2. Stile genitoriale e comportamento
del preadolescente
Alberto è un ragazzo di 1^ media.
A scuola non ha particolari problemi di apprendimento. A volte gli
insegnanti lamentano dei modi un po’ aggressivi (solo verbali) nei
confronti dei ragazzi più fragili di lui. In particolare oggi a scuola,
durante l’intervallo, Alberto ha preso in giro in modo molto aggressivo
un suo compagno di classe, Filippo. Ha “scoperto” che questo ragazzo si
è preso un cotta per Letizia, la ragazza più bella della scuola. Ha
iniziato ad apostrofarlo dicendo che non aveva nessuna possibilità con
lei, perché lui era un “frocio”, un “gay”, un “finocchio”. Filippo ha reagito
e i due sono finiti alle mani.
Entrambi se ne sono andati a casa con una bella nota disciplinare.
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3. Personaggi in scena:
Alberto: sicuro di sé, mantiene un tono di voce canzonatorio, vuole attirare
l’attenzione dei suoi amici della classe.
Suoi amici: apparentemente non prendono le parti di nessuno, ma ridacchiano,
stanno a guardare.
Filippo: è arrabbiato con se stesso per aver scritto il nome di Letizia sul diario così
che Alberto l’abbia potuto leggere, è ferito nella tua autostima, si sente solo
nell’affrontare la situazione.
Un’insegnante: si interessa di capire chi ha iniziato, per trovare un colpevole. Alla
fine però poi punisce entrambi, poiché entrambi hanno avuto comportamenti
inadeguati. Dà una nota sul diario e minaccia che se il fatto dovesse ripetersi in
futuro, convocherà i genitori.
Come si sentiranno Alberto e Filippo ? Quale sar{ il loro stato d’animo ? Quanto
aspetteranno a mostrare le nota? Come spiegheranno l’accaduto? Quali strategie
adotteranno per spiegare l’accaduto? Come si comporteranno a casa? Come si
comporteranno l’indomani a scuola? Cambieranno il loro comportamento?
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4. Il tiro alla fune
Quando il figlio piccolo, preferisce stare dalla stessa parte
dell'adulto, in 'squadra' , non tira la corda, cerca piuttosto un
alleato nel genitore per affrontare la sua quotidianità.
Con l'ingresso alla scuola media, invece, i ragazzi passano
dall'altra parte del campo, cominciano a tirare la fune per far
entrare l'adulto nel suo territorio. A questo punto, occorre
trovare un equilibrio tra i giocatori: ecco la vera fatica del
genitore che dovrebbe tirare la corda con una forza ben
ponderata per ogni singola situazione.
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5. Gli stili educativi
Il genitore potente che tira sempre dalla sua parte,
dà uno strappo e lo riporta a sé, non lascia al figlio
giocare la sua partita e, quindi, neppure diventare
grande. Il figlio reagisce covando, piano piano, rabbia e
ostilità, tra divieti, regole e paletti, il ragazzo non
riesce a fare esperienze (necessarie per crescere).
Il genitore che molla (subito) la fune. Il figlio tira e
si trova allo sbando perché non c'è più nessuno
dall'altra parte a giocare con lui. Vince, senza fatica.
L’adulto che ha mollato la corda non raccoglie la
richiesta d'aiuto del figlio (che in qualche modo chiede
attenzione e vorrebbe essere 'bloccato').
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6. Il genitore tira la fune quando occorre: sa stare nel
gioco, è disponibile a giocare la partita con il figlio,
calibrando la forza con cui tira la fune.
Se il figlio sta per mollare la fune, il genitore deve
incoraggiarlo a tirare un po', quando invece tira troppo,
è importante esercitare la stessa forza (evitando che il
ragazzo tiri tutto dalla sua e vada incontro a pericoli o
problemi).
Un approccio così è impegnativo e talvolta può essere
faticoso per l'adulto perché richiede attenzione ed
energia e capacità di mettersi in gioco.
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7. Il genitore “mobile”
È importante stare davanti ai ragazzi per proteggerli dai
pericoli che devono essere chiari per l'adulto. Il genitore
segna un po' il percorso, dice dei 'no' e rappresenta una
bussola per il figlio. A volte, invece, è preferibile essere
di fianco al figlio: un approccio amichevole, di tanto in
tanto, è molto utile, ma non bisogna esserlo tutto il
tempo e in ogni occasione. Occorre che il genitore stia
dietro al figlio e gli dia una spinta... Magari, perché non
si sente all'altezza o non ha la forza per esplorare.
L'adulto affaticato tende ad adottare una posizione sola
questo non aiuta mai la relazione e la crescita del figlio.
Il genitore deve fare da ‘filtro’ alle richieste
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8. Quali regole?
Una regola educativa è buona quando tiene conto della persona a
cui se ne chiede il rispetto. Le regole devono essere spiegate,
chiarite con i ragazzi, discusse insieme in modo tale che essi
sappiano sempre cosa ci si aspetta da loro.
Permetti a tuo figlio di correre alcuni rischi, ma allo stesso tempo
tieni sempre in mente la sua sicurezza. C’è bisogno di alcune
regole che proteggano la sicurezza di tuo figlio fuori e dentro casa.
Non decidere le regole nel mezzo di una discussione accesa, di un
conflitto, specialmente se tuo figlio si trova nei guai per aver fatto
qualcosa di sbagliato.
Confrontati con i genitori degli adolescenti frequentati da tuo
figlio per accordarsi su regole comuni: sarà più facile ottenere
collaborazione da tuo figlio.
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9. Non dobbiamo pensare che il ragazzo accetti docilmente
tutto quello che gli chiediamo, le trasgressioni sono
possibili anzi sono auspicabili, servono ad acquisire
responsabilità e a far crescere l’autonomia.
Quando capita, va esplicitato il dispiacere che proviamo
come genitore per l’accaduto, bisogna dire che siamo
rimasti male (comunicarlo in modo sopportabile) e che ci
aspettiamo che non accada più.
Un ragazzo può imparare da una punizione se questa è la
conseguenza di un infrazione alle regole che si sono fissate
in precedenza e chiaramente enunciate.
Le punizioni non andrebbero improvvisate ne fatte
dipendere dall’umore, nemmeno serve minacciare una
punizione e poi non applicare la sanzione.
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10. L’importanza delle frustrazioni
Il ragazzo che è stato abituato a trovare tutto disponibile e ogni
richiesta soddisfatta ancora prima di essere formulata, crescendo fa
fatica ad accettare un limite a ciò che chiede, un confine ai propri
bisogni e un contenimento dei suoi desideri.
Nella preadolescenza è decisivo conoscere il valore delle
limitazioni, dell’attesa, del potersi conquistare un traguardo.
Le limitazioni non sono privazioni ma argini delle azioni, confini e
pause utili.
La difficolt{ dell’adulto sta nell’offrire punti di riferimenti certi, ed
essere in grado di mediare fra gli stessi con i bisogni infantili
(egocentrici, onnipotenti e fantasiosi) e le mutate esigenze sociali ed
evolutive della preadolescenza.
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11. Gratificazioni e lodi
Ogni sforzo e ogni risultato dovrebbe sempre essere riconosciuto
e sottolineato, le lodi e le gratificazioni servono a dare sicurezza e
hanno la funzione di sviluppare quella necessaria autostima con cui
il ragazzo potrà credere in se stesso e negli altri, progettare la
propria esistenza e affrontare la vita e gli ostacoli che incontrerà.
Riconoscergli apprezzamento non solo quando fa qualcosa che
corrisponde alle nostre richieste e alle nostre aspettative, quando
obbedisce ai nostri ordini e alle nostre prescrizioni. Ma anche e
soprattutto quando esprime le sue capacità, quando mostra le sue
doti personali e le sue personali inclinazioni.
Quando vostro figlio raggiunge un buon risultato, ditelo in modo
chiaro con frasi tipo : 'Sono orgoglioso di te!'.
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12. Tre forze regolano i rapporti umani: amore, potere, giustizia
E’ nell’amore che sta il potenziale evolutivo,
nella capacità di crescere e superare utilizzando creativamente gli
inevitabili momenti di difficoltà.
“Educare i figli è un’impresa creativa, un’arte più che una scienza”
(B. Bettelheim).
L’amore sostiene la plasticità necessaria ad adattare le relazioni familiari alle
diverse esigenze legate al ciclo evolutivo della famiglia, al cambiare il sistema delle
idee, degli affetti e delle emozioni condivise.
In preadolescenza si dà l’avvio alla trasformazione del legame di dipendenza
(neotenia) al legame di appartenenza. La crescita sana dipende dalla capacità del
sistema familiare di sostenere questa trasformazione , consentire di avere rapporti
di crescita con altri sistemi relazionali
L’individuo è come un’onda che si forma nell’oceano ...
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13. L’esperienza dell’identità umana
si fonda su due elementi: il senso
di appartenenza, corrispondente
al mantenimento dell'unità del
gruppo nel tempo,
ed il senso di differenziazione,
inteso come necessità di
espressione del Sé individuale di
ognuno.
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La famiglia è il laboratorio in cui questi
ingredienti si mischiano e si ripartiscono.
14. Preadolescenza: nuove modalità di
comportamento e di relazione (IReR, 2008)
I preadolescenti appaiono riparati all’interno di relazioni affettive che rimangono
dentro i confini di un mondo vicino allo sguardo genitoriale, seppur con qualche
sconfinamento più nella dimensione del virtuale che del reale.
Nel passaggio al mondo virtuale, vi è smarrimento che facilita l’agito inconsapevole ed
insensibile ai diritti dell’ “altro”, che appare un’entità “impersonale”, nei confronti della
quale non si è imparato a sviluppare empatia.
L’esordio sessuale non è particolarmente anticipato né si connota di modalità più
superficiali, il primo rapporto sessuale è percepito all’interno di una relazione
significativa, investito di sacralità , è l’epoca dei baci e dei primi contatti corporei.
Le relazioni amicali costituiscono l’ambito nel quale i preadolescenti mostrano la
maggiore precocità ed esperienza: è fondamentale per l’età appartenere ad un gruppo,
la relazione con il migliore amico/a è il luogo ideale in cui ci si può liberare dal timore
del giudizio, ricevere fiducia e sostegno.
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La precocità riguarda l’area della rappresentazione e della
comunicazione intorno alla trasgressione e la sessualità, ma non
l’effettiva messa in atto sul piano del comportamento concreto.
15. Indicatori di rischio
In preadolescenza coesistono comportamenti adattivi e disadattivi,
sono transitorie le distorsioni emotive e comportamentali.
Sbilanciamento verso l’esplorazione a scapito dell’impegno e dell’assunzione
della responsabilità: fattore di rischio di identità
Comportamenti antisociali: sono fattori di rischio i genitori rifiutanti e a
basso supporto, come la capacità di coltivare amicizie diviene fattore
protettivo, mentre l’instabilità emotiva porta a ricercare aggregazioni con
altri individui devianti.
Comportamenti predittori dei disturbi alimentari:
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Bulimia: condotte
caotiche, inusuali, disregolate, impulsive al di là del
campo alimentare, tendenza al ritiro e isolamento
sociale, senso di inadeguatezza.
Anoressia: disinteresse per il
cibo, sminuzzare, separare, selezionare il cibo
comportamento solitario, controllo continuo del peso
corporeo
16. Identità sessuale
I maschi risultano più tipizzati sessualmente e più soddisfatti della loro
appartenenza al genere.
Le preadolescenti che si percepiscono più competenti nelle attività tipicamente
maschili, sono avvantaggiate in termini di autostima, ma malviste dalle
coetanee, questo crea in loro un conflitto.
Il forte pregiudizio intergruppo potrebbe essere visto come una limitazione
“necessaria” e temporanea per lo sviluppo della propria identità .
In preadolescenza si crea una forte pressione alla tipizzazione di genere,
l’accoglienza dei pregiudizi sta alla base di una percezione di maggiore
accettazione.
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18. Questionario sul senso di competenza di genitore (1)
Un aspetto di tipo cognitivo che caratterizza la relazione con i propri
figli è senz’altro il senso di autoefficacia e competenza che il genitore
percepisce nella relazione con il proprio figlio, da cui scaturisce il senso
di autostima.
Il percorso che si snoda nel rapporto con i figli implica che si faccia i
conti con se stessi, con il proprio grado di autostima, del proprio grado
di autonomia sul piano dell’esistere
Il funzionamento psichico di ciascuno di noi e la sua evoluzione dipende
dalla capacità di costruire rapporti e legami con il mondo esterno.
(Bateson, 1976).
Assimilazione è la capacità di impostare rapporti flessibili che mirano ad
integrare le diversità per sostenere la vita.
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19. Non alimentare la rabbia
Non dare un dolore inutile
Non pretendere cose impossibili
Non pressarli con i nostri desideri insoddisfatti
Lasciarli andare con amore come frecce nell’universo
Aiutarli ad esplorare l’ignoto
Non svalutarli troppo quando non sono all’altezza
Non sopravvalutarli quando adempiono al loro mandato
Aiutarli a non avere pretese “nevrotiche”
Sostenere curiosità e rispetto per se stesso, per l’altro e per la vita
(L. Baldascini, 2008)
Se non rendiamo i ragazzi consapevoli della loro identità e delle
loro reali possibilità, essi non riusciranno mai a immaginarsi forti
senza ricchezza, firme e automobili costose.
( G. Bollea, 2005)
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20. Per tutto ciò che non siete riusciti/e ad esprimere,
per i dubbi, le curiosità
inviate una mail a:
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