca
di una soluzione praticabile.
6
La Normazione è parte di questa informazione: di prodotto, di processo, di servizio, sulla qualità e
sulla sicurezza, sulle modalità d’uso, di conservazione, di asporto, di smaltimento, sulle
caratteristiche dei materiali, sulle modalità di esecuzione, sui diritti delle persone e sulle tutele
dell’ambiente.
Per questo, prendendo spunto da Richard Tayler, un altro Nobel dell’economia, abbiamo
classificato la Normazione una <spinta gentile>, un riferimento, una informazione, un
suggerimento su <come fare bene le cose>.
Ma è anche un modo per attenuare le <asimmetrie informative7> - un concetto che ha reso famoso
Kennet Arrow un altro premio Nobel dell’economia - che sempre caratterizzano i rapporti economici, con
una prevalenza conoscitiva per chi vende rispetto a chi compera. Uno squilibrio tra parte forte e
parte debole nei rapporti contrattuali che, se non governato, genera sospetto, sfiducia, apprensione,
allontana dalla collaborazione dalla decisione condivisa.
Ragione per cui ritornano centrali gli aspetti delle relazioni, della maieutica, della empatia e della
collaborazione.
Difficile trovare soluzioni comuni, convergenze, se ci si arrocca sulle <irrinunciabili> proprie
posizioni, se si pensa solo al proprio interesse.
Anche questo è politica: apertura della mente, dare peso alle cose per il loro valore complessivo e
non solo per quello economico.
Ce lo ricorda sempre Papa Francesco : “La politica si occupa del genere umano, di tutto ciò che gli sta intorno,
dei suoi confini, anche quelli della modernità. In questo molto conta la educazione dei giovani: è giusta l’attenzione
per il lavoro, l’impegno per la sua ricerca. Il lavoro è fondamentale per la dignità dell’uomo, ma assieme ad esso c’è un
altro sentimento altrettanto necessario e, forse, più importante: è il sentimento di amore per gli altri, la propria gente,
la propria città”.
Una concezione, una cultura che mi fa tornare alla mente la definizione di una filosofa laica,
l’americana Martha Nussbaum, sulla formazione dei cittadini:
“ I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda ed in cui vivono, grazie solo alla
logica del sapere fattuale. Non vi è nulla da obiettare su una buona istruzione tecnico scientifica, ma nel vortice della
conoscenza stiamo correndo il rischio di far scomparire capacità essenziali per la salute di qualsiasi democrazia e per
la crescita di una cultura mondiale in grado di affrontare i problemi più gravi del pianeta. Capacità associate agli
studi umanistici ed artistici, come la capacità di trascendere i localismi ed affrontare i problemi come cittadini del
mondo, la capacità di raffigurarsi simpateticamente nella categoria dell’altro”.8
Considerazioni che ci riportano alla avvincente avventura del passaggio dalle vite e bulloni, all’etica
ed alla responsabilità sociale.
Saper e saper fare non possono essere disgiunti, perché senza motivazione, senza porsi domande, è
difficile coltivare uno spirito critico, comprendere emozioni ed aspettative, individuare i problemi,
definire una strategia, cercare soluzioni.
Fare senza sapere è sopravvivere, è essere automi, eseguire, non vivere consapevoli e pensanti.
È ciò che temiamo possa indurre una intelligenza artificiale.
7 Kennet Arrow premio Nobel per l’economia del 1955 per la <Teoria sugli equilibri economici> ha
rappresentata le <asimmetrie informative> come le condizioni che in un rapporto bilaterale possono rendere
il mercato inefficiente (emblematico è il caso del rapporto tra venditore ed acquirente di una macchina usata in cui il venditore
può <non informare> il compratore dei difetti di un auto in vendita e quello tra produttori e compratori di farmaci da cui sono
nati gli strumenti di garanzia informativa - i bugiardini).
8 <Non per profitto> - Martha Nussbaum – Il Mulino -
7
È ciò che le <persone> non devono dimenticare mai.
Sia nel fare le Leggi, sia nel fare le Norme, sia nel valutarle, sia nell’applicarle.
“Possiamo acquisire il potere con il sapere, ma la vera ricchezza la otteniamo con la
sensibilità ai problemi altrui” - Rabindranath Tagore -
8

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Avventura

  • 1. CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE PIERO TORRETTA AL CONVEGNO “DECRETO NORMAZIONE: OPPORTUNITA’ E IMPEGNI” MILANO, 10 APRILE 2018 AVVENTURA Uni nel 2021 compirà cento anni. Dalla interfacciabilità delle viti e dei bulloni, all’etica ed alla responsabilità sociale della economia, possiamo dire: è stata una avventura. Una avvincente avventura che, soprattutto negli ultimi anni, dopo la crisi finanziaria del 2008 e le crescenti difficoltà della <democrazia rappresentativa>, ha visto la Normazione convivere con le trasformazioni della economia e della società. L’incontro di oggi, i contributi, il dibattito, le aspettative lo hanno confermato. La mia memoria risale a trenta anni fa, alla presidenza di Giacomo Elias che seppe ridare all’Ente, la stabilità economica e finanziaria, oltre ad un ruolo europeo ed internazionale con la presidenza Italiana di CEN ed ISO (il cui presidio è un compito definito nel D.lgs 223, ma soprattutto un obiettivo strategico del nostro ruolo) . La mia personale avventura prende avvio invece qualche anno dopo con il Presidente Paolo Scolari ed il Direttore Alessandro Santoro, alla cui sagace visione strategica (il risultato sociale della attività) e intelligente gestione operativa (l’equilibrio economico dell’ente), va il merito per ciò che UNI è oggi. A loro va il nostro affettuoso ricordo ed il ringraziamento per il lavoro svolto. Parlavano allora di <regole del gioco>. Una iniziativa che abbiamo congiunto con il motto Manzoniano: “Operar senza regole è il più faticoso e difficile mestiere del mondo” Il Nobel Tirole -con le sue riflessioni- ha confermato che lo è ancora oggi. La nostra idea, la nostra ambizione, la nostra doxa, era allora la convinzione – convinzione <soggettiva> non certo la verità – sul ruolo della Normazione come <strumento per l’efficienza e l’efficacia del sistema Paese>. Un modo diverso per dire ciò che la Commissione Europea dice oggi sul <contributo alle sfide sociali ed alle politiche Europee>. L’attività di Uni era allora ancora concentrata sui <prodotti e sui processi>. Anche se, per parte rilevante di questi – i sistemi di gestione sulla sicurezza del lavoro– nonostante le previsioni della Legge (D.lgs 81:2008), tra gli Stakeholder Italiani non è mai stata trovata la condivisione (condizione questa imprescindibile per la normazione) sul possibile ruolo –efficiente ed efficace – di una Norma Italiana in materia di SGSL. Così per anni i Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro nel nostro Paese, anziché ad una Norma sviluppata sulla base delle Linee Guida UNI INAIL, si sono dovuti riferire ad una prassi inglese -la OHSAS 18001- che, (nonostante i buoni risultati attestati da Accredia), non è mai stata tradotta, ma soprattutto è espressione di una cultura e di un quadro legislativo diverso dal nostro (sono d’accordo con l’appello del Politecnico – in democrazia le scelte le fanno le persone non un enclave di tecnocrati- ma nel nostro paese ancora oggi si fa fatica a parlare in italiano, figuriamoci a capire l’inglese). La nuova UNI ISO 45001 pubblicata 15 giorni fa è stata sviluppata anche con il rilevante nostro contributo ed è la dimostrazione pratica dell’importanza della partecipazione e del consenso (se non presidi i luoghi della normazione e non partecipi alle decisioni, gli altri decidono le regole anche per te – un aspetto di cui dobbiamo essere consapevoli quando invochiamo la <cultura>, ma facciamo spallucce sulle risorse) 1
  • 2. Nella seconda decade del 2000 l’Europa, facendo evolvere il principio del <nuovo approccio> (la sussidiarietà della Norma rispetto alla Legge), rafforzava la sua idea sul ruolo della Normazione come <strumento per la libera circolazione dei prodotti nel mercato unico>1 e, con il Regolamento 765:2008, definiva le regole in materia di accreditamento e vigilanza del mercato. Si veniva così a creare un sistema integrato tra Normazione, Accreditamento e Certificazione, con l’obiettivo di fornire un efficace riferimento per le caratteristiche essenziali (sicurezza; qualità) dei prodotti, dei processi, dei servizi (il compito della Normazione) e la garanzia della conformità delle proposte presenti sul mercato (il compito dell’Accreditamento e della Certificazione). Ciò ai fini di una corretta e comparabile concorrenza tra i produttori e di una adeguata informazione e garanzia del consumatore. È questo quello che intendiamo quando parliamo di politiche integrate del <Sistema Qualità Italia>. Normazione ed Accreditamento, ognuno per la sua parte, svolgono una funzione di interesse pubblico. Sono cioè un <bene comune>. Per questo devono essere aperti nella attività e nella governance; non devono subire condizionamenti, né alimentare o sostenere interessi particolari. Devono, come dice Jean Tirole “analizzare le situazioni in cui l’interesse individuale è compatibile con l’interesse collettivo e quelle in cui al contrario esso costituisce un ostacolo”, consapevoli, come dice Michael Spence che “la regolamentazione autoreferenziale da parte delle stesse aziende che forniscono i servizi, non sembra funzionare”. (Se li premiano con i Nobel, qualche ragione ci sarà! ) Questa è la ragione per cui UNI, da sempre, sostiene che non vi possa essere Accreditamento senza una Norma Consensuale. Ragione per cui gli <schemi proprietari> (i marchi, i rating di valutazione definiti in modo autoreferenziale senza <democraticità, trasparenza e consensualità>), se hanno interesse ad essere certificati, lo devono fare fuori dal <Sistema Qualità Italia>2. ( Una ragione che si ritrova nei <principi ispiratori> della Normazione Consensule (principi consolidati oggi dal D.lgs, 223), in coerenza alla quale UNI, nonostante fosse un interessante fonte di ricavi e non fosse espressamente proibito – altri enti normatori europei, in modo più o meno trasparente, lo hanno fatto– non ha mai praticato <l’attività di certificazione> e, volendo e dovendo garantire la sua natura <terza>, per evitare confusioni e sovrapposizioni di ruoli tra chi fa le regole e chi ne verifica l’applicazione, è uscita dagli organi direttivi degli Enti di Certificazione. Una coerenza ed una trasparenza che, per l’efficienza e l’efficacia del <Sistema Qualità Italia>, per il supporto alla leale concorrenza ed alla competitività, ma soprattutto per la legittimazione da, e la fiducia del consumatore, deve trovare nelle politiche e nelle attività di Normazione, Accreditamento e Certificazione, una sostanziale convergenza. Ad ognuno il suo ruolo. Normazione ed Accreditamento devono condividere gli obiettivi, definire compiti e funzioni, evitare sovrapposizioni, impedire che la Certificazione svolga il ruolo di 1 <Nuove strategie per il Mercato Unico> Rapporto di Mario Monti del 2010 al Presidente Barroso: “La standardizzazione è la chiave di volta della governance del Mercato Unico”. Servono “Regole che funzionino e diano il giusto incentivo alla attività economica”, sviluppate con tecniche legislative “informate da una precisa conoscenza dei fattori in gioco” che garantiscano “un accesso vasto e paritetico a tutte le categorie ai fini di un processo legislativo democratico e legittimo,(…) anche con l’applicazione delle norme dal basso da parte cioè dei privati”. 2 Un aspetto delicato che è stato dibattuto in relazione al richiamo nella Legge sui CAM di requisiti aggiuntivi -schemi proprietari- rispetto alle Norme Armonizzate, con il rischio di un infrazione comunitaria per il nostro Paese. 2
  • 3. <controllore controllato> e, soprattutto arginare il rischio che il <bene comune> del Sistema Qualità Italia, sia asservito agli interessi del business anziché agli <interessi collettivi>. Anche di questo è bene si tenga conto nella valutazione di quello che abbiamo definito <equilibrio tra il risultato sociale ed il risultato economico>, oggi fortemente limitato da una incerta collaborazione nel <Sistema Qualità>. Un aspetto che va affrontato anche alla luce della persistente, ma erronea, convinzione, che sia solo un problema di costo di accesso ed acquisizione delle norme. **** Col passare del tempo, l’evoluzione delle cose, la spinta delle nuove tecnologie e una rinnovata coscienza sociale, hanno modificato la percezione della nostra verità, la nostra doxa. Alle Norme sui prodotti e sui processi, anche grazie alla perspicacia di un uomo -il VP Sergio Bracco- che ne ha intuito le potenzialità, si sono aggiunti i <servizi>, che saranno poi valorizzati anche dalle scelte Europee (Sergio Bracco sulla base della sua esperienza in Cina come VP Iveco, ci anche aveva messo in all’erta sullo spregio in quel Paese della proprietà intellettuale – aspetto oggi alla attenzione della UE). Tutto ciò ci ha portato al concetto di <Stato Comunità>3 la cui idea è sempre di un uomo, l’avv. Rocco Colicchio, uomo di Stato innamorato della Normazione Tecnica Volontaria, che ne ha da sempre intuito le potenzialità come strumento di supporto ed integrazione della Legislazione Cogente. Sempre di uomini parliamo quando pensiamo a chi ha reso grande in questi anni la normazione, sia con l’impegno e l’attività svolta, sia con il sostegno offerto e garantito nei ruoli istituzionali ricoperti. Mi riferisco a Giorgio Squinzi, un grande imprenditore, un grande Presidente di Confindustria, un grande amico. Un esempio a cui accomuno tutti coloro – in primis chi ha meritato il premio Scolari- che alla Normazione dedicano la loro intelligenza, la loro competenza, il loro impegno e la loro passione. **** Dallo <Stato Comunità> il nostro percorso è proseguito con l’interrogativo forse presuntuoso del <Ruolo della Normazione Tecnica Volontaria nella politica economica nazionale>4 e, presunzione per presunzione, si è ampliato alla sicurezza in senso generale (lavoro, domestica, cittadini, finanziaria, alimentare, informatica) ed alla <Responsabilità Sociale> (Temi ritrovati qualche anno dopo tra le attenzioni della Commissione Europea e dello stesso D.lgs 223 – sicurezza prodotti, processi,servizi . La Responsabilità Sociale si è dimostrato un tema importante, ma delicato, con controindicazioni ed il rischio - se non governato con sapienza - che <venga abusata e diventi ragione di business anziché interesse collettivo> (la 1° organizzazione che ha sottoscritto un protocollo sulla RS con UNI è stata l’ABI con presidente Mussari). Anche questo fa parte della nostra verità, ed è opportuno che si conosca. L’attenzione sulla Responsabilità Sociale, così come per la <sicurezza finanziaria> non si è però fermata. Anzi nel proseguo delle attività, ed alla luce di ciò che è emerso nei comportamenti del sistema finanziario, UNI ha sviluppato iniziative sulla qualifica professionale degli intermediari finanziari e sulla educazione finanziaria dei cittadini (significativa è l’iniziativa con il Comune di Milano). 3 “La normazione volontaria nello Stato Comunità” UNI 12.05.2012 4 “Quale ruolo per la normazione tecnica volontaria nelle politiche economiche nazionali” UNI –MISE 10.11.2015 3
  • 4. Oggi inoltre UNI opera con FABI (il maggior sindacato dei bancari) e con molti attori di quel mondo, sia per la definizione dei requisiti professionali degli operatori del credito, sia nella definizione di codici comportamentali utili a garantire che, <la sicurezza e la qualità del servizio finanziario all’utente>, non siano pregiudicati dalla rincorsa degli obiettivi a breve termine del management e dalla illusione dei profitti degli azionisti (un top manager viene pagato 460 volte un dipendente titolava sabato scorso <la Repubblica>). Anche per questo lavoro, così come per l’intuizione sulle potenzialità delle Prassi di Riferimento che ci consentono di spaziare in campi innovativi ed aggregare l’interesse per la normazione di nuovi stakeholder, dobbiamo ringraziare un uomo.Il nome per ragioni di riservatezza e di giusto pudore, lo lascio però alla vostra immaginazione: anche se lo guardo fisso negli occhi. Ottimizzare gli strumenti normativi, rendere coerenti i tempi di elaborazione ed approvazione delle norme con le esigenze del mercato e della società, definire modelli in cui riconoscere alle <intuizioni ed alle invenzioni soggettive> che confluiscono nelle Norme un vantaggio compatibile con il principio FRAND (equo, ragionevole e non discriminante), è un obiettivo del nostro lavoro. **** Oggi abbiamo dibattuto anche degli strumenti che la tecnologia offre per una possibile soluzione della crisi economica. Strumenti che però, se non regolamentati, creano ansie e preoccupazioni, sia per il lavoro dell’uomo, sia per le libertà economiche, politiche e sociali. Non possiamo però fermarci alle preoccupazioni, alla nostra doxa. Gli altri, il mondo globale, vanno avanti. I rischi di perdita di opportunità, di emarginazione, di colonizzazione del nostro Paese, sono ben maggiori di quanto è avvenuto, a causa della mancanza di consenso degli Stakeholder nei Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro.Non basta tenere gli occhi aperti e presidiare, occorre investire. Gli Stati Uniti e la Cina sono scesi in campo da tempo in una competizione sulla Intelligenza Artificiale investendo risorse, prevalentemente pubbliche o aiuti di Stato, nella ricerca. Conosciamo i loro modelli di vita, i loro valori, il loro modo di fare. Non sono esattamente quelli Italiani e neppure quelli Europei. La Cina, nella Intelligenza Artificiale, ha l’ambizione di diventare <l’invidia nel mondo> nel 2030. E non solo in quello, a quanto pare. Il loro modello, nonostante le dichiarazioni del Presidente Imperatore Xi Jimping, soprattutto per quanto attiene ai diritti universali delle persone ed alle tutele dell’ambiente, non è perfettamente collimante con gli obiettivi ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile. L’Italia, l’Europa, non possono stare fermi. Il mercato Europeo è più grande di quello Americano e la dimensione, soprattutto in questo ambito, ha grande rilevanza. La dimensione, ma soprattutto il contenuto. E questo, se non vogliamo dissolvere la nostra identità, il nostro modello, la nostra storia, non possiamo dimenticarlo e delegarlo (anche per mere ragioni di risorse), zitti, ma preoccupati, alle scelte degli altri. Anche in questo dobbiamo essere coesi se vogliamo esercitare compiutamente il ruolo che le aspettative ci assegnano. Le risorse sono importanti, ma non bastano, serve un progetto e soprattutto coesione di intenti Per questo è utile ricordare le esperienze di questi ultimi anni nel rapporto tra Normazione, Economia e Società. 4
  • 5. Industria 4.0 - lo hanno ricordato molti interventi di oggi - è una intelligente iniziativa di stimolo agli investimenti privati con la creazione di rilevanti vantaggi fiscali. Per meglio coordinare gli investimenti, la coerenza e la finalità degli stessi ed ottimizzare l’uso delle risorse –pubbliche e private- sia nelle valutazioni della X Commissione della Camera, sia nei successivi approfondimenti con i partner tedeschi e i francesi, è stata condivisa l’opportunità di riferirsi agli <standard> della Normazione Tecnica Europea (DIN, AFNOR; UNI/ CEN), anche al fine di meglio incidere sui contenuti della Normazione Internazionale ISO. Un aspetto ripreso nell’incontro del G7 Industy di Torino dello scorso ottobre i cui documenti conclusivi ne fanno un esplicito riferimento. La collaborazione europea è fondamentale, ma l’Italia, il nostro Paese, ha le sue peculiarità, il suo modello, le sue tipicità industriali e sociali. Con l’Europa concordiamo sugli elementi <sfidanti>dei prossimi anni: economia circolare sostenibile, intelligenza artificiale, commercio globale. Siamo molto vicini nei valori fondamentali, i Pilastri Europei di Goteborg. Ma sarebbe un errore delegare tutto a loro. Aspettare che loro decidano i contenuti della Normazione Europea ed allinearci (come sapete, per le regole del mercato comune, non una scelta ma un obbligo!). Non è un rischio peregrino, ma una possibilità. Se non cresce la <cultura normativa>, quasi una certezza. Il riferimento è al progetto normativo sulla digitalizzazione delle costruzioni per cui UNI opera da oltre 10 anni ed ha sviluppato una proposta normativa compiuta nella UNI 11337. Un lavoro impegnativo, ancora in corso, a cui hanno partecipato tutti gli stakeholder interessati (progettisti, industria, imprese, università, centri di ricerca, case di software, pubblica amministrazione). Un lavoro che rispetta il nostro modello sociale, le peculiarità del nostro modo di produrre, le caratteristiche dei nostri edifici e delle nostre città (la parte virtuosa, non quella degenere del mercato deviato delle costruzioni) e ci pone all’avanguardia nel sistema europeo ed internazionale, dove le nostre idee sono valutate con interesse ed attenzione. Ma Legge e Norma, nonostante siano numerosissime le occasioni in cui la Normazione supporta ed integra la Legislazione (NTC sicurezza sismica; D.lgs 106 armonizzazione prodotti; CAM codici ambientali minimi), qualche volta non sembrano voler camminare insieme. Una mancanza, una difficoltà di dialogo, che indebolisce la posizione del nostro Paese in Europa e nel Mondo, molto di più della mancanza di consenso su una specifica Norma. Condividere questa lettura, agire per superare i problemi e promuovere la <cultura della normazione italiana> deve essere un impegno di tutti. **** La forza ed i rischi insiti nella Intelligenza Artificiale portano in evidenza le potenzialità della Normazione come strumento di <politica industriale>. Le Norme Tecniche Consensuali sono una Piattaforma Facilitatrice, una Infrastruttura Immateriale con cui trasmettere, condividere, consolidare la conoscenza tra gli attori del mercato (qualsiasi sia la dimensione) e sempre più della società. Le Norme Tecniche Consensuali sono <aperte, trasparenti, condivise>. Non hanno segreti, non nascondono le insidie degli <schemi proprietari> di cui ci si deve fidare per definizione e delle cui prevaricazioni ci si accorge <quando i buoi sono usciti dal recinto>. Le Norme Tecniche, per la loro apertura e partecipazione democratica (non per scelta, ma per Legge – art 5 D.lgs 223-) esprimono le nostre tipicità, i nostri valori, i nostri interessi diffusi, la nostra esigenza di sicurezza, la nostra cultura, il nostro made in. Sono l’elemento fondante della 5
  • 6. nostra competitività, del nostro modo di essere, del nostro modo di relazionarci e di essere riconosciuti nel mondo. La nostra difesa rispetto alle ingerenze di Paesi ed interessi diversi. Elementi imprescindibili per la nostra qualità della vita e che trovano nel BES (Benessere Equo Sostenibile) un criterio di valutazione e misurazione recepito dal Governo nel Documento Economico Finanziario. Queste sono le ragioni che hanno portato il Consiglio Direttivo UNI ad approvare le Linee Politiche con una vision centrata sulla Responsabilità Sociale in coerenza con i 17 obiettivi ONU al 2030 sullo sviluppo sostenibile. In questo quadro si colloca la lettura della Commissione Europea sul contributo della Normazione Tecnica per le <sfide sociali e le politiche europee: innovazione, qualità, sicurezza, crescita, occupazione, catena del valore globale, mercato unico. Così come il D.lgs 223 con i suo elementi di identificazione, ruolo, attività e finanziamento della Normazione Tecnica Italiana. UNI è una Piattaforma Multi Stakeholder. Una piattaforma aperta con condizioni di accesso, oneri di partecipazione, modello di gevernance equi, ragionevoli, non discriminatori. Il principio FRAND che rende la Normazione un <Bene Comune Primario>, uno strumento di <cittadinanza attiva>, un elemento della <democrazia partecipata>. Ma anche un contributo essenziale per la conoscenza diffusa e condivisa, la crescita della competenza e della consapevolezza degli operatori economici e dei cittadini. Un modo per sviluppare, consolidare la coscienza critica e la capacità di giudizio al fine di proteggere le nostre scelte dalle manipolazioni dei media, dalla tecnologia e dagli abusi dei poteri forti5. Sviluppare e praticare <cittadinanza attiva> non si esaurisce nella ritualità del voto. Comporta impegno e partecipazione, studio e conoscenza. Un tema che ho trattato nella lettera ai soci nella Relazione 2017, ricordando come, per essere protagonisti delle Normazione (elaborare il contenuto, valutare l’impatto su se stessi e gli altri, dibattere e condividere gli scopi, le finalità e gli indirizzi, per accettare e condividere le conclusioni) e per praticare in modo efficace i principi della <apertura, trasparenza, condivisione>, serve l’intelligenza della conoscenza e del saper discernere e decidere. Un compito che possiamo svolgere singolarmente o delegare ai <corpi intermedi>, il cui impegno nella ricerca di una posizione condivisa per la mancanza di <maggioranze predefinite> deve essere svolto <analizzando le situazioni in cui l’interesse della parte rappresentata è compatibile con l’interesse collettivo e quelle in cui esso costituisce un ostacolo>.6 . **** Alla conoscenza l’Istat quest’anno ha dedicato un rapporto in cui è stato rimarcato come le interazioni e le relazioni tra le persone nei rapporti sociali ed economici siano, in ultima istanza, <informazione> che, in una inevitabile forma di accumulazione, va ad aumentare la nostra conoscenza. 5 Alla luce dello scandalo Facebook, si può affermare che i <social> raccolgono informazioni su di noi, piuttosto che dare informazioni a noi. 6 Viene spontaneo un confronto con l’attuale frangente politico in cui, per la mancanza di maggioranze predefinite, le consultazioni per cercare formare il governo sono state definite <consultazioni maieutiche> proprio per la necessità di essere fino in fondo sinceri, tirare fuori tutto quello che si è e si pensa, nella ricerca di una soluzione praticabile. 6
  • 7. La Normazione è parte di questa informazione: di prodotto, di processo, di servizio, sulla qualità e sulla sicurezza, sulle modalità d’uso, di conservazione, di asporto, di smaltimento, sulle caratteristiche dei materiali, sulle modalità di esecuzione, sui diritti delle persone e sulle tutele dell’ambiente. Per questo, prendendo spunto da Richard Tayler, un altro Nobel dell’economia, abbiamo classificato la Normazione una <spinta gentile>, un riferimento, una informazione, un suggerimento su <come fare bene le cose>. Ma è anche un modo per attenuare le <asimmetrie informative7> - un concetto che ha reso famoso Kennet Arrow un altro premio Nobel dell’economia - che sempre caratterizzano i rapporti economici, con una prevalenza conoscitiva per chi vende rispetto a chi compera. Uno squilibrio tra parte forte e parte debole nei rapporti contrattuali che, se non governato, genera sospetto, sfiducia, apprensione, allontana dalla collaborazione dalla decisione condivisa. Ragione per cui ritornano centrali gli aspetti delle relazioni, della maieutica, della empatia e della collaborazione. Difficile trovare soluzioni comuni, convergenze, se ci si arrocca sulle <irrinunciabili> proprie posizioni, se si pensa solo al proprio interesse. Anche questo è politica: apertura della mente, dare peso alle cose per il loro valore complessivo e non solo per quello economico. Ce lo ricorda sempre Papa Francesco : “La politica si occupa del genere umano, di tutto ciò che gli sta intorno, dei suoi confini, anche quelli della modernità. In questo molto conta la educazione dei giovani: è giusta l’attenzione per il lavoro, l’impegno per la sua ricerca. Il lavoro è fondamentale per la dignità dell’uomo, ma assieme ad esso c’è un altro sentimento altrettanto necessario e, forse, più importante: è il sentimento di amore per gli altri, la propria gente, la propria città”. Una concezione, una cultura che mi fa tornare alla mente la definizione di una filosofa laica, l’americana Martha Nussbaum, sulla formazione dei cittadini: “ I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda ed in cui vivono, grazie solo alla logica del sapere fattuale. Non vi è nulla da obiettare su una buona istruzione tecnico scientifica, ma nel vortice della conoscenza stiamo correndo il rischio di far scomparire capacità essenziali per la salute di qualsiasi democrazia e per la crescita di una cultura mondiale in grado di affrontare i problemi più gravi del pianeta. Capacità associate agli studi umanistici ed artistici, come la capacità di trascendere i localismi ed affrontare i problemi come cittadini del mondo, la capacità di raffigurarsi simpateticamente nella categoria dell’altro”.8 Considerazioni che ci riportano alla avvincente avventura del passaggio dalle vite e bulloni, all’etica ed alla responsabilità sociale. Saper e saper fare non possono essere disgiunti, perché senza motivazione, senza porsi domande, è difficile coltivare uno spirito critico, comprendere emozioni ed aspettative, individuare i problemi, definire una strategia, cercare soluzioni. Fare senza sapere è sopravvivere, è essere automi, eseguire, non vivere consapevoli e pensanti. È ciò che temiamo possa indurre una intelligenza artificiale. 7 Kennet Arrow premio Nobel per l’economia del 1955 per la <Teoria sugli equilibri economici> ha rappresentata le <asimmetrie informative> come le condizioni che in un rapporto bilaterale possono rendere il mercato inefficiente (emblematico è il caso del rapporto tra venditore ed acquirente di una macchina usata in cui il venditore può <non informare> il compratore dei difetti di un auto in vendita e quello tra produttori e compratori di farmaci da cui sono nati gli strumenti di garanzia informativa - i bugiardini). 8 <Non per profitto> - Martha Nussbaum – Il Mulino - 7
  • 8. È ciò che le <persone> non devono dimenticare mai. Sia nel fare le Leggi, sia nel fare le Norme, sia nel valutarle, sia nell’applicarle. “Possiamo acquisire il potere con il sapere, ma la vera ricchezza la otteniamo con la sensibilità ai problemi altrui” - Rabindranath Tagore - 8