Best practice, Reply_Emanuela Spreafico, TamTamy: collaboration in action
Nextvalue Ricerca Cloud Computing in Italia e in Europa - Ed. 2010
1. 4
CLOUD COMPUTING UN ANNO DOPO.
CIO ITALIANI E CIO EUROPEI A CONFRONTO
Survey realizzata da Nextvalue
in collaborazione con
Nextvalue ®
Diamo valore all’ICT.
3. SOMMARIO
7 Prefazione
10 Cloud Computing: l’industrializzazione dell’IT
13 Quale Cloud Computing
16 Essere il CIO di una Cloud IT
19 Quali i prossimi passi
21 La Survey Italiana
34 Cloud Computing nelle regioni italiane - Appendice
42 Il confronto con l’Europa
55 Le sette risposte degli Operatori IT
78 Indice delle figure
4. PREFAZIONE
di Alfredo Gatti
Un anno fa, in procinto di chiedere a oltre 100 CIO di Grandi Aziende Italiane
la loro cortese collaborazione al nostro primo lavoro di ricerca sul Cloud
Computing, in Nextvalue eravamo tutti cautamente ottimisti: come spesso accade
eravamo i primi in Italia ad addentrarci in un territorio inesplorato, per di più ci
accingevamo ad affrontare un argomento potenzialmente disruptive, ma avevamo le
idee chiare, non intendevamo innescare un inutile dibattito accademico su un
argomento tanto importante, per di più facendolo con i “soliti noti”. Perciò
cercammo di formare un Panel di CIO alle prese con i problemi reali e non di
visibilità personale e ciò che essi ci raccontarono fu, con grande nostra sorpresa,
uno spaccato di futuro già presente.
I primi riscontri delle interviste furono subito molto concreti. Anche coloro
che si dichiaravano fondamentalmente agnostici, o contrari, desideravano motivare
puntualmente la propria posizione; ma la vera sorpresa fu di riscontrare un dibattito
sul Cloud Computing già iniziato ed esteso nelle grandi imprese italiane, un tema
che già rientrava nelle ipotesi strategiche dei loro CIO, con qualche pioniere già
sulla strada dell’adozione, nonostante molti dei principali operatori dell’offerta non
avessero ancora annunciato alcunché sul tema.
In tutta sincerità non ci aspettavamo una situazione del genere, anche se sono
sempre le imprese Top ad avviare i grandi trend. La nostra ricerca si collocava
proprio nel momento in cui il Cloud Computing guadagnava posizioni nella
5. 8 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
classifica dei fenomeni che catturavano l’attenzione dei CIO italiani, non certo
indifferenti alle promesse di innovazione che esso comporta nell’IT.
Ma se il fenomeno Cloud Computing era già così avanti, allora che fare per
passare all’azione?
Il team di Nextvalue decise che era tempo di rendere disponibili i risultati e di
chiamare a raccolta gli operatori dell’offerta per cercare di scoprire un po’ di più le
carte in fatto di Cloud Computing. Risposero i Top e apprezzarono il fatto di poter
testare la loro proposizione di valore in un ambiente precompetitivo. Insomma la
storia la conoscete: il 2 luglio dell’anno scorso tenemmo a Milano il primo convegno
nazionale dedicato al Cloud Computing in Italia, come evento del nostro
programma Forum ValueIT® e in quella occasione furono ben 156 i decisori di
aziende end-user che vollero partecipare al tema in discussione, analizzare i business
case presentati e apprendere i risultati della survey, peraltro condensati in una
pubblicazione analoga a questa, andata letteralmente a ruba, crediamo non solo
perché gratuita.
Nei mesi successivi siamo stati a nostra volta sollecitati ad approfondire
l’argomento in varie occasioni di incontro con decisori IT, abbiamo puntualmente
condotto la long tail annunciata il 2 luglio con l’approfondire la ricerca a livello
territoriale e di distretti industriali. A distanza di un anno esatto, abbiamo deciso
di rifare il punto sul Cloud Computing nelle grandi aziende italiane e di proporre,
nel nostro ormai tradizionale evento di inizio estate, i risultati del lavoro svolto da
un Panel più ampio di CIO del nostro Paese. Oggi vi sono più elementi qualitativi
e quantitativi per descrivere puntualmente il trend di adozione di Cloud
Computing in Italia. Ma abbiamo fatto un passo ancor più importante: grazie alla
collaborazione con CIOnet (www.cionet.com) siamo stati in grado di proporre la
stessa survey a livello europeo (CIOnet è il primo business network internazionale
ed indipendente focalizzato sull’IT e riservato ai CIO di organizzazioni Top,
attualmente oltre 1.450). Le risposte omogenee ci permettono perciò di proporre
un confronto fra la nostra situazione e quella europea.
I principali risultati sono condensati in questa pubblicazione della nostra collana
Ideas ValueIT®, in cui lo scenario è completato dalle risposte sul tema forniteci dai
nostri Business Partner per l’iniziativa, ovvero Akamai, EMC, Google, IBM, Micro
Focus e Microsoft, che come parte attiva dell’iniziativa vi contribuiscono con la
loro autorevole esperienza di mercato ed i loro business case. Permettetemi quindi
di ringraziarli pubblicamente: avere leader di questo calibro al nostro fianco
nell’iniziativa è per noi di enorme valore e di incoraggiamento a proseguire su
6. Prefazione 9
questa strada della ricerca operativa impostata su criteri di innovazione, di
eccellenza e di condivisione di contributi qualificati.
Il grazie più importante va comunque a tutti quei CIO, italiani ed europei, che
hanno dedicato attenzione e tempo partecipando ai Panel: come sempre molto aperti
e interessati, hanno contribuito in modo fondamentale all’analisi.
Chi ci segue con simpatia ricorderà la mia improbabile citazione dell’anno scorso
di Aristofane, autore della commedia “Le Nuvole”; duemila e passa anni fa già si
pensava seriamente alle nuvole. Visto che ormai mi tocca, oggi vorrei proporvi questa:
“… We can’t even imagine today the potential of Cloud Computing as we look forward.
But [given] the intersection of higher processing power, cheaper cost and the ubiquitous access
to broadband networks that for the first time are available to deliver content in ways that we
couldn’t imagine before … transformation that’s going to fundamentally change the way we
live our lives.”
Quando ho letto questa specie di profezia la prima volta, mi sono detto: “Whao!
Sarà di Mark Benioff o di Eric Schmidt …” Invece è di un certo Vivek Kundra,
l’ha detto in un intervento dal titolo “The Economic Gains of Cloud Computing”
il 7 aprile scorso alla The Brooking Institution. Vivek Kundra è il CIO “federale”,
nominato dal presidente degli Stati Uniti Barak Obama quale responsabile dell’IT
della P.A. degli Stati Uniti. Al di là che i suoi colleghi delle corporation americane
possano essere un po’ meno profetici in fatto di Cloud Computing, grazie a lui esso
occupa un posto di rilievo nella compliance che gli investimenti IT devono avere
per essere approvati nel 2011. Lo stesso presidente Obama sottolinea che per
risparmiare sui soldi dei contribuenti, si deve aumentare l’efficienza e ripensare
strategicamente le stesse infrastrutture e servizi IT. Come dire, il Cloud Computing
non è mandatario, ma quando è il presidente a chiedere di tenere in considerazione
un argomento, di solito viene ascoltato.
Sfortunatamente in Italia non abbiamo un CIO federale, anzi nemmeno un CIO
federalista, ma i problemi di efficienza e di produttività della Pubblica
Amministrazione sì, di quelli ne abbiamo molti. Mi auguro che anche qualche
nostro presidente o ministro scopra il Cloud Computing, magari dando una
sbirciatina a questo volume, così come state facendo voi ora.
A proposito, grazie e buon lavoro!
Managing Partner, Nextvalue
7. CLOUD COMPUTING:
L’INDUSTRIALIZZAZIONE DELL’IT
Il Cloud Computing è il passo fondamentale nel percorso evolutivo che
l’Information Technology sta facendo nella sua trasformazione in “supply chain”,
elastica e di servizi, da “fabbrica” di soluzioni personalizzate ma poco flessibili. Il modo
stesso di concepire, costruire e gestire le infrastrutture IT cambia perché ad esse si
sostituiscono servizi infrastrutturali fruibili a consumo e secondo le necessità, a costi
così variabili e più facilmente attribuibili in conto economico ai reali consumatori
interni dell’azienda, senza bisogno di appesantire gli asset in conto capitale.
Come dimostrano anche le nostre rilevazioni, sussistono ancora moltissime
incertezze e diffidenze verso l’adozione di questo modello. Le principali diffidenze
riguardano il livello di maturità dei servizi stessi, la carenza di competenze
manageriali necessarie all’adozione, alcuni aspetti relativi alla sicurezza, alla
conformità con le normative, alle prestazioni, all’affidabilità. Insomma demandare
all’esterno del perimetro aziendale il possesso ed il controllo di asset strategici dell’IT
non è così scontato, così come essenziale è definire un percorso per farvi migrare gli
ambienti già in produzione. Si tratta di operare cambiamenti non facili di paradigma,
i dati e gli stessi asset IT divengono “mobili”, le applicazioni dinamiche e composite,
le infrastrutture necessariamente virtualizzate. Cambiano e si moltiplicano anche i
domini operazionali e la loro governance appare più complessa in una filosofia diffusa
di “pay-as-you-go”.
8. Cloud Computing: l’industrializzazione dell’IT 11
Eppure la nuova IT si fonda proprio su questi punti di forza: essa mette al centro
il servizio che essa rende al business ed il cliente che lo utilizza. Essa ha sempre più
a che fare con queste relazioni e sempre meno con le tecnologie sottostanti. Se questi
sono gli assiomi forse dovremo attendere una prossima generazione di soluzioni
interconnesse in Cloud per fugare definitivamente tutti i dubbi, ma essa è già qui,
preme alle porte e non si può ignorare, nemmeno quando l’impresa dispone già di
una solida e consolidata infrastruttura IT. Magari in questo caso la trasformazione
più appropriata è quella di una Internal Cloud, che garantirà ulteriori benefici
economici e di agilità e, soprattutto, porrà le basi per una migliore compatibilità
in futuro con un numero sempre crescente di valide opzioni. Di fatto la premessa
di una Cloud interna costituirà il presupposto per integrare i servizi offerti da una
External Cloud, con la possibilità di selezionare i provider migliori e di comporre una
propria Hybrid Cloud.
L’altro punto importante è la centralità del “cliente”, di colui che fruirà,
internamente o esternamente all’impresa, dei servizi resi dalla Cloud. Il nuovo user non
vorrà più distinguere tra applicazioni business o consumer. Gli strumenti e le modalità
di erogazione saranno necessariamente gli stessi. Anzi, nel caso le funzionalità si
rivelassero insufficienti, vorrà velocemente che l’impresa metta in atto un piano B,
magari cambiando velocemente provider con qualcuno più verosimilmente all’altezza
della situazione. Anche questo è una premessa del Cloud Computing: migrare
applicazione e servizio in modo veloce e con minori vincoli. In tal caso è fondamentale
la capacità di selezionare, di valutare e di negoziare con i provider di comprovata
affidabilità, non necessariamente quelli di sempre. Questa nuova capacità diviene un
fattore distintivo della figura del Chief Information Officer, il cui principale mandato
non è di ridurre i costi, ma di aumentare l’agilità e la flessibilità dell’IT per il business,
di gestire i rischi, di garantire la conformità, di liberare risorse in favore di progetti
a ROI più elevato per la sua impresa.
Un simile processo di industrializzazione dell’IT prescinde dal solo Cloud
Computing, è qualcosa di fondamentalmente più ampio che investe la stessa cultura
aziendale ed i ruoli di management. Non può essere riduttivo e condotto
empiricamente e senza un valido approccio metodologico. Ad esso devono apportare
contributi insostituibili anche gli operatori dell’Offerta, magari facendo
coraggiosamente i conti con le proprie attuali rendite di posizione. Il punto di
partenza è pur sempre la comprensione delle risorse disponibili e dell’uso che ne viene
fatto, delle relazioni, dei vincoli e delle interdipendenze con i processi ed i budget.
Il punto è che questo processo evolutivo accelera e tutte le trasformazioni
9. 12 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
avvengono quasi in tempo reale, nell’ottica di soddisfare una domanda sempre più
esigente. Perciò potrebbe accadere che mentre il CIO analizza i benefici del Cloud
Computing, qualche unità di business potrebbe procurarsi essa stessa servizi dalla
Cloud in modo autonomo, mettendo potenzialmente a rischio l’intera organizzazione.
Insomma governare il processo in modo sistemico è la grande sfida che attende i CIO
del Cloud Computing.
Ma vi sono anche ottime ragioni perché gli stessi CEO se ne debbano interessare.
Oggi la competizione si basa anche su vantaggi minimi, dal costo più basso di una
operazione, alla velocità, alla produttività. Mentre l’IT diviene sempre più una utility
è ragionevole porre maggior enfasi sul suo uso per creare “Valore” ed il Cloud
Computing, con le sue caratteristiche di elasticità, può contribuire a penetrare più
rapidamente in nuovi mercati o a lanciare più efficacemente nuovi prodotti e servizi
nei mercati esistenti. Al crescere della domanda ci si approvvigiona di risorse
aggiuntive e, viceversa, quando le opportunità evaporano, si assottigliano le risorse
dedicate con il minimo impegno di capitale. Inoltre vi è il fattore umano, che è sempre
determinate e le soluzioni in Cloud Computing possono aprire e coinvolgere un
numero crescente di collaboratori, clienti e partner nei processi di innovazione
dell’azienda, prescindendo da dove essi si trovino, può attrarre talenti, può aiutare ad
essere maggiormente presenti nei singoli mercati locali. La stessa natura on-demand
dei servizi si raccorda meglio con l’esigenza di dotare tutti degli strumenti giusti per
fare il proprio lavoro.
10. QUALE CLOUD COMPUTING
Il Cloud Computing è un processo evolutivo ormai in corso da almeno 15 anni.
Il modello IT evolve attraverso la continua standardizzazione delle tecnologie
sottostanti, dalla Virtualizzazione, alle architetture service-oriented, al Web 2.0, ma
anche grazie all’incessante ridefinizione dei servizi gestiti e delle strutture di costo. La
spettacolare crescita dell’uso di Internet in ambienti consumer ha spronato lo sviluppo
di servizi pervasivi e a miglior costo anche per il business, basati su principi just-in-
time, pay-per-use, di astrazione e federazione, mentre il mercato, soprattutto in tempi
di recessione, richiede all’IT minori costi di esercizio e maggiore disponibilità e
agilità, oltre che una migliore gestione del rischio.
Il “Cloud” diviene la metafora per definire un pool di risorse di computing
accessibili da Internet, l’astrazione di una infrastruttura complessa dedicata al singolo
utente, l’utilizzo scalare di risorse, tipicamente offerte secondo un modello pay-as-
you-go, quali sistemi, infrastrutture applicative, dati e informazioni e perfino processi
di business, secondo criteri di sicurezza e policy predefinite. Vi sono almeno tre
modelli di Cloud: interno, quando si esaurisce all’interno dell’impresa, esterno se offerto
da operatori specializzati, ibrido, quando i due modelli precedenti vengono combinati.
Qualsiasi sia il modello, il Cloud è la dorsale per erogare varietà di differenti
servizi. La nostra industry li ha voluti raggruppare in tre categorie: i servizi di
Infrastrucure-as-a-Service (IaaS) raggruppano le risorse computazionali, di storage e di
networking, quelli di Platform-as-a-Service (PaaS) fanno riferimento agli ambienti
11. 14 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
applicativi gestiti ove è possibile sviluppare e mettere in esercizio applicazioni o usarne
di disponibili, i Software-as-a-Service (SaaS) sono i servizi applicativi messi a
disposizione del cliente in modo scalare, senza riferimento a specifici ambienti
operativi o infrastrutture di supporto.
Tabella 1
Principali attributi, caratteristiche e benefici del Cloud Computing
Attributi Caratteristiche Benefici
Virtualizzazione Le risorse possono essere condivise Consente un più efficiente utilizzo
tra molti applicativi. Gli applicativi possono delle risorse IT. Riduce i costi di Hardware
girare virtualmente ovunque. attraverso economie di scala.
Automatizzazione Le risorse IT sono rapidamente Riduce i tempi ciclici dell’ IT
dell’approvvigionamento impegnate o liberate “on demand”. (real-time provisioning) ed i costi di gestione.
Elasticità e scalarità Gli ambienti IT possono crescere o diminuire Ottimizza l’utilizzo delle risorse IT.
in modo scalare e secondo fattori importanti Accresce la flessibilità.
in relazione ai cambiamenti nelle esigenze.
Servizi a catalogo Gli ambienti, le risorse e le applicazioni Abilita il self-service di risorse.
sono ordinabili da un catalogo predefinito. Consumatori e provider sono interconnessi
da interfacce di servizio.
Misure e pagamenti Servizi erogati sono misurati attraverso Migliora la trasparenza dei costi.
Sistema di Prezzi l’uso di metriche specifiche che abilitano Offre migliori schemi di prezzo flessibili.
flessibili molteplici modelli di pagamento.
Accesso a Internet I Servizi sono erogati attraverso L’Accesso è garantito ovunque
l’uso di Internet. e in ogni momento.
Anche sul fronte dell’Offerta le cose cambiano velocemente. I provider di Cloud
Computing competono ormai direttamente con i fornitori di package on-premise e
non solo quando il significato di Cloud Computing si coniuga con computing “meno
caro” o i clienti sono startup come Ocarina, Twilio, e RightScale che usano il Cloud
Computing per essere pronte e competitive con i propri servizi via Web. Ormai lo
scenario competitivo vede i più grandi operatori Internet, come Google, Amazon e
Salesforce.com, competere con i fornitori leader nelle applicazioni enterprise, come
12. Quale Cloud Computing 15
SAP, Oracle e Microsoft, e questi, a loro volta, investire aggressivamente per estendere
nella Cloud la loro offerta.
Probabilmente in questo scenario entrerà anche una nuova tipologia di operatore,
che, per il momento, ci limitiamo a chiamare “Cloud Broker” e che intermedia più
fornitori di soluzioni e servizi Cloud con il cliente. Il ruolo è quello di creare e
mantenere relazioni con più provider di servizi e di consentire la fruizione dei servizi
più appropriati agli utilizzatori finali, coerentemente con la loro user experience e la
loro configurazione IT. Così il Cloud Broker può spingersi oltre il ruolo del
tradizionale fornitore o originatore di singoli servizi: egli può fornire modalità di
pagamento omnicomprensive e omogenee, consentire uno switch immediato a nuovi
e differenti fornitori, anziché gestire altri servizi a valore aggiunto. Come broker può
a sua volta tenere sotto controllo le prestazioni offerte dai propri fornitori, evitando
al proprio cliente il mantenimento di costose relazioni multiple con essi,
comprendendone le sue necessità specifiche, orchestrando coerentemente l’offerta,
monitorando le prestazioni in sua vece, condividendo il rischio imprenditoriale.
Insomma il Cloud Broker emergerà come il system integrator di domani e, ancora una
volta, il valore della relazione di business che si creerà sarà più importante delle singole
linee d’offerta. Anche questo nuovo ruolo è abbondantemente in evoluzione e
probabilmente ne vedremo varie coniugazioni già nell’immediato futuro.
I principali analisti del mercato globale scommettono sul raddoppio della spesa
IT dedicata al Cloud Computing dalle imprese da qui al 2013. Si tratterebbe di una
cifra enorme, oltre i 94 miliardi di $, la conseguenza di un profondo cambiamento
delle attuali infrastrutture IT e di un ruolo sempre più importante dei provider di
servizi Cloud.
Nella nostra visione il modello Cloud Computing comporta la soluzione di
complessità lungo nuove e fondamentali direttrici. La prima riguarda le infrastrutture
IT che continueranno a shiftare verso la Virtualizzazione, rendendo complessa
l’orchestrazione di più parti che si muovono ed evolvono. Una seconda ha a che fare
con le applicazioni ed i servizi, che evolvono dall’essere monolitici e statici in una
versione composita e dinamica. Tutto ciò accresce l’importanza delle performance
della rete e richiede l’abbandono dei tradizionali modelli di data center. Di
conseguenza la direttrice più importante riguarda il management: i molteplici domini
operativi, il loro controllo, gli SLA più complessi e la gestione di risorse e performance
richiedono lo sviluppo di nuove competenze e practice manageriali. Lo stesso modello
pay-as-you-go richiede forme migliori di gestione finanziaria e l’esplorazione di nuovi
metodi per caricare i costi ai clienti per competenza.
13. ESSERE IL CIO
DI UNA CLOUD IT
Il paradosso del Cloud Computing è che con esso si possono decentralizzare le
risorse IT e centralizzarne il controllo, usando le medesime tecnologie. Anche la
barriera all’ingresso per nuovi servizi innovativi in azienda non è mai stata così bassa
e perfino un semplice programmatore è in grado di creare un servizio o uno strumento
di sviluppo a basso costo, riporlo in una Cloud Pubblica e renderlo velocemente
disponibile a tutti i colleghi. Le Cloud in questo senso sembrerebbero vulnerabili; in
realtà, quando ben gestite, sono anche molto facili per proporre alle organizzazioni
nuovi set di applicazioni e processi standard, in fondo occorre solo pagare un canone
e chiedere ai dipendenti di farne un uso online. Per queste ragioni il management della
Cloud e la relativa cultura divengono il principale fattore critico per il loro successo.
La facilità di approvvigionamento di servizi può comportare rischi e, se è vero che si
introducono nuove modalità per migliorare i processi e ridurre i costi, occorrerà
prevedere dove e come la Cloud abbia senso per la propria organizzazione. Ad esempio
migrarvi i sistemi legacy potrebbe voler dire sostenere costi aggiuntivi per il loro
ridisegno e adattamento, senza contare il problema critico dei dati. Insomma il Chief
Information Officer di una “Cloud IT” è un nuovo ruolo.
Per molti dei CIO che aderiscono a CIOnet, il business network europeo di
eccellenza, il tema è molto caldo: spesso ha come presupposto quello di gestire la
trasformazione dell’IT su scala internazionale e di liberare risorse e competenze per fare
le cose giuste. Di solito questa trasformazione ha come punto di partenza la
14. Essere il CIO di una Cloud IT 17
stabilizzazione dell’IT esistente, poi passa da fasi che implicano la riduzione delle
complessità e miglioramenti di efficienza, dall’accountability dei benefici ottenuti
fino al reclutamento di nuove squadre di talenti in grado di interfacciare le unità di
business e di assicurare la sostenibilità del processo.
Il ricorso al Cloud Computing è un supporto in più al processo di trasformazione:
si può contare su risorse aggiuntive e riduzione di costi in conto capitale, acquisire
immediatamente agilità. In letteratura sono ormai molti gli interventi ed i casi di
successo, addirittura qualcuno mostra come sia stato possibile risparmiare il 50% sui
budget destinati alle infrastrutture e alle applicazioni “commodity”. Purtroppo quello
che molti articoli e white paper non spiegano è come questi risparmi siano realmente
avvenuti e a spese di chi. Forse occorrerebbe guardare ai costi reali più accuratamente
e semmai sviluppare il business case in termini di una analisi di ROI complessivo,
ovvero misurare i vantaggi incrementali e gli investimenti sottostanti a livello
complessivo di unità di business e non solo in ambito IT. Infatti molti costi di
management, di transizione e di uso delle tecnologie potrebbero essere nascosti o
esulare dal controllo dell’IT, così come il vantaggio di un migliore time-to-market di
prodotto forse non riveste particolari vantaggi per l’IT.
Una difficoltà per il CIO può essere rappresentata dal mondo dell’offerta. Aziende
che hanno costruito Cloud massicce stanno già trasformando la natura del sistema
competitivo in cui operano e vincendo grazie all’utilizzo del loro Cloud Computing.
Non tutte le aziende potranno divenire la prossima Google processando 20 petabyte
di dati al giorno grazie al Cloud, certamente vi sono altre importanti opportunità da
cogliere, non ultima quella di usare il Cloud per stabilire migliori relazioni con i
propri clienti; è della massima importanza per chiunque si occupi di strategie in
azienda comprendere a pieno il significato del Cloud Computing nella conquista di
vantaggi competitivi e come le attuali infrastrutture IT, se non aggiornate,
costituiranno presto uno svantaggio. Vi sono imprese che miglioreranno la loro
produttività, altre che miglioreranno il loro sistema decisionale. Il CIO avrà un ruolo
chiave in questo gioco, in parte business developer e in parte architetto delle soluzioni
e dei servizi IT. Dovrà scegliere e negoziare con i fornitori più appropriati, peraltro
in un contesto globale, promuovere la cooperazione ed al tempo stesso la competizione
fra di loro, monitorare l’evoluzione delle tecnologie per assicurare che le ambizioni
strategiche non si ritorcano come problemi irrisolti, gestendo i potenziali rischi che
anche il Cloud Computing comporta.
Fra questi primeggia la protezione dei dati e il rispetto delle regole di privacy. I
dati potrebbero essere rubati da abili hacker, mescolati a quelli di altri clienti dagli
15. 18 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
stessi provider, rilasciati ad altri per sbaglio. Ancor più leggi e regolamenti locali
possono incidere sull’adozione di Cloud Computing a livello multinazionale. Pertanto
al CIO e alla sua organizzazione sono richieste specifiche conoscenze circa le normative
sottostanti e le certificazioni che i loro business partner devono produrre. Al tempo
stesso vi potrebbero sussistere problemi di affidabilità, performance e recovery mai
sperimentati prima. Insomma la Cloud IT potrebbe incorrere in altre sfide inaspettate:
come, ad esempio, reclamare presso un provider l’accesso ai propri dati quando servano
ad un servizio fornito da un altro provider? La domanda ha a che fare con il rischio
maggiore in cui si può incorrere adottando il Cloud Computing oggi: quello di dover
rimanere dipendenti dal provider senza possibilità di cambiare per via dell’accesso ai
dati, mancano cioè ancora gli standard che rendono possibile lo switch. Vi si sta
lavorando. Ad esempio nel mondo opensource sono almeno due i progetti condotti
per ovviare al problema: il primo si chiama Eucalyptus, ha una interfaccia familiare
a coloro che hanno esperienze con Elastic Compute Cloud di Amazon, permette di
creare una Cloud con risorse proprietarie o di fornitori di Cloud. Il secondo si chiama
Hadoop ed imita elementi del mondo Google per gestire grosse quantità di dati. Nel
mondo dei provider, Amazon Web Services sembra avere il ranking di uno standard
di fatto, anche se l’azienda non sembra particolarmente intenzionata a formalizzarlo
come standard.
16. QUALI I PROSSIMI PASSI
Il Cloud Computing è un fattore abilitante troppo importante per lasciarlo nelle
mani dei tecnologi. Anche se quasi la totalità delle organizzazioni indica il CIO come
delegato ad assicurare la transizione dell’IT convenzionale al Cloud Computing,
manager in altri ruoli sono altrettanto coinvolti, soprattutto quando si tratti di
individuare i vantaggi e minimizzare i rischi.
Come già ricordato a monte della decisione, a nostro avviso, occorre svolgere una
accurata analisi della remunerazione dell’investimento (ROI). Successivamente può
valere la pena di sperimentare il Cloud Computing in un’area che non è ancora mission
critical o che non richieda particolari interazioni con le applicazioni mission critical
tradizionali. Solo se i risultati confortano l’analisi di ROI sarà opportuno procedere.
Molte organizzazioni hanno regole e metodi di condivisione delle decisioni
quando queste impattano il business. In ogni caso, anche in questa occasione, sarà
opportuno stabilire un chiaro governo dell’intero processo e decidere a priori chi e
come coinvolgere all’interno ed all’esterno dell’organizzazione IT, stabilendo anche i
livelli decisionali e le responsabilità.
E’ importante fare in modo che il Cloud Computing riceva adeguato sostegno
nei termini delle valutazioni, della pianificazione e dei follow-up che esso richiede. Un
aspetto critico è decidere in base alle esigenze del business: ad esempio, esse possono
richiedere una partenza rapida del progetto, rendere verosimile adottare da subito
17. 20 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
servizi erogati da Cloud esterne, richiedere che l’intera organizzazione sia sensibilizzata
e pronta all’impatto con i nuovi servizi e le nuove modalità di erogazione.
Un passo fondamentale è decidere i criteri per cui il progetto potrà essere
considerato un successo: occorrerà fare in modo che gli obiettivi quantitativi e
qualitativi e le relative deliverable siano assegnati e ben compresi, così come alcuni
elementi collaterali quali le competenze da sviluppare, le partnership da stabilire,
anziché i rischi da affrontare.
Oltre alle risorse finanziarie e tecniche occorrerà assicurare supporto alla
condivisione dell’esperienza maturata e mettere a fattor comune le practice via via
definite. Probabilmente sarà azzardato stabilire chi saranno i provider che avranno la
meglio nel Cloud Computing nei prossimi anni, per cui sarà bene cercare di conoscere
meglio coloro che si propongono e comprenderne il potenziale. Ad esempio la loro
stabilità finanziaria costituirà un requirement di base, così come la loro capacità di
affrontare le problematiche dal punto di vista delle funzionalità e della integrazione
con adeguati livelli di servizio.
Diventare “Cloud ready” potrà richiedere tempo alla nostra organizzazione,
tuttavia la posta in gioco è elevata: si tratta di giocare tra rischi e opportunità, risparmi
sul nuovo e rapida obsolescenza della nostra IT tradizionale, ma alla fine i vantaggi
sono troppo evidenti per essere ignorati. Sia chi produce software, sia chi fornisce
capitale di rischio sono ormai troppo attratti dal Cloud Computing, i cicli di sviluppo
e di messa in opera dei servizi si accorciano, i ritorni sono sempre più a breve ed
irresistibili. Ciò significa una cosa sola: sempre di più l’IT del prossimo futuro sarà
Cloud, interno, esterno o ibrido che sia. Il punto è come e quando puntare ai ritorni
economici che il Cloud Computing assicura. Noi suggeriamo da subito.
18. LA SURVEY ITALIANA
IN CONFRONTO CON L’EUROPA
Un anno dopo la presentazione della prima ricerca sul Cloud Computing in Italia,
condotta su 100 Grandi Aziende Italiane, ovvero aziende con un fatturato superiore a
100 Milioni di Euro, e dopo il Cloud Computing Roadshow, che nel primo semestre
2010 ha fatto tappa in Piemonte, Campania, Puglia, Sicilia e Emilia Romagna, nel
mese di giugno 2010 Nextvalue ha avviato questa iniziativa di ricerca su ulteriori
100 Grandi Aziende Italiane e, in parallelo, ha lanciato all’interno del network CIOnet,
la stessa ricerca su un qualificato Panel europeo di Chief Information Officer di
Aziende Top inglesi, francesi, spagnole, olandesi e belghe.
Il principale obiettivo che ci siamo posti è di analizzare il trend di sviluppo del
Cloud Computing, mettendo a confronto i risultati emersi un anno fa con quelli
odierni e di offrire una chiave di lettura del contesto internazionale. Insomma abbiamo
un po’ ribaltato lo schema di molte iniziative di ricerca, che prima offrono spaccati
globali e, semmai, offrono alcune viste italiane.
In particolare in questa sezione tratteremo il confronto 2009-2010 della survey
nazionale, con una appendice sugli approfondimenti regionali effettuati negli ultimi
mesi in occasione del nostro roadshow sul territorio; la sezione successiva è invece
dedicata al confronto con l’Europa.
Il grafico che segue (Figura 1) riporta la composizione del Panel per segmento di
mercato di appartenenza. La distribuzione coincide con quella del Panel del 2009.
19. 22 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 1 Italia - Composizione del Panel per settore produttivo - anno 2009 e 2010
%, Numero totale imprese del Panel = 100
8% PAL 16% UTILITIES
3% TELCO E MEDIA
3% ASSICURAZIONI
32% INDUSTRIA 7% LOGISTICA
E TRASPORTI
7% BANCHE E FINANZA
5% SANITÀ 19% COMMERCIO,
Fonte: Nextvalue
GDO, E RETAIL
Come già un anno fa, la prima parte della nostra survey esplora il livello di
attrazione che le nuove tecnologie rivestono per i CIO; in particolare, essi ci indicano
il livello di strategicità attribuito ai fini di un utilizzo in azienda. Il risultato è
descritto dal grafico riportato qui di seguito (Figura 2).
Figura 2 Italia - Tecnologie strategiche per i prossimi 12 mesi (risposte multiple)
Web 2.0 (business network, social media, etc) 44%
Virtualizzazione 42%
Cloud Computing 41%
Security 29%
Content Management 24%
UCC (Unified Communications & Collaboration), 20%
Tecnologie e Applicazioni Mobile
BI (Business Intelligence) e PM (Performance Management) 8%
Extended ERP 6%
IT Governance 3%
Networking, Voice&Data Communication 3%
Internet delle cose 2%
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50%
20. La survey 23
Le tecniche e le practice di Virtualizzazione (42% dei rispondenti) come ormai da
tre anni si attestano in prima fila. La novità di quest’anno è che la Virtualizzazione non
è più al primo posto: l’interesse dichiarato più elevato è per quanto attiene alle
tecnologie e practice di Social Networking e Web 2.0 (44%), ovvero per soluzioni e
servizi di collaboration e social media in ambito business.
Il Cloud Computing conquista la terza posizione (41%). Rispetto alle posizioni di
un anno fa esso è maggiormente entrato nelle ‘corde’ dei CIO intervistati, che non lo
considerano più come una forma, forse estrema, di Virtualizzazione (38% vs 56% )
ma lo associano sempre più frequentemente alle definizioni correnti, ovvero al
connubio tra Infrastructure as a Service (IaaS), Platform as a Service (PaaS), e Software as
a Service (SaaS), così come è ben rappresentato nella Figura 3, che riporta sempre le
situazioni dei due anni a confronto.
Figura 3 Italia -Definizione più appropriata di Cloud Computing
Virtualizzazione dei server 56%
38%
15%
XaaS: IaaS + PaaS + SaaS 35%
IaaS: Infrastructure as a Service 12%
9%
SaaS: Software as a Service 6%
2% 2009
2010
Virtualizzazione dello storage 6%
10%
PaaS: Platform as a Service 5%
3%
Virtualizzazione del desktop –
3%
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60%
Quando si tratta di conoscenze individuali sulle tecnologie e practice di Cloud
Computing le cose sembrano essere messe bene. Meno bene invece il reale livello di
adozione in azienda. Ai partecipanti del Panel è stato chiesto se nella loro azienda
avessero già adottato progetti di Cloud Computing o se ne avessero l’intenzione nei
prossimi 12 mesi. La foto di gruppo appare in prima analisi piuttosto deludente, con
soltanto un 16% di aziende impegnate o in procinto di sviluppare progetti di Cloud
Computing (Figura 4) a fronte di un 34% registrato lo scorso anno.
21. 24 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
La ragione per cui ben l’84% delle aziende intervistate non ha intrapreso alcun
progetto o ne prevede lo sviluppo nei prossimi 12 mesi è però suggerita dai molti
commenti fatti puntualmente alla risposta. Non vi è affatto uno scarso interesse o
disattenzione alla tematica, quanto piuttosto mancano i budget ed il periodo continua
ad essere molto duro per l’IT di molte aziende. Innumerevoli sono stati infatti i
commenti del tipo: “Abbiamo bloccato gli investimenti in nuovi progetti per tutti
il prossimi 12 mesi”, “Siamo con l’acqua alla gola, abbiamo rimandato la realizzazione
della nuova strategia IT”, ecc..
Nell’attuale fase economica, anche i nostri CIO si trovano quotidianamente ad
affrontare problematiche connesse al blocco dei budget, con la necessità di dover
spostare in avanti investimenti ritenuti prioritari ed essenziali. Certamente questo
non è un periodo particolarmente favorevole per effettuare investimenti in
cambiamenti di rotta, soprattutto quando le tecnologie sottostanti siano ritenute non
del tutto mature e con payback non a breve.
Figura 4 Italia - Cloud Computing in azienda - Adozione attuale e prevista
Già Sviluppato 11%
7%
Sviluppo in previsione 23%
9%
66%
Nessuno sviluppo attuale 84%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%
Fonte: Nextvalue 2009 2010
A conferma di ciò, il quadro delle risposte si ribalta quando chiediamo l’opinione
che gli intervistati hanno sul potenziale futuro del Cloud Computing (Figura 5). Solo
il 18% del Panel crede che il Cloud Computing non abbia possibilità di crescita a
livello aziendale, contro un dato che nel 2009 era pari al 53%. Ben un 41%
complessivo giudica che il Cloud Computing possa avere un sviluppo diffuso in
22. La survey 25
azienda (a fronte di un 12% rilevato a giugno 2009); in particolare, il 14% ritiene che
possa essere adottato in maniera estesa in azienda, ovvero che l’adozione possa
riguardare diffusamente le infrastrutture e le applicazioni, anche quelle core. A questi
si aggiunge un ulteriore 27% di CIO che ritiene che il Cloud Computing possa essere
adottato diffusamente in termini di SaaS.
Come è ovvio l’ambito applicativo è ritenuto essere quello che darà le maggiori
soddisfazioni ai vendor nell’arco dei prossimi 12 mesi; infatti un ulteriore 31% di
intervistati ritiene che il Cloud Computing possa avere ampi sbocchi nell’ambito
della gestione delle applicazioni aziendali e in alcune specifiche aree applicative, a
fronte di un 10% che ritiene invece che coinvolgerà soprattutto gli ambiti
infrastrutturali.
Figura 5 Italia - Evoluzione del Cloud Computing nelle aziende Italiane
Avrà uno sviluppo esteso 6%
in azienda 14%
2009
2010
Avrà uno sviluppo diffuso per la 6%
gestione delle applicazioni aziendali 27%
Avrà uno sviluppo per la 15%
componente infrastrutturale 10%
Avrà uno sviluppo per la gestione
20%
delle applicazioni aziendali limitato 31%
ad alcune aree applicative
Non avrà una particolare diffusione 53%
18%
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60%
Anche quest’anno, a coloro che hanno dichiarato di aver adottato soluzioni o di
avere in previsione investimenti in ambito Cloud Computing nell’arco dei prossimi
12 mesi, è stato chiesto di specificare gli elementi che saranno oggetto di
investimento, indicando anche, con un valore compreso tra 1 e 5, il livello di priorità
di tali investimenti rispetto ad altri in corso di attuazione e previsti. Qui di seguito
è fornita la legenda di base per interpretare i singoli livelli di priorità attribuiti agli
investimenti previsti e/o in essere:
23. 26 Cloud Computing nelle imprese italiane: scenario, trend, opportunità
1 = Bassa priorità, ‘nice to have’
2= Bassa priorità, eventualmente da fare con extra-budget
3= Media importanza, da mettere a budget
4= Medio-alta importanza, sicuramente da mettere a budget
5= Prioritario e con budget certo.
Dall’incrocio del dato di intenzione (% dei rispondenti) con le priorità di
investimento (valore medio), è possibile ricavare una matrice di attrattività
dell’investimento (Figura 6), ovvero una mappa precisa che riassume le indicazioni del
Panel circa una particolare linea d’offerta. Normalmente qualsiasi investimento in
nuove tecnologie appare in quadrante, che definiamo di Enigma, perché pochi early
adopter e spesso con priorità di investimento non elevata, dichiarano le loro intenzioni
positive. Negli enigma vengono catturati i fenomeni al loro inizio e non è dato sapere
il loro percorso successivo. Molto spesso l’investimento diviene di Nicchia, ovvero
riguarda ancora poche aziende ma che investono con alta priorità; chi investe in questa
fase investe anche molto. Da qui il fenomeno può poi ricadere negli Enigma ed uscire
dal mercato oppure spostarsi verso l’Alto Potenziale e la Diffusione, nei quadranti
dove le tecnologie riscuotono un interesse trasversale da parte di molti e con priorità
più o meno elevata rispetto ad altre.
Figura 6 Italia - Cloud Computing: Matrice di Attrattività, Anno 2010
5
NICCHIA ALTO POTENZIALE
Virtualizzazione del desktop
4
Virtualizzazione dello storage
SaaS: Software as a Service
Virtualizzazione dei server
3
Priorità Media
IaaS: Infrastructure as a Service
XaaS: IaaS + Paas + SaaS
2
1
ENIGMA DIFFUSIONE
5% 10% 15% 20%
Intenzione Media
Fonte: Nextvalue
24. La survey 27
Possiamo osservare gli investimenti in iniziative di Cloud Computing vere e
proprie, ovvero quelle che combinano gli elementi IaaS, PaaS e SaaS, ancora nel
quadrante Enigma, insieme a IaaS. SaaS è già nell’area di Nicchia, mentre
Virtualizzazione del Desktop e dello Storage entrano in Alto Potenziale. La
Virtualizzazione dei server è già nel quadrante Diffusione.
Gli investimenti in puro PaaS sembrano essere non previsti dal nostro Panel.
Rispetto ad un anno fa, abbiamo cercato di essere più puntuali nell’approfondire
i differenti aspetti del Cloud Computing che i CIO del Panel traguardano. Così, con
riferimento al SaaS (Figura 7), le aree applicative che i membri del nostro Panel
vorrebbero portare in Cloud Computing sono, innanzitutto, la Business Intelligence
(54%), il Business Process Management (36%), lo Unified Communications &
Collaboration e le Tecnologie e Applicazioni Mobile (22%). Stupisce un po’ rilevare
in fondo aree come lo Human Capital Management (6%), la gestione dell’Email (6%)
ed il GIS (3%).
Figura 7 Italia - SaaS in azienda: applicazioni target (risposte multiple), Anno 2010
BI - Business Intelligence 54%
BPM - Business Process Management 36%
UCC - Unified Communications & Collaboration, 22%
Tecnologie e Applicazioni Mobile
ERP - Enterprise Resource Planning 17%
CRM - Customer Relationship Management 17%
Enterprise Performance Management 14%
ECM - Enterprise Content Management 11%
Calendar Word process, Spreadsheet, 11% 2010
DB, Presentation
M2M - Machine 2 Machine 8%
SPM - Supply Chain Management 7%
HCM - Human Capital Management 6%
Email 6%
GIS - Geographical Information System 3%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60%
Fonte: Nextvalue
25. 28 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Quanto invece al PaaS (Figura 8), in prospettiva i CIO del Panel lo preferiscono
come un ambiente in cui riversare le applicazioni operative (64%), piuttosto che per
lo sviluppo (6%).
Figura 8 Italia - PaaS in Azienda: ambienti target, Anno 2010
2% Non sa/non risponde
6% Nessuno
22% Ambiente
operativo e di sviluppo
6% Ambiente
di sviluppo
64% Ambiente operativo
Fonte: Nextvalue
Infine, quanto al modello di Cloud che può rispondere meglio e da subito ai
bisogni dell’azienda (Figura 9), ben il 72% del Panel opziona la Cloud Privata
(interna), mentre solo il 5% si affiderebbe da subito alla Cloud Pubblica. Il 13%
prevede già come migliore una soluzione Cloud Ibrida.
Figura 9 Italia - Modelli di Cloud Computing in target, Anno 2010
7% Non sa/non risponde
3% Nessuno
13% Cloud Ibrida
5% Cloud Pubblica
72% Cloud Privata
Fonte: Nextvalue
26. La survey 29
La survey prosegue con l’approfondimento delle ragioni connesse all’attuale livello
di confidenza nel Cloud Computing. Come emerge dalla Figura 10, il 33% dei CIO
ritiene che il Cloud Computing sia una tecnologia già sufficientemente matura (nel
2009 erano il 28%), a fronte di un 16% circa che ritiene l’esatto contrario (erano il
38% nel 2009). Nel mezzo coloro che forse non hanno ancora idee così chiare. I dati
si prestano ad una interpretazione positiva sulla rapida percezione degli aspetti positivi
del Cloud Computing e sulla sua possibile affermazione su scala più ampia.
Figura 10 Italia - Maturità del Cloud Computing
Si 28%
33%
38%
NO 16%
34%
Non sa/non risponde 51%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%
Fonte: Nextvalue 2009 2010
In tema di sponsorship interna del progetto di Cloud Computing poco o nulla è
cambiato nella percezione dei CIO rispetto ad un anno fa. A torto o a ragione il Cloud
Computing è largamente connotato come IT evoluto e, pertanto, l’ownership rimane
nell’ambito dei Responsabili IT (Figura 11). Del resto non potrebbe essere
diversamente, se si pensa al Cloud Computing come declinazione di un modello di
erogazione dell’IT aziendale e come un servizio, la cui vera valenza strategica è nella
scelta esterna di servizi di infrastruttura ed applicativi, supportata da costi variabili.
Vi è però un significativo 11% degli intervistati che colloca lo sponsor all’interno
della Direzione di Business Unit e un altro 7% all’interno della Direzione Generale,
intendendo forse sottolineare come la decisione circa un così marcato cambiamento
di rotta e di modello dell’IT debba essere largamente condiviso e venire a far parte
dell’intera cultura aziendale.
27. 30 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 11 Italia - Sponsor del progetto di Cloud Computing
CIO/Direttore Sistemi 73%
Informativi 77%
Presidente/Direttore 10%
Generale 7%
7% 2009
Manager di Unità
di Business o Funzione 11% 2010
Amministrazione 5%
e Finanza 5%
Responsabile Acquisti 2%
–
Altro 3%
–
Fonte: Nextvalue
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%
Come è prassi nell’ambito delle nostre ricerche, a questo punto, è d’obbligo la
domanda chiave sugli specifici benefici attesi e sugli ostacoli percepiti all’adozione.
Ancora una volta la maggior parte dei CIO del Panel (57%), ritiene che la
riduzione dei costi sia il principale elemento propulsivo all’adozione del Cloud
Computing in ambito aziendale (Figura 12), seguono la scalabilità della domanda
(22%) e la frequenza di aggiornamento del software (14%).
Figura 12 Italia - Principali ragioni all’adozione di Cloud Computing nei prossimi 12 mesi (risposte multiple)
Riduzione dei costi 68%
dell’infrastruttura hardware 57%
Scalabilità della domanda 13%
22%
Riduzione del personale IT e dei 7%
costi amministrativi 8%
Eliminazione di problematiche –
non inerenti al business 3%
Sfruttamento delle capacità 5%
di calcolo (Datacenter) 6%
2009
Frequenza di aggiornamento 4%
del software 14% 2010
Accesso a competenze/skill 2%
che l’azienda non ha intenzione 6%
di sviluppare in casa
Sfruttamento delle capacità 1%
1%
di storage
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%
28. La survey 31
Quanto ai vantaggi attesi direttamente dall’adozione di soluzioni di Cloud
Computing, una più precisa valutazione del ROI è il principale vantaggio sottolineato
da ben il 52% dei rispondenti (erano solo il 9% nel 2009), a cui segue la riduzione e
la variabilizzazione dei costi correlati al software, alle infrastrutture e al personale
(42%, a fronte di un dato 2009 pari all’80%), come mostrato dalla Figura 13.
Gli altri vantaggi individuati sono connessi ad una maggiore elasticità operativa,
citata dal 33% del Panel (50% nel 2009), alla automazione degli aggiornamenti
(18%), alla sicurezza del servizio in termini di integrità e salvaguardia del dato (11%).
Figura 13 Italia - Principali vantaggi dall’implementazione di Cloud Computing (risposte multiple)
Riduzione e variabilizzazione
dei costi correlati al software, alle 80%
infrastrutture e al personale 42%
Maggiore elasticità nella 50%
gestione operativa 33%
16%
Aggiornamenti continui 18% 2009
2010
Sicurezza del servizio (continuità e 13%
salvaguardia dei dati) 11%
Integrazione e personalizzazione 11%
3%
Una più precisa valutazione 9%
del ROI 52%
5%
Chiarezza dei termini contrattuali 3%
Competenze dei fornitori 4%
7%
Altro 2%
–
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%
Altrettanto interessante la menzione degli impedimenti percepiti, riportati nella
Figura 14.
Al primo posto viene citato il non apprezzamento per l’iniziativa per mancanza
di cultura aziendale, che include anche l’incapacità, tuttora ammessa, a negoziare i
nuovi servizi (66%). Al secondo posto troviamo invece gli ostacoli di natura
29. 32 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 14 Italia - Principali ostacoli all’implementazione di Cloud Computing (risposte multiple)
MANAGERIALI – 60%
Mancanza di cultura aziendale 66%
OPERAZIONALI – Mancanza di
competenze, tecnologie immature, difficoltà 35% 2009
di integrazione dei servizi applicativi 26%
2010
FINANZIARI – Incertezza 31%
nella determinazione del ROI, 29%
Mancanza di Budget
TECNICI – Sicurezza e Privacy 22%
5%
Non interesse verso la tematica 9%
7%
Altro 3%
–
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
finanziaria, correlati all’incertezza nella determinazione del ROI e soprattutto alla
mancanza di budget precisi, indicati come barriera all’implementazione da parte del
29% degli intervistati.
Al di là dell’adozione, evidentemente frenata dal rigido contingentamento dei
budget, le risposte date dal nostro Panel dimostrano un trend del Cloud Computing
in confortante sviluppo. Pur con le dovute cautele vi è una crescente consapevolezza
dei benefici possibili, soprattutto sul fatto che è plausibile una strategia di Cloud
Computing in azienda, la cui implementazione consenta un reale ROI. La percezione
diffusa è che le imprese e le organizzazioni paghino ancora decisamente troppo le
tradizionali tecnologie, secondo modelli ormai obsoleti. L’estrema personalizzazione
delle soluzioni porta a una sovradimensionamento delle infrastrutture e degli
applicativi, con conseguente sottoutilizzo medio delle stesse.
Il Cloud Computing induce all’idea di rapida implementazione, di funzionalità
standard, di reale utilizzo e costo dei servizi proporzionale al numero di utenti ed alla
durata dell’erogazione. I CIO intervistati mostrano di aver individuato correttamente
questi vantaggi e li citano senz’altro tra i più ricorrenti nei loro commenti, là dove
mettono in risalto l’aspetto positivo della disponibilità delle risorse, del pay-for-use,
del minore investimento iniziale e della riclassificazione dei costi nei budget operativi.
30. La survey 33
Là dove si chiede loro una percezione “esterna” del modello Cloud appaiono già
molto informati e in gran parte convinti. Passare alla realizzazione del Cloud in
azienda è un’altra cosa: va ancora calibrata una strategia convincente e proponibile al
board secondo criteri di remunerazione dell’investimento, va soprattutto superata
l’attuale situazione di drammatico stallo nei budget dell’IT che non rende verosimile
alcuna transizione verso nuovi stadi evolutivi di un certo peso.
Le sperimentazioni si fanno comunque più frequenti e consentono di accumulare
esperienza. Anche l’offerta dei maggiori operatori è più definita e concreta. Non
appena i budget lo consentiranno anche l’IT italiana sarà sempre più una Utility.
31. CLOUD COMPUTING
NELLE REGIONI ITALIANE
APPENDICE
Da gennaio a giugno di quest’anno abbiamo percorso un nostro Giro d’Italia e
incontrato Panel di CIO di aziende locali sul tema Cloud Computing. La
presentazione dei riscontri ottenuti ci hanno fornito l’occasione per un roadshow
che, partito da Torino, è proseguito per Napoli, Bari e Catania, fermandosi infine
a Rimini. Il ritorno a Milano con il ForumValueIT® del primo luglio conclude un
programma molto accurato di ricerca, che ci ha permesso di ottenere viste locali,
nazionali ed europee sul tema più cool del momento, riportando la vista e l’esperienza
dei molti CIO incontrati.
Per ragioni di spazio ci limitiamo in questa appendice a riportare le chart più
salienti delle viste locali.
Figura 15 - Maturità del Cloud Computing
Piemonte 28% 44% 28%
Campania 23% 31% 46%
Puglia 27% 23% 50%
Sicilia 28% 28% 44%
Emilia Romagna 24% 40% 36%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Si No Non sa/non risponde
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
32. Appendice: Cloud Computing nelle regioni Italiane 35
Figura 16 - Tecnologie Strategiche nei prossimi 12 mesi (risposte multiple)
64%
54%
Virtualizzazione 48%
88%
60%
48%
12%
BPM e Architetture 16%
Web Oriented 24%
28%
28%
23% Piemonte
BI (Business Intelligence) 36% Gennaio 2010
e PM (Performance 12%
Management) Campania
12%
Febbraio 2010
4% Puglia
Marzo 2010
–
Web 2.0 (business network, 4%
social media, etc) 8% Sicilia
16% Maggio 2010
Emilia Romagna
–
UCC (Unified Communications Giugno 2010
4%
& Collaboration), Tecnologie e 20%
Applicazioni Mobile
4%
–
20%
8%
Cloud Computing 16%
16%
12%
12%
8%
SaaS 16%
16%
12%
4%
– – – –
Green IT
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
33. 36 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 17 - Definizione più appropriata di Cloud Computing
28% Piemonte
23% Gennaio 2010
Virtualizzazione dei server 26%
20% Campania
28%
Febbraio 2010
Puglia
52%
Marzo 2010
8%
XaaS:IaaS+PaaS+SaaS 38% Sicilia
44% Maggio 2010
40%
Emilia Romagna
4% Giugno 2010
23%
IaaS: 8%
Infrastructure as a Service
20%
4%
8%
8%
Virtualizzazione dello storage 8%
4%
8%
4%
12%
SaaS: 4%
Software as a Service
8%
4%
–
8%
PaaS:
Platform as a Service 4%
–
4%
4%
4%
Virtualizzazione della memoria
– – –
–
14%
Non sa/non risponde 12%
4%
12%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60%
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
34. Appendice: Cloud Computing nelle regioni Italiane 37
Figura 18 - Cloud Computing in azienda - Adozione attuale e prevista
Piemonte 12% 20% 68%
Campania 8% 4% 88%
Puglia 30% 8% 62%
Sicilia 36% 24% 40%
Emilia Romagna 60% 8% 32%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Già sviluppato Sviluppo in previsione Nessuno sviluppo attuale
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
35. 38 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 19 - Evoluzione del Cloud Computing nelle aziende Italiane
4%
15% Piemonte
Avrà uno sviluppo 7%
Gennaio 2010
esteso in azienda 20%
Campania
16% Febbraio 2010
8% Puglia
Avrà uno sviluppo diffuso 8% Marzo 2010
per la gestione delle 12%
applicazioni aziendali Sicilia
–
12% Maggio 2010
Emilia Romagna
28% Giugno 2010
15%
Avrà uno sviluppo per la 12%
componente infrastrutturale
24%
12%
40%
Avrà uno sviluppo per 39%
la gestione delle applicazioni
57%
aziendali limitato ad alcune
36%
aree applicative
24%
20%
23%
Non avrà particolare diffusione 12%
20%
36%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
36. Appendice: Cloud Computing nelle regioni Italiane 39
Figura 20 - Vantaggi attesi dall’implementazione del Cloud Computing (risposte multiple)
56%
Riduzione e variabilizzazione dei 56%
costi correlati al software, alle 69%
infrastrutture e al personale 77%
69%
32%
44%
Maggiore elasticità nella 62%
gestione operativa
35%
42%
12%
Piemonte
8%
Aggiornamenti continui Gennaio 2010
8%
15% Campania
–
Febbraio 2010
8% Puglia
12% Marzo 2010
Sicurezza del servizio 8%
50%
Sicilia
(continuità e salvaguardia dati)
42%
Maggio 2010
Emilia Romagna
20% Giugno 2010
8%
Integrazione e
– – –
personalizzazione
–
4%
Una più precisa valutazione
4%
del ROI
4%
8%
– – – – –
Chiarezza dei termini
contrattuali
4%
4%
15%
Competenze dei fornitori
8%
4%
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
37. 40 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 21 - Principali ragioni all’adozione di Cloud Computing nei prossimi 12 mesi
(risposte multiple)
40%
68%
Riduzione dei costi 50%
dell’infrastruttura hardware
55%
47%
15%
8%
Scalabilità della domanda 14%
–
20%
13%
16%
Piemonte
Riduzione del personale IT e Gennaio 2010
4%
dei costi amministrativi 9% Campania
4% Febbraio 2010
10% Puglia
8% Marzo 2010
12%
Sfruttamento della capacità di
12% Sicilia
calcolo (Datacenter)
16% Maggio 2010
Emilia Romagna
2% Giugno 2010
16%
Frequenza di aggiornamento 8%
del software
15%
9%
13%
Accesso a competenze/Skill 4%
che l’azienda non ha intenzione 4%
di sviluppare in casa 9%
4%
6%
8%
Sfruttamento della capacità
di storage 8%
– –
2%
4%
Non sa/non risponde
– –
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%
®
Fonte Nextvalue : Cloud Computing nelle Regioni Italiane
38. Appendice: Cloud Computing nelle regioni Italiane 41
Figura 22 - Principali ostacoli all’implementazione del Cloud Computing (risposte multiple)
56%
Piemonte
44%
MANAGERIALI: mancanza Gennaio 2010
46%
di cultura aziendale, scarsa 42%
capacità negoziale Campania
46% Febbraio 2010
60% Puglia
OPERAZIONALI: mancanza di 28%
Marzo 2010
competenze, tecnologie immature, 31%
difficoltà di integrazione Sicilia
38% Maggio 2010
dei servizi applicativi
38%
Emilia Romagna
32% Giugno 2010
FINANZIARI: incertezza 44%
nella determinazione del ROI, 31%
mancanza di budget 19%
15%
32%
12%
TECNICI: sicurezza e privacy 27%
19%
19%
4%
4%
Non interesse verso la tematica
– – –
0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Fonte Nextvalue®: Cloud Computing nelle Regioni Italiane
39. IL CONFRONTO CON L’EUROPA
La survey europea, somministrata come survey online, ha visto la
partecipazione spontanea di oltre 200 CIO aderenti a CIOnet, nelle diverse
nazioni in cui questo Business Network è attivo, ad esclusione ovviamente
dell’Italia, già oggetto di specifica ricerca. CIOnet è il primo social network
internazionale interamente dedicato ai CIO e Responsabili dei Sistemi
informativi di aziende Top (www.cionet.com). Il network raccoglie oltre 1450
aderenti e si propone come luogo di incontro e scambio, dentro e fuori dal
web, tra culture diverse e problematiche simili, in un’ottica di reciproco
arricchimento. CIOnet è anche un “club esclusivo”, dove l’ingresso avviene
solo su invito e con criteri di ammissione rigorosi, allo scopo di mantenere la
community a livelli di eccellenza.
Per congruenza con le attività del Panel italiano la survey online europea
ha riproposto le principali domande nello stesso formato.
I CIO del Panel europeo che hanno risposto si suddividono per nazione
come in Figura 23.
40. Il confronto con l’Europa 43
Figura 23 Europa - Composizione del Panel per Nazione di appartenenza
13% UK
32% Belgio
32% Spagna
11% Francia
Fonte: Nextvalue
12% Olanda
Alla domanda sulle tecnologie che vengono ritenute strategiche nei
prossimi 12 mesi, le risposte date dai CIO europei antepongono il
Performance Management e la Business Intelligence (68% dei casi), seguiti
dallo Unified Communications & Collaboration e dalle Tecnologie e
Applicazioni Mobile (51%) .
Anche in questo caso il Cloud Computing segue al terzo posto, con il 38%
dei consensi, mentre la Virtualizzazione con il 30% sembra cosa già largamente
acquisita. Social Networking e Web 2.0 vengono dopo con il 29% (Figura 24).
Emerge un quadro complessivo che mostra un livello di interesse e di
attenzione mediamente più alto e più “intenso” per le tecnologie più
innovative, rispetto a quanto espresso dai colleghi italiani (vedi Figura 2).
Figura 24 Europa - Tecnologie strategiche per i prossimi 12 mesi (risposte multiple)
BI (Business Intelligence) e
PM (Performance Management) 68%
UCC (Unified Communications & Collaboration), 51%
Tecnologie e Applicazioni Mobile
Cloud Computing 38%
Virtualizzazione 30%
Web 2.0 (business network, social media, etc) 29%
IT Governance 26%
Content Management 22%
Extended ERP 19%
Security 19%
Networking, Voice&Data Communication 12%
Internet delle cose 11%
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
41. 44 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Il fatto che i CIO che hanno risposto in modo spontaneo alla survey
proposta online e siano parte di un Network esclusivo e di altissimo profilo,
fa di loro un cluster di early adopter molto interessante; non è un caso che fra
di essi è anche ben chiaro come Cloud Computing è sinonimo di integrazione
fra servizi IaaS, PaaS e SaaS (82%). Peraltro tutti quanti distinguono molto
nettamente il Cloud Computing dall’attività di Virtualizzazione, anche se vi
sono evidenti connessioni.
Figura 25 Europa - Definizione più appropriata di Cloud Computing
Virtualizzazione dei server –
XaaS: IaaS + PaaS + SaaS 82%
IaaS: Infrastructure as a Service 1%
SaaS: Software as a Service 12%
Virtualizzazione dello storage –
PaaS: Platform as a Service 5%
Virtualizzazione del desktop –
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%
Sull’argomento programmi di investimento ben il 61% dei CIO del Panel
europeo è già impegnato o in procinto di sviluppare progetti di Cloud
Computing. Il fatto sottolinea la caratteristica di early adopter di coloro che
rispondono.
A quell’importante 32% che dichiara di avere intenzione di adottare
soluzioni di Cloud Computing, è stato chiesto di circostanziare ulteriormente
la risposta; così la maggior parte di essi (54%) è tuttora impegnata sul fronte
della definizione della strategia complessiva più appropriata, seguiti da coloro
che stanno realizzando sviluppi parziali o prototipali (25%) e da coloro che
hanno già pianificato la realizzazione di un progetto con tanto di allocazione
di budget (21%), un numero molto significativo (Figura 26).
42. Il confronto con l’Europa 45
Figura 26 Europa - Cloud Computing in azienda - Adozione attuale e prevista
25% Sviluppo parziale
ed utilizzo prototipale
21% Pianificata la
realizzazione di un progetto –
32% Sviluppo budget allocato
in previsione
54% Strategia in corso
39% Nessuno di definizione
sviluppo attuale
29% Già sviluppato
Fonte: Nextvalue
Vale la pena di ricordare che i CIO italiani che hanno dichiarato progetti
già attivi erano solo il 7% e coloro che li hanno in programma nei prossimi
12 mesi, il 9% (vedi Figura 4).
Come per la survey nazionale, anche in questo caso abbiamo approfondito
le intenzioni e priorità di investimento nell’arco dei prossimi 12 mesi, con le
stesse regole esposte in precedenza. I risultati ottenuti sono mostrati nella
matrice di attrattività di Figura 27 e sono molto avanti rispetto al quadro
nazionale.
Come si evince tutte le aree di investimento in Cloud Computing sono
molto spostate verso e nel quadrante di Diffusione (47% medio di adozione)
e, ciò che ancor più colpisce, a fronte di una intenzione media che supera il 3,2.
Si ricorderà che il Panel italiano indicava questi investimenti tuttora in
Enigma (vedi Figura 6).
Anche passando in rassegna le aree applicative target per diventare SaaS le
differenze con le risposte italiane sono alquanto differenti. Per esempio la
Gestione dell’Email si colloca come area applicativa target principale (74%),
seguite dalle classiche applicazioni di produttività personale, tipo Calendar,
Word processor, Spreadsheet, ecc. (51%), dalle Tecnologie di Unified
Communications & Collaboration e dalle Applicazioni Mobile (49%) e dal
CRM (49%), (Figura 28).
43. 46 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Figura 27 Europa - Cloud Computing: Matrice di Attrattività, Anno 2010
5
NICCHIA ALTO POTENZIALE
Virtualizzazione dei server
Virtualizzazione dello storage
4
SaaS: Software as a Service
Virtualizzazione del desktop
3 XaaS: IaaS + Paas + SaaS
Priorità Media
IaaS: Infrastructure as a Service
PaaS: Platform as a Service
2
1
ENIGMA DIFFUSIONE
10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Fonte: Nextvalue Intenzione Media
Il quadro europeo è molto più congruente con una intenzione di liberare
risorse attraverso il Cloud Computing traghettandovi le applicazioni più di
tipo commodity o di nuova realizzazione.
Figura 28 Europa - Quale SaaS in Cloud Comuting (risposte multiple)
Email 74%
Calendar, Word process, Spreadsheet, 51%
DB, Presentation
UCC e Tecnologie e Applicazioni Mobile 49%
Customer Relationship Management 49%
Enterprise Resource Planning 40%
Geographical Information System 34%
Business Intelligence 34%
Human Capital Management 20%
Entrprise Content Management 14%
Supply Chain Management 11%
Enterprise Performance Management 11%
Business Process Management 11%
Machine 2 Machine –
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%
44. Il confronto con l’Europa 47
Inoltre la motivazione predominante (40%) di scegliere il Cloud, sia per
ambienti di sviluppo sia per applicazioni già operative, è ambivalente, in un
mix che predispone per uno stadio avanzato di adozione (Figura 29).
Figura 29 Europa - PaaS in Azienda: ambienti target, Anno 2010
13% Ambiente operativo
26% Ambiente di sviluppo
DA FARE
13% Non sa/non risponde
8% Nessuno
40% Ambiente operativo
e di sviluppo
Fonte: Nextvalue
Infine per quanto attiene al modello di Cloud ritenuto più idoneo per
rispondere in modo affidabile alle esigenze del business, ben il 61% del Panel
europeo opta per la Cloud Ibrida, il 24% solo per la Cloud Privata (Interna)
e, comunque, un significativo 13% privilegia il modello di Cloud Pubblica
(Figura 30).
Figura 30 Europa - Modelli di Cloud Computing in target, Anno 2010
2% Non sa/non risponde
DA FARE 24% Cloud Privata
61% Cloud Ibrida
13% Cloud Pubblica
Fonte: Nextvalue
45. 48 Cloud Computing un anno dopo. CIO Italiani e CIO Europei a confronto
Ma, quali sono le prospettive di sviluppo del Cloud Computing nelle
aziende in Europa? Il Panel europeo è molto confidente nella “presa” del Cloud
Computing in ambiente business: solo un 5% del Panel europeo ritiene che
il Cloud non avrà particolare diffusione. La percentuale più significativa del
restante 95% ritiene che esso avrà uno sviluppo prevalentemente correlato a
progetti di tipo infrastrutturale (38%). Sono invece il 25% coloro che
ritengono che il Cloud Computing sarà circoscritto a progetti applicativi
relativi solo ad alcune aree, il 19% che, al contrario, ritengono che i servizi
applicativi in Cloud avranno uno sviluppo molto più ampio, sostituendo man
mano la maggior parte degli applicativi tradizionali. Ben il 13% ritiene che
lo sviluppo del Cloud Computing sarà più ampio e generalizzato e
contemplerà contestualmente sia l’ambito applicativo sia quello
infrastrutturale.
Figura 31 Europa - Evoluzione del Cloud Computing nelle aziende in Europa
Avrà uno sviluppo esteso 13%
in azienda
Avrà uno sviluppo diffuso per la
gestione delle applicazioni aziendali 19%
Avrà uno sviluppo per la
38%
componente infrastrutturale
Avrà uno sviluppo per la gestione
delle applicazioni aziendali limitato 25%
ad alcune aree applicative
Non avrà una particolare diffusione 5%
Fonte: Nextvalue 0 10% 20% 30% 40% 50% 60%
Nonostante la grande fiducia riposta nel Cloud Computing, ben il 62%
del Panel Europeo comunque ritiene che l’offerta attualmente disponibile sul
mercato non sia ancora sufficientemente matura, come mostra la Figura 32.
Possiamo constatare come il dato di chi crede già in una offerta affidabile non
sia dissimile da quello italiano (vedi Figura 10). Viceversa se il Panel Italiano