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La descrizione del documento audiovisivo:
storia e problematiche. Alcuni modelli attuali.
Esempi di schedatura

Serena Barela- Fondazione Archivio Audiovisivo del movimento operaio e
democratico
1
La catalogazione dei documenti audiovisivi è una delle
attività principali nel trattamento delle immagini in
movimento.
Per trattamento dei documenti filmici si intendono le
attività di identificazione, descrizione, archiviazione,
conservazione, restauro, valorizzazione, gestione di
tali materiali.
2
Un buon sistema di catalogazione dei documenti
audiovisivi dovrebbe essere in grado non solo di
descriverli, ma anche di documentare, correlare, rendere
esplicite tutte le operazioni relative al loro trattamento e
al loro possibile uso e riuso.
Dovrebbe inoltre essere in grado di contestualizzare il
documento all’interno del processo produttivo da cui
proviene.

3
In passato, nella maggioranza dei casi, la catalogazione
degli audiovisivi, nelle cineteche come negli enti di
produzione audiovisiva, era effettuata su schedine cartacee
ed era limitata alla registrazione di dati essenziali, quale il
titolo e la data e soprattutto dei dati tecnici o di gestione e
di magazzino.
L’ingresso delle immagini in movimento nelle biblioteche e
negli ultimi decenni anche negli Archivi di Stato ha
determinato l’attenzione di discipline quali la
biblioteconomia e l’archivistica ai problemi di descrizione
di questa tipologia particolare di documenti.
4
Due problematiche sono emerse di recente nel dibattito sul
trattamento descrittivo dei documenti filmici:
1. La questione della descrizione del contenuto di un documento
audiovisivo.
2. La questione della relazione, del vincolo di un documento
audiovisivo con il suo contesto produttivo, ovvero con altre
tipologie documentarie.
Queste due questioni riguardano in particolare gli archivi
audiovisivi che riusano i propri materiali e che producono
nuovi documenti filmici.

La catalogazione e il trattamento dei documenti,
all’interno di archivi che producono e
detengono tutti o quasi i diritti sui materiali conservati,
sono soprattutto in funzione delle esigenze
dei registi, degli operatori del settore, dei filmaker
5
Le regole della Fiaf sono una estensione delle ISBD (nbm) e non
risolvono il problema della descrizione semantica del documento
filmico e quello del legame del documento audiovisivo con altri
documenti (sia filmici che cartacei) appartenenti allo stesso processo
produttivo.
In particolare:
Non suggeriscono strumenti e criteri per la descrizione e la ricerca
del contenuto di un film (solo degli esempi riportati nel campo Note)
Non pongono adeguata attenzione alla descrizione di pezzi e
tipologie di film differenti (girati, tagli, riprese amatoriali)
Uso eccessivo del campo Note (per le responsabilità secondarie, per
tutte le informazioni tratte da fonti secondarie, per la descrizione del
contenuto, …): sorta di scheda nella scheda.
Regole elaborate da standard pensati per la descrizione di un libro,
di un documento non legato ad altri documenti.
Regole elaborate prima dell’avvento dei nuovi sistemi informativi
elettronici, dotati di motori di ricerca IR

6
Lo studio più attento ai criteri di descrizione del
contenuto di un film anche da parte di enti che
operano in campo audiovisivo è recente in Italia
(Fondazione Aamod, Istituto Luce, Rai Teche tra i
primi).
Mentre esiste una certa uniformità e condivisione
per quanto riguarda i criteri di descrizione
“anagrafica” e fisica di un documento audiovisivo,
sussistono delle difficoltà soprattutto in merito alla
individuazione di criteri oggettivi di descrizione
dei contenuti dei film
7
Catalogazione del contenuto: linguaggio che descrive un altro
contenuto
linguaggio, quello filmico, che è diverso da quello verbale.
Linguaggio che decodifica e traduce un altro linguaggio.
E’ necessario esplicitare le regole di questa traduzione, tenendo
sempre conto delle esigenze degli eventuali ricercatori, al fine di
rendere la catalogazione omogenea, anche se effettuata da
persone diverse.
Come rileva Gabriele D’Autilia (La catalogazione dei
documenti audiovisivi nell’era di Internet), il documentalista è il
primo ad effettuare una “critica delle nuove fonti”, sia
decodificando il linguaggio del film che sta catalogando
(identificando il film, decodificando il messaggio e l’intenzione
comunicativa e rappresentativa delle immagini, stabilendo
quindi la sua autenticità, provenienza e integrità), sia
codificando e rilevando il contesto in cui si colloca quel film
(l’ambiente storico, sociologico, antropologico, culturale in cui
nasce)

8
I contenuti di un film (fiction o non; finito o non; inquadratura o sequenza) si
possono dividere in primari e secondari.
Contenuto primario è quello che in genere il catalogatore rileva: tema
centrale del documento, il suo “testo narrativo”, quello che si svolge in primo
piano. In tal senso la catalogazione più esaustiva è quella che descrive il
contenuto inquadratura per inquadratura: sorta di sceneggiatura desunta.
Richiede conoscenza del linguaggio e delle tecnologie audiovisive. Da essa
possono emergere anche informazioni relative all’evoluzione del linguaggio
audiovisivo (A. Giannarelli; G.Landucci).
Contenuto secondario: quello che si svolge sullo sfondo, ovvero i dati
secondario
ambientali, di costume, relativi al paesaggio, all’architettura, agli spazi,
all’arredo.
I due tipi di contenuto si manifestano su piani visivi differenti. A questi si
aggiunge il piano sonoro (la catalogazione del contenuto può prevedere anche
la rilevazione e trascrizione dei sonori).
La descrizione (inq. per inq.o sequenza per sequenza) avviene sia relativamente
a quello che si vede e che accade, nello spazio e nel tempo, sia relativamente a
come è rappresentato, ovvero alle modalità del linguaggio filmico.
9
ELEMENTI DI BASE DEL LINGUAGGIO FILMICO (A.
Giannarelli)
INQUADRATURA: unità minima del linguaggio filmico (immagine
mobile o fissa, corrispondente allo spazio delimitato dall’obiettivo
della macchina da presa o dalla videocamera). Registrazione senza
interruzioni interne. Nella fase del montaggio è delimitata da un
taglio iniziale e uno finale.
SEQUENZA: numero nn di inquadrature collegate tra loro in base a
un rapporto spazio/temporale. Una sequenza senza interruzione, in
un’unica inquadratura, con macchina in movimento e con variazione
dei piani e dei campi di ripresa, è definita PIANO SEQUENZA.
PIANI: come la figura umana è inquadrata dall’obiettivo: PART.,
P.P.P., P.P., M.F., P.A., F.I. Solitamente si indica DAL BASSO o
DALL’ALTO.
CAMPI: lo spazio inquadrato di un ambiente sia interno che esterno:
CAMPO LUNGO O LUNGHISSIMO (per esterni); TOTALE (per
interni); CAMPO MEDIO.

10
MOVIMENTI DI MACCHINA
PAN. (la camera ruota intorno al suo asse); CARR. (movimento della
camera su un carrello con ruote), anche CAMERA CAR (camera
posta su un veicolo).
ZOOM: obiettivo a fuoco variabile per effetti di avvicinamento o
allontanamento
GRU:movimento camera in senso verticale tramite dispositivo
meccanico (gru mobile)
MODALITA’ DI MONTAGGIO
STACCO O TAGLIO: unisce la fine e l’inizio di due inquadrature
FONDU’ IN CHIUSURA E APERTURA: oscuramento progressivo
parte finale di inq. e schiarimento progressivo della parte iniziale della
successiva
DISSOLVENZA INCROCIATA: scompare progressivamente parte
finale di inq. e compare la parte iniziale della successiva, con effetto
di sovrapposizione per una loro parte.

11
Metodologia
Prima di iniziare la catalogazione delle inquadrature o delle
sequenze è meglio procedere con una visione integrale e
senza interruzione del film:
consapevolezza delle informazioni contenute nel film, dei
tempi narrativi, del messaggio, del tema principale. E’
possibile così innanzitutto scrivere l’abstract.
Criticità
Alto costo della catalogazione dei contenuti di un documento
filmico.
Secondo indicazioni Fiaf: 50 minuti per descrivere 10 minuti
di immagini in movimento; per l’Ina (Institut national de
l’audiovisuel) 4 ore di tempo per descrivere 1 ora di film.
Dipende dalla analiticità della descrizione

12
Dall’analisi dell’esperienza, tuttora in corso, presso l’Istituto Luce
e l’Aamod, l’adozione del linguaggio libero per la catalogazione
analitica delle immagini in movimento (inquadrature o sequenze) e
per la redazione di abstract, è la soluzione più opportuna.
Al tempo stesso risulta particolarmente utile la costruzione, tramite
un linguaggio controllato, di un authority file (ovvero di uno
controllato
strumento di ricerca costituito da liste di termini, descrittori/parole
chiave, controllati e normalizzati, in relazione tra loro, che vanno a
identificare temi, avvenimenti, concetti, enti, società, luoghi,
persone).
Grazie ai sistemi di information retrieval e alle possibilità di
effettuare ricerche full text su tutti i campi di una scheda,
l’incrocio dei due linguaggi può rispondere bene ed
esaustivamente alle domande provenienti da un’utenza
diversificata (più o meno specialistica, studiosi di cinema,
filmaker, storici, studenti, giornalisti, cinefili, curiosi, altro).
13
Con l’avvento dei database relazionali multimediali
dotati di sistemi di IR (Information Retrieval) è
diventato possibile:
valorizzare e rendere accessibile alla consultazione,
in tempi rapidissimi, qualunque documento
audiovisivo, o parte di esso, catalogato (anche nel
contenuto).
Avere la possibilità di una catalogazione sempre
aperta e aggiornabile.
14
Come trattare un documento filmico?

Come opera individuale, prodotto finito, alla
stregua di un libro da gestire, per la
conservazione, secondo criteri biblioteconomici?
O considerarla, come dovrebbe essere in molti
casi, come un documento d’archivio legato,
vincolato ad altri documenti, ovvero da trattare
nell’ambito di un processo produttivo, all’interno
di un contesto?
15
2 problemi:
frattura tra archivi con poche o minori risorse e archivi con maggiori possibilità in grado di
investire in operazioni di recupero, catalogazione informatizzata, digitalizzazione dei propri
patrimoni
rischio di tralasciare, o di non tenere nel debito conto, la documentazione (il non film o extra
film) legata ai documenti audiovisivi e ai loro processi produttivi, alla storia dell’ente, a meno
che non si tratti di documenti “spendibili” dal punto di vista quanto meno del ritorno di
immagine per la struttura di conservazione (locandine, manifesti, disegni, sceneggiature).

Negli archivi audiovisivi finora c’è stato poco interesse per
un tipo di ordinamento “archivistico”, storico, che
evidenziasse il vincolo tra i documenti, valorizzandoli
insieme al loro contesto storico-produttivo (descrizione
multilivello: regole ISAD G).

Il contesto di un documento audiovisivo è costituito
essenzialmente dalle FASI DEL SUO PROCESSO
PRODUTTIVO e dalla storia di chi ha avviato, partecipato,
realizzato quel processo e diffuso il film (società di
produzione privata, ente pubblico, committenti vari, società di
distribuzione, autori, attori, altri responsabili, esercenti)
ovvero i SOGGETTI PRODUTTORI.

16
Fasi principali individuate nel processo produttivo (A. Giannarelli)
Progettazione: creativa; produttiva; definizione delle risorse
(ideazione, ricerche, appunti, elaborazione del soggetto e
sceneggiatura, o della scaletta di ripresa, trattamento. Piani di lavoro,
elenchi fabbisogni tecnici e umani, preventivi, piani finanziari.
Individuazione dei finanziamenti e delle coproduzioni, con relativa
corrispondenza)
preparazione della realizzazione (individuazione collaborazioni
tecniche, scelta di attori e interpreti e provini, studi per scenografie e
costumi, scelta set, definizione attrezzature tecniche, acquisizione
supporti di registrazione)
raccolta dei materiali o fase delle riprese (produzione di girati,
giornalieri, individuazione di brani di repertorio in archivi e altri doc.)
montaggio (scalette di montaggio, catalogazione del materiale)
edizione (schemi grafici di missaggio, fogli missaggio, stesura e/o
ristesura di dialoghi, commenti parlati, ecc., partiture musicali, liste titoli
di testa e coda, sottotitoli, didascalie, effetti speciali, videografica)
diffusione (copie e duplicati,versioni lunghe e corte, trailers, brochure,
depliant, schede per la promozione, corrispondenza con enti, festival,
visti censura)

17
Criticità
Esperienze di descrizione dei contenuti filmici:
frammentarie, ovvero realizzate singolarmente dalle diverse strutture solo
su materiali di non fiction, con poco scambio e senza elaborazione di
criteri di omogeneità condivisi. In ogni caso soddisfacenti perché
rispondenti ai bisogni dei singoli istituti.
Esperienze di recupero e descrizione di materiali extrafilmici (escluse le
fotografie), legati ai film:
poche e frammentarie (Museo nazionale del cinema di Torino, Cineteca
di Bologna, Istituto Luce, Aamod) e anche queste condotte
singolarmente, senza criteri condivisi e spesso senza l’ausilio di
discipline quali l’archivistica, oltre la biblioteconomia (oppure
mescolando entrambe).
MANCANZA DI UNA PIU’ APPROFONDITA ELABORAZIONE
TEORICA E DI UN CONFRONTO CON LE ISTITUZIONI E LE
ASSOCIAZIONI (Iccu, Iccd, Anai, Aib e, a livello internazionale, Ica,
Unesco, Fiaf). Di recente costituzione del gruppo nazionale ANAI.

18
CATALOGAZIONE AUDIOVISIVI
PRESSO L’AAMOD
Riguarda materiali soprattutto di non fiction.
Tipologie:
Tipologie
Film finiti (documentari, videointerviste,
videotestimonianze, film a base di materiali
d’archivio totali o parziali, videoantologie,
cinegiornali, fiction)
Film non finiti (documentazione di eventi di
attualità, materiali di lavoro vari, spezzoni
d’archivio di provenienza varia)

19
ARCHITETTURA SISTEMA CATALOGAZIONE AAMOD
Le schede di catalogazione dei documenti
audiovisivi sono suddivise in Anagrafica,
di Magazzino, Cartacea, di Gestione.
SCHEDA
SCHEDA

FILM
FILM

Ad ogni titolo sono associate diverse schede
di descrizione collegate tra loro, in modo
orizzontale, che descrivono tutti i
documenti e le movimentazioni relativi a
quel titolo (i diversi supporti su cui è
registrato, la documentazione cartacea
che lo riguarda, oltre ai dati relativi alla
sua gestione).
Possiamo dire che per ogni titolo si apre un
“fascicolo” contenente tutta la
documentazione che lo riguarda, ben
ordinata e “sottofascicolata”, per usare
un linguaggio archivistico.
Architettura orizzontale
20
Una volta compilata l’Anagrafica,
Anagrafica
con i dati generali di identificazione
del documento, si possono compilare
i dati relativi ai diversi supporti
presenti in archivio su cui è
registrato quel titolo, inserendo la/le
scheda/e
di
Magazzino

21
Dall’Anagrafica si può accedere anche alla
documentazione cartacea correlata a quel titolo
La scheda relativa al Cartaceo risulta attualmente
inadeguata al fine di una descrizione archivistica del
documento ed è in corso la rielaborazione del suo
tracciato descrittivo all’interno della revisione
dell’architettura del sistema informativo

E’ in corso un dibattito, all’interno dell’archivio,
sull’utilità dell’adozione di un programma che tenga
conto di criteri più archivistici di inventariazione, ossia
di una struttura multilivello: Fondo, Serie, Sottoserie,
22
Unità archivistica, Unità documentaria
Attualmente esiste una scheda unica Anagrafica, al cui
Anagrafica
interno si trovano le indicazioni della Serie e del Fondo a
cui eventualmente il documento appartiene (ma non
esistono una scheda Serie e una Scheda Fondo). Inoltre è
previsto il campo “finito/non finito” che ci dice se il
documento descritto è per esempio un film concluso,
montato, pronto per la diffusione oppure un girato, non
montato. Ed è previsto il campo “fiction/non fiction”
Circa il documento non finito, a meno che non venga registrato nel
titolo o nel campo delle note, non si può sapere se si tratta di un
“materiale di lavoro”, ovvero non risulta se quel documento sia
legato ad altri (che hanno o possono avere titoli differenti),
depositati in archivio o prodotti al fine di realizzare un nuovo
progetto produttivo
23
Si sta studiando la proposta di Ansano
Giannarelli di strutturare il sistema di
descrizione/catalogazione di un film, tenendo
conto anche delle fasi del processo
produttivo e dei diversi materiali (soprattutto
cartacei) che vengono prodotti durante queste
fasi, trattandosi di documenti legati tra loro

24

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  • 1. La descrizione del documento audiovisivo: storia e problematiche. Alcuni modelli attuali. Esempi di schedatura Serena Barela- Fondazione Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico 1
  • 2. La catalogazione dei documenti audiovisivi è una delle attività principali nel trattamento delle immagini in movimento. Per trattamento dei documenti filmici si intendono le attività di identificazione, descrizione, archiviazione, conservazione, restauro, valorizzazione, gestione di tali materiali. 2
  • 3. Un buon sistema di catalogazione dei documenti audiovisivi dovrebbe essere in grado non solo di descriverli, ma anche di documentare, correlare, rendere esplicite tutte le operazioni relative al loro trattamento e al loro possibile uso e riuso. Dovrebbe inoltre essere in grado di contestualizzare il documento all’interno del processo produttivo da cui proviene. 3
  • 4. In passato, nella maggioranza dei casi, la catalogazione degli audiovisivi, nelle cineteche come negli enti di produzione audiovisiva, era effettuata su schedine cartacee ed era limitata alla registrazione di dati essenziali, quale il titolo e la data e soprattutto dei dati tecnici o di gestione e di magazzino. L’ingresso delle immagini in movimento nelle biblioteche e negli ultimi decenni anche negli Archivi di Stato ha determinato l’attenzione di discipline quali la biblioteconomia e l’archivistica ai problemi di descrizione di questa tipologia particolare di documenti. 4
  • 5. Due problematiche sono emerse di recente nel dibattito sul trattamento descrittivo dei documenti filmici: 1. La questione della descrizione del contenuto di un documento audiovisivo. 2. La questione della relazione, del vincolo di un documento audiovisivo con il suo contesto produttivo, ovvero con altre tipologie documentarie. Queste due questioni riguardano in particolare gli archivi audiovisivi che riusano i propri materiali e che producono nuovi documenti filmici. La catalogazione e il trattamento dei documenti, all’interno di archivi che producono e detengono tutti o quasi i diritti sui materiali conservati, sono soprattutto in funzione delle esigenze dei registi, degli operatori del settore, dei filmaker 5
  • 6. Le regole della Fiaf sono una estensione delle ISBD (nbm) e non risolvono il problema della descrizione semantica del documento filmico e quello del legame del documento audiovisivo con altri documenti (sia filmici che cartacei) appartenenti allo stesso processo produttivo. In particolare: Non suggeriscono strumenti e criteri per la descrizione e la ricerca del contenuto di un film (solo degli esempi riportati nel campo Note) Non pongono adeguata attenzione alla descrizione di pezzi e tipologie di film differenti (girati, tagli, riprese amatoriali) Uso eccessivo del campo Note (per le responsabilità secondarie, per tutte le informazioni tratte da fonti secondarie, per la descrizione del contenuto, …): sorta di scheda nella scheda. Regole elaborate da standard pensati per la descrizione di un libro, di un documento non legato ad altri documenti. Regole elaborate prima dell’avvento dei nuovi sistemi informativi elettronici, dotati di motori di ricerca IR 6
  • 7. Lo studio più attento ai criteri di descrizione del contenuto di un film anche da parte di enti che operano in campo audiovisivo è recente in Italia (Fondazione Aamod, Istituto Luce, Rai Teche tra i primi). Mentre esiste una certa uniformità e condivisione per quanto riguarda i criteri di descrizione “anagrafica” e fisica di un documento audiovisivo, sussistono delle difficoltà soprattutto in merito alla individuazione di criteri oggettivi di descrizione dei contenuti dei film 7
  • 8. Catalogazione del contenuto: linguaggio che descrive un altro contenuto linguaggio, quello filmico, che è diverso da quello verbale. Linguaggio che decodifica e traduce un altro linguaggio. E’ necessario esplicitare le regole di questa traduzione, tenendo sempre conto delle esigenze degli eventuali ricercatori, al fine di rendere la catalogazione omogenea, anche se effettuata da persone diverse. Come rileva Gabriele D’Autilia (La catalogazione dei documenti audiovisivi nell’era di Internet), il documentalista è il primo ad effettuare una “critica delle nuove fonti”, sia decodificando il linguaggio del film che sta catalogando (identificando il film, decodificando il messaggio e l’intenzione comunicativa e rappresentativa delle immagini, stabilendo quindi la sua autenticità, provenienza e integrità), sia codificando e rilevando il contesto in cui si colloca quel film (l’ambiente storico, sociologico, antropologico, culturale in cui nasce) 8
  • 9. I contenuti di un film (fiction o non; finito o non; inquadratura o sequenza) si possono dividere in primari e secondari. Contenuto primario è quello che in genere il catalogatore rileva: tema centrale del documento, il suo “testo narrativo”, quello che si svolge in primo piano. In tal senso la catalogazione più esaustiva è quella che descrive il contenuto inquadratura per inquadratura: sorta di sceneggiatura desunta. Richiede conoscenza del linguaggio e delle tecnologie audiovisive. Da essa possono emergere anche informazioni relative all’evoluzione del linguaggio audiovisivo (A. Giannarelli; G.Landucci). Contenuto secondario: quello che si svolge sullo sfondo, ovvero i dati secondario ambientali, di costume, relativi al paesaggio, all’architettura, agli spazi, all’arredo. I due tipi di contenuto si manifestano su piani visivi differenti. A questi si aggiunge il piano sonoro (la catalogazione del contenuto può prevedere anche la rilevazione e trascrizione dei sonori). La descrizione (inq. per inq.o sequenza per sequenza) avviene sia relativamente a quello che si vede e che accade, nello spazio e nel tempo, sia relativamente a come è rappresentato, ovvero alle modalità del linguaggio filmico. 9
  • 10. ELEMENTI DI BASE DEL LINGUAGGIO FILMICO (A. Giannarelli) INQUADRATURA: unità minima del linguaggio filmico (immagine mobile o fissa, corrispondente allo spazio delimitato dall’obiettivo della macchina da presa o dalla videocamera). Registrazione senza interruzioni interne. Nella fase del montaggio è delimitata da un taglio iniziale e uno finale. SEQUENZA: numero nn di inquadrature collegate tra loro in base a un rapporto spazio/temporale. Una sequenza senza interruzione, in un’unica inquadratura, con macchina in movimento e con variazione dei piani e dei campi di ripresa, è definita PIANO SEQUENZA. PIANI: come la figura umana è inquadrata dall’obiettivo: PART., P.P.P., P.P., M.F., P.A., F.I. Solitamente si indica DAL BASSO o DALL’ALTO. CAMPI: lo spazio inquadrato di un ambiente sia interno che esterno: CAMPO LUNGO O LUNGHISSIMO (per esterni); TOTALE (per interni); CAMPO MEDIO. 10
  • 11. MOVIMENTI DI MACCHINA PAN. (la camera ruota intorno al suo asse); CARR. (movimento della camera su un carrello con ruote), anche CAMERA CAR (camera posta su un veicolo). ZOOM: obiettivo a fuoco variabile per effetti di avvicinamento o allontanamento GRU:movimento camera in senso verticale tramite dispositivo meccanico (gru mobile) MODALITA’ DI MONTAGGIO STACCO O TAGLIO: unisce la fine e l’inizio di due inquadrature FONDU’ IN CHIUSURA E APERTURA: oscuramento progressivo parte finale di inq. e schiarimento progressivo della parte iniziale della successiva DISSOLVENZA INCROCIATA: scompare progressivamente parte finale di inq. e compare la parte iniziale della successiva, con effetto di sovrapposizione per una loro parte. 11
  • 12. Metodologia Prima di iniziare la catalogazione delle inquadrature o delle sequenze è meglio procedere con una visione integrale e senza interruzione del film: consapevolezza delle informazioni contenute nel film, dei tempi narrativi, del messaggio, del tema principale. E’ possibile così innanzitutto scrivere l’abstract. Criticità Alto costo della catalogazione dei contenuti di un documento filmico. Secondo indicazioni Fiaf: 50 minuti per descrivere 10 minuti di immagini in movimento; per l’Ina (Institut national de l’audiovisuel) 4 ore di tempo per descrivere 1 ora di film. Dipende dalla analiticità della descrizione 12
  • 13. Dall’analisi dell’esperienza, tuttora in corso, presso l’Istituto Luce e l’Aamod, l’adozione del linguaggio libero per la catalogazione analitica delle immagini in movimento (inquadrature o sequenze) e per la redazione di abstract, è la soluzione più opportuna. Al tempo stesso risulta particolarmente utile la costruzione, tramite un linguaggio controllato, di un authority file (ovvero di uno controllato strumento di ricerca costituito da liste di termini, descrittori/parole chiave, controllati e normalizzati, in relazione tra loro, che vanno a identificare temi, avvenimenti, concetti, enti, società, luoghi, persone). Grazie ai sistemi di information retrieval e alle possibilità di effettuare ricerche full text su tutti i campi di una scheda, l’incrocio dei due linguaggi può rispondere bene ed esaustivamente alle domande provenienti da un’utenza diversificata (più o meno specialistica, studiosi di cinema, filmaker, storici, studenti, giornalisti, cinefili, curiosi, altro). 13
  • 14. Con l’avvento dei database relazionali multimediali dotati di sistemi di IR (Information Retrieval) è diventato possibile: valorizzare e rendere accessibile alla consultazione, in tempi rapidissimi, qualunque documento audiovisivo, o parte di esso, catalogato (anche nel contenuto). Avere la possibilità di una catalogazione sempre aperta e aggiornabile. 14
  • 15. Come trattare un documento filmico? Come opera individuale, prodotto finito, alla stregua di un libro da gestire, per la conservazione, secondo criteri biblioteconomici? O considerarla, come dovrebbe essere in molti casi, come un documento d’archivio legato, vincolato ad altri documenti, ovvero da trattare nell’ambito di un processo produttivo, all’interno di un contesto? 15
  • 16. 2 problemi: frattura tra archivi con poche o minori risorse e archivi con maggiori possibilità in grado di investire in operazioni di recupero, catalogazione informatizzata, digitalizzazione dei propri patrimoni rischio di tralasciare, o di non tenere nel debito conto, la documentazione (il non film o extra film) legata ai documenti audiovisivi e ai loro processi produttivi, alla storia dell’ente, a meno che non si tratti di documenti “spendibili” dal punto di vista quanto meno del ritorno di immagine per la struttura di conservazione (locandine, manifesti, disegni, sceneggiature). Negli archivi audiovisivi finora c’è stato poco interesse per un tipo di ordinamento “archivistico”, storico, che evidenziasse il vincolo tra i documenti, valorizzandoli insieme al loro contesto storico-produttivo (descrizione multilivello: regole ISAD G). Il contesto di un documento audiovisivo è costituito essenzialmente dalle FASI DEL SUO PROCESSO PRODUTTIVO e dalla storia di chi ha avviato, partecipato, realizzato quel processo e diffuso il film (società di produzione privata, ente pubblico, committenti vari, società di distribuzione, autori, attori, altri responsabili, esercenti) ovvero i SOGGETTI PRODUTTORI. 16
  • 17. Fasi principali individuate nel processo produttivo (A. Giannarelli) Progettazione: creativa; produttiva; definizione delle risorse (ideazione, ricerche, appunti, elaborazione del soggetto e sceneggiatura, o della scaletta di ripresa, trattamento. Piani di lavoro, elenchi fabbisogni tecnici e umani, preventivi, piani finanziari. Individuazione dei finanziamenti e delle coproduzioni, con relativa corrispondenza) preparazione della realizzazione (individuazione collaborazioni tecniche, scelta di attori e interpreti e provini, studi per scenografie e costumi, scelta set, definizione attrezzature tecniche, acquisizione supporti di registrazione) raccolta dei materiali o fase delle riprese (produzione di girati, giornalieri, individuazione di brani di repertorio in archivi e altri doc.) montaggio (scalette di montaggio, catalogazione del materiale) edizione (schemi grafici di missaggio, fogli missaggio, stesura e/o ristesura di dialoghi, commenti parlati, ecc., partiture musicali, liste titoli di testa e coda, sottotitoli, didascalie, effetti speciali, videografica) diffusione (copie e duplicati,versioni lunghe e corte, trailers, brochure, depliant, schede per la promozione, corrispondenza con enti, festival, visti censura) 17
  • 18. Criticità Esperienze di descrizione dei contenuti filmici: frammentarie, ovvero realizzate singolarmente dalle diverse strutture solo su materiali di non fiction, con poco scambio e senza elaborazione di criteri di omogeneità condivisi. In ogni caso soddisfacenti perché rispondenti ai bisogni dei singoli istituti. Esperienze di recupero e descrizione di materiali extrafilmici (escluse le fotografie), legati ai film: poche e frammentarie (Museo nazionale del cinema di Torino, Cineteca di Bologna, Istituto Luce, Aamod) e anche queste condotte singolarmente, senza criteri condivisi e spesso senza l’ausilio di discipline quali l’archivistica, oltre la biblioteconomia (oppure mescolando entrambe). MANCANZA DI UNA PIU’ APPROFONDITA ELABORAZIONE TEORICA E DI UN CONFRONTO CON LE ISTITUZIONI E LE ASSOCIAZIONI (Iccu, Iccd, Anai, Aib e, a livello internazionale, Ica, Unesco, Fiaf). Di recente costituzione del gruppo nazionale ANAI. 18
  • 19. CATALOGAZIONE AUDIOVISIVI PRESSO L’AAMOD Riguarda materiali soprattutto di non fiction. Tipologie: Tipologie Film finiti (documentari, videointerviste, videotestimonianze, film a base di materiali d’archivio totali o parziali, videoantologie, cinegiornali, fiction) Film non finiti (documentazione di eventi di attualità, materiali di lavoro vari, spezzoni d’archivio di provenienza varia) 19
  • 20. ARCHITETTURA SISTEMA CATALOGAZIONE AAMOD Le schede di catalogazione dei documenti audiovisivi sono suddivise in Anagrafica, di Magazzino, Cartacea, di Gestione. SCHEDA SCHEDA FILM FILM Ad ogni titolo sono associate diverse schede di descrizione collegate tra loro, in modo orizzontale, che descrivono tutti i documenti e le movimentazioni relativi a quel titolo (i diversi supporti su cui è registrato, la documentazione cartacea che lo riguarda, oltre ai dati relativi alla sua gestione). Possiamo dire che per ogni titolo si apre un “fascicolo” contenente tutta la documentazione che lo riguarda, ben ordinata e “sottofascicolata”, per usare un linguaggio archivistico. Architettura orizzontale 20
  • 21. Una volta compilata l’Anagrafica, Anagrafica con i dati generali di identificazione del documento, si possono compilare i dati relativi ai diversi supporti presenti in archivio su cui è registrato quel titolo, inserendo la/le scheda/e di Magazzino 21
  • 22. Dall’Anagrafica si può accedere anche alla documentazione cartacea correlata a quel titolo La scheda relativa al Cartaceo risulta attualmente inadeguata al fine di una descrizione archivistica del documento ed è in corso la rielaborazione del suo tracciato descrittivo all’interno della revisione dell’architettura del sistema informativo E’ in corso un dibattito, all’interno dell’archivio, sull’utilità dell’adozione di un programma che tenga conto di criteri più archivistici di inventariazione, ossia di una struttura multilivello: Fondo, Serie, Sottoserie, 22 Unità archivistica, Unità documentaria
  • 23. Attualmente esiste una scheda unica Anagrafica, al cui Anagrafica interno si trovano le indicazioni della Serie e del Fondo a cui eventualmente il documento appartiene (ma non esistono una scheda Serie e una Scheda Fondo). Inoltre è previsto il campo “finito/non finito” che ci dice se il documento descritto è per esempio un film concluso, montato, pronto per la diffusione oppure un girato, non montato. Ed è previsto il campo “fiction/non fiction” Circa il documento non finito, a meno che non venga registrato nel titolo o nel campo delle note, non si può sapere se si tratta di un “materiale di lavoro”, ovvero non risulta se quel documento sia legato ad altri (che hanno o possono avere titoli differenti), depositati in archivio o prodotti al fine di realizzare un nuovo progetto produttivo 23
  • 24. Si sta studiando la proposta di Ansano Giannarelli di strutturare il sistema di descrizione/catalogazione di un film, tenendo conto anche delle fasi del processo produttivo e dei diversi materiali (soprattutto cartacei) che vengono prodotti durante queste fasi, trattandosi di documenti legati tra loro 24

Editor's Notes

  1. International Standard for Bibliographical Description nbm (1977), regole FIAF (1991, tradotte nel 1995) concepite specificamente per i documenti filmici; International Association of Sound and Audiovisual Archives (1999) standard che si occupa dei documenti sonori e di quelli audiovisivi, considerati estensione di un documento sonoro