Nuovissime tecniche di riproduzione in 3
dimensioni per capire, salvare e guardare
meglio la statua del “Giovane di Mozia”.
Tecnologie che consentirebbero oltretutto di
realizzare materialmente una copia in marmo
dell’opera, fedele al millimetro all’originale e
praticamente identica. Il tutto frutto della
stretta collaborazione tra il Centro
di Restauro di Palermo e la
UNOCAD di Altavilla
Vicentina (VI).
3. La copia del “Giovane di Mozia”
al Museo dell’Arte Classica
Incontrai per la prima volta il “Giovinetto”,
durante una delle mie frequenti visite a Mozia.
Allora egli era ingabbiato fra tubi Innocenti
e posto in un angolo della piccola stanza del
suggestivo museo “Withaker”.
Mi colpì subito e il suo viso non mi avrebbe mai
più lasciato.
Capii che si trattava di una statua bellissima,
opera di un grandissimo artista, e sognai già
allora, il suo grande successo.
Il sogno si è avverato. Riscoperto, è stato posto
in bell’evidenza nello stesso museo a Mozia
dove incanta tutti i visitatori.
Vi assicuro che chi lo ha visto non può più
dimenticarlo.
Ernesto la Rosa
5. Introduzione
Il cosiddetto “giovane di Mozia” è una statua di valore
inestimabile ritrovata nell’omonima isola al largo delle
coste occidentali della Sicilia, più precisamente Mozia è
una delle quattro piccole isole che sorgono nello stretto
braccio di mare prospiciente la cittadina di Marsala
(TP), noto come “Stagnone” proprio perché qui il mare
ha un fondale basso e si presenta simile ad un grande
acquitrino; anche la costa, fatto insolito per la Sicilia,
è particolarmente bassa e piatta, molto sfruttata sin
dall’antichità per la produzione del sale, di cui ancora
oggi si vedono lungo le rive del mare grandi “covoni”,
in un paesaggio reso suggestivo anche dall’insolita
presenza di alcuni mulini a vento. Fu proprio qui, durante
una missione archeologica condotta per l’Università
di Palermo dal Prof. Vincenzo Tusa, che fu fatta una
grande scoperta: una statua a prima vista di fattura
greca, scolpita in marmo anatolico, rappresentante un
giovane in atteggiamento vittorioso. La statua è alta
1.81 cm, ma mancano i piedi, perciò doveva essere
anche più alta. Nonostante sia priva anche delle braccia,
gli archeologi, in base all’attaccatura degli omeri, sono
riusciti a ricostruire quella che probabilmente doveva
essere la posizione degli arti superiori: il braccio destro
proteso verso l’alto sorreggeva una corona o una lancia
in segno di vittoria; sicuramente il braccio sinistro,
invece, era piegato verso il basso e appoggiato sul
fianco, come testimoniano le dita ancora attaccate al
torace. Notevole, a questo proposito, è stata la capacità
dell’artista di trasmettere il senso della pressione
esercitata dalla mano sulla carne del fianco. Il viso non
5
7. si è conservato perfettamente, a differenza della testa e
dei capelli, questi ultimi si presentano a riccioli, disposti
su tre file; sulla calotta cranica si possono poi osservare
tre fori, segno che probabilmente il giovane portava un
copricapo o forse una corona d’alloro, simbolo di vittoria.
Ma la parte più interessante è sicuramente la veste. Essa
si presenta come una lunga tunica ricca di pieghe, abito
tipico dell’uomo fenicio. L’artista voleva evidentemente
rappresentare un tessuto leggero perché, nonostante
il giovane sia ricoperto per intero dalla tunica, le
fattezze del suo corpo si
intuiscono distintamente. Un
altro particolare della veste ci
riconduce in ambiente fenicio,
ed è l’alta fascia all’altezza del
petto, stretta da una fibbia sul
davanti.
Secondo l’ipotesi avanzata da
Vincenzo Tusa la statua è di fattura greca, ma il soggetto
è fenicio; si tratterebbe di una statua celebrativa in onore
del vincitore di una gara sportiva, commissionata da un
cliente fenicio ad un artista greco forse stanziato a Mozia
o in una delle vicine colonie greche, o ancora potrebbe
trattarsi di uno scultore fenicio che lavorava però alla
“maniera” greca. Tutto ciò, comunque, testimonia a
favore di un importante processo di SINCRETISMO
fra queste due civiltà che convivevano in Sicilia e le cui
culture erano in stretto contatto l’una con l’altra.
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8. Il rilievo 3D
Nuovissime tecniche di riproduzione in 3
dimensioni per capire, salvare e guardare
meglio la statua del “Giovane di Mozia”.
Tecnologie che consentirebbero oltretutto di
realizzare materialmente una copia in marmo
dell’opera, fedele al millimetro all’originale e
praticamente identica. Il tutto frutto della
stretta collaborazione tra il Centro
di Restauro di Palermo e la
UNOCAD di Altavilla
Vicentina (VI).
Schedare un bene
culturale è la fase
essenziale per la cono-
scenza e la conservazione
di ogni oggetto. Per conoscerne
forma, colore, volume e materiale
responsabili di musei e di collezioni
artistiche annotano diligentemente migliaia di
caratteristiche per conservarne memoria. Ma quale
scheda potrà mai restituire allo studioso l’opera
così come appare? Con l’utilizzo di sistemi di
scansione di semplice trasportabilità
e rapidità esecutiva Unocad aggiunge
ora una nuova dimensione nello
studio e nella divulgazione dell’arte
con la reale possibilità di creare
repliche digitali di preziosi pezzi
da museo. Queste tecnologie alta-
mente innovative permettono di
visualizzare al computer l’opera in
tutti i minimi particolari, anche quelli
difficili da vedere a occhio nudo,
mentre ammiriamo la statua esposta
al museo Whitaker. Espressamente
8
9. sviluppate per il settore artistico e archeologico
dei Beni Culturali ed Ambientali queste tecnologie
hardware e software ricostruiscono di seguito
l’acquisizione tutte le informazioni su ingombri e
proporzioni, per una facile e intuitiva consultazione
multimediale, indipendentemente dalla complessità
della forma, materiale e dimensioni del manufatto.
Altri sono gli aspetti da considerare, i dati verranno
archiviati e potranno essere utilizzati per motivo
di studio o di ricerca, con la possibilità di crearne
altre copie su diversa scala e materiale.
Non c’è poi alcun pericolo di danneggiare l’originale,
rischio che si incontra quando si fa un calco in
compressione, ne il pericolo di esporsi a particolari
critiche poiché non si interviene mai direttamente
sull’opera che non viene ne toccata ne spostata dalla
propria sede. L’operazione consiste nell’eseguire
il rilievo di tutta la superficie esterna della statua
9
10. in alta definizione, facendo scorrere velocemente
lo strumento sulla scultura, nello stesso modo
in cui si applica la vernice a spruzzo. Le immagini
ricostruite proiettando il fascio laser focalizzato da
due telecamere compaiono a video in tempo reale,
mentre il sistema brevettato solidale con la pistola,
ne determina la posizione e l’orientamento tramite
una tecnologia basata sull’analisi del valore di tre
campi magnetici ortogonali, emessi nel raggio di un
metro dal cubo trasmettitore. L’insieme di nuvole
di punti tridimensionali così catturate e con densità
inferiore al millimetro vengono raccordate al
computer, tramite un software specifico di reverse
engineering, in superfici poligonali che definiscono
esattamente l’esterno del manufatto.
Una serie di procedure C.A.M. (Computer Aided
Manufacturing) trasformano di seguito queste
milioni di informazioni xyz in percorsi utensili che
guidano moderne macchine utensili a controllo
numerico nella fresatura direttamente su pietra o
marmo.
Si ottiene così la copia in un unico blocco con una
risoluzione che avrà la particolarità nei dettagli
pari al calco ma sarà completamente fedele nelle
dimensioni e nella forma geometrica all’originale.
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12. Replica in gesso
Il Museo dell’Arte Classica de “La Sapienza” si è arricchito di un altro pezzo pregiato. Infatti alla
collezione più importante di pezzi d’arte classica si è recentemente aggiunta la sola copia esistente
dell’opera del “Giovane di Mozia”. La statua originale, ritrovata nell’omonima isola della Sicilia e
scolpita in marmo greco da un artista greco del V sec. a.C., rappresenta un giovane in atteggiamento
vittorioso ed è di valore inestimabile. La copia, realizzata con tecnologie d’avanguardia grazie al nulla
osta dell’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Sicilia per la mostra “La Sapienza
a Mozia. Quarant’anni di ricerca archeologica 1964-2004”. L’originale è stato digitalizzato con laser
scanner la cui scansione tridimensionale chiamata “nuvola dei punti” è stata unita pezzo per pezzo
mettendo insieme le varie catture; creando un modello tridimensionale come l’originale. La copia non
è stata realizzata nel modo tradizionale, ma su una macchina utensile guidata dal computer con la
precisione del decimo di millimetro. A Roma, nell’Università la Sapienza c’è la più grande collezione di
calchi dell’arte greca e romana del mondo. Questa collezione ha un valore immenso perché consente
di vedere insieme opere della stessa corrente artistica e di stessa epoca storica l’una accanto all’altra.
Sono ovviamente delle copie però per ragioni di studio sono molto utili. Il “Giovane di Mozia” è
un capolavoro eccezionale dell’arte Greca ed ha un valore inestimabile. L’originale è in Sicilia e lo
possono vedere solo un numero limitato di visitatori. Questa è l’unica copia di cui è stata concessa la
creazione perché il calco non è stato fatto con il contatto ma con la tecnica del laser scanner.
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14. Imballo straordinario
La creazione del guscio o meglio dello stampo
del negativo del “Giovinetto di Mozia” è stato
realizzato in 6 pezzi con materiale polistirolo
ad alta densità.
Il risultato è avvenuto tramite l’utilizzo di
tecnologie sottrattive su di una macchina
utensile a CNC, il cui percorso utensile è
stato realizzato tramite fresatura al computer
(Dassault Systemes cad-cam) su di un
modello virtuale STL ottenuto dalla scansione
laser avvenuta direttamernte in Mozia del
“Giovinetto”.
I due gusci iniziali sono stati suddivisi
entrambi in 3 parti e ritagliati ad un ingombro
massimo di 192 * 80 * 30+30 cm, questo per
poter usufruire dell’esterno di una cassa già
precedentemente realizzata al trasporto della
stessa opera e per meglio controllarne la
chiusura sull’originale.
Le superfici interne delle contro forme sono
state trattate con una resina leggermente
pigmentata, con la funzione di isolare il
manufatto di polistirolo dall’originale.
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16. La copia del “giovane di Mozia”
nella mostra al Museo dell’Arte Classica
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17. L’articolo
In occasione della Seconda Giornata Romana di Studi
Moziesi “Antonio Ciasca” e dell’inaugurazione della
mostra “La Sapienza a Mozia. Quarant’anni di ricerca
archeologica, 1964-2004”, alla presenza del Magnifico
Rettore dell’Università, Prof. Giuseppe D’Ascenzo, del
Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche, Prof. Paolo
Matthiae e del Soprintendente ai BB.CC.AA. di Trapani,
Dott. Arch. Giuseppe Gini, la copia in gesso dell’originale
greco noto come il “Giovane di Mozia” è stata esposta
al centro dell’atrio del Museo dell’Arte classica, in
un’apposita sezione espositiva.
Il calco, realizzato per gentile concessione della
Soprintendenza di Trapani e dell’Assessorato ai Beni
Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione della
Regione Siciliana, è stato formato attraverso un modello
informatico tridimensionale ottenuto da una completa
scansione della statua tramite laser, effettuata dalla ditta
UNOCAD di Vicenza. La nuova tecnologia adottata, oltre
ad evitare qualsiasi contatto con l’originale, ha permesso
la progettazione e realizzazione secondo nuovi criteri
statici, conservativi e museografici della replica.
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19. Mozia
“La casa dei mosaici”
Nella parte sud orientale dell’isola, dove un
lieve pendio conduce dalle zone più elevate alla
linea costiera, sono state trovate le rovine di
un gruppo di costruzioni, una parte delle quali
sembrerebbe sia stata una casa di abitazione di
una certa importanza, la quale, per la struttura
e l’aspetto generale, porterebbe a supporre
che sia stata la residenza di qualche cittadino
facoltoso.
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20. Il mosaico
In relazione all’avvio dei progetti attinenti al
Sistema della Carta del Rischio, il Centro Regionale
per la Progettazione e il Restauro e per le Scienze
Naturali e applicate ai Beni Culturali della Regione
Siciliana ha affidato alla società Unocad l’intervento
di rilievo tridimensionale con apparecchiatura laser
per la scansione delle superfici musive pavimentali
del sito archeologico di Mozia. I risultati del rilievo,
tendenti a delineare lo stato di conservazione
ma anche le modalità di esecuzione originali dei
mosaici, sono stati presentati al convegno “La
materia e i segni della storia. L’evento prevedeva
anche un percorso espositivo con l’allestimento di
una sezione riguardante le simulazioni artistiche
e tecniche affrontate con mezzi e tecnologie
innovative. A tutt’oggi sono stati realizzati i rilievi
degli apparati musivi appartenenti alla Casa dei
mosaici, caratterizzata da un portico colonnato
con un mosaico in ciottoli marini provenienti
dalla costa siciliana, di colore bianco, grigio e nero
e decorato con animali in lotta fra loro, greche
e fiori di loto (VI-IV secolo a.C). L’opera riveste
un’importanza particolare in quanto è l’unico
esempio di arte musiva del periodo realizzato con
ciottoli in Sicilia.
Da ciò che si vede oggi dalle loro rovine e dai resti
di numerosi pezzi di opere ornamentali in pietra,
terracotta e ingredienti per la colorazione che
sono stati trovati in questo luogo sia stato adibito
a magazzini e forse ad officine di artigiani.
A giudicare dallo stile architettonico e dalla
costruzione, vi può essere poco dubbio sul fatto
che la casa di abitazione menzionata sopra sia stata
progettata e costruita da architetti ed artigiani
esperti, molto probabilmente Greci, e forse
durante un periodo tardo di Mozia. Una conferma
20
21. della probabilità che la costruzione risalga ad un
periodo recente della storia di Mozia pare si trovi
nel fatto che sono stati trovati muri di costruzioni
più antiche immediatamente al di sotto di essa.
Il livello del pavimento delle costruzioni più antiche
si trova a solo mezzo metro o giù di lì sotto
l’edificio più recente e pare anzi che quest’ultimo
sia stato costruito in buona parte sulle fondamenta
del primo.
La caratteristica principale e più importante di
questa abitazione moziese scoperta recentemente,
caratteristica che ha suggerito il nome dato
all’edificio, è senza dubbio un peristilio con il suo
portico, il cui pavimento, lungo i lati nord ed ovest,
è formato da un mosaico di ciottoli marini naturali
molto interessante, diviso in pannelli o sezioni,
ognuna con un disegno diverso, il tutto incorniciato
da un’ampia bordura tripla, fatta pure di ciottoli,
con lo schema a linee incrociate (meandro)
sormontato da un pregevole disegno floreale di un
tipo non comune, al di sopra del quale se ne trova
uno che assomiglia al disegno dell’onda dell’Italia
meridionale.
Sfortunatamente la maggior parte di questa
pavimentazione non è in buon stato di conservazione
ed in molte parti è quasi del tutto distrutta mentre
in altre sono a stento visibili i dettagli del disegno
del mosaico. Esso si estende lungo il lato nord-est
per una lunghezza di m. 10,30 e lungo quello nord-
ovest per m. 6,60; la sua larghezza è di m. 2,65 nel
primo lato e di m. 3,20 nell’altro.
La caratteristica non meno interessante del
pavimento è la combinazione di disegni sia fenici
che greci. Infatti i soggetti raffigurati sono di
carattere tipicamente fenicio, mentre le bordure
ornamentali sono greche.
In questa pavimentazione a mosaico abbiamo
21
22. Il mosaico, unico esempio
di questo tipo in Sicilia, si
sviluppa come un tappeto a
pannelli con raffigurazioni di
animali reali e fantastici ed è
delimitato da un bordo tripartito
a fasce recanti il motivo del
meandro uncinato, del fior
di loto alternato a palmetta
e dell’onda. Le figure degli
animali sono realizzate con
ciottoli bianchi su fondo scuro,
eccetto che per il pannello con
i due capridi (stambecchi?),
parzialmente conservato, in cui
gli animali sono resi con ciottoli
neri su fondo chiaro. Per
questa caratteristica il pannello
è quello che più si accosta ai
mosaici a ciottoli delle Grecia e
delle colonie.
23. un esempio di ciò che probabilmente è stata la
prima espressione greca di lavoro a mosaico, ed
un esemplare che rivela anche nei suoi disegni
con figure uno sviluppo o evoluzione rispetto agli
schemi più semplici geometrici o floreali che pare
siano stati usati inizialmente nei mosaici a ciottoli.
Unocad vanta un’esperienza decennale nella
scansione e modellazione tridimensionale, che le
ha permesso di organizzare una Divisione Service
espressamente dedicata al settore artistico e
archeologico per il rilievo delle opere d’arte
ai fini della catalogazione, del restauro e della
riproduzione.La tecnica di scansione e modellazione
3D utilizzata per il rilievo impiega un innovativo
strumento portatile, denominato FastSCAN che,
grazie a un fascio laser, è in grado di catturare le
forme dell’opera tridimensionale immagazzinando
i dati all’interno di un computer. I dati e l’immagine
virtuale collegata possono essere impiegati sia per
la catalogazione multimediale, sia per la replica del
manufatto (tramite macchine a controllo numerico
o moderne tecnologie di prototipazione rapida),
oltre a fornire dati essenziali ai fini dello studio e
del restauro.
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