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LA “VALUTAZIONE AUTENTICA”
di Mario Comoglio
0. INTRODUZIONE1
Non è raro imbattersi in articoli e in interventi ministeriali che affrontano la questione di come
valutare l’apprendimento degli studenti. La valutazione, è noto, è un tema “spinoso” che non trova
in genere d’accordo gli insegnanti, le famiglie degli studenti e gli studenti stessi. I motivi di in-
soddisfazione sono numerosi, ma comune e diffusa in tutti è la difficoltà a trovare giustificazioni
e elementi di trasparenza nell’espressione dei propri giudizi. Molti insegnanti, poi si chiedono
anche quale valore reale abbia la valutazione scolastica. C’è una ricerca intensa per individuare
non solo i criteri ma anche gli strumenti che permettano di esprimere giudizi maggiormente fon-
dati. Uno di questi strumenti è il portfolio. Mentre alcuni tendono a sottolineare del portfolio gli
elementi di piena novità rispetto agli strumenti tradizionali, altri ne evidenziano le caratteristiche
di relativa innovazione in quanto già presente e utilizzato in vari contesti professionali e comun-
que già oggetto di ricerca nell’ambito dello studio sulla valutazione.
I problemi evidenziati e incontrati nella valutazione dell’apprendimento sono stati a lungo e
ampiamente discussi negli ultimi anni da una riflessione che per il numero dei contributi e per gli
sviluppi pratici che ha avuto ha assunto le dimensioni di un vero e proprio “movimento di pen-
siero”: la valutazione autentica o alternativa che può essere considerata come contrapposta alla
valutazione tradizionale2
o, in modo più preciso, alla valutazione misurata attraverso forme stan-
dardizzate. Vi accenniamo qui non per sintetizzarne tutti i suoi sviluppi e radici teoriche, ma per
cogliere alcuni aspetti che possono contribuire a chiarire alcuni aspetti problematici e precisare
alcuni termini per migliorare a molti insegnanti questo compito così importante dell’attività sco-
lastica.
1. LA VALUTAZIONE AUTENTICA
In genere la valutazione del profitto scolastico è stabilita dal confronto dei risultati ottenuti
dagli studenti con i risultati attesi (obiettivi). È in base alla loro vicinanza o distanza che si trag-
gono inferenze sul grado di apprendimento. Quando è emersa l’esigenza di una misura che fosse
il più possibilmente precisa, si è fatto soprattutto ricorso a prove standardizzate.
Questo sistema, il cui scopo iniziale è stato quello di constatare soltanto il successo oppure
l’insuccesso dell’apprendimento per suggerire interventi di rinforzo o di aiuto, per molti è diven-
tato anche un sistema di giudizio selettivo. Il limite maggiore della valutazione tradizionale sem-
bra collocarsi “in ciò che” essa intende e riesce a valutare. Valutando ciò che un ragazzo “sa”, si
controlla e si verifica la “riproduzione” ma non la “costruzione” e lo “sviluppo” della conoscenza
e neppure la “capacità di applicazione reale” della conoscenza posseduta.
1
Tratto da: M. Comoglio (2002). La valutazione autentica. Orientamenti Pedagogici, 49(1), 93-112.
2
Il movimento della valutazione autentica o alternativa è sorto negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’90 come contrap-
posizione critica alla forma di valutazione diffusa di orientamento comportamentista fondata soprattutto su test stan-
dardizzati per lo più a scelta multipla. Questa contrapposizione non ha gli stessi riferimenti per quanto riguarda il
contesto italiano. La valutazione tradizionale italiana, pur essendo molto variegata e diversificata, va qui intesa non nel
senso degli strumenti, ma nel senso delle intenzioni e degli scopi: verificare l’apprendimento da parte dello studente di
una conoscenza trasmessa dall’insegnante.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.2
Una valutazione che voglia essere maggiormente autentica dovrebbe consentire di esprimere
un giudizio più esteso dell’apprendimento e cioè della capacità «di pensiero critico, di soluzione
dei problemi, di metacognizione, di efficienza nelle prove, di lavoro in gruppo, di ragionamento
e di apprendimento permanente» (Arter & Bond,1996, p. 1).3
La prospettiva di una “valutazione alternativa” in sostituzione di quella tradizionale è stata
proposta da Grant Wiggins (1993)4
e sta a indicare una valutazione che intende verificare non
solo ciò che uno studente sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondata su una prestazione reale
e adeguata dell’apprendimento. Perché una verifica attraverso una prestazione e non attraverso
un test?
A volte capita che alcuni studenti riescano bene nei test a scelta multipla ma, quando viene
richiesto loro di dimostrare ciò che sanno in una prestazione concreta, sembrano confusi e dimo-
strano una competenza da principianti e non da esperti come hanno dimostrato nei test. Si pensi
a come sia possibile conoscere molto bene come funzioni una macchina, ma poi non si sappia
come guidarla nel traffico della città. Questo indica come la valutazione di concetti e di fatti isolati
non dimostri le reali capacità di ragionamento, di creatività e di soluzione di problemi in situazioni
concrete di vita. Perciò, sapere che uno studente è in grado di operare in contesti reali con presta-
zioni in grado di conseguire certi obiettivi dice molto di più sul suo apprendimento che non ciò
che egli dimostra in prove di riconoscimento della verità o di affermazioni o il punto in cui si
colloca rispetto ai compagni.
Vi sono però anche altri motivi che si rifanno a riflessioni recenti sui processi di insegnamento
e di apprendimento che giustificano altre forme più attendibili di valutazione. Teorie dell’appren-
dimento autentico, dell’insegnamento inteso come inculturazione, della cognizione situata, del
costruttivismo o del costruttivismo sociale dimostrano che gli studenti comprendono e assimilano
in misura maggiore quando hanno a che fare con situazioni reali rispetto a quanto devono appren-
dere in situazioni decontestualizzate.5
Perciò, visto che si apprende di più in questo modo, è giusto
anche valutare l’apprendimento non in modi astratti e artificiali, ma con prestazioni creative, con-
testualizzate. Parliamo quindi di valutazione autentica:
«quando ancoriamo il controllo al tipo di lavoro che persone concrete fanno piuttosto che solo sollecitare
risposte facili da calcolare con risposte semplici. La valutazione autentica è un vero accertamento della
prestazione perché da essa apprendiamo se gli studenti possono in modo intelligente usare ciò che hanno
appreso in situazioni che in modo considerevole li avvicinano a situazioni di adulti e se possono rinnovare
nuove situazioni» (Wiggins, 1998, p. 21).6
Oppure possiamo ancora definire la valutazione autentica come:
«la valutazione che ricorre continuamente nel contesto di un ambiente di apprendimento significativo e
riflette le esperienze di apprendimento reale… L’enfasi è sulla riflessione, sulla comprensione e sulla cre-
scita piuttosto che sulle risposte fondate solo sul ricordo di fatti isolati.
L’intento della “valutazione autentica” è quello di coinvolgere gli studenti in compiti che richiedono di
applicare le conoscenze nelle esperienze del mondo reale. La “valutazione autentica” scoraggia le prove
“carta-e-penna” sconnesse dalle attività di insegnamento e di apprendimento che al momento avvengono.
Nella “valutazione autentica”, c’è un intento personale, una ragione a impegnarsi, e un ascolto vero al di là
3
J. Arter, & L. Bond (1996). Why is assessment changing. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student
performance assessment in an era of restructuring, (I-3: 1-4). Alexandria, VA: Association for Supervision and Cur-
riculum Development.
4
G. Wiggins (1993). Assessing student performance: Exploring the purpose and limits of testing, San Francisco, CA:
Jossey-Bass.
5
L. B. Resnick (1987). Learning in school and out. Educational Researcher, 16, 13-20; J. S. Brown, A. Collins, & P.
Duguid (1996). Situated cognition and the culture of learning. In H. McLellan (Ed.), Situated learning perspectives,
(pp. 19-44). Englewood Cliffs, NJ: Educational Technology Publications; A. Collins, & J. S. Brown, & S. E. Newman
(1989). Cognitive apprenticeship: Teaching the crafts of reading, writing, and mathematics. In L. B. Resnick (Ed.),
Knowing, learning, and instruction: Essays in honor of Robert Glaser (pp. 453-494). Hillsdale, NJ: Erlbaum.
6
G. Wiggins (1998). Educative assessment. Designing assessments to inform and improve student performance, San
Francisco, CA: Jossey-Bass.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.3
delle capacità/doti dell’insegnante» (Winograd & Perkins, 1996, I-8: 2).7
La valutazione autentica o alternativa si fonda quindi anche sulla convinzione che l’apprendi-
mento scolastico non si dimostra con l’accumulo di nozioni, ma con la capacità di generalizzare,
di trasferire e di utilizzare la conoscenza acquisita a contesti reali. Per questo nella valutazione
autentica le prove sono preparate in modo da richiedere agli studenti di utilizzare processi di pen-
siero più complesso, più impegnativo e più elevato.
Verificando con maggior autenticità l’apprendimento si possono far raggiungere livelli più
elevati di prestazione e preparare meglio gli studenti a un inserimento di successo nella vita reale.
Non avendo prioritariamente lo scopo della classificazione o della selezione, la valutazione au-
tentica cerca di promuovere e di rafforzare tutti, dando opportunità a tutti di compiere prestazioni
di qualità. Essa offre la possibilità sia agli insegnanti che agli studenti di vedere a che punto
stanno, di autovalutarsi e, in conformità a ciò, migliorare il processo di insegnamento o di appren-
dimento: gli uni (gli insegnanti) per sviluppare la propria professionalità e gli altri (gli studenti)
per diventare autoriflessivi e assumersi il controllo del proprio apprendimento. In questo modo,
gli uni (gli insegnanti) scoprono il loro ruolo come “mediatori” dell’apprendimento, gli altri (gli
studenti) si scoprono esaminatori di se stessi.
Wiggins (1998, pp. 22.24) indica queste come le caratteristiche della valutazione autentica:
«1 È realistica
Il compito o i compiti replicano i modi nei quali la conoscenza della persona e le
abilità sono “controllate” in situazioni di mondo reale
2) Richiede giudizio e innovazione
Lo studente deve usare la conoscenza e le abilità saggiamente e in modo efficace
per risolvere problemi non strutturati, ad esempio progettare un piano, la cui solu-
zione richiede di più che seguire una routine, una procedura stabilita o l’inseri-
mento di una conoscenza
3) Richiede agli studenti di “costruire” la disciplina
Invece di ridire, di riaffermare o di replicare attraverso una dimostrazione ciò che
gli è stato insegnato o ciò che già conosce, lo studente deve portare a termine una
esplorazione e lavora “dentro” la disciplina di scienze, di storia o dentro ogni altra
disciplina
4) Replica o simula i contesti nei quali gli adulti sono “controllati” sul luogo di la-
voro, nella vita civile e nella vita personale
I contesti richiedono situazioni specifiche che hanno costrizioni, finalità e spetta-
tori particolari. I tipici test scolastici sono senza contesto. Gli studenti hanno
bisogno di sperimentare che cosa vuol dire fare un compito in un posto di lavoro e
in altri contesti di vita reale che tendono ad essere disordinati e poco chiari: in altre
parole i compiti veri richiedono un buon giudizio. I compiti autentici capovolgono
quella segretezza, quel silenzio che alla fine sono dannosi e quell’assenza di risorse
e di feedback che segnano il testing tradizionale
5) Accerta l’abilità dello studente a usare efficientemente e realmente un repertorio
di conoscenze e di abilità per negoziare un compito complesso
La maggior parte degli item del test convenzionale sono elementi isolati di una
prestazione – simile agli esercizi pre-atletici svolti dagli atleti prima di entrare in
gara piuttosto che l’uso integrato di abilità che una gara richiede. Anche qui è
richiesto un buon giudizio. Sebbene ci sia uno spazio per gli esercizi pre-gara, la
prestazione è sempre più della somma di questi esercizi.
6) Permette appropriate opportunità di ripetere, di praticare, di consultare risorse e
di avere feedback su e di perfezionare la prestazione e i prodotti.
7
P. Winograd, & F. D. Perkins (1996). Authentic assessment in the classroom: Principles and practices. In R. E. Blum,
& J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring (I-8: 1-11). Alexandria,
VA: Association for Supervision and Curriculum Development.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.4
Per essere educativa una valutazione deve tendere a migliorare la prestazione degli
studenti. Il classico test convenzionale manca di questa prerogativa in quanto man-
tiene le domande segrete e i materiali di risorsa lontani dagli studenti fino a che
dura la prova. Se dobbiamo focalizzarci sull’apprendimento degli studenti attra-
verso cicli di prestazione-feebback-revisione-prestazione, sulla produzione di pro-
dotti e di standard conosciuti di qualità elevata, e se dobbiamo ancora aiutare gli
studenti ad apprendere ad usare le informazioni, le risorse e le annotazioni per ese-
guire una prestazione reale in un contesto, i testi convenzionali non sono utili allo
scopo».
2. GLI STRUMENTI DI VALUTAZIONE
La valutazione alternativa intende correggere i limiti di quella tradizionale non solo offrendo
una prospettiva diversa da cui vedere l’apprendimento ma anche suggerendo strumenti diversi per
accertarlo. Per realizzare questi obiettivi, la valutazione autentica utilizza l’integrazione di varie
strategie, come quelle scritte (portfolio, rubriche, saggi), visive (osservazione diretta durante lo
svolgersi della prestazione oppure durante lo sviluppo della conoscenza), e orali (colloquio inse-
gnante-studente) per raccogliere le necessarie informazioni.
Essa ha luogo durante il processo di istruzione piuttosto che dopo, e fornisce risultati più diretti
che aiutano gli insegnanti a perfezionare il loro percorso educativo. Essa serve a controllare co-
stantemente il progresso dello studente al fine di adattare meglio l’istruzione. A differenza della
valutazione tradizionale, è «una valutazione fondata sull’osservazione e sul giudizio»; vale a dire:
si osservano i risultati di un’attività autentica (i compiti e la prestazione sono scelti per la loro
analogia con compiti reali) e si dà valore alla sua qualità (attraverso indicatori che descrivono la
bontà o qualità della prestazione). Il riferimento ad una prestazione reale, la scelta di compiti
autentici contraddistingue la valutazione alternativa da quella tradizionale secondo diverse carat-
teristiche in modo da renderla più “predittiva” delle reali capacità possedute da chi si sottomette
alla prova (si veda la Tabella 1).
Tabella 1.
Tipici test8
Compiti autentici Indicatori di autenticità
Richiedono solo una ris-
posta corretta
• Richiedono un prodotto di
qualità e/o una prestazione
e una giustificazione
• Accertano se lo studente può
spiegare, applicare, auto-adat-
tarsi o giustificare le risposte,
non solo la correttezza delle
risposte utilizzando fatti e al-
goritmi
Non deve essere cono-
sciuto in anticipo per as-
sicurare la validità
• Deve essere conosciuto il
più possibile in anticipo;
richiede esigenze di
eccellenza e compiti essen-
ziali; non sono esperienze
“di fortuna”
• I compiti, i criteri e gli stan-
dard attraverso i quali il la-
voro sarà giudicato sono pre-
vedibili o conosciuti – come
un pezzo di recitazione,
l’esecuzione di una
rappresentazione, il motore
che è aggiustato, la proposta
ad un cliente, ecc.
Sono disconnesse da un
contesto e da costrizioni
realistici
• Richiedono l’utilizzo della
conoscenza del mondo re-
ale: lo studente deve “fare”
• Il compito è una sfida e un in-
sieme di costrizioni che sono
autentiche – probabilità che
8
Qui si fa in particolare riferimento alle varie forme di prove oggettive a scelta multipla e no, ma con le dovute diffe-
renze si può pensare a tutti i tipi di prove e interrogazioni tradizionali che in modo più o meno formale avvengono in
classe o a prove di esami.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.5
storia, scienze, ecc. in si-
mulazioni realistiche o di
uso reale
sono incontrate da un profes-
sionista, da un cittadino o da
un consumatore (è richiesto
un “saper come”, non solo
una improvvisazione)
Contiene item isolati che
richiedono un uso o un
riconoscimento di ris-
poste o di abilità cono-
sciute
• Sono sfide integrate nelle
quali la conoscenza e il
giudizio devono essere u-
sati in modo innovativo
per confezionare un pro-
dotto di qualità o una pres-
tazione
• Il compito ha molti aspetti e
non-routine, anche se c’è una
risposta “corretta”. Ciò
richiede la chiarificazione di
un problema, tentativi e er-
rori, adattamenti e adattarsi al
caso o ai fatti che si hanno tra
mano, ecc.
Sono semplificati in
modo da poter essere
esaminati in modo facile
e sicuro
• Implicano compiti comp-
lessi e non arbitrari, criteri
e standard
• Il compito richiede aspetti im-
portanti di prestazione e/o
sfide sostanziali del campo di
studio, non facilmente analiz-
zato; non sacrifica la validità
per l’affidabilità
Sono eseguite in un mo-
mento
• Sono iterativi: contengono
compiti essenziali ricor-
renti, generi e standard
• Il lavoro è programmato per
rivelare se lo studente ha con-
seguito una padronanza reale
versus pseudo-padronanza o
comprensione versus solo fa-
miliarità nel tempo
Dipendono da correlazi-
oni tecniche elevate
• Offre una evidenza diretta,
coinvolgendo compiti che
sono stati validati rispetto
a ruoli essenziali adulti e
sfide fondate sulla discip-
lina
• Il compito è valido e giusto
nel suo presentarsi. Per questo
richiama l’interesse e la per-
sistenza dello studente e
sembra adatto a sfidare gli
studenti e l’insegnante
Offre una opportunità di
punteggio
• Offre un feedback utiliz-
zabile, diagnostico (alle
volte alternativo): lo stu-
dente è capace di confer-
mare i risultati e auto-a-
dattarsi nella misura in cui
à necessario
• La prova è programmata non
solo per verificare la prestazi-
one, ma anche per migliorare
la prestazione futura. Lo stu-
dente è considerato come il
“cliente” primario dell’infor-
mazione.
Da: G. Wiggins (1998). Educative assessment. Designing assessments to inform and improve
student performance, San Francisco, CA: Jossey Bass, p. 23.
La differenza tra la valutazione autentica e tradizionale è così profonda da assumere una posi-
zione fortemente critica verso la valutazione tradizionale considerata come “inautentica”. Per es-
sere più oggettiva la valutazione autentica si presenta non solo critica nella scelta dei compiti e
delle forme nelle quali si predispone la prova, ma ha sviluppato anche forme di misurazione (le
rubriche) e di controllo (pubblicità, autovalutazione, progresso dimostrato) della qualità della pre-
stazione viene valutata o misurata per mezzo di criteri di prestazione e di rubriche. Esaminiamo
per ora quello che è un elemento cruciale della valutazione autentica: la predisposizione delle
rubriche di valutazione della prestazione.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.6
3. LA DETERMINAZIONE DELLE RUBRICHE: DIMENSIONI, CRITERI, SCALE
La valutazione esprime un giudizio fondato su criteri stabiliti o su attese da parte di colui che
valuta riguardo la qualità, il valore o il pregio di una risposta, di un prodotto o di una prestazione
e dovrebbe essere guidato da tre principi:
1) Lo scopo della valutazione è quello di trarre informazioni per migliorare l’inseg-
namento e l’apprendimento
2) Il giudizio deve esprimere una sintesi fatta su un ampio arco di informazioni dis-
ponibili
3) Il giudizio deve esprimere queste tre caratteristiche: essere valido, attendibile e
imparziale
Poiché le valutazioni fondate su prestazioni non possono avere un giudizio univoco (sì/no,
giusto/sbagliato), per esprimere un giudizio che abbia le tre caratteristiche sopra enunciate si fa
riferimento ad una rubrica. La rubrica è “lo strumento” per identificare e chiarificare le aspettative
specifiche relative a una prestazione e indica come si sono raggiunti gli obiettivi prestabiliti.
«Si tratta di uno strumento generale di valutazione impiegato per valutare la qualità dei prodotti e delle
prestazioni in un determinato ambito. La rubrica consiste in una scala di punteggi prefissati (ad esempio,
una scala composta da quattro punteggi) e di una lista di criteri che descrivono le caratteristiche di ogni
punteggio della scala. Le rubriche sono frequentemente accompagnate da esempi di prodotti o di prestazioni
che hanno lo scopo di illustrare ciascuno dei punteggi. Tali esempi sono detti àncore» (McTighe & Ferrara,
1996, p. 8).9
Una rubrica10
è un elenco di linee guida che specificano gli elementi che contraddistinguono
la qualità (buona, debole o scarsa) di una prestazione.
Alla determinazione e alla precisazione di una rubrica concorrono diversi elementi: dimensioni
o tratti, criteri (attese o aspettative), indicatori, descrittori, punti di ancoraggio, esemplari; stan-
dard di prestazione, punti di riferimento (benchmark); scale (qualitative, numeriche, numeriche-
qualitative).
Le dimensioni-tratti indicano le “caratteristiche peculiari” che contraddistinguono una parti-
colare prestazione. Ad esempio in una composizione scritta potremmo indicare queste dimensioni
o tratti: idee e contenuto, organizzazione, espressione, scelta delle parole, scorrevolezza delle
convenzioni. Per un’attività di laboratorio di scienze potrebbero essere: la progettazione
dell’esperimento (definizione dell’ipotesi, procedura per la ricerca, registrazione e organizzazione
dei dati) e la presentazione del resoconto dell’esperimento (qualità delle osservazioni, grafico,
calcoli, conclusioni). Herman, Aschbacher e Winters (1992, p. 58)11
suggeriscono alcune do-
mande che un insegnante potrebbe porsi per identificare le dimensioni:
1) Ho già fatto questo compito altre volte?
2) Che cosa mi aspetto di vedere in questo compito che mi permetterà di contraddis-
tinguere questa prestazione da un’altra?
3) Quali sono le caratteristiche che qualificano questa prestazione?
4) Quali caratteristiche peculiari avrebbero i compiti migliori?
I criteri di una prestazione possono essere considerati gli “strumenti di misurazione” con i
quali si monitora l’abilità degli studenti. Mentre le dimensioni indicano la prospettiva a partire
9
J. McTighe, & S. Ferrara (1996). Performance-based assessment in the classroom: A Planning framework. In R. E.
Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring (I-5: 1-9).
Alexandria, VA: Association for Supervision and Curriculum Development.
10
La parola “rubrica” deriva alla parola latina “ruber” (= rosso). Anticamente una rubrica indicava un insieme di istru-
zioni scritte in rosso per una legge o per un servizio liturgico. Una rubrica istruisce su come delle persone “legalmente”
possono giudicare una prestazione.
11
J. L. Herman, P. R. Aschbacher, & L. Winters (1992). A practical guide to alternative assessment, Alexandria, VA:
Association for Supervision and Curriculum Development.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.7
dalla quale può essere determinata la qualità della prestazione, i criteri indicano ciò che viene
assunto come indicatore della qualità del prodotto. «I criteri di prestazione definiscono ciò che si
apprezza nel lavoro dello studente, definiscono gli scopi e gli obiettivi che ci si propone di rag-
giungere, e sono utili per determinare quando sono stati raggiunti».12
Inoltre, essi aiutano gli in-
segnanti e gli studenti a definire chiaramente gli obiettivi da raggiungere, in modo da coinvolgere
gli studenti stessi nella valutazione. Herman, Aschbacher e Winters (1992, p. 48) definiscono i
criteri come:
«gli obiettivi di priorità in termini di contenuti che devono essere affrontati, di conoscenze o di abilità
che devono essere dimostrate e di contesto nel quale queste devono esprimersi».
I criteri scelti per descrivere una prestazione dovrebbero avere alcune caratteristiche: raccor-
darsi con gli obiettivi, essere sensibili, essere significativi, chiari e convincenti, essere imparziali
(non dipendenti dal background socioeconomico, dal genere o dalla cultura dello studente), essere
generalizzabili (non servire in modo molto circoscritto a un compito o a una disciplina, ma a una
abilità), essere fattibili (avere un numero limitato di dimensioni o di tratti).
I criteri scelti per descrivere una prestazione dovrebbero avere alcune caratteristiche: raccor-
darsi con gli obiettivi, essere sensibili, essere significativi, chiari e convincenti, essere imparziali
(non dipendenti dal background socioeconomico, dal genere o dalla cultura dello studente), essere
generalizzabili (non servire in modo molto circoscritto a un compito o a una disciplina, ma a
un’abilità), essere fattibili (avere un numero limitato di dimensioni o di tratti).
I descrittori indicano che cosa si deve osservare di una prestazione mentre gli indicatori of-
frono misure specifiche (esempi, segnali, manifestazioni concrete e definite di una prestazione).
Ambedue indicano ciò da cui si inferisce la presenza o meno di un criterio e di una dimensione.
Ad esempio:
(1) Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed
elegante (criterio). Si sofferma ad analizzare le richieste della domanda e ris-
ponde ad ognuna di esse in modo pertinente ed esauriente (descrittore). Ad esem-
pio: nella risposta usa il vocabolario specifico attinente alla domanda (…), indica
chiaramente quali sono le premesse (…) e quali le conseguenze (…), si esprime
con frasi complete e corrette (…) (indicatore)
(2) Comunica con chi lo ascolta efficacemente (criterio). Non interrompe e ascolta
con attenzione chi ha il turno di parola. Prende il turno di parola e si esprime dopo
aver controllato di aver ben compreso chi ha parlato prima di lui (descrittore). Ad
esempio: guarda negli occhi chi parla, ha una pausa di silenzio prima di cominci-
are a parlare dopo il suo interlocutore, riassume ciò che ha detto chi ha parlato
prima di lui (indicatore)
(3) Identifica gli elementi importanti del problema (criterio). Evidenzia quali sono le
informazioni importanti del problema su cui fermare la propria riflessione, esa-
mina la connessione tra le informazioni per rilevare quali sono più rilevanti e sig-
nificative (descrittore). Ad esempio: Dopo aver riflettuto ad alta voce giustifica
la scelta di … come variabile più significativa. Tra le varie connessioni che … ha
con altri elementi del problema … … … giustifica la relazione con… come mag-
giormente determinante rispetto alle altre (indicatore)
(4) Include un diagramma chiaro e semplificato (criterio). La rappresentazione delle
relazioni tra i fattori sono non solo complete, ma anche evidenti nei loro rapporti
di causa ed effetto e nella loro successione temporale; le parole scelte sono essen-
ziali ed efficaci (descrittore). Ad esempio: Il diagramma è presentato al momento
giusto dello sviluppo del ragionamento e si rivela molto efficace per precisare
meglio i risultati ottenuti. È corredato anche da chiare spiegazioni che facilitano
12
J. A. Arter (1996). Using assessment as a tool for learning. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for
student performance assessment in an era of restructuring, (IV-l0: 4). Alexandria, VA: Association for Supervision
and Curriculum Development.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.8
la sua comprensione (indicatore)
L’àncora è un esempio concreto, scelto tra i molti disponibili, che serve precisare ulterior-
mente un indicatore o un descrittore. Può anche essere descritta come un esempio di prestazione
con la quale possono essere messe a confronto altre prestazioni. Ecco alcuni esempi, in corsivo di
àncora dei criteri sopra riportati:
1) Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed
elegante (Ad esempio, usa espressioni come: “Si potrebbe considerare il prob-
lema da almeno tre punti di vista. In base al primo… in base al secondo… in base
al terzo… Tuttavia queste prospettive sembrano non essere completamente sod-
disfacenti perché… Secondo una mia opinione…” [àncora])
2) Comunica efficacemente con chi lo ascolta (Ad esempio, usa espressioni come:
“Dopo aver presentato questa tesi in generale e astratto, penso che potrei essere
più comprensibile con una esemplificazione e con una metafora…” [àncora])
3) Identifica gli elementi importanti del problema (Ad esempio, si esprime con es-
pressioni come: “Dopo aver letto più volte il problema penso che questi siano le
informazioni sulle quali si debba riflettere per trovare una soluzione. Tuttavia è
importante non solo identificare le informazioni significative, ma anche porle se-
condo un ordine di importanza rispetto all’obiettivo che deve essere rag-
giunto…” [àncora])
4) Include un diagramma chiaro e semplificato (Ad esempio, dopo aver descritto con
parole un fenomeno o un sistema di relazioni fra variabili, afferma: “Potremmo
sinteticamente presentare quanto è stato fin qui detto con questa rappresentazi-
one che illustra come le varie forze siano tra loro correlate e come ognuna di
esse vari col variare delle altre…” [àncora])
Nel sistema di valutazione in generale alcuni esempi potrebbero assumere una posizione par-
ticolare per indicare con concretezza gli standard che la scuola o il processo formativo intende
raggiungere a una determinata età, alla fine di un ciclo o a conclusione di un ciclo evolutivo.
Questi esempi vengono indicati come standard di prestazioni di riferimento (in inglese indicati
con il termine: benchmark).
Le prestazioni (in particolari quelle complesse) non sono quasi mai eseguite dicotomicamente
bene o male. Poiché richiedono l’integrazione di molte dimensioni o tratti, sono soggette a un
apprendimento più o meno lungo, richiedono più o meno difficoltà per essere messe in atto. In
ogni caso, nel momento in cui sono messe in atto presentano variazioni individuali o richiedono
uno sviluppo da un livello di “non presenza” (assenza di competenza) fino a un livello di compe-
tenza (livello di eccellenza). Un insieme di criteri distribuiti in modo da rappresentare un “conti-
nuum” di sviluppo da un livello minimale ad un livello di perfezione è una scala.
Le scale possono essere numeriche o qualitative oppure numeriche-qualitative. Le scale nu-
meriche sono scale che utilizzano numeri su un continuum. In questo caso è importante decidere
il numero dei punti di una scala. Non vi è una indicazione precisa al riguardo. Si devono invece
tenere conto dei vantaggi e degli svantaggi che si hanno a seconda che la scala sia troppo ampia
o troppo ristretta. Quanto più ampia è la scala tanto più è difficile stabilire una differenza tra punto
e punto della scala stessa. In una valutazione di 10 o di 30 punti, qual è la differenza tra 1 e 2 o
tra 9 e 10 oppure tra 29 e 30? Qualora però si riuscissero a stabilire le differenze con chiarezza, è
evidente che una scala più ampia permette un giudizio più preciso. Una forma per mediare van-
taggi e svantaggi è quella di utilizzare contemporaneamente l’una e l’altra suddivisione come
nell’esempio riportato alla Tavola 2.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.9
Tavola 2
RIFLETTERE CRITICO (1-30)
Livello-1: Successo minimo (1-6)
• Dimostra una comprensione scarsa e solo una comprensione limitata dello scopo
del problema o dei problemi.
• Impiega solo le parti più fondamentali delle informazioni fornite.
• Mescola fatto e opinione nello sviluppo di un punto di vista.
• Arriva a conclusioni dopo uno sguardo veloce e superficiale soltanto a uno o due
elementi di informazione.
• Non prende in considerazione le conseguenze.
Livello-2: Successo a livello rudimentale (7-12)
• Dimostra solo una comprensione molto generale dello scopo del problema.
• Si focalizza su un singolo problema.
• Utilizza solo l’informazione fornita.
• Potrebbe includere opinioni ed anche fatti nello sviluppo di una posizione.
• Arriva a conclusioni dopo un esame limitato dell’evidenza con poco interesse
per le conseguenze.
Livello-3: Successo lodevole (13-18)
• Dimostra una comprensione generale dello scopo del problema e più di uno dei
problemi implicati.
• Utilizza i punti principali di una informazione dai documenti e almeno una idea
generale dalle conoscenze personali per sviluppare una posizione.
• Costruisce una conclusione sull’esame delle informazioni e su qualche
considerazione delle conseguenze.
Livello-4: Successo superiore (19-24)
• Dimostra una comprensione chiara dello scopo del problema e almeno di due
problemi centrali.
• Utilizza i punti principali dell’informazione dai documenti e la conoscenza per-
sonale che è rilevante e coerente nello sviluppo di una posizione.
• Costruisce una conclusione su un esame dell’evidenza maggiore.
• Considera almeno un’azione alternativa e le conseguenze possibili.
Livello-5: Successo eccezionale (25-30)
• Dimostra una comprensione chiara e accurata dello scopo del problema e delle
ramificazioni dei problemi implicati.
• Impiega tutte le informazioni dai documenti e le conoscenze personali estese che
sono di fatto rilevanti, accurate e coerenti nello sviluppo di una posizione.
• Basa la conclusione su un esame completo dell’evidenza, sull’esplorazione di
alternative ragionevoli e sulla valutazione delle conseguenze.
(Da: J. Herman, P. R. Aschbacher, & L. Winters (1992). A practical guide to alternative
assessment. p. 46).
Le scale qualitative utilizzano invece aggettivi per descrivere diversi livelli di prestazione. Tali
scale indicano diversi livelli di prestazione senza stabilire dei punti. Si usano espressioni come:
Ha dimostrato un buon livello di competenza… dimostra una buona maturità… Pur non avendo
ancora raggiunto il livello richiesto si può dire che sia ormai ad un livello avanzato… È in via di
sviluppo… Può essere definito agli inizi, non ancora sufficienti… ecc. Ad esempio, nella Tabella
4 si ha una scala qualitativa: minimo, impegnato, attivo, efficace, riflessivo.
Talvolta si possono usare scale numeriche-qualitative come nell’esempio riportato alla Tavola
3:
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.10
Tavola 3
Risposta esemplare Valutazione = 6
Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed ele-
gante; include un diagramma chiaro e semplificato; comunica efficacemente con chi lo
ascolta; mostra di comprendere i processi e le idee di matematica di problemi aperti;
identifica tutti gli elementi importanti del problema; è possibile che includa esempi e
controesempi; presenta argomentazioni di sostegno.
Piccoli difetti ma soddisfacente Valutazione = 4
Completa il problema in modo soddisfacente, ma le spiegazioni possono essere pastic-
ciate; l’argomentazione può essere incompleta; il diagramma può essere poco approp-
riato o non chiaro; comprende le idee matematiche sottostanti; utilizza con efficacia le
idee matematiche.
Non è capace di cominciare in modo efficace Valutazione = 1
Le parole non riflettono il problema; i disegni travisano la situazione del problema;
copia parte del problema, ma senza tentare una soluzione; manca di indicare quale in-
formazione è appropriata al problema.
(Da: J. Herman, P. R. Aschbacher, & L. Winters (1992). A practical guide to alternative
assessment. p. 56)
Le rubriche possono essere olistiche, analitiche o del tratto primario. Le prime sono pensate
per fornire un’idea generale degli elementi di qualità e dei livelli di competenza nelle prestazioni
di uno studente. Così le definiscono Taggart e Wood (1998, p. 62):13
«mostrano come uno studente conosce, comprende o è in grado di fare in relazione agli obiettivi speci-
fici di prestazione del programma di istruzione. Forniscono una impressione globale e sono intese come
una valutazione sommativa del compito. I vantaggi delle rubriche olistiche risiedono nella velocità di ana-
lizzarle e nel fatto che offrono una visione generale del successo dello studente…».
Tavola 4
Molto esperto
____
Ho considerato gli interessi di chi mi ascoltava nella mia introdu-
zione
____ Sono stato espressivo con la mia voce
____ Il contenuto delle mie conoscenze è stato evidente
____ Ho utilizzato in modo accurato diverse fonti di informazione
Mi sono servito di frasi chiare con buoni passaggi
____
Ho organizzato e presentato le informazioni in un modo sequen-
ziale
____
Mi sono servito di vari supporti visivi per illustrare il mio conte-
nuto
____
Ho appreso nuovi fatti che posso utilizzare dopo la mia relazione
orale
…..
Competente ____ Ho fatto una introduzione che era secondo me interessante
____ Talvolta sono stato espressivo nella mia voce
____ Il contenuto della mia conoscenza mancava di dettagli
____ Ho utilizzato poche fonti di informazione in modo accurato
____ Sono stato chiaro nelle mie frasi
13
G. L. Taggart, & M. Wood (1998). Rubrics: A cross-curricular approach to assessment. In G. L. Taggart et alii
(Eds.), Rubrics. A handbook for construction and use (pp. 57-74). Lancaster, Technomic Publishing.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.11
____
Talvolta mi sono espresso con frasi che non riguardavano l’argo-
mento
____ Mi sono servito di strumenti visivi senza connetterli al contenuto
____ Ho appreso fatti nuovi riguardanti la mia relazione orale
….
Principiante ____ La mia introduzione è stata senza interesse
____ Ho parlato in modo monotono per la maggior parte del tempo
____ Ho utilizzato un contenuto di conoscenza scarso
____ Ho utilizzato una sola fonte di informazione
____ Le mie frasi erano stentate o incomplete
____ Sono uscito parecchie volte fuori dell’argomento
____ ….
Segna le indicazioni che meglio identificano la tua preparazione
____ ESPERTO ____ COMPETENTE ____ PRINCIPIANTE
(Da: Taggart, & Wood (1998). Rubrics: A cross-curricular approach to assessment. In G. L. Tag-
gart, S. J. Phifer, J. A. Nixon, & M. Wood (Eds.), Rubrics. A handbook for construction and use.
Lancaster, Basel: Technomic Publishing, p. 62.
Le rubriche analitiche servono per individuare il livello della prestazione rispetto a due o più
elementi di qualità.
La Tavola 5 può essere un esempio di rubrica analitica. In essa vengono scelte tre dimensioni
precisate con diversi indicatori: Espansione (numero e complessità delle relazioni, informazioni
del contenuto/legami concettuali, interdisciplinarietà e connessioni tematiche), Chiarezza (con-
cetti generali e varietà di dettagli, concetti irrilevanti e informazioni non fondate) e assimilazione
(concetti vecchi e nuovi, idee personali e creative e prospettive diverse). Degli indicatori non
vengono indicati i criteri e le àncore:14
Tavola 5
RUBRICA DI VALUTAZIONE PER UNA PRESTAZIONE
NELLA COSTRUZIONE DI UNA MAPPA SEMANTICA
Minimo: Dimostra un livello di comprensione semplicistica del contenuto e/o un im-
pegno limitato
ASSIMILAZIONE
• Descrizione del contenuto di una conoscenza attraverso associazioni causali senza
riferimenti semantici.
• Ricordo meccanico e livellato di informazioni con mescolanza disordinata di in-
formazioni vecchie e nuove.
CHIAREZZA
• Elementi di informazione isolati e disorganizzati.
• Introduzione di informazioni irrilevanti.
• Una certa quantità di errori.
ESPANSIONE
• Pochissimi concetti e quasi nessuna connessione tra gli elementi di informazione.
Impegnato: Si dimostra impegnato nel compito e manifesta di afferrare gli elementi
contenuto e delle informazioni
14
Nella Tabella 5 relativa ad una Rubrica di valutazione della padronanza di un contenuto rilevato attraverso una mappa
semantica si trovano la Scala (da Minimo a Riflessivo), le Dimensioni (assimilazione, chiarezza, espansione), gli Indi-
catori e i Criteri per ciascuna dimensione. Mancano le àncore o gli esempi di benchmark. Se la si leggesse integrando
le tre diverse dimensioni in una sola e unica valutazione la si considererebbe come una rubrica olistica.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.12
ASSIMILAZIONE
• Ricostruzione della struttura della conoscenza con ricupero degli elementi di cui
è costituita attraverso una memorizzazione meccanica del contenuto.
CHIAREZZA
• Vari tipi di informazione con alcuni dettagli in relazione a concetti generali.
• Manca la chiarezza del tipo di relazione.
• Alcuni errori.
ESPANSIONE
• Connessioni molteplici con pochi concetti, nessuna qualificazione delle connessi-
oni e alcune di esse errate.
Attivo: È attivamente impegnato e riflessivo sul contenuto dell’argomento e dimostra
di cominciare a integrare e sviluppare nuove idee
ASSIMILAZIONE
• Integrazione corretta delle nuove informazioni con quelle già possedute.
• Fraintendimenti precedenti risolti.
• Facilità e sicurezza di movimento sulla rappresentazione.
CHIAREZZA
• Concetti generali pienamente chiarificati con dettagli rilevanti.
• Concetti principali e dettagli sono scelti con attenzione e collocati al posto cor-
retto.
ESPANSIONE
• Molti concetti con molti dettagli, buona strutturazione della conoscenza e qualche
errore di connessione nei dettagli.
Efficace: Sa sintetizzare strategicamente le informazioni e dimostra una capacità di
sapersi focalizzare in modo significativo sulle idee centrali e sui dettagli
ASSIMILAZIONE
• Modificazioni delle imprecisioni delle conoscenze previe.
• Ricupero veloce, organizzato e significativo della struttura della conoscenza.
• Capacità di spiegazione dei nodi e delle connessioni.
• Rappresentazione come risultato della elaborazione profonda e significativa della
conoscenza.
CHIAREZZA
• Nodi della struttura della conoscenza accuratamente scelti e posti secondo un chi-
aro ordine gerarchico.
• Connessioni presentate qualificando il tipo di relazione.
• Idee centrali evidenziate e presenza di qualche elemento attribuibile ad uno svi-
luppo personale.
ESPANSIONE
• Connessioni tematiche, chiarezza del punto di vista, ricchezza e corretta qualifi-
cazione delle connessioni, accenni di connessioni interdisciplinari.
Riflessivo: Cerca sempre una maggiore comprensione della conoscenza scoprendo in-
terpretazioni molteplici e implicazioni personali e limiti del lavoro
ASSIMILAZIONE
• Possesso di diverse prospettive della rappresentazione della conoscenza.
• Connessioni chiare con altre aree di conoscenza a cui alcuni nodi possono essere
collegati.
• Competenza nell’applicazione della rappresentazione.
• Possesso di una buona autovalutazione della propria conoscenza.
CHIAREZZA
• La rappresentazione è utilizzata avendo chiaro il punto di vista che si assume.
• I limiti di una rappresentazione sono superati utilizzando altre tecniche di
rappresentazione o rilevando i limiti della rappresentazione utilizzata.
• Buoni la relazione con le conoscenze precedenti e gli arricchimenti personali.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.13
ESPANSIONE
• Ricchezza di concetti e ottima qualificazione tra i nodi sia in termini gerarchici
che qualificanti.
• Sono registrate anche implicazioni personali e interpersonali.
(Adattamento da: D. Hyerle (1996). Thinking Maps. Educational Leadership, 53(4), 85-
89).
Vi sono infine rubriche relative alle caratteristiche primarie. Sono rubriche create per compiti
particolari o prestazioni particolari dei quali vengono scelti sono alcune dimensioni o alcuni tratti
più essenziali
Gli standard stabiliscono riferimenti di un livello di successo tale da far ritenere la eccellente
prestazione. Nel caso di un atleta, gli standard stabiliscono la lunghezza del percorso da raggiun-
gere entro un determinato tempo e entro certe condizioni. Gli standard differiscono dai criteri
perché questi «sono inferiti dallo scopo e dalla natura della prestazione, mentre gli standard sono
selezionati per rappresentare l’eccellenza nella prestazione» (p. 2).15
Gli standard sono fissati in
base alle migliori prestazioni, cioè usano esempi di prestazioni appropriate come punto di riferi-
mento e possono variare secondo il contesto. I criteri descrivono le caratteristiche di una presta-
zione, la rubrica indica i livelli di esecuzione di una prestazione, gli standard dicono “quanto
bene” il compito è eseguito, cioè la sua qualità.
4. COSTRUIRE I PROPRI CRITERI DI PRESTAZIONE
Come si procede per la creazione di una rubrica? Arter (1994) consiglia queste diverse fasi:
PRIMA FASE: Raccogliere esempi di prestazione dello studente
L’insegnante può raccogliere dal suo archivio o dall’archivio di colleghi lavori
o compiti di anni precedenti che possono rappresentare o esprimere la prestazi-
one che si vuole valutare. Poi si scelgano quei compiti che sembrano illustrare
la migliore esecuzione. Poi ci si chieda:
• “Questa è una prestazione di ________________ (soluzione di problema, di
composizione scritta, di saggio, ecc.). Perché ho scelto questa esecuzione?
• “In che cosa è migliorata questa prestazione rispetto ad una analoga dell’anno
precedente?”
• “In che cosa potrà ancora migliorare?
Quando si raccolgono esempi, è importante rappresentare un arco di livelli di
abilità.
SECONDA FASE: Fare un brainstorming di un elenco di caratteristiche
Raccolto un certo numero di prestazioni, si può divide in tre gruppi: eccellenti,
medi e scarsi. Poi ci si chieda:
• Quali sono le ragioni di questa divisione?
• Che cosa manifestano queste prestazioni? (criteri/dimensioni)
Si tenti di creare un elenco tanto ampio e ricco quanto possibile. Una strategia
utile è l’uso del brainstorming. Ci si preoccupi di sviluppare un vocabolario
molto ricco di sfumature come, ad esempio: dettagliato, comprensivo di molte
cose, perspicace, fornisce esempi, motivazione, osserva più di una cosa, consi-
dera il contenuto come anche il processo, è accurato, la discussione si relaziona
ai criteri, crescita sostenuta da esempi, ben organizzata, sentimenti condivisi,
bada ai punti forti e a quelli deboli, profondo nell’analisi, buone ragioni e spie-
gazioni, aperto, espressivo, facile da leggere, bada al miglioramento dell’abilità,
15
G. Wiggins (1996). What is a rubric? A dialogue on design and use. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook
for student performance assessment in an era of restructuring (VI-5: 1-13). Alexandria, VA, Association for Supervi-
sion and Curriculum Development.
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.14
padronanza, reazione personale, specifico, guarda in avanti, completo, sintetizza
idee, leggibile, chiaro, ecc.
TERZA FASE: Categorizzare
Si raggruppino gli indicatori rispetto ai tratti o alle dimensioni.
QUARTA FASE: Scrivere una definizione con valore neutrale di ciascun tratto
Si dia una definizione di ciascun tratto. Questa definizione dovrebbe avere un
valore neutrale, cioè non dovrebbe esprimere un giudizio di valutazione.
QUINTA FASE: Descrivere una prestazione Buona, Media e Debole per ciascun
tratto/dimensione
Si preparino descrizioni di prestazione eccellente, media e appena sufficiente
per ciascun tratto. Si usino aggettivi e frasi descrittive. Ci si riferisca all’elenco
dei commenti che si sono fatti quando si sono scelti i lavori. I criteri di prestazi-
one esigono che si descriva la prestazione così bene da poter confrontare quello
che si osserva nel lavoro dello studente con le descrizioni fornite.
SESTA FASE: Reperire lavori che servano da riferimento (benchmark)
Si trovino lavori di studenti che siano esempi di “eccellenza”, di “accettabilità”,
di “appena sufficienza” di abilità. Ci si assicuri di averne diverse affinché for-
niscano una gamma tipica di prestazione a vari livelli di valutazione. Questa può
essere utilizzata per illustrare agli studenti che cosa fare.
SETTIMA FASE: Migliorare quello che si è fatto
I criteri evolvono con l’uso. Probabilmente applicandoli alla pratica si scoprirà
che alcuni pezzi dei criteri funzionano bene e altri no. Si aggiungano e si modi-
fichino le descrizioni in modo che esse comunichino meglio. Si scelgano
(benchmark) lavori di riferimento e saggi che facciano da esempi più adeguati.
Se fosse necessario, si rivedano i tratti. Ci si faccia aiutare dagli studenti – questo
è un espediente per apprendere.
5. CONCLUSIONE
Quanto qui si è riferito non esaurisce tutta la riflessione che il movimento della valutazione
autentica ha prodotto. La riflessione si protrae da più di dieci anni ed è ricca di sviluppi teorici e
di applicazioni pratiche. Quelle che seguono sono brevi puntualizzazioni che mirano a evidenziare
alcune caratteristiche importanti del tema discusso.
Non è sufficiente perfezionare il processo di valutazione in modo che sia sempre più attendi-
bile e oggettivo. È necessario dare un fondamento più profondo al processo stesso attraverso
un’analisi dei compiti proposti agli studenti. Se i compiti sollecitano semplicemente il richiamo
di contenuti o “anche” di competenze connessi alla/e disciplina/e senza un esame preliminare
della loro natura, la valutazione potrà non assumere alcun valore predittivo della capacità di saper
affrontare problemi o situazioni reali, ma risolversi semplicemente nella rivelazione di ciò che la
scuola ha insegnato “senza che la scuola stessa sia valutata su ciò che ha insegnato”. Questo ren-
derebbe veramente precario e discutibile lo scopo a cui essa mira.
La valutazione autentica per essere tale deve anche essere compiuta in situazione analoghe o
simili a quelle in cui viene eseguita la prestazione, cioè in condizioni reali. In caso diverso, non
indicherebbe come il soggetto esaminato dimostrerebbe le sue capacità di muoversi in situazioni
di vita ordinaria.
La valutazione autentica sottolinea il valore principalmente educativo del processo della valu-
tazione. Spesso la valutazione dell’insegnante è la dimostrazione di un potere acquisito, uno stru-
mento per legittimare il passaggio o meno dello studente ai livelli scolastici successivi, oppure
può anche prestarsi a essere utilizzato per accrescere il grado di motivazione dello studente. Ma
lo scopo e il fine della valutazione non è questo, anche se può diventarlo. Lo scopo è semplice-
mente quello di individuare le debolezze e i limiti dello studente come anche del processo di
Comoglio, La “valutazione autentica”
pag.15
istruzione, un sistema di controllo per focalizzare meglio l’attività dell’insegnante e dello stu-
dente. Il fatto di essere utilizzata come “punizione” o come “sistema di selezione di chi può pro-
cedere e di chi deve rimanere fermo” non fanno di certo della valutazione uno strumento signifi-
cativo. Questo appare tanto più ambiguo nella misura in cui il processo esprime un giudizio solo
rispetto a “ciò” che è stato insegnato, non su “come” è stato insegnato, né sulla predittività dei
compiti di fornire un giudizio sulle competenze richieste dal mondo della vita reale.
Da ultimo, la valutazione autentica sottolinea l’inadeguatezza strumentale tradizionale per va-
lutare il progresso e lo sviluppo dell’apprendimento. Una valutazione non può limitarsi a consi-
derare la vicinanza o la lontananza dagli standard attesi e una valutazione a campionatura con
interrogazioni o compiti saltuari non è né affidabile, né in grado di fornire elementi di valutazione
del progresso dimostrato dallo studente. Non tutti gli studenti, si trovano sulla stessa linea di par-
tenza rispetto agli obiettivi finali stabiliti dall’insegnante. Queste “differenze individuali” non
possono essere trascurate e essere attribuite semplicemente a mancanza di impegno personale.
Per questo, una valutazione che trascuri le differenze o il progresso individuali non può non defi-
nirsi “inautentica” e anche – se non soprattutto – “ingiusta”. Una valutazione, per essere davvero
autentica, deve proporsi l’obiettivo di valutare il “progresso” dell’apprendimento. Come tale,
deve essere continuativa, su tempi lunghi (sia per essere evidente, sia perché lo sviluppo di com-
petenze o il ricupero di lacune non richiedono tempi brevi), individualizzata, deve mantenere la
memoria del passato e del presente, deve far riferimento a un progetto personale di apprendi-
mento, deve essere anche autovalutazione dello studente. Una valutazione autentica che risponda
a tutte queste esigenze non sembra possibile utilizzando strumenti tradizionali (per esempio, que-
stionari, interrogazioni orali che difficilmente permettono un controllo preciso delle proprie ca-
pacità). Per tali motivi l’attenzione e la riflessione si sono rivolti a un nuovo strumento: il portfo-
lio, di cui si parlerà successivamente.

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Comoglio, la valutazione autentica

  • 1. LA “VALUTAZIONE AUTENTICA” di Mario Comoglio 0. INTRODUZIONE1 Non è raro imbattersi in articoli e in interventi ministeriali che affrontano la questione di come valutare l’apprendimento degli studenti. La valutazione, è noto, è un tema “spinoso” che non trova in genere d’accordo gli insegnanti, le famiglie degli studenti e gli studenti stessi. I motivi di in- soddisfazione sono numerosi, ma comune e diffusa in tutti è la difficoltà a trovare giustificazioni e elementi di trasparenza nell’espressione dei propri giudizi. Molti insegnanti, poi si chiedono anche quale valore reale abbia la valutazione scolastica. C’è una ricerca intensa per individuare non solo i criteri ma anche gli strumenti che permettano di esprimere giudizi maggiormente fon- dati. Uno di questi strumenti è il portfolio. Mentre alcuni tendono a sottolineare del portfolio gli elementi di piena novità rispetto agli strumenti tradizionali, altri ne evidenziano le caratteristiche di relativa innovazione in quanto già presente e utilizzato in vari contesti professionali e comun- que già oggetto di ricerca nell’ambito dello studio sulla valutazione. I problemi evidenziati e incontrati nella valutazione dell’apprendimento sono stati a lungo e ampiamente discussi negli ultimi anni da una riflessione che per il numero dei contributi e per gli sviluppi pratici che ha avuto ha assunto le dimensioni di un vero e proprio “movimento di pen- siero”: la valutazione autentica o alternativa che può essere considerata come contrapposta alla valutazione tradizionale2 o, in modo più preciso, alla valutazione misurata attraverso forme stan- dardizzate. Vi accenniamo qui non per sintetizzarne tutti i suoi sviluppi e radici teoriche, ma per cogliere alcuni aspetti che possono contribuire a chiarire alcuni aspetti problematici e precisare alcuni termini per migliorare a molti insegnanti questo compito così importante dell’attività sco- lastica. 1. LA VALUTAZIONE AUTENTICA In genere la valutazione del profitto scolastico è stabilita dal confronto dei risultati ottenuti dagli studenti con i risultati attesi (obiettivi). È in base alla loro vicinanza o distanza che si trag- gono inferenze sul grado di apprendimento. Quando è emersa l’esigenza di una misura che fosse il più possibilmente precisa, si è fatto soprattutto ricorso a prove standardizzate. Questo sistema, il cui scopo iniziale è stato quello di constatare soltanto il successo oppure l’insuccesso dell’apprendimento per suggerire interventi di rinforzo o di aiuto, per molti è diven- tato anche un sistema di giudizio selettivo. Il limite maggiore della valutazione tradizionale sem- bra collocarsi “in ciò che” essa intende e riesce a valutare. Valutando ciò che un ragazzo “sa”, si controlla e si verifica la “riproduzione” ma non la “costruzione” e lo “sviluppo” della conoscenza e neppure la “capacità di applicazione reale” della conoscenza posseduta. 1 Tratto da: M. Comoglio (2002). La valutazione autentica. Orientamenti Pedagogici, 49(1), 93-112. 2 Il movimento della valutazione autentica o alternativa è sorto negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’90 come contrap- posizione critica alla forma di valutazione diffusa di orientamento comportamentista fondata soprattutto su test stan- dardizzati per lo più a scelta multipla. Questa contrapposizione non ha gli stessi riferimenti per quanto riguarda il contesto italiano. La valutazione tradizionale italiana, pur essendo molto variegata e diversificata, va qui intesa non nel senso degli strumenti, ma nel senso delle intenzioni e degli scopi: verificare l’apprendimento da parte dello studente di una conoscenza trasmessa dall’insegnante.
  • 2. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.2 Una valutazione che voglia essere maggiormente autentica dovrebbe consentire di esprimere un giudizio più esteso dell’apprendimento e cioè della capacità «di pensiero critico, di soluzione dei problemi, di metacognizione, di efficienza nelle prove, di lavoro in gruppo, di ragionamento e di apprendimento permanente» (Arter & Bond,1996, p. 1).3 La prospettiva di una “valutazione alternativa” in sostituzione di quella tradizionale è stata proposta da Grant Wiggins (1993)4 e sta a indicare una valutazione che intende verificare non solo ciò che uno studente sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondata su una prestazione reale e adeguata dell’apprendimento. Perché una verifica attraverso una prestazione e non attraverso un test? A volte capita che alcuni studenti riescano bene nei test a scelta multipla ma, quando viene richiesto loro di dimostrare ciò che sanno in una prestazione concreta, sembrano confusi e dimo- strano una competenza da principianti e non da esperti come hanno dimostrato nei test. Si pensi a come sia possibile conoscere molto bene come funzioni una macchina, ma poi non si sappia come guidarla nel traffico della città. Questo indica come la valutazione di concetti e di fatti isolati non dimostri le reali capacità di ragionamento, di creatività e di soluzione di problemi in situazioni concrete di vita. Perciò, sapere che uno studente è in grado di operare in contesti reali con presta- zioni in grado di conseguire certi obiettivi dice molto di più sul suo apprendimento che non ciò che egli dimostra in prove di riconoscimento della verità o di affermazioni o il punto in cui si colloca rispetto ai compagni. Vi sono però anche altri motivi che si rifanno a riflessioni recenti sui processi di insegnamento e di apprendimento che giustificano altre forme più attendibili di valutazione. Teorie dell’appren- dimento autentico, dell’insegnamento inteso come inculturazione, della cognizione situata, del costruttivismo o del costruttivismo sociale dimostrano che gli studenti comprendono e assimilano in misura maggiore quando hanno a che fare con situazioni reali rispetto a quanto devono appren- dere in situazioni decontestualizzate.5 Perciò, visto che si apprende di più in questo modo, è giusto anche valutare l’apprendimento non in modi astratti e artificiali, ma con prestazioni creative, con- testualizzate. Parliamo quindi di valutazione autentica: «quando ancoriamo il controllo al tipo di lavoro che persone concrete fanno piuttosto che solo sollecitare risposte facili da calcolare con risposte semplici. La valutazione autentica è un vero accertamento della prestazione perché da essa apprendiamo se gli studenti possono in modo intelligente usare ciò che hanno appreso in situazioni che in modo considerevole li avvicinano a situazioni di adulti e se possono rinnovare nuove situazioni» (Wiggins, 1998, p. 21).6 Oppure possiamo ancora definire la valutazione autentica come: «la valutazione che ricorre continuamente nel contesto di un ambiente di apprendimento significativo e riflette le esperienze di apprendimento reale… L’enfasi è sulla riflessione, sulla comprensione e sulla cre- scita piuttosto che sulle risposte fondate solo sul ricordo di fatti isolati. L’intento della “valutazione autentica” è quello di coinvolgere gli studenti in compiti che richiedono di applicare le conoscenze nelle esperienze del mondo reale. La “valutazione autentica” scoraggia le prove “carta-e-penna” sconnesse dalle attività di insegnamento e di apprendimento che al momento avvengono. Nella “valutazione autentica”, c’è un intento personale, una ragione a impegnarsi, e un ascolto vero al di là 3 J. Arter, & L. Bond (1996). Why is assessment changing. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring, (I-3: 1-4). Alexandria, VA: Association for Supervision and Cur- riculum Development. 4 G. Wiggins (1993). Assessing student performance: Exploring the purpose and limits of testing, San Francisco, CA: Jossey-Bass. 5 L. B. Resnick (1987). Learning in school and out. Educational Researcher, 16, 13-20; J. S. Brown, A. Collins, & P. Duguid (1996). Situated cognition and the culture of learning. In H. McLellan (Ed.), Situated learning perspectives, (pp. 19-44). Englewood Cliffs, NJ: Educational Technology Publications; A. Collins, & J. S. Brown, & S. E. Newman (1989). Cognitive apprenticeship: Teaching the crafts of reading, writing, and mathematics. In L. B. Resnick (Ed.), Knowing, learning, and instruction: Essays in honor of Robert Glaser (pp. 453-494). Hillsdale, NJ: Erlbaum. 6 G. Wiggins (1998). Educative assessment. Designing assessments to inform and improve student performance, San Francisco, CA: Jossey-Bass.
  • 3. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.3 delle capacità/doti dell’insegnante» (Winograd & Perkins, 1996, I-8: 2).7 La valutazione autentica o alternativa si fonda quindi anche sulla convinzione che l’apprendi- mento scolastico non si dimostra con l’accumulo di nozioni, ma con la capacità di generalizzare, di trasferire e di utilizzare la conoscenza acquisita a contesti reali. Per questo nella valutazione autentica le prove sono preparate in modo da richiedere agli studenti di utilizzare processi di pen- siero più complesso, più impegnativo e più elevato. Verificando con maggior autenticità l’apprendimento si possono far raggiungere livelli più elevati di prestazione e preparare meglio gli studenti a un inserimento di successo nella vita reale. Non avendo prioritariamente lo scopo della classificazione o della selezione, la valutazione au- tentica cerca di promuovere e di rafforzare tutti, dando opportunità a tutti di compiere prestazioni di qualità. Essa offre la possibilità sia agli insegnanti che agli studenti di vedere a che punto stanno, di autovalutarsi e, in conformità a ciò, migliorare il processo di insegnamento o di appren- dimento: gli uni (gli insegnanti) per sviluppare la propria professionalità e gli altri (gli studenti) per diventare autoriflessivi e assumersi il controllo del proprio apprendimento. In questo modo, gli uni (gli insegnanti) scoprono il loro ruolo come “mediatori” dell’apprendimento, gli altri (gli studenti) si scoprono esaminatori di se stessi. Wiggins (1998, pp. 22.24) indica queste come le caratteristiche della valutazione autentica: «1 È realistica Il compito o i compiti replicano i modi nei quali la conoscenza della persona e le abilità sono “controllate” in situazioni di mondo reale 2) Richiede giudizio e innovazione Lo studente deve usare la conoscenza e le abilità saggiamente e in modo efficace per risolvere problemi non strutturati, ad esempio progettare un piano, la cui solu- zione richiede di più che seguire una routine, una procedura stabilita o l’inseri- mento di una conoscenza 3) Richiede agli studenti di “costruire” la disciplina Invece di ridire, di riaffermare o di replicare attraverso una dimostrazione ciò che gli è stato insegnato o ciò che già conosce, lo studente deve portare a termine una esplorazione e lavora “dentro” la disciplina di scienze, di storia o dentro ogni altra disciplina 4) Replica o simula i contesti nei quali gli adulti sono “controllati” sul luogo di la- voro, nella vita civile e nella vita personale I contesti richiedono situazioni specifiche che hanno costrizioni, finalità e spetta- tori particolari. I tipici test scolastici sono senza contesto. Gli studenti hanno bisogno di sperimentare che cosa vuol dire fare un compito in un posto di lavoro e in altri contesti di vita reale che tendono ad essere disordinati e poco chiari: in altre parole i compiti veri richiedono un buon giudizio. I compiti autentici capovolgono quella segretezza, quel silenzio che alla fine sono dannosi e quell’assenza di risorse e di feedback che segnano il testing tradizionale 5) Accerta l’abilità dello studente a usare efficientemente e realmente un repertorio di conoscenze e di abilità per negoziare un compito complesso La maggior parte degli item del test convenzionale sono elementi isolati di una prestazione – simile agli esercizi pre-atletici svolti dagli atleti prima di entrare in gara piuttosto che l’uso integrato di abilità che una gara richiede. Anche qui è richiesto un buon giudizio. Sebbene ci sia uno spazio per gli esercizi pre-gara, la prestazione è sempre più della somma di questi esercizi. 6) Permette appropriate opportunità di ripetere, di praticare, di consultare risorse e di avere feedback su e di perfezionare la prestazione e i prodotti. 7 P. Winograd, & F. D. Perkins (1996). Authentic assessment in the classroom: Principles and practices. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring (I-8: 1-11). Alexandria, VA: Association for Supervision and Curriculum Development.
  • 4. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.4 Per essere educativa una valutazione deve tendere a migliorare la prestazione degli studenti. Il classico test convenzionale manca di questa prerogativa in quanto man- tiene le domande segrete e i materiali di risorsa lontani dagli studenti fino a che dura la prova. Se dobbiamo focalizzarci sull’apprendimento degli studenti attra- verso cicli di prestazione-feebback-revisione-prestazione, sulla produzione di pro- dotti e di standard conosciuti di qualità elevata, e se dobbiamo ancora aiutare gli studenti ad apprendere ad usare le informazioni, le risorse e le annotazioni per ese- guire una prestazione reale in un contesto, i testi convenzionali non sono utili allo scopo». 2. GLI STRUMENTI DI VALUTAZIONE La valutazione alternativa intende correggere i limiti di quella tradizionale non solo offrendo una prospettiva diversa da cui vedere l’apprendimento ma anche suggerendo strumenti diversi per accertarlo. Per realizzare questi obiettivi, la valutazione autentica utilizza l’integrazione di varie strategie, come quelle scritte (portfolio, rubriche, saggi), visive (osservazione diretta durante lo svolgersi della prestazione oppure durante lo sviluppo della conoscenza), e orali (colloquio inse- gnante-studente) per raccogliere le necessarie informazioni. Essa ha luogo durante il processo di istruzione piuttosto che dopo, e fornisce risultati più diretti che aiutano gli insegnanti a perfezionare il loro percorso educativo. Essa serve a controllare co- stantemente il progresso dello studente al fine di adattare meglio l’istruzione. A differenza della valutazione tradizionale, è «una valutazione fondata sull’osservazione e sul giudizio»; vale a dire: si osservano i risultati di un’attività autentica (i compiti e la prestazione sono scelti per la loro analogia con compiti reali) e si dà valore alla sua qualità (attraverso indicatori che descrivono la bontà o qualità della prestazione). Il riferimento ad una prestazione reale, la scelta di compiti autentici contraddistingue la valutazione alternativa da quella tradizionale secondo diverse carat- teristiche in modo da renderla più “predittiva” delle reali capacità possedute da chi si sottomette alla prova (si veda la Tabella 1). Tabella 1. Tipici test8 Compiti autentici Indicatori di autenticità Richiedono solo una ris- posta corretta • Richiedono un prodotto di qualità e/o una prestazione e una giustificazione • Accertano se lo studente può spiegare, applicare, auto-adat- tarsi o giustificare le risposte, non solo la correttezza delle risposte utilizzando fatti e al- goritmi Non deve essere cono- sciuto in anticipo per as- sicurare la validità • Deve essere conosciuto il più possibile in anticipo; richiede esigenze di eccellenza e compiti essen- ziali; non sono esperienze “di fortuna” • I compiti, i criteri e gli stan- dard attraverso i quali il la- voro sarà giudicato sono pre- vedibili o conosciuti – come un pezzo di recitazione, l’esecuzione di una rappresentazione, il motore che è aggiustato, la proposta ad un cliente, ecc. Sono disconnesse da un contesto e da costrizioni realistici • Richiedono l’utilizzo della conoscenza del mondo re- ale: lo studente deve “fare” • Il compito è una sfida e un in- sieme di costrizioni che sono autentiche – probabilità che 8 Qui si fa in particolare riferimento alle varie forme di prove oggettive a scelta multipla e no, ma con le dovute diffe- renze si può pensare a tutti i tipi di prove e interrogazioni tradizionali che in modo più o meno formale avvengono in classe o a prove di esami.
  • 5. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.5 storia, scienze, ecc. in si- mulazioni realistiche o di uso reale sono incontrate da un profes- sionista, da un cittadino o da un consumatore (è richiesto un “saper come”, non solo una improvvisazione) Contiene item isolati che richiedono un uso o un riconoscimento di ris- poste o di abilità cono- sciute • Sono sfide integrate nelle quali la conoscenza e il giudizio devono essere u- sati in modo innovativo per confezionare un pro- dotto di qualità o una pres- tazione • Il compito ha molti aspetti e non-routine, anche se c’è una risposta “corretta”. Ciò richiede la chiarificazione di un problema, tentativi e er- rori, adattamenti e adattarsi al caso o ai fatti che si hanno tra mano, ecc. Sono semplificati in modo da poter essere esaminati in modo facile e sicuro • Implicano compiti comp- lessi e non arbitrari, criteri e standard • Il compito richiede aspetti im- portanti di prestazione e/o sfide sostanziali del campo di studio, non facilmente analiz- zato; non sacrifica la validità per l’affidabilità Sono eseguite in un mo- mento • Sono iterativi: contengono compiti essenziali ricor- renti, generi e standard • Il lavoro è programmato per rivelare se lo studente ha con- seguito una padronanza reale versus pseudo-padronanza o comprensione versus solo fa- miliarità nel tempo Dipendono da correlazi- oni tecniche elevate • Offre una evidenza diretta, coinvolgendo compiti che sono stati validati rispetto a ruoli essenziali adulti e sfide fondate sulla discip- lina • Il compito è valido e giusto nel suo presentarsi. Per questo richiama l’interesse e la per- sistenza dello studente e sembra adatto a sfidare gli studenti e l’insegnante Offre una opportunità di punteggio • Offre un feedback utiliz- zabile, diagnostico (alle volte alternativo): lo stu- dente è capace di confer- mare i risultati e auto-a- dattarsi nella misura in cui à necessario • La prova è programmata non solo per verificare la prestazi- one, ma anche per migliorare la prestazione futura. Lo stu- dente è considerato come il “cliente” primario dell’infor- mazione. Da: G. Wiggins (1998). Educative assessment. Designing assessments to inform and improve student performance, San Francisco, CA: Jossey Bass, p. 23. La differenza tra la valutazione autentica e tradizionale è così profonda da assumere una posi- zione fortemente critica verso la valutazione tradizionale considerata come “inautentica”. Per es- sere più oggettiva la valutazione autentica si presenta non solo critica nella scelta dei compiti e delle forme nelle quali si predispone la prova, ma ha sviluppato anche forme di misurazione (le rubriche) e di controllo (pubblicità, autovalutazione, progresso dimostrato) della qualità della pre- stazione viene valutata o misurata per mezzo di criteri di prestazione e di rubriche. Esaminiamo per ora quello che è un elemento cruciale della valutazione autentica: la predisposizione delle rubriche di valutazione della prestazione.
  • 6. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.6 3. LA DETERMINAZIONE DELLE RUBRICHE: DIMENSIONI, CRITERI, SCALE La valutazione esprime un giudizio fondato su criteri stabiliti o su attese da parte di colui che valuta riguardo la qualità, il valore o il pregio di una risposta, di un prodotto o di una prestazione e dovrebbe essere guidato da tre principi: 1) Lo scopo della valutazione è quello di trarre informazioni per migliorare l’inseg- namento e l’apprendimento 2) Il giudizio deve esprimere una sintesi fatta su un ampio arco di informazioni dis- ponibili 3) Il giudizio deve esprimere queste tre caratteristiche: essere valido, attendibile e imparziale Poiché le valutazioni fondate su prestazioni non possono avere un giudizio univoco (sì/no, giusto/sbagliato), per esprimere un giudizio che abbia le tre caratteristiche sopra enunciate si fa riferimento ad una rubrica. La rubrica è “lo strumento” per identificare e chiarificare le aspettative specifiche relative a una prestazione e indica come si sono raggiunti gli obiettivi prestabiliti. «Si tratta di uno strumento generale di valutazione impiegato per valutare la qualità dei prodotti e delle prestazioni in un determinato ambito. La rubrica consiste in una scala di punteggi prefissati (ad esempio, una scala composta da quattro punteggi) e di una lista di criteri che descrivono le caratteristiche di ogni punteggio della scala. Le rubriche sono frequentemente accompagnate da esempi di prodotti o di prestazioni che hanno lo scopo di illustrare ciascuno dei punteggi. Tali esempi sono detti àncore» (McTighe & Ferrara, 1996, p. 8).9 Una rubrica10 è un elenco di linee guida che specificano gli elementi che contraddistinguono la qualità (buona, debole o scarsa) di una prestazione. Alla determinazione e alla precisazione di una rubrica concorrono diversi elementi: dimensioni o tratti, criteri (attese o aspettative), indicatori, descrittori, punti di ancoraggio, esemplari; stan- dard di prestazione, punti di riferimento (benchmark); scale (qualitative, numeriche, numeriche- qualitative). Le dimensioni-tratti indicano le “caratteristiche peculiari” che contraddistinguono una parti- colare prestazione. Ad esempio in una composizione scritta potremmo indicare queste dimensioni o tratti: idee e contenuto, organizzazione, espressione, scelta delle parole, scorrevolezza delle convenzioni. Per un’attività di laboratorio di scienze potrebbero essere: la progettazione dell’esperimento (definizione dell’ipotesi, procedura per la ricerca, registrazione e organizzazione dei dati) e la presentazione del resoconto dell’esperimento (qualità delle osservazioni, grafico, calcoli, conclusioni). Herman, Aschbacher e Winters (1992, p. 58)11 suggeriscono alcune do- mande che un insegnante potrebbe porsi per identificare le dimensioni: 1) Ho già fatto questo compito altre volte? 2) Che cosa mi aspetto di vedere in questo compito che mi permetterà di contraddis- tinguere questa prestazione da un’altra? 3) Quali sono le caratteristiche che qualificano questa prestazione? 4) Quali caratteristiche peculiari avrebbero i compiti migliori? I criteri di una prestazione possono essere considerati gli “strumenti di misurazione” con i quali si monitora l’abilità degli studenti. Mentre le dimensioni indicano la prospettiva a partire 9 J. McTighe, & S. Ferrara (1996). Performance-based assessment in the classroom: A Planning framework. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring (I-5: 1-9). Alexandria, VA: Association for Supervision and Curriculum Development. 10 La parola “rubrica” deriva alla parola latina “ruber” (= rosso). Anticamente una rubrica indicava un insieme di istru- zioni scritte in rosso per una legge o per un servizio liturgico. Una rubrica istruisce su come delle persone “legalmente” possono giudicare una prestazione. 11 J. L. Herman, P. R. Aschbacher, & L. Winters (1992). A practical guide to alternative assessment, Alexandria, VA: Association for Supervision and Curriculum Development.
  • 7. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.7 dalla quale può essere determinata la qualità della prestazione, i criteri indicano ciò che viene assunto come indicatore della qualità del prodotto. «I criteri di prestazione definiscono ciò che si apprezza nel lavoro dello studente, definiscono gli scopi e gli obiettivi che ci si propone di rag- giungere, e sono utili per determinare quando sono stati raggiunti».12 Inoltre, essi aiutano gli in- segnanti e gli studenti a definire chiaramente gli obiettivi da raggiungere, in modo da coinvolgere gli studenti stessi nella valutazione. Herman, Aschbacher e Winters (1992, p. 48) definiscono i criteri come: «gli obiettivi di priorità in termini di contenuti che devono essere affrontati, di conoscenze o di abilità che devono essere dimostrate e di contesto nel quale queste devono esprimersi». I criteri scelti per descrivere una prestazione dovrebbero avere alcune caratteristiche: raccor- darsi con gli obiettivi, essere sensibili, essere significativi, chiari e convincenti, essere imparziali (non dipendenti dal background socioeconomico, dal genere o dalla cultura dello studente), essere generalizzabili (non servire in modo molto circoscritto a un compito o a una disciplina, ma a una abilità), essere fattibili (avere un numero limitato di dimensioni o di tratti). I criteri scelti per descrivere una prestazione dovrebbero avere alcune caratteristiche: raccor- darsi con gli obiettivi, essere sensibili, essere significativi, chiari e convincenti, essere imparziali (non dipendenti dal background socioeconomico, dal genere o dalla cultura dello studente), essere generalizzabili (non servire in modo molto circoscritto a un compito o a una disciplina, ma a un’abilità), essere fattibili (avere un numero limitato di dimensioni o di tratti). I descrittori indicano che cosa si deve osservare di una prestazione mentre gli indicatori of- frono misure specifiche (esempi, segnali, manifestazioni concrete e definite di una prestazione). Ambedue indicano ciò da cui si inferisce la presenza o meno di un criterio e di una dimensione. Ad esempio: (1) Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed elegante (criterio). Si sofferma ad analizzare le richieste della domanda e ris- ponde ad ognuna di esse in modo pertinente ed esauriente (descrittore). Ad esem- pio: nella risposta usa il vocabolario specifico attinente alla domanda (…), indica chiaramente quali sono le premesse (…) e quali le conseguenze (…), si esprime con frasi complete e corrette (…) (indicatore) (2) Comunica con chi lo ascolta efficacemente (criterio). Non interrompe e ascolta con attenzione chi ha il turno di parola. Prende il turno di parola e si esprime dopo aver controllato di aver ben compreso chi ha parlato prima di lui (descrittore). Ad esempio: guarda negli occhi chi parla, ha una pausa di silenzio prima di cominci- are a parlare dopo il suo interlocutore, riassume ciò che ha detto chi ha parlato prima di lui (indicatore) (3) Identifica gli elementi importanti del problema (criterio). Evidenzia quali sono le informazioni importanti del problema su cui fermare la propria riflessione, esa- mina la connessione tra le informazioni per rilevare quali sono più rilevanti e sig- nificative (descrittore). Ad esempio: Dopo aver riflettuto ad alta voce giustifica la scelta di … come variabile più significativa. Tra le varie connessioni che … ha con altri elementi del problema … … … giustifica la relazione con… come mag- giormente determinante rispetto alle altre (indicatore) (4) Include un diagramma chiaro e semplificato (criterio). La rappresentazione delle relazioni tra i fattori sono non solo complete, ma anche evidenti nei loro rapporti di causa ed effetto e nella loro successione temporale; le parole scelte sono essen- ziali ed efficaci (descrittore). Ad esempio: Il diagramma è presentato al momento giusto dello sviluppo del ragionamento e si rivela molto efficace per precisare meglio i risultati ottenuti. È corredato anche da chiare spiegazioni che facilitano 12 J. A. Arter (1996). Using assessment as a tool for learning. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring, (IV-l0: 4). Alexandria, VA: Association for Supervision and Curriculum Development.
  • 8. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.8 la sua comprensione (indicatore) L’àncora è un esempio concreto, scelto tra i molti disponibili, che serve precisare ulterior- mente un indicatore o un descrittore. Può anche essere descritta come un esempio di prestazione con la quale possono essere messe a confronto altre prestazioni. Ecco alcuni esempi, in corsivo di àncora dei criteri sopra riportati: 1) Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed elegante (Ad esempio, usa espressioni come: “Si potrebbe considerare il prob- lema da almeno tre punti di vista. In base al primo… in base al secondo… in base al terzo… Tuttavia queste prospettive sembrano non essere completamente sod- disfacenti perché… Secondo una mia opinione…” [àncora]) 2) Comunica efficacemente con chi lo ascolta (Ad esempio, usa espressioni come: “Dopo aver presentato questa tesi in generale e astratto, penso che potrei essere più comprensibile con una esemplificazione e con una metafora…” [àncora]) 3) Identifica gli elementi importanti del problema (Ad esempio, si esprime con es- pressioni come: “Dopo aver letto più volte il problema penso che questi siano le informazioni sulle quali si debba riflettere per trovare una soluzione. Tuttavia è importante non solo identificare le informazioni significative, ma anche porle se- condo un ordine di importanza rispetto all’obiettivo che deve essere rag- giunto…” [àncora]) 4) Include un diagramma chiaro e semplificato (Ad esempio, dopo aver descritto con parole un fenomeno o un sistema di relazioni fra variabili, afferma: “Potremmo sinteticamente presentare quanto è stato fin qui detto con questa rappresentazi- one che illustra come le varie forze siano tra loro correlate e come ognuna di esse vari col variare delle altre…” [àncora]) Nel sistema di valutazione in generale alcuni esempi potrebbero assumere una posizione par- ticolare per indicare con concretezza gli standard che la scuola o il processo formativo intende raggiungere a una determinata età, alla fine di un ciclo o a conclusione di un ciclo evolutivo. Questi esempi vengono indicati come standard di prestazioni di riferimento (in inglese indicati con il termine: benchmark). Le prestazioni (in particolari quelle complesse) non sono quasi mai eseguite dicotomicamente bene o male. Poiché richiedono l’integrazione di molte dimensioni o tratti, sono soggette a un apprendimento più o meno lungo, richiedono più o meno difficoltà per essere messe in atto. In ogni caso, nel momento in cui sono messe in atto presentano variazioni individuali o richiedono uno sviluppo da un livello di “non presenza” (assenza di competenza) fino a un livello di compe- tenza (livello di eccellenza). Un insieme di criteri distribuiti in modo da rappresentare un “conti- nuum” di sviluppo da un livello minimale ad un livello di perfezione è una scala. Le scale possono essere numeriche o qualitative oppure numeriche-qualitative. Le scale nu- meriche sono scale che utilizzano numeri su un continuum. In questo caso è importante decidere il numero dei punti di una scala. Non vi è una indicazione precisa al riguardo. Si devono invece tenere conto dei vantaggi e degli svantaggi che si hanno a seconda che la scala sia troppo ampia o troppo ristretta. Quanto più ampia è la scala tanto più è difficile stabilire una differenza tra punto e punto della scala stessa. In una valutazione di 10 o di 30 punti, qual è la differenza tra 1 e 2 o tra 9 e 10 oppure tra 29 e 30? Qualora però si riuscissero a stabilire le differenze con chiarezza, è evidente che una scala più ampia permette un giudizio più preciso. Una forma per mediare van- taggi e svantaggi è quella di utilizzare contemporaneamente l’una e l’altra suddivisione come nell’esempio riportato alla Tavola 2.
  • 9. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.9 Tavola 2 RIFLETTERE CRITICO (1-30) Livello-1: Successo minimo (1-6) • Dimostra una comprensione scarsa e solo una comprensione limitata dello scopo del problema o dei problemi. • Impiega solo le parti più fondamentali delle informazioni fornite. • Mescola fatto e opinione nello sviluppo di un punto di vista. • Arriva a conclusioni dopo uno sguardo veloce e superficiale soltanto a uno o due elementi di informazione. • Non prende in considerazione le conseguenze. Livello-2: Successo a livello rudimentale (7-12) • Dimostra solo una comprensione molto generale dello scopo del problema. • Si focalizza su un singolo problema. • Utilizza solo l’informazione fornita. • Potrebbe includere opinioni ed anche fatti nello sviluppo di una posizione. • Arriva a conclusioni dopo un esame limitato dell’evidenza con poco interesse per le conseguenze. Livello-3: Successo lodevole (13-18) • Dimostra una comprensione generale dello scopo del problema e più di uno dei problemi implicati. • Utilizza i punti principali di una informazione dai documenti e almeno una idea generale dalle conoscenze personali per sviluppare una posizione. • Costruisce una conclusione sull’esame delle informazioni e su qualche considerazione delle conseguenze. Livello-4: Successo superiore (19-24) • Dimostra una comprensione chiara dello scopo del problema e almeno di due problemi centrali. • Utilizza i punti principali dell’informazione dai documenti e la conoscenza per- sonale che è rilevante e coerente nello sviluppo di una posizione. • Costruisce una conclusione su un esame dell’evidenza maggiore. • Considera almeno un’azione alternativa e le conseguenze possibili. Livello-5: Successo eccezionale (25-30) • Dimostra una comprensione chiara e accurata dello scopo del problema e delle ramificazioni dei problemi implicati. • Impiega tutte le informazioni dai documenti e le conoscenze personali estese che sono di fatto rilevanti, accurate e coerenti nello sviluppo di una posizione. • Basa la conclusione su un esame completo dell’evidenza, sull’esplorazione di alternative ragionevoli e sulla valutazione delle conseguenze. (Da: J. Herman, P. R. Aschbacher, & L. Winters (1992). A practical guide to alternative assessment. p. 46). Le scale qualitative utilizzano invece aggettivi per descrivere diversi livelli di prestazione. Tali scale indicano diversi livelli di prestazione senza stabilire dei punti. Si usano espressioni come: Ha dimostrato un buon livello di competenza… dimostra una buona maturità… Pur non avendo ancora raggiunto il livello richiesto si può dire che sia ormai ad un livello avanzato… È in via di sviluppo… Può essere definito agli inizi, non ancora sufficienti… ecc. Ad esempio, nella Tabella 4 si ha una scala qualitativa: minimo, impegnato, attivo, efficace, riflessivo. Talvolta si possono usare scale numeriche-qualitative come nell’esempio riportato alla Tavola 3:
  • 10. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.10 Tavola 3 Risposta esemplare Valutazione = 6 Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed ele- gante; include un diagramma chiaro e semplificato; comunica efficacemente con chi lo ascolta; mostra di comprendere i processi e le idee di matematica di problemi aperti; identifica tutti gli elementi importanti del problema; è possibile che includa esempi e controesempi; presenta argomentazioni di sostegno. Piccoli difetti ma soddisfacente Valutazione = 4 Completa il problema in modo soddisfacente, ma le spiegazioni possono essere pastic- ciate; l’argomentazione può essere incompleta; il diagramma può essere poco approp- riato o non chiaro; comprende le idee matematiche sottostanti; utilizza con efficacia le idee matematiche. Non è capace di cominciare in modo efficace Valutazione = 1 Le parole non riflettono il problema; i disegni travisano la situazione del problema; copia parte del problema, ma senza tentare una soluzione; manca di indicare quale in- formazione è appropriata al problema. (Da: J. Herman, P. R. Aschbacher, & L. Winters (1992). A practical guide to alternative assessment. p. 56) Le rubriche possono essere olistiche, analitiche o del tratto primario. Le prime sono pensate per fornire un’idea generale degli elementi di qualità e dei livelli di competenza nelle prestazioni di uno studente. Così le definiscono Taggart e Wood (1998, p. 62):13 «mostrano come uno studente conosce, comprende o è in grado di fare in relazione agli obiettivi speci- fici di prestazione del programma di istruzione. Forniscono una impressione globale e sono intese come una valutazione sommativa del compito. I vantaggi delle rubriche olistiche risiedono nella velocità di ana- lizzarle e nel fatto che offrono una visione generale del successo dello studente…». Tavola 4 Molto esperto ____ Ho considerato gli interessi di chi mi ascoltava nella mia introdu- zione ____ Sono stato espressivo con la mia voce ____ Il contenuto delle mie conoscenze è stato evidente ____ Ho utilizzato in modo accurato diverse fonti di informazione Mi sono servito di frasi chiare con buoni passaggi ____ Ho organizzato e presentato le informazioni in un modo sequen- ziale ____ Mi sono servito di vari supporti visivi per illustrare il mio conte- nuto ____ Ho appreso nuovi fatti che posso utilizzare dopo la mia relazione orale ….. Competente ____ Ho fatto una introduzione che era secondo me interessante ____ Talvolta sono stato espressivo nella mia voce ____ Il contenuto della mia conoscenza mancava di dettagli ____ Ho utilizzato poche fonti di informazione in modo accurato ____ Sono stato chiaro nelle mie frasi 13 G. L. Taggart, & M. Wood (1998). Rubrics: A cross-curricular approach to assessment. In G. L. Taggart et alii (Eds.), Rubrics. A handbook for construction and use (pp. 57-74). Lancaster, Technomic Publishing.
  • 11. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.11 ____ Talvolta mi sono espresso con frasi che non riguardavano l’argo- mento ____ Mi sono servito di strumenti visivi senza connetterli al contenuto ____ Ho appreso fatti nuovi riguardanti la mia relazione orale …. Principiante ____ La mia introduzione è stata senza interesse ____ Ho parlato in modo monotono per la maggior parte del tempo ____ Ho utilizzato un contenuto di conoscenza scarso ____ Ho utilizzato una sola fonte di informazione ____ Le mie frasi erano stentate o incomplete ____ Sono uscito parecchie volte fuori dell’argomento ____ …. Segna le indicazioni che meglio identificano la tua preparazione ____ ESPERTO ____ COMPETENTE ____ PRINCIPIANTE (Da: Taggart, & Wood (1998). Rubrics: A cross-curricular approach to assessment. In G. L. Tag- gart, S. J. Phifer, J. A. Nixon, & M. Wood (Eds.), Rubrics. A handbook for construction and use. Lancaster, Basel: Technomic Publishing, p. 62. Le rubriche analitiche servono per individuare il livello della prestazione rispetto a due o più elementi di qualità. La Tavola 5 può essere un esempio di rubrica analitica. In essa vengono scelte tre dimensioni precisate con diversi indicatori: Espansione (numero e complessità delle relazioni, informazioni del contenuto/legami concettuali, interdisciplinarietà e connessioni tematiche), Chiarezza (con- cetti generali e varietà di dettagli, concetti irrilevanti e informazioni non fondate) e assimilazione (concetti vecchi e nuovi, idee personali e creative e prospettive diverse). Degli indicatori non vengono indicati i criteri e le àncore:14 Tavola 5 RUBRICA DI VALUTAZIONE PER UNA PRESTAZIONE NELLA COSTRUZIONE DI UNA MAPPA SEMANTICA Minimo: Dimostra un livello di comprensione semplicistica del contenuto e/o un im- pegno limitato ASSIMILAZIONE • Descrizione del contenuto di una conoscenza attraverso associazioni causali senza riferimenti semantici. • Ricordo meccanico e livellato di informazioni con mescolanza disordinata di in- formazioni vecchie e nuove. CHIAREZZA • Elementi di informazione isolati e disorganizzati. • Introduzione di informazioni irrilevanti. • Una certa quantità di errori. ESPANSIONE • Pochissimi concetti e quasi nessuna connessione tra gli elementi di informazione. Impegnato: Si dimostra impegnato nel compito e manifesta di afferrare gli elementi contenuto e delle informazioni 14 Nella Tabella 5 relativa ad una Rubrica di valutazione della padronanza di un contenuto rilevato attraverso una mappa semantica si trovano la Scala (da Minimo a Riflessivo), le Dimensioni (assimilazione, chiarezza, espansione), gli Indi- catori e i Criteri per ciascuna dimensione. Mancano le àncore o gli esempi di benchmark. Se la si leggesse integrando le tre diverse dimensioni in una sola e unica valutazione la si considererebbe come una rubrica olistica.
  • 12. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.12 ASSIMILAZIONE • Ricostruzione della struttura della conoscenza con ricupero degli elementi di cui è costituita attraverso una memorizzazione meccanica del contenuto. CHIAREZZA • Vari tipi di informazione con alcuni dettagli in relazione a concetti generali. • Manca la chiarezza del tipo di relazione. • Alcuni errori. ESPANSIONE • Connessioni molteplici con pochi concetti, nessuna qualificazione delle connessi- oni e alcune di esse errate. Attivo: È attivamente impegnato e riflessivo sul contenuto dell’argomento e dimostra di cominciare a integrare e sviluppare nuove idee ASSIMILAZIONE • Integrazione corretta delle nuove informazioni con quelle già possedute. • Fraintendimenti precedenti risolti. • Facilità e sicurezza di movimento sulla rappresentazione. CHIAREZZA • Concetti generali pienamente chiarificati con dettagli rilevanti. • Concetti principali e dettagli sono scelti con attenzione e collocati al posto cor- retto. ESPANSIONE • Molti concetti con molti dettagli, buona strutturazione della conoscenza e qualche errore di connessione nei dettagli. Efficace: Sa sintetizzare strategicamente le informazioni e dimostra una capacità di sapersi focalizzare in modo significativo sulle idee centrali e sui dettagli ASSIMILAZIONE • Modificazioni delle imprecisioni delle conoscenze previe. • Ricupero veloce, organizzato e significativo della struttura della conoscenza. • Capacità di spiegazione dei nodi e delle connessioni. • Rappresentazione come risultato della elaborazione profonda e significativa della conoscenza. CHIAREZZA • Nodi della struttura della conoscenza accuratamente scelti e posti secondo un chi- aro ordine gerarchico. • Connessioni presentate qualificando il tipo di relazione. • Idee centrali evidenziate e presenza di qualche elemento attribuibile ad uno svi- luppo personale. ESPANSIONE • Connessioni tematiche, chiarezza del punto di vista, ricchezza e corretta qualifi- cazione delle connessioni, accenni di connessioni interdisciplinari. Riflessivo: Cerca sempre una maggiore comprensione della conoscenza scoprendo in- terpretazioni molteplici e implicazioni personali e limiti del lavoro ASSIMILAZIONE • Possesso di diverse prospettive della rappresentazione della conoscenza. • Connessioni chiare con altre aree di conoscenza a cui alcuni nodi possono essere collegati. • Competenza nell’applicazione della rappresentazione. • Possesso di una buona autovalutazione della propria conoscenza. CHIAREZZA • La rappresentazione è utilizzata avendo chiaro il punto di vista che si assume. • I limiti di una rappresentazione sono superati utilizzando altre tecniche di rappresentazione o rilevando i limiti della rappresentazione utilizzata. • Buoni la relazione con le conoscenze precedenti e gli arricchimenti personali.
  • 13. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.13 ESPANSIONE • Ricchezza di concetti e ottima qualificazione tra i nodi sia in termini gerarchici che qualificanti. • Sono registrate anche implicazioni personali e interpersonali. (Adattamento da: D. Hyerle (1996). Thinking Maps. Educational Leadership, 53(4), 85- 89). Vi sono infine rubriche relative alle caratteristiche primarie. Sono rubriche create per compiti particolari o prestazioni particolari dei quali vengono scelti sono alcune dimensioni o alcuni tratti più essenziali Gli standard stabiliscono riferimenti di un livello di successo tale da far ritenere la eccellente prestazione. Nel caso di un atleta, gli standard stabiliscono la lunghezza del percorso da raggiun- gere entro un determinato tempo e entro certe condizioni. Gli standard differiscono dai criteri perché questi «sono inferiti dallo scopo e dalla natura della prestazione, mentre gli standard sono selezionati per rappresentare l’eccellenza nella prestazione» (p. 2).15 Gli standard sono fissati in base alle migliori prestazioni, cioè usano esempi di prestazioni appropriate come punto di riferi- mento e possono variare secondo il contesto. I criteri descrivono le caratteristiche di una presta- zione, la rubrica indica i livelli di esecuzione di una prestazione, gli standard dicono “quanto bene” il compito è eseguito, cioè la sua qualità. 4. COSTRUIRE I PROPRI CRITERI DI PRESTAZIONE Come si procede per la creazione di una rubrica? Arter (1994) consiglia queste diverse fasi: PRIMA FASE: Raccogliere esempi di prestazione dello studente L’insegnante può raccogliere dal suo archivio o dall’archivio di colleghi lavori o compiti di anni precedenti che possono rappresentare o esprimere la prestazi- one che si vuole valutare. Poi si scelgano quei compiti che sembrano illustrare la migliore esecuzione. Poi ci si chieda: • “Questa è una prestazione di ________________ (soluzione di problema, di composizione scritta, di saggio, ecc.). Perché ho scelto questa esecuzione? • “In che cosa è migliorata questa prestazione rispetto ad una analoga dell’anno precedente?” • “In che cosa potrà ancora migliorare? Quando si raccolgono esempi, è importante rappresentare un arco di livelli di abilità. SECONDA FASE: Fare un brainstorming di un elenco di caratteristiche Raccolto un certo numero di prestazioni, si può divide in tre gruppi: eccellenti, medi e scarsi. Poi ci si chieda: • Quali sono le ragioni di questa divisione? • Che cosa manifestano queste prestazioni? (criteri/dimensioni) Si tenti di creare un elenco tanto ampio e ricco quanto possibile. Una strategia utile è l’uso del brainstorming. Ci si preoccupi di sviluppare un vocabolario molto ricco di sfumature come, ad esempio: dettagliato, comprensivo di molte cose, perspicace, fornisce esempi, motivazione, osserva più di una cosa, consi- dera il contenuto come anche il processo, è accurato, la discussione si relaziona ai criteri, crescita sostenuta da esempi, ben organizzata, sentimenti condivisi, bada ai punti forti e a quelli deboli, profondo nell’analisi, buone ragioni e spie- gazioni, aperto, espressivo, facile da leggere, bada al miglioramento dell’abilità, 15 G. Wiggins (1996). What is a rubric? A dialogue on design and use. In R. E. Blum, & J. A. Arter (Eds.), A handbook for student performance assessment in an era of restructuring (VI-5: 1-13). Alexandria, VA, Association for Supervi- sion and Curriculum Development.
  • 14. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.14 padronanza, reazione personale, specifico, guarda in avanti, completo, sintetizza idee, leggibile, chiaro, ecc. TERZA FASE: Categorizzare Si raggruppino gli indicatori rispetto ai tratti o alle dimensioni. QUARTA FASE: Scrivere una definizione con valore neutrale di ciascun tratto Si dia una definizione di ciascun tratto. Questa definizione dovrebbe avere un valore neutrale, cioè non dovrebbe esprimere un giudizio di valutazione. QUINTA FASE: Descrivere una prestazione Buona, Media e Debole per ciascun tratto/dimensione Si preparino descrizioni di prestazione eccellente, media e appena sufficiente per ciascun tratto. Si usino aggettivi e frasi descrittive. Ci si riferisca all’elenco dei commenti che si sono fatti quando si sono scelti i lavori. I criteri di prestazi- one esigono che si descriva la prestazione così bene da poter confrontare quello che si osserva nel lavoro dello studente con le descrizioni fornite. SESTA FASE: Reperire lavori che servano da riferimento (benchmark) Si trovino lavori di studenti che siano esempi di “eccellenza”, di “accettabilità”, di “appena sufficienza” di abilità. Ci si assicuri di averne diverse affinché for- niscano una gamma tipica di prestazione a vari livelli di valutazione. Questa può essere utilizzata per illustrare agli studenti che cosa fare. SETTIMA FASE: Migliorare quello che si è fatto I criteri evolvono con l’uso. Probabilmente applicandoli alla pratica si scoprirà che alcuni pezzi dei criteri funzionano bene e altri no. Si aggiungano e si modi- fichino le descrizioni in modo che esse comunichino meglio. Si scelgano (benchmark) lavori di riferimento e saggi che facciano da esempi più adeguati. Se fosse necessario, si rivedano i tratti. Ci si faccia aiutare dagli studenti – questo è un espediente per apprendere. 5. CONCLUSIONE Quanto qui si è riferito non esaurisce tutta la riflessione che il movimento della valutazione autentica ha prodotto. La riflessione si protrae da più di dieci anni ed è ricca di sviluppi teorici e di applicazioni pratiche. Quelle che seguono sono brevi puntualizzazioni che mirano a evidenziare alcune caratteristiche importanti del tema discusso. Non è sufficiente perfezionare il processo di valutazione in modo che sia sempre più attendi- bile e oggettivo. È necessario dare un fondamento più profondo al processo stesso attraverso un’analisi dei compiti proposti agli studenti. Se i compiti sollecitano semplicemente il richiamo di contenuti o “anche” di competenze connessi alla/e disciplina/e senza un esame preliminare della loro natura, la valutazione potrà non assumere alcun valore predittivo della capacità di saper affrontare problemi o situazioni reali, ma risolversi semplicemente nella rivelazione di ciò che la scuola ha insegnato “senza che la scuola stessa sia valutata su ciò che ha insegnato”. Questo ren- derebbe veramente precario e discutibile lo scopo a cui essa mira. La valutazione autentica per essere tale deve anche essere compiuta in situazione analoghe o simili a quelle in cui viene eseguita la prestazione, cioè in condizioni reali. In caso diverso, non indicherebbe come il soggetto esaminato dimostrerebbe le sue capacità di muoversi in situazioni di vita ordinaria. La valutazione autentica sottolinea il valore principalmente educativo del processo della valu- tazione. Spesso la valutazione dell’insegnante è la dimostrazione di un potere acquisito, uno stru- mento per legittimare il passaggio o meno dello studente ai livelli scolastici successivi, oppure può anche prestarsi a essere utilizzato per accrescere il grado di motivazione dello studente. Ma lo scopo e il fine della valutazione non è questo, anche se può diventarlo. Lo scopo è semplice- mente quello di individuare le debolezze e i limiti dello studente come anche del processo di
  • 15. Comoglio, La “valutazione autentica” pag.15 istruzione, un sistema di controllo per focalizzare meglio l’attività dell’insegnante e dello stu- dente. Il fatto di essere utilizzata come “punizione” o come “sistema di selezione di chi può pro- cedere e di chi deve rimanere fermo” non fanno di certo della valutazione uno strumento signifi- cativo. Questo appare tanto più ambiguo nella misura in cui il processo esprime un giudizio solo rispetto a “ciò” che è stato insegnato, non su “come” è stato insegnato, né sulla predittività dei compiti di fornire un giudizio sulle competenze richieste dal mondo della vita reale. Da ultimo, la valutazione autentica sottolinea l’inadeguatezza strumentale tradizionale per va- lutare il progresso e lo sviluppo dell’apprendimento. Una valutazione non può limitarsi a consi- derare la vicinanza o la lontananza dagli standard attesi e una valutazione a campionatura con interrogazioni o compiti saltuari non è né affidabile, né in grado di fornire elementi di valutazione del progresso dimostrato dallo studente. Non tutti gli studenti, si trovano sulla stessa linea di par- tenza rispetto agli obiettivi finali stabiliti dall’insegnante. Queste “differenze individuali” non possono essere trascurate e essere attribuite semplicemente a mancanza di impegno personale. Per questo, una valutazione che trascuri le differenze o il progresso individuali non può non defi- nirsi “inautentica” e anche – se non soprattutto – “ingiusta”. Una valutazione, per essere davvero autentica, deve proporsi l’obiettivo di valutare il “progresso” dell’apprendimento. Come tale, deve essere continuativa, su tempi lunghi (sia per essere evidente, sia perché lo sviluppo di com- petenze o il ricupero di lacune non richiedono tempi brevi), individualizzata, deve mantenere la memoria del passato e del presente, deve far riferimento a un progetto personale di apprendi- mento, deve essere anche autovalutazione dello studente. Una valutazione autentica che risponda a tutte queste esigenze non sembra possibile utilizzando strumenti tradizionali (per esempio, que- stionari, interrogazioni orali che difficilmente permettono un controllo preciso delle proprie ca- pacità). Per tali motivi l’attenzione e la riflessione si sono rivolti a un nuovo strumento: il portfo- lio, di cui si parlerà successivamente.