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settembre/ottobre2019-N°33
itaca 20.19: tre giorni
per diffondere la cultura
della prevenzione
in maniera innovativa
Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa
Perché sentirci soli fa male?
Fondazione Health Italia Onlus:
fare del bene, fa bene
Persone non udenti?
Come sub negli abissi.
Interviene l’Onu
Ambulatori mobili in Italia per una
medicina prossima e flessibile
Psicologia
Beneficienza
Attualità
“La salute non è tutto
ma senza salute tutto è niente”
Arthur Schopenhauer
Il senso compiuto della mutualità
Molto spesso scriviamo di mutualità, di enti mutualistici, di modello mutualistico e, soprattutto, di società generali di mutuo
soccorso, in riferimento al tema della protezione della salute, ma affinché il concetto della mutualità come strumento
indispensabile per supportare, gestire e sviluppare la sanità integrativa possa essere diffuso, veicolato, comunicato al fine
che tutti i cittadini possano conoscere questa opportunità, ci viene spontaneo dover chiarire dalle righe di questo periodico,
cosa si intende quando si parla di questi argomenti.
È quindi necessario chiarire che le società di mutuo soccorso non svolgono attività di impresa commerciale né applicano il
trasferimento del rischio, ma operano secondo il principio solidaristico della ripartizione tra tutti i soci degli oneri derivati
dallo stato di bisogno, opportunamente riconosciuto e regolamentato, di alcuni tra loro.
Ciascun socio partecipa mediante la corresponsione anticipata di un contributo, determinato sulla base di calcoli previsionali,
ad un fondo economico comune, obbligandosi nei limiti di quanto corrisposto, ove sono escluse variazioni contributive
legate alle condizioni individuali di salute o allo specifico indice di rischio del singolo assistito.
Nel rapporto mutualistico, dunque, non vige il principio assicurativo del trasferimento del rischio, il cui onere viene assunto
dall’assicuratore in cambio di un corrispettivo economico con l’obiettivo di conseguire un profitto.
La disposizione normativa in base alla quale le prestazioni sono erogate dalle società di mutuo soccorso nei limiti delle
loro disponibilità finanziarie e patrimoniali non significa però che tali prestazioni siano aleatorie, infatti le società di mutuo
soccorso rispondono a regole e controlli precisi e mettono in opera tecniche attuariali e pratiche gestionali che consentono
loro di programmare, progettare e sostenere le prestazioni istituzionali nei confronti dei soci.
Quindi assicurazione e mutuo soccorso sono due mercati diversi, due settori economici diversi, due modelli diversi che
rispondono a quadri legislativi differenti, sistemi giuridici differenti, leggi differenti,
Diviene importante, quindi, per non ingenerare confusione che tra questi due aspetti ci sia una netta separazione e non
venga creata confusione e/o sovrapposizione tra i due modelli.
Di conseguenza per una Società di Mutuo Soccorso la possibilità di offrire eventuali servizi aggiuntivi di natura assicurativa
tramite apposite polizze assicurative deve essere strumentale al miglioramento della qualità dell’assistenza offerta ed avere
un carattere minoritario.
Affinché sia compiutamente rispettato il principio mutualistico può essere ammessa la riassicurazione di parte o della intera
attività o la coassicurazione di alcune singole coperture o prestazioni, ma unicamente con il fine strumentale e sussidiario alla
gestione mutualistica, che deve restare una funzione autonoma e sovrana propria della società di mutuo soccorso.
Le società di mutuo soccorso non delegano la propria gestione a terzi al di fuori del rapporto associativo di mutualità mediata
con un’altra società di mutuo soccorso e gli eventuali terzi non possono avvalersi strumentalmente dello status giuridico delle
società di mutuo soccorso per il mero conseguimento dei benefici fiscali ad esse riconosciuto, perché le società di mutuo
soccorso sono entità sociali ed economiche libere e auto-dirette nel perseguimento delle finalità di interesse generale ad
esse riconosciute dalla legge.
Però a volte potremmo trovarci davanti alla scelta di alcune Società di Mutuo Soccorso di “assicurarsi” completamente per
poter proclamare una maggior sicurezza sui rimborsi, ma dobbiamo essere consapevoli che in realtà si tratta di un modello
“spurio” che non rispetta i canoni previsti dalla mutualità che prevede infatti che una Società di Mutuo Soccorso deve
rispondere ali impegni verso il socio per la propria disponibilità di bilancio, deve auto gestirsi e deve essere governata con
voto capitario dai propri soci.
Già nell’approccio al tema qualcosa non tornerebbe perché sarebbe anomalo che un ente che persegue finalità non lucrative
nel proprio statuto (la Mutua) alimenti una impresa (l’Assicurazione) che lucrerà sui contributi versati dal socio, ma sarebbe
anche non in linea con la normativa perché in effetti non rispetterebbe il disposto del d.lgs 179/2012.
Di conseguenza diviene indispensabile che, se si osserva l’ambito della protezione della salute, attività mutualistica ed attività
assicurativa rimangano ben distinte nel rispetto delle normative vigenti, delle leggi, dei differenti mercati di riferimento
e dovrebbe essere inderogabile che una Società di Mutuo Soccorso operi esclusivamente nei termini previsti per questa
tipologia di enti senza scopo di lucro al fine di dare, nei confronti di tutti i cittadini, un senso compiuto alla mutualità.
Milanese, ho maturato un’esperienza
ultraventennale nel settore assicurativo e
finanziario,occupandomi sia dei prodotti che
del marketing e dello sviluppo commerciale,
fino alla direzione di compagnie assicurative,
nazionali ed estere.
Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza
estrategia aziendale che ha consentito di
operare con i maggiori player del settore
assicurativo per realizzare piani strategici di
sviluppo commerciale.
Dal 2009 mi occupo di Sanità Integrativa,
assumendo la carica di Presidente ANSI,
Associazione Nazionale Sanità Integrativa
e Welfare, e contestualmente di Health
HoldingGroup,importanterealtàdelsettore.
Dal 2016 sono presidente di Health Italia, una
delle più grandi realtà nel panorama della
Sanità Integrativa Italiana e società quotata
in Borsa sul mercato AIM Italia.
a cura di Roberto Anzanello
EDITORIALE
periodico bimestrale di informazione sulla Sanità Integrativa
Anno 6° - settembre/ottobre 2019 - N°33
Direttore responsabile
Nicoletta Mele
Direttore editoriale
Ing. Roberto Anzanello
coordinamento generale
Area 51 Srl
Comitato di redazione
Alessandro Brigato
Michela Dominicis
Mariachiara Manopulo
Giulia Riganelli
Hanno collaborato a questo numero
Beatrice Casella
Alessia Elem
Marilena Falcone
Giuseppe Iannone
Alessandro Notarnicola
Direzione e Proprietà
Health Italia SpA
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9
00060 - Formello (RM)
www.healthitalia.it
Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale.
Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza
esclusivamente la sua responsabilità diretta.
iscritto presso il Registro Stampa del Tribunale di Tivoli
n. 2/2016 - diffusione telematica
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9 maggio 2016
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HEALTH
Terzo settore, “Costruire, a livello nazionale, un SSN
sussidiario nel quale l’intervento privato e quello
pubblico possano armonizzarsi”06
www.healthonline.it
Sigaretta elettronica: cosa si sa e cosa non si sa.
Il punto della situazione fra news e studi scientifici10
Ambulatori mobili in Italia per una medicina
prossima e flessibile14
20
24
26
16
Persone non udenti? Come sub negli abissi.
Interviene l’Onu
Sanità digitale: Health Italia e Health Point
a Itaca 20.19 – viaggio tra le idee
Health for life, la Health community
per la cura di se e del proprio benessere
Fondazione Health Italia Onlus:
fare del bene, fa bene
L’utilità di prevenire e sensibilizzare
la malattia della rabbia28
l’angolo della poesia
32
36
42
44
46
38
I progetti di ricerca
per la cura dei linfomi
L’asportazione dell’appendice non è responsabile
dell’aumento di peso. Appendice, microbiota e probiotici:
facciamo chiarezza con il dottor Gianluca Ianiro (SIGE)
Alzheimer, l’accrescere della malattia motivato
dall’invecchiamento progressivo della popolazione
Perché sentirci soli ci fa male?
Suicidio: fattori di rischio e fattori protettivi
Cancro al cervello, la neoplasia
che ha ucciso la conduttrice Nadia Toffa
50
indice
Attualità
Prevenzione
Patologie
Aziende del
Griuppo
Psicologia
Special
In evidenza
06 | Health Online 33
coinvolge una fetta importante del nostro Paese e
non può essere commentata esclusivamente da un
punto di vista politico o economico”.
Dottor Gori, alla luce di un quadro non così
facile da comprendere, come si presenta oggi
il Terzo Settore e cosa è mutato a seguito del
grande riordino?
La riforma del Terzo settore sta, con qualche
lentezza, procedendo il suo percorso di attuazione.
Si tratta di una riforma molto complessa, che mira
a razionalizzare un quadro normativo che, a partire
dagli anni ‘90, si è stratificato senza un ordine. Per
questo, il Codice del Terzo settore è da salutare
come una grande e positiva novità che offre un
quadro di certezza giuridica atteso da moltissimi
anni. Essendo un “settore” molto composito
e differenziato al suo interno, è inevitabile che
altrettanto complessa sia la disciplina che lo regola:
bisogna rifuggire da atteggiamenti “semplicistici”.
Il punto è che quando un settore ha quasi un
milione di addetti, oltre cinque milioni di volontari
organizzati, oltre 340.000 enti, è indispensabile che
le norme giuridiche offrano un quadro normativo
che possa riferirsi alla piccola organizzazione di
volontariato come alla grande impresa sociale.
Pertanto, qual è la sfida?
La sfida è quella di definire norme che siano
“proporzionate” rispetto alle attività e alle
dimensioni. Oggi il punto di maggiore incertezza
è rappresentato dalla mancata trasmissione, da
parte del Governo, della richiesta di autorizzazione
alla Commissione europea per il regime fiscale.
È come se si stesse giocando “a carte coperte”:
si chiede agli ETS di adeguare i propri statuti,
ma non è certo “quando” e “come” le norme
fiscali entreranno in vigore. Mi pare un profilo di
debolezza dell’intera operazione di riforma da
sanare il più rapidamente possibile.
Qual è il ruolo del terzo settore nel sistema
socio-sanitario italiano?
Mi pare che sia un dato consolidato che il sistema
Terzo settore, “Costruire, a livello
nazionale, un SSN sussidiario nel quale
l’intervento privato e quello pubblico
possano armonizzarsi”
Intervista a Luca Gori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Le innumerevoli ricorrenze che hanno interessato
il 2018, il quarantennale del Sistema Sanitario
Nazionale italiano, istituito con la legge 833 votata
dal Parlamento il 23 dicembre 1978, e il 70esimo
del National Health Service britannico, punto di
svolta per i sistemi sanitari universalistici gratuiti
e per tutti, inducono a commentare l’attuale
stato di salute del Terzo settore e dunque dei
sistemi di Welfare in Italia alla luce del quadro
storico ma soprattutto in relazione agli importanti
cambiamenti apportati dalla riforma.
Al centro dell’approfondita riflessione il
sistema sanitario, che – come sottolineato da
Nicola Pasini e Luca Pesenti su Avvenire – oggi
rappresenta uno dei nodi più difficili da sciogliere
dovendo coniugare da una parte i bisogni di una
popolazione che invecchia e dall’altra la necessità
di contenimento della spesa pubblica. “La Riforma
del Terzo settore - commenta Luca Gori, ricercatore
dell’area Tessere - Terzo settore, sussidiarietà e
regole, all’interno dell’Istituto Dirpolis (Diritto,
Politica, Sviluppo) della Scuola Sant’Anna di
Pisa - è obiettivamente molto complessa perché
Attualità di Alessandro Notarnicola
Dott. Luca Gori,
ricercatore dell’Istituto Dirpolis - Scuola Sant’Anna
www.healthonline.it | 07
dei servizi socio-sanitari si fondi sull’alleanza fra
Terzo settore e settore pubblico. C’è da compiere
ancora un lavoro di messa a sistema dei rapporti
dal punto di vista giuridico: troppe incertezze
sul diritto applicabile, fra norme di derivazione
europea, Codice del Terzo settore, interpretazioni
dell’ANAC e giurisprudenza amministrativa.
Alcune Regioni - come la Toscana - hanno affrontato
frontalmente il problema, avviando un iter
legislativo con l’obiettivo di assicurare maggiore
chiarezza di rapporti (http://www.consiglio.
regione.toscana.it/upload/pdl/2019/pdl400.pdf).
Essenziale è non dimenticare qual è il contributo
proprio del Terzo settore: non è solo fornire servizi
laddove lo Stato non arriva, bensì di assumersi il
rischio dell’innovazione e della sperimentazione,
farsi carico di bisogni nuovi ancora non qualificati,
cogliere i segnali di cambiamento nelle comunità
ancora prima ed meglio del pubblico, offrire quel
carico di umanità aggiuntivo.
Altrimenti, il Terzo settore si riduce a fornitore e la
sua specificità va perduta. Mi pare una questione
di mission centrale.
Alla luce di tutto questo, la sanità italiana
potrebbe farcela senza l’aiuto del Terzo settore?
Le evidenze ci dicono di no, che la tutela del
diritto alla salute così come tutelato dall’art.
32 della Costituzione e strutturato tramite il
SSN ha bisogno dell’apporto del Terzo settore,
soprattutto sul piano dell’assistenza territoriale.
Interi segmenti dell’assistenza sanitaria sono stati
“strutturati” intorno all’iniziativa del Terzo settore.
Mi pare che la sfida più grande sia quella di
continuare a costruire, a livello nazionale, un SSN
sussidiario nel quale l’intervento privato e quello
pubblico possano “armonizzarsi”, contaminandosi
vicendevolmente. Suscita delle inquietanti
domande il fenomeno della fuga del SSN
(attestata dalla crescita della sanità privata degli
ultimi anni) e la “povertà sanitaria”. A quest’ultimo
proposito, la crisi economica lascia sul terreno una
porzione di popolazione per la quale l’accesso
alle cure (specialmente farmacologiche) diviene
impossibile. E se si moltiplicano le iniziative del
Terzo settore per affrontare il problema, il “nodo”
della tutela del diritto alla salute per questa
08 | Health Online 33
fascia di popolazione rimane lì, ad interpellare.
In questo senso, il Terzo settore è chiamato non
solo a farsi “supplente” temporaneamente, ma
anche ad agire per una iniziativa “politica” globale
di riqualificazione e ripensamento del SSN. Una
stagione di vera e propria advocacy.
ConlariformadelTerzosettore,comesiinquadrano
i Fondi di assistenza sanitaria integrativa?
I Fondi di assistenza sanitaria integrativa pur
essendo enti a carattere privato diversi dalle
società che svolgono, senza fine di lucro, attività
di interesse generale in via prevalente o esclusiva,
perseguendo finalità civiche, solidaristiche e utilità
sociale, non possono essere ETS. Infatti, essendo
soggetti generalmente all’attività di direzione e
coordinamento di organizzazioni sindacali, o di
datori di lavoro, essi risultano esclusi dal novero
degli ETS. Il recente decreto-legge n. 34 del
2019 ha coordinato la disciplina del Codice Terzo
settore e quella del TUIR, consentendo che gli
enti gestori dei fondi di assistenza possano essere
considerati come “enti non commerciali”. Una
norma attesa e resa necessaria da un difetto della
disciplina contenuta nel Codice del Terzo settore.
In questo modo, si è cercato di trovare un punto
di bilanciamento fra la meritevolezza dell’attività
e dei fini svolti senza fine di lucro e l’impossibilità
di accedere alla qualifica di enti del Terzo settore.
Una soluzione ispirata - mi pare - dall’art. 118,
u.c. Cost.: “favorire” l’iniziativa autonoma dei
cittadini che si associano, autonomamente, per
lo svolgimento di attività di interesse generale.
Se la “funzione” che essi svolgono è sussidiaria
rispetto al pubblico, è necessario che essa sia
adeguatamente riconosciuta e favorita, se non
nelle forme del Codice del Terzo settore, in altre
forme idonee stabilite dal legislatore.
La sanità integrativa può giocare un ruolo, in
quanto effettivamente e realmente sussidiaria.
È certo che non può essere sostituzione delle
inefficienze dello Stato, ma una forma tramite la
quale l’autonomia iniziativa dei cittadini si “mette
in gioco” per assicurare, in forme diverse, la tutela
deldirittoallasaluteconmaggioreinnovazione,con
una attenzione specifica ai bisogni delle comunità.
In questo senso si, vedo interessanti orizzonti
che si aprono e alcuni adeguamenti normativi
ancor da apportare. Le società di mutuo soccorso
rappresentano una delle forme giuridiche, fra le
più antiche, per rispondere a questa sfida. Avrei
preferito che si dettasse per loro una disciplina
ad hoc, all’interno del Codice del Terzo settore,
anziché lasciarle, al di fuori del Codice, alla loro
legge di settore (legge n. 3818/1886). Ad esse
è data la capacità di trasformarsi in APS, senza
obbligo di devolvere il patrimonio. A me pare
che esse possano avere un futuro nella misura
in cui riescano a ritornare all’antico, coniugando
impronta comunitaria, finalità solidaristica e
capacità gestionale.
09 | Health Online 33
ABBIAMO LA RISPOSTA PRONTA
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10 | Health Online 33
Sigaretta elettronica:
cosa si sa e cosa non si sa.
Il punto della situazione fra news
e studi scientifici
Attualità di Marilena Falcone
L’estate 2019 ha decisamente messo la sigaretta
elettronica sul banco degli imputati per l’improvvisa
impennata di morti accertate causate dal suo utilizzo.
Negli Stati Uniti infatti, come riporta la CNN, in questo
ultimo periodo sono stati sei i decessi registrati dovuti
a affezioni delle vie respiratorie direttamente collegate
al vaping, in italiano svapare, ovvero fumo da sigaretta
elettronica, e oltre 450 i casi di malattie polmonari ad
esso associati. In precedenza poi, aveva suscitato
allarme la notizia di un giovane ventiquattrenne
ucciso dall’esplosione del dispositivo tenuto acceso in
bocca. Queste notizie sono state ampiamente riprese
dalla stampa anche italiana e hanno messo in dubbio
la nozione diffusa della sigaretta elettronica come
alternativa più sicura rispetto alla sigaretta tradizionale
perl’obiettivaassenzadicombustioneconproduzione
di catrame e fumi tossici, oltre che per l’assenza di
nicotina nelle versioni aromatizzate “nicotine-free”.
Diventa dunque estremamente importante capire
quali sono i fattori di rischio reali coinvolti nel vaping e
come evitarli, se possibile.
Indipendentemente dai noti effetti intrinseci della
nicotina, se presente, gli aspetti fondamentali da
prendereinesameperanalizzareirischieffettivamente
introdotti dall’uso di sigarette elettroniche sono:
•	 la sicurezza della batteria ricaricabile;
•	 l’inclusione di determinate sostanze nel liquido,
in particolare glicerolo, glicole propilenico e
diacetile.
ComespiegatoinunaccuratoarticolodiSigmagazine,
per quanto riguarda il primo punto, la situazione è
del tutto analoga a quanto si verifica talvolta con
le batterie di tablet e altri strumenti elettronici. È
molto importante scegliere batterie conformi
alle normative CEI adatte alla specifica sigaretta
elettronica acquistata, secondo quanto riportato
nel foglietto illustrativo incluso con la sigaretta
stessa. Inoltre, è indispensabile utilizzare la sigaretta
nel rispetto di alcuni accorgimenti comuni a tutti i
dispositivi elettronici a batteria attualmente presenti
La sigaretta elettronica:
cos’è e come funziona
Il cinese Hon Lik brevettò nel 2003 la prima sigaretta
elettronica moderna, discendente alla lontana delle
antiche pipe ad acqua diffusissime nel XVI secolo
in India e in Iran. L’idea era di creare un dispositivo
che aiutasse il fumatore accanito a liberarsi dalla
dipendenza dal fumo, eliminando o comunque
limitando al massimo gli effetti nocivi tipicamente
correlati alle sigarette tradizionali, dovuti non solo
alla presenza di nicotina ma anche, e soprattutto, al
catrame e ai fumi tossici generati dalla combustione.
Infatti, a differenza della sigaretta tradizionale
che usa la combustione di carta, tabacco e altre
sostanze, la sigaretta elettronica si basa sul principio
della vaporizzazione ovvero del riscaldamento di
un liquido che, appunto, vaporizza. Le sigarette
elettroniche disponibili in commercio variano di
forma e dimensione a seconda dell’utilizzo, ma sono
tuttecaratterizzatedauninsiemedicomponentifissi:
•	 BOCCAGLIO per effettuare i “tiri”, che attiva
la batteria
•	 BATTERIA (ricaricabile) che alimenta il
vaporizzatore creando in base alla tensione
(voltaggio) gusto ed intensità diversi nel “fumo”
•	 VAPORIZZATORE o CARTOMIZZATORE che, in
base alla potenza nominale (wattaggio) riscalda
a diverse temperature il liquido nella cartuccia
portandolo in uno stato di sospensione gassosa
•	 LIQUIDO (in cartuccia ricaricabile) che può
contenere nicotina in diverse concentrazioni
o non contenerne affatto, aromi, solventi e
sostanze vòlte a ricreare quanto più possibile la
sensazione del fumare tradizionale.
Sebbene nata, come detto, con lo scopo di
supportare chi stesse cercando di smettere di
fumare, non esistono ad oggi studi conclusivi che
dimostrino l’efficacia della sigaretta elettronica
in tal senso. Inoltre, in diversi Paesi, a causa delle
campagne marketing che insistono sull’inesistenza
di effetti collaterali soprattutto nelle versioni prive
di nicotina, la diffusione dell’uso delle sigarette
elettroniche ha raggiunto livelli preoccupanti fra
adolescenti e donne incinte, nonostante i ripetuti
inviti ad astenersi rivolti a queste categorie.
www.healthonline.it | 11
in commercio relativi a come svolgere correttamente
la ricarica, evitare il surriscaldamento, effettuare il
trasporto e la manutenzione, sempre nel rispetto delle
istruzioni allegate.
Più controverso è invece il discorso relativo alle
sostanze presenti nel liquido, perché le normative
variano da Paese a Paese. In particolare, le sostanze
sotto accusa sono glicerolo o glicerina vegetale,
glicole propilenico e diacetile.
Ilglicerolooglicerinavegetaleparrebbeesserelacausa
della gravissima e “misteriosa” malattia polmonare
responsabile della maggior parte dei decessi e dei
ricoveri riportati dalla stampa in questi mesi. Si tratta
della polmonite lipoidea, una patologia rara che
si scatena in seguito all’infiammazione polmonare
dovuta all’inalazione e conseguente accumulo di
sostanze grasse come, appunto, il glicerolo, usato in
molti liquidi di sigarette elettroniche e considerato
fino a poco tempo fa completamente innocuo.
L’insufficienzarespiratoriaindottadapolmonitelipoidea
correlata al fumo di sigarette elettroniche con glicerolo
è stata presa in esame in un Case Report pubblicato sul
BMJ Journal che evidenzia come, al momento, l’unica
raccomandazione da rivolgere a chi manifesta i primi
sintomi (tosse, dispnea progressiva sotto sforzo, febbre
e sudori notturni) consista nella sospensione completa
del vaping e, ovviamente, nell’intervento tempestivo
del medico.
Sempre il glicerolo è chiamato in causa, questa volta
insieme a un’altra sostanza, il glicole propilenico, per
la capacità di decomporsi e dare origine a composti
notoriamente tossici quali la formaldeide se mescolati
e surriscaldati. Secondo un recentissimo studio questo
è proprio ciò che avviene nei vaporizzatori ad elevata
potenza di ultima generazione (al di sopra dei 15-20
watt). In questo caso, in attesa di ulteriori conferme,
una attenta valutazione delle informazioni contenute
sulla confezione e nel foglietto illustrativo possono
indirizzare la scelta verso la soluzione ritenuta più sicura.
12 | Health Online 33
Il diacetile, infine, è strettamente collegato con
un altro tipo di affezione delle vie respiratorie
responsabile dei casi che hanno avuto vasta
eco sulla stampa, la bronchiolite obliterante. In
realtà, il diacetile è presente nel liquido di diverse
marche di sigarette elettroniche prive di nicotina
commercializzate negli Stati Uniti, ma risulta assente
in quelle commercializzate in Italia e in Europa, come
rassicura ANAFE-Confindustria, l’associazione che
riunisce i produttori nazionali di sigarette elettroniche
e liquidi da inalazione, in una nota ANSA dello scorso
dicembre. È dunque essenziale prestare attenzione,
in fase di acquisto, alla provenienza o comunque
all’elenco di ingredienti riportati sulla confezione
della sigaretta elettronica di interesse.
In conclusione, il clamore negativo suscitato dalle
notizie che arrivano da oltreoceano, dove si sta
andando nella direzione del divieto assoluto delle
sigarette elettroniche prive di nicotina è, per il
momento, ragionevolmente contenuto a casa nostra.
Non ha attualmente molto senso lasciarsi andare
ad allarmismi incontrollati anche se, naturalmente,
in assenza di dati e studi definitivi a lungo termine,
è bene non considerare mai la sigaretta elettronica
come un trastullo innocuo, anche rispetto alla
sigaretta tradizionale.
È importante scegliere prodotti di provenienza
comprovata, che rispettino le normative europee
e italiane e, in caso di dubbi, controllare l’elenco di
ingredienti, le specifiche tecniche e le istruzioni di
utilizzo.
Donne incinte, giovani e giovanissimi e persone
con problemi di salute dovrebbero astenersi
completamente dal vaping. In generale, nessuno
dovrebbe eccedere nell’uso, mentre è essenziale
rivolgersi al medico al primo insorgere di sintomi
correlabili a una irritazione del sistema respiratorio.
www.healthonline.it | 13
Intestatario: Fondazione Health Italia
IBAN: IT 14 U 03359 01600 100000140646
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avrà la visita medica
che non può permettersi
14 | Health Online 33
E se una salute globale fosse concretamente
realizzabile?
La Costituzione italiana considera il diritto alla salute
una norma indispensabile per tutti gli individui, senza
considerare l’orientamento sessuale e la posizione
sociale di ognuno. In particolare, il I° comma dell’art.
32 stabilisce che “la Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della
collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Il contenuto del diritto che la Costituzione riconosce
a tutti gli individui è complesso. La situazione di
benessere intesa in senso molto ampio con cui
s’identifica il bene “salute” si traduce essenzialmente
nella tutela costituzionale dell’integrità psico-fisica,
del diritto ad un ambiente salubre, alle prestazioni
sanitarie e della cosiddetta libertà di cura.
Purtroppo, però, non sempre i fatti corrispondono
alla realtà. Per certi versi, sembra che l’assistenza
sanitaria italiana stia continuando a fare passi in
avanti, grazie soprattutto a delle strutture eccellenti
siadaunpuntodivistaprofessionalechetecnologico,
e con l’istituzione, ad esempio, del Servizio
Sanitario Regionale (SSR) per la tutela di tutti gli
stranieri provenienti da un Paese non appartenente
all’Unione Europea. Nonostante ciò, presenta ancora
delle lacune critiche e non superficiali, come spesso
vengono considerate, dalle quali non si può più
continuare a scappare.
Da tanti anni infatti, viene segnalato un forte ed
evidente declino del Servizio Sanitario Nazionale
(SSN), che comincia ad abbandonare al proprio
destino milioni di cittadini i quali non riescono più ad
accedere a servizi preventivi, diagnostici, assistenziali
e riabilitativi.
Tuttavia, esistono fortunatamente delle realtà
importanti, che credono ancora nella possibilità di
un’assistenza sanitaria per tutti e ovunque, andando
contro ad un definanziamento della spesa pubblica,
l’invecchiamentodellapopolazioneel’aumentodelle
malattie croniche. Tutti elementi che concorrono a
innalzare barriere nell’accesso alle cure.
EMERGENCY, organizzazione umanitaria dal 2006
presente in Italia con presidi ambulatoriali, fa parte
di queste realtà grazie all’attivazione di “ambulatori
mobili”, un progetto totalmente innovativo e a
servizio di tutte le persone, comprese le donne
in gravidanza o con i propri bambini, che hanno
bisogno di cure e sostegno psicologico.
Gli ambulatori mobili riescono a fronteggiare la
Ambulatori mobili in Italia per una
medicina prossima e flessibile
Intervista a Michele Iacoviello, Coordinatore Cliniche Mobile di Emergency
Attualità di Beatrice Casella
www.healthonline.it | 15
scarsità delle risorse destinate all’assistenza sanitaria
pubblica che sta causando gravissime conseguenze,
tra cui la carenza dei servizi e l’inaccessibilità delle
cure ai gruppi di pazienti economicamente o
socialmente più svantaggiati. Gli ambulatori mobili
sono una risposta concreta a queste problematiche,
sono una sorta di politica di contenimento della
spesa capace di individuare priorità negli interventi.
Health Online è entrata nel dettaglio della questione
intervistando Michele Iacoviello, Coordinatore
cliniche mobili di EMERGENCY, il quale ha
sottolineato l’importanza di una medicina flessibile
e prossima, capace di rendere concreto il diritto alla
cura anche a tutti coloro che, per una serie di motivi,
ha delle difficoltà ad accedere al sistema.
Quando e perché è nata l’esigenza di creare delle
strutture mobili sanitarie?
Il progetto è nato agli inizi del 2011 e rientra
nell’ambito del Programma Italia di EMERGENCY.
Originariamente era dedicato ai braccianti agricoli
che, in alcune zone del nostro Paese, vivono tuttora
in situazioni difficili e a disagio. Poi, con il passare
del tempo, abbiamo riscontrato una forte esigenza
di rendere disponibile questo servizio anche nelle
periferie urbane, nei campi rom, nei centri di
accoglienza e nelle aree colpite da catastrofi naturali,
specialmente le zone terremotate del Centro Italia.
Quanti ambulatori esistono attualmente in Italia?
Attualmente sono attivi quattro ambulatori mobili:
nella provincia di Macerata e Teramo, in particolare
all’interno del cratere del grande sisma avvenuto
nel 2016; nei quartieri periferici di Milano, come Via
Vitruvio, vicino alla Stazione Centrale, per l’elevata
presenza dei migranti ai quali vengono garantite 20-
25 visite al giorno; nei dintorni di Latina, dove sono
numerosissimi i braccianti indiani; nelle zone rurali di
Ragusa per una forte presenza di lavoratori agricoli
provenienti soprattutto dal Nordafrica, dalla Tunisia
e dall’Est Europa, principalmente Romania. Ritengo
sia importante sottolineare inoltre che, considerando
le cliniche mobili e gli ambulatori fissi, abbiamo
visitato in tutto fino ad oggi 80.000 persone, migranti
e cittadini italiani per lo più appartenenti alle zone
colpite dal sisma. In particolare, considerando
solamente gli ambulatori mobili e un periodo che va
dal 2011 ad oggi, sono stati curati 25.457 pazienti dai
0 ai 15 anni (4%) e dai 18 ai 40 anni (63%).
Quali servizi vengono offerti e a chi sono rivolti?
I servizi offerti riguardano la medicina di base, le
attività infermieristiche (sanitarie e di prevenzione), il
supporto psicologico e l’orientamento sociosanitario
attraverso il ruolo essenziale del mediatore culturale
le cui mansioni consistono principalmente nel
raccogliere i dati della persona, aiutarla a gestire le
pratiche amministrative e a scegliere il medico dal
quale essere assistito e curato. Le prestazioni appena
descritte sono destinate in modo particolare agli
indigenti.
Avete avviato ambulatori di questo tipo anche
nei Paesi in Via di Sviluppo? Se sono presenti,
ha riscontrato delle differenze e problematiche
rispetto alle strutture mobili in Italia?
Abbiamo cercato di avviare un ambulatorio mobile
in Kurdistan, ma ha avuto una durata relativamente
breve perché abbiamo capito che nei paesi in via di
sviluppo l’obiettivo deve essere diverso: costruire
ospedali, quindi strutture fisse, e formare personale
medico sanitario locale. Noi di EMERGENCY stiamo
adottando questa prassi e sta funzionando molto
bene.
Gli ambulatori mobili oltre ad essere molto utili
da un punto di vista sanitario, riescono anche a
diminuire le disuguaglianze, contrastare la povertà
e garantire l’incremento di un welfare territoriale?
Partendo in ordine, gli ambulatori mobili alzano
l’asticella dell’uguaglianza perché assicurano
sostegno sociosanitario a tutti e in qualsiasi
momento, rispettando così il diritto all’accesso alle
curericonosciutodallanostraCostituzione.Contrasta
molto la povertà, riducendo i costi sanitari perché fa
da filtro al pronto soccorso e al 118. A tal proposito, è
stato dimostrato che esistono un numero elevato di
accessi impropri al pronto soccorso che provocano,
per esempio, delle spese sanitarie superflue. Infine,
gli ambulatori mobili sostengono l’incremento di un
welfare territoriale dimostrando che una medicina
prossima alle persone, attente alle differenze culturali
e linguistiche, riesce ad assicurare un percorso di
cura.
Una nozione, quest’ultima, che combacia
perfettamente con il Preambolo della Costituzione
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
“La salute è uno stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non la mera assenza di malattia
o infermità”.
Un concetto che in Italia sta prendendo realmente
forma anche grazie a progetti come quello di
EMERGENCY, una delle più grandi associazioni
umanitarie italiane che adotta costantemente idee
sostenibili ed innovative per l’eguaglianza e la
responsabilità sociale.
16 | Health Online 33
Persone non udenti?
Come sub negli abissi. Interviene l’Onu
Attualità di Alessandro Notarnicola
La comunicazione avviene quando, oltre al
messaggio, passa anche un supplemento di
anima. La pensava in questo modo il filosofo
francese Henri Bergson, secondo cui inoltre le
parole tradotte nella lingua dei segni diventano
una vera e propria danza, in cui l’intenzione – e
aggiungeremmo anche l’anima – traspare dai
gesti delle mani, dall’energia, dall’espressione
del volto. Se si parla a una persona non udente
di comunicazione, non avrà dubbi: il linguaggio
è come una danza di gesti che rompe il silenzio.
Lo rompe realmente. Stando ad alcuni esperti
di Lis, la lingua dei segni, i non udenti sono
come l’acqua frizzante, agitando la bottiglia e
aprendola all’improvviso esplode, e così succede
a loro, come se dovessero continuamente tenere
compresso nell’anima il bisogno di comunicare. La
comunicazione infatti per tutti gli esseri viventi è
una facoltà del tutto innata: tutti quando veniamo
al mondo avvertiamo il bisogno di “dire la nostra”
e certamente nessuno appena nato ha la facoltà
della parola. Si comunica dunque con i gesti: si
indica, si piange, si sorride, si fissa qualcosa. Ma
certo non si trasmette un messaggio attraverso
l’uso della parola. C’è però da precisare che avere
la possibilità di comunicare non corrisponde
sempre al sapere comunicare.
Al mondo i non udenti sono 80 milioni e parlano
circa 300 differenti lingue dei segni nei loro Paesi,
che vanno riconosciute, tutelate e promosse.
Necessità ribadita dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite che, nel dicembre 2017, ha istituito
la Giornata internazionale delle lingue dei segni, da
celebrare il 23 settembre, nel giorno di fondazione
nel 1951 della Federazione mondiale dei sordi
(Wfd). La nuova ricorrenza è stata così inserita
nella Settimana internazionale dei sordi, lanciata
in occasione del primo Congresso mondiale
della Wfd, tenutosi a Roma, il 28 settembre nel
1958, proclamato Giornata mondiale del sordo.
Quest’anno il tema della Giornata è chiaro: tutti
hanno diritto alla lingua dei segni! Per l’Onu infatti
oggi è quanto mai fondamentale diffondere e
valorizzare la conoscenza di questi linguaggi, che
si servono di sistemi codificati di gesti delle mani,
espressioni del viso e movimenti del corpo, che
corrispondono ad uno o più significati, diversi da
Paese a Paese e anche all’interno degli stessi, da
regione a regione, al pari delle lingue ordinarie e
dei vari dialetti.
La comunicazione visivo-gestuale è conosciuta e
diffusa dall’antichità e oggi sono circa 40 gli Stati
che hanno riconosciuto ufficialmente le loro lingue
dei segni. Un numero che l’Organizzazione delle
www.healthonline.it | 17
Nazioni Unite ritiene alquanto insufficiente e quasi
del tutto assente in diversi ambiti della vita, dalla
cultura allo sport, attraversando il lungo corridoio
della medicina. Spesso infatti i sordi sono come
sub negli abissi, intorno a loro esiste il silenzio, un
silenzio che di tanto in tanto si rompe attraverso le
immagini proposte o tramite un incontro di sguardi.
Osservare per un non udente è una delle attività
predilette del quotidiano: guardare è il modo per
conoscere e comprendere la realtà che lo circonda.
Molte volte invece chi non ha la facoltà sensoriale
dell’udito si affida alle immagini, e dunque alle arti
figurative, come il disegno e la pittura. È questo
il caso di Elisabetta Maio, sorda dalla nascita ed
esperta di Lis, che in un’intervista rilasciata all’Eco
di Bergamo ha raccontato aver avuto due figli,
entrambi sordi come lei, che ora hanno 26 e 29 anni,
e che proprio affiancandosi a loro nella crescita ha
scoperto la sua vera vocazione, affrontando per la
prima volta la sfida di insegnare la lingua dei segni,
portandola nelle aule scolastiche: «Ho incominciato
– ha commentato – con i piccoli del nido, poi con la
scuola materna, e via via fino all’università». Certo,
per lei la strada è stata in salita: «Ho vissuto anche
un periodo di esaurimento perché nonostante
tutti gli sforzi non riuscivo a inserirmi nel mondo
come avrei voluto. Portavo i miei figli a scuola e a
logopedia, ma in famiglia ci sono state malattie e
relazioni faticose che mi hanno sfinito, portandomi
a una crisi gravissima. Ci sono voluti tempo e
l’aiuto di una terapia psicologica per riuscire a
riprendermi, a recuperare l’autonomia, a tornare
quella di sempre».
Proprio per queste difficoltà a relazionarsi e a
interagire con “l’altra parte del mondo”, quella
cioè che sente e parla benissimo, a livello globale
oggi – molto di più rispetto a ieri – si svolgono
manifestazioni, cortei, incontri, campagne di
sensibilizzazione e diffusione di materiali sulle lingue
dei segni, che possono rafforzare i legami con le
comunità sorde nel mondo e favorire la loro piena
integrazione. In Italia, l’Ente nazionale sordi (Ens),
istituito nel 1932 con la missione di promuovere
l’identità, l’autonomia e la piena realizzazione delle
persone non udenti ha scelto di dedicare l’intero
mese di settembre ai “Diritti della lingua dei segni
per tutti”, auspicando una rapida approvazione del
Disegno di legge che definisce i diritti e la rimozione
delle barriere comunicative in ambito politico,
formativo, lavorativo, già licenziato dal Senato, il 3
ottobre 2017, ma in attesa di passare al vaglio della
Camera. L’Italia ad oggi è l’unico Paese nell’Unione
europea a non avere ancora riconosciuto la lingua
dei segni nel proprio ordinamento.
LA CURIOSITà
È Lorenzo Nissi Vassalle il primo laureato italiano
non udente. La corona d’alloro per il giovane
pisano è arrivata lo scorso febbraio a seguito della
presentazione della tesi ‘I sordi, l’audiovisivo e i
nuovi media’. Un primato non trascurato dall’ex
ministro dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca Marco Bussetti, che, su Facebook, ha postato
i suoi auguri a Lorenzo. “La Lingua dei segni – ha
scritto l’ex ministro – costituisce uno strumento
importante di inclusione, di pari opportunità, di
accesso alla comunicazione e piena partecipazione
alla vita collettiva delle persone con deficit uditivo.
Lorenzo, 24 anni, ha ottenuto il titolo nella Facoltà
di Lettere moderne dopo una serie di difficoltà che
tutti i non udenti devono affrontare. Proprio queste
erano al centro della sua tesi, in cui ha dimostrato
che le tecnologie, in particolare alcune applicazioni,
possono garantire una maggiore autonomia”.
Il 3 ottobre del 2017 per la prima volta il Senato ha
approvato il disegno di legge sul riconoscimento
della Lingua dei segni italiana. Poi il testo è passato
alla Camera, dove ancora giace in attesa di essere
discusso. “L’impegno di Lorenzo deve essere
sostenuto con forza. Questo governo sta facendo
la sua parte”, ha scritto sempre nel post Bussetti. “Il
ministro Lorenzo Fontana e io – ha proseguito – a
dicembre abbiamo firmato un protocollo d’intesa
che ha l’obiettivo di formare docenti esperti e
qualificati nella Lis e favorire la completa inclusione
scolastica dei bambini sordi segnanti. I corsi daranno
una risposta attesa da molto tempo. Grazie a 6
milioni di euro già a disposizione, avvieremo subito
i percorsi formativi destinati ai docenti di sostegno.
Nessun ragazzo deve essere lasciato indietro”.
18 | Health Online 33
Il nostro impegno,
la vostra salute
Health Italia S.p.A. opera nel mercato della promozione
di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva
ed eroga servizi amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali
a Fondi Sanitari, Casse di assistenza sanitaria e, soprattutto,
a Società di Mutuo Soccorso.
È inoltre attiva nel mercato del welfare aziendale
e gestisce in outsourcing piani di welfare in modalità Flexible Benefit.
Health Italia S.p.A.
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM)
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Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364 - www.mbamutua.org
20 | Health Online 33
Diffondere la cultura della prevenzione, informare
sulle possibilità e sulle nuove prospettive offerte dallo
sviluppo della telemedicina: con questi obiettivi,
Health Italia e Health Point hanno partecipato a
ITACA 20.19 - viaggio tra le idee, una tre giorni
di approfondimenti e dibattiti su temi di interesse
pubblico. Per saperne di più abbiamo fatto qualche
domanda all’Amministratore Delegato di Health
Point, Silvia Fiorini.
Dal 27 al 29 settembre, il piccolo, bellissimo centro
storico di Formello si è trasformato in uno spazio di
confronto e condivisione: a Palazzo Chigi si è svolta
infatti Itaca 20.19 – viaggio tra le idee, una tre giorni
di dibattiti e approfondimenti su temi di interesse
pubblico. L’evento è stato promosso dal Comune
di Formello, in collaborazione con l’Associazione
Itaca2.0, con il patrocinio del Consiglio Regionale
del Lazio e il sostegno, in qualità di partner, di
Health Italia. Tra focus e workshop, gli argomenti
trattati sono stati davvero tanti: dalla sanità digitale
al ruolo dello sport nella lotta al disagio giovanile,
dall’innovazione nelle imprese al microcredito, dalla
sicurezza partecipata al ruolo dell’Europa nella
crescita delle comunità locali.
Il sindaco di Formello, Gian Filippo Santi, ha fatto
gli onori di casa, insieme al vicepresidente del
Sanità digitale:
Health Italia e Health Point
a Itaca20.19 – viaggio tra le idee
In evidenza di Nicoletta Mele e Mariachiara Manopulo
Consiglio regionale del Lazio Giuseppe Cangemi,
al presidente di Itaca 2.0 Gianni Sammarco, e al
presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito,
Mario Baccini.
Che la manifestazione sia stata un successo lo
dimostrano i numeri: oltre 2000 presenze e 50 relatori
provenienti dalle istituzioni europee, nazionali e
locali, dal mondo delle imprese, della sanità, della
cultura, della musica, dello sport. Uomini delle
istituzioni, giornalisti, professori ed esperti si sono
confrontati su tematiche attuali che interessano la
vita di tutti i cittadini e del territorio.
Sul palco di Itaca non sono mancati gli ospiti illustri:
Annalisa Minetti, cantante e atleta paralimpica, è
stata intervistata da Marcello Cirillo durante il focus
“Sociale: specialmente abili”; Sergio De Caprio, noto
come Capitano Ultimo, è intervenuto per parlare
di sicurezza partecipata e legalità. Antonio Tajani,
Presidente della Commissione Affari Costituzionali
del Parlamento europeo, si è confrontato i sindaci
dei piccoli comuni del Lazio. Ancora, Claudio Lotito,
presidente della Lazio, ha parlato di sport come
antidoto al bullismo e ai problemi di giovani e
giovanissimi insieme al presidente della Federazione
Italiana Nuoto, Paolo Barelli e al presidente della
Federazione Italiana Sport Equestri, Marco Di Paola.
Il dibattito sulle prospettive e le possibili applicazioni
della sanità digitale ha aperto la manifestazione:
le eccellenze della telemedicina hanno parlato di
e-health, intelligenza artificiale, home monitoring e
di come la sanità digitale può migliorare l’assistenza
e garantire un risparmio per la spesa sanitaria. Tra i
relatori, anche il prof. Sergio Pillon, Direttore UOD
Telemedicina, Dipartimento Cardiovascolare, A.O.
S. Camillo Forlanini, cofondatore della SIT (Società
italiana di Telemedicina) e membro dell’Ufficio Studi
di ANSI (Associazione nazionale Sanità Integrativa e
Welfare).
Cos’è, esattamente, la sanità digitale? E la
telemedicina?
Tecnologie informatiche e di telecomunicazione
(ICT) + salute = sanità digitale. In una sola parola,
che sta entrando nel vocabolario comune, eHealth.
Secondo la Commissione Europea, eHealth è
“l’insieme di strumenti e servizi digitali al servizio
della salute e delle cure mediche che usano le
Silvia Fiorini,
AD di Health Point
www.healthonline.it | 21
tecnologie informatiche e di telecomunicazione (ICT)
per migliorare attività come prevenzione, diagnosi
e terapie delle patologie, nonché monitoraggio e
gestione della salute e degli stili di vita”.
Per telemedicina invece si intende “l’erogazione
di servizi sanitari quando la distanza è un fattore
critico, per cui è necessario usare, da parte degli
operatori, le tecnologie dell’informazione e delle
telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni
utili alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione
delle malattie e per garantire un’informazione
continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e
supportare la ricerca e la valutazione della cura”
(OMS). In sostanza, eHealth fornisce una serie di
ausili e strumenti tecnologici per la tutela e la
cura della propria salute, e la telemedicina i servizi
diagnostici e terapeutici che non sostituiscono
quelli tradizionali, ma vanno ad integrarli
attraverso la “modernizzazione” del digitale che
si avvale di innovazioni tecnologiche all’avanguardia
per un risultato più efficace ed efficiente.
Lo sviluppo della sanità digitale, quindi, consente sia
di migliorare la qualità della vita del paziente che di
ridurre i tempi. Oggi è possibile avere a disposizione
dei centri di servizi di telemedicina – con strumenti
diagnostici all’avanguardia e non invasivi – in grado
di favorire la prevenzione territoriale di primo livello,
grazie ad una stazione telematica sempre connessa,
dove tutti i dati raccolti possono essere condivisi con
una centrale medica per l’analisi e la refertazione.
Sono gli Health Point, un progetto di Health Italia
S.p.A. attraverso la sua controllata Health Point
S.p.A. “Gli Health Point sono strutture costituite da
moduli (c.d. Station) appositamente attrezzate con
device di ultima generazione - ha spiegato l’AD Silvia
Fiorini - che operano nel pieno rispetto delle Linee
di Indirizzo Nazionali del Ministero della Salute,
dove è possibile effettuare fino a 40 rilevazioni, con
l’assistenza di personale infermieristico qualificato, il
tutto con dispositivi medicali non invasivi e nel totale
rispetto della privacy degli utenti. Tutti i rilevamenti
vengono condivisi con il centro medico erogatore
ed il relativo personale medico qualificato, al fine
di restituire un pronto e veloce riscontro agli utenti.
All’interno degli Health Point è inoltre possibile
prenotare una televisita con un medico specialista.
Le nuove tecnologie di cui dispongono le station
consentono il monitoraggio di parametri che finora
potevano essere controllati soltanto con test
invasivi, condotti esclusivamente presso laboratori
specializzati e in ospedale, riducendo così i tempi di
attesa”.
Una delle station di Health Point è stata presente
per tutta la durata di Itaca 20.19, fornendo
22 | Health Online 33
gratuitamente check up ed esami non invasivi di
primo livello a chi ne ha fatto richiesta.
Abbiamo incontrato l’AD di Health Point, Silvia
Fiorini.
Dottoressa Fiorini, cosa ha rappresentato la
partecipazione a Itaca 20.19?
È stato un evento molto interessante che ha portato
a dei risultati soddisfacenti sia per chi si è sottoposto
ai check up gratuiti che per noi che abbiamo erogato
il servizio. Durante i 3 giorni della manifestazione c’è
stata una grande affluenza alla station di Health Point,
con l’erogazione di check up gratuiti ogni 15 minuti.
Visto il grande successo e per poter soddisfare più
richieste possibili, abbiamo messo a disposizione la
Station presente nella nostra sede di Formello anche
per le giornate di lunedì 30 settembre e martedì 1
ottobre. Possiamo contare un totale di circa 170
esami effettuati e siamo onorati di aver potuto
accogliere presso la nostra station personalità di
rilievo come il Sindaco di Formello, Gian Filippo
Santi, il Vice Presidente del Consiglio Regionale del
Lazio, Giuseppe Cangemi, e numerosi Assessori
e Consiglieri del Comune di Formello. I risultati
ottenuti con Itaca 20.19 sono la dimostrazione
della necessità di diffondere i servizi di telemedicina
che avvicinano le persone alla prevenzione, senza
sostituire la diagnosi tradizionale, attraverso un
accesso facilitato e quindi con una notevole riduzione
dei tempi di attesa.
Quanto è importante oggi investire nella
telemedicina?
L’Italia è agli ultimi posti in Europa e nel mondo
www.healthonline.it | 23
occidentale per l’utilizzo della Telemedicina. È quindi
fondamentale sviluppare e diffondere la cultura della
telemedicina per la salute del cittadino attraverso la
prevenzione,cheèlostrumentoprimariocheabbiamo
a disposizione per combattere le malattie. L’obiettivo
è quello di avere la possibilità di fare il punto sulla
salute senza attese – criticità del Servizio Sanitario
Nazionale – senza code e senza appuntamento,
il tutto a dei costi agevolati rispetto al privato. In
questi giorni, tra l’altro, una sentenza della Corte di
Cassazione rafforza la nostra mission, costituendo
un importante precedente per la regolamentazione
del collocamento di punti salute in grado di svolgere
servizi di telemedicina in luoghi pubblici e aziende.
La possibilità di effettuare rilevazioni di particolari
parametridelnostroorganismocondevicealtamente
tecnologici e non invasivi nel pieno rispetto della
privacy e delle Linee di Indirizzo Nazionali del
Ministero della Salute, e la possibilità di condividere
i dati direttamente con un centro medico e/o un
medico specialista di riferimento, rappresentano
uno strumento fondamentale per la prevenzione e
per la tempestività nella sfera sanitaria quotidiana di
ognuno di noi.
Tra i punti di forza degli Health Point c’è lo sviluppo
della sanità digitale. In che modo? E perché?
Health Point punta allo sviluppo della sanità digitale
attraverso i centri polispecialistici che supportano i
servizi erogati nella verifica dei dati raccolti, grazie
anche al personale medico qualificato. Health Point
è infatti anche titolare di Health Point Medical Care,
ovvero un network di poliambulatori specialistici
che erogano prestazioni di visite specialistiche,
odontoiatriche, ecografie, indagini diagnostiche,
fisioterapia con personale medico altamente
qualificato e strumentazione all’avanguardia. Tutto
questo per rispondere alle nuove esigenze di un
elevato invecchiamento della popolazione: passare
dalconcettodi“cura”aquellodel“prendersicura”di
un soggetto sano, attraverso interventi personalizzati
e con strumenti digitali che consentono un accesso
facilitato e senza lunghe ed estenuanti attese.
La location: Palazzo Chigi
Il Palazzo fu costruito nel XII secolo dalla famiglia
Orsini e in origine era un edificio di difesa; nella
seconda metà del XV secolo, diventò una residenza
signorile. Successivamente venne acquisito dalla
famiglia Chigi, che nel 1661 realizzò l’Appartamento
Novo del Cardinal Flavio Chigi, nipote di Papa
Alessandro VII, e il Museo delle curiosità naturali,
peregrine e antiche, nucleo originale della collezione
Chigi del Palazzo.
L’elemento più antico è la Torre: salendo lungo la
“scala emozionale” – ogni gradino rappresenta una
tappa della via Francigena - si raggiunge la parte più
alta e recente, opera dell’architetto Andrea Bruno,
da cui si ammira panorama bellissimo che, nelle
giornate terse, arriva fino al mare.
Nel 1993, Palazzo Chigi diventò di proprietà del
comune di Formello. Oggi è la sede del Museo
dell’Agro Veientano, e della Biblioteca Comunale
Multimediale. Ospita l’Ostello della Gioventù
Maripara e Manzio, sistema integrato di accoglienza
per i pellegrini della via Francigena. Al suo interno,
la Sala Orsini è utilizzata per lo più per esposizioni
temporanee e conferenze, mentre la Sala Grande è
sede del Consiglio Comunale.
24 | Health Online 33
invece di agire tramite sostanze esogene, ripristina
e valorizza le risorse interne dell’organismo. Il
collagene è la proteina essenziale per l’organismo,
“la colla” che sorregge il nostro corpo, ma si riduce
con il tempo. L’organismo in parte la recupera con il
riciclo degli aminoacidi generati dalla degradazione
delle proteine e in parte attraverso l’alimentazione,
ma questo non basta. È fondamentale, quindi,
una reintegrazione quotidiana di collagene per
assicurare il benessere dell’intero organismo, senza
ricorrere all’aiuto di sostanze esogene, ma solo
attraverso la valorizzazione delle risorse interne
dell’organismo. In che modo? Con gli integratori a
base di collagene, l’elemento principe dei prodotti
distribuiti con il brand commerciale Collagen for
Life.
“Con Collagen For Life - aggiunge Papini
- esploriamo nuovi ambiti di promozione e
distribuzione, con il coinvolgimento diretto del
consumatore che, verificata l’efficacia dei prodotti,
si propone come ‘testimonial’, partecipando
spontaneamente alla diffusione degli stessi. Inoltre,
l’approccio al mercato avviene anche tramite i
moderni strumenti di comunicazione come il sito
web www.collagenforlife.it, nonché, la pagina
Facebook ‘Collagen for life’”.
Prendersi cura di sé e del proprio benessere con
la prevenzione è quindi la mission di Health for
Life. “La società, che fa parte del gruppo Health
Italia S.p.A - spiega l’AD - si presenta come una
‘health community’ per offrire ai propri utenti la
possibilità di scoprire prodotti e acquisire vantaggi
dai loro acquisti e da quelli dei loro amici e, per chi
lo desidera, anche di intraprendere un percorso
professionale”.
Tra i prodotti anche la nuova linea di protezioni solari
denominata “SHADOW” e la nuova linea di prodotti
al collagene in ambito cosmeceutico, che vanno a
integrare le 3 linee prodotti già in distribuzione,
denominate “SUPREME”, “BALANCE” e “ELLA”.
Health Promoter è la figura che contribuisce alla
valorizzazione di questo grande ed interessante
progetto, organizzando il lavoro in completa
autonomia. L’Health Promoter, inoltre, partecipando
Health for life, la Health community
per la cura di se e del proprio benessere
Interviene l’AD Guido Papini
Promozione dello sviluppo di una Health
Community dedicata alla cura di sé e del proprio
benessere, attraverso la distribuzione di prodotti a
base di collagene. È questa l’attività di Health For
Life, società del gruppo Health Italia S.p.A.
“Con il progetto Health Community - Il Naturale
Star Bene, Health For Life si pone come primari
obiettivi la prevenzione e il benessere delle
persone”, spiega l’AD di Health For Life Guido
Papini. “Tutti i prodotti nascono da una rigorosa
ricerca italiana, documentata da lavori scientifici e
da brevetti internazionali”.
La qualità ed efficacia dei prodotti Health For Life è
documentata da ricerche scientifiche.
“I nostri studi - prosegue - sono ispirati al Professor
Bruno Silvestrini, medico e docente universitario
con un’esperienza pluriennale nella ricerca
medica e farmaceutica, responsabile di scoperte
farmacologiche di rilievo internazionale e autore
di oltre 500 pubblicazioni scientifiche. Da più di 30
anni ha approfondito con entusiasmo e passione
la ricerca, concentrandosi sugli effetti benefici del
collagene sul corpo umano”.
Ogni prodotto è differente per composizione e
indicazioni, ma il principio di azione è comune:
Le aziende del Gruppo di Alessia Elem
Guido Papini,
AD di Health For Life
www.healthonline.it | 25
spontaneamentealmodellodiBusinessdiHealthFor
Life, usufruisce dei presupposti della condivisione
(Economy Sharing) denominati: autoconsumo -
promozione - rendita - compartecipazione. Per
un’alta formazione nel campo l’azienda prevede
dei corsi.
Non solo la cura della salute delle persone,
ma anche degli animali domestici. “Come per
noi, anche nel caso degli animali, cani e gatti in
particolare - conclude Guido Papini - è difficile
che il cibo presente in commercio fornisca tutti
gli elementi utili al funzionamento ottimale delle
funzioni fisiologiche del loro organismo. In questo
caso, stiamo realizzando una speciale linea PET, che
offre una serie di integratori contenenti la giusta
combinazione di componenti per supportare il
fabbisogno giornaliero dei nutrienti necessari alla
loro salute”.
Oltre ai nutraceutici, la linea Pet Health for Life
comprende anche altri prodotti essenziali alla cura e
all’igiene degli animali domestici. I prodotti saranno
presto disponibili anche presso gli Health Point.
26 | Health Online 33
Fondazione Health Italia Onlus:
fare del bene, fa bene
L’intervista al presidente Massimiliano Alfieri
Le aziende del Gruppo di Nicoletta Mele
Avere a cuore la salute del prossimo con tutto il
supporto di cui ha bisogno. In che modo? In cosa
consiste l’attività della Fondazione?
Fondazione Health Italia Onlus è un ente senza scopo
di lucro che persegue esclusivamente finalità di
solidarietà sociale e opera nei settori dell’assistenza
sociale e socio-sanitaria. Parallelamente, nell’ambito
dellesueattivitàditutela,promozioneevalorizzazione
delle cose di interesse artistico e storico, gestisce
uno spazio museale aperto al pubblico: il Museo del
Mutuo Soccorso.
Cosa rappresenta per la Fondazione aver ottenuto
il riconoscimento di Onlus?
Essere iscritti all’Anagrafe delle ONLUS è un
importante riconoscimento per il lavoro fatto e per
quello che intendiamo ancora fare. Ci auspichiamo
vivamente di poter contare, grazie all’ottenimento
della qualifica di Onlus, su un incremento significativo
del numero di donazioni, al fine di fornire sostegno a
un numero sempre più ampio di persone in difficoltà.
In particolar modo, abbiamo a cuore che il progetto
“Banca delle Visite” si sviluppi ulteriormente e ci
permetta di erogare visite mediche gratuite a tutti
coloro che non possono permettersele o che non
possono attendere i tempi del Servizio Sanitario
Nazionale.
Banca delle Visite è uno dei progetti solidali fiore
all’occhiello della Fondazione. Di cosa si tratta?
Negli anni la Fondazione ha focalizzato i suoi
obiettivi su ambiti più definiti, consolidando filoni
progettuali avviati. In particolare, Banca delle Visite,
che è un progetto ispirato alla tradizione napoletana
di lasciare in dono la consumazione di una tazzina
di caffè a beneficio di uno sconosciuto bisognoso -
meglio conosciuta come “caffè sospeso” - si pone
l’obiettivo di raccogliere fondi per aiutare chi non può
permettersi una visita medica a pagamento o non
può attendere i tempi del Servizio Sanitario Pubblico
e ha bisogno di cure immediate. Banca delle Visite
si prefigge di diventare una reale opportunità di
accesso alle cure sanitarie per le persone in difficoltà.
Attraverso il supporto di volontari, medici e centri
medici, il progetto “Banca delle Visite” è presente
ad oggi in 14 regioni italiane, con oltre 60 cliniche
convenzionate e altrettanti specialisti che operano
privatamente. Dalla nascita, nel 2016, sono state
“L’operaumanapiùbellaèdiessereutilealprossimo”.
La storica frase di Sofocle, uno dei più importanti
poeti dell’antica Grecia, alla quale aggiungiamo
“utile al prossimo e a se stessi”, racchiude la filosofia
di Fondazione Health Italia Onlus. Aiutare chi ha
bisogno di assistenza sanitaria, sociale e socio-
sanitaria è la mission della Fondazione che ad oggi
vanta di importanti risultati: oltre 1100 donazioni, 15
progetti solidali e più di 90.000 euro raccolti.
Per saperne di più abbiamo intervistato il presidente
di Fondazione Health Italia Onlus, dott. Massimiliano
Alfieri.
Dott. Alfieri, da cosa e perché nasce questo
progetto?
La Fondazione nasce nel luglio del 2015 su iniziativa
congiunta di Mutua MBA, Health Italia e Health
Assistance, tutte realtà impegnate e operanti
nel settore della Sanità Integrativa. Da operatori
del settore, con a cuore la salute del prossimo e
consapevoli delle difficoltà di accesso alle cure
di un numero sempre crescente di cittadini, ci è
sembrato doveroso fare la nostra parte, dando vita
a un progetto di sostegno alle persone colpite,
direttamente o indirettamente, da situazioni di
malattia.
Massimiliano Alfieri, presidente di Health Italia Onlus,
e i ragazzi dell’Associazione “Mai Soli”
www.healthonline.it | 27
erogate più di 700 prestazioni mediche, con richieste
in costante aumento.
Come ha spiegato, tra le attività di tutela,
promozione e valorizzazione delle cose di
interesse artistico e storico, Fondazione Health
Italia Onlus gestisce il Museo del Mutuo Soccorso.
Cosa c’è all’interno della struttura, dove si trova e
come visitarla?
Il Museo si compone di una cospicua collezione
di reperti che raccontano la storia della mutualità
italiana dalla prima metà dell’Ottocento ai giorni
nostri,riconducibiliaentiesocietàdimutuosoccorso,
con sedi in Italia e all’estero. La raccolta comprende
una notevole varietà di materiale documentario e
bibliografico, nonché un ragguardevole insieme di
medaglie, spille e distintivi ed alcuni cimeli rari.
La struttura, che si trova in via di Santa Cornelia 9
a Formello, un paese alle porte di Roma, accoglie i
visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono
pensati percorsi e laboratori didattici. All’interno del
museo è presente anche una sezione di pubblicazioni
sulla storia e sul mondo delle Società di Mutuo
Soccorso in libera consultazione. Fondazione infine
aderisce a Museimpresa, l’associazione italiana dei
musei e degli archivi d’impresa, un unicum a livello
europeo, con la quale collabora partecipando alle
iniziative di volta in volta promosse.
Parliamo dei ruoli e della possibilità di poter far
parte della famiglia. Chi sono gli Ambasciatori
della Fondazione?
Nella Fondazione ognuno può diventare
un’importante risorsa. Una delle figure chiave per la
nostra organizzazione sono gli Ambasciatori.
Gli Ambasciatori sono volontari che operano sul
territorio e che entrano direttamente in contatto
con le persone in difficoltà. Questo ci permette di
interfacciarci meglio con chi ha bisogno di aiuto,
permettendoci di fornire anche un supporto morale,
spesso altrettanto importante.
Come diventare volontario?
Èmoltosemplice.Bastacontattarci(telefonicamente,
via email, o tramite il form diretto sul nostro sito)
comunicandoci la modalità con la quale si vuole
collaborare: diventando ambasciatore, aprendo
una filiale, diventando un dialogatore o aiutandoci
a fare una raccolta fondi, espletando le mansioni
più adatte alle sue attitudini per aiutarci a fare del
bene. Ovviamente, per ricoprire questi ruoli si
dovrà necessariamente rispettare i nostri principi di
trasparenza e correttezza.
Alla luce di quanto detto, quanto è importante
per chi non può permettersi assistenza socio-
sanitaria avere un sostegno come quello offerto
dalla Fondazione?
È fondamentale. In Italia milioni di persone hanno
rinunciato a curarsi per motivi economici o lo hanno
fatto indebitandosi per far fronte alle spese mediche.
La situazione riguarda soprattutto le persone con
redditi bassi. Similmente, è aumentato il divario tra
Nord e Sud, e molte regioni stentano a garantire i
Livelli essenziali di assistenza (Lea).
In tale contesto, la Fondazione vuole ricoprire un
ruolo sempre più determinante, dedicando a questo
obiettivo sempre maggiori risorse.
Fondazione Health Italia Onlus è un ente senza scopo
di lucro che persegue esclusivamente finalità di
solidarietà sociale e opera nei settori dell’assistenza
sociale e socio-sanitaria.
Grazie alle donazioni è possibile quindi portare
avanti i progetti della Fondazione: offrire alle
famiglie bisognose assistenza sanitaria, sociale e
socio-sanitaria, promuovere iniziative per garantire il
diritto allo studio e gestire servizi educativi, formativi,
culturali, sportivi e ricreativi per i bambini e i giovani.
Si può donare tramite diversi canali:
•	 bonifico bancario
IBAN: IT 67 Q 03069 09606 100000 140646
intestato a: Fondazione Health Italia
Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM)
•	 assegno bancario non trasferibile
intestato a: Fondazione Health Italia
inviato mezzo posta a: Fondazione Health Italia
Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM)
•	 online
sul sito www.fondazionehealthitalia.it
“Aiutaci a fare del bene, il tuo sostegno è importante”
28 | Health Online 33
le regioni e le isole Canarie sono il luogo in cui le
cifre sono leggermente più elevate.
Pertanto, se la nostra salute emotiva e fisica
dipendesse solo ed esclusivamente dal rapporto che
abbiamo con i nostri animali domestici, la Spagna
sarebbe uno dei paesi più sani del mondo.
Tuttavia, come tutti gli esseri viventi, anche un
cane può presentare delle problematiche dovute
da fattori esterni o caratteriali che provocano dei
comportamenti anomali negli animali.
Il morso di un cane, ad esempio, causa una dolorosa
lesione cutanea che può essere più o meno ampia
e profonda ma comunque va trattata nel modo
corretto allo scopo di evitare eventuali conseguenze.
Quando il soggetto aggredito riporta lesioni gravi
deve essere tempestivamente soccorso e trasportato
al pronto soccorso perché potrebbe insorgere la
malattia della rabbia.
Quest’ultima si presenta come una patologia
infettiva, mortale, causata da un virus (della famiglia
Rabdovirus) che colpisce prevalentemente i
mammiferi carnivori e si trasmette attraverso la saliva
degli animali infetti.
L’utilità di prevenire e sensibilizzare
la malattia della rabbia
Secondo un proverbio francese “la cosa migliore
di un uomo è il suo cane”. Il legame che si crea tra
un cane e il suo proprietario, infatti, va ben oltre la
semplice compagnia poiché, nella maggior parte dei
casi, i cani diventano membri di una famiglia.
In termini generali, i benefici dell’avere un animale
variano da quelli emotivi, con oltre il 75% dei padroni
che vede il proprio animale come qualcosa di più di
un amico, ad aspetti strettamente legati alla salute
delle persone. Un altro aspetto interessante è che
le donne sono più sensibili degli uomini agli animali
domestici e, quando diventano madri, riescono a
trasmettere in maniera eccellente questo sentimento
ai loro figli. Forse questo è uno dei motivi per cui,
come dimostra lo studio, le nuove generazioni hanno
un maggiore affetto per gli animali domestici.
La Fondazione Affinity Animali e Salute evidenzia
che il fattore economico non figura, in entrambi i
casi, tra i principali motivi del non avere un animale
domestico. In linea generale possiamo dire che la
Spagna è molto favorevole agli animali domestici.
La percentuale di accettazione è molto simile in tutte
Prevenzione di Beatrice Casella
www.healthonline.it | 29
Il morso di un animale ammalato rappresenta quindi
la via attraverso la quale si trasmette la malattia.
Il virus penetrato con il morso risale lungo i nervi
periferici e raggiunge il sistema nervoso centrale
dove agisce distruggendo le cellule nervose.
L’incubazione della malattia della rabbia è variabile
e può prolungarsi anche per dei mesi.
Il virus della rabbia appartiene alla famiglia dei
rhabdovirus all’interno della quale è compreso il
genere Lyssavirus, che include il gruppo degli agenti
portatori della rabbia negli animali ed esseri umani.
Virus rabici isolati da differenti specie animali e zone
hanno diverse proprietà biologiche e antigieniche
che possono rendere conto di differenze nella
virulenza tra i diversi ceppi isolati. Il virus presenta,
inoltre, un particolare tropismo per le fibre muscolari
e le cellule nervose, cosa che spiega il particolare
decorso della malattia. Esistono diversi genotipi di
virus della rabbia con specifici reservoir.
L’animale infetto mostra diverse alterazioni di
comportamento, inclusa una tipica aggressività
che lo porta a mordere alla più piccola
provocazione.
Il 28 settembre 2019, per il secondo anno di seguito,
è stata celebrata la Giornata mondiale della rabbia.
L’idea, supportata da molteplici organizzazioni
di sanità animale, ha l’obiettivo di aumentare
la consapevolezza pubblica dell’impatto della
rabbia sulla salute umana e animale, diffondendo
informazioni sulla facilità e l’importanza della
prevenzione.
È importante, quindi, al fine di prevenire la rabbia,
proteggere sé stessi, il proprio animale e la propria
comunità cercando di vaccinare tutti gli animali.
Trattamenti tempestivi e appropriati dopo i morsi
e prima che la malattia si sviluppi possono, difatti,
arrestare l’infezione ed evitare la malattia negli
uomini e animali.
La parola “rabbia” deriva dal sanscrito “rabbahs”,
che significa “fare violenza”. Risale al trentesimo
secolo avanti Cristo, quando in India il dio della
Morte era dipinto sempre accompagnato da un
cane, emissario, appunto, del trapasso.
La rabbia esiste principalmente in due forme
epidemiologiche:
1.	 Urbana, diffusa principalmente dal cane e dal
gatto domestici non immunizzati
2.	 Silvestre, propagata da volpi, tassi, faine,
martore, donnole, moffette, manguste,
procioni, lupi e pipistrelli. Il ciclo silvestre è
predominante in Europa e in Nord America.
L’epidemiologia di questo ciclo è piuttosto
complessa: vanno tenuti in considerazione il
genotipo virale, il comportamento e l’ecologia
delle specie ospiti e i fattori ambientali. Nello
stesso ecosistema una o più specie possono
essere coinvolte nell’epidemiologia.
L’infezione negli animali domestici è in genere
espressione di una saturazione del serbatoio di
infezione selvatico; l’infezione nell’uomo tende,
quindi, a verificarsi in zone dove la rabbia è
enzootica o epizootica, dove la gran parte degli
animali domestici non è immunizzata e dove è
comune il contato con l’uomo. Il ciclo urbano è
presente prevalentemente in Africa, Asia e Sud
America, dove la presenza di animali randagi è
molto elevata.
In Europa, nonostante zone molto estese abbiano
ottenuto lo status di libere da rabbia, la vaccinazione
degli animali da compagnia rimane una fase
importante della prevenzione.
La rabbia nei paesi europei è primariamente rabbia
silvestre: alle specie selvatiche è attribuito l’80% di
tutti i casi di rabbia. Di questi, più dell’80% è legato
a volpi rosse appartenenti alla famiglia dei Canidae
(fonte: CESMET).
La vaccinazione orale delle volpi, sviluppata ormai
quasi 25 anni fa, ha offerto una nuova prospettiva
per il controllo della rabbia tra le specie selvatiche.
Questo metodo è stato provato come l’unico modo
efficace per eliminare la rabbia tra le volpi e tra altre
specie terrestri: se si elimina la rabbia tra le volpi
scompare anche tra gli altri animali domestici.
Per quanto riguarda l’Italia, dal 1997 e fino
all’ottobre 2008, è stata considerata libera da rabbia.
In un secondo tempo, secondo i dati dell’Istituto
zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe),
dal 2008 a febbraio 2010, sono stati diagnosticati
centinaia di casi di rabbia in animali in Friuli-Venezia
Giulia, in Veneto e nella Provincia Autonoma di
Trento.
La prevalenza dei casi ha interessato gli animali
selvatici, per lo più le volpi, che rappresentano il
principale serbatoio della malattia, ed alcuni caprioli
e tassi. Sono stati riscontrati positivi anche animali
domestici tra cui cani, gatti, un cavallo ed un asino.
Non esiste una terapia specifica per la rabbia
quindi l’unico modo per prevenire la malattia
conclamata è intervenire durante il periodo
di incubazione attraverso la somministrazione
della vaccinazione antirabbica la quale permette
all’organismo di reagire con un’efficace risposta
immunitaria prima che il virus abbia raggiunto il
sistema nervoso centrale.
È importante tenere sempre a mente i consigli del
proprio medico di fiducia e non dimenticare mai di
interagire con prudenza con i cani ed in particolare
con quelli che non si conoscono.
Health Online 33 - Settembre/Ottobre 2019
31 | Health Online 33
32 | Health Online 33
I progetti di ricerca
per la cura dei linfomi
Per Health Online il presidente FIL dott. Michele Spina
Prevenzione di Nicoletta Mele
A Jaqueline Kennedy Onassis, leggendaria first lady
americana dal fascino incontrastato, regina di stile,
moglie in seconde nozze del ricchissimo uomo di
affari greco Aristotele Onassis, fu diagnosticato nel
1994 un linfoma Non-Hodgkin e morì nello stesso
anno. Da allora ad oggi sono stati tanti i progressi
della ricerca scientifica per combattere questa
neoplasia, ma c’è ancora molto da fare.
I linfomi sono patologie che in Italia colpiscono
ogni anno circa 15.000 nuovi pazienti, che significa
40 nuovi casi al giorno, quasi 2 ogni ora. L’incidenza
dei linfomi si presenta con una maggiore frequenza
nei soggetti maschi e nella fascia di età 60-80
anni, ad eccezione del Linfoma di Hodgkin che
colpisce in prevalenza giovani tra i 15 e i 35 anni.
Un dato positivo è quello legato alla riduzione della
mortalità, in particolare dal 1995 ad oggi, grazie ai
progressi della ricerca scientifica in questo settore
che ha consentito buone possibilità di cura per le
diverse tipologie di Linfoma. (fonte FIL).
Quali sono le tipologie di linfoma più diffuse? Quali
sono le attuali terapie farmacologiche e le tecniche
chirurgiche? A che punto è la ricerca scientifica? In
che modo è possibile prevenire la neoplasia? Per
Health Online ha risposto il dott. Michele Spina,
presidente della Fondazione Italiana Linfomi.
Presidente Spina, innanzitutto può spiegare cosa
sono i linfomi?
I linfomi sono diversi tipi di tumore che hanno
origine dalle cellule (linfociti) delle ghiandole
linfatiche (linfonodi) presenti in tutto il corpo. Dai
linfonodi la malattia si può diffondere attraverso il
sangue e/o i vasi linfatici ad altri linfonodi o organi,
sia linfatici (midollo, milza, ecc.), sia extra-linfatici
(cute, polmoni, sistema nervoso centrale, stomaco,
fegato ecc.).
Quali sono i principali fattori di rischio? Tra le
cause anche la familiarità?
Le cause dei linfomi non sono ancora del tutto
note. Come in tutti i tumori, le mutazioni del DNA
che stanno alla base della trasformazione tumorale
possono essere indotte dall’esposizione a sostanze
chimiche e agenti inquinanti, virus, malattie
autoimmuni e radiazioni. È bene comunque
precisare che la presenza di un “fattore di rischio”
non equivale alla certezza di ammalarsi ma ad una
probabilità superiore rispetto all’assenza del fattore.
Alcuni agenti infettivi sono stati riconosciuti come
fattori che possono favorire l’insorgenza di sottotipi
particolari di linfoma (es. Virus di Epstein-Barr nel
linfoma di Burkitt). Si discute molto sulla familiarità
dei linfomi, come di tutti i tumori in genere. In
realtà non esiste una dimostrazione di ereditarietà
in questo tipo di tumore. Le mutazioni responsabili
dell’insorgenza dei linfomi avvengono nella cellula
che poi diventerà tumorale ma non interessano le
cellule della linea “germinale” e quindi non sono
ereditarie.
Quali sono le forme esistenti?
I linfomi sono suddivisi in due grandi categorie:
•	 Hodgkin (LH)
•	 Non-Hodgkin (LNH)
I linfomi non Hodgkin (LNH) rappresentano il gruppo
più numeroso tra le malattie onco-ematologiche.
Dei 15.900 pazienti che hanno avuto una diagnosi di
linfoma nel 2018, 13.700 hanno avuto diagnosticato
Dott. Michele Spina,
presidente della Fondazione Italiana Linfomi
www.healthonline.it | 33
un LNH e 3.200 un Linfoma di Hodgkin. I LNH sono
una famiglia eterogenea che include forme a diverso
andamento clinico tra cui i linfomi indolenti (come i
linfomi follicolari) e i linfomi aggressivi. Tra i linfomi
aggressivi, i linfomi a grandi cellule B rappresentano
l’85-90% della casistica, i linfomi a cellule T periferici
rappresentano il 10-15% a seconda delle casistiche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2016 ha
identificato 61 sottotipi di linfoma. La distribuzione
geografica è variabile a seconda del sottotipo:
il linfoma follicolare è più comune in Europa
Occidentale e Nord America, il linfoma diffuso a
grandi cellule è comune in tutto il Mondo. Circa
i due terzi dei soggetti affetti da LNH hanno età
maggiore di 60 anni.
Il Linfoma di Hodgkin (LH) è caratterizzato dalla
presenza di cellule chiamate di Reed-Sternberg.
Può presentarsi in soggetti di tutte le età, ma è più
frequente nei giovani tra i 15 e i 35 anni, o in adulti
oltre i 50 anni. Si diffonde in genere in maniera
“prevedibile” verso le stazioni linfonodali più vicine
a quelle di esordio. Raramente la localizzazione
iniziale è in organi non linfatici. Il linfoma di Hodgkin
origina da linfociti B che, pur avendo accumulato
nel loro DNA errori incompatibili con una corretta
funzionalità, sfuggono, per motivi ancora non del
tutto chiariti, all’eliminazione da parte delle cellule
di sorveglianza e danno origine ad una popolazione
tumorale.
Dato che il tessuto linfatico è diffuso praticamente
in tutto il corpo, i linfomi possono insorgere in
diverse localizzazioni anatomiche. Per questo
motivo, alla diagnosi e prima di cominciare le
terapie, tutti i pazienti vanno incontro ad un
percorso di ‘stadiazione’ che serve ad identificare le
sedi anatomiche coinvolte dalla malattia attraverso
indagini strumentali (ecografia, TAC, PET, etc.).
Quali sono i campanelli d’allarme ai quali prestare
particolarmente attenzione?
I sintomi che fanno sospettare la comparsa di un
linfomasonoaspecificiospessononesistono.Possono
suggerire il sospetto di linfoma, ma nessuno di essi è
veramentediagnostico.Èquindifondamentale,inloro
presenza, ricorrere al medico curante per pianificare i
giusti approfondimenti, indispensabili per giungere a
una diagnosi precisa e sicura.
Vi sono due principali campanelli d’allarme:
1.	 uno o più linfonodi superficiali ingrossati in
zone come inguine, ascelle, collo senza dolore
o altri segni di infiammazione;
2.	 sintomi “sistemici” come febbre, sudorazione
notturna profusa e calo di peso (detti anche
sintomi B).
In considerazione dei sintomi descritti va ribadito
con chiarezza che la semplice anamnesi (raccolta
delle notizie che riguardano il paziente) e la visita
non possono risolvere il caso e solo ulteriori
approfondimenti diagnostici per il tipo specifico di
presentazione potranno offrire una diagnosi precisa
esicura. Talvolta,esamiaccuratidelsanguepossono
permettere di diagnosticare una semplice malattia
infettiva o più raramente un’altra malattia, ma nella
maggior parte dei casi i medici dovranno decidere,
sulla base dei dati disponibili, l’esecuzione di una
biopsia del linfonodo o del tessuto extra-linfatico
coinvolto.
Come avviene la diagnosi?
Il linfoma viene diagnosticato dal medico specialista
ematologo, oncologo o chirurgo, dopo un’attenta
anamnesi(raccoltaaccuratadellastoriadelpaziente),
l’esame fisico, un eventuale esame del sangue
ed esami radiologici, la biopsia di un linfonodo
ingrossato o di altro tessuto che viene esaminato
al microscopio. La biopsia è indispensabile sia per
la diagnosi di linfoma sia (soprattutto) per stabilire
con esattezza di quale tipo di linfoma si tratta.
La diagnosi è un evento destabilizzante sia per il
paziente che per la famiglia. Quanto è importante
la presenza di una figura come lo psiconcologo
nel team di cura?
L’inserimento di uno psiconcologo nello staff
curante, secondo un approccio multidisciplinare
34 | Health Online 33
integrato, si rivela spesso un sostegno importante
per garantire la migliore assistenza possibile
durante il percorso terapeutico del paziente, ma
anche un aiuto alla famiglia per la “gestione” della
malattia. La consulenza di un esperto è un aiuto
per accettare e comprendere le reazioni provocate
dallo stress della malattia, per gestire le difficoltà
emozionali e per affrontare il percorso di cura con un
atteggiamento positivo. Questo tipo di servizio di
consulenza è talvolta proposta dallo stesso medico
ematologo – oncologo che informa il paziente sui
servizi presenti presso il centro di cura. Il paziente
tuttavia non è obbligato ad usufruirne. La scelta
di seguire un percorso di supporto psicologico è
assolutamente libera e spetta al paziente.
Quali sono le attuali terapie (farmacologiche
e tecniche chirurgiche)? Come preservare la
fertilità femminile e maschile?
Le terapie nei linfomi negli ultimi anni hanno fatto
passi da gigante migliorando in modo significativo
la sopravvivenza dei nostri pazienti. Da una
chemioterapia classica si è passati all’utilizzo di una
immunochemioterapia molto più efficace rispetto
alla sola chemioterapia che ci ha permesso di
guarire globalmente un 20% in più di pazienti. Oggi
la ricerca si sta orientando verso l’introduzione di
farmaci diversi dalla chemio immunoterapia, vale a
dire farmaci che hanno la capacità di “correggere”
determinati difetti genetici portando in alcuni casi a
risultati sorprendenti. Altro filone molto importante
www.healthonline.it | 35
è quello del cosiddetto approccio chemio-free che
permette di curare alcune forme di linfomi indolenti
senza l’utilizzo della chemioterapia stessa. Infine,
saranno da confermare su grandi numeri i risultati
degli studi clinici sull’utilizzo delle CAR-T che
aprono scenari futuri molto brillanti nell’approccio
ai pazienti che ricadono o che non rispondono ad
una prima linea di terapia. Alcuni trattamenti per
la cura dei tumori infatti possono causare sterilità
reversibile o irreversibile. Per prevenire questo
fenomeno, che riguarda sia la fertilità maschile
sia quella femminile, vi sono alcuni provvedimenti
che possono essere adottati prima dell’inizio
delle cure. La strategia da adottare deve essere
“individualizzata” per ogni paziente in base a
fattori quali età, tipo di tumore, tipo di trattamento
previsto, tempo a disposizione. Per le donne le
strategie attualmente in uso includono protezione
ovarica mediante farmaci, congelamento ovociti,
congelamento tessuto ovarico, trasposizione
ovarica. Per gli uomini la criopreservazione del
seme o del tessuto testicolare rappresenta
un’ottima strategia.
Ci sono novità nel campo della ricerca per lo
sviluppo di nuovi trattamenti?
È una patologia oncologica guaribile circa dell’80%
per i linfomi di Hodgkin e circa del 60% dei Non
Hodgkin. In che modo prevenire le recidive?
Dipende dal tipo di linfoma. Nei linfomi indolenti
ed in particolare nei follicolari abbiamo dati che un
trattamento di mantenimento con l’anticorpo anti-
CD20 può ridurre in modo significativo l’incidenza
delle recidive. Nei linfomi aggressivi, in realtà, non
abbiamo nulla di veramente efficace, mentre nella
malattia di Hodgkin il brentuximab si è dimostrato
efficace in questo senso nei pazienti che hanno
ricevuto un autotrapianto.
Da cosa dipende la qualità della vita dei pazienti
dopo le cure?
La qualità della vita dopo la cura di un linfoma
dipende da diversi fattori: età del paziente,
presenza di altre malattie, durata e tipo di risposta
alla terapia (parziale o completa), stato sociale,
“aggressività” del percorso terapeutico, eventuali
complicanze post-terapia.
Per monitorare la qualità della vita il medico
ematologo-oncologo continuerà a seguire il
paziente per il cosiddetto follow-up (valutazione
periodica post-terapia) nel corso del quale saranno
effettuati controlli e prescritte eventuali terapie. In
questa fase, il paziente può sentirsi ansioso (per
paura di un ritorno della malattia) e allo stesso tempo
“trascurato” per il diradarsi dei controlli in caso di
buona risposta. La comunicazione con il proprio
medico è sempre fondamentale sia per essere
rassicurati in merito alle tempistiche e modalità
di svolgimento dei controlli sia per monitorare gli
eventuali effetti collaterali delle terapie a lungo
termine.
La Fondazione Italiana Linfomi Onlus è nata il 29
settembre del 2010 e sviluppa progetti di ricerca
per la cura dei linfomi. In cosa consiste la vostra
attività e quali sono stati i risultati raggiunti?
La Fondazione Italiana Linfomi Onlus (FIL) sviluppa
progetti di ricerca per la cura dei linfomi e in questi 9
anni ha condotto o collaborato alla gestione di circa
70 studi clinici per la cura di queste malattie in tutta
Italia.LaFILincludecirca150centrionco-ematologici
in Italia e coinvolge circa 1000 pazienti ogni anno.
Gli studi clinici consistono nella sperimentazione
scientifica di nuove forme di trattamento (farmaci
nuovi o dosaggi e combinazioni innovative di
farmaci già utilizzati regolarmente) o sulla raccolta
di dati epidemiologici (incidenza, cause, diagnosi
e terapie adottate riguardanti la malattia) su ampi
numeri di pazienti.
Progetti per il futuro?
Puntiamo sui giovani che rappresentano il nostro
futuro sia nella società che in campo medico
con iniziative specifiche a loro dedicate (eventi
educazionali, finanziamento di progetti di ricerca
specifici) e soprattutto cerchiamo di portare avanti,
non con poche difficoltà, la ricerca indipendente
nell’ottica di un miglioramento significativo degli
standard clinici di cura.
Il 15 settembre si è celebrata la Giornata mondiale
della Consapevolezza sul Linfoma, un’importante
occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica
sulla malattia, sull’importanza della diagnosi
precoce e l’identificazione dei percorsi di cura.
Alla luce di questo evento molto importante e di
quanto detto, qual è il suo messaggio?
Speriamo nell’arco di qualche anno di realizzare
il nostro sogno che è anche il nostro motto: “Chi
ricerca ama, insieme contro i linfomi”, lavorare
quindi tutti insieme per migliorare la sopravvivenza
e la qualità di vita dei nostri pazienti.
36 | Health Online 33
Patologie di Marilena Falcone
L’asportazione dell’appendice
non è responsabile dell’aumento di peso.
Appendice, microbiota e probiotici:
facciamo chiarezza con il dottor
Gianluca Ianiro (SIGE)
C’è una convinzione diffusa fra le persone che
hanno subìto una appendicectomia: secondo
molti “togliere l’appendice” sembrerebbe essere
stato l’inizio di un percorso incontrastabile verso
l’aumento di peso. Il passaparola fra pazienti
appare persino su Quora.com, l’affermato portale
online che offre una piattaforma multilingue di
domande e risposte utilizzatissima dagli utenti
di tutto il mondo. La richiesta di informazioni
sulla possibile correlazione fra appendicectomia
e aumento di peso compare più volte, con
iscritti che in alcuni casi addirittura affermano di
conoscere studi scientifici in merito, alimentando
il ronzio di ipotesi sul tema. Ma questi studi
esistono davvero? Procediamo con ordine.
The Immunological Functions of the Appendix:
an Example of Redundancy? comparso su
PubMed, evidenzia come sia errato considerare
l’appendice una “struttura residua” del
passato oramai inutile nell’uomo moderno,
analogamente al coccige. Costituirebbe infatti
una riserva fondamentale di microrganismi
“buoni” essenziali nella composizione del
microbiota. Ora, come ben evidenziato anche
nella dettagliata intervista al dott. Roberto
Biassoni pubblicata su HealthOnline lo scorso
anno nell’articolo di Alessia Elem intitolato
“L’importanza del microbiota intestinale: le novità
in campo scientifico“, il microbiota intestinale,
più comunemente conosciuto con il nome di
flora batterica, ovvero l’insieme di microrganismi
che risiede nel nostro tratto gastrointestinale -
soprattutto colon e intestino tenue -, ha un ruolo
determinante per la nostra salute ed è coinvolto
in diverse condizioni e patologie che includono
obesità, allergie, diabete, malattie infiammatorie
dell’intestino, malattie autoimmuni, sindrome
metabolica ecc”.
È sufficiente questo filo conduttore per affermare
che la percezione comune sull’aumento di peso
dopo l’intervento di asportazione dell’appendice
ha un fondo di verità? E che magari assumendo
probiotici è possibile contrastare l’effetto
ipotizzato?
Questa è la domanda che Health Online ha rivolto
al dott. Gianluca Ianiro, gastroenterologo e
Consigliere del Direttivo della SIGE, Società
Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia
Digestiva (www.sigeitalia.it). Il dott. Ianiro traccia
una linea ben precisa fra notizie con un effettivo
fondamento scientifico e luoghi comuni.
Dottor Ianiro, cosa c’è di concreto nell’ipotesi
di una correlazione fra appendicectomia,
microbiota e aumento di peso?
Al momento non esistono evidenze rilevanti
che supportino tale correlazione. È ovvio che gli
interventi chirurgici in generale, così come alcuni
traumi psicologici o patologie, rappresentano
uno stress per l’organismo, che può portare
all’alterazione del microbiota intestinale. In realtà,
prendersi cura del proprio microbiota intestinale,
a prescindere dagli interventi chirurgici, è sempre
cosa buona.
Dott. Gianluca Ianiro,
gastroenterologo e Consigliere del Direttivo della SIGE
www.healthonline.it | 37
A questo proposito, in effetti, si parla tanto
dell’assunzione di probiotici e integratori di
vario tipo per riportare uno stato di equilibrio
e benessere dell’organismo: cosa può dirci in
merito?
È molto difficile per il paziente orientarsi, data la
grande varietà di prodotti che sono in commercio
e la mancanza di una regolamentazione forte. I
vari prodotti differiscono per ceppo, dosaggio,
indicazioni, e qualità e stabilità del prodotto.
Quindi non tutti i prodotti disponibili sul
mercato vanno bene per tutto e per tutti?
No. È bene sempre farsi guidare, nella scelta di
un probiotico, da uno specialista medico che
sappia quali ceppi, a quali dosaggi e per quanto
tempo siano i più adatti per uno specifico
problema di salute.
Nel congedarci, ringraziamo per conto dei lettori
di Health Online il dott. Ianiro, che ha fornito
risposte chiare e sintetiche, ben contribuendo
a evidenziare ancora una volta quanto il “per
sentito dire” e il fai-da-te non siano percorsi
attuabili in sicurezza quando si tratta della nostra
salute.
38 | Health Online 33
Patologie di Alessia Elem
Cancro al cervello, la neoplasia
che ha ucciso la conduttrice Nadia Toffa
Ne parliamo con il prof. Lorenzo Bello
Riflettori puntati su uno dei tumori più aggressivi
e rari del quale si parla poco: il cancro al cervello.
Questa neoplasia ha portato alla morte, avvenuta
lo scorso 13 agosto, l’ex Iena Nadia Toffa,
sconvolgendo l’opinione pubblica, anche perché
aveva condiviso la sua lotta quotidiana contro il
male, sempre con il sorriso, sui social, diventando un
punto di riferimento per i malati di cancro. I tumori
del sistema nervoso centrale sono abbastanza rari e
rappresentano circa l’1,6 per cento di tutti i tumori
(dati AIOM AIRTUM 2017). Circa 14 persone ogni
100.000 per anno vengono colpite dai tumori del
sistema nervoso centrale (fonte AIRC).
Quali sono i sintomi e quali gli interventi per
combattere i tumori cerebrali? A che punto è la
ricerca scientifica? Ne parliamo con il Professor
Lorenzo Bello dell’Università degli Studi di
Milano e ricercatore AIRC.
Prof. Bello, che cosa sono i tumori cerebrali?
Quali sono le tipologie più frequenti?
I tumori cerebrali si dividono in secondari e primitivi.
I primitivi a loro volta si dividono in estrinesci (quelli
che nascono al di fuori del parenchima cerebrale)
Professor Lorenzo Bello,
Università degli Sudi di Milano e ricercatore AIRC
ed intrinseci (quelli che nascono dalle cellule del
parenchima cerebrale). I tumori più frequenti sono
quelli che nascono al di fuori del cervello, nel
resto del corpo, e che metastatizzano al cervello,
per questo definiti secondari. Tra quelli primitivi,
quelli estrinseci (generalmente meningiomi) sono i
più frequenti; seguono gli intrinseci, in cui i gliomi
sono quelli più facilmente riscontrabili. I gliomi
sono classificati sulla base del profilo molecolare in
IDH1 wt, senza mutazione IDH1, più frequenti, tipici
dell’adulto e dell’anziano, e quelli IDH1 mutati (con
la mutazione IDH1), tipici del giovane e giovane
adulto, definiti attualmente come lower grade.
Quali sono i fattori di rischio accertati e i sintomi?
Dei tumori intrinseci (gliomi) non sono noti allo stato
attuale i fattori di rischio. La causa della comparsa
della mutazione IDH1, considerata un evento
iniziale nei lower grade, non è nota; in quelli wt, non
sono noti gli eventi inziali, anche se recenti ricerche
hanno messo in evidenza che sono necessarie varie
sequenze di mutazioni prima che essi si manifestino.
I sintomi sono legati al comportamento biologico,
in cui la crescita è prevalentemente infiltrativa
e solo nelle fasi più floride proliferativa. Questo
vuol dire che le cellule si fanno strada entro le vie
di connessione del cervello (fasci di fibre), e in
rapporto alla velocità di crescita, il cervello riesce
ad adattarsi ad essi per lungo tempo. Più è rapida
la crescita meno si adatta e prima compaiono i
sintomi (caso dei gliomi wt); più è lenta, più si adatta
e i sintomi compaiono tardivamente (caso dei lower
grade). Sintomi sono quindi modificazioni sottili del
carattere e del comportamento (per modificazione
della connettività), crisi epilettiche (sintomo di
irritazione del cervello, che perde la capacità
di compensazione), sintomi e segni neurologici
(quando compare effetto massa, con cefalea,
nausea, difficoltà di parola, di vista e di movimento).
L’intervento chirurgico con chemioterapia e
radioterapia è il metodo di cura dei tumori
celebrali più diffuso? È l’unica strada che si ha
oggi a disposizione?
www.healthonline.it | 39
La terapia e la sua efficacia dipendono dalla
natura biologica della neoplasia. I lower grade si
giovano moltissimo della procedura chirurgica.
Lo sviluppo delle tecniche di chirurgia oncologica
funzionale (tecniche di brain mapping) ha
consentito la rimozione della massa di gran parte
delle ramificazioni del tumore entro l’apparente
parenchima sano, e di mantenere allo stesso
modo l’integrità funzionale del cervello. Questo ha
permesso di raddoppiare la sopravvivenza rispetto
agli approcci tradizionali basati sulla sola immagine
e di trasformare in molti casi la malattia in una
patologia cronica, associata al mantenimento di
un’ottima qualità di vita (familiare e lavorativa). Nel
caso dei tumori wt, le tecniche chirurgiche devono
essere associate a radio e chemioterapia e a
trattamenti combinati. L’evoluzione dei trattamenti
ha portato allo sviluppo di trattamenti integrati,
spesso combinati e ripetuti. Il risultato è stato un
significativo prolungamento della sopravvivenza e
dell’intervallo libero da malattia, con selezione di
pazienti lungo sopravviventi.
La ricerca, sia al livello internazionale che
italiano, sta lavorando molto per questo tipo di
neoplasia, è così? Quali sono gli studi innovativi
che si stanno svolgendo?
La ricerca è fondamentale e deve basarsi
sullo sviluppo di trattamenti individualizzati.
Individualizzare il trattamento significa selezionarlo
e procedere con la sequenza sul singolo paziente
e sul singolo tumore in quel paziente. Bisogna
quindi guardare al paziente, il cui cervello
è unico e differente da quello degli altri. Da
questo punto di vista, le tecniche di brain mapping
hanno consentito di approfondire le conoscenze
del funzionamento del cervello, svelandone le
connessioni e i meccanismi, consentendo quindi
di adattare chirurgia e probabilmente anche
radioterapia al livello di organizzazione del cervello
del singolo individuo. Per questo, nel trattamento,
l’apporto della psicologia e della neuropsicologia
è diventato indispensabile. A livello del singolo
tumore, le conoscenze molecolari hanno consentito
di comprendere come vari trattamenti funzionino
in modo differente a seconda del profilo
molecolare del tumore, che quindi ha differenti
sensibilità. Molto tuttavia è da fare sia sul piano
delle neuroscienze (soprattutto cognitive) che
delle conoscenze molecolari, in cui il problema
40 | Health Online 33
della eterogeneità del tumore e dello sviluppo di
resistenze ai trattamenti ha un grosso peso. Spesso
poi, le conoscenze ottenute con i tumori del resto
del corpo non sono applicabili a quelli del sistema
nervoso. Esempio è la scarsa efficacia dei farmaci
immunoterapici.
Come avviene la diagnosi di tumore celebrale?
Qual è l’incidenza?
Dopo la diagnosi clinica, che avviene a seguito
di crisi epilettiche o di sintomi neurologici, la
diagnostica tradizionale prevede la Risonanza
magnetica. Da ricordare, tuttavia, è la maggiore
incidenza di diagnosi accidentali, in cui un tumore
(generalmente piccolo) viene scoperto in occasione
di un esame RM effettuato per altri motivi
(trauma...). Accanto alla RM encefalo con contrasto,
si stanno sviluppando metodiche di immagine
biologica (vedi PET). Importante è poi il contributo
della neuropsicologia, per capire come il tumore ha
modificato l’equilibrio funzionale del cervello.
È possibile attivare delle misure di prevenzione?
Allostatoattualenonesistonomisurediprevenzione
peritumoriintrinseci.Èstatopropostodaungruppo
europeo (European Low grade glioma network) lo
sviluppo di campagne di screening con RM tra la
popolazione giovane, sulla base della evidenza che
il trattamento precoce si associa ad una maggiore
capacità di controllo a lungo termine.
Fiducia nella terapia e nella ricerca. Qual è il
suo messaggio ai pazienti colpiti da tumore
cerebrale?
La terapia e la ricerca sono strettamente associate.
Stiamo facendo grossi passi in avanti sulla
individuazione dei meccanismi di funzionamento
e di organizzazione funzionale del cervello, che
consentono di adattare il trattamento al singolo
paziente (cervello) e di mantenere un’ottima qualità
di vita. La ricerca sta facendo passi in avanti anche
sulla comprensione dei meccanismi molecolari
alla base dello sviluppo, della crescita e della
risposta alla terapia. Molto è da fare, ma in questi
anni si è assistito a un netto miglioramento del
tempo libero dalla malattia, della qualità di vita
e della sopravvivenza. Punto fondamentale è la
multidisciplinarità e l’integrazione dei trattamenti.
41 | Health Online 33
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  • 2. “La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente” Arthur Schopenhauer
  • 3. Il senso compiuto della mutualità Molto spesso scriviamo di mutualità, di enti mutualistici, di modello mutualistico e, soprattutto, di società generali di mutuo soccorso, in riferimento al tema della protezione della salute, ma affinché il concetto della mutualità come strumento indispensabile per supportare, gestire e sviluppare la sanità integrativa possa essere diffuso, veicolato, comunicato al fine che tutti i cittadini possano conoscere questa opportunità, ci viene spontaneo dover chiarire dalle righe di questo periodico, cosa si intende quando si parla di questi argomenti. È quindi necessario chiarire che le società di mutuo soccorso non svolgono attività di impresa commerciale né applicano il trasferimento del rischio, ma operano secondo il principio solidaristico della ripartizione tra tutti i soci degli oneri derivati dallo stato di bisogno, opportunamente riconosciuto e regolamentato, di alcuni tra loro. Ciascun socio partecipa mediante la corresponsione anticipata di un contributo, determinato sulla base di calcoli previsionali, ad un fondo economico comune, obbligandosi nei limiti di quanto corrisposto, ove sono escluse variazioni contributive legate alle condizioni individuali di salute o allo specifico indice di rischio del singolo assistito. Nel rapporto mutualistico, dunque, non vige il principio assicurativo del trasferimento del rischio, il cui onere viene assunto dall’assicuratore in cambio di un corrispettivo economico con l’obiettivo di conseguire un profitto. La disposizione normativa in base alla quale le prestazioni sono erogate dalle società di mutuo soccorso nei limiti delle loro disponibilità finanziarie e patrimoniali non significa però che tali prestazioni siano aleatorie, infatti le società di mutuo soccorso rispondono a regole e controlli precisi e mettono in opera tecniche attuariali e pratiche gestionali che consentono loro di programmare, progettare e sostenere le prestazioni istituzionali nei confronti dei soci. Quindi assicurazione e mutuo soccorso sono due mercati diversi, due settori economici diversi, due modelli diversi che rispondono a quadri legislativi differenti, sistemi giuridici differenti, leggi differenti, Diviene importante, quindi, per non ingenerare confusione che tra questi due aspetti ci sia una netta separazione e non venga creata confusione e/o sovrapposizione tra i due modelli. Di conseguenza per una Società di Mutuo Soccorso la possibilità di offrire eventuali servizi aggiuntivi di natura assicurativa tramite apposite polizze assicurative deve essere strumentale al miglioramento della qualità dell’assistenza offerta ed avere un carattere minoritario. Affinché sia compiutamente rispettato il principio mutualistico può essere ammessa la riassicurazione di parte o della intera attività o la coassicurazione di alcune singole coperture o prestazioni, ma unicamente con il fine strumentale e sussidiario alla gestione mutualistica, che deve restare una funzione autonoma e sovrana propria della società di mutuo soccorso. Le società di mutuo soccorso non delegano la propria gestione a terzi al di fuori del rapporto associativo di mutualità mediata con un’altra società di mutuo soccorso e gli eventuali terzi non possono avvalersi strumentalmente dello status giuridico delle società di mutuo soccorso per il mero conseguimento dei benefici fiscali ad esse riconosciuto, perché le società di mutuo soccorso sono entità sociali ed economiche libere e auto-dirette nel perseguimento delle finalità di interesse generale ad esse riconosciute dalla legge. Però a volte potremmo trovarci davanti alla scelta di alcune Società di Mutuo Soccorso di “assicurarsi” completamente per poter proclamare una maggior sicurezza sui rimborsi, ma dobbiamo essere consapevoli che in realtà si tratta di un modello “spurio” che non rispetta i canoni previsti dalla mutualità che prevede infatti che una Società di Mutuo Soccorso deve rispondere ali impegni verso il socio per la propria disponibilità di bilancio, deve auto gestirsi e deve essere governata con voto capitario dai propri soci. Già nell’approccio al tema qualcosa non tornerebbe perché sarebbe anomalo che un ente che persegue finalità non lucrative nel proprio statuto (la Mutua) alimenti una impresa (l’Assicurazione) che lucrerà sui contributi versati dal socio, ma sarebbe anche non in linea con la normativa perché in effetti non rispetterebbe il disposto del d.lgs 179/2012. Di conseguenza diviene indispensabile che, se si osserva l’ambito della protezione della salute, attività mutualistica ed attività assicurativa rimangano ben distinte nel rispetto delle normative vigenti, delle leggi, dei differenti mercati di riferimento e dovrebbe essere inderogabile che una Società di Mutuo Soccorso operi esclusivamente nei termini previsti per questa tipologia di enti senza scopo di lucro al fine di dare, nei confronti di tutti i cittadini, un senso compiuto alla mutualità. Milanese, ho maturato un’esperienza ultraventennale nel settore assicurativo e finanziario,occupandomi sia dei prodotti che del marketing e dello sviluppo commerciale, fino alla direzione di compagnie assicurative, nazionali ed estere. Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza estrategia aziendale che ha consentito di operare con i maggiori player del settore assicurativo per realizzare piani strategici di sviluppo commerciale. Dal 2009 mi occupo di Sanità Integrativa, assumendo la carica di Presidente ANSI, Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare, e contestualmente di Health HoldingGroup,importanterealtàdelsettore. Dal 2016 sono presidente di Health Italia, una delle più grandi realtà nel panorama della Sanità Integrativa Italiana e società quotata in Borsa sul mercato AIM Italia. a cura di Roberto Anzanello EDITORIALE
  • 4. periodico bimestrale di informazione sulla Sanità Integrativa Anno 6° - settembre/ottobre 2019 - N°33 Direttore responsabile Nicoletta Mele Direttore editoriale Ing. Roberto Anzanello coordinamento generale Area 51 Srl Comitato di redazione Alessandro Brigato Michela Dominicis Mariachiara Manopulo Giulia Riganelli Hanno collaborato a questo numero Beatrice Casella Alessia Elem Marilena Falcone Giuseppe Iannone Alessandro Notarnicola Direzione e Proprietà Health Italia SpA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM) www.healthitalia.it Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta. iscritto presso il Registro Stampa del Tribunale di Tivoli n. 2/2016 - diffusione telematica n.3/2016 - diffusione cartacea 9 maggio 2016 Idea grafica Area 51 Srl impaginazione Giulia Riganelli immagini © AdobeStock Tiratura 103.302 copie Scarica Health Online in versione digitale su www.healthonline.it Se non vuoi perderti neanche una delle prossime uscite contattaci via email a info@healthonline.it e richiedi l’abbonamento gratuito alla rivista, sarà nostra premura inviarti via web ogni uscita. Per la tua pubblicità su Health Online contatta mkt@healthonline.it HEALTH
  • 5. Terzo settore, “Costruire, a livello nazionale, un SSN sussidiario nel quale l’intervento privato e quello pubblico possano armonizzarsi”06 www.healthonline.it Sigaretta elettronica: cosa si sa e cosa non si sa. Il punto della situazione fra news e studi scientifici10 Ambulatori mobili in Italia per una medicina prossima e flessibile14 20 24 26 16 Persone non udenti? Come sub negli abissi. Interviene l’Onu Sanità digitale: Health Italia e Health Point a Itaca 20.19 – viaggio tra le idee Health for life, la Health community per la cura di se e del proprio benessere Fondazione Health Italia Onlus: fare del bene, fa bene L’utilità di prevenire e sensibilizzare la malattia della rabbia28 l’angolo della poesia 32 36 42 44 46 38 I progetti di ricerca per la cura dei linfomi L’asportazione dell’appendice non è responsabile dell’aumento di peso. Appendice, microbiota e probiotici: facciamo chiarezza con il dottor Gianluca Ianiro (SIGE) Alzheimer, l’accrescere della malattia motivato dall’invecchiamento progressivo della popolazione Perché sentirci soli ci fa male? Suicidio: fattori di rischio e fattori protettivi Cancro al cervello, la neoplasia che ha ucciso la conduttrice Nadia Toffa 50 indice Attualità Prevenzione Patologie Aziende del Griuppo Psicologia Special In evidenza
  • 6. 06 | Health Online 33 coinvolge una fetta importante del nostro Paese e non può essere commentata esclusivamente da un punto di vista politico o economico”. Dottor Gori, alla luce di un quadro non così facile da comprendere, come si presenta oggi il Terzo Settore e cosa è mutato a seguito del grande riordino? La riforma del Terzo settore sta, con qualche lentezza, procedendo il suo percorso di attuazione. Si tratta di una riforma molto complessa, che mira a razionalizzare un quadro normativo che, a partire dagli anni ‘90, si è stratificato senza un ordine. Per questo, il Codice del Terzo settore è da salutare come una grande e positiva novità che offre un quadro di certezza giuridica atteso da moltissimi anni. Essendo un “settore” molto composito e differenziato al suo interno, è inevitabile che altrettanto complessa sia la disciplina che lo regola: bisogna rifuggire da atteggiamenti “semplicistici”. Il punto è che quando un settore ha quasi un milione di addetti, oltre cinque milioni di volontari organizzati, oltre 340.000 enti, è indispensabile che le norme giuridiche offrano un quadro normativo che possa riferirsi alla piccola organizzazione di volontariato come alla grande impresa sociale. Pertanto, qual è la sfida? La sfida è quella di definire norme che siano “proporzionate” rispetto alle attività e alle dimensioni. Oggi il punto di maggiore incertezza è rappresentato dalla mancata trasmissione, da parte del Governo, della richiesta di autorizzazione alla Commissione europea per il regime fiscale. È come se si stesse giocando “a carte coperte”: si chiede agli ETS di adeguare i propri statuti, ma non è certo “quando” e “come” le norme fiscali entreranno in vigore. Mi pare un profilo di debolezza dell’intera operazione di riforma da sanare il più rapidamente possibile. Qual è il ruolo del terzo settore nel sistema socio-sanitario italiano? Mi pare che sia un dato consolidato che il sistema Terzo settore, “Costruire, a livello nazionale, un SSN sussidiario nel quale l’intervento privato e quello pubblico possano armonizzarsi” Intervista a Luca Gori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Le innumerevoli ricorrenze che hanno interessato il 2018, il quarantennale del Sistema Sanitario Nazionale italiano, istituito con la legge 833 votata dal Parlamento il 23 dicembre 1978, e il 70esimo del National Health Service britannico, punto di svolta per i sistemi sanitari universalistici gratuiti e per tutti, inducono a commentare l’attuale stato di salute del Terzo settore e dunque dei sistemi di Welfare in Italia alla luce del quadro storico ma soprattutto in relazione agli importanti cambiamenti apportati dalla riforma. Al centro dell’approfondita riflessione il sistema sanitario, che – come sottolineato da Nicola Pasini e Luca Pesenti su Avvenire – oggi rappresenta uno dei nodi più difficili da sciogliere dovendo coniugare da una parte i bisogni di una popolazione che invecchia e dall’altra la necessità di contenimento della spesa pubblica. “La Riforma del Terzo settore - commenta Luca Gori, ricercatore dell’area Tessere - Terzo settore, sussidiarietà e regole, all’interno dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Sant’Anna di Pisa - è obiettivamente molto complessa perché Attualità di Alessandro Notarnicola Dott. Luca Gori, ricercatore dell’Istituto Dirpolis - Scuola Sant’Anna
  • 7. www.healthonline.it | 07 dei servizi socio-sanitari si fondi sull’alleanza fra Terzo settore e settore pubblico. C’è da compiere ancora un lavoro di messa a sistema dei rapporti dal punto di vista giuridico: troppe incertezze sul diritto applicabile, fra norme di derivazione europea, Codice del Terzo settore, interpretazioni dell’ANAC e giurisprudenza amministrativa. Alcune Regioni - come la Toscana - hanno affrontato frontalmente il problema, avviando un iter legislativo con l’obiettivo di assicurare maggiore chiarezza di rapporti (http://www.consiglio. regione.toscana.it/upload/pdl/2019/pdl400.pdf). Essenziale è non dimenticare qual è il contributo proprio del Terzo settore: non è solo fornire servizi laddove lo Stato non arriva, bensì di assumersi il rischio dell’innovazione e della sperimentazione, farsi carico di bisogni nuovi ancora non qualificati, cogliere i segnali di cambiamento nelle comunità ancora prima ed meglio del pubblico, offrire quel carico di umanità aggiuntivo. Altrimenti, il Terzo settore si riduce a fornitore e la sua specificità va perduta. Mi pare una questione di mission centrale. Alla luce di tutto questo, la sanità italiana potrebbe farcela senza l’aiuto del Terzo settore? Le evidenze ci dicono di no, che la tutela del diritto alla salute così come tutelato dall’art. 32 della Costituzione e strutturato tramite il SSN ha bisogno dell’apporto del Terzo settore, soprattutto sul piano dell’assistenza territoriale. Interi segmenti dell’assistenza sanitaria sono stati “strutturati” intorno all’iniziativa del Terzo settore. Mi pare che la sfida più grande sia quella di continuare a costruire, a livello nazionale, un SSN sussidiario nel quale l’intervento privato e quello pubblico possano “armonizzarsi”, contaminandosi vicendevolmente. Suscita delle inquietanti domande il fenomeno della fuga del SSN (attestata dalla crescita della sanità privata degli ultimi anni) e la “povertà sanitaria”. A quest’ultimo proposito, la crisi economica lascia sul terreno una porzione di popolazione per la quale l’accesso alle cure (specialmente farmacologiche) diviene impossibile. E se si moltiplicano le iniziative del Terzo settore per affrontare il problema, il “nodo” della tutela del diritto alla salute per questa
  • 8. 08 | Health Online 33 fascia di popolazione rimane lì, ad interpellare. In questo senso, il Terzo settore è chiamato non solo a farsi “supplente” temporaneamente, ma anche ad agire per una iniziativa “politica” globale di riqualificazione e ripensamento del SSN. Una stagione di vera e propria advocacy. ConlariformadelTerzosettore,comesiinquadrano i Fondi di assistenza sanitaria integrativa? I Fondi di assistenza sanitaria integrativa pur essendo enti a carattere privato diversi dalle società che svolgono, senza fine di lucro, attività di interesse generale in via prevalente o esclusiva, perseguendo finalità civiche, solidaristiche e utilità sociale, non possono essere ETS. Infatti, essendo soggetti generalmente all’attività di direzione e coordinamento di organizzazioni sindacali, o di datori di lavoro, essi risultano esclusi dal novero degli ETS. Il recente decreto-legge n. 34 del 2019 ha coordinato la disciplina del Codice Terzo settore e quella del TUIR, consentendo che gli enti gestori dei fondi di assistenza possano essere considerati come “enti non commerciali”. Una norma attesa e resa necessaria da un difetto della disciplina contenuta nel Codice del Terzo settore. In questo modo, si è cercato di trovare un punto di bilanciamento fra la meritevolezza dell’attività e dei fini svolti senza fine di lucro e l’impossibilità di accedere alla qualifica di enti del Terzo settore. Una soluzione ispirata - mi pare - dall’art. 118, u.c. Cost.: “favorire” l’iniziativa autonoma dei cittadini che si associano, autonomamente, per lo svolgimento di attività di interesse generale. Se la “funzione” che essi svolgono è sussidiaria rispetto al pubblico, è necessario che essa sia adeguatamente riconosciuta e favorita, se non nelle forme del Codice del Terzo settore, in altre forme idonee stabilite dal legislatore. La sanità integrativa può giocare un ruolo, in quanto effettivamente e realmente sussidiaria. È certo che non può essere sostituzione delle inefficienze dello Stato, ma una forma tramite la quale l’autonomia iniziativa dei cittadini si “mette in gioco” per assicurare, in forme diverse, la tutela deldirittoallasaluteconmaggioreinnovazione,con una attenzione specifica ai bisogni delle comunità. In questo senso si, vedo interessanti orizzonti che si aprono e alcuni adeguamenti normativi ancor da apportare. Le società di mutuo soccorso rappresentano una delle forme giuridiche, fra le più antiche, per rispondere a questa sfida. Avrei preferito che si dettasse per loro una disciplina ad hoc, all’interno del Codice del Terzo settore, anziché lasciarle, al di fuori del Codice, alla loro legge di settore (legge n. 3818/1886). Ad esse è data la capacità di trasformarsi in APS, senza obbligo di devolvere il patrimonio. A me pare che esse possano avere un futuro nella misura in cui riescano a ritornare all’antico, coniugando impronta comunitaria, finalità solidaristica e capacità gestionale.
  • 9. 09 | Health Online 33 ABBIAMO LA RISPOSTA PRONTA Health Assistance fornisce le soluzioni più qualificate in ambito di salute integrativa, servizi sociali e assistenza sanitaria, per privati e aziende. Siamo un Service Provider indipendente sul mercato dell’Assistenza Sanitaria Integrativa, dei servizi Socio Assistenziali e Socio Sanitari, nel comparto del Welfare Aziendale e privato. Per offrirti il meglio, abbiamo stipulato accordi e convenzioni con le più accreditate Società di Mutuo Soccorso, Casse di Assistenza, Fondi Sanitari e Compagnie di Assicurazione, nonché Cooperative, Società di Servizi, strutture sanitarie e liberi professionisti. Per i servizi sanitari e socio assistenziali, anche domiciliari: Numero Verde: 800.511.311 Numero dall’estero: +39 06 90198080 Health Assistance S.C.p.A. c/o Palasalute Via di Santa Cornelia, 9 00060 Formello (RM) Per le strutture del Network o a coloro che intendano candidarsi al convenzionamento Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2) email: network@healthassistance.it www.healthassistance.it
  • 10. 10 | Health Online 33 Sigaretta elettronica: cosa si sa e cosa non si sa. Il punto della situazione fra news e studi scientifici Attualità di Marilena Falcone L’estate 2019 ha decisamente messo la sigaretta elettronica sul banco degli imputati per l’improvvisa impennata di morti accertate causate dal suo utilizzo. Negli Stati Uniti infatti, come riporta la CNN, in questo ultimo periodo sono stati sei i decessi registrati dovuti a affezioni delle vie respiratorie direttamente collegate al vaping, in italiano svapare, ovvero fumo da sigaretta elettronica, e oltre 450 i casi di malattie polmonari ad esso associati. In precedenza poi, aveva suscitato allarme la notizia di un giovane ventiquattrenne ucciso dall’esplosione del dispositivo tenuto acceso in bocca. Queste notizie sono state ampiamente riprese dalla stampa anche italiana e hanno messo in dubbio la nozione diffusa della sigaretta elettronica come alternativa più sicura rispetto alla sigaretta tradizionale perl’obiettivaassenzadicombustioneconproduzione di catrame e fumi tossici, oltre che per l’assenza di nicotina nelle versioni aromatizzate “nicotine-free”. Diventa dunque estremamente importante capire quali sono i fattori di rischio reali coinvolti nel vaping e come evitarli, se possibile. Indipendentemente dai noti effetti intrinseci della nicotina, se presente, gli aspetti fondamentali da prendereinesameperanalizzareirischieffettivamente introdotti dall’uso di sigarette elettroniche sono: • la sicurezza della batteria ricaricabile; • l’inclusione di determinate sostanze nel liquido, in particolare glicerolo, glicole propilenico e diacetile. ComespiegatoinunaccuratoarticolodiSigmagazine, per quanto riguarda il primo punto, la situazione è del tutto analoga a quanto si verifica talvolta con le batterie di tablet e altri strumenti elettronici. È molto importante scegliere batterie conformi alle normative CEI adatte alla specifica sigaretta elettronica acquistata, secondo quanto riportato nel foglietto illustrativo incluso con la sigaretta stessa. Inoltre, è indispensabile utilizzare la sigaretta nel rispetto di alcuni accorgimenti comuni a tutti i dispositivi elettronici a batteria attualmente presenti La sigaretta elettronica: cos’è e come funziona Il cinese Hon Lik brevettò nel 2003 la prima sigaretta elettronica moderna, discendente alla lontana delle antiche pipe ad acqua diffusissime nel XVI secolo in India e in Iran. L’idea era di creare un dispositivo che aiutasse il fumatore accanito a liberarsi dalla dipendenza dal fumo, eliminando o comunque limitando al massimo gli effetti nocivi tipicamente correlati alle sigarette tradizionali, dovuti non solo alla presenza di nicotina ma anche, e soprattutto, al catrame e ai fumi tossici generati dalla combustione. Infatti, a differenza della sigaretta tradizionale che usa la combustione di carta, tabacco e altre sostanze, la sigaretta elettronica si basa sul principio della vaporizzazione ovvero del riscaldamento di un liquido che, appunto, vaporizza. Le sigarette elettroniche disponibili in commercio variano di forma e dimensione a seconda dell’utilizzo, ma sono tuttecaratterizzatedauninsiemedicomponentifissi: • BOCCAGLIO per effettuare i “tiri”, che attiva la batteria • BATTERIA (ricaricabile) che alimenta il vaporizzatore creando in base alla tensione (voltaggio) gusto ed intensità diversi nel “fumo” • VAPORIZZATORE o CARTOMIZZATORE che, in base alla potenza nominale (wattaggio) riscalda a diverse temperature il liquido nella cartuccia portandolo in uno stato di sospensione gassosa • LIQUIDO (in cartuccia ricaricabile) che può contenere nicotina in diverse concentrazioni o non contenerne affatto, aromi, solventi e sostanze vòlte a ricreare quanto più possibile la sensazione del fumare tradizionale. Sebbene nata, come detto, con lo scopo di supportare chi stesse cercando di smettere di fumare, non esistono ad oggi studi conclusivi che dimostrino l’efficacia della sigaretta elettronica in tal senso. Inoltre, in diversi Paesi, a causa delle campagne marketing che insistono sull’inesistenza di effetti collaterali soprattutto nelle versioni prive di nicotina, la diffusione dell’uso delle sigarette elettroniche ha raggiunto livelli preoccupanti fra adolescenti e donne incinte, nonostante i ripetuti inviti ad astenersi rivolti a queste categorie.
  • 11. www.healthonline.it | 11 in commercio relativi a come svolgere correttamente la ricarica, evitare il surriscaldamento, effettuare il trasporto e la manutenzione, sempre nel rispetto delle istruzioni allegate. Più controverso è invece il discorso relativo alle sostanze presenti nel liquido, perché le normative variano da Paese a Paese. In particolare, le sostanze sotto accusa sono glicerolo o glicerina vegetale, glicole propilenico e diacetile. Ilglicerolooglicerinavegetaleparrebbeesserelacausa della gravissima e “misteriosa” malattia polmonare responsabile della maggior parte dei decessi e dei ricoveri riportati dalla stampa in questi mesi. Si tratta della polmonite lipoidea, una patologia rara che si scatena in seguito all’infiammazione polmonare dovuta all’inalazione e conseguente accumulo di sostanze grasse come, appunto, il glicerolo, usato in molti liquidi di sigarette elettroniche e considerato fino a poco tempo fa completamente innocuo. L’insufficienzarespiratoriaindottadapolmonitelipoidea correlata al fumo di sigarette elettroniche con glicerolo è stata presa in esame in un Case Report pubblicato sul BMJ Journal che evidenzia come, al momento, l’unica raccomandazione da rivolgere a chi manifesta i primi sintomi (tosse, dispnea progressiva sotto sforzo, febbre e sudori notturni) consista nella sospensione completa del vaping e, ovviamente, nell’intervento tempestivo del medico. Sempre il glicerolo è chiamato in causa, questa volta insieme a un’altra sostanza, il glicole propilenico, per la capacità di decomporsi e dare origine a composti notoriamente tossici quali la formaldeide se mescolati e surriscaldati. Secondo un recentissimo studio questo è proprio ciò che avviene nei vaporizzatori ad elevata potenza di ultima generazione (al di sopra dei 15-20 watt). In questo caso, in attesa di ulteriori conferme, una attenta valutazione delle informazioni contenute sulla confezione e nel foglietto illustrativo possono indirizzare la scelta verso la soluzione ritenuta più sicura.
  • 12. 12 | Health Online 33 Il diacetile, infine, è strettamente collegato con un altro tipo di affezione delle vie respiratorie responsabile dei casi che hanno avuto vasta eco sulla stampa, la bronchiolite obliterante. In realtà, il diacetile è presente nel liquido di diverse marche di sigarette elettroniche prive di nicotina commercializzate negli Stati Uniti, ma risulta assente in quelle commercializzate in Italia e in Europa, come rassicura ANAFE-Confindustria, l’associazione che riunisce i produttori nazionali di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione, in una nota ANSA dello scorso dicembre. È dunque essenziale prestare attenzione, in fase di acquisto, alla provenienza o comunque all’elenco di ingredienti riportati sulla confezione della sigaretta elettronica di interesse. In conclusione, il clamore negativo suscitato dalle notizie che arrivano da oltreoceano, dove si sta andando nella direzione del divieto assoluto delle sigarette elettroniche prive di nicotina è, per il momento, ragionevolmente contenuto a casa nostra. Non ha attualmente molto senso lasciarsi andare ad allarmismi incontrollati anche se, naturalmente, in assenza di dati e studi definitivi a lungo termine, è bene non considerare mai la sigaretta elettronica come un trastullo innocuo, anche rispetto alla sigaretta tradizionale. È importante scegliere prodotti di provenienza comprovata, che rispettino le normative europee e italiane e, in caso di dubbi, controllare l’elenco di ingredienti, le specifiche tecniche e le istruzioni di utilizzo. Donne incinte, giovani e giovanissimi e persone con problemi di salute dovrebbero astenersi completamente dal vaping. In generale, nessuno dovrebbe eccedere nell’uso, mentre è essenziale rivolgersi al medico al primo insorgere di sintomi correlabili a una irritazione del sistema respiratorio.
  • 13. www.healthonline.it | 13 Intestatario: Fondazione Health Italia IBAN: IT 14 U 03359 01600 100000140646 www.bancadellevisite.it Dona ora e grazie a te una persona in difficoltà avrà la visita medica che non può permettersi
  • 14. 14 | Health Online 33 E se una salute globale fosse concretamente realizzabile? La Costituzione italiana considera il diritto alla salute una norma indispensabile per tutti gli individui, senza considerare l’orientamento sessuale e la posizione sociale di ognuno. In particolare, il I° comma dell’art. 32 stabilisce che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Il contenuto del diritto che la Costituzione riconosce a tutti gli individui è complesso. La situazione di benessere intesa in senso molto ampio con cui s’identifica il bene “salute” si traduce essenzialmente nella tutela costituzionale dell’integrità psico-fisica, del diritto ad un ambiente salubre, alle prestazioni sanitarie e della cosiddetta libertà di cura. Purtroppo, però, non sempre i fatti corrispondono alla realtà. Per certi versi, sembra che l’assistenza sanitaria italiana stia continuando a fare passi in avanti, grazie soprattutto a delle strutture eccellenti siadaunpuntodivistaprofessionalechetecnologico, e con l’istituzione, ad esempio, del Servizio Sanitario Regionale (SSR) per la tutela di tutti gli stranieri provenienti da un Paese non appartenente all’Unione Europea. Nonostante ciò, presenta ancora delle lacune critiche e non superficiali, come spesso vengono considerate, dalle quali non si può più continuare a scappare. Da tanti anni infatti, viene segnalato un forte ed evidente declino del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che comincia ad abbandonare al proprio destino milioni di cittadini i quali non riescono più ad accedere a servizi preventivi, diagnostici, assistenziali e riabilitativi. Tuttavia, esistono fortunatamente delle realtà importanti, che credono ancora nella possibilità di un’assistenza sanitaria per tutti e ovunque, andando contro ad un definanziamento della spesa pubblica, l’invecchiamentodellapopolazioneel’aumentodelle malattie croniche. Tutti elementi che concorrono a innalzare barriere nell’accesso alle cure. EMERGENCY, organizzazione umanitaria dal 2006 presente in Italia con presidi ambulatoriali, fa parte di queste realtà grazie all’attivazione di “ambulatori mobili”, un progetto totalmente innovativo e a servizio di tutte le persone, comprese le donne in gravidanza o con i propri bambini, che hanno bisogno di cure e sostegno psicologico. Gli ambulatori mobili riescono a fronteggiare la Ambulatori mobili in Italia per una medicina prossima e flessibile Intervista a Michele Iacoviello, Coordinatore Cliniche Mobile di Emergency Attualità di Beatrice Casella
  • 15. www.healthonline.it | 15 scarsità delle risorse destinate all’assistenza sanitaria pubblica che sta causando gravissime conseguenze, tra cui la carenza dei servizi e l’inaccessibilità delle cure ai gruppi di pazienti economicamente o socialmente più svantaggiati. Gli ambulatori mobili sono una risposta concreta a queste problematiche, sono una sorta di politica di contenimento della spesa capace di individuare priorità negli interventi. Health Online è entrata nel dettaglio della questione intervistando Michele Iacoviello, Coordinatore cliniche mobili di EMERGENCY, il quale ha sottolineato l’importanza di una medicina flessibile e prossima, capace di rendere concreto il diritto alla cura anche a tutti coloro che, per una serie di motivi, ha delle difficoltà ad accedere al sistema. Quando e perché è nata l’esigenza di creare delle strutture mobili sanitarie? Il progetto è nato agli inizi del 2011 e rientra nell’ambito del Programma Italia di EMERGENCY. Originariamente era dedicato ai braccianti agricoli che, in alcune zone del nostro Paese, vivono tuttora in situazioni difficili e a disagio. Poi, con il passare del tempo, abbiamo riscontrato una forte esigenza di rendere disponibile questo servizio anche nelle periferie urbane, nei campi rom, nei centri di accoglienza e nelle aree colpite da catastrofi naturali, specialmente le zone terremotate del Centro Italia. Quanti ambulatori esistono attualmente in Italia? Attualmente sono attivi quattro ambulatori mobili: nella provincia di Macerata e Teramo, in particolare all’interno del cratere del grande sisma avvenuto nel 2016; nei quartieri periferici di Milano, come Via Vitruvio, vicino alla Stazione Centrale, per l’elevata presenza dei migranti ai quali vengono garantite 20- 25 visite al giorno; nei dintorni di Latina, dove sono numerosissimi i braccianti indiani; nelle zone rurali di Ragusa per una forte presenza di lavoratori agricoli provenienti soprattutto dal Nordafrica, dalla Tunisia e dall’Est Europa, principalmente Romania. Ritengo sia importante sottolineare inoltre che, considerando le cliniche mobili e gli ambulatori fissi, abbiamo visitato in tutto fino ad oggi 80.000 persone, migranti e cittadini italiani per lo più appartenenti alle zone colpite dal sisma. In particolare, considerando solamente gli ambulatori mobili e un periodo che va dal 2011 ad oggi, sono stati curati 25.457 pazienti dai 0 ai 15 anni (4%) e dai 18 ai 40 anni (63%). Quali servizi vengono offerti e a chi sono rivolti? I servizi offerti riguardano la medicina di base, le attività infermieristiche (sanitarie e di prevenzione), il supporto psicologico e l’orientamento sociosanitario attraverso il ruolo essenziale del mediatore culturale le cui mansioni consistono principalmente nel raccogliere i dati della persona, aiutarla a gestire le pratiche amministrative e a scegliere il medico dal quale essere assistito e curato. Le prestazioni appena descritte sono destinate in modo particolare agli indigenti. Avete avviato ambulatori di questo tipo anche nei Paesi in Via di Sviluppo? Se sono presenti, ha riscontrato delle differenze e problematiche rispetto alle strutture mobili in Italia? Abbiamo cercato di avviare un ambulatorio mobile in Kurdistan, ma ha avuto una durata relativamente breve perché abbiamo capito che nei paesi in via di sviluppo l’obiettivo deve essere diverso: costruire ospedali, quindi strutture fisse, e formare personale medico sanitario locale. Noi di EMERGENCY stiamo adottando questa prassi e sta funzionando molto bene. Gli ambulatori mobili oltre ad essere molto utili da un punto di vista sanitario, riescono anche a diminuire le disuguaglianze, contrastare la povertà e garantire l’incremento di un welfare territoriale? Partendo in ordine, gli ambulatori mobili alzano l’asticella dell’uguaglianza perché assicurano sostegno sociosanitario a tutti e in qualsiasi momento, rispettando così il diritto all’accesso alle curericonosciutodallanostraCostituzione.Contrasta molto la povertà, riducendo i costi sanitari perché fa da filtro al pronto soccorso e al 118. A tal proposito, è stato dimostrato che esistono un numero elevato di accessi impropri al pronto soccorso che provocano, per esempio, delle spese sanitarie superflue. Infine, gli ambulatori mobili sostengono l’incremento di un welfare territoriale dimostrando che una medicina prossima alle persone, attente alle differenze culturali e linguistiche, riesce ad assicurare un percorso di cura. Una nozione, quest’ultima, che combacia perfettamente con il Preambolo della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la mera assenza di malattia o infermità”. Un concetto che in Italia sta prendendo realmente forma anche grazie a progetti come quello di EMERGENCY, una delle più grandi associazioni umanitarie italiane che adotta costantemente idee sostenibili ed innovative per l’eguaglianza e la responsabilità sociale.
  • 16. 16 | Health Online 33 Persone non udenti? Come sub negli abissi. Interviene l’Onu Attualità di Alessandro Notarnicola La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima. La pensava in questo modo il filosofo francese Henri Bergson, secondo cui inoltre le parole tradotte nella lingua dei segni diventano una vera e propria danza, in cui l’intenzione – e aggiungeremmo anche l’anima – traspare dai gesti delle mani, dall’energia, dall’espressione del volto. Se si parla a una persona non udente di comunicazione, non avrà dubbi: il linguaggio è come una danza di gesti che rompe il silenzio. Lo rompe realmente. Stando ad alcuni esperti di Lis, la lingua dei segni, i non udenti sono come l’acqua frizzante, agitando la bottiglia e aprendola all’improvviso esplode, e così succede a loro, come se dovessero continuamente tenere compresso nell’anima il bisogno di comunicare. La comunicazione infatti per tutti gli esseri viventi è una facoltà del tutto innata: tutti quando veniamo al mondo avvertiamo il bisogno di “dire la nostra” e certamente nessuno appena nato ha la facoltà della parola. Si comunica dunque con i gesti: si indica, si piange, si sorride, si fissa qualcosa. Ma certo non si trasmette un messaggio attraverso l’uso della parola. C’è però da precisare che avere la possibilità di comunicare non corrisponde sempre al sapere comunicare. Al mondo i non udenti sono 80 milioni e parlano circa 300 differenti lingue dei segni nei loro Paesi, che vanno riconosciute, tutelate e promosse. Necessità ribadita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, nel dicembre 2017, ha istituito la Giornata internazionale delle lingue dei segni, da celebrare il 23 settembre, nel giorno di fondazione nel 1951 della Federazione mondiale dei sordi (Wfd). La nuova ricorrenza è stata così inserita nella Settimana internazionale dei sordi, lanciata in occasione del primo Congresso mondiale della Wfd, tenutosi a Roma, il 28 settembre nel 1958, proclamato Giornata mondiale del sordo. Quest’anno il tema della Giornata è chiaro: tutti hanno diritto alla lingua dei segni! Per l’Onu infatti oggi è quanto mai fondamentale diffondere e valorizzare la conoscenza di questi linguaggi, che si servono di sistemi codificati di gesti delle mani, espressioni del viso e movimenti del corpo, che corrispondono ad uno o più significati, diversi da Paese a Paese e anche all’interno degli stessi, da regione a regione, al pari delle lingue ordinarie e dei vari dialetti. La comunicazione visivo-gestuale è conosciuta e diffusa dall’antichità e oggi sono circa 40 gli Stati che hanno riconosciuto ufficialmente le loro lingue dei segni. Un numero che l’Organizzazione delle
  • 17. www.healthonline.it | 17 Nazioni Unite ritiene alquanto insufficiente e quasi del tutto assente in diversi ambiti della vita, dalla cultura allo sport, attraversando il lungo corridoio della medicina. Spesso infatti i sordi sono come sub negli abissi, intorno a loro esiste il silenzio, un silenzio che di tanto in tanto si rompe attraverso le immagini proposte o tramite un incontro di sguardi. Osservare per un non udente è una delle attività predilette del quotidiano: guardare è il modo per conoscere e comprendere la realtà che lo circonda. Molte volte invece chi non ha la facoltà sensoriale dell’udito si affida alle immagini, e dunque alle arti figurative, come il disegno e la pittura. È questo il caso di Elisabetta Maio, sorda dalla nascita ed esperta di Lis, che in un’intervista rilasciata all’Eco di Bergamo ha raccontato aver avuto due figli, entrambi sordi come lei, che ora hanno 26 e 29 anni, e che proprio affiancandosi a loro nella crescita ha scoperto la sua vera vocazione, affrontando per la prima volta la sfida di insegnare la lingua dei segni, portandola nelle aule scolastiche: «Ho incominciato – ha commentato – con i piccoli del nido, poi con la scuola materna, e via via fino all’università». Certo, per lei la strada è stata in salita: «Ho vissuto anche un periodo di esaurimento perché nonostante tutti gli sforzi non riuscivo a inserirmi nel mondo come avrei voluto. Portavo i miei figli a scuola e a logopedia, ma in famiglia ci sono state malattie e relazioni faticose che mi hanno sfinito, portandomi a una crisi gravissima. Ci sono voluti tempo e l’aiuto di una terapia psicologica per riuscire a riprendermi, a recuperare l’autonomia, a tornare quella di sempre». Proprio per queste difficoltà a relazionarsi e a interagire con “l’altra parte del mondo”, quella cioè che sente e parla benissimo, a livello globale oggi – molto di più rispetto a ieri – si svolgono manifestazioni, cortei, incontri, campagne di sensibilizzazione e diffusione di materiali sulle lingue dei segni, che possono rafforzare i legami con le comunità sorde nel mondo e favorire la loro piena integrazione. In Italia, l’Ente nazionale sordi (Ens), istituito nel 1932 con la missione di promuovere l’identità, l’autonomia e la piena realizzazione delle persone non udenti ha scelto di dedicare l’intero mese di settembre ai “Diritti della lingua dei segni per tutti”, auspicando una rapida approvazione del Disegno di legge che definisce i diritti e la rimozione delle barriere comunicative in ambito politico, formativo, lavorativo, già licenziato dal Senato, il 3 ottobre 2017, ma in attesa di passare al vaglio della Camera. L’Italia ad oggi è l’unico Paese nell’Unione europea a non avere ancora riconosciuto la lingua dei segni nel proprio ordinamento. LA CURIOSITà È Lorenzo Nissi Vassalle il primo laureato italiano non udente. La corona d’alloro per il giovane pisano è arrivata lo scorso febbraio a seguito della presentazione della tesi ‘I sordi, l’audiovisivo e i nuovi media’. Un primato non trascurato dall’ex ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, che, su Facebook, ha postato i suoi auguri a Lorenzo. “La Lingua dei segni – ha scritto l’ex ministro – costituisce uno strumento importante di inclusione, di pari opportunità, di accesso alla comunicazione e piena partecipazione alla vita collettiva delle persone con deficit uditivo. Lorenzo, 24 anni, ha ottenuto il titolo nella Facoltà di Lettere moderne dopo una serie di difficoltà che tutti i non udenti devono affrontare. Proprio queste erano al centro della sua tesi, in cui ha dimostrato che le tecnologie, in particolare alcune applicazioni, possono garantire una maggiore autonomia”. Il 3 ottobre del 2017 per la prima volta il Senato ha approvato il disegno di legge sul riconoscimento della Lingua dei segni italiana. Poi il testo è passato alla Camera, dove ancora giace in attesa di essere discusso. “L’impegno di Lorenzo deve essere sostenuto con forza. Questo governo sta facendo la sua parte”, ha scritto sempre nel post Bussetti. “Il ministro Lorenzo Fontana e io – ha proseguito – a dicembre abbiamo firmato un protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di formare docenti esperti e qualificati nella Lis e favorire la completa inclusione scolastica dei bambini sordi segnanti. I corsi daranno una risposta attesa da molto tempo. Grazie a 6 milioni di euro già a disposizione, avvieremo subito i percorsi formativi destinati ai docenti di sostegno. Nessun ragazzo deve essere lasciato indietro”.
  • 18. 18 | Health Online 33 Il nostro impegno, la vostra salute Health Italia S.p.A. opera nel mercato della promozione di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva ed eroga servizi amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali a Fondi Sanitari, Casse di assistenza sanitaria e, soprattutto, a Società di Mutuo Soccorso. È inoltre attiva nel mercato del welfare aziendale e gestisce in outsourcing piani di welfare in modalità Flexible Benefit. Health Italia S.p.A. c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM) info@healthitalia.it www.healthitalia.it
  • 19. Mutua MBA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364 - www.mbamutua.org
  • 20. 20 | Health Online 33 Diffondere la cultura della prevenzione, informare sulle possibilità e sulle nuove prospettive offerte dallo sviluppo della telemedicina: con questi obiettivi, Health Italia e Health Point hanno partecipato a ITACA 20.19 - viaggio tra le idee, una tre giorni di approfondimenti e dibattiti su temi di interesse pubblico. Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda all’Amministratore Delegato di Health Point, Silvia Fiorini. Dal 27 al 29 settembre, il piccolo, bellissimo centro storico di Formello si è trasformato in uno spazio di confronto e condivisione: a Palazzo Chigi si è svolta infatti Itaca 20.19 – viaggio tra le idee, una tre giorni di dibattiti e approfondimenti su temi di interesse pubblico. L’evento è stato promosso dal Comune di Formello, in collaborazione con l’Associazione Itaca2.0, con il patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio e il sostegno, in qualità di partner, di Health Italia. Tra focus e workshop, gli argomenti trattati sono stati davvero tanti: dalla sanità digitale al ruolo dello sport nella lotta al disagio giovanile, dall’innovazione nelle imprese al microcredito, dalla sicurezza partecipata al ruolo dell’Europa nella crescita delle comunità locali. Il sindaco di Formello, Gian Filippo Santi, ha fatto gli onori di casa, insieme al vicepresidente del Sanità digitale: Health Italia e Health Point a Itaca20.19 – viaggio tra le idee In evidenza di Nicoletta Mele e Mariachiara Manopulo Consiglio regionale del Lazio Giuseppe Cangemi, al presidente di Itaca 2.0 Gianni Sammarco, e al presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, Mario Baccini. Che la manifestazione sia stata un successo lo dimostrano i numeri: oltre 2000 presenze e 50 relatori provenienti dalle istituzioni europee, nazionali e locali, dal mondo delle imprese, della sanità, della cultura, della musica, dello sport. Uomini delle istituzioni, giornalisti, professori ed esperti si sono confrontati su tematiche attuali che interessano la vita di tutti i cittadini e del territorio. Sul palco di Itaca non sono mancati gli ospiti illustri: Annalisa Minetti, cantante e atleta paralimpica, è stata intervistata da Marcello Cirillo durante il focus “Sociale: specialmente abili”; Sergio De Caprio, noto come Capitano Ultimo, è intervenuto per parlare di sicurezza partecipata e legalità. Antonio Tajani, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo, si è confrontato i sindaci dei piccoli comuni del Lazio. Ancora, Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha parlato di sport come antidoto al bullismo e ai problemi di giovani e giovanissimi insieme al presidente della Federazione Italiana Nuoto, Paolo Barelli e al presidente della Federazione Italiana Sport Equestri, Marco Di Paola. Il dibattito sulle prospettive e le possibili applicazioni della sanità digitale ha aperto la manifestazione: le eccellenze della telemedicina hanno parlato di e-health, intelligenza artificiale, home monitoring e di come la sanità digitale può migliorare l’assistenza e garantire un risparmio per la spesa sanitaria. Tra i relatori, anche il prof. Sergio Pillon, Direttore UOD Telemedicina, Dipartimento Cardiovascolare, A.O. S. Camillo Forlanini, cofondatore della SIT (Società italiana di Telemedicina) e membro dell’Ufficio Studi di ANSI (Associazione nazionale Sanità Integrativa e Welfare). Cos’è, esattamente, la sanità digitale? E la telemedicina? Tecnologie informatiche e di telecomunicazione (ICT) + salute = sanità digitale. In una sola parola, che sta entrando nel vocabolario comune, eHealth. Secondo la Commissione Europea, eHealth è “l’insieme di strumenti e servizi digitali al servizio della salute e delle cure mediche che usano le Silvia Fiorini, AD di Health Point
  • 21. www.healthonline.it | 21 tecnologie informatiche e di telecomunicazione (ICT) per migliorare attività come prevenzione, diagnosi e terapie delle patologie, nonché monitoraggio e gestione della salute e degli stili di vita”. Per telemedicina invece si intende “l’erogazione di servizi sanitari quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura” (OMS). In sostanza, eHealth fornisce una serie di ausili e strumenti tecnologici per la tutela e la cura della propria salute, e la telemedicina i servizi diagnostici e terapeutici che non sostituiscono quelli tradizionali, ma vanno ad integrarli attraverso la “modernizzazione” del digitale che si avvale di innovazioni tecnologiche all’avanguardia per un risultato più efficace ed efficiente. Lo sviluppo della sanità digitale, quindi, consente sia di migliorare la qualità della vita del paziente che di ridurre i tempi. Oggi è possibile avere a disposizione dei centri di servizi di telemedicina – con strumenti diagnostici all’avanguardia e non invasivi – in grado di favorire la prevenzione territoriale di primo livello, grazie ad una stazione telematica sempre connessa, dove tutti i dati raccolti possono essere condivisi con una centrale medica per l’analisi e la refertazione. Sono gli Health Point, un progetto di Health Italia S.p.A. attraverso la sua controllata Health Point S.p.A. “Gli Health Point sono strutture costituite da moduli (c.d. Station) appositamente attrezzate con device di ultima generazione - ha spiegato l’AD Silvia Fiorini - che operano nel pieno rispetto delle Linee di Indirizzo Nazionali del Ministero della Salute, dove è possibile effettuare fino a 40 rilevazioni, con l’assistenza di personale infermieristico qualificato, il tutto con dispositivi medicali non invasivi e nel totale rispetto della privacy degli utenti. Tutti i rilevamenti vengono condivisi con il centro medico erogatore ed il relativo personale medico qualificato, al fine di restituire un pronto e veloce riscontro agli utenti. All’interno degli Health Point è inoltre possibile prenotare una televisita con un medico specialista. Le nuove tecnologie di cui dispongono le station consentono il monitoraggio di parametri che finora potevano essere controllati soltanto con test invasivi, condotti esclusivamente presso laboratori specializzati e in ospedale, riducendo così i tempi di attesa”. Una delle station di Health Point è stata presente per tutta la durata di Itaca 20.19, fornendo
  • 22. 22 | Health Online 33 gratuitamente check up ed esami non invasivi di primo livello a chi ne ha fatto richiesta. Abbiamo incontrato l’AD di Health Point, Silvia Fiorini. Dottoressa Fiorini, cosa ha rappresentato la partecipazione a Itaca 20.19? È stato un evento molto interessante che ha portato a dei risultati soddisfacenti sia per chi si è sottoposto ai check up gratuiti che per noi che abbiamo erogato il servizio. Durante i 3 giorni della manifestazione c’è stata una grande affluenza alla station di Health Point, con l’erogazione di check up gratuiti ogni 15 minuti. Visto il grande successo e per poter soddisfare più richieste possibili, abbiamo messo a disposizione la Station presente nella nostra sede di Formello anche per le giornate di lunedì 30 settembre e martedì 1 ottobre. Possiamo contare un totale di circa 170 esami effettuati e siamo onorati di aver potuto accogliere presso la nostra station personalità di rilievo come il Sindaco di Formello, Gian Filippo Santi, il Vice Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi, e numerosi Assessori e Consiglieri del Comune di Formello. I risultati ottenuti con Itaca 20.19 sono la dimostrazione della necessità di diffondere i servizi di telemedicina che avvicinano le persone alla prevenzione, senza sostituire la diagnosi tradizionale, attraverso un accesso facilitato e quindi con una notevole riduzione dei tempi di attesa. Quanto è importante oggi investire nella telemedicina? L’Italia è agli ultimi posti in Europa e nel mondo
  • 23. www.healthonline.it | 23 occidentale per l’utilizzo della Telemedicina. È quindi fondamentale sviluppare e diffondere la cultura della telemedicina per la salute del cittadino attraverso la prevenzione,cheèlostrumentoprimariocheabbiamo a disposizione per combattere le malattie. L’obiettivo è quello di avere la possibilità di fare il punto sulla salute senza attese – criticità del Servizio Sanitario Nazionale – senza code e senza appuntamento, il tutto a dei costi agevolati rispetto al privato. In questi giorni, tra l’altro, una sentenza della Corte di Cassazione rafforza la nostra mission, costituendo un importante precedente per la regolamentazione del collocamento di punti salute in grado di svolgere servizi di telemedicina in luoghi pubblici e aziende. La possibilità di effettuare rilevazioni di particolari parametridelnostroorganismocondevicealtamente tecnologici e non invasivi nel pieno rispetto della privacy e delle Linee di Indirizzo Nazionali del Ministero della Salute, e la possibilità di condividere i dati direttamente con un centro medico e/o un medico specialista di riferimento, rappresentano uno strumento fondamentale per la prevenzione e per la tempestività nella sfera sanitaria quotidiana di ognuno di noi. Tra i punti di forza degli Health Point c’è lo sviluppo della sanità digitale. In che modo? E perché? Health Point punta allo sviluppo della sanità digitale attraverso i centri polispecialistici che supportano i servizi erogati nella verifica dei dati raccolti, grazie anche al personale medico qualificato. Health Point è infatti anche titolare di Health Point Medical Care, ovvero un network di poliambulatori specialistici che erogano prestazioni di visite specialistiche, odontoiatriche, ecografie, indagini diagnostiche, fisioterapia con personale medico altamente qualificato e strumentazione all’avanguardia. Tutto questo per rispondere alle nuove esigenze di un elevato invecchiamento della popolazione: passare dalconcettodi“cura”aquellodel“prendersicura”di un soggetto sano, attraverso interventi personalizzati e con strumenti digitali che consentono un accesso facilitato e senza lunghe ed estenuanti attese. La location: Palazzo Chigi Il Palazzo fu costruito nel XII secolo dalla famiglia Orsini e in origine era un edificio di difesa; nella seconda metà del XV secolo, diventò una residenza signorile. Successivamente venne acquisito dalla famiglia Chigi, che nel 1661 realizzò l’Appartamento Novo del Cardinal Flavio Chigi, nipote di Papa Alessandro VII, e il Museo delle curiosità naturali, peregrine e antiche, nucleo originale della collezione Chigi del Palazzo. L’elemento più antico è la Torre: salendo lungo la “scala emozionale” – ogni gradino rappresenta una tappa della via Francigena - si raggiunge la parte più alta e recente, opera dell’architetto Andrea Bruno, da cui si ammira panorama bellissimo che, nelle giornate terse, arriva fino al mare. Nel 1993, Palazzo Chigi diventò di proprietà del comune di Formello. Oggi è la sede del Museo dell’Agro Veientano, e della Biblioteca Comunale Multimediale. Ospita l’Ostello della Gioventù Maripara e Manzio, sistema integrato di accoglienza per i pellegrini della via Francigena. Al suo interno, la Sala Orsini è utilizzata per lo più per esposizioni temporanee e conferenze, mentre la Sala Grande è sede del Consiglio Comunale.
  • 24. 24 | Health Online 33 invece di agire tramite sostanze esogene, ripristina e valorizza le risorse interne dell’organismo. Il collagene è la proteina essenziale per l’organismo, “la colla” che sorregge il nostro corpo, ma si riduce con il tempo. L’organismo in parte la recupera con il riciclo degli aminoacidi generati dalla degradazione delle proteine e in parte attraverso l’alimentazione, ma questo non basta. È fondamentale, quindi, una reintegrazione quotidiana di collagene per assicurare il benessere dell’intero organismo, senza ricorrere all’aiuto di sostanze esogene, ma solo attraverso la valorizzazione delle risorse interne dell’organismo. In che modo? Con gli integratori a base di collagene, l’elemento principe dei prodotti distribuiti con il brand commerciale Collagen for Life. “Con Collagen For Life - aggiunge Papini - esploriamo nuovi ambiti di promozione e distribuzione, con il coinvolgimento diretto del consumatore che, verificata l’efficacia dei prodotti, si propone come ‘testimonial’, partecipando spontaneamente alla diffusione degli stessi. Inoltre, l’approccio al mercato avviene anche tramite i moderni strumenti di comunicazione come il sito web www.collagenforlife.it, nonché, la pagina Facebook ‘Collagen for life’”. Prendersi cura di sé e del proprio benessere con la prevenzione è quindi la mission di Health for Life. “La società, che fa parte del gruppo Health Italia S.p.A - spiega l’AD - si presenta come una ‘health community’ per offrire ai propri utenti la possibilità di scoprire prodotti e acquisire vantaggi dai loro acquisti e da quelli dei loro amici e, per chi lo desidera, anche di intraprendere un percorso professionale”. Tra i prodotti anche la nuova linea di protezioni solari denominata “SHADOW” e la nuova linea di prodotti al collagene in ambito cosmeceutico, che vanno a integrare le 3 linee prodotti già in distribuzione, denominate “SUPREME”, “BALANCE” e “ELLA”. Health Promoter è la figura che contribuisce alla valorizzazione di questo grande ed interessante progetto, organizzando il lavoro in completa autonomia. L’Health Promoter, inoltre, partecipando Health for life, la Health community per la cura di se e del proprio benessere Interviene l’AD Guido Papini Promozione dello sviluppo di una Health Community dedicata alla cura di sé e del proprio benessere, attraverso la distribuzione di prodotti a base di collagene. È questa l’attività di Health For Life, società del gruppo Health Italia S.p.A. “Con il progetto Health Community - Il Naturale Star Bene, Health For Life si pone come primari obiettivi la prevenzione e il benessere delle persone”, spiega l’AD di Health For Life Guido Papini. “Tutti i prodotti nascono da una rigorosa ricerca italiana, documentata da lavori scientifici e da brevetti internazionali”. La qualità ed efficacia dei prodotti Health For Life è documentata da ricerche scientifiche. “I nostri studi - prosegue - sono ispirati al Professor Bruno Silvestrini, medico e docente universitario con un’esperienza pluriennale nella ricerca medica e farmaceutica, responsabile di scoperte farmacologiche di rilievo internazionale e autore di oltre 500 pubblicazioni scientifiche. Da più di 30 anni ha approfondito con entusiasmo e passione la ricerca, concentrandosi sugli effetti benefici del collagene sul corpo umano”. Ogni prodotto è differente per composizione e indicazioni, ma il principio di azione è comune: Le aziende del Gruppo di Alessia Elem Guido Papini, AD di Health For Life
  • 25. www.healthonline.it | 25 spontaneamentealmodellodiBusinessdiHealthFor Life, usufruisce dei presupposti della condivisione (Economy Sharing) denominati: autoconsumo - promozione - rendita - compartecipazione. Per un’alta formazione nel campo l’azienda prevede dei corsi. Non solo la cura della salute delle persone, ma anche degli animali domestici. “Come per noi, anche nel caso degli animali, cani e gatti in particolare - conclude Guido Papini - è difficile che il cibo presente in commercio fornisca tutti gli elementi utili al funzionamento ottimale delle funzioni fisiologiche del loro organismo. In questo caso, stiamo realizzando una speciale linea PET, che offre una serie di integratori contenenti la giusta combinazione di componenti per supportare il fabbisogno giornaliero dei nutrienti necessari alla loro salute”. Oltre ai nutraceutici, la linea Pet Health for Life comprende anche altri prodotti essenziali alla cura e all’igiene degli animali domestici. I prodotti saranno presto disponibili anche presso gli Health Point.
  • 26. 26 | Health Online 33 Fondazione Health Italia Onlus: fare del bene, fa bene L’intervista al presidente Massimiliano Alfieri Le aziende del Gruppo di Nicoletta Mele Avere a cuore la salute del prossimo con tutto il supporto di cui ha bisogno. In che modo? In cosa consiste l’attività della Fondazione? Fondazione Health Italia Onlus è un ente senza scopo di lucro che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale e opera nei settori dell’assistenza sociale e socio-sanitaria. Parallelamente, nell’ambito dellesueattivitàditutela,promozioneevalorizzazione delle cose di interesse artistico e storico, gestisce uno spazio museale aperto al pubblico: il Museo del Mutuo Soccorso. Cosa rappresenta per la Fondazione aver ottenuto il riconoscimento di Onlus? Essere iscritti all’Anagrafe delle ONLUS è un importante riconoscimento per il lavoro fatto e per quello che intendiamo ancora fare. Ci auspichiamo vivamente di poter contare, grazie all’ottenimento della qualifica di Onlus, su un incremento significativo del numero di donazioni, al fine di fornire sostegno a un numero sempre più ampio di persone in difficoltà. In particolar modo, abbiamo a cuore che il progetto “Banca delle Visite” si sviluppi ulteriormente e ci permetta di erogare visite mediche gratuite a tutti coloro che non possono permettersele o che non possono attendere i tempi del Servizio Sanitario Nazionale. Banca delle Visite è uno dei progetti solidali fiore all’occhiello della Fondazione. Di cosa si tratta? Negli anni la Fondazione ha focalizzato i suoi obiettivi su ambiti più definiti, consolidando filoni progettuali avviati. In particolare, Banca delle Visite, che è un progetto ispirato alla tradizione napoletana di lasciare in dono la consumazione di una tazzina di caffè a beneficio di uno sconosciuto bisognoso - meglio conosciuta come “caffè sospeso” - si pone l’obiettivo di raccogliere fondi per aiutare chi non può permettersi una visita medica a pagamento o non può attendere i tempi del Servizio Sanitario Pubblico e ha bisogno di cure immediate. Banca delle Visite si prefigge di diventare una reale opportunità di accesso alle cure sanitarie per le persone in difficoltà. Attraverso il supporto di volontari, medici e centri medici, il progetto “Banca delle Visite” è presente ad oggi in 14 regioni italiane, con oltre 60 cliniche convenzionate e altrettanti specialisti che operano privatamente. Dalla nascita, nel 2016, sono state “L’operaumanapiùbellaèdiessereutilealprossimo”. La storica frase di Sofocle, uno dei più importanti poeti dell’antica Grecia, alla quale aggiungiamo “utile al prossimo e a se stessi”, racchiude la filosofia di Fondazione Health Italia Onlus. Aiutare chi ha bisogno di assistenza sanitaria, sociale e socio- sanitaria è la mission della Fondazione che ad oggi vanta di importanti risultati: oltre 1100 donazioni, 15 progetti solidali e più di 90.000 euro raccolti. Per saperne di più abbiamo intervistato il presidente di Fondazione Health Italia Onlus, dott. Massimiliano Alfieri. Dott. Alfieri, da cosa e perché nasce questo progetto? La Fondazione nasce nel luglio del 2015 su iniziativa congiunta di Mutua MBA, Health Italia e Health Assistance, tutte realtà impegnate e operanti nel settore della Sanità Integrativa. Da operatori del settore, con a cuore la salute del prossimo e consapevoli delle difficoltà di accesso alle cure di un numero sempre crescente di cittadini, ci è sembrato doveroso fare la nostra parte, dando vita a un progetto di sostegno alle persone colpite, direttamente o indirettamente, da situazioni di malattia. Massimiliano Alfieri, presidente di Health Italia Onlus, e i ragazzi dell’Associazione “Mai Soli”
  • 27. www.healthonline.it | 27 erogate più di 700 prestazioni mediche, con richieste in costante aumento. Come ha spiegato, tra le attività di tutela, promozione e valorizzazione delle cose di interesse artistico e storico, Fondazione Health Italia Onlus gestisce il Museo del Mutuo Soccorso. Cosa c’è all’interno della struttura, dove si trova e come visitarla? Il Museo si compone di una cospicua collezione di reperti che raccontano la storia della mutualità italiana dalla prima metà dell’Ottocento ai giorni nostri,riconducibiliaentiesocietàdimutuosoccorso, con sedi in Italia e all’estero. La raccolta comprende una notevole varietà di materiale documentario e bibliografico, nonché un ragguardevole insieme di medaglie, spille e distintivi ed alcuni cimeli rari. La struttura, che si trova in via di Santa Cornelia 9 a Formello, un paese alle porte di Roma, accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici. All’interno del museo è presente anche una sezione di pubblicazioni sulla storia e sul mondo delle Società di Mutuo Soccorso in libera consultazione. Fondazione infine aderisce a Museimpresa, l’associazione italiana dei musei e degli archivi d’impresa, un unicum a livello europeo, con la quale collabora partecipando alle iniziative di volta in volta promosse. Parliamo dei ruoli e della possibilità di poter far parte della famiglia. Chi sono gli Ambasciatori della Fondazione? Nella Fondazione ognuno può diventare un’importante risorsa. Una delle figure chiave per la nostra organizzazione sono gli Ambasciatori. Gli Ambasciatori sono volontari che operano sul territorio e che entrano direttamente in contatto con le persone in difficoltà. Questo ci permette di interfacciarci meglio con chi ha bisogno di aiuto, permettendoci di fornire anche un supporto morale, spesso altrettanto importante. Come diventare volontario? Èmoltosemplice.Bastacontattarci(telefonicamente, via email, o tramite il form diretto sul nostro sito) comunicandoci la modalità con la quale si vuole collaborare: diventando ambasciatore, aprendo una filiale, diventando un dialogatore o aiutandoci a fare una raccolta fondi, espletando le mansioni più adatte alle sue attitudini per aiutarci a fare del bene. Ovviamente, per ricoprire questi ruoli si dovrà necessariamente rispettare i nostri principi di trasparenza e correttezza. Alla luce di quanto detto, quanto è importante per chi non può permettersi assistenza socio- sanitaria avere un sostegno come quello offerto dalla Fondazione? È fondamentale. In Italia milioni di persone hanno rinunciato a curarsi per motivi economici o lo hanno fatto indebitandosi per far fronte alle spese mediche. La situazione riguarda soprattutto le persone con redditi bassi. Similmente, è aumentato il divario tra Nord e Sud, e molte regioni stentano a garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea). In tale contesto, la Fondazione vuole ricoprire un ruolo sempre più determinante, dedicando a questo obiettivo sempre maggiori risorse. Fondazione Health Italia Onlus è un ente senza scopo di lucro che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale e opera nei settori dell’assistenza sociale e socio-sanitaria. Grazie alle donazioni è possibile quindi portare avanti i progetti della Fondazione: offrire alle famiglie bisognose assistenza sanitaria, sociale e socio-sanitaria, promuovere iniziative per garantire il diritto allo studio e gestire servizi educativi, formativi, culturali, sportivi e ricreativi per i bambini e i giovani. Si può donare tramite diversi canali: • bonifico bancario IBAN: IT 67 Q 03069 09606 100000 140646 intestato a: Fondazione Health Italia Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM) • assegno bancario non trasferibile intestato a: Fondazione Health Italia inviato mezzo posta a: Fondazione Health Italia Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 Formello (RM) • online sul sito www.fondazionehealthitalia.it “Aiutaci a fare del bene, il tuo sostegno è importante”
  • 28. 28 | Health Online 33 le regioni e le isole Canarie sono il luogo in cui le cifre sono leggermente più elevate. Pertanto, se la nostra salute emotiva e fisica dipendesse solo ed esclusivamente dal rapporto che abbiamo con i nostri animali domestici, la Spagna sarebbe uno dei paesi più sani del mondo. Tuttavia, come tutti gli esseri viventi, anche un cane può presentare delle problematiche dovute da fattori esterni o caratteriali che provocano dei comportamenti anomali negli animali. Il morso di un cane, ad esempio, causa una dolorosa lesione cutanea che può essere più o meno ampia e profonda ma comunque va trattata nel modo corretto allo scopo di evitare eventuali conseguenze. Quando il soggetto aggredito riporta lesioni gravi deve essere tempestivamente soccorso e trasportato al pronto soccorso perché potrebbe insorgere la malattia della rabbia. Quest’ultima si presenta come una patologia infettiva, mortale, causata da un virus (della famiglia Rabdovirus) che colpisce prevalentemente i mammiferi carnivori e si trasmette attraverso la saliva degli animali infetti. L’utilità di prevenire e sensibilizzare la malattia della rabbia Secondo un proverbio francese “la cosa migliore di un uomo è il suo cane”. Il legame che si crea tra un cane e il suo proprietario, infatti, va ben oltre la semplice compagnia poiché, nella maggior parte dei casi, i cani diventano membri di una famiglia. In termini generali, i benefici dell’avere un animale variano da quelli emotivi, con oltre il 75% dei padroni che vede il proprio animale come qualcosa di più di un amico, ad aspetti strettamente legati alla salute delle persone. Un altro aspetto interessante è che le donne sono più sensibili degli uomini agli animali domestici e, quando diventano madri, riescono a trasmettere in maniera eccellente questo sentimento ai loro figli. Forse questo è uno dei motivi per cui, come dimostra lo studio, le nuove generazioni hanno un maggiore affetto per gli animali domestici. La Fondazione Affinity Animali e Salute evidenzia che il fattore economico non figura, in entrambi i casi, tra i principali motivi del non avere un animale domestico. In linea generale possiamo dire che la Spagna è molto favorevole agli animali domestici. La percentuale di accettazione è molto simile in tutte Prevenzione di Beatrice Casella
  • 29. www.healthonline.it | 29 Il morso di un animale ammalato rappresenta quindi la via attraverso la quale si trasmette la malattia. Il virus penetrato con il morso risale lungo i nervi periferici e raggiunge il sistema nervoso centrale dove agisce distruggendo le cellule nervose. L’incubazione della malattia della rabbia è variabile e può prolungarsi anche per dei mesi. Il virus della rabbia appartiene alla famiglia dei rhabdovirus all’interno della quale è compreso il genere Lyssavirus, che include il gruppo degli agenti portatori della rabbia negli animali ed esseri umani. Virus rabici isolati da differenti specie animali e zone hanno diverse proprietà biologiche e antigieniche che possono rendere conto di differenze nella virulenza tra i diversi ceppi isolati. Il virus presenta, inoltre, un particolare tropismo per le fibre muscolari e le cellule nervose, cosa che spiega il particolare decorso della malattia. Esistono diversi genotipi di virus della rabbia con specifici reservoir. L’animale infetto mostra diverse alterazioni di comportamento, inclusa una tipica aggressività che lo porta a mordere alla più piccola provocazione. Il 28 settembre 2019, per il secondo anno di seguito, è stata celebrata la Giornata mondiale della rabbia. L’idea, supportata da molteplici organizzazioni di sanità animale, ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza pubblica dell’impatto della rabbia sulla salute umana e animale, diffondendo informazioni sulla facilità e l’importanza della prevenzione. È importante, quindi, al fine di prevenire la rabbia, proteggere sé stessi, il proprio animale e la propria comunità cercando di vaccinare tutti gli animali. Trattamenti tempestivi e appropriati dopo i morsi e prima che la malattia si sviluppi possono, difatti, arrestare l’infezione ed evitare la malattia negli uomini e animali. La parola “rabbia” deriva dal sanscrito “rabbahs”, che significa “fare violenza”. Risale al trentesimo secolo avanti Cristo, quando in India il dio della Morte era dipinto sempre accompagnato da un cane, emissario, appunto, del trapasso. La rabbia esiste principalmente in due forme epidemiologiche: 1. Urbana, diffusa principalmente dal cane e dal gatto domestici non immunizzati 2. Silvestre, propagata da volpi, tassi, faine, martore, donnole, moffette, manguste, procioni, lupi e pipistrelli. Il ciclo silvestre è predominante in Europa e in Nord America. L’epidemiologia di questo ciclo è piuttosto complessa: vanno tenuti in considerazione il genotipo virale, il comportamento e l’ecologia delle specie ospiti e i fattori ambientali. Nello stesso ecosistema una o più specie possono essere coinvolte nell’epidemiologia. L’infezione negli animali domestici è in genere espressione di una saturazione del serbatoio di infezione selvatico; l’infezione nell’uomo tende, quindi, a verificarsi in zone dove la rabbia è enzootica o epizootica, dove la gran parte degli animali domestici non è immunizzata e dove è comune il contato con l’uomo. Il ciclo urbano è presente prevalentemente in Africa, Asia e Sud America, dove la presenza di animali randagi è molto elevata. In Europa, nonostante zone molto estese abbiano ottenuto lo status di libere da rabbia, la vaccinazione degli animali da compagnia rimane una fase importante della prevenzione. La rabbia nei paesi europei è primariamente rabbia silvestre: alle specie selvatiche è attribuito l’80% di tutti i casi di rabbia. Di questi, più dell’80% è legato a volpi rosse appartenenti alla famiglia dei Canidae (fonte: CESMET). La vaccinazione orale delle volpi, sviluppata ormai quasi 25 anni fa, ha offerto una nuova prospettiva per il controllo della rabbia tra le specie selvatiche. Questo metodo è stato provato come l’unico modo efficace per eliminare la rabbia tra le volpi e tra altre specie terrestri: se si elimina la rabbia tra le volpi scompare anche tra gli altri animali domestici. Per quanto riguarda l’Italia, dal 1997 e fino all’ottobre 2008, è stata considerata libera da rabbia. In un secondo tempo, secondo i dati dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe), dal 2008 a febbraio 2010, sono stati diagnosticati centinaia di casi di rabbia in animali in Friuli-Venezia Giulia, in Veneto e nella Provincia Autonoma di Trento. La prevalenza dei casi ha interessato gli animali selvatici, per lo più le volpi, che rappresentano il principale serbatoio della malattia, ed alcuni caprioli e tassi. Sono stati riscontrati positivi anche animali domestici tra cui cani, gatti, un cavallo ed un asino. Non esiste una terapia specifica per la rabbia quindi l’unico modo per prevenire la malattia conclamata è intervenire durante il periodo di incubazione attraverso la somministrazione della vaccinazione antirabbica la quale permette all’organismo di reagire con un’efficace risposta immunitaria prima che il virus abbia raggiunto il sistema nervoso centrale. È importante tenere sempre a mente i consigli del proprio medico di fiducia e non dimenticare mai di interagire con prudenza con i cani ed in particolare con quelli che non si conoscono.
  • 31. 31 | Health Online 33
  • 32. 32 | Health Online 33 I progetti di ricerca per la cura dei linfomi Per Health Online il presidente FIL dott. Michele Spina Prevenzione di Nicoletta Mele A Jaqueline Kennedy Onassis, leggendaria first lady americana dal fascino incontrastato, regina di stile, moglie in seconde nozze del ricchissimo uomo di affari greco Aristotele Onassis, fu diagnosticato nel 1994 un linfoma Non-Hodgkin e morì nello stesso anno. Da allora ad oggi sono stati tanti i progressi della ricerca scientifica per combattere questa neoplasia, ma c’è ancora molto da fare. I linfomi sono patologie che in Italia colpiscono ogni anno circa 15.000 nuovi pazienti, che significa 40 nuovi casi al giorno, quasi 2 ogni ora. L’incidenza dei linfomi si presenta con una maggiore frequenza nei soggetti maschi e nella fascia di età 60-80 anni, ad eccezione del Linfoma di Hodgkin che colpisce in prevalenza giovani tra i 15 e i 35 anni. Un dato positivo è quello legato alla riduzione della mortalità, in particolare dal 1995 ad oggi, grazie ai progressi della ricerca scientifica in questo settore che ha consentito buone possibilità di cura per le diverse tipologie di Linfoma. (fonte FIL). Quali sono le tipologie di linfoma più diffuse? Quali sono le attuali terapie farmacologiche e le tecniche chirurgiche? A che punto è la ricerca scientifica? In che modo è possibile prevenire la neoplasia? Per Health Online ha risposto il dott. Michele Spina, presidente della Fondazione Italiana Linfomi. Presidente Spina, innanzitutto può spiegare cosa sono i linfomi? I linfomi sono diversi tipi di tumore che hanno origine dalle cellule (linfociti) delle ghiandole linfatiche (linfonodi) presenti in tutto il corpo. Dai linfonodi la malattia si può diffondere attraverso il sangue e/o i vasi linfatici ad altri linfonodi o organi, sia linfatici (midollo, milza, ecc.), sia extra-linfatici (cute, polmoni, sistema nervoso centrale, stomaco, fegato ecc.). Quali sono i principali fattori di rischio? Tra le cause anche la familiarità? Le cause dei linfomi non sono ancora del tutto note. Come in tutti i tumori, le mutazioni del DNA che stanno alla base della trasformazione tumorale possono essere indotte dall’esposizione a sostanze chimiche e agenti inquinanti, virus, malattie autoimmuni e radiazioni. È bene comunque precisare che la presenza di un “fattore di rischio” non equivale alla certezza di ammalarsi ma ad una probabilità superiore rispetto all’assenza del fattore. Alcuni agenti infettivi sono stati riconosciuti come fattori che possono favorire l’insorgenza di sottotipi particolari di linfoma (es. Virus di Epstein-Barr nel linfoma di Burkitt). Si discute molto sulla familiarità dei linfomi, come di tutti i tumori in genere. In realtà non esiste una dimostrazione di ereditarietà in questo tipo di tumore. Le mutazioni responsabili dell’insorgenza dei linfomi avvengono nella cellula che poi diventerà tumorale ma non interessano le cellule della linea “germinale” e quindi non sono ereditarie. Quali sono le forme esistenti? I linfomi sono suddivisi in due grandi categorie: • Hodgkin (LH) • Non-Hodgkin (LNH) I linfomi non Hodgkin (LNH) rappresentano il gruppo più numeroso tra le malattie onco-ematologiche. Dei 15.900 pazienti che hanno avuto una diagnosi di linfoma nel 2018, 13.700 hanno avuto diagnosticato Dott. Michele Spina, presidente della Fondazione Italiana Linfomi
  • 33. www.healthonline.it | 33 un LNH e 3.200 un Linfoma di Hodgkin. I LNH sono una famiglia eterogenea che include forme a diverso andamento clinico tra cui i linfomi indolenti (come i linfomi follicolari) e i linfomi aggressivi. Tra i linfomi aggressivi, i linfomi a grandi cellule B rappresentano l’85-90% della casistica, i linfomi a cellule T periferici rappresentano il 10-15% a seconda delle casistiche. L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2016 ha identificato 61 sottotipi di linfoma. La distribuzione geografica è variabile a seconda del sottotipo: il linfoma follicolare è più comune in Europa Occidentale e Nord America, il linfoma diffuso a grandi cellule è comune in tutto il Mondo. Circa i due terzi dei soggetti affetti da LNH hanno età maggiore di 60 anni. Il Linfoma di Hodgkin (LH) è caratterizzato dalla presenza di cellule chiamate di Reed-Sternberg. Può presentarsi in soggetti di tutte le età, ma è più frequente nei giovani tra i 15 e i 35 anni, o in adulti oltre i 50 anni. Si diffonde in genere in maniera “prevedibile” verso le stazioni linfonodali più vicine a quelle di esordio. Raramente la localizzazione iniziale è in organi non linfatici. Il linfoma di Hodgkin origina da linfociti B che, pur avendo accumulato nel loro DNA errori incompatibili con una corretta funzionalità, sfuggono, per motivi ancora non del tutto chiariti, all’eliminazione da parte delle cellule di sorveglianza e danno origine ad una popolazione tumorale. Dato che il tessuto linfatico è diffuso praticamente in tutto il corpo, i linfomi possono insorgere in diverse localizzazioni anatomiche. Per questo motivo, alla diagnosi e prima di cominciare le terapie, tutti i pazienti vanno incontro ad un percorso di ‘stadiazione’ che serve ad identificare le sedi anatomiche coinvolte dalla malattia attraverso indagini strumentali (ecografia, TAC, PET, etc.). Quali sono i campanelli d’allarme ai quali prestare particolarmente attenzione? I sintomi che fanno sospettare la comparsa di un linfomasonoaspecificiospessononesistono.Possono suggerire il sospetto di linfoma, ma nessuno di essi è veramentediagnostico.Èquindifondamentale,inloro presenza, ricorrere al medico curante per pianificare i giusti approfondimenti, indispensabili per giungere a una diagnosi precisa e sicura. Vi sono due principali campanelli d’allarme: 1. uno o più linfonodi superficiali ingrossati in zone come inguine, ascelle, collo senza dolore o altri segni di infiammazione; 2. sintomi “sistemici” come febbre, sudorazione notturna profusa e calo di peso (detti anche sintomi B). In considerazione dei sintomi descritti va ribadito con chiarezza che la semplice anamnesi (raccolta delle notizie che riguardano il paziente) e la visita non possono risolvere il caso e solo ulteriori approfondimenti diagnostici per il tipo specifico di presentazione potranno offrire una diagnosi precisa esicura. Talvolta,esamiaccuratidelsanguepossono permettere di diagnosticare una semplice malattia infettiva o più raramente un’altra malattia, ma nella maggior parte dei casi i medici dovranno decidere, sulla base dei dati disponibili, l’esecuzione di una biopsia del linfonodo o del tessuto extra-linfatico coinvolto. Come avviene la diagnosi? Il linfoma viene diagnosticato dal medico specialista ematologo, oncologo o chirurgo, dopo un’attenta anamnesi(raccoltaaccuratadellastoriadelpaziente), l’esame fisico, un eventuale esame del sangue ed esami radiologici, la biopsia di un linfonodo ingrossato o di altro tessuto che viene esaminato al microscopio. La biopsia è indispensabile sia per la diagnosi di linfoma sia (soprattutto) per stabilire con esattezza di quale tipo di linfoma si tratta. La diagnosi è un evento destabilizzante sia per il paziente che per la famiglia. Quanto è importante la presenza di una figura come lo psiconcologo nel team di cura? L’inserimento di uno psiconcologo nello staff curante, secondo un approccio multidisciplinare
  • 34. 34 | Health Online 33 integrato, si rivela spesso un sostegno importante per garantire la migliore assistenza possibile durante il percorso terapeutico del paziente, ma anche un aiuto alla famiglia per la “gestione” della malattia. La consulenza di un esperto è un aiuto per accettare e comprendere le reazioni provocate dallo stress della malattia, per gestire le difficoltà emozionali e per affrontare il percorso di cura con un atteggiamento positivo. Questo tipo di servizio di consulenza è talvolta proposta dallo stesso medico ematologo – oncologo che informa il paziente sui servizi presenti presso il centro di cura. Il paziente tuttavia non è obbligato ad usufruirne. La scelta di seguire un percorso di supporto psicologico è assolutamente libera e spetta al paziente. Quali sono le attuali terapie (farmacologiche e tecniche chirurgiche)? Come preservare la fertilità femminile e maschile? Le terapie nei linfomi negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante migliorando in modo significativo la sopravvivenza dei nostri pazienti. Da una chemioterapia classica si è passati all’utilizzo di una immunochemioterapia molto più efficace rispetto alla sola chemioterapia che ci ha permesso di guarire globalmente un 20% in più di pazienti. Oggi la ricerca si sta orientando verso l’introduzione di farmaci diversi dalla chemio immunoterapia, vale a dire farmaci che hanno la capacità di “correggere” determinati difetti genetici portando in alcuni casi a risultati sorprendenti. Altro filone molto importante
  • 35. www.healthonline.it | 35 è quello del cosiddetto approccio chemio-free che permette di curare alcune forme di linfomi indolenti senza l’utilizzo della chemioterapia stessa. Infine, saranno da confermare su grandi numeri i risultati degli studi clinici sull’utilizzo delle CAR-T che aprono scenari futuri molto brillanti nell’approccio ai pazienti che ricadono o che non rispondono ad una prima linea di terapia. Alcuni trattamenti per la cura dei tumori infatti possono causare sterilità reversibile o irreversibile. Per prevenire questo fenomeno, che riguarda sia la fertilità maschile sia quella femminile, vi sono alcuni provvedimenti che possono essere adottati prima dell’inizio delle cure. La strategia da adottare deve essere “individualizzata” per ogni paziente in base a fattori quali età, tipo di tumore, tipo di trattamento previsto, tempo a disposizione. Per le donne le strategie attualmente in uso includono protezione ovarica mediante farmaci, congelamento ovociti, congelamento tessuto ovarico, trasposizione ovarica. Per gli uomini la criopreservazione del seme o del tessuto testicolare rappresenta un’ottima strategia. Ci sono novità nel campo della ricerca per lo sviluppo di nuovi trattamenti? È una patologia oncologica guaribile circa dell’80% per i linfomi di Hodgkin e circa del 60% dei Non Hodgkin. In che modo prevenire le recidive? Dipende dal tipo di linfoma. Nei linfomi indolenti ed in particolare nei follicolari abbiamo dati che un trattamento di mantenimento con l’anticorpo anti- CD20 può ridurre in modo significativo l’incidenza delle recidive. Nei linfomi aggressivi, in realtà, non abbiamo nulla di veramente efficace, mentre nella malattia di Hodgkin il brentuximab si è dimostrato efficace in questo senso nei pazienti che hanno ricevuto un autotrapianto. Da cosa dipende la qualità della vita dei pazienti dopo le cure? La qualità della vita dopo la cura di un linfoma dipende da diversi fattori: età del paziente, presenza di altre malattie, durata e tipo di risposta alla terapia (parziale o completa), stato sociale, “aggressività” del percorso terapeutico, eventuali complicanze post-terapia. Per monitorare la qualità della vita il medico ematologo-oncologo continuerà a seguire il paziente per il cosiddetto follow-up (valutazione periodica post-terapia) nel corso del quale saranno effettuati controlli e prescritte eventuali terapie. In questa fase, il paziente può sentirsi ansioso (per paura di un ritorno della malattia) e allo stesso tempo “trascurato” per il diradarsi dei controlli in caso di buona risposta. La comunicazione con il proprio medico è sempre fondamentale sia per essere rassicurati in merito alle tempistiche e modalità di svolgimento dei controlli sia per monitorare gli eventuali effetti collaterali delle terapie a lungo termine. La Fondazione Italiana Linfomi Onlus è nata il 29 settembre del 2010 e sviluppa progetti di ricerca per la cura dei linfomi. In cosa consiste la vostra attività e quali sono stati i risultati raggiunti? La Fondazione Italiana Linfomi Onlus (FIL) sviluppa progetti di ricerca per la cura dei linfomi e in questi 9 anni ha condotto o collaborato alla gestione di circa 70 studi clinici per la cura di queste malattie in tutta Italia.LaFILincludecirca150centrionco-ematologici in Italia e coinvolge circa 1000 pazienti ogni anno. Gli studi clinici consistono nella sperimentazione scientifica di nuove forme di trattamento (farmaci nuovi o dosaggi e combinazioni innovative di farmaci già utilizzati regolarmente) o sulla raccolta di dati epidemiologici (incidenza, cause, diagnosi e terapie adottate riguardanti la malattia) su ampi numeri di pazienti. Progetti per il futuro? Puntiamo sui giovani che rappresentano il nostro futuro sia nella società che in campo medico con iniziative specifiche a loro dedicate (eventi educazionali, finanziamento di progetti di ricerca specifici) e soprattutto cerchiamo di portare avanti, non con poche difficoltà, la ricerca indipendente nell’ottica di un miglioramento significativo degli standard clinici di cura. Il 15 settembre si è celebrata la Giornata mondiale della Consapevolezza sul Linfoma, un’importante occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla malattia, sull’importanza della diagnosi precoce e l’identificazione dei percorsi di cura. Alla luce di questo evento molto importante e di quanto detto, qual è il suo messaggio? Speriamo nell’arco di qualche anno di realizzare il nostro sogno che è anche il nostro motto: “Chi ricerca ama, insieme contro i linfomi”, lavorare quindi tutti insieme per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei nostri pazienti.
  • 36. 36 | Health Online 33 Patologie di Marilena Falcone L’asportazione dell’appendice non è responsabile dell’aumento di peso. Appendice, microbiota e probiotici: facciamo chiarezza con il dottor Gianluca Ianiro (SIGE) C’è una convinzione diffusa fra le persone che hanno subìto una appendicectomia: secondo molti “togliere l’appendice” sembrerebbe essere stato l’inizio di un percorso incontrastabile verso l’aumento di peso. Il passaparola fra pazienti appare persino su Quora.com, l’affermato portale online che offre una piattaforma multilingue di domande e risposte utilizzatissima dagli utenti di tutto il mondo. La richiesta di informazioni sulla possibile correlazione fra appendicectomia e aumento di peso compare più volte, con iscritti che in alcuni casi addirittura affermano di conoscere studi scientifici in merito, alimentando il ronzio di ipotesi sul tema. Ma questi studi esistono davvero? Procediamo con ordine. The Immunological Functions of the Appendix: an Example of Redundancy? comparso su PubMed, evidenzia come sia errato considerare l’appendice una “struttura residua” del passato oramai inutile nell’uomo moderno, analogamente al coccige. Costituirebbe infatti una riserva fondamentale di microrganismi “buoni” essenziali nella composizione del microbiota. Ora, come ben evidenziato anche nella dettagliata intervista al dott. Roberto Biassoni pubblicata su HealthOnline lo scorso anno nell’articolo di Alessia Elem intitolato “L’importanza del microbiota intestinale: le novità in campo scientifico“, il microbiota intestinale, più comunemente conosciuto con il nome di flora batterica, ovvero l’insieme di microrganismi che risiede nel nostro tratto gastrointestinale - soprattutto colon e intestino tenue -, ha un ruolo determinante per la nostra salute ed è coinvolto in diverse condizioni e patologie che includono obesità, allergie, diabete, malattie infiammatorie dell’intestino, malattie autoimmuni, sindrome metabolica ecc”. È sufficiente questo filo conduttore per affermare che la percezione comune sull’aumento di peso dopo l’intervento di asportazione dell’appendice ha un fondo di verità? E che magari assumendo probiotici è possibile contrastare l’effetto ipotizzato? Questa è la domanda che Health Online ha rivolto al dott. Gianluca Ianiro, gastroenterologo e Consigliere del Direttivo della SIGE, Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (www.sigeitalia.it). Il dott. Ianiro traccia una linea ben precisa fra notizie con un effettivo fondamento scientifico e luoghi comuni. Dottor Ianiro, cosa c’è di concreto nell’ipotesi di una correlazione fra appendicectomia, microbiota e aumento di peso? Al momento non esistono evidenze rilevanti che supportino tale correlazione. È ovvio che gli interventi chirurgici in generale, così come alcuni traumi psicologici o patologie, rappresentano uno stress per l’organismo, che può portare all’alterazione del microbiota intestinale. In realtà, prendersi cura del proprio microbiota intestinale, a prescindere dagli interventi chirurgici, è sempre cosa buona. Dott. Gianluca Ianiro, gastroenterologo e Consigliere del Direttivo della SIGE
  • 37. www.healthonline.it | 37 A questo proposito, in effetti, si parla tanto dell’assunzione di probiotici e integratori di vario tipo per riportare uno stato di equilibrio e benessere dell’organismo: cosa può dirci in merito? È molto difficile per il paziente orientarsi, data la grande varietà di prodotti che sono in commercio e la mancanza di una regolamentazione forte. I vari prodotti differiscono per ceppo, dosaggio, indicazioni, e qualità e stabilità del prodotto. Quindi non tutti i prodotti disponibili sul mercato vanno bene per tutto e per tutti? No. È bene sempre farsi guidare, nella scelta di un probiotico, da uno specialista medico che sappia quali ceppi, a quali dosaggi e per quanto tempo siano i più adatti per uno specifico problema di salute. Nel congedarci, ringraziamo per conto dei lettori di Health Online il dott. Ianiro, che ha fornito risposte chiare e sintetiche, ben contribuendo a evidenziare ancora una volta quanto il “per sentito dire” e il fai-da-te non siano percorsi attuabili in sicurezza quando si tratta della nostra salute.
  • 38. 38 | Health Online 33 Patologie di Alessia Elem Cancro al cervello, la neoplasia che ha ucciso la conduttrice Nadia Toffa Ne parliamo con il prof. Lorenzo Bello Riflettori puntati su uno dei tumori più aggressivi e rari del quale si parla poco: il cancro al cervello. Questa neoplasia ha portato alla morte, avvenuta lo scorso 13 agosto, l’ex Iena Nadia Toffa, sconvolgendo l’opinione pubblica, anche perché aveva condiviso la sua lotta quotidiana contro il male, sempre con il sorriso, sui social, diventando un punto di riferimento per i malati di cancro. I tumori del sistema nervoso centrale sono abbastanza rari e rappresentano circa l’1,6 per cento di tutti i tumori (dati AIOM AIRTUM 2017). Circa 14 persone ogni 100.000 per anno vengono colpite dai tumori del sistema nervoso centrale (fonte AIRC). Quali sono i sintomi e quali gli interventi per combattere i tumori cerebrali? A che punto è la ricerca scientifica? Ne parliamo con il Professor Lorenzo Bello dell’Università degli Studi di Milano e ricercatore AIRC. Prof. Bello, che cosa sono i tumori cerebrali? Quali sono le tipologie più frequenti? I tumori cerebrali si dividono in secondari e primitivi. I primitivi a loro volta si dividono in estrinesci (quelli che nascono al di fuori del parenchima cerebrale) Professor Lorenzo Bello, Università degli Sudi di Milano e ricercatore AIRC ed intrinseci (quelli che nascono dalle cellule del parenchima cerebrale). I tumori più frequenti sono quelli che nascono al di fuori del cervello, nel resto del corpo, e che metastatizzano al cervello, per questo definiti secondari. Tra quelli primitivi, quelli estrinseci (generalmente meningiomi) sono i più frequenti; seguono gli intrinseci, in cui i gliomi sono quelli più facilmente riscontrabili. I gliomi sono classificati sulla base del profilo molecolare in IDH1 wt, senza mutazione IDH1, più frequenti, tipici dell’adulto e dell’anziano, e quelli IDH1 mutati (con la mutazione IDH1), tipici del giovane e giovane adulto, definiti attualmente come lower grade. Quali sono i fattori di rischio accertati e i sintomi? Dei tumori intrinseci (gliomi) non sono noti allo stato attuale i fattori di rischio. La causa della comparsa della mutazione IDH1, considerata un evento iniziale nei lower grade, non è nota; in quelli wt, non sono noti gli eventi inziali, anche se recenti ricerche hanno messo in evidenza che sono necessarie varie sequenze di mutazioni prima che essi si manifestino. I sintomi sono legati al comportamento biologico, in cui la crescita è prevalentemente infiltrativa e solo nelle fasi più floride proliferativa. Questo vuol dire che le cellule si fanno strada entro le vie di connessione del cervello (fasci di fibre), e in rapporto alla velocità di crescita, il cervello riesce ad adattarsi ad essi per lungo tempo. Più è rapida la crescita meno si adatta e prima compaiono i sintomi (caso dei gliomi wt); più è lenta, più si adatta e i sintomi compaiono tardivamente (caso dei lower grade). Sintomi sono quindi modificazioni sottili del carattere e del comportamento (per modificazione della connettività), crisi epilettiche (sintomo di irritazione del cervello, che perde la capacità di compensazione), sintomi e segni neurologici (quando compare effetto massa, con cefalea, nausea, difficoltà di parola, di vista e di movimento). L’intervento chirurgico con chemioterapia e radioterapia è il metodo di cura dei tumori celebrali più diffuso? È l’unica strada che si ha oggi a disposizione?
  • 39. www.healthonline.it | 39 La terapia e la sua efficacia dipendono dalla natura biologica della neoplasia. I lower grade si giovano moltissimo della procedura chirurgica. Lo sviluppo delle tecniche di chirurgia oncologica funzionale (tecniche di brain mapping) ha consentito la rimozione della massa di gran parte delle ramificazioni del tumore entro l’apparente parenchima sano, e di mantenere allo stesso modo l’integrità funzionale del cervello. Questo ha permesso di raddoppiare la sopravvivenza rispetto agli approcci tradizionali basati sulla sola immagine e di trasformare in molti casi la malattia in una patologia cronica, associata al mantenimento di un’ottima qualità di vita (familiare e lavorativa). Nel caso dei tumori wt, le tecniche chirurgiche devono essere associate a radio e chemioterapia e a trattamenti combinati. L’evoluzione dei trattamenti ha portato allo sviluppo di trattamenti integrati, spesso combinati e ripetuti. Il risultato è stato un significativo prolungamento della sopravvivenza e dell’intervallo libero da malattia, con selezione di pazienti lungo sopravviventi. La ricerca, sia al livello internazionale che italiano, sta lavorando molto per questo tipo di neoplasia, è così? Quali sono gli studi innovativi che si stanno svolgendo? La ricerca è fondamentale e deve basarsi sullo sviluppo di trattamenti individualizzati. Individualizzare il trattamento significa selezionarlo e procedere con la sequenza sul singolo paziente e sul singolo tumore in quel paziente. Bisogna quindi guardare al paziente, il cui cervello è unico e differente da quello degli altri. Da questo punto di vista, le tecniche di brain mapping hanno consentito di approfondire le conoscenze del funzionamento del cervello, svelandone le connessioni e i meccanismi, consentendo quindi di adattare chirurgia e probabilmente anche radioterapia al livello di organizzazione del cervello del singolo individuo. Per questo, nel trattamento, l’apporto della psicologia e della neuropsicologia è diventato indispensabile. A livello del singolo tumore, le conoscenze molecolari hanno consentito di comprendere come vari trattamenti funzionino in modo differente a seconda del profilo molecolare del tumore, che quindi ha differenti sensibilità. Molto tuttavia è da fare sia sul piano delle neuroscienze (soprattutto cognitive) che delle conoscenze molecolari, in cui il problema
  • 40. 40 | Health Online 33 della eterogeneità del tumore e dello sviluppo di resistenze ai trattamenti ha un grosso peso. Spesso poi, le conoscenze ottenute con i tumori del resto del corpo non sono applicabili a quelli del sistema nervoso. Esempio è la scarsa efficacia dei farmaci immunoterapici. Come avviene la diagnosi di tumore celebrale? Qual è l’incidenza? Dopo la diagnosi clinica, che avviene a seguito di crisi epilettiche o di sintomi neurologici, la diagnostica tradizionale prevede la Risonanza magnetica. Da ricordare, tuttavia, è la maggiore incidenza di diagnosi accidentali, in cui un tumore (generalmente piccolo) viene scoperto in occasione di un esame RM effettuato per altri motivi (trauma...). Accanto alla RM encefalo con contrasto, si stanno sviluppando metodiche di immagine biologica (vedi PET). Importante è poi il contributo della neuropsicologia, per capire come il tumore ha modificato l’equilibrio funzionale del cervello. È possibile attivare delle misure di prevenzione? Allostatoattualenonesistonomisurediprevenzione peritumoriintrinseci.Èstatopropostodaungruppo europeo (European Low grade glioma network) lo sviluppo di campagne di screening con RM tra la popolazione giovane, sulla base della evidenza che il trattamento precoce si associa ad una maggiore capacità di controllo a lungo termine. Fiducia nella terapia e nella ricerca. Qual è il suo messaggio ai pazienti colpiti da tumore cerebrale? La terapia e la ricerca sono strettamente associate. Stiamo facendo grossi passi in avanti sulla individuazione dei meccanismi di funzionamento e di organizzazione funzionale del cervello, che consentono di adattare il trattamento al singolo paziente (cervello) e di mantenere un’ottima qualità di vita. La ricerca sta facendo passi in avanti anche sulla comprensione dei meccanismi molecolari alla base dello sviluppo, della crescita e della risposta alla terapia. Molto è da fare, ma in questi anni si è assistito a un netto miglioramento del tempo libero dalla malattia, della qualità di vita e della sopravvivenza. Punto fondamentale è la multidisciplinarità e l’integrazione dei trattamenti.
  • 41. 41 | Health Online 33 Sulla tua pelle l’essenza della bellezza Health Pharma SpA Sede legale: Via San Quirino, 48 | 39100 Bolzano - Sede operativa: Via di Santa Cornelia, 9 | 00060 Formello (RM)