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E L E ME N T I E VO L U T IVI D E L F R AME WO R K
D I GE ST IO N E E C O N T ROL L O IN T E MA D I
C O MPL IAN C E E R ISC HI
L’assorbimento
della complessità
— “Nel	formulare	giudizi,	gli	antichi	Re	erano	perfetti,	perché	
facevano	dei	principi	morali	il	punto	di	partenza	di	tutti	i	
loro	impegni	e	la	radice	di	ogni	cosa	che	era	utile.	Questo	
principio,	però,	è	qualcosa	che	le	persone	di	intelletto	
mediocre	non	afferrano	mai.	Non	afferrandolo,	mancano	
di	consapevolezza,	e	mancando	di	consapevolezza,	
inseguono	il	profitto.	Ma	mentre	inseguono	il	profitto,	è	
assolutamente	impossibile	per	loro	essere	certi	di	
raggiungerlo”
— Lu	Bu-Wei,	Primo	Ministro	Cinese	nel	246	a.C
3
— L’accordo	di	Basilea	2,	gli	orientamenti	di	Banca	d’Italia	e	le	
nuove	norme	hanno	posto	introdotto	due	nuovi	concetti	
all’attenzione	delle	Banche:
§ La	Compliance	globale,
§ Il	Rischio	Operativo;
— Il	primo	lo	possiamo	definire	“Un	tema	antico”	che	si	
ripropone	in	veste	attuale;
— Il	secondo	è	un	elemento	nuovo	nella	comprensione	dei	
fattori	di	rischio	legati	all’operare	quotidiano;
— Insieme	impongono	un	nuovo	modo	di	pensare	ed	agire.
“Sana e prudente gestione”
— Un semplice principio a guida del comportamentodel
business nel nuovo millennio:
— Questo semplice principio racchiude in se un
concetto antico e sempre valido cui si devono
ispirare le moderne gestioni di impresa.
— Oggi molta parte dell’attuazione diquesto principio
si estrinsecanellacosiddetta Compliance globale.
— Ovvero Conformità ai principi e alle regole,
comprensionee consapevolezzadei rischi e loro
mitigazione.
I
• n altre parole … EVITA CHE LA BANCA E I SUOI AMMINISTRATORI SI TROVINO NEI
GUAI
• In altre parole … FAVORISCE LA QUALITA’ DEL BUSINESS, AUMENTA LA FIDUCIA
DELLA CLIENTELA, PRODUCE VALORE PER LA BANCA
• In	altre	parole	…	SOSTIENE	I		COMPORTAMENTI	ETICAMENTE	CORRETTI	
FAVORENDONE	LA	DIFFUSIONE,	INCREMENTA	LA	REPUTAZIONE	
LA FUNZIONE DI COMPLIANCE
Rappresenta un’efficace risposta per ::
LA FUNZIONE DI COMPLIANCE
(es.: attraverso seri codici di condotta, programmi di
formazione mirati, sistemi di valutazione che premino i comportamenti corretti)
(a seguito dell’attività di analisi,
monitoraggio e impulso)
(i collaboratori devono essere
consapevoli dei rischi e capaci di approntare le misure più idonee a fronteggiarli)
(es:
consulenza ai nuovi prodotti, analisi ex ante delle normative di impatto compliance)
NON ESISTE UNAFUNZIONE COMPLIANCE “ARCHETIPO” BUONA PER TUTTI
LE DIMENSIONI, LA STRUTTURA INTERNA, L’APPARTENENZA AD UN GRUPPO, IL TIPO DI ATTIVITA’
SVOLTA INCIDONO SUL MODELLO ORGANIZZATIVODI COMPLIANCE DI OGNISINGOLA BANCA
POSSONO INDIVIDUARSI, COMUNQUE, PRINCIPI COMUNI SUI QUALI COSTRUIRE LE BASI DI UNA
EFFICACE ED EFFICIENTE FUNZIONEDI COMPLIANCE
OCCORRE ALLINEARE L’INTERA STRUTTURA ALLA CONSAPEVOLEZA DELLA CONFORMITÀ
OCCORRE INTRODURRE UNA NUOVA METODICA NELLA GESTIONE DEL RISCHIO DI COMPLIANCE DEL
RISCHIO REPUTAZIONALE E DEI RISCHI OPERATIVI IN GENERE
OCCORRE MODIFICARE IL SISTEMA DEI CONTROLLI (PROCESSI AUDITING, LEGALI, RISK MANAGMENT)
PER RISPONDERE ADEGUATAMENTE ALL’ESIGENZA DI UN CONTROLLO FORMATIVO
RICHIEDE UNA VISONE ESTESA DI TIPO OLISTICO PER LA MULTIDISCIPLINARIETÀ DEI TEMI DA
AFFRONTARE
NON PUÒ ASSOLUTAMENTE RISOLVERSI CON UNA SEMPLICE ADESIONE FORMALE A NORME E
REGOLAMENTI MA RCHIEDE L’INTERIORIZZAZIONE DEI PRINCIPICHE LE GENERANO
Alcuni concetti base
RESPONSABILITÀ DEGLI ORGANI DI VERTICE E DEL SENIOR
MANAGEMENT
GLI ORGANI DI VERTICE E IL SENIOR MANAGEMENT SONO I RESPONSABILI DEL
PROCESSO DI COMPLIANCE (FORTE COMMITTMENTE E ESEMPIO)
IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (Consiglio di Sorveglianza per il
modello dualistico), IN QUANTO RESPONSABILE DEL SISTEMA DEI
CONTROLLI INTERNI, E’ ANCHE IL PRINCIPALE RESPONSABILE
DELLE ATTIVITA’ DI COMPLIANCE E QUINDI IL MASSIMO
SUPERVISORE DEI RELATIVI RISCHI
TALE RESPONSABILITÀ IMPLICA NELLA PRATICA I SEGUENTI INTERVENTI:
1. APPROVAZIONE DEL COMPLIANCEPLAN E DEL COMPLIANCEPROGRAM
2. DOTAZIONE DI RISORSE ADEGUATE DA ATTRIBUIRE ALLA STRUTTURA COMPLIANCE
3. INDIVIDUAZIONE DEI FLUSSI INFORMATIVI E DELLE RELATIVE TEMPISTICHE
4. REVISIONE PERIODICA DELLA STRUTTURA DI COMPLIANCE AL FINE DI ASSICURARNE
L’ADEGUATEZZA, L’EFFICACIA E L’EFFICIENZA
Alcuni concetti base
IL	SENIOR	MANAGEMENT	E’	RESPONSABILE:
1. DELLA	PRESENZA	PERMANENTE	NELL’ORGANIZZAZIONE	AZIENDALE	DELLA	
FUNZIONE	COMPLIANCE
2. DELL’	ATTRIBUZIONE	ALLA	FUNZIONE	DI UN	ADEGUATO	STATUS	FORMALE
3. DELL’EFFETTIVA	REALIZZAZIONE	DELL’ATTIVITA’	DELLA	COMPLIANCE
4. DEL	VALORE	DELLA	COMPLIANCE	PERCEPITA		DA	TUTTA	LA	STRUTTURA	
A TAL FINE CONTRIBUISCE ALLA DEFINIZIONE DEL PROGRAMMA DI COMPLIANCE E
DELLA PIANIFICAZIONEANNUALEDELLE ATTIVITA’, VALUTANDONEL’ADEGUATEZZA
Alcuni concetti base
RESPONSABILITÀ DEGLI ORGANI DI VERTICE E DEL SENIOR
MANAGEMENT
IL	MANDATO	ATTRIBUITO	 ALLA	FUNZIONE	DEVE	COMPRENDERE	 ED	ESPLICITARE:
1. DEICHIARI OBIETTIVI,PER IL CONSEGUIMENTODEIQUALIDEVONOESSERESPECIFICATE
AMPIEZZA EDAUTORITA’
2. ILLIVELLO DIAUTONOMIA EINDIPENDENZA NONCHE ICANALI DICOMUNICAZIONE
3. L’ATTRIBUZIONE DI AUTOREVOLEZZA FORMALE E SOSTANZIALE, CHE ESPLICITI LA
LEGITTIMAZIONE DELLA FUNZIONE AD INTERVENIRE PER IL SUPERAMENTO DELLE
CRITICITA’ EVIDENZIATE NELPROCESSO DICOMPLIANCE
4. LE MODALITA’ DI DIFFUSIONE, AI FINI DI UN’ADEGUATA CONOSCENZA DEL MANDATO
FRALEALTRE FUNZIONI AZIENDALI
5. INOLTREDEVECOSTITUIREUnadeguatopresidioex-anteairischireputazionaliedistrategia
nonché integrare l’operatività connesse da DL 231/2001 e a tutte le norme di impatto
diretto oindiretto sulla responsabilità dell’ente odella suacredibilità.
Alcuni concetti base
LA FUNZIONE DEVE A PROMUOVERE UNA CULTURA DELLA CONFORMITA’ ED A
DIFFONDERE I PRINCIPI E LE NORME DI DEONTOLOGIA, CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO AI TEMI DELLA PREVENZIONE AI REATI DI MAGGIORE ALLARME SOCIALE:
RICICLAGGIO E TERRORISMO
CORRUZIONE
USURA
SFRUTTAMENTO
PER GARANTIRE
TRASPARENZA ED INTEGRITÀ DEI MERCATI
OPERAZIONI PERSONALI DEI COLLABORATORI CONFORMI ALLENORME
CORRETTEZZA NELLO SVOLGIMENTO DEI SERVIZI DI INVESTIMENTO
PRESIDIO DI CORRETTEZZA ETICA
Alcuni concetti base
LA FUNZIONE CONTRIBUISCE A PROMUOVERE UNA CULTURA DELLA CONFORMITA’
ED A DIFFONDERE I PRINCIPI E LE NORME DI DEONTOLOGIA
PER LA REALIZZAZIONE DI QUESTA ESSENZIALE ATTIVITA’ LA FUNZIONE DEVE SVOLGERE
UNA INCISIVA ATTIVITA’ DI FORMAZIONE E DI SENSIBILIZZAZIONE PER RENDERE I
COLLABORATORI:
CONSAPEVOLI DEI RISCHI DI NON CONFORMITA’
INDOTTI A COMPORTAMENTI CORRETTI E CONFORMI A REGOLE INTERNE ED
ESTERNE
IL	RISPETTO	DI	STANDARD	ETICI	DA	PARTE	DEI	COLLABORATORI	DEVE	INCIDERE	SULLA	
VALUTAZIONE	DELLA	PRESTAZIONE	PROFESSIONALE	DEL	DIPENDENTE	E	SUL	SISTEMA	
PREMIANTE	
Alcuni concetti base
IL POSIZIONAMENTO ORGANIZZATIVO
LA FUNZIONE DEVE ESSERE INDIPENDENTE DALLE STRUTTURE OPERATIVE
IL MANDATO DEVE CHIARIRE LA GIUSTA DIFFERENZAZIONE DALLE ALTRE
FUNZIONI DI CONTROLLO (in particolare internal audit e risk management),
DEFINENDO ESPLICITAMENTE I RISPETTIVI RUOLI E COMPETENZE ED
EVIDENZIANDO LE POSSIBILI SINERGIE
IL MANDATO DEVE ARMONIZZARE IL PROCESSO “FORMAZIONE E
CONTROLLO” SENZA APPESANTIRE L’OPERATIVITA DELLA BANCA
OCCORRE PASSARE DAL CONTROLLO ATTIVO ALL’AUTOCONTROLLO
PROATTIVO CONDIVISO
Alcuni concetti base
LA FUNZIONE DEVE ESSERE DOTATA DI MEZZI E RISORSE ADEGUATE PER
L’EFFICACIA DELLA SUA AZIONE .
In pratica deve poter agire senza condizionamenti e pregiudiziali derivati da
scelte prettamente impostate su una visione di business fine a se stesso ma
deve fare della conformità una componente fondante del valore
complessivo dell’impresa.
L’attuazione di flussi informativi e la predisposizione di specifici processi
formativi devono garantire nel continuo la disponibilità della competenza e
conoscenze necessarie per svolgere le azioni di adeguamento previste dal
mandato
LA FUNZIONE CHIEDE DI CONFORMARSI E CONFORMARE L’OPERATO A DEI
PRINCIPI NON TANTO AD UN NUMERO PIÙ O MENO AMPIO DI REGOLETTE
FORMALI, DEVE PERTANTO POTER AGIRE COME UN “CLERO” DELLA SOCIETÀ
Alcuni concetti base
Alcuni concetti base
LA FUNZIONE DI COMPLIANCE GOVERNA UN PROCESSO TRASVERSALE COMPOSTO DA
PRESIDI ORGANIZZATIVI ED OPERATIVI DIRETTI AD EVITARE DISALLINEAMENTI CON
L’INSIEME DELLE REGOLE INTERNE EDESTERNE
LA COMPLIANCE, D’INTESA CON LE ALTRE FUNZIONI CHE COSTITUISCONO IL SISTEMA DEI
CONTROLLI, HA IL COMPITO DI RELAZIONARE SUI RISCHI DI COMPLIANCE IN UNA
VISIONE SISTEMICA E D’INSIEME; (holistic approach)
LA FUNZIONE COLLABORA AL SISTEMA DI PREVENZIONE GLOBALE DEI RISCHI
INDIVIDUANDO IDONEE SOLUZIONIPER LALORO MITIGAZIONE
LA FUNZIONE PONE LE BASI PER LA MITIGAZIONE E LA GESTIONE EX ANTE DEI RISCHI
REPUTAZIONALI COME PREVISTO ANCHE DAL COMITATO DI BASILEA
LA FUNZIONE DEVE CREARE UNA CONSAPEVOLEZZA ALLA CONFORMITÀ FORNENDO
STRUMENTI DI AUTOCONTROLLO E VERIFICA
IL	PROCESSO	DI COMPLIANCE
IL PROCESSO DI COMPLIANCE
I PROCESSI DI COMPLIANCE POSSONO ESSERE SVOLTI:
§ INTERAMENTE DA RISORSE INQUADRATE IN VIA GERARCHICA ED ORGANIZZATIVA NELLA
FUNZIONE COMPLIANCE (modello del clero)
§ IN PARTE ANCHE DA RISORSE APPARTENENTI AD AREE OPERATIVE FORMANDO E DANDOLE UN
INSIEME DI PRINCIPI FACILMENTE VERIFICABILI (concetto di pervasività)
IN PRESENZA DI RISORSE INSERITE NELLE AREE OPERATIVE GLI INTERVENTI DI COMPLIANCE
EFFETTUATI DA TALI RISORSE NELL’AMBITO DELLE RISPETTIVE STRUTTURE DEVONO ESSERE:
§ CONCORDATI PREVENTIVAMENTE CON LA FUNZIONE DI COMPLIANCE E INSERITI NELLA
PIANIFICAZIONE E NEI MECCANISMI DI CONTROLLO DI QUEST’ULTIMA
§ RIPORTATI, UNA VOLTA REALIZZATI, IN APPOSITI FLUSSI INFORMATIVI DESTINATI ALLA
FUNZIONE COMPLIANCE E SOTTOPOSTI AL SUO GIUDIZIO; IN CASO DI GIUDIZIO NEGATIVO LA
FUNZIONE PUÒ RICHIEDERE INTERVENTI INTEGRATIVI
§NEL TEMPO MOLTI DEI CONTROLLI DI CONFORMITA’ DOVRANNO ESSERE PARTE INTEGRANTE E
INTEGRALE DEI SITEMI OPERATIVI DI GESTIONE
Alcuni concetti base
LE TECNICHE DI IDENTIFICAZIONE, GESTIONE E
MONITORAGGIO DEI RISCHI DI COMPLIANCE DEVONO ESSERE
ALLINEATE E COERENTI CON QUELLE DEI DUE ALTRI CARDINI
DEL SISTEMA DI CONTROLLO RISK MANAGEMENT E AUDIT
L’UTILIZZO DI TALI TECNICHE PRESERVA LA REPUTAZIONE
AZIENDALE E CONSOLIDA LE RELAZIONI FIDUCIARIE CON LA
CLIENTELA INTERRELANDOSI ANCHE CON LA C.S.R.
TALI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DEVONO INTEGRARSI
PIU CON LE PROBLEMATICHE DEI COSIDETTI RISCHI OPERATIVI
CHE GLI ALTRI TIPI DI RISCHIO
INTERAZIONE CON ALTRI RUOLI
Nuove esperienze
Dalla Gestione dei rischi , dall’evoluzione dei sistemi di Performance management (CdG)
e dalle moderne tecniche di Auditing emergono alcune considerazioni.
— L’esame	delle	esperienze	maturate	nella	tematica	globale	dei	rischi	impongono	una	
fase	di	riflessione	sull’approccio	sino	ad	oggi	adottato:	un	problema	una	soluzione.
— La	domanda	di	una	“consapevolezza	dei	rischi	insiti	in	ogni	aspetto	dell’attività	di	
un’impresa”	e	delle	banche	in	particolare,	emerge	da	una	pluralità	di		leggi,	stimoli	e	
dall’esperienza	quotidiana	e	richiede	la	capacità	di	una	visione	d’insieme.
— Che	a	questo	si	debba	associare	anche	un	agire	intrinsecamente	corretto	(o	etico)	è	
ancora	più	evidente,	ma	implica	un	salto	culturale.
— Gli	strumenti	a	supporto	devono	essere	di	tipo	proattivo	e	integrati	trasversalmente	
all’intera	struttura	dei	processi.
— Il	proliferare	delle	norme	e	dei	regolamenti	richiede	una	riduzione	della	complessità,	
frutto	dell’approccio	riduzionista,	a	favore	di	un	nuovo	approcci	di	tipo	olistico.
— Da	queste	premesse	parte	la	nostra	proposta	 o	fase	due	della	Conformità	
d’Impresa.
18
Gli Approcci Correnti
— A livello di filosofia del Compliance esistono due concezioni di base molto differenti
tra loro. La prima, di origine anglosassone, vede il Compliance come controllore e
quasi “poliziotto”, che rileva e punisce le infrazioni rilevate.
— La seconda, più moderna, vuole un Compliance che, pur controllando il rispetto
delle normative, si pone come un consulente interno della Direzione e del personale.
Dalle esperienze fatte nella pratica si è riscontrato chiaramente che la prima
concezione è svantaggiosa in quanto l’instaurazione di un clima di diffidenza e
timore sfavorisce la collaborazione costruttiva e lo scambio aperto e trasparente di
informazioni.
— Rientra nella concezione più attuale della Compliance il fatto di adottare un
approccio ex-ante, ovvero preventivo, anziché un approccio di limitazione dei danni
ex-post.
— Questo secondo tipo di approccio risulta infatti estremamente pericoloso da un
punto di vista dei rischi legali e di reputazione.
— In quest’ottica l’anticipazione dei cambiamenti in ambito normativo e la
preparazione del personale della banca ad affrontare tali cambiamenti dovrebbero
quindi costituire un compito assolutamente prioritario da parte del servizio di
Compliance.
19
Gli Approcci Correnti
— Analogamente alla Revisione Interna, la funzione di Compliance ha
accesso illimitato ad ogni aspetto e documento , deve avere un elevato
grado di indipendenza per svolgere le proprie mansioni liberamente. Il
livello di indipendenza richiesto alla Compliance è in pratica pari a
quello dalla Revisione Interna.
— Per garantirne l’indipendenza ed evitare conflitti di interessi, i
dipendenti della funzione di Compliance non possono percepire
retribuzioni dipendenti dal risultato di singoli prodotti o di singole
transazioni.
— L’Istituto deve nominare un membro di Direzione responsabile della
funzione di Compliance, garantendo in questo modo l’accesso diretto
alla Direzione da parte della funzione di Compliance.
20
Gli Approcci Correnti
— Il rischio reputazionale è una delle conseguenze implicite nel
rischio di Compliance, come ben illustrato anche dal Comitato di
Basilea.
— Esso è forse uno dei rischi più importanti che una Banca può
subire, sebbene difficilmente quantificabile a priori e di secondo
livello.
— Ma se il rischio di reputazione è importante a livello di singolo
istituto, ancora di più lo è a livello dell’intera piazza finanziaria.
— Non a caso, infatti, uno degli obiettivi primari della Banca d‘Italia
in quanto autorità di vigilanza sul sistema bancario è la
protezione della fiducia del pubblico nel sistema bancario e della
buona fama della piazza Finanziaria
21
Gli Approcci Correnti
Alcuni	errori	da	evitare
— Modelli	di	gestione	dei	rischi	operativi	e	di	compliance	
risultano	complessi	ed	articolati
— Per	ogni	tipologia	si	sviluppa	una	classificazione	specifica
— Focus	è	orientato	più	sull’	infrastruttura	tecnologica
— Si	da	troppa	rilevanza	degli	aspetti	formali	di	conformità
— Prevale	un	Approccio	riduzionista	alla	tematica	
— Si	agisce	per	silos	tematici	creando	frammentazione	per	
singoli	settori	normativi	e	aspetti	specifici	
22
Modelli Scenario
— Cresce	la	complessità	dei	modelli	predittivi	e	di	
rappresentazione	secondo	le	dimensioni	della	banca,	la	
problematica	e	l’evoluzione	culturale:
— Modelli	per	la	previsione	degli	eventi	quali	i	RO	ad	Es.	
¡ Serie	storiche		– approccio	più	diffuso
¡ Montecarlo	– applicato	nei	modelli	AMA
¡ Reti	di	Bayes	– presente	nelle	best	pratices
¡ la	nuova	frontiera
¡ Tamburi	Quantici	
¡ Modelli	dinamici	e	motori	semantici.
23
COMPLESSITA’	
REGOLAMENTARE
NORME DI
AUTOREGOLAMENTAZIONE
CONFLITTID’INTERESSE
MARKET ABUSE
RICICLAGGIO/TERRORISMO
TRASVERSALITA’ DEI
PROCESSI
NUOVIPROGETTI
CRESCENTE SOFISTICAZIONEDELLE
OPERAZIONIE DEI PRODOTTI
FINANZIARI
GLOBALIZZAZIONEFINANZIARIA
INTEGRAZIONI, FUSIONI,
ACQUISIZIONISOCIETARIE
COMPLESSITA’	
DIMENSIONALE
COMPLESSITA’	
OPERATIVA
COMPLESSITA’	
GESTIONALE
QUADRO DI RIFERIMENTO
T
E
M
P
O
LA COMPLESSITA’
QUADRO DI RIFERIMENTO
CONDOTTA	ETICA
T
U
T
E
L
A
INTERESSI	DEGLI	
STAKEHOLDER
INTERESSI	DEGLI	
SHAREHOLDER
FIDUCIA	DEGLI	
INVESTITORI
COORDINAMENTO DEI DIVERSI INTERESSI
DI: CLIENTI , DIPENDENTI, FORNITORI,
COMUNITA’ SOCIALE
CONSOLIDAMENTO NEL TEMPO DEL
VALORE DELL’INVESTIMENTO
DELL’AZIONISTA
CREAZIONE DI VALORE
E RITORNI
REPUTAZIONALI
SOSTENIBILITA’ DEI
COMPORTAMENTI
ECONOMICI CON I VALORI
SOCIALI
LA RESPONSABILITA’
Peculiarità delle tipologie di Rischio
— Confronto	fra	le	tipologie	di	rischio
— Le	Varie	tecniche	di	mitigazione	tipiche	delle	altre	categorie	di	rischio	
risultano	poco	applicabili	ai	secondi	e	ancor	più	a	quelli	di	conformità
26
Rischi finanziari Rischio operativo e di compliance
Assunti consapevolmente Assunto involontariamente
Rischi speculativi Rischio assoluto
Coerenti con logica rischio/rendimento Non coerente con logica rischio/rendimento
Compresi e facilmente identificabili Poco compresi difficili da identificare
Facilmente misurabili e quantificabili Complessi da misurare e quantificare
Disponibilità di strumenti di copertura Pochi strumenti di copertura
Possono essere prezzati e trasferiti Complesso da prezzare e trasferire
Proliferazione normativa
— Varo e scadenze di numerose Leggi
¡ IAS-IFRS
¡ Basilea 2 e sistema finanziario
¡ D. Lgs. 231/2001 responsabilità degli enti
¡ Compliance
¡ TUF (Legge. 262/2005) + 154-bis
¡ Riforma del Diritto societario
¡ Anti riciclaggio
¡ Market Abuse
¡ MIFID
¡ Internal dealing
¡ Legge 196/2003 Privacy
¡ Legge 231/2007 Antiriciclaggio
¡ Evoluzione norme tributarie
¡ Legge 626 sicurezza
¡ …..
27
Proliferazione normativa (2)
— Regolamenti
— Borsa e mercati regolamentati
— Organismi di vigilanza e controllo
— Certificazione e norme ambientali
— Codici etici e di comportamento
28
Complessità in incremento
— Proliferazione all’interno di regolamenti e norme
interne
— Complessità e costo delle funzioni di Mappatura dei
processi.
— Compiti operativi e logici sovrapposti su funzioni
diverse.
— Differenze di compiti spesso difficili da apprezzare.
— Visione parcellizzata dei singoli fenomeni.
— Tendenza a dare risposte solo di tipo formale alle
scadenze.
29
Approccio Verticistico
— A varie funzioni corrispondono varie strutture
¡ Comitato Rischi
¡ Organo per la 231
¡ Internal Auditing
¡ Funzione Compliance
¡ Risk manager
¡ Dirigente ex 154bis
¡ Codici etico
¡ .
30
Conseguenze
— L'attenzione è distolta dal problema della conformità
e dei rischi da valutare giorno per giorno
— La complessità e la sofisticazione sta creando un
falso livello di percezione
— Si insinua l’idea che conformità e rischi sono un
"problema di altri“
— Si perde la reale percezione del comportamento
intrinsecamente corretto e conforme
31
Conseguenze (2)
— Sovrastima delle soluzioni solo tecnologiche
— La sola implementazione di un sistema è
percepita come l'effettivo progresso/obiettivo
— Rischi Operativi e ComplianceTrasversali alla
struttura
— Perdita dea percezione dei fenomeni e della
visione di insieme
32
Approccio Nuovo
— Ripartire da una frase guida “Sana e Prudente
Gestione”
— Un sistema e sicuro quando è intrinsecamente sicuro
— Focus su cultura e sensibilità al fattore di rischio
— Obiettivo: assorbimento della Complessità
— Comprensione e interiorizzazione
— Framework di euristiche di indirizzo
— Sistema autopoietico e auto emersione del
comportamento compliance.
33
Approccio Nuovo
— Ritorno alla formula originale
— Unificazione delle ridondanze
— Consapevolezza diffusa
— Semplificazione concettuale
— Sviluppare un Framework centrato su business
— Trasversalità della problematica
— Infrastruttura snella e pervasiva
34
Approccio Nuovo (2)
— Framework di connessione fra le varie funzioni
— Fascicoli e regolamenti resi "Strumento Vivo di gestione“
— Interiorizzazione e consapevolezza
— Controllo dei fattori strategici di sviluppo
— Sistema di auto controllo e verifica
35
LA	GESTIONE	DELLA	COMPLIANCE	
U N A 	P R OP OS TA 	P E R 	L A 	G E S T I ON E 	OP E R AT I VA 	G L OB A L E 	
D E L L A 	P R OB L E M ATI CA
Proposta
— Diffusione capillare
— Collegamento secondo le specificità
— Integrazione delle sovrapposizioni
— Framework unitario
— Integrazione con Sistema di Valutazione e Premiante
— Integrazione delle soluzioni
— Sistema proattivo di comunicazione
— Reporting specifico a tutti livelli e di vertice
— Semplificazione operativa
37
Proposta
— Obiettivo ”L’assorbimento della Complessità"
— Metodica il Modello bilanciato (BSC)
¡ Aspetti Quantitativi
¡ Aspetti Regolamentarie Organizzativi
¡ Aspetti Formativi
¡ Aspetti di Sviluppo
— Infrastruttura Tecnologica Semplicità
¡ Economia
¡ Flessibilità
¡ Affidabilità
¡ Stato dell'arte
¡ Potenza
38
Le linee della proposta
39
Tradizionale	 Nuovo	approccio
Approccio	specifico	tipo	
verticistico
Visione	nuova	orientata	alla	
consapevolezza	e	all’	
intrinsicità	
Visione	riduzionista Visione	Olistica	dei	fenomeni
Dettaglio	e	parcellizzazione Insiemi	correlati
Micro	analisi	dei	processi Macro	processi	(o	meglio	dei	
flussi	di	azione)
Regole	di	dettaglio Principi	interiorizzati
Sintesi della proposta
— La metodologia
¡ Sviluppo di un framework
integratodelle componenti di
indirizzo e controllo comune e
delle interazioni bilanciatocon
gli obiettivi strategici e il sistema
di autovalutazione proattiva,
Diffusione capillare lungo le linee
di processo
¡ Formazione in Learning by
doing, sviluppo in affiancamento
su tematichespecifiche
¡ Outsourcing for nursery di
sviluppo struttureinterne di
compliance
— Gli strumenti
¡ BSC– portale pervasivo di
integrazione e diffusione
¡ Big Data– sistemi evoluto di
BI e analisi dinamica delle
informazioni strutturate e
destrutturate
¡ Sistemi di analisi semantico-
logica con auto generazione
dell’analisi e la
formalizzazione dei processi
¡ SYSTEM DYNAMICS sistemi
di analisi dinamica
40
Cosa	é	la	compliance	in	azienda
— Negli	ultimi	anni	si	è	assistito	a	un	progressivo	aumento	della	sensibilità	della	clientela	nei	
confronti	del	livello	di	affidabilità	globale	delle	Imprese.	Ciò	ha	imposto	la	creazione	di	un	
contesto	nel	quale	sia	possibile	generare	valore	e	presidiare	nel	contempo	i	rischi	di	maggiore	
impatto,	sia	mediante	strumenti	convenzionali	di	gestione	del	rischio	nelle	sue	varie	forme	sia	
tramite	l’implementazione	di	strutture	e	presidi	organizzativi	dedicati,	orientati	al	controllo	dei	
cosiddetti	rischi	di	compliance,	legali	e	reputazionali,	e	di	strategia	con l’obiettivo	di	garantire	la	
conformità	dei	processi	alle	norme	e	mitigare	gli	effetti	reputazionali	di	tali	categorie	di	rischio.
— Sebbene	il	rispetto	della	normativa	sia	essenziale,	per	creare	valore	è	altresì	necessario	adottare	
una	strategia	volta	a	consolidare	le	relazioni	fiduciarie	con	gli	stakeholder di	riferimento,	
finalizzata	cioè	a	rendere	visibile	la	responsabilità	sociale	d’impresa.	Tale	compito	è	assegnato	alla	
Funzione	Compliance,	la	quale	è	preposta	a	garantire	la	mitigazione	del	rischio	reputazionale	al	
quale	è	soggetto	l’intermediario,	tramite	una	sana	e	prudente	gestione	d’impresa.
Come	si	colloca	
— Affinché la Funzione Compliance possa operare efficacemente, è essenziale il coordinamento con
le altre funzioni che presidiano il sistema dei controlli interni, internal audit e risk management.
Per quanto riguarda, in particolare, le relazioni tra internal audit e Compliance, occorre garantire
la reciproca indipendenza delle funzioni, gli ambiti di azione e di responsabilità, i perimetri di
intervento. Ciò al fine di evitare sovrapposizioni e ridondanze nelle attività di controllo e
disallineamenti nei confronti delle Autorità di Vigilanza.
— Dalla mera aderenza a norme e regolamenti esterni, aventi carattere fortemente prescrittivo,
l’orientamento oggi prevalente negli enti regolamentanti (CONSOB) è infatti indirizzato alla
diffusione di una “cultura della conformità” e alla conseguente adozione di codici di condotta
(codici etici, organismo per 231, ..) in grado di garantire “ex ante” i livelli di conformità richiesti
nei confronti di una Normativa sempre meno prescrittiva, che manifesta la volontà, da parte del
legislatore e delle Autorità di Vigilanza, di puntare sull’efficacia complessiva del Sistema di
Compliance, lasciando all’Azienda ampi margini di autonomia della definizione degli aspetti
organizzativi della funzione enella gestionedelle relativeattività.
Cosa	occorre	e	come	fare?
— L’attenzione va pertanto concentrata sull’analisi dei riflessi organizzativi e tecnologici
della Compliance, ovvero dell’intero insieme delle procedure tecnico organizzative
chiamate a presidiare il rischio di sanzioni, perdite o danni di immagine e reputazione cui
l’Azienda può andare incontro come conseguenza della mancata conformità del suo
comportamento a leggi, regolamenti e codici di condotta di settore esterni e esterni. Tra
questi ultimi assume un rilievo la stessa vision e mission del’impresa specie se declinata
in ogni momento dellecatena del valoredell’impresa.
— L’attività va quindi sviluppata focalizzandosi sulleseguenti tematiche:
— - analisi dell’evoluzione del corpo normativo in relazione al tema della Compliance e
interpretazionedello stesso;
— analisi della Normativa in chiavedi conformità allenormee suoi riflessi organizzativi;
— costituzionedella FunzioneCompliance:
¡ definizionedi principi elinee guida;
¡ identificazionedei modelli organizzativi;
¡ descrizionedel processo di Compliancee relativi flussi informativi;
¡ problematichedi governo dellaCompliance.
— soluzioni applicativeetecnologiche a supporto della Compliance.
Alcuni	aspetti	guida	
— La Funzione Compliance è stata definita come funzione che “governa un processo trasversale che consta di
presidi organizzativi e operativi atti ad evitare disallineamenti con l’insieme delle regole esterne ed interne”.
Per tale motivo è una funzione che deve poter entrare nel merito di tute le attività aziendali al pari dell’organo
di controllo.
— Si tratta di una funzione apicale ormai essenziale che si inserisce nel novero del cd. sistema di controllo
interno, ossia l’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire,
attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi,
una conduzione dell’impresa sana corretta e coerente con gli obiettivi prefissati.
— Un efficace sistema di controllo interno contribuisce infatti a garantire – si è osservato – la salvaguardia del
patrimonio sociale, l’efficienza e l’efficacia delle operazioni aziendali, l’affidabilità dell’informazione finanziaria
e, non ultimo, il rispetto di leggi e regolamenti (cfr. Borsa Italiana, Codice di Autodisciplina, 2006, e Codice di
Compliance di prossima emissione). La Funzione Compliance si colloca dunque in una cornice sistematica
complessa ed articolata che coinvolge direttamente ed immediatamente i vertici aziendali. Data tale
correlazione tra la funzione e gli amministratori, l’inquadramento di questa da un punto di vista giuridico non
può dunque prescindere dall’introduzione di stakeholder, tanto nuovi quanto numerosi, che hanno
condottoaltrettanto necessariamente ad un aumentodegli interessi rilevanti per l’azione imprenditoriale.
Alcuni	aspetti	guida	
— L’azienda è oggi una struttura organizzativa che diventava sempre più complessa ed articolata, e che,
come tale, richiede per il suo funzionamento non più solo decisioni schiettamente operative ma
anche, ed in misura crescente, regolamentazione di carattere più propriamente organizzativo.
— Precisamente davanti a questo tipo di regole il criterio “personalistico” utilizzato nel passato per
distribuire le responsabilità all’interno dell’impresa ha mostrato i suoi limiti, non potendo
fisicamente un amministratore controllare ogni singolo atto organizzativodella struttura.
— Di fronte a quest’incapacità della disciplina di rispondere adeguatamente alla realtà operativa, è
iniziata ad emergere anche nel nostro Paese, sull’esempio di esperienze straniere, anglosassoni ma
non solo, la valorizzazione e soprattutto il riconoscimento positivo della predisposizione di
un’adeguata struttura organizzativa aziendale per l’esercizio dell’impresa. Il parametro dell’azione
corretta viene così concretizzato in uno standard che prescrive modelli di organizzazione aziendale a)
procedimentalizzata e trasparente nel suo svolgimento, b) formalizzata in modo da consentirne
controlli di regolarità (anche) a priori e di efficienza a posteriori
Spinte	normative
— Il moltiplicarsi degli adempimenti rilevanti, unito alla sostanziale “non delegabilità” dei medesimi da parte
degli amministratori a causa della accennata tendenza giurisprudenziale secondo cui “la condotta omissiva
per affidamento a terzi, lungi dal comportare esclusione da responsabilità, può costituire ammissione
dell’inadempimento dell’obbligo di vigilanza” (Cass. 4 aprile 1998, n .3483, in Giust. civ., 1999, I, 1181), ha
finito per condurre tanto ad eccessi rigoristici, che trasformavano la tradizionale responsabilità per colpa
degli amministratori in responsabilità di posizione (specialmente in presenza di deleghe all’interno del
consiglio di amministrazione); quanto, al contrario, ad ampie zone di impunibilità, basate
sull’insuscettibilità della discrezionalità amministrativa di essere oggetto di un sindacato da parte del
giudice, ma, di fatto, generate anche come reazione all’orientamento troppo rigido appena descritto.
— Con la riforma del diritto delle società di capitali, questa tendenza approda pure nel codice civile,
trasformando “in principio giuridico di carattere “generale” la «adeguatezza» degli assetti interni
dell’impresa. ( cfr. art. 2381, commi terzo e quinto, del codice civile). La nuova disciplina impone agli organi
sociali la predisposizione (da parte degli amministratori delegati: art. 2381, co. 5, c.c.), la valutazione (da
parte del consiglio di amministrazione: art. 2381, co. 3 c.c.), la vigilanza (da parte del collegio sindacale: art.
2403 c.c.) degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili, al fine di garantirne l’adeguatezza rispetto
all’attività e alle dimensioni della società. Tale disciplina si impone anche per gli effetti verso gli stakeholder
dell’azienda , si pensi alla maggiore attenzione agli effetti sociali, ambientali, …ecc.
Cosa	fare	?
— Di conseguenza divengono essenziali tanto una mappatura dei rischi, identificando le aree e i soggetti coinvolti
nelle attività aziendali rilevanti per il valore e il brand e conseguentemente la reputazione , (qui intesa come
valore-credibilità globale), quanto una predisposizione di appositi protocolli per le singole procedure, senza
trascurare poi una fase di verifica dell’efficienza ed adeguatezza di queste per la singola impresa, considerate
sia la dimensione di quest’ultima che la natura dell’attività imprenditoriale svolta. In altre parole, gli
amministratori devono predisporre “un sistema operativo complesso in ogni area dell’attività aziendale
(organizzazione, amministrazione e contabilità, relazioni con il mercato, filiere,…) che consenta di gestire la
società secondo i canoni di corretta amministrazione.
— A tal proposito bene si è osservato che soprattutto con l’art. 2381 c.c. il legislatore non prescrive all’impresa
(soltanto) una data forma o determinati minimi di capitale, ma interviene per incidere sulle concrete modalità
di organizzazione interna dell’attività di impresa, che era campo tradizionalmente lasciato all’autonomia
decisionale dell’imprenditore. Sempre al fine di mitigare i rischi e sensibilizzare la proprietà alla presenza degli
stakeholder interni ma soprattuttoesterni.
Il	processo	di	Compliance	1	
Il	Processo	di	Compliance	è	costituito	dai	seguenti	sotto-processi	/	fasi:
— C1.	Individuazione	e	applicazione	della	normativa
— C1.1	Individuazione	della	Normativa
— C1.2	Assessment
— C1.3	Traduzione	della	Normativa	in	un	corpo	di	regole
— C1.4	Definizione	della	struttura	di	relazioni	a	supporto	delle	regole
— C1.5	Definizione	delle	procedure	operative
Il	processo	di	Compliance	2	
— C2.	Comunicazione	e	formazione	sulla	normativa
— C2.1	Sensibilizzazione	sul	tema	della	Compliance
— C2.2	Comunicazione	sulla	Normativa
— C2.3	Formazione	del	personale	sulla	Normativa
— C3.	Monitoraggio	sull’applicazione	della	normativa
— C3.1	Definizione	delle	procedure	per	le	verifiche	di	conformità
— C3.2	Controlli	sull’applicazione	delle	procedure	operative
— C3.3	Controlli	sull’efficacia	delle	regole	e	procedure	operative
— C3.4	Autocertificazione	(self-assessment)
Il	processo	di	Compliance	3	
— C4.	Impostazione	di	un	sistema	di	reporting	e	gestione	delle	notifiche	
periodiche
— C4.1	Notifiche	periodiche	agli	Organi	di	Vertice
— C4.2	Reporting	lungo	i	vari	livelli	di	responsabilità	(quadri	bilanciati)
— C5.	Gestione	delle	anomalie	di	compliance	e	relative	notifiche
— C5.1	Acquisizione	e	risoluzione	proattiva	dell’anomalia
— C5.2	Notifiche	di	non	compliance	agli	Organi	di	Vertice
— C5.3	Piani	di	adeguamento
— N.B.
— slide	sulla	tecnologia	di	gestione	dei	processi	come	flusso	
su	portale	(vedere	es.	QPR	su	rischi	operativi	)
I	vantaggi	dell’approccio	a	quadri	informativi	bilanciati	:
Ø Supporta		i	manager	e	ogni	tipologia	di	owner nel	controllo	della	performance	
aziendale	bilanciando	gli	indicatori	quantitativi		e	qualitativi	legati	ai	processi.
Ø Sviluppa	la	Visione	della	tendenza	di	fattori	chiave	ad	ogni	livello	di	
responsabilità,	
Ø Stimola	una	visione	comune	e	la	consapevolezza	del	proprio	ruolo	nella	
strategia	aziendale.
Ø Consente	la	comunicazione	nei	due	sensi	top	<>	down	per		ogni	elemento	
lungo	la	filiera	di	processi	interni	ed	esterni,	con	la	sintesi	ad	ogni	ivello di	
aggregazione	di	responsabilità
Ø Evita	che	il	miglioramento	dei	risultati	in	un’area	avvenga	a	spese	della	
performance	e	del	rispetto	dei	fattori	chiave	in	altre	aree.
La	formulazione	della	strategia	in	prospettiva	sistemica
Gli svantaggi del BSC tradizionale e dell’approccio riduzionista:
Ø non evidenzia le relazioni di feedback tra le variabili che interagiscono nel determinare
la performance aziendale specie nel campo intangibile e nei rischi operativi e legali
Ø Non tiene conto dei ritardi temporali nelle relazioni fra fattori moltiplicativi nelle
determinanti strategiche e nei relativi livelli come nei fattori di innesco dei rischi
reputazionali e strategici
Ø Non sempre supporta adeguatamente i manager nell’individuazione dei segnali deboli
connessi a minacce o opportunità sottostanti al sistema rilevante non rilevanti sotto il
profilo quantitativo ma significativi su quello qualitativo di medio e lungo periodo.
Ø Richiede un’analisi esaustiva dei processi e non consente un auto adeguamento ala
complessità per fasi successive.
La	formulazione	della	strategia	in	prospettiva	sistemica
Utilizzo di modelli dinamici integrati con modelli basati su simulatori a supporto del BSC
come nella Dinamica dei Sistemi aiuta i manager a comprendere:
Øle relazioni causali tra le performance contenute nelle variabili interne ed esterne
(reazione degli attori sociali alle strategie aziendali, condizioni geopolitiche, immagine
del brand, impatto di norme, ecc.);
Øle relazioni tra struttura e dinamica del sistema rilevante con i fattori di moltiplicazione
ed evoluzione degli attrattori comportamentali origine di rischi operativi, legali e
reputazionale;
Øi possibili effetti derivanti da scenari alternativi e valutazione di impatto delle
strategie.
ØPossibilità di apprezzare l’evolversi di elementi di comportamento e attese degli
stakeholder dell'impresa lungo tutto l’asse delle sue filiera.
L’APPROCCIO	DINAMICO
Alcuni concetti utili
— La comprensionedella metodologiproposta
richiedono l’assimilazionepreventiva di alcuni
concetti e la condivisionedi alcuni aspettiinsiti in un
processo e e progettodi compliance.
55
Conformità	e	Etica
— Nel nuovo panorama normativo italiano, delineato anche da direttive quali quelle di emanazione dell'Unione
Europea o nordamericane, i vertici delle aziende di ogni tipo sono alle prese con il compito di garantire che le
attività e i processi gestionali siano conformi ai complessi requisiti di governance. Nei prossimi anni infatti i
vertici delle aziende dovranno affrontare il cambiamento di mentalità introdotto dalle nuove norme volte a
garantire una buona corporate governance e saranno per i prossimi due anni un'importante fonte di distrazione
dalle attività di business.
— Negli anni recenti molte aziende hanno tentato con maggiore o minor fortuna di conformarsi ai vari requisiti,
quasi sempre uno per volta. Ma questo approccio ha spesso portato a iniziative costose e non ben mirate, che
richiedevano continui aggiustamenti. I CEO più avveduti hanno però scoperto che si ottengono risultati migliori
adottanouna visione olistica della conformitàaziendale.
— Anziché considerare ogni normativa come una sfida isolata e a sé stante, i CEO più all'avanguardia ora
richiedono iniziative di conformità secondo un approccio ad ampio spettro, essenzialmente servendosi di
tecniche e processi pluridisciplinari per garantire una copertura generale volta a soddisfarepiù normative.
— Questo è quanto riteniamo che la nostra proposta basata su una visione olistica della conformità sia la migliore
strada per affrontare questa uova sfida alo sviluppo d’impresa: creare al proprio interno, soluzioni organizzative
orientate alla pervasività delle tematiche di Conformità e Etica del business sia per quanto riguarda per le
proprie attività aziendali, che all'esterno, per tutti gli stakeholder dell'impresa.
— Soluzioni di attuazione della compliance che possano essere quindi anche migliorative della performance
aziendale, della gestione dell’identità strategica, della sicurezza e dell‘aderenza agli obiettivi generali di
business.
I	punti	per	una	strategia	
Una	strategia	olistica	di	successo	è	caratterizzata	da	sei	requisiti	essenziali:
— 1.	Un	deciso	coinvolgimento	del	management	esecutivo
— 2.	Opportuni	sistemi	di	diffusone	pervasiva	e	controllo	aziendale
— 3.	Verifiche	nel	continuo	e	on	episodiche	anche	se	regolari	
— 4.	Formazione	ad	ampio	spettro	e	comunicazioni	regolari
— 5.	Meccanismi	operativi	di	feedback	che	coinvolgano	i	dipendenti	nel	
quotidiano
— 6.	Piani	d'azione	correttivi	e	disciplinari	efficaci	destinati	a	risolvere	le	
inosservanze	in	materia	di	conformità
Occorre	ricordare	che	il	temine	CONFORMITA’	in	italiano	ha	un	significato	più	ricco	e	
completo	rispetto	a	quello	anglosassone	compliance	comunemente	usato.	Conformare	
significa	anche	“.	Prendere	la	forma	,	conformarsi	in	ogni	aspetto	al	modello	cui	aderire,	“	
quindi	conformità	implica	la	capacità	di	aderire	in	ogni	piega	a	qualcosa	che	può	
dinamicamente	modificarsi	.
I	punti	per	una	strategia	
— Le strategie di attuazione della compliance sono però diverse da azienda ad azienda,
ma le iniziative capaci di dare i risultati attesi hanno vari elementi chiave in comune.
Innanzitutto, la conformità non può prescindere da un opportuno investimento
finanziario.
— Alcuni studi stimano che la spesa media destinata all'attuazione della conformità
aumenti di un buon 53% nel corso dei prossimi 12 - 24 mesi. In secondo luogo, la
conformità è una necessità non solo per le Banche, oggi spinte dalla normativa di
vigilanza della Banca d’Italia, da Basilea II e dalla MIFID , ma per tutti i tipi di aziende,
siano esse pubbliche, private, grandi, medie o piccole. Le start up ad azionariato
privato, ad esempio, devono aderire ai criteri COSOB alle nuove norme IAS-IFRS e
devono acquisire conformità a leggi come 231/2001, 196/2003, 262/2005, ed altre
oltre che se peranti nel mercati nordamericani anche a alle norme GAAP (Generally
Accepted Accounting Principles) per agevolare possibili IPO (Initial Public Offering) o
per attirare più facilmente potenziali acquirenti.
I	punti	per	una	strategia	
— Inoltre,	le	società	a	capitale	privato	e	le	società	non	statunitensi	devono	spesso	dar	prova	della	
loro	conformità	normativa	per	poter	intrattenere	relazioni	commerciali	con	grandi	società	
quotate	in	borsa	che	vogliono	garantire	a	tutti	i	propri	soci	operazioni	commerciali	trasparenti.	In	
terzo	luogo,	la	compliance	presuppone	un'efficace	collaborazione	in	particolare	fra	CEO,	CFO,	CIO,	
consulenti	legali	e	Chief	Compliance	Officer	di	un'azienda,	ma	in	generale	fra	tutti	i	dirigenti.
— Questo	livello	trasversale	di	comunicazione	è	essenziale,	perché	la	definizione	di	conformità	
aziendale	continua	a	cambiare.	I	dirigenti	inoltre	ricevono	spesso	pareri	e	indicazioni	
contraddittorie	dai	vari	revisori.	Le	normative	internazionali	sono	spesso	in	contrasto	fra	loro.	
L'imminenza	della	scadenza	dell'adeguamento	alle	normative	e	gli	impegni	di	business,	poi	induce	
le	organizzazioni	a	cercare	delle	scorciatoie,	come	ad	esempio	documentare	un	processo	
gestionale	superato,	anziché	soluzioni	efficaci	nel	lungo	periodo,	come	l'automazione	di	tali	
processi.
— Adottando	una	visione	olistica	della	conformità,	le	organizzazioni	possono	vincere	queste	sfide	e	
adeguarsi	in	modo	più	efficace	alle	nuove	normative	che	si	profilano	all'orizzonte
Alcune	regole	verso	la	conformità
— 1.	Dare	l'esempio.		La	conformità	normativa	inizia	dai	vertici.	Il	management	deve	prendere	sul	
serio	e	ritenersi	responsabile	dell'attuazione	della	compliance	e	agire	di	conseguenza.
— 2.	Implementare	nel	continuo	controlli	appropriati.	Adottare	processi	e	procedure	adeguati	per	
proteggere	le	attività	dell'azienda	da	danni	accidentali	o	intenzionali.
— 3.	Svolgere	i	controlli	con	continuità	e	regolarità.	Rivedere	le	procedure	di	controllo	con	cadenza	
regolare	e	rafforzare	quanto	prima	gli	anelli	più	deboli	della	catena.
— 4.	Formare	e	comunicare	con	regolarità.	Informare	i	dipendenti	su	ciò	che	ci	si	attende	da	loro	
per	mezzo	di	comunicazioni	proattive	in	forma	elettronica,	da	e	verso	i	vertici	e	lungo	la	filiera	di	
processo.
— 5.	Dare	ascolto	alle	critiche.	Predisporre	un	processo	che	permetta	ai	dipendenti	lungo	un	
processo	di	esprimere	le	proprie	preoccupazioni	senza	timore	di	conseguenze.
— 6.	Agire	opportunamente	e	con	rapidità.	Quando	sorgono	dei	problemi	di	conformità,	eseguire	
un	controllo	e,	se	opportuno,	adottare	tempestivamente	le	misure	correttive.
Prima	regola	- Iniziare	dall'alto	
— La	prima	regola	riguarda	esclusivamente	i	dirigenti.
— Senza	un	coinvolgimento	serio	e	costante	del	top	management	dell'azienda,	le	
iniziative	di	conformità	sono	destinate	a	incontrare	difficoltà	o	al	fallimento	totale.	
Solo	con	un	cambio	di	mentalità	e	un	impegno	costante	le	banche	e	le	aziende	
riusciranno	pensare	alla	compliance	più	come	a	un	insieme	di	'best	practices'	piuttosto	
che	come	a	una	semplice	'legge'	da	osservare.	
— In	altre	parole,	prima	accettiamo	la	compliance	come	una	componente	necessaria	
delle	attività	di	business	e	prima	diverrà	una	componete	del	successo	nel	mercato.
— Il	timore,	l'ostilità	e	l'inosservanza	della	normativa	e	delle	iniziative	legate	alla	
conformità	stanno	cominciando	a	lasciare	il	passo	alla	cooperazione,	al	riconoscimento	
di	opportunità	e	al	rispetto	dell'impegno	a	mantenersi	onesti	quali	valori	di	reale	
crescita	e	consolidamento	aziendale.
Pensare	in	modo	globale
— Invece	di	affrontare	il	problema	della	conformità	tema	per	tema,	regione	per	
regione,	le	aziende	devono	adottare	una	visione	globale.	Questo	è	possibile	
soltanto	se	il	team	dei	senior	executive	ha	un'esperienza	e	una	visione	di	
livello	internazionale	oltre	che	familiarità	con	le	prassi	e	le	normative	locali	
dei	vari	paesi	del	mondo.	
— È	necessario	essere	al	corrente	delle	varie	normative	che	riguardano	vari	
settori	nei	diversi	paesi	e	prepararsi	a	soluzioni	che	le	armonizzano	in	
un’ottica	di	compliance	globale.	
— In	alcuni	casi		si	deve	individuare	le	normative	più	severe	e	soddisfarle,	poi	si	
può	guardare	con	minore	preoccupazione	a	soddisfare	tutte	le	altre	
normative.
Seconda	regola	- Implementare
controlli	nel	continuo
— Una	volta	costituito	un	team	di	provata	esperienza	 responsabile	della	
conformità,	si	passa	a	documentare	e	valutare	tutte	le	procedure	gestionali.	
In	questa	fase,	molte	aziende	scoprono	di	avere	procedure	antiquate	o	
manuali	o	peggio	corrette	e	conformi	nella	forma	ma	non	nella	sostanza	alle	
normative	correnti.	Questo	è	il	caso	più	frequente	in	cui	si	generano	fenomeni	
di	rischio	moltiplicativi	come	i	reputazionali.
— Alcune	organizzazioni	ad	esempio	non	prevedono	una	separazione	dei	
compiti	fra	personale	di	vendita,	dirigenti	finanziari	e	altri	reparti	dell'azienda.
— Inizialmente,	l'implementazione	dei	controlli	appropriati	può	sembrare	
un'impresa	titanica.	Ma	oggi	si	possono	sfruttare	svariati	standard	
fondamentali	come	punti	di	partenza	e	semplificare	così	il	processo.
Terza	regola	- Controlli	proattivi
— Il	problema	dei	controlli	ovviamente	passa	attraverso	l’adozione	di	metodiche	già	sviluppate	per	i	
sistemi	di	Audit	e	di	Risk	Mng.	,	ma	la	particolarità	dei	controlli	di	conformità	si	presenta	
allorquando	si	sono	esauriti	gli	aspetti	formali.	Infatti	solo	una	visone	prospettica	delle	
implicazioni	insite	nei	principi	delle	norme	può	portare	alla	comprensione	degli	effetti	e	delle	
possibili	conseguenze	soddisfacendo	anche	la	necessità	di	un	processo	di	controllo	ex-ante.	Da	
qui	una	visione	olistica	del	processo	di	controllo	e	la	necessità	di	controlli	non	più	solo	ex-post	
come	nell’Audit	ma	nel	continuo	e	di	tipo	proattivo	all’interno		dei	processi	e	dell’operatività	
quotidiana.
— Il	fine	ultimo	della	compliance	è	quello	di	rendere	i	processi	e	le	attività	intrinsecamente	conformi	
e		etici.	Un	po’	come	in	una	famiglia	l’esempio,	la	formazione	e	la	trasmissione	di	solidi	principi	,	
rendono	capaci	di	ridurre	il	rischio	di	sbagliare	comportamento	anche	nelle	situazioni	non	
previste.	
— Il	sistema	dei	controlli	deve	pertanto	essere	un	processo	continuo	proattivo	di	auto	assimilazione	
per	passare	da	controlli	di	secondo	livello	a	via	via	un	sistema	autocontrollo	nel	continuo	e	
predisporre	i	controlli	per	le	nuove	situazioni	di	rischio.
Quarta regola - Informare
— Naturalmente,	qualsiasi	misura	di	controllo	aziendale	orientata	all'implementazione	della	
conformità	non	vale	nulla	senza	una	comunicazione	e	una	formazione	degli	utenti	adeguate	e	
continue.	Comunicare	la	filosofia	di	base		di	un	insieme	di	norme	e	una	formazione	adeguata	in	
itinere	sono	le	due	aree	più	irte	di	ostacoli	quando	si	tratta	di	conformità.	
— Pur	a	fronte	del	dovuto	coinvolgimento	del	top	management	e	di	investimenti	sufficienti	in	
sistemi	e	tecnologia,	la	preparazione	dei	dipendenti	in	relazione	all'importanza	del	“compliance	
way	of	lif”	e	nel	come	utilizzare	correttamente	gli	strumenti	a	disposizione,		sono	l'area	in	cui	le	
aziende	sono	spesso	più	carenti.	Il	training	e	il	riorientamento	culturale	sono	due	dei	più	
importanti	fattori	di	successo	per	un'implementazione	riuscita	della	conformità	normativa.	
— È	essenziale	far	sì	che	il	personale	prenda	sul	serio		faccia	proprio	il	problema	della	conformità.	
Spesso	le	organizzazioni	cercano	soltanto	una	soluzione	tecnica	o	formale,	dimenticando	che	
devono	convincere	i	dipendenti	di	quanto	sia	importante	la	conformità	e	non	un	“problema	di	
qualcun	altro”	ma	qualcosa	che	li	riguarda	personalmente.	In	alcuni	casi	sarà	necessario	inserire	
materiale	sulla	compliance	nei	documenti	di	HR,	nelle	intranet	e	nella	newsletter	elettronica	
mensile	indirizzata	ai	dipendenti.
Quinta	regola	- Dare	ascolto	alle	critiche
— Se	un’attività	o	un	processo	si	dimostra	carente	in	termini	di	compliance,	i	dipendenti	devono	avere	a	
disposizione	dei	canali	di	comunicazione	che	consentano	loro	di	esprimere	le	proprie	perplessità	senza	timore	
di	conseguenze.	Questi	possono	essere	costituiti	da	soluzioni	anche	per	comunicazioni	anonime	che	diano	ai	
dipendenti	la	possibilità	di	rendere	note	le	proprie	osservazioni.
— Oltre	a	fare	in	modo	che	questi	canali	di	comunicazione	vengano	creati,	occorre	anche	accertarsi	che	tutti	i	
dipendenti	siano	a	conoscenza	della	loro	disponibilità	a	esempio,	mettere	a	disposizione	un	numero	verde	
tramite	il	quale	i	dipendenti	possono	denunciare	in	forma	anonima	casi	sospetti	di	violazione	delle	leggi	statali	
o	dei	regolamenti		interni	o	esterni		cui	è	obbligo		per	l’Azienda.
— Inoltre	i	dipendenti	devono	disporre	di	canal	i	e	hot	line	dedicate	ai	vari	temi	della	conformità	per	porre	quesiti	
in	caso	di	dubbio	su	come	comportarsi	in	una	particolare	situazione	(es.	antiriciclaggio,	usura,	privacy,	
sicurezza,	….ecc.).
— Occorre	creare	un	sistema	di	comunicazione	che	consenta	nel	continuo	di	apprezzare	le	linee	di	tendenza	dei	
fattori	chiave		influenzanti	i	processi	di	cui	ogni	membro	dell’azienda	è	owner.	Questo	richiede	un	sistema	di	
comunicazione	bidirezionale	corredato	da	indicatori	condivisi		di	natura	qualitativa	ma	anche	in	grado	di	
propagare	informazioni	e	interventi	proattivamente	con	tempestività		lungo	ogni	linea	operativa	sino	alle	sue	
estreme	propaggini
— Questo	sistema	con	sente	di	propagare	anche	verso	l’alto	osservazioni	e	elementi	di	criticità	che	posso	sfuggire	
ad	un'analisi	per	principi		necessaria	per	l’adattamento	continuo	alla	realtà
Sesta	regola:	Agire	tempestivamente
— Agire	opportunamente	e	con	rapidità	oltre	che	proattivamente.		Ogni	indugio	ed	
azione	di	tipo	difensivo	come	molte	soluzioni	di	tipo	legale	rivolte	ad	escludere	una	
responsabilità	solo	formale	non	mettono	al	riparo	da	conseguenze	di	tipo	
reputazionale	o	strategico.	
— Quando	sorgono	dei	problemi	di	conformità,	occorre	eseguire	un	rapido	controllo	e,	se	
opportuno,	adottare	tempestivamente	le	misure	correttive	intervenendo	lungo	tutta	
la	filiera	operativa	interna	ed	esterna	anche	con	interventi	radicali	dimensionati	alla	
difesa	dell’	aspetto	reputazionale	a	rischio.
— Questo	implica	una	catena	del	controllo	attiva	nel	durante	e	pervasiva,	dotata	della	
necessaria	autorevolezza	e	in	grado	di	attivarsi	con	un	sistema	di	comunicazione		
mantenuto	efficace	ed	efficiente	nel	continuo.
— Occorre	disporre	di	un	pool	di	esperti		in	varie	discipline	che	consentano	l’analisi	
olistica	dei	singoli	fenomeni	in	modo	da	avviare	le	opportune	misure	di	adeguamento	
e	correzione		in	grado	di	mitigare	gli	effetti	moltiplicativi	delle	varie	categorie	di	rischio		
e	avviare	i	necessari	processi	formativi	e	di	comunicazione	interna	ma	soprattutto	
esterna.
67
68
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  • 1. E L E ME N T I E VO L U T IVI D E L F R AME WO R K D I GE ST IO N E E C O N T ROL L O IN T E MA D I C O MPL IAN C E E R ISC HI L’assorbimento della complessità
  • 3. 3 — L’accordo di Basilea 2, gli orientamenti di Banca d’Italia e le nuove norme hanno posto introdotto due nuovi concetti all’attenzione delle Banche: § La Compliance globale, § Il Rischio Operativo; — Il primo lo possiamo definire “Un tema antico” che si ripropone in veste attuale; — Il secondo è un elemento nuovo nella comprensione dei fattori di rischio legati all’operare quotidiano; — Insieme impongono un nuovo modo di pensare ed agire.
  • 4. “Sana e prudente gestione” — Un semplice principio a guida del comportamentodel business nel nuovo millennio: — Questo semplice principio racchiude in se un concetto antico e sempre valido cui si devono ispirare le moderne gestioni di impresa. — Oggi molta parte dell’attuazione diquesto principio si estrinsecanellacosiddetta Compliance globale. — Ovvero Conformità ai principi e alle regole, comprensionee consapevolezzadei rischi e loro mitigazione.
  • 5. I • n altre parole … EVITA CHE LA BANCA E I SUOI AMMINISTRATORI SI TROVINO NEI GUAI • In altre parole … FAVORISCE LA QUALITA’ DEL BUSINESS, AUMENTA LA FIDUCIA DELLA CLIENTELA, PRODUCE VALORE PER LA BANCA • In altre parole … SOSTIENE I COMPORTAMENTI ETICAMENTE CORRETTI FAVORENDONE LA DIFFUSIONE, INCREMENTA LA REPUTAZIONE LA FUNZIONE DI COMPLIANCE
  • 6. Rappresenta un’efficace risposta per :: LA FUNZIONE DI COMPLIANCE (es.: attraverso seri codici di condotta, programmi di formazione mirati, sistemi di valutazione che premino i comportamenti corretti) (a seguito dell’attività di analisi, monitoraggio e impulso) (i collaboratori devono essere consapevoli dei rischi e capaci di approntare le misure più idonee a fronteggiarli) (es: consulenza ai nuovi prodotti, analisi ex ante delle normative di impatto compliance)
  • 7. NON ESISTE UNAFUNZIONE COMPLIANCE “ARCHETIPO” BUONA PER TUTTI LE DIMENSIONI, LA STRUTTURA INTERNA, L’APPARTENENZA AD UN GRUPPO, IL TIPO DI ATTIVITA’ SVOLTA INCIDONO SUL MODELLO ORGANIZZATIVODI COMPLIANCE DI OGNISINGOLA BANCA POSSONO INDIVIDUARSI, COMUNQUE, PRINCIPI COMUNI SUI QUALI COSTRUIRE LE BASI DI UNA EFFICACE ED EFFICIENTE FUNZIONEDI COMPLIANCE OCCORRE ALLINEARE L’INTERA STRUTTURA ALLA CONSAPEVOLEZA DELLA CONFORMITÀ OCCORRE INTRODURRE UNA NUOVA METODICA NELLA GESTIONE DEL RISCHIO DI COMPLIANCE DEL RISCHIO REPUTAZIONALE E DEI RISCHI OPERATIVI IN GENERE OCCORRE MODIFICARE IL SISTEMA DEI CONTROLLI (PROCESSI AUDITING, LEGALI, RISK MANAGMENT) PER RISPONDERE ADEGUATAMENTE ALL’ESIGENZA DI UN CONTROLLO FORMATIVO RICHIEDE UNA VISONE ESTESA DI TIPO OLISTICO PER LA MULTIDISCIPLINARIETÀ DEI TEMI DA AFFRONTARE NON PUÒ ASSOLUTAMENTE RISOLVERSI CON UNA SEMPLICE ADESIONE FORMALE A NORME E REGOLAMENTI MA RCHIEDE L’INTERIORIZZAZIONE DEI PRINCIPICHE LE GENERANO Alcuni concetti base
  • 8. RESPONSABILITÀ DEGLI ORGANI DI VERTICE E DEL SENIOR MANAGEMENT GLI ORGANI DI VERTICE E IL SENIOR MANAGEMENT SONO I RESPONSABILI DEL PROCESSO DI COMPLIANCE (FORTE COMMITTMENTE E ESEMPIO) IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (Consiglio di Sorveglianza per il modello dualistico), IN QUANTO RESPONSABILE DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI, E’ ANCHE IL PRINCIPALE RESPONSABILE DELLE ATTIVITA’ DI COMPLIANCE E QUINDI IL MASSIMO SUPERVISORE DEI RELATIVI RISCHI TALE RESPONSABILITÀ IMPLICA NELLA PRATICA I SEGUENTI INTERVENTI: 1. APPROVAZIONE DEL COMPLIANCEPLAN E DEL COMPLIANCEPROGRAM 2. DOTAZIONE DI RISORSE ADEGUATE DA ATTRIBUIRE ALLA STRUTTURA COMPLIANCE 3. INDIVIDUAZIONE DEI FLUSSI INFORMATIVI E DELLE RELATIVE TEMPISTICHE 4. REVISIONE PERIODICA DELLA STRUTTURA DI COMPLIANCE AL FINE DI ASSICURARNE L’ADEGUATEZZA, L’EFFICACIA E L’EFFICIENZA Alcuni concetti base
  • 9. IL SENIOR MANAGEMENT E’ RESPONSABILE: 1. DELLA PRESENZA PERMANENTE NELL’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DELLA FUNZIONE COMPLIANCE 2. DELL’ ATTRIBUZIONE ALLA FUNZIONE DI UN ADEGUATO STATUS FORMALE 3. DELL’EFFETTIVA REALIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ DELLA COMPLIANCE 4. DEL VALORE DELLA COMPLIANCE PERCEPITA DA TUTTA LA STRUTTURA A TAL FINE CONTRIBUISCE ALLA DEFINIZIONE DEL PROGRAMMA DI COMPLIANCE E DELLA PIANIFICAZIONEANNUALEDELLE ATTIVITA’, VALUTANDONEL’ADEGUATEZZA Alcuni concetti base RESPONSABILITÀ DEGLI ORGANI DI VERTICE E DEL SENIOR MANAGEMENT
  • 10. IL MANDATO ATTRIBUITO ALLA FUNZIONE DEVE COMPRENDERE ED ESPLICITARE: 1. DEICHIARI OBIETTIVI,PER IL CONSEGUIMENTODEIQUALIDEVONOESSERESPECIFICATE AMPIEZZA EDAUTORITA’ 2. ILLIVELLO DIAUTONOMIA EINDIPENDENZA NONCHE ICANALI DICOMUNICAZIONE 3. L’ATTRIBUZIONE DI AUTOREVOLEZZA FORMALE E SOSTANZIALE, CHE ESPLICITI LA LEGITTIMAZIONE DELLA FUNZIONE AD INTERVENIRE PER IL SUPERAMENTO DELLE CRITICITA’ EVIDENZIATE NELPROCESSO DICOMPLIANCE 4. LE MODALITA’ DI DIFFUSIONE, AI FINI DI UN’ADEGUATA CONOSCENZA DEL MANDATO FRALEALTRE FUNZIONI AZIENDALI 5. INOLTREDEVECOSTITUIREUnadeguatopresidioex-anteairischireputazionaliedistrategia nonché integrare l’operatività connesse da DL 231/2001 e a tutte le norme di impatto diretto oindiretto sulla responsabilità dell’ente odella suacredibilità. Alcuni concetti base
  • 11. LA FUNZIONE DEVE A PROMUOVERE UNA CULTURA DELLA CONFORMITA’ ED A DIFFONDERE I PRINCIPI E LE NORME DI DEONTOLOGIA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI TEMI DELLA PREVENZIONE AI REATI DI MAGGIORE ALLARME SOCIALE: RICICLAGGIO E TERRORISMO CORRUZIONE USURA SFRUTTAMENTO PER GARANTIRE TRASPARENZA ED INTEGRITÀ DEI MERCATI OPERAZIONI PERSONALI DEI COLLABORATORI CONFORMI ALLENORME CORRETTEZZA NELLO SVOLGIMENTO DEI SERVIZI DI INVESTIMENTO PRESIDIO DI CORRETTEZZA ETICA Alcuni concetti base
  • 12. LA FUNZIONE CONTRIBUISCE A PROMUOVERE UNA CULTURA DELLA CONFORMITA’ ED A DIFFONDERE I PRINCIPI E LE NORME DI DEONTOLOGIA PER LA REALIZZAZIONE DI QUESTA ESSENZIALE ATTIVITA’ LA FUNZIONE DEVE SVOLGERE UNA INCISIVA ATTIVITA’ DI FORMAZIONE E DI SENSIBILIZZAZIONE PER RENDERE I COLLABORATORI: CONSAPEVOLI DEI RISCHI DI NON CONFORMITA’ INDOTTI A COMPORTAMENTI CORRETTI E CONFORMI A REGOLE INTERNE ED ESTERNE IL RISPETTO DI STANDARD ETICI DA PARTE DEI COLLABORATORI DEVE INCIDERE SULLA VALUTAZIONE DELLA PRESTAZIONE PROFESSIONALE DEL DIPENDENTE E SUL SISTEMA PREMIANTE Alcuni concetti base
  • 13. IL POSIZIONAMENTO ORGANIZZATIVO LA FUNZIONE DEVE ESSERE INDIPENDENTE DALLE STRUTTURE OPERATIVE IL MANDATO DEVE CHIARIRE LA GIUSTA DIFFERENZAZIONE DALLE ALTRE FUNZIONI DI CONTROLLO (in particolare internal audit e risk management), DEFINENDO ESPLICITAMENTE I RISPETTIVI RUOLI E COMPETENZE ED EVIDENZIANDO LE POSSIBILI SINERGIE IL MANDATO DEVE ARMONIZZARE IL PROCESSO “FORMAZIONE E CONTROLLO” SENZA APPESANTIRE L’OPERATIVITA DELLA BANCA OCCORRE PASSARE DAL CONTROLLO ATTIVO ALL’AUTOCONTROLLO PROATTIVO CONDIVISO Alcuni concetti base
  • 14. LA FUNZIONE DEVE ESSERE DOTATA DI MEZZI E RISORSE ADEGUATE PER L’EFFICACIA DELLA SUA AZIONE . In pratica deve poter agire senza condizionamenti e pregiudiziali derivati da scelte prettamente impostate su una visione di business fine a se stesso ma deve fare della conformità una componente fondante del valore complessivo dell’impresa. L’attuazione di flussi informativi e la predisposizione di specifici processi formativi devono garantire nel continuo la disponibilità della competenza e conoscenze necessarie per svolgere le azioni di adeguamento previste dal mandato LA FUNZIONE CHIEDE DI CONFORMARSI E CONFORMARE L’OPERATO A DEI PRINCIPI NON TANTO AD UN NUMERO PIÙ O MENO AMPIO DI REGOLETTE FORMALI, DEVE PERTANTO POTER AGIRE COME UN “CLERO” DELLA SOCIETÀ Alcuni concetti base
  • 15. Alcuni concetti base LA FUNZIONE DI COMPLIANCE GOVERNA UN PROCESSO TRASVERSALE COMPOSTO DA PRESIDI ORGANIZZATIVI ED OPERATIVI DIRETTI AD EVITARE DISALLINEAMENTI CON L’INSIEME DELLE REGOLE INTERNE EDESTERNE LA COMPLIANCE, D’INTESA CON LE ALTRE FUNZIONI CHE COSTITUISCONO IL SISTEMA DEI CONTROLLI, HA IL COMPITO DI RELAZIONARE SUI RISCHI DI COMPLIANCE IN UNA VISIONE SISTEMICA E D’INSIEME; (holistic approach) LA FUNZIONE COLLABORA AL SISTEMA DI PREVENZIONE GLOBALE DEI RISCHI INDIVIDUANDO IDONEE SOLUZIONIPER LALORO MITIGAZIONE LA FUNZIONE PONE LE BASI PER LA MITIGAZIONE E LA GESTIONE EX ANTE DEI RISCHI REPUTAZIONALI COME PREVISTO ANCHE DAL COMITATO DI BASILEA LA FUNZIONE DEVE CREARE UNA CONSAPEVOLEZZA ALLA CONFORMITÀ FORNENDO STRUMENTI DI AUTOCONTROLLO E VERIFICA IL PROCESSO DI COMPLIANCE
  • 16. IL PROCESSO DI COMPLIANCE I PROCESSI DI COMPLIANCE POSSONO ESSERE SVOLTI: § INTERAMENTE DA RISORSE INQUADRATE IN VIA GERARCHICA ED ORGANIZZATIVA NELLA FUNZIONE COMPLIANCE (modello del clero) § IN PARTE ANCHE DA RISORSE APPARTENENTI AD AREE OPERATIVE FORMANDO E DANDOLE UN INSIEME DI PRINCIPI FACILMENTE VERIFICABILI (concetto di pervasività) IN PRESENZA DI RISORSE INSERITE NELLE AREE OPERATIVE GLI INTERVENTI DI COMPLIANCE EFFETTUATI DA TALI RISORSE NELL’AMBITO DELLE RISPETTIVE STRUTTURE DEVONO ESSERE: § CONCORDATI PREVENTIVAMENTE CON LA FUNZIONE DI COMPLIANCE E INSERITI NELLA PIANIFICAZIONE E NEI MECCANISMI DI CONTROLLO DI QUEST’ULTIMA § RIPORTATI, UNA VOLTA REALIZZATI, IN APPOSITI FLUSSI INFORMATIVI DESTINATI ALLA FUNZIONE COMPLIANCE E SOTTOPOSTI AL SUO GIUDIZIO; IN CASO DI GIUDIZIO NEGATIVO LA FUNZIONE PUÒ RICHIEDERE INTERVENTI INTEGRATIVI §NEL TEMPO MOLTI DEI CONTROLLI DI CONFORMITA’ DOVRANNO ESSERE PARTE INTEGRANTE E INTEGRALE DEI SITEMI OPERATIVI DI GESTIONE Alcuni concetti base
  • 17. LE TECNICHE DI IDENTIFICAZIONE, GESTIONE E MONITORAGGIO DEI RISCHI DI COMPLIANCE DEVONO ESSERE ALLINEATE E COERENTI CON QUELLE DEI DUE ALTRI CARDINI DEL SISTEMA DI CONTROLLO RISK MANAGEMENT E AUDIT L’UTILIZZO DI TALI TECNICHE PRESERVA LA REPUTAZIONE AZIENDALE E CONSOLIDA LE RELAZIONI FIDUCIARIE CON LA CLIENTELA INTERRELANDOSI ANCHE CON LA C.S.R. TALI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DEVONO INTEGRARSI PIU CON LE PROBLEMATICHE DEI COSIDETTI RISCHI OPERATIVI CHE GLI ALTRI TIPI DI RISCHIO INTERAZIONE CON ALTRI RUOLI
  • 18. Nuove esperienze Dalla Gestione dei rischi , dall’evoluzione dei sistemi di Performance management (CdG) e dalle moderne tecniche di Auditing emergono alcune considerazioni. — L’esame delle esperienze maturate nella tematica globale dei rischi impongono una fase di riflessione sull’approccio sino ad oggi adottato: un problema una soluzione. — La domanda di una “consapevolezza dei rischi insiti in ogni aspetto dell’attività di un’impresa” e delle banche in particolare, emerge da una pluralità di leggi, stimoli e dall’esperienza quotidiana e richiede la capacità di una visione d’insieme. — Che a questo si debba associare anche un agire intrinsecamente corretto (o etico) è ancora più evidente, ma implica un salto culturale. — Gli strumenti a supporto devono essere di tipo proattivo e integrati trasversalmente all’intera struttura dei processi. — Il proliferare delle norme e dei regolamenti richiede una riduzione della complessità, frutto dell’approccio riduzionista, a favore di un nuovo approcci di tipo olistico. — Da queste premesse parte la nostra proposta o fase due della Conformità d’Impresa. 18
  • 19. Gli Approcci Correnti — A livello di filosofia del Compliance esistono due concezioni di base molto differenti tra loro. La prima, di origine anglosassone, vede il Compliance come controllore e quasi “poliziotto”, che rileva e punisce le infrazioni rilevate. — La seconda, più moderna, vuole un Compliance che, pur controllando il rispetto delle normative, si pone come un consulente interno della Direzione e del personale. Dalle esperienze fatte nella pratica si è riscontrato chiaramente che la prima concezione è svantaggiosa in quanto l’instaurazione di un clima di diffidenza e timore sfavorisce la collaborazione costruttiva e lo scambio aperto e trasparente di informazioni. — Rientra nella concezione più attuale della Compliance il fatto di adottare un approccio ex-ante, ovvero preventivo, anziché un approccio di limitazione dei danni ex-post. — Questo secondo tipo di approccio risulta infatti estremamente pericoloso da un punto di vista dei rischi legali e di reputazione. — In quest’ottica l’anticipazione dei cambiamenti in ambito normativo e la preparazione del personale della banca ad affrontare tali cambiamenti dovrebbero quindi costituire un compito assolutamente prioritario da parte del servizio di Compliance. 19
  • 20. Gli Approcci Correnti — Analogamente alla Revisione Interna, la funzione di Compliance ha accesso illimitato ad ogni aspetto e documento , deve avere un elevato grado di indipendenza per svolgere le proprie mansioni liberamente. Il livello di indipendenza richiesto alla Compliance è in pratica pari a quello dalla Revisione Interna. — Per garantirne l’indipendenza ed evitare conflitti di interessi, i dipendenti della funzione di Compliance non possono percepire retribuzioni dipendenti dal risultato di singoli prodotti o di singole transazioni. — L’Istituto deve nominare un membro di Direzione responsabile della funzione di Compliance, garantendo in questo modo l’accesso diretto alla Direzione da parte della funzione di Compliance. 20
  • 21. Gli Approcci Correnti — Il rischio reputazionale è una delle conseguenze implicite nel rischio di Compliance, come ben illustrato anche dal Comitato di Basilea. — Esso è forse uno dei rischi più importanti che una Banca può subire, sebbene difficilmente quantificabile a priori e di secondo livello. — Ma se il rischio di reputazione è importante a livello di singolo istituto, ancora di più lo è a livello dell’intera piazza finanziaria. — Non a caso, infatti, uno degli obiettivi primari della Banca d‘Italia in quanto autorità di vigilanza sul sistema bancario è la protezione della fiducia del pubblico nel sistema bancario e della buona fama della piazza Finanziaria 21
  • 22. Gli Approcci Correnti Alcuni errori da evitare — Modelli di gestione dei rischi operativi e di compliance risultano complessi ed articolati — Per ogni tipologia si sviluppa una classificazione specifica — Focus è orientato più sull’ infrastruttura tecnologica — Si da troppa rilevanza degli aspetti formali di conformità — Prevale un Approccio riduzionista alla tematica — Si agisce per silos tematici creando frammentazione per singoli settori normativi e aspetti specifici 22
  • 23. Modelli Scenario — Cresce la complessità dei modelli predittivi e di rappresentazione secondo le dimensioni della banca, la problematica e l’evoluzione culturale: — Modelli per la previsione degli eventi quali i RO ad Es. ¡ Serie storiche – approccio più diffuso ¡ Montecarlo – applicato nei modelli AMA ¡ Reti di Bayes – presente nelle best pratices ¡ la nuova frontiera ¡ Tamburi Quantici ¡ Modelli dinamici e motori semantici. 23
  • 24. COMPLESSITA’ REGOLAMENTARE NORME DI AUTOREGOLAMENTAZIONE CONFLITTID’INTERESSE MARKET ABUSE RICICLAGGIO/TERRORISMO TRASVERSALITA’ DEI PROCESSI NUOVIPROGETTI CRESCENTE SOFISTICAZIONEDELLE OPERAZIONIE DEI PRODOTTI FINANZIARI GLOBALIZZAZIONEFINANZIARIA INTEGRAZIONI, FUSIONI, ACQUISIZIONISOCIETARIE COMPLESSITA’ DIMENSIONALE COMPLESSITA’ OPERATIVA COMPLESSITA’ GESTIONALE QUADRO DI RIFERIMENTO T E M P O LA COMPLESSITA’
  • 25. QUADRO DI RIFERIMENTO CONDOTTA ETICA T U T E L A INTERESSI DEGLI STAKEHOLDER INTERESSI DEGLI SHAREHOLDER FIDUCIA DEGLI INVESTITORI COORDINAMENTO DEI DIVERSI INTERESSI DI: CLIENTI , DIPENDENTI, FORNITORI, COMUNITA’ SOCIALE CONSOLIDAMENTO NEL TEMPO DEL VALORE DELL’INVESTIMENTO DELL’AZIONISTA CREAZIONE DI VALORE E RITORNI REPUTAZIONALI SOSTENIBILITA’ DEI COMPORTAMENTI ECONOMICI CON I VALORI SOCIALI LA RESPONSABILITA’
  • 26. Peculiarità delle tipologie di Rischio — Confronto fra le tipologie di rischio — Le Varie tecniche di mitigazione tipiche delle altre categorie di rischio risultano poco applicabili ai secondi e ancor più a quelli di conformità 26 Rischi finanziari Rischio operativo e di compliance Assunti consapevolmente Assunto involontariamente Rischi speculativi Rischio assoluto Coerenti con logica rischio/rendimento Non coerente con logica rischio/rendimento Compresi e facilmente identificabili Poco compresi difficili da identificare Facilmente misurabili e quantificabili Complessi da misurare e quantificare Disponibilità di strumenti di copertura Pochi strumenti di copertura Possono essere prezzati e trasferiti Complesso da prezzare e trasferire
  • 27. Proliferazione normativa — Varo e scadenze di numerose Leggi ¡ IAS-IFRS ¡ Basilea 2 e sistema finanziario ¡ D. Lgs. 231/2001 responsabilità degli enti ¡ Compliance ¡ TUF (Legge. 262/2005) + 154-bis ¡ Riforma del Diritto societario ¡ Anti riciclaggio ¡ Market Abuse ¡ MIFID ¡ Internal dealing ¡ Legge 196/2003 Privacy ¡ Legge 231/2007 Antiriciclaggio ¡ Evoluzione norme tributarie ¡ Legge 626 sicurezza ¡ ….. 27
  • 28. Proliferazione normativa (2) — Regolamenti — Borsa e mercati regolamentati — Organismi di vigilanza e controllo — Certificazione e norme ambientali — Codici etici e di comportamento 28
  • 29. Complessità in incremento — Proliferazione all’interno di regolamenti e norme interne — Complessità e costo delle funzioni di Mappatura dei processi. — Compiti operativi e logici sovrapposti su funzioni diverse. — Differenze di compiti spesso difficili da apprezzare. — Visione parcellizzata dei singoli fenomeni. — Tendenza a dare risposte solo di tipo formale alle scadenze. 29
  • 30. Approccio Verticistico — A varie funzioni corrispondono varie strutture ¡ Comitato Rischi ¡ Organo per la 231 ¡ Internal Auditing ¡ Funzione Compliance ¡ Risk manager ¡ Dirigente ex 154bis ¡ Codici etico ¡ . 30
  • 31. Conseguenze — L'attenzione è distolta dal problema della conformità e dei rischi da valutare giorno per giorno — La complessità e la sofisticazione sta creando un falso livello di percezione — Si insinua l’idea che conformità e rischi sono un "problema di altri“ — Si perde la reale percezione del comportamento intrinsecamente corretto e conforme 31
  • 32. Conseguenze (2) — Sovrastima delle soluzioni solo tecnologiche — La sola implementazione di un sistema è percepita come l'effettivo progresso/obiettivo — Rischi Operativi e ComplianceTrasversali alla struttura — Perdita dea percezione dei fenomeni e della visione di insieme 32
  • 33. Approccio Nuovo — Ripartire da una frase guida “Sana e Prudente Gestione” — Un sistema e sicuro quando è intrinsecamente sicuro — Focus su cultura e sensibilità al fattore di rischio — Obiettivo: assorbimento della Complessità — Comprensione e interiorizzazione — Framework di euristiche di indirizzo — Sistema autopoietico e auto emersione del comportamento compliance. 33
  • 34. Approccio Nuovo — Ritorno alla formula originale — Unificazione delle ridondanze — Consapevolezza diffusa — Semplificazione concettuale — Sviluppare un Framework centrato su business — Trasversalità della problematica — Infrastruttura snella e pervasiva 34
  • 35. Approccio Nuovo (2) — Framework di connessione fra le varie funzioni — Fascicoli e regolamenti resi "Strumento Vivo di gestione“ — Interiorizzazione e consapevolezza — Controllo dei fattori strategici di sviluppo — Sistema di auto controllo e verifica 35
  • 36. LA GESTIONE DELLA COMPLIANCE U N A P R OP OS TA P E R L A G E S T I ON E OP E R AT I VA G L OB A L E D E L L A P R OB L E M ATI CA
  • 37. Proposta — Diffusione capillare — Collegamento secondo le specificità — Integrazione delle sovrapposizioni — Framework unitario — Integrazione con Sistema di Valutazione e Premiante — Integrazione delle soluzioni — Sistema proattivo di comunicazione — Reporting specifico a tutti livelli e di vertice — Semplificazione operativa 37
  • 38. Proposta — Obiettivo ”L’assorbimento della Complessità" — Metodica il Modello bilanciato (BSC) ¡ Aspetti Quantitativi ¡ Aspetti Regolamentarie Organizzativi ¡ Aspetti Formativi ¡ Aspetti di Sviluppo — Infrastruttura Tecnologica Semplicità ¡ Economia ¡ Flessibilità ¡ Affidabilità ¡ Stato dell'arte ¡ Potenza 38
  • 39. Le linee della proposta 39 Tradizionale Nuovo approccio Approccio specifico tipo verticistico Visione nuova orientata alla consapevolezza e all’ intrinsicità Visione riduzionista Visione Olistica dei fenomeni Dettaglio e parcellizzazione Insiemi correlati Micro analisi dei processi Macro processi (o meglio dei flussi di azione) Regole di dettaglio Principi interiorizzati
  • 40. Sintesi della proposta — La metodologia ¡ Sviluppo di un framework integratodelle componenti di indirizzo e controllo comune e delle interazioni bilanciatocon gli obiettivi strategici e il sistema di autovalutazione proattiva, Diffusione capillare lungo le linee di processo ¡ Formazione in Learning by doing, sviluppo in affiancamento su tematichespecifiche ¡ Outsourcing for nursery di sviluppo struttureinterne di compliance — Gli strumenti ¡ BSC– portale pervasivo di integrazione e diffusione ¡ Big Data– sistemi evoluto di BI e analisi dinamica delle informazioni strutturate e destrutturate ¡ Sistemi di analisi semantico- logica con auto generazione dell’analisi e la formalizzazione dei processi ¡ SYSTEM DYNAMICS sistemi di analisi dinamica 40
  • 41. Cosa é la compliance in azienda — Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento della sensibilità della clientela nei confronti del livello di affidabilità globale delle Imprese. Ciò ha imposto la creazione di un contesto nel quale sia possibile generare valore e presidiare nel contempo i rischi di maggiore impatto, sia mediante strumenti convenzionali di gestione del rischio nelle sue varie forme sia tramite l’implementazione di strutture e presidi organizzativi dedicati, orientati al controllo dei cosiddetti rischi di compliance, legali e reputazionali, e di strategia con l’obiettivo di garantire la conformità dei processi alle norme e mitigare gli effetti reputazionali di tali categorie di rischio. — Sebbene il rispetto della normativa sia essenziale, per creare valore è altresì necessario adottare una strategia volta a consolidare le relazioni fiduciarie con gli stakeholder di riferimento, finalizzata cioè a rendere visibile la responsabilità sociale d’impresa. Tale compito è assegnato alla Funzione Compliance, la quale è preposta a garantire la mitigazione del rischio reputazionale al quale è soggetto l’intermediario, tramite una sana e prudente gestione d’impresa.
  • 42. Come si colloca — Affinché la Funzione Compliance possa operare efficacemente, è essenziale il coordinamento con le altre funzioni che presidiano il sistema dei controlli interni, internal audit e risk management. Per quanto riguarda, in particolare, le relazioni tra internal audit e Compliance, occorre garantire la reciproca indipendenza delle funzioni, gli ambiti di azione e di responsabilità, i perimetri di intervento. Ciò al fine di evitare sovrapposizioni e ridondanze nelle attività di controllo e disallineamenti nei confronti delle Autorità di Vigilanza. — Dalla mera aderenza a norme e regolamenti esterni, aventi carattere fortemente prescrittivo, l’orientamento oggi prevalente negli enti regolamentanti (CONSOB) è infatti indirizzato alla diffusione di una “cultura della conformità” e alla conseguente adozione di codici di condotta (codici etici, organismo per 231, ..) in grado di garantire “ex ante” i livelli di conformità richiesti nei confronti di una Normativa sempre meno prescrittiva, che manifesta la volontà, da parte del legislatore e delle Autorità di Vigilanza, di puntare sull’efficacia complessiva del Sistema di Compliance, lasciando all’Azienda ampi margini di autonomia della definizione degli aspetti organizzativi della funzione enella gestionedelle relativeattività.
  • 43. Cosa occorre e come fare? — L’attenzione va pertanto concentrata sull’analisi dei riflessi organizzativi e tecnologici della Compliance, ovvero dell’intero insieme delle procedure tecnico organizzative chiamate a presidiare il rischio di sanzioni, perdite o danni di immagine e reputazione cui l’Azienda può andare incontro come conseguenza della mancata conformità del suo comportamento a leggi, regolamenti e codici di condotta di settore esterni e esterni. Tra questi ultimi assume un rilievo la stessa vision e mission del’impresa specie se declinata in ogni momento dellecatena del valoredell’impresa. — L’attività va quindi sviluppata focalizzandosi sulleseguenti tematiche: — - analisi dell’evoluzione del corpo normativo in relazione al tema della Compliance e interpretazionedello stesso; — analisi della Normativa in chiavedi conformità allenormee suoi riflessi organizzativi; — costituzionedella FunzioneCompliance: ¡ definizionedi principi elinee guida; ¡ identificazionedei modelli organizzativi; ¡ descrizionedel processo di Compliancee relativi flussi informativi; ¡ problematichedi governo dellaCompliance. — soluzioni applicativeetecnologiche a supporto della Compliance.
  • 44. Alcuni aspetti guida — La Funzione Compliance è stata definita come funzione che “governa un processo trasversale che consta di presidi organizzativi e operativi atti ad evitare disallineamenti con l’insieme delle regole esterne ed interne”. Per tale motivo è una funzione che deve poter entrare nel merito di tute le attività aziendali al pari dell’organo di controllo. — Si tratta di una funzione apicale ormai essenziale che si inserisce nel novero del cd. sistema di controllo interno, ossia l’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi, una conduzione dell’impresa sana corretta e coerente con gli obiettivi prefissati. — Un efficace sistema di controllo interno contribuisce infatti a garantire – si è osservato – la salvaguardia del patrimonio sociale, l’efficienza e l’efficacia delle operazioni aziendali, l’affidabilità dell’informazione finanziaria e, non ultimo, il rispetto di leggi e regolamenti (cfr. Borsa Italiana, Codice di Autodisciplina, 2006, e Codice di Compliance di prossima emissione). La Funzione Compliance si colloca dunque in una cornice sistematica complessa ed articolata che coinvolge direttamente ed immediatamente i vertici aziendali. Data tale correlazione tra la funzione e gli amministratori, l’inquadramento di questa da un punto di vista giuridico non può dunque prescindere dall’introduzione di stakeholder, tanto nuovi quanto numerosi, che hanno condottoaltrettanto necessariamente ad un aumentodegli interessi rilevanti per l’azione imprenditoriale.
  • 45. Alcuni aspetti guida — L’azienda è oggi una struttura organizzativa che diventava sempre più complessa ed articolata, e che, come tale, richiede per il suo funzionamento non più solo decisioni schiettamente operative ma anche, ed in misura crescente, regolamentazione di carattere più propriamente organizzativo. — Precisamente davanti a questo tipo di regole il criterio “personalistico” utilizzato nel passato per distribuire le responsabilità all’interno dell’impresa ha mostrato i suoi limiti, non potendo fisicamente un amministratore controllare ogni singolo atto organizzativodella struttura. — Di fronte a quest’incapacità della disciplina di rispondere adeguatamente alla realtà operativa, è iniziata ad emergere anche nel nostro Paese, sull’esempio di esperienze straniere, anglosassoni ma non solo, la valorizzazione e soprattutto il riconoscimento positivo della predisposizione di un’adeguata struttura organizzativa aziendale per l’esercizio dell’impresa. Il parametro dell’azione corretta viene così concretizzato in uno standard che prescrive modelli di organizzazione aziendale a) procedimentalizzata e trasparente nel suo svolgimento, b) formalizzata in modo da consentirne controlli di regolarità (anche) a priori e di efficienza a posteriori
  • 46. Spinte normative — Il moltiplicarsi degli adempimenti rilevanti, unito alla sostanziale “non delegabilità” dei medesimi da parte degli amministratori a causa della accennata tendenza giurisprudenziale secondo cui “la condotta omissiva per affidamento a terzi, lungi dal comportare esclusione da responsabilità, può costituire ammissione dell’inadempimento dell’obbligo di vigilanza” (Cass. 4 aprile 1998, n .3483, in Giust. civ., 1999, I, 1181), ha finito per condurre tanto ad eccessi rigoristici, che trasformavano la tradizionale responsabilità per colpa degli amministratori in responsabilità di posizione (specialmente in presenza di deleghe all’interno del consiglio di amministrazione); quanto, al contrario, ad ampie zone di impunibilità, basate sull’insuscettibilità della discrezionalità amministrativa di essere oggetto di un sindacato da parte del giudice, ma, di fatto, generate anche come reazione all’orientamento troppo rigido appena descritto. — Con la riforma del diritto delle società di capitali, questa tendenza approda pure nel codice civile, trasformando “in principio giuridico di carattere “generale” la «adeguatezza» degli assetti interni dell’impresa. ( cfr. art. 2381, commi terzo e quinto, del codice civile). La nuova disciplina impone agli organi sociali la predisposizione (da parte degli amministratori delegati: art. 2381, co. 5, c.c.), la valutazione (da parte del consiglio di amministrazione: art. 2381, co. 3 c.c.), la vigilanza (da parte del collegio sindacale: art. 2403 c.c.) degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili, al fine di garantirne l’adeguatezza rispetto all’attività e alle dimensioni della società. Tale disciplina si impone anche per gli effetti verso gli stakeholder dell’azienda , si pensi alla maggiore attenzione agli effetti sociali, ambientali, …ecc.
  • 47. Cosa fare ? — Di conseguenza divengono essenziali tanto una mappatura dei rischi, identificando le aree e i soggetti coinvolti nelle attività aziendali rilevanti per il valore e il brand e conseguentemente la reputazione , (qui intesa come valore-credibilità globale), quanto una predisposizione di appositi protocolli per le singole procedure, senza trascurare poi una fase di verifica dell’efficienza ed adeguatezza di queste per la singola impresa, considerate sia la dimensione di quest’ultima che la natura dell’attività imprenditoriale svolta. In altre parole, gli amministratori devono predisporre “un sistema operativo complesso in ogni area dell’attività aziendale (organizzazione, amministrazione e contabilità, relazioni con il mercato, filiere,…) che consenta di gestire la società secondo i canoni di corretta amministrazione. — A tal proposito bene si è osservato che soprattutto con l’art. 2381 c.c. il legislatore non prescrive all’impresa (soltanto) una data forma o determinati minimi di capitale, ma interviene per incidere sulle concrete modalità di organizzazione interna dell’attività di impresa, che era campo tradizionalmente lasciato all’autonomia decisionale dell’imprenditore. Sempre al fine di mitigare i rischi e sensibilizzare la proprietà alla presenza degli stakeholder interni ma soprattuttoesterni.
  • 48. Il processo di Compliance 1 Il Processo di Compliance è costituito dai seguenti sotto-processi / fasi: — C1. Individuazione e applicazione della normativa — C1.1 Individuazione della Normativa — C1.2 Assessment — C1.3 Traduzione della Normativa in un corpo di regole — C1.4 Definizione della struttura di relazioni a supporto delle regole — C1.5 Definizione delle procedure operative
  • 49. Il processo di Compliance 2 — C2. Comunicazione e formazione sulla normativa — C2.1 Sensibilizzazione sul tema della Compliance — C2.2 Comunicazione sulla Normativa — C2.3 Formazione del personale sulla Normativa — C3. Monitoraggio sull’applicazione della normativa — C3.1 Definizione delle procedure per le verifiche di conformità — C3.2 Controlli sull’applicazione delle procedure operative — C3.3 Controlli sull’efficacia delle regole e procedure operative — C3.4 Autocertificazione (self-assessment)
  • 50. Il processo di Compliance 3 — C4. Impostazione di un sistema di reporting e gestione delle notifiche periodiche — C4.1 Notifiche periodiche agli Organi di Vertice — C4.2 Reporting lungo i vari livelli di responsabilità (quadri bilanciati) — C5. Gestione delle anomalie di compliance e relative notifiche — C5.1 Acquisizione e risoluzione proattiva dell’anomalia — C5.2 Notifiche di non compliance agli Organi di Vertice — C5.3 Piani di adeguamento
  • 52. I vantaggi dell’approccio a quadri informativi bilanciati : Ø Supporta i manager e ogni tipologia di owner nel controllo della performance aziendale bilanciando gli indicatori quantitativi e qualitativi legati ai processi. Ø Sviluppa la Visione della tendenza di fattori chiave ad ogni livello di responsabilità, Ø Stimola una visione comune e la consapevolezza del proprio ruolo nella strategia aziendale. Ø Consente la comunicazione nei due sensi top <> down per ogni elemento lungo la filiera di processi interni ed esterni, con la sintesi ad ogni ivello di aggregazione di responsabilità Ø Evita che il miglioramento dei risultati in un’area avvenga a spese della performance e del rispetto dei fattori chiave in altre aree. La formulazione della strategia in prospettiva sistemica
  • 53. Gli svantaggi del BSC tradizionale e dell’approccio riduzionista: Ø non evidenzia le relazioni di feedback tra le variabili che interagiscono nel determinare la performance aziendale specie nel campo intangibile e nei rischi operativi e legali Ø Non tiene conto dei ritardi temporali nelle relazioni fra fattori moltiplicativi nelle determinanti strategiche e nei relativi livelli come nei fattori di innesco dei rischi reputazionali e strategici Ø Non sempre supporta adeguatamente i manager nell’individuazione dei segnali deboli connessi a minacce o opportunità sottostanti al sistema rilevante non rilevanti sotto il profilo quantitativo ma significativi su quello qualitativo di medio e lungo periodo. Ø Richiede un’analisi esaustiva dei processi e non consente un auto adeguamento ala complessità per fasi successive. La formulazione della strategia in prospettiva sistemica
  • 54. Utilizzo di modelli dinamici integrati con modelli basati su simulatori a supporto del BSC come nella Dinamica dei Sistemi aiuta i manager a comprendere: Øle relazioni causali tra le performance contenute nelle variabili interne ed esterne (reazione degli attori sociali alle strategie aziendali, condizioni geopolitiche, immagine del brand, impatto di norme, ecc.); Øle relazioni tra struttura e dinamica del sistema rilevante con i fattori di moltiplicazione ed evoluzione degli attrattori comportamentali origine di rischi operativi, legali e reputazionale; Øi possibili effetti derivanti da scenari alternativi e valutazione di impatto delle strategie. ØPossibilità di apprezzare l’evolversi di elementi di comportamento e attese degli stakeholder dell'impresa lungo tutto l’asse delle sue filiera. L’APPROCCIO DINAMICO
  • 55. Alcuni concetti utili — La comprensionedella metodologiproposta richiedono l’assimilazionepreventiva di alcuni concetti e la condivisionedi alcuni aspettiinsiti in un processo e e progettodi compliance. 55
  • 56. Conformità e Etica — Nel nuovo panorama normativo italiano, delineato anche da direttive quali quelle di emanazione dell'Unione Europea o nordamericane, i vertici delle aziende di ogni tipo sono alle prese con il compito di garantire che le attività e i processi gestionali siano conformi ai complessi requisiti di governance. Nei prossimi anni infatti i vertici delle aziende dovranno affrontare il cambiamento di mentalità introdotto dalle nuove norme volte a garantire una buona corporate governance e saranno per i prossimi due anni un'importante fonte di distrazione dalle attività di business. — Negli anni recenti molte aziende hanno tentato con maggiore o minor fortuna di conformarsi ai vari requisiti, quasi sempre uno per volta. Ma questo approccio ha spesso portato a iniziative costose e non ben mirate, che richiedevano continui aggiustamenti. I CEO più avveduti hanno però scoperto che si ottengono risultati migliori adottanouna visione olistica della conformitàaziendale. — Anziché considerare ogni normativa come una sfida isolata e a sé stante, i CEO più all'avanguardia ora richiedono iniziative di conformità secondo un approccio ad ampio spettro, essenzialmente servendosi di tecniche e processi pluridisciplinari per garantire una copertura generale volta a soddisfarepiù normative. — Questo è quanto riteniamo che la nostra proposta basata su una visione olistica della conformità sia la migliore strada per affrontare questa uova sfida alo sviluppo d’impresa: creare al proprio interno, soluzioni organizzative orientate alla pervasività delle tematiche di Conformità e Etica del business sia per quanto riguarda per le proprie attività aziendali, che all'esterno, per tutti gli stakeholder dell'impresa. — Soluzioni di attuazione della compliance che possano essere quindi anche migliorative della performance aziendale, della gestione dell’identità strategica, della sicurezza e dell‘aderenza agli obiettivi generali di business.
  • 57. I punti per una strategia Una strategia olistica di successo è caratterizzata da sei requisiti essenziali: — 1. Un deciso coinvolgimento del management esecutivo — 2. Opportuni sistemi di diffusone pervasiva e controllo aziendale — 3. Verifiche nel continuo e on episodiche anche se regolari — 4. Formazione ad ampio spettro e comunicazioni regolari — 5. Meccanismi operativi di feedback che coinvolgano i dipendenti nel quotidiano — 6. Piani d'azione correttivi e disciplinari efficaci destinati a risolvere le inosservanze in materia di conformità Occorre ricordare che il temine CONFORMITA’ in italiano ha un significato più ricco e completo rispetto a quello anglosassone compliance comunemente usato. Conformare significa anche “. Prendere la forma , conformarsi in ogni aspetto al modello cui aderire, “ quindi conformità implica la capacità di aderire in ogni piega a qualcosa che può dinamicamente modificarsi .
  • 58. I punti per una strategia — Le strategie di attuazione della compliance sono però diverse da azienda ad azienda, ma le iniziative capaci di dare i risultati attesi hanno vari elementi chiave in comune. Innanzitutto, la conformità non può prescindere da un opportuno investimento finanziario. — Alcuni studi stimano che la spesa media destinata all'attuazione della conformità aumenti di un buon 53% nel corso dei prossimi 12 - 24 mesi. In secondo luogo, la conformità è una necessità non solo per le Banche, oggi spinte dalla normativa di vigilanza della Banca d’Italia, da Basilea II e dalla MIFID , ma per tutti i tipi di aziende, siano esse pubbliche, private, grandi, medie o piccole. Le start up ad azionariato privato, ad esempio, devono aderire ai criteri COSOB alle nuove norme IAS-IFRS e devono acquisire conformità a leggi come 231/2001, 196/2003, 262/2005, ed altre oltre che se peranti nel mercati nordamericani anche a alle norme GAAP (Generally Accepted Accounting Principles) per agevolare possibili IPO (Initial Public Offering) o per attirare più facilmente potenziali acquirenti.
  • 59. I punti per una strategia — Inoltre, le società a capitale privato e le società non statunitensi devono spesso dar prova della loro conformità normativa per poter intrattenere relazioni commerciali con grandi società quotate in borsa che vogliono garantire a tutti i propri soci operazioni commerciali trasparenti. In terzo luogo, la compliance presuppone un'efficace collaborazione in particolare fra CEO, CFO, CIO, consulenti legali e Chief Compliance Officer di un'azienda, ma in generale fra tutti i dirigenti. — Questo livello trasversale di comunicazione è essenziale, perché la definizione di conformità aziendale continua a cambiare. I dirigenti inoltre ricevono spesso pareri e indicazioni contraddittorie dai vari revisori. Le normative internazionali sono spesso in contrasto fra loro. L'imminenza della scadenza dell'adeguamento alle normative e gli impegni di business, poi induce le organizzazioni a cercare delle scorciatoie, come ad esempio documentare un processo gestionale superato, anziché soluzioni efficaci nel lungo periodo, come l'automazione di tali processi. — Adottando una visione olistica della conformità, le organizzazioni possono vincere queste sfide e adeguarsi in modo più efficace alle nuove normative che si profilano all'orizzonte
  • 60. Alcune regole verso la conformità — 1. Dare l'esempio. La conformità normativa inizia dai vertici. Il management deve prendere sul serio e ritenersi responsabile dell'attuazione della compliance e agire di conseguenza. — 2. Implementare nel continuo controlli appropriati. Adottare processi e procedure adeguati per proteggere le attività dell'azienda da danni accidentali o intenzionali. — 3. Svolgere i controlli con continuità e regolarità. Rivedere le procedure di controllo con cadenza regolare e rafforzare quanto prima gli anelli più deboli della catena. — 4. Formare e comunicare con regolarità. Informare i dipendenti su ciò che ci si attende da loro per mezzo di comunicazioni proattive in forma elettronica, da e verso i vertici e lungo la filiera di processo. — 5. Dare ascolto alle critiche. Predisporre un processo che permetta ai dipendenti lungo un processo di esprimere le proprie preoccupazioni senza timore di conseguenze. — 6. Agire opportunamente e con rapidità. Quando sorgono dei problemi di conformità, eseguire un controllo e, se opportuno, adottare tempestivamente le misure correttive.
  • 61. Prima regola - Iniziare dall'alto — La prima regola riguarda esclusivamente i dirigenti. — Senza un coinvolgimento serio e costante del top management dell'azienda, le iniziative di conformità sono destinate a incontrare difficoltà o al fallimento totale. Solo con un cambio di mentalità e un impegno costante le banche e le aziende riusciranno pensare alla compliance più come a un insieme di 'best practices' piuttosto che come a una semplice 'legge' da osservare. — In altre parole, prima accettiamo la compliance come una componente necessaria delle attività di business e prima diverrà una componete del successo nel mercato. — Il timore, l'ostilità e l'inosservanza della normativa e delle iniziative legate alla conformità stanno cominciando a lasciare il passo alla cooperazione, al riconoscimento di opportunità e al rispetto dell'impegno a mantenersi onesti quali valori di reale crescita e consolidamento aziendale.
  • 63. Seconda regola - Implementare controlli nel continuo — Una volta costituito un team di provata esperienza responsabile della conformità, si passa a documentare e valutare tutte le procedure gestionali. In questa fase, molte aziende scoprono di avere procedure antiquate o manuali o peggio corrette e conformi nella forma ma non nella sostanza alle normative correnti. Questo è il caso più frequente in cui si generano fenomeni di rischio moltiplicativi come i reputazionali. — Alcune organizzazioni ad esempio non prevedono una separazione dei compiti fra personale di vendita, dirigenti finanziari e altri reparti dell'azienda. — Inizialmente, l'implementazione dei controlli appropriati può sembrare un'impresa titanica. Ma oggi si possono sfruttare svariati standard fondamentali come punti di partenza e semplificare così il processo.
  • 64. Terza regola - Controlli proattivi — Il problema dei controlli ovviamente passa attraverso l’adozione di metodiche già sviluppate per i sistemi di Audit e di Risk Mng. , ma la particolarità dei controlli di conformità si presenta allorquando si sono esauriti gli aspetti formali. Infatti solo una visone prospettica delle implicazioni insite nei principi delle norme può portare alla comprensione degli effetti e delle possibili conseguenze soddisfacendo anche la necessità di un processo di controllo ex-ante. Da qui una visione olistica del processo di controllo e la necessità di controlli non più solo ex-post come nell’Audit ma nel continuo e di tipo proattivo all’interno dei processi e dell’operatività quotidiana. — Il fine ultimo della compliance è quello di rendere i processi e le attività intrinsecamente conformi e etici. Un po’ come in una famiglia l’esempio, la formazione e la trasmissione di solidi principi , rendono capaci di ridurre il rischio di sbagliare comportamento anche nelle situazioni non previste. — Il sistema dei controlli deve pertanto essere un processo continuo proattivo di auto assimilazione per passare da controlli di secondo livello a via via un sistema autocontrollo nel continuo e predisporre i controlli per le nuove situazioni di rischio.
  • 65. Quarta regola - Informare — Naturalmente, qualsiasi misura di controllo aziendale orientata all'implementazione della conformità non vale nulla senza una comunicazione e una formazione degli utenti adeguate e continue. Comunicare la filosofia di base di un insieme di norme e una formazione adeguata in itinere sono le due aree più irte di ostacoli quando si tratta di conformità. — Pur a fronte del dovuto coinvolgimento del top management e di investimenti sufficienti in sistemi e tecnologia, la preparazione dei dipendenti in relazione all'importanza del “compliance way of lif” e nel come utilizzare correttamente gli strumenti a disposizione, sono l'area in cui le aziende sono spesso più carenti. Il training e il riorientamento culturale sono due dei più importanti fattori di successo per un'implementazione riuscita della conformità normativa. — È essenziale far sì che il personale prenda sul serio faccia proprio il problema della conformità. Spesso le organizzazioni cercano soltanto una soluzione tecnica o formale, dimenticando che devono convincere i dipendenti di quanto sia importante la conformità e non un “problema di qualcun altro” ma qualcosa che li riguarda personalmente. In alcuni casi sarà necessario inserire materiale sulla compliance nei documenti di HR, nelle intranet e nella newsletter elettronica mensile indirizzata ai dipendenti.
  • 66. Quinta regola - Dare ascolto alle critiche — Se un’attività o un processo si dimostra carente in termini di compliance, i dipendenti devono avere a disposizione dei canali di comunicazione che consentano loro di esprimere le proprie perplessità senza timore di conseguenze. Questi possono essere costituiti da soluzioni anche per comunicazioni anonime che diano ai dipendenti la possibilità di rendere note le proprie osservazioni. — Oltre a fare in modo che questi canali di comunicazione vengano creati, occorre anche accertarsi che tutti i dipendenti siano a conoscenza della loro disponibilità a esempio, mettere a disposizione un numero verde tramite il quale i dipendenti possono denunciare in forma anonima casi sospetti di violazione delle leggi statali o dei regolamenti interni o esterni cui è obbligo per l’Azienda. — Inoltre i dipendenti devono disporre di canal i e hot line dedicate ai vari temi della conformità per porre quesiti in caso di dubbio su come comportarsi in una particolare situazione (es. antiriciclaggio, usura, privacy, sicurezza, ….ecc.). — Occorre creare un sistema di comunicazione che consenta nel continuo di apprezzare le linee di tendenza dei fattori chiave influenzanti i processi di cui ogni membro dell’azienda è owner. Questo richiede un sistema di comunicazione bidirezionale corredato da indicatori condivisi di natura qualitativa ma anche in grado di propagare informazioni e interventi proattivamente con tempestività lungo ogni linea operativa sino alle sue estreme propaggini — Questo sistema con sente di propagare anche verso l’alto osservazioni e elementi di criticità che posso sfuggire ad un'analisi per principi necessaria per l’adattamento continuo alla realtà
  • 67. Sesta regola: Agire tempestivamente — Agire opportunamente e con rapidità oltre che proattivamente. Ogni indugio ed azione di tipo difensivo come molte soluzioni di tipo legale rivolte ad escludere una responsabilità solo formale non mettono al riparo da conseguenze di tipo reputazionale o strategico. — Quando sorgono dei problemi di conformità, occorre eseguire un rapido controllo e, se opportuno, adottare tempestivamente le misure correttive intervenendo lungo tutta la filiera operativa interna ed esterna anche con interventi radicali dimensionati alla difesa dell’ aspetto reputazionale a rischio. — Questo implica una catena del controllo attiva nel durante e pervasiva, dotata della necessaria autorevolezza e in grado di attivarsi con un sistema di comunicazione mantenuto efficace ed efficiente nel continuo. — Occorre disporre di un pool di esperti in varie discipline che consentano l’analisi olistica dei singoli fenomeni in modo da avviare le opportune misure di adeguamento e correzione in grado di mitigare gli effetti moltiplicativi delle varie categorie di rischio e avviare i necessari processi formativi e di comunicazione interna ma soprattutto esterna. 67