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Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Giuseppe Mele
Dai Longobardi ai Bandalarghi
Digital Renzakt
Agenda
Manuale per buddies, bandìti, bandisti e bànditi
sul perché e come l’Italia resti , a prescindere,
digitalmente divisa
Roma 2014
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Digitale ................................................................................................................................3
2014 Sindacato del terziario, sindacato digitale .....................................................................3
2014 Bradbury......................................................................................................................6
2014 Infoproviding unge le ruote di Internet .......................................................................12
2014 Privet, ecco il tuo antivirus. Te lo regala Putin............................................................16
2014 Cultura e Digitale.......................................................................................................28
2014 Prato Il miglior comune digitale è di destra.................................................................29
2014 Agenda Digitale tre domande .....................................................................................32
2014 Fiera Smau, Satira (per) Marino automatizzata usabile ...............................................36
2014 I sindacati su Internet, Telecom e Agenda...................................................................39
2014 Consultazioni on line, interattive come il marmo ........................................................43
2013 Agcom, via il guru. Perchè non sostituirlo con un networker?.....................................48
2013 Siae al voto ................................................................................................................50
2013 La coalizione europea recluta farfalle .........................................................................56
2013 Travetelecom e pagliuzza cinese.................................................................................60
2013 Alleanza digitale ........................................................................................................64
2013 Lavoratori digitali ......................................................................................................68
2013 Agcom, via il guru. Perchè non sostituirlo con un networker?.....................................71
2013 Unico EuroTlc e Napodigitali.................................................................................73
2013 C’è Silvio e Silvio......................................................................................................79
2013 Tutti gli uomini del telelavoro ....................................................................................83
2013 Tlc sotto custodia partitica..........................................................................................87
2013 Digital Compakt.........................................................................................................92
Antefatti della cronaca dell'assemblea Telecom 1................................................................97
2013 Assemblea Telecom 2 ..............................................................................................102
2013 Twittercronaca dell’Assemblea ................................................................................106
2012 Parisi ci riprova........................................................................................................111
2012 E-alamein.................................................................................................................114
SMAU e FORUMPA........................................................................................................118
13 gennaioI 2010 I blogger, più vecchi che mai.................................................................124
2 febbraio 2010 Gentiloni dà ragione a Cicchitto: il si al broadband è un no a Telefonica ..124
2010 6 agosto Questa volta meglio Telecom che Fiat, anche per PIRANI, segrettario UIL.128
Parisi, il pacificatore tlc ....................................................................................................131
2012 Web o Press .............................................................................................................135
2012 IT, cause & casualità Il blog di Antonio Romano......................................................138
1 ottobre 2007 Intervista a Antonio Romano /ICT European Forum ..................................141
ICT, L’Europa e la necessità di un regolatorio unico .........................................................145
2012 Scorpora et impera ...................................................................................................147
Stampa ........................................................................................................................150
2014 Ordine dei Giornalisti, irriformabile ma deformabile ................................................150
2014 Forbice ex cattedra scorrettamente loquente .............................................................155
2013 Mi manda Ciccone ...................................................................................................158
2013 Il voto vecchio dei giornalisti ...................................................................................164
2012 Resamanifesta..........................................................................................................168
2011 Gadmentana.............................................................................................................172
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Digitale
2014 Sindacato del terziario, sindacato digitale
Il professor Paolo Feltrin dell’università di Trieste (ma come tende a
esplicitare, veneto) da anni si occupa del settore economico terziario. Ha
studiato la realtà specifica trevigiana, quella del nordest e poi nazionale,
coinvolgendo la ricerca triestina che tra Consorzio, In Nova, e
NovaImprese, accanto allo sviluppo di Finest è esempio mirabile di lavoro
comune tra lavoro e analisi. Alla convention UilTucs, al teatro Brancaccio
di Roma, sulla sua piattaforma analitica si è sviluppata la vision
collaborativa ed avanzata del sindacato Uil del commercio e servizi.
Potrebbe meravigliare perché Feltrin, in modo tranchant, non esita con
identica voce, davanti all’accademia, ai datori ed al sindacato a presentare
una realtà secca. A partire dall’importanza, che in ogni discorso, oggi
hanno i dati (senza cadere nella polemica tra fautori du open data e big
data) che sono, come sempre, a rischio di deformazione a vantaggio di
analisi e interpretazioni premasticate ed indirizzate ideologicamente. Dati
che pretendono una retorica concisa, stretta, quasi slogan elementare.
Tutt’oggi per qualcuno sembra non passato il tempo dell’abilità dialettica
nel secolo scorso quando l’oratore capace parlava mezzora senza un punto.
I dati giudicano e mostrano dove le tendenze portano nel bene e nel male. I
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
dati dicono che il terziario pesa il 70-80% economico a seconda dei paesi e
delle regioni europee. Il suo ruolo centrale nella vita economica e sociale
cresce di pari passo con il mercato unico globalizzato. Dato fondamentale
italiano, ed ancora più tedesco, è l’evoluzione del terziario in connessione
al manifatturiero. Se nell’impostazione anglosassone, dominante sui
mercati il terziario sostituisce la produzione metalmeccanica ed elettronica
che semplicemente si sposta in altre zone, tipicamente asiatiche, in una
sorta di gigantesca delocalizzazione, in quella italiana terziario e
produzione industriale si intrecciano e per certe parti si fondono, così che lo
sviluppo del primo traina anche il secondo. L’Europa che punta
all’obiettivo manifatturiero del 20% del Pil per il 2020, lo dovrebbe trovare
seguendo l’esempio italiano premiando il restante 80 del terziario. La voce
del lavoro non può privilegiare la discussione dettata dai ritmi della
fabbrica produttiva, ma deve, per contarsi e contare, privilegiare l’intera
filiera di cui il terziario assume il ruolo più importante, quello di
interlocutore finale, sia del cliente che del mercato internazionale. Il
terziario pretende una nuova contrattazione, non interna agli storici soggetti
di lavoro e capitale, ma tra il loro insieme ell’esterno, definibile come
consumatore globale, in senso lato. L’incapacità italiana di arrivare a
questo risultato è il dato terribile del posizionamento del Belpaese, leader
induscusso mondiale per cultura umana e materiale, al solo quinto posto tra
le località percettive di turismo. Turismo, che come noto, viene conteggiato
come export e che resta per il terziario al 15%, rispetto ad un peso globale
di Pil del 72%. Contrattare e bene con il consumatore; rappresentare
l’insieme della filiera produttiva e di servizi, senza cadere nelle
disquisizioni (distretto industriale o rete d’imprese? Grandi o piccolo-
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
medio imprese?) e trovare l’unione in un terziario, tanto grande, quanto
diviso nelle attività. Non è terziario solo il commercio o l’insieme del
business turistico, lo è anche la Pubblica Amministrazione; lo è la banca, lo
sono i servizi tradizionali e innovativi alle imprese ed alle persone, lo è la
comunicazione. La difficoltà dell’uso di parole diverse, mantenute in vita a
scopo divisivo, mantiene in piedi muri tra cose identiche. Un tempo il
terziario avanzato comprendeva le imprese di servizio ad elevato fattore
tecnologico e ricerca, quelle dell'elaborazione dati (informatica ) e della
loro trasmissione ( telematica ). Lo si intendeva come il quarto settore,
caratterizzato dall’ avanzato know-how tecnoscientifico, separandolo dagli
stessi servizi del terziario, oltre che da industria ed agricoltura. Le cose
sono cambiate. Il terziario avanzato oggi è l’economia digitale che a grandi
passi, sta inglobando in sé, larga parte dei servizi pubblici e privati.
tradizionali e innovativi alle imprese ed alle persone Pur restando limitata
l’area produttiva dei sistemi digitali ( 2 milioni di lavoratori in Europa),
gran parte degli addetti ai servizi ( il 70% degli occupati italiani e l’80%
degli occupati al nord), oggi, all’interno di quei sistemi, elaborano e
trasmettono dati. Si lamenta giustamente la debolezza politica del lavoro
del terziario che non riesce a far sentire la propria voce, tra frammentazione
pulviscolare delle imprese e diversità delle tipologie di lavoro La realtà
presentata dalla ricerca, evidenzia l’integrazione servizi- industria, che è
naturale innovazione e facilita l’ingresso delle professionalità; la domanda
di internazionalizzazione come sviluppo della distribuzione organizzata e
non della burocrazia, la politica del turismo e del patrimonio culturale
come una cosa sola, la domanda di formazione continua come
ristrutturazione universitaria a favore del lavoro, nuovi welfare e
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
occupabilità a misura degli equilibri demografici della società più anziana.
distinguendo tra i naturali poteri centrali e territoriali, che non può ignorare.
C’è un richiamo alla capacità privata delle parti sociali di regolare e
regolarsi, dal credito alla concorrenza, dalla produttività al costo del lavoro
ed al modello a due livelli contrattuale, che si traduce in censura le cattive
scelte della politica ed arriva proprio quando la politica sembra voler
passare, di nuovo, sopra sindati e datori. Feltrin e Uiltucs ci dicono che
l’industria tende a far parte del terziario. Il passo successivo è vedere
l’identità tra terziario e digitale, dai sistemi di vendita e pagamento globali,
alla logistica, vigilanza e scurezza del lavoro nelle smart cities, alla fusione
di servizi virtuali e materiali del turismo, alla convergenza strumenti e
contenuti editoriali e artigianali, alla ricerca di snellezza nell’offerta di
servizi per le necessità personali, oggi sottoposte al pesante slalom tra
burocrazia e lavoro dequalificato. E’ il comune piano digitale che può
mettere a fattore comune questo peso reale, sottovalutato nella retorica dei
dati usati dalla politica e dagli attori più forti. Di tutti i sindacati, la Uil è
quello che meno ha inseguito soluzioni e conflitti facili attenendosi al
contesto reale, non a quello immaginato, presunto, condannato o sperato.
L’importanza della rappresentanza del terziario presentata dalla UilTcs ne è
un esempio. Solo, però, l’intero campo delle filiere servizi può rivendicare
un ruolo nell’unico mercato digitale, che è al tempo stesso avversario,
cliente e contraentee. Il richiamo nelle tesi confederali ad un’agenda
digitale Uil chiama il sindacato al suo ruolo nel mondo del terziario e
terziario avanzato, oggi entrambi digitali.
2014 Bradbury
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Le cronache marziane trattano di un via vai tra la Terra e Marte, dei
tentativi dei terrestri di giungere nel pianeta rosso e di quelli, avvolgenti e
depistanti, dei marziani per respingerli. I marziani fermano anche con gli
stratagemmi più strani, quali pistole che sparano api, manicomi e parenti
serpenti, le prime tre spedizioni terrestri. Alla quarta soccombono ed al
contatto con gli umani muoiono tutti di morbillo. Le ondate, come di
locuste, dei coloni si seguono una all’altra, di donne, preti peregrini, vecchi
turisti, fino alla partenza di tutti i negri dalla Terra ed all’arrivo dei censori
legislatori che erano stati causa delle partenze, finchè gli invasori si fanno
90mila e cambiano i nomi di tutte le cose. La presenza marziana sussiste
però, nella rivolta del singolo terrestre a loro difesa, nella vita passata su un
altro piano-spazio temporale, nel canto trasparente e inafferabile, nella
danza di sfere, nel volteggiare delle scaglie nere dei corpi bruciati marziani.
Scoppia la guerra sulla Terra. L’evento, inspiegabilmente invece di
trattenerli, riporta i coloni terrestri indietro, finchè a rimanere restano in
pochi: un truce e materialista venditore di hotdog cui viene lasciata
l’eredità dell’inutile latifondo marziano, famiglie di robot, una coppia che
non si sopporta e case in costante manutenzione domotica grazie a
ingranaggi metà automatici metà animali. Alla fine le cronache, nel loro
gioco girevole, riportano le cose al punto di partenza. Nell’immanente
selfdestruction della Terra, un’ultima famiglia si rifugia su Marte dove
scopre, a sé ed agli altri, la propria reale identità marziana, di pelle d’ambra
e di occhi dorati, fari luccicanti che riescono a vedere l’agitarsi scomparso
delle antiche acque nei letti di fiumi e mari disseccati. E’ una favola
fortemente impregnata dei miti degli anni in cui venne scritta. La Guerra,
nello sforzo ciclopico dei contendenti, mentre le vite comuni venivano
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
straziate a milioni, aveva fatto raggiungere livelli sconosciuti alla scienza
ed alle conseguenti applicazioni tecnologiche. Il mondo, che sei anni prima,
si gingillava ancora con parate di cavalleria e feluche, era pronto per robot,
automazioni, messaggi via radio, decrittazioni enigmistiche, missili, funghi
atomici, veicoli giganteschi, aerei e spaziali. I popoli, trasformati
nell’incrocio tra derive ipernazionaliste e incontro forzato bellico, non
erano più i soliti baroni e contadini dei secoli passati, ma figure simboliche
letterarioideologiche: i comunisti russi rossi, gli ebrei ricchi e scheletriti;
tedeschi ed altri eredi del sacro romano impero germanico avevano perso il
loro nome in favore di quello omnicomprensivo di fascisti. Gli stessi
americani, tra cui l’autore, si vedevano diversi e irroconoscibili tra loro: i
contadini del mid West, la New York etnica e intellettuale, le razze non
mescolabili bianca e nera. Poi l’effetto magico dello scentismo e del
sociologismo spinto all’eccesso piano piano sfumò fino all’apogeo ed alla
fine della guerra fredda, tra navi missilistiche e giganteschi ponti aerei.
L’autore, l’americano Ray Bradbuy negli ultimi anni criticò l’approccio
attuale alla tecnologia, in particolare il fanatismo giovanile per i marchi più
trendy sia di tablet che di social network. Ora che tutti gli umani potrebbero
essere marziani, sembrava dire, appaiono come cortigiani ammirati di
oggetti di cui non comprendono l’afflatto tecnomagico, ma solo il richiamo
da belletto di moda. Oggi le cronache marziane assumono un altro senso.
Sono il futuro incombente, di cui non si conosce il momento ma di cui è
noto già lo schema. Non è più valida la minaccia bellica, che quando uscì il
racconto, specchiava la forza degli Usa, allora unica potenza atomica. La
distruzione della Terra, dei suoi schemi politici, sociali ed economici, sta
ineluttabilmente nella compenetrazione di Marte che ormai le è già entrato
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
dentro. Il potere tecnologico, nitido nella sua linearità formale, svuota ogni
altro potere e detta anche le modalità della comunicazione degli istinti.
Fino all’ultimo i terrestri, immutabili a se stessi, non compredono,
reagiscono, minacciano e piangono. Nella progessiva disuguaglianza e
immortalità promesse dalla tecnologia, un giorno si accorgeranno di non
essere più se stessi, forse marziani, forse robot, forse l’uno e l’altro.
Bradbury è scomparso nel 2012 nella stima e apprezzamento della migliore
cerchia intellettuale. 7 romanzi, 600 novelle, 8 milioni di copie pubblicate,
tradotte in 36 lingue, frutto di un’istruzione fondata sulla frequentazione di
biblioteche non tolgono l’impressione di una sorta di furba pigrizia
dell’autore. I suoi scritti erano brevi, poi ricomposti nell’unità romanzesca
in un collagene connettivo che lasciava i simgoli oggetti letterari fruibili
anche isoltamente. Cambiò il modo di pensare della gente non solo per i
contenuti ma anche per questa scrittura a oggetti, quasi come un software,
webclip series, o script pubblicitari il che ne fa il primo autore digitale. Non
ha avuto però grandi onori, folle alle esequie, ore di dibattiti in Tv, premi
d’eccellenza. Al contrario ad esempio delle Doris Lessing, cantrice scettica
dell’esperienza femminile, premio Nobel per la letteratura nel 2007 o della
canadese Alice Munro, Nobel 2013, non ne ha mai vinto uno. Con la
Munro ha potuto convididere solo le onorificenze del regno dell’isola
letteraria di Redonda che ha fatto lei duchessa dell'Ontario nel 2005 e lui
duca di Diente nel 2006. Le onorificenze del cofondatore della fantascienza
fanno sorridere: il premio World Fantasy Life, il Grand Master Award,
l’Horror Writers Association Life ed il Grandmaster dell’Horror. Almeno i
francesi l’hanno fatto nel 2007 Commendatore. E quelli del Pulitzer, non
potendolo premiare come giornalista, lo omaggiarono come innarrivabile
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
scrittore di fantasy. Difficile che a Bradbury sia veramente importato.
Leggerissimo e concretissimo, lo scrittore dell’Illinois aveva un timbro di
soave superficialità volteriana che intrigava, disturbava, attirava e faceva
pensare senza clamori, senza urli, senza comizi, senza ulcere ma con
sottilità come avrebbero detto King ed i nipoti di Tolkien. E a proposito,
nel ’61 il comitato svedese Nobel ritenne Tolkien " di seconda categoria";
poi con i premi a Fo, Arafat e Obama decise del tutto di trasformarsi in
istituzione satirica. Ray ne avrebbe riso soavemente a lungo. Il suo viso era
l’altra faccia dell’espressione nevrotica di Allen, la sua ironia soffice
quanto psichiatrica era quella del secondo. Messe radici in California,
Bradbury, senza isterie, visse nel mercato della domanda e dell’offerta e da
lavoratore, si comportò anche editorialmente, divenendo cinesceneggiatore
proprio come si sarebbe proposto come menestrello alla corte di re Artù.
L’uomo della fuga verso Marte aveva grande attenzione per la terra dove
poggiava saldamente i piedi, per il pubblico i cui gusti vellicava, senza farsi
trascinare dalla sua dittatura; mentre considerava filosofia e politica come
una trombonata di mode, che come le gonne un anno vanno corte, un anno
vanno lunghe, così senza una ragione. Al contrario di altri autori dello
stesso filone, mantenne un serafico distacco dall’elettricità nervosa dei suoi
messaggi. Potè a lungo troneggiare sulla fama giunta presto, grazie alle
Martian Chronicles del 1950, all’Illustrated Man del ’51, a “Fahrenheit 451
( da cui il film di Truffaut del ’66) e The Golden Apples of the Sun del ’53.
Poiché non fu uno scrittore maledetto dalla vita breve, come il suo erede
Philip Dick, sparito a 54 anni, non ebbe la fama popolare che si sarebbe
meritato. Dalla tecnologia, d’altronde, ci si attende la medesima
trasmissione del melodramma della nevrosi rosa dalla sua stessa immagine;
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
si pretende che vi compaiano stupefacenti chimici giusto per il senso della
contemporaneità. Per guardare gli schermi tridimensionali, invece, bisogna
togliersi i G-glasses ed inforcare gli occhi marziani del 92enne Ray, un
autore digitale, che poteva prescindere dal supporto infomatico.
Tè Tè
Olimpia humanum est,
Telco diabolicum
Telecom, si ha controllo di fatto
anche se un soggetto (Telefonica)
pur disponendo meno del 30% dei
voti, controlli ripetutamente
l'assemblea di una società quotata
(Telecom Italia).
Telco (Telefonica) dovrebbe
consolidare i conti di Telecom? Ne
verrebbe fuori un debito
stratosferico, 100 miliardi, somma
di due aziende indebitate-.
Tutti vogliono lo scorporo della
rete, ma non Telefonica.
L'Europa lo vuole
L'Agcom lo vuole di autorità
Telecom lo vuole con l'entrata di
nuovi soci privati stranieri.
CDP di BassaniniGamberale lo
vuole
Il governo lo vuole, una parte è
contraria all’entrata CDP
Stride l’assenza di collegamento
tra crisi Telecom e lo stop effettivo
di Agenda digitale e; il calo dei
fatturati dei contenuti (digitali e
non) di stampa, Tv, show, IT,
pubblicità, l’impasse europea di
fronte agli aggressivi competitor
Usa.
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
2014 Infoproviding unge le ruote di Internet
Le ruote dell’economia Internet devono essere oliate per correre più
velocemente. In altre parole l’economia digitale incontra troppe resistenze,
freni e ritardi per esplodere del tutto, resistenze che si trovano nelle
infrastrutture nell’industria, nelle persone e nell’informazione. Si tratta del
titolo e dell’idea portante del rapporto Boston Consulting Group del
gennaio scorso. Nata 50 anni fa BCG è uno dei colossi dell’infoproviding
mondiale (fatturato €2,7 miliardi, seguita da Idg a 2,5 e da McKinsey e
Bain & Company. Una digressione necessaria sull’infoproviding,
letteralmente fornitura di informazioni. In Europa, a parte l’UK, solo la
Commissione sostiene il business delle indagini, consultazioni, statistiche e
sondaggi applicati all’economia. L’Europa conosce la propaganda e non
riesce a dare peso politico alla pubblicità, equiparata ntellettualmente
all’enigmistica. L’infoproviding –si è sviluppato all’incrocio degli studi
statistici informatici con quelli finanziario-borsistici. Si è sviluppato nella
consulenza d’impresa soprattutto lato investimenti ed acquisti ma da anni è
divenuto la fonte primaria di ogni analisi economica e sociale e quindi
politologica. Gli studi delle Università e delle organizzazioni istituzionali
nazionali e internazionali sono un costo. L’infoproviding è invece un
profitto che non appare tale. Commissionato da enti pubblici e privati, si
propone come un punto di vista terzo, con un apprezzabile gusto di
sensibilità democratica, attenta alle opinioni di tutti, esperti e non, capace
di recepire punti di vista anche alternativi e libertari. Espressione naturale
del pensiero delle università Usa e delle grandi scelte occidentali,
l’apparente neutrale infoproviding ha sostenuto il liberoscambismo e la
politica Corretta; al tempo stesso imponendo i suoi modelli, schemi e dati.
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Il dibattito nazionale, spesso, senza neanche accorgersene, si basa e fa
riferimento ai dati ed agli slogan ripresi, paro paro, dall’infoproviding.
Ovviamente c’è chi contesta, a livello accademico e professionale, questo o
quel dato: basti pensare al flop subito dal rapporto sulla pirateria del
software, rivelatosi un boomerang per la committenza dell’industria IT. La
singola contestazione non fa però presa sull’incessante marea di rapporti e
dati, tutta proiettata nella stessa direzione, che si fonda sulla credibilità
offertale dalle agenzie di rating. L’infoproviding fornisce il quadro delle
valutazioni che le rating agencies poi convertiranno in giudizi di valore, sui
quali i grandi fondi obbligazionari adegueranno i propri investimenti, con
conseguenze immediate per mercati, i profitti, i salari di ogni paese. Nel
contesto globale della digitalizzazione e soprattutto dei flussi finanziari
digitalizzati, l’infoproviding ha dunque un ruolo principe, di deus ex
machina. I paesi europei, tra cui l’Italia, si affannano attorno alle loro
regole interne di rapporto tra debito, produzione, investimenti esterni, ma
guardano troppo in basso. Alzassero lo sguardo, vedrebbero che il flusso
degli Ide, del debito, della produzione sono fortemente influenzati dagli
indicatori, dalle agenzie e soprattutto dall’infoproviding, Cercherebbero
allora di costruirsene uno proprio. Dovrebbe avere, però, un valore, uno
sguardo , una prospettiva globale; e l’Europa non ce l’ha. Ogni paese
costruisce un proprio infoproviding che guardando al proprio ombellico,
diventa per forza di cose, parte della grande narrazione globale. Non a caso
da anni la politica sociologica ha adottato questo termine, accostandolo al
primigenio “percezione”. Senza punti fermi, convinzioni chiare, la
politologia fa riferimento alle percezioni della gente e narra di una sua
interpretazione degli eventi. L’infoproving non è narrazione, non è
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
percezione; è statistica, dati, numeri nei quali vengono tradotti anche i gusti
e le opinioni dei manager, dei responsabili, degli attori sociali. E’
l’approccio serio e reale contro il quale la fantasia romanzata della politica
appare l’opera di un dilettante. Non è un caso se all’inizio del 2014, il BCG
avverte necessità di chiedere una spinta sull’economia Internet,
letteralmente una oliata delle sue ruote. L’avvertimento è ancora più solido
se si guarda al committente, l’Icaan, Internet Corporation for assigned
Name and Numbers. L’Icaan, con il nuovo protocollo di comunicazione
Ip6, ha aumentato esponenzialmente la possibile presenza di utenti, enti,
imprese ma soprattutto servizi automatizzati sul web, creando anche 700
nuovi suffissi di dominio di primo livello (es..shop, .photo, .auto), destinati
a crescere ulteriormente; è sempre di più il governo della Rete mondiale in
mano Usa, dopo il fallimento dell’Itu, agenzia Onu telecomunicazioni di
riprendere un ruolo istituzionale. L’avvertimento Bgc c’è stato anche al
forum economico di Davos: nei primi 20 paesi l’economia digitale varrà
€3200 miliardi (1300 nel 2010), di cui 730 in e-commerce per il 45% della
popolazione mondiale, con un miliardo di nuovi utenti. Allo stesso palco
l’Ilo, altra agenzia Onu parlava della crescita della dissocupazione
mondiale e metteva in dubbio la panacea della formazione digitale (“Global
employment, risk of jobless recovery”). L’avvertimento arriva mentre
l’Europa, appreso di essere spiata oltreoceano, pensa ad una rete sicura, a
frenare sulla rete unica, sulla sua neutralità, cioè sull’attuale assenza
“doganale” virtuale di controlli sui contenuti. Arriva mentre si discute
l’accordo di libero scambio Usa-Ue (TTIP), cioè del 50% del Pil mondiale,
del quasi 60% dell’economia digitale e del 30% degli scambi mondiali.
Anche qui gli “studi indipendenti” del londinese Centre for Economic
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Policy Research (Cepr) tanto per cambiare, promettono nuova crescita
(€540 a famiglia l’anno) nuovi prodotti e servizi, prezzi bassi, introiti
fiscali, nuovo lavoro per €90 miliardi agli americani, 120 agli europei e 100
al resto del mondo, oltre a migliori salute, sicurezza, ambiente e diritti dei
lavoratori. Dietro al network del CEPR (750 ricercatori di 237 università)
ci sono sponsor tutte le banche mondiali pubbliche e private, dalla Bce in
giù, a parte, per pruderie, la Fed. L’Europa si è accorta che avere un lavoro
non esime dalla povertà, e non solo in Italia, Portogallo, Spagna, ma anche
in Danimarca (rapporto su I rischi della povertà lavorativa). Lo richiama
Cacace dall’Isril denunciando una verità, non smentibile
dall’infoproviding: “Nei paesi industriali la crescita è strutturalmente bassa,
inferiore al 2% e l’elettronica distrugge più posti di lavoro di quanti ne
crea”. Si potrebbe emendare sostituemdo il più vasto digitale
all’elettronica, riprendendo le parole dell’Economist “Le innovazioni
tecnologiche non favoriscono più l’occupazione”. Non per questo il trend
digitale può fermarsi. L’infoproviding non ha torto evidenziandone i
miglioramenti nell’organizzazione economica e sociale. Pecca solo per
l’omessa verità. Il digitale ha bisogno di meno lavoratori rispetto ai clienti
necessari e quindi implica la necessità di nuove politiche del lavoro e degli
esteri perché come è evidente, indebolisce i relativi poteri nazionali. A
proposito il digitale si identifica nella politica industriale Usa, he spesso fa
bene agli altri ma non sempre. L’avvertimento Bcg è quindi americano ed
invita l’Europa a seguirla. E’ lo stesso tema dei colloqui TTIP, partiti nel
2013, destinati a durare tutto il 2014, dove l’Europa fin dal IV° round di
marzo, si farà assistere da 14 esperti volontari di cui 2 inglesi, 2 francesi, 2
tedeschi, 2 danesi, 2 belga, un olandese, un boemo, un finlandese ed una
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
spagnola. Neanche un italiano. 2 i rappresentanti sindacali ( inglese e
tedesco), 4 i datoriali (spagnola, tedesco, ceco e finlandese). La
maggioranza degli altri, ma soprattutto delle altre è in mano a associazioni
improbabili, fumose, non rappresentative, i cui portavoce rendono benbe
l’idea dei freak al potere del beat fattosi byte. Sono gli entusiasti
dell’infoproviding i cui estensori oltreoceano, a loro differenza, sono duri
lavoratori dell’edutainment (formazione per via pubblicitaria). I sindacati
europeo e americano (Ces e Afl) sono contrari all’accordo Usa-Ue, ma non
hanno ben argomentato la posizione. I sindacati dovrebbero prendere
cognizione delle cose, senza farsi innoluddisti; dovrebbero conquistarsi un
proprio infoproviding, magari a spese di quello istituzionale (pagato con le
tasse) e dovrebbero denunciare il middleware delle organizzazioni non
rappresentative, animate da belle cause e rappresentante da belle persone,
che stanno sostituendo loro ed i partiti negli spazi democratici. Magari
accellelare i tempi lenti della loro riflessione che rischia di essere bruciata
non solo dalla potenza ma soprattutto dai tempi velocissimi degli attori del
digitale.
2014 Privet, ecco il tuo antivirus. Te lo regala Putin.
Parte sbagliata, parte giusta (You were wrong, you were right) rigt to be
wrong
Secondo Washington, il presidente russo Putin è dalla parte sbagliata della
storia. La privacy informatica di Obama, invece sostiene che Putin è dalla
parte giusta, dato che computer e cellulari di Mr.President, sono protetti
dall’antivirus di Evgenij Kasperskij, amico ed ex collega Kgb del
presidente russo. Anche l’Interpol e la Ferrari si sono affidati alle cure di
Evgenij, già premiato nel 2010 come miglior amministratore delegato al
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
mondo ed eroe tecnologico nel 2012; in breve Mr Bezapasnosti, (alla
lettera senza pericolo), tradotto in sicurezza, quella presente nella B di Kgb
o dell’agenzia erede Fsb. Le due teste dell’aquila russa guardano a tutte le
sicurezze, quella materiale e militare delle occupazioni di Georgia o
Crimea, ed a quella virtuale e cibernetica. Appunto, la parte sbagliata e
quella giusta della storia, il passato ed il futuro, mondi paralleli e
intersecanti, dove i russi navigano a meraviglia tra internet e cyberware,
antichi muri e nuovi firewall.
Russi ultimi del web. Sembra ieri quando l’informatica russa era
considerata il punto debole del sistema sovietico, troppo sbilanciato
sull’hardware. A quell’epoca, 1987, Evgenij si
laureava alla Facoltà di Matematica della Scuola
Superiore del KGB (dal 1992 Institute of
Cryptography, Telecommunications and
Computer Science, Accademia dell'FSB).
Cominciava un decennio duramente segnato
dall’opinione pubblica mondiale, quando ogni
cosa russa non poteva che essere ridicola o
criminale e inutilmente l’accademico nostalgico
Alferov ricordava di essere anche lui un padre di
Internet. Il punto più basso fu toccato quando
Telecom Italia, allora Stet, già presente
stabilmente sul mercato, si comprò addirittura la rete telefonica del paese
(Sviazinvest, da cui dipendeva Rostelecom). Per metterci una pezza la
nuova nomenklatura parlò di traduzione erronea del contratto. L’evil
empire, l’impero del male era divenuta una evil gang.
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Evil gang Se gang doveva essere, che gang sia. Si è diffusa nel tempo la
leggenda degli hacker russi, forti di una altissima tradizione in logica,
scacchi, fisica, matematica e di grandi competenze tecniche diffuse.
Capacità corrobate da un altissimo patriottismo mischiato
contradditoriamente a cinismo, mercenarismo e gusto per abbattere le
regole del politicamente corretto, cioè dell’ideologia Internet, vale a dire
dell’ideologia americana. La leggenda si nutre del sospetto dell’alleanza, se
non del controllo da parte delle autorità russe sugli hacker, in quella sorta
di naturale dirigismo organico senza distinzioni tra privato e pubblico, tra
legge e azione tanto diffuso nelle nuove grandi economie. Chi ha ucciso
Eston Rabbit? Se l’Estonia del 2007, uno dei Paesi più informatizzati del
mondo, al top del summit Nato, veniva messo in ginocchio per giorni dal
blocco dei siti web di governo, banche e media, chi poteva essere stato se
non gli hacker russi? Chi aveva accecato le comunicazioni del ministero
degi esteri della Gruzia, per 3 giorni, mentre le truppe russe si schieravano
ai confini dell'Ossezia? Chi nel 2008 aveva mandato in tilt il sistema di
sicurezza del Pentagono? A marzo di quest’anno si è chiuso dopo 3 anni,
nel Wisconsin, Usa, il processo al re dello spam, Oleg Nikolayenko che dal
sobborgo moscovita di Vidnoye era riuscito a infettare mezzo milione di
computer trasformandoli in zombie, riceventi e mittenti ca. 10 miliardi di e-
mail spazzatura al giorno. A processo sono finiti anche 6 estoni russi,
accusati dall’Fbi di $ 14 milioni di cybertruffe.Leggende La leggenda a 20
anni dalla caduta del comunismo ha raggiunto il suo risultato: la Russia ha
scalato tutta la classifica del software fino alla serie A. I suoi 160 milioni di
utenti di socialnetwork non nascondono che l’economia digitale di Mosca
vale solo l’1% del mercato globale, doppiata anche dall’Italia; e che i
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
cybercriminali in patria e russofoni, dal’estero, realizzano 4 volte ($4,5
miliardi) il fatturato legale. L’infoproviding russo Group Ib attestò nello
studio "Mercato russo dei crimini digitali" che il paese ne fosse la prima
vittima (36% di quota
mondiale). Dati non
inventati come quelli
sui livelli di
corruzione italiana,
ma risultati da
processi e rapporti di
polizia. Putin non si preoccupa troppo. L’economia russa è la meno digitale
tra i big. C’è chi parla di Russia, paradiso del web, con computer diffusi,
wi-fi gratuiti in ogni dove, boom di connessioni, social network, Città tutte
cablate in fibra, chi dallo Stato, chi dal Comune, chi dalle Ferrovie.
Nell’Urss costavano meno i libri del cibo. In Putinlandia costa meno il web
del formaggio. Russia 1% del digitale mondiale, 36% dell’hackeraggio
Comunque l’economia digitale EuroUsa detiene metà del mercato, con
Cina e India arriva al 75%. La criminalità digitale anglofona (40%)
corrisponde al suo mercato; ugualmente quella cinese al 18%. Quella
russofona, forte del 30% ha un eccesso, per così dire di competenze e per
forza di cose, è a disposiziome di tutti, pronta ad offrire quello che i
brezneviani chiamavano “aiuto fraterno. Quella dell’hacker russo
imbattibile è puro mito. Difficile però che s ritrovi coinvolto negli scontri
tra partitiaziende, avvenuti per la gestione della sicurezza di palazzo Chigi,
passata dagli specialisti di Selex-Finmeccanica a Telecom Italia, non per
questione di competenza. Con il retropensierio che l’operatività richiesta
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
non sia di difesa dall’esterno ma di controllo interno. A trasformare la
leggenda russa in realtà, ci hanno pensato Barack. Pentagono, Casa Bianca,
Cia e Fbi, affidando a 100 hacker giovani russi, asiatici, donne, il controllo
elettronico d’accesso alla rete idel governo e dell'amministrazione sotto il
controllo del Dipartimento alla Difesa. Non tanto convinti dai miti, ma dal
mercato. Russia sul mercato del web In Italia si oscilla tra l’idea che il
web sia solo America o solo Grillo e Teatro Valle Occupato. Il web ed il
digitale sono l’ideologia americana, ma da un certo tempo non sono più
solo economia americana. C’è stato un tempo, pochi anni, in cui un cattivo
monopolista univa tutti gli oppositori, fautori dell’Internet libero. Giovani
programmatori e bocconiani dell’antitrust europeo odiavano Microsoft, il
suo monopolio sulle finestre sul mondo Internet e dei server aziendali. Era
un continuo urlo contro l’evidente conflitto d’interessi e la minaccia alla
libertà di navigazione.
Allora la sicurezza dei
personal computer e delle
banche dati era in mano a
pochi marchi californiani,
Mcafee 1,6 mld e
Symantech (programma Norton), colossi da $1,6 e 6,19 di miliardi. Oggi,
Microsoft è molto rientrata nelle retrovie, Mcafee è stata comprata da Intel,
quella dei chip dentro la macchina. Symantech è stata acquistata da
Verisign, quella della firma digitale. E la sicurezza del mio, tuo, suo,
computer o cellulare è finita in mano ad un russo, gioviale, sorridente,
appena appena tarchiato, paradossalmente appassionato nei suoi viaggi,
dell’angolo della terra più disgraziato del territorio terreste simbolo delle
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
disgrazie, la Kamchatka, penisola nordica della Siberia. Proprio quella del
Risiko. Il software che venne dal freddo Il signor Evgenij Valentinovic
Kasperskij infatti è un siberiano, originario della sua capitale scientifica
Novosibirsk. La sua azienda, tutta familiare, divisa con la prima delle tre
mogli ha fatto tutta la gavetta imponendosi sul mercato rionale, poi su
quello regionale e nazionale, su quello non occidentale per poi approdare
anche agli Usa e di rimbalzo in Europa. L'antivirus russo di Kaspersky ha
già invaso il 40% del mercato europeo, il 27% dell’estEuropa, Medio
Oriente e Africa, l 21% delle due Americhe ed un pezzetto di Cina (300
milioni di utenti ). In Italia, alle prime comparsate, si facevano grasse
risate. Come no, l’antivirus degli hacker cantinari. Poi, vedendolo scalare il
mercato Usa, hanno cambiato idea. I figli degli uomini Telecom che
dovevano comprarsi la telefonia russa, sono oggi, per contrappasso uomini
Kaspersky in Italia. Uno dei migliori risultati raggiunti in Occidente
assieme a quella Vimpelcom, operatore mobile, che si è comprata Wind,
l’ex mobile Enel. Se Vimpelcom nacque
in Usa, (in casa si chiama Sovintel) anche
Kaspersky Lab nacque fuori, in Uk. Tra
2009 e 2010 ha distribuito 20 milioni di
euro di dividendi (57% detenuto da
Kasperskij, 20% l’ex moglie)«Il nostro è
un lavoro senza fine. Non puoi distrarti un
solo secondo se vuoi conquistare il
mondo. Kaspersky primo, o quasi Sia
chiaro, Kaspersky vende per $628 milioni (3,3% del mercato complessivo)
ed è al livello di . Websense, Sophos, CA ed Eset. Anche se proprietà Intel,
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
una McAfee fa $1,68 miliardi (+ 37%). Symantec, 3,75 miliardi (+2,6%),
Trend Micro, forte in Giappone, 1,17 miliardi (-2,7%). Quello che conta,
però, è che il mercato della sicurezza informatica cresce ed è ai
$20miliardi. Cresce negli Usa all’8 ed in Eurasia al 22%.%. Poi,
Symantech faceva 6 miliardi ora sta alla metà. Ha perso 7 punti di mercato,
McAfee 3. Sono tutte aziende nate negli ’80. Evgeni ha cominciato nel ’97
ed i suoi 3 punti li ha guadagnati. I sospetti sono venuti meno. Se il
prodotto è buono, si compra, anche se marcato Kgb school.E’ in ascesa. Per
questo lo chiamiano dovunque come un guru, secondo il principio Gartner
che dove i malware si sono sviluppati maggiorment, là cresce il mercato
dei prodotti di sicurezza. Tanto più che il biondo Valentinovic, con i suoi
800 milioni di patrimonio, non è un vero miliardario russo. Solo un tecno
filosofo, che difende la libertà del web, anche dall’America stessa. Cosa è
la sicurezza informatica Kaspersky è venuto anche a Roma, ospite di
Assintel e Confcommercio per una lectio magistralis affollatissima.
Moltissimi sono venuti con idee molto diverse su cosa sia questa benedetta
sicurezza. E se ne sono andati con la stessa confusione. Per esempio le
intercettazioni telefoniche fisse o mobili, che costituiscono un lauto
mercato di decine di milioni l’anno; il relativo circo con le trascrizioni che
finiscono in diretta via radio o su carta hanno poco a che vedere con la
sicurezza. I dati relativi erano protetti ma i custodi preposti, istituzioni e
media, hanno deciso di comportarsi come i loro avversari storici illegali. Se
ruba il padrone di casa ad un familiare, il ladro non c’entra. Le
intercettazioni no, lo spionaggio neanche Poi c’è l’intercettazione
globale, lo spionaggio a vasto raggio. Lo può fare solo chi ha la massa
critica sufficiente di reti, macchine e apparati per registrare miliardi di
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
miliardi di dati. Gli Usa, benitenso, la Nato, altri paesi a livello regionale.
E’ spionaggio governativo, che secondo Kaspersky, non cambia i
comportamenti dei consumatori nei confronti di Internet: “Quanti di voi
non usano Google o la mail perché l’Nsa ci guarda?“, ha chiesto
provocatoriamente “Non hanno avuto nessun impatto, la gente continua ad
usare questi servizi”. Solo conseguenze repressive evidenti, dovute allo
spionaggio, implicano cambiamenti di comportamento e nel Nord del
mondo sono in gran parte desuete. Ecco, perché Wikileaks o le rivelazioni
di Edward Snowden non hanno cambiato un granchè. Si è detto che
Snowden, l’hacker, è venuto in Russia, paese degli hacker. Non è vero,
l’asil gli è stato offerto per un dispetto di rivalsa. Snowden un traditore A
Kasperskji, Snowden non piace. Lo considera un traditore. Lui o Putin mai
avrebbero fatto lo stesso. Potrà meravigliare, Kasperskji è un tifoso del
mercato unito, globalizzato; e come lui Putin. La lezione ell’isolazionismo
sovietico è stata ben assimilata. Per i due, poi stare in un mercato aperto,
non significa accettare le regole del banco. Cpncordando con i privati
padroni Usa di Internet, Kasperskji ci tiene che Stati e Rete restino distinti
ed indipendenti, che Internet non assuma mai frontiere geografiche. Se lo
spionaggio diventa troppo rilevante, la rete si ferma. Senza contare che
tutte le risorse economiche andrebbero in armamenti informatici. Italia
cyberaggressor Non ci sarebbe niente di peggio di una guerra informatica.
Riporterebbe all’età prescentifiica, senza macchine, flussi, energia. Un
panorama di fame, malattia, freddo. Verrebbe colpito chi è più digitalizzato
senza capire la provenienza degli attacchi. Oggi gli attacchi terroristici
informatici colpiscono soprattutto gli Usa, poi a distanza Europa, Corea,
Russia. Gran parte degli attacchi Usa o francesi sono interni o appaiono
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
tali. L’Italia è un paese da cui figura l’avvio di molti attacchi. I
socialnetwork russi? Censurati L’Europa che impiega lo stesso numero
di spie del Mossad e spende quasi un miliardo in sicurezza comunitaria, ha
cominciato a pensare a reti sicure. Reti, dove i dati non vadano oltre un
ipotetico firewall continentale. Con il risultato che gli account Google, i cui
dati stanno in 30 mila server sparsi nel mondo, cadrebbero quasi tutti.
Sarebbe un ritorno al protezionismo intrabellico, con effetti pesanti di
ulteriori cali economici. Meglio sarebbe pensare a colossi Google europei
che per decollare necessiterebbero della massa critica non degli hacker, ma
degli utenti russi. Non è una prospettiva gradita all’economia digitale
guidata dagli Usa. Non è stato gradito ad esempio il fallimento di mercato
di Google in Putinlandia. La reazione si è fatta sentire e Vkontakte, il
facebook russo è stato interdetto agli occidentali per motivi di copyright. A
parte che funziona meglio Vkontakte di FB, anche qui la sicurezza non
c’entrava un fico secco. Invece Google non ha detto niente di Yandex e
MoiKrug, al contrario delle polemiche scoppiate in Cina.Ecco la sicurezza
Cosa sono allora gli attacchi alla sicurezza informatica? Sono le 500mila
infezioni via email di carattere bancario che cercano di farsi consegnare o
rubare dati identificativi dei conti, particolarmente intense in Brasile e
Giappone. Contando che già oggi ci sono un miliardi di aggressioni alle
applicazoni android usae sui cellulari, il passaggio massivo ai pagamenti
mobili con i cellulari moltiplicherà i due rischi oggi divisi. Il 13% degli
attacchi sono rivolti ai flussi finanziari o bancari, seguono quelli ai
software, al cloud ed ai data center delle istituzioni. Le reti di
telecomunicazione, per eccesso di difficoltà, ed i media per disinteresse,
sono i meno interessati da aggressioni (5%). Attacchi sono il
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
cybersionaggio industriale. Dopo che Maglan, Germani e esperti Selex
hanno mostrato l’attuale flotta aerea cinese, anche qui c’è da stare poco
allegri. Tutta copiata da modelli occidentali. In un modo o nell’altro le
progettazioni digitali, ad altissimo livello governativo si trafugano. E’
questione di tempo. I tentativi privati anche di grossi gruppi possono essere
rimtuzzati. Web profondo Il mercato poi indica con tanto di prezzo dove si
orienteranno gli attacchi del futuro: false identità, false identità Usa, false
identità Uk, false carte di credito, falsi dollari, falsi euro, false valute, falsi
paypal, falsi passaporti, false patenti Usa costano nell’ordine $1500,
$10mila, $4mila, $120, $600 (per 2500), 2500 ( per 6mila), la metà del
valore, $150, $5mila, $200. I prezzi variano e quelli russi sono i più
economici. Si tratta di attività spicciole e massive, disponibili da remoto
che si rivolgono ad una ampia comunità di criminali, ma anche di sbandati
e rifugiati. Una comunità che deve essere abituèe pena avere guai dal solo
contatto, esattamente come avviene nei rapporti reali con la malavita.
Attività svolte nel Web profondo, accessibile in modo crittografato o con
software ad hoc. Un web profondo, profondissimo, che Dostojevskij
avrebbe chiamato del sottosuolo. I cerchi danteschi di sicurezza
Kaspersky, parlando ai tedeschi del CeBIT o agli americani del Ces, ha
sempre avanzato un atteggiamento pragmatico. Può essere fatto ciò che è
possibile. Stuxnet (2010) e Duqu (2011) hanno dimostrato che anche
impianti industriali di dimensioni enormi sono a rischio. Ognuno è
connesso o va a diventarlo ma non è detto che ogni oggetto lo debba essere,
o non necessariamente al web globale. Poi, non si può costruire un modello
di sicurezza per il mondo dei contenuti creati dagli utenti, come siti, blog,
social. Il reato nel quale si impatta può essere perseguito, ma un sistema di
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
prevenzione è
impossibile a
meno di non
sopprimere
l’espressione. Il
web profondo lo
colpisci quando
diventa fatto
materiale. Usciti
dallo spazio per così dire incolpevole, i ricercatori fronteggiano nel limbo
un codice dannoso, capace di malfunzionamenti oppure in un cerchio
successivo nel tempo di trasformare il computer o il cellulare di ciascuno di
noi in un ubbidiente zombie, guidato da terzi. Onu della cyber sicurezza
Nei cerchi intermedi, le società private di sicurezza informatica si
concentrano sulla prevenzione della perdita di dati, su strumenti per la
sicurezza Web ed e-mail, provisioning degli utenti, Web access
management, la gestione degli eventi ). Via via si arriva al settimo cerchio,
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
al livello più istituzionale della sicurezza, necessario contro cyber-
spionaggio, cyber-sabotaggio e cyber-warfare, la militarizzazione di
Internet che potrebbe trasformare il mondo in un inferno. Kaspersky
auspica una sorta di Onu della cyber sicurezza(ICSO), che eviterebbe
guerre informatiche tra i paesi grazie ad una maggiore collaborazione ed
una regolamentazione adeguata. “Non eliminerebbe le cyber weapon, ma
migliorerebbe la situazione dei paesi più vulnerabili, che hanno un alto
tasso di utilizzo Internet”. Dopo aver enfatizzato Autonomy, cracker e
hacker ci si è resi conto che alcuni programmi malware sono stati creati da
paesi e non da organizzazioni criminali. I cerchi danteschi e di
Solgenytsin Forse perchè rivolto ad un pubblico italiano, Kasperskji ha
citato molte volte
Dante Alighieri,
paragonando i
suoi cerchi
infernali alle
odierne minacce
informatiche, a
tempo. ”Se oggi
Dante fosse vivo
sarebbe sconvolto
dal fatto che oggi
i sette cerchi non si riferiscono all’Inferno, bensì alle minacce
informatiche” Oppure ai cerchi russi del Gulag di Solgenytsin, che
materializzò l’inferno in terra. Kasperskji è troppo gioviale per rimestare
nel torbido delle tragedie nazionali. Gli unici cerchi cui pensa sono quelli
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
delle Olimpiadi della sicurezza che ha appena vinto. Proprio mentre Putin
pensa ai cerchi di Soci.
2014 Cultura e Digitale
La cultura ha da tempo confini imprecisi e labili. Se ne vuole salvare
l’indipendenza e la sincerità salvandola dall’egoismo dell’economia.
Contemporaneamente se ne rivendica una sorta di onnipresenza economica.
Si produce e si divulga cultura nei luoghi più diversi. Ovviamente, si dice-
lo si fa a scuola e nelle università, nei musei e nelle biblioteche. Poi si
aggiungono le industrie creative, e le cose si complicano. I laboratori di
design, di moda e di pubblicità si confondono con l’architettura e l’edilizia,
con l’industria tessile ed il commercio, con la ristorazione, l’agricoltura e la
grande distribuzione organizzata. L’arte si spezzetta tra l’organizzazione di
eventi, i corniciai, gli scenografi, i vetrinisti, i grandi spazi espositivi, le
migliaia di piccole gallerie e soprattutto le case d’asta., Tutti a navigare
nell’oceano, ultimamente ritiratosi parecchio, delle piccole imprese
dell’artigianato e nello spazio del turismo culturale. Ancora più complicato
e preoccupante si fa il discorso quando per cultura si intendono i media,
tradizionali e digitali. Subito viene citata “la Rai prima azienda culturale
del paese”. L’indipendenza culturale auspicata diviene un must
costituzionale perché, si sa, l’informazione è trasmissione di opinioni e
interessi, i quali creano le fazioni, cioè i partiti su cui si regge la
democrazia parlamentare. Come però garantire che l’economia rispetti
questo must? Come garantire la vilipesa filiera della carta , su cui si
stendono milioni di parole? Come garantire il rispetto delle regole di un
popolo sulle reti digitali mondiali che vorrebbero sostituirsi alla carta?.
Nelle serie analisi delle organizzazioni internazionali, come delle Camere
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
di Commercio, Confindustria e Pubblica amministrazione le categorie
statistiche volano, cambiano cifra e senso, diventano opera creativa. Tutti
vogliono valorizzare al massimo la cultura economicamente e umanamente.
Spesso mescolano le cose più diverse tra di loro. Così, come si vede dal
grafico, su modello del Comitato Commercio e Sviluppo UNCTAD
dell’Onu, si può arrivare a dare alla cultura un peso da 210 miliardi, più del
10% del prodotto nazionale. E’ improbabile però che un ristoratore possa
essere considerato un operatore culturale. Se il senso della cultura è
cambiato, allargandosi a tanti settori eterogenei, la responsabilità ( o colpa)
la si deve al digitale. Le tecnologie digitali sono lo strumento dell’intreccio
tra contenuti, commercio e utilizzo. Uniscono molte cose diverse fra loro:
l’eccellenza culturale e artistica, i comportamenti sociali, i costumi
tradizionali etnici e popolari, l’istruzione, la formazione, il lavoro ed i
mercati. La nostra cultura è un patrimonio enorme solo sulla carta,
contabilizzabile in realtà all’inezia di 10 miliardi. Senza giocare con le
statistiche, il digitale può moltiplicarne usi ed effetti, senza danneggiarla.
Non può restare prigioniera di 146 gestori analogici, come le 146
sovrintendenze. Né ostaggio delle reminiscenze, vecchie di due secoli,
barricadere comunarde dei professionisti dell’anticultura. Se il Teatro Valle
Occupato è stato premiato da un’Europa ipocrita, lo si deve ad un
quiproquo che l’ha confuso con un TVO (Technology Ventures Office).
2014 Prato Il miglior comune digitale è di destra
Nel 2013 Prato è divenuta la sede operativa delle Major Cities of Europe,
vale a dire della rete degli amministratori informatici (CIO) e IT manager
delle città europee impegnati nell’innovazione tecnologica per le pubbliche
amministrazioni locali. La Manchester toscana è arrivata a questo risultato
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
attraverso un lungo impegno, cominciato nell’adesione alla rete nel ’98,
segnato nel 2011 dalla nomina a vicepresidente dell’associazione del suo
rappresentante, Boscolo, nello stesso anno dalla partecipazione al progetto
europeo iSAC, dal’avvio del Prato Free WiFi comunale (gestito da
Telecom Italia e la pratese Estracom dal parco di Galceti e Cascine di
Tavola alla piazze del Comune, Duomo, San Domenico, Carceri, San
Marco, San Francesco e Mercatale, costo 25mila l’anno) e nel 2012
dall’organizzazione della conferenza annuale della rete delle città europee
al teatro Politeama con 250 partecipanti (Roma, Birmingham, Zurigo,
Barcellona, Brema, Vienna, Helsinki, Saarbruecken, Issy le Moulineaux,
Venezia, Imola, Tel Aviv e Boston) ed aziende espositrici (IBM,
Engineering, Dedagroup Sinergis). A Prato i servizi locali telematici, in
particolare di sanità non solo amministrativa, ma anche di telemedicina,
come il sistema di pagamenti sono divenuti una realtà avanzata di
applicazione della cittadinanza digitale. Basti pensare che, ad un qualunque
supermercato è possibile con apposita carta, conoscere quanto si deve alle
varie amministrazionei pubbliche e pagare anche una quota a scalare del
debito. Il Comune di Prato si è fatto centro dei dati e dei pagamenti non
solo per sé ma per tutta una serie di altri comuni ed enti toscani. La lotta
politica si è spostata addirittura sulla sovvrabbondanza di servizi. La
provincia, a maggioranza Pd, ha aderito, per 18mila all'anno, al Free Italia
Wifi, di Provincia di Roma, Comune di Venezia e Regione Sardegna. In
realtà gestore, database, server (forse gli stessi tecnici) della connessione
senza fili di Comune e Provincia combaciano. Ovviamente non si parlano
secondo l’usuale schema adottato dalle amministrazioni di sinistra nei
confronti di quelle di segno politico opposto. L’avvio del progetto iSAC
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
(Unique European citizens’attention service), poi, ha permesso una stretta
sinergia con il progetto Linea Amica PA, permettendo ai pratesi di usare i
Data online con maggiore facilità grazie a strumenti di ricerca web a
linguaggio naturale. Il passaggio di sede delle Major Cities of Europe dalla
tedesca Bremerhaven (Brema) a Prato, ha accellerato per parte italiana la
collaborazione tra Comune di Prato, il suo sistema informativo,
l’Ancinnovazione ed il Pin, polo universitario pratese. Il sindaco ha
commentato “ Da 3° città dell'Italia centrale e 2° della Toscana, Prato ha
avuto il coraggio di interpretare un ruolo nel campo dell'innovazione
tecnologica, intrapreso da alcuni anni, rimasto in passato a lungo sotto
traccia". L'assessore responsabile di questo successo "Un risultato
importante che rafforza il compito della città di costruire relazioni e
partnership nel campo della progettazione Europea “ A parlare sono il
sindaco Roberto Cenni e l’assessore Anna Lisa Nocentini. Il primo è il
famoso ex imprenditore Sasch che nel 2009 ha strappato il comune a 63
anni di dominio ininterrotto di Pci ed eredi. La seconda è l’ex segretaria
della Uil di Prato, invisa a sinistra come a destra, “rea- come scriveva
Calamai su Pratoreporter- di non essere esponente di alcun partito” o forse
di essere troppo vicina a Alberto Magnolfi, socialista dal ’75 al ’92, poi
dopo le tempeste giudiziarie, dal 2005 leader della minoranza locale di
PdlFi, poi passato al Ncd di Alfano). Chi avrebbe detto che la giunta
“anticinese”, la seconda amministrazione italiana di destra per popolazione
(dopo Verona), si sarebbe dimostrata tanto digitale? Tanto più che non
erano mancati i tentativi nel passato. L’innovazione tecnologica era stata
per 17 anni nelle mani di Beatrice Magnolfi, assessore prima socialista poi
Ds, dall’87 al 2004. Sorta di Lanzilotta-Pollastrini pratese, la Magnolfi
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
raggiunse l’acme nel governo Prodi 2006, da sottosegretaria al digitale,
quando riuscì a regalare 30 milioni a Microsoft per l’open source. Fu anche
fino al 2009 ministro per la semplificazione Pa nel governo ombra
Veltroni. Il suo blog non dà segni di vita dal 2011. Bisogna precisare per i
non toscani che i due Magnolfi citati, anche se per decenni militarono
congiuntamente nel medesimo partito, rappresentano due anime una contro
l’altra armata, una sempre schierata a sinistra, l’altra a destra (prima
pentapartito, poi berlusconismo). Dopo la vittoria di Cenni, il personale
politico Pd, in carriera da decenni nelle file Pci, ma anche Dc, tremò per la
prossima rottamazione. Uno di loro, consigliere Dc a metà’80, poi
vicesindaco pratese Ds fino al 2004, giornalista tra un mandato e l’altro, si
sentiva ormai perso. «Il futuro? Vedremo. Non è mai, almeno per me, una
scelta individuale». Chi l’avrebbe detto che ora Giacomelli è
sottosegretario alle Telecomunicazioni, nel governo Renzi? Dovrà
accendere un cero alla Provvidenza. Oppure ringraziare l’eccellenza della
“barbara” giunta destra in carica, capitanata da un imprenditore sotto
inchiesta e privato dei suoi beni (tanto per cambiare) e sostenuta da tre liste
socialiste di destra (quelle che per tanta vulgata neppure avrebbero diritto
politico di esistere). Tanto che il Psi pratese, in controtendenza con quello
fiorentino e nazionale di Nencini, ha chiuso con la fiducia incondizionata al
Pd che “ha maltrattato Prato e la Toscana”. Anche sul digitale.
2014 Agenda Digitale tre domande
Di Wired Italia non ci si può fidare,è noto. E’ legata a Wikipedia Italia, la
cui obiettività nella narrazione storica e sociale è in linea con la solita
manipolazione intellettuale. Ogni tanto parte una campagna contro ipotetici
attacchi di regime politici alla rete. Ci trovi eretici, dissidenti, selvaggi,
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
freak invecchiati e lustrati nelle ottime carriere aziendali, in genere
provenienti dalle stesse famiglie dell’editoria classica. Un Elkan qui, un ex
Espresso , un Sole in corso. Riotta e Severgnini in età discola. Siamo nel
mondo Condè, Vanity Fair e GQ che almeno quando dicono lusso,
intendono lusso. La Novella 3000 Internet potrebbe, in versione digitale e
non, restare una patinata accattivante, trendy, responsabile discoteca da
lettura, neanche bisognosa di vendere in edicola. Invece no, vuole segnare
la politica digitale. Di solito fa come il fatto; non dà notizie ma tesi di
partito. Con il vantaggio, che trattando di innovazione digitale, in pochi se
ne accorgono ed ancor meno se ne vogliono rendere conto. Poi, a onor del
vero, ha un capitolo dedicato alle bufale. L’ultima partorita racconta della
nascita di un intergruppo di deputati trasversali filo Internet che dovrebbero
riprendere il filo dei ritardi accumulati nell’innovazione tecnologica.
L’iniziativa, viene riportato,è di Stefano Quintarelli (Scelta Civica) che
solo poche settimane volle dimostrare tutte le sue conoscenze tecniche
polemizzando pesantemente con Gambardella di Etno ma soprattutto con
Ciccarella, già patron rete inernazionale Telecom. A Quintarelli si
sarebbero aggiunti Coppola e Bonaccorsi (Pd), Tinagli (Scelta Civica),
Malan e Palmieri(FI), ma anche Boccadutri (Sel) vedrebbe di buon occhio
l’iniziativa. In poche ore, si sarebbero poi aggiunti Galli, Bossio, Gadda,
Locatelli, Digiorgi, Carrozza (Pd), Bergamini, Piccoli, Galan e Liuzzi (FI),
Lucidi, Crimi, e Airola (M5S), Vargiu (SC), Alfreider (Misto) fino al peso
da novanta di Rughetti (Pd), appena nominato sottosegretario alla
semplificazione PA. La notizia è stata subito ripresa dalle altre testate web
e no. Ora si noti che già nel 2010 esisteva un Intergruppo parlamentare 2.0,
capitanato da Vita (Pd) assieme ai colleghi Adamo, Amati Carra Concia De
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
Biasi Di Giovan Paolo Gozi Graziano Lumia Ferranti Pinotti (Pd)
Barbareschi Murgia Cassinelli Bergamini Lorenzin (Pdl) con alcuni nomi
sopra riportati come ed altri per un numero complessivo di ben 36.
Addirittura l’iniziativa a supporto della cultura digitale e del programma
Horizon lanciata dall’Istituto Sturzo aveva creato nel novembre 2013 un
intergruppo da 60 deputati Gli intergruppi non sono dunque una novità.
Quello di Quintarelli sarebbe motivato dagli scandalosi ritardi ormai
accumulati dall’Agenda Digitale. Il dossier del Mintrasporti del 4 marzo
riporta che solo 4 provvedimenti su 47 erano stati adottati a maggio 2013;
ora su 55 ne sono stati adottati 17 mentre 21 risultano ormai scaduti. Niente
di nuovo sotto il sole: la media sarebbe comunque migliorata dall’8% al
30%. Già all’alba della sua nascita l’Agenzia digitale sembrava operare in
ritardo; né si ricorda un tempo in cui si sia detto che l’innovazione italiana
andava a passo di carica. Tanto movimento ha ben altre giustificazioni. Con
le nomine di sottosegretario di Righetti, Giacomelli e Lotti alle Tlc,
Semplificazione ed Editoria, si sono frustrate le ambizioni di Quintarelli e
Coppola, se non anche quelle del collaboratore di Romani(FI), Sambuco,
capo dell’ex dipartmento Tlc del Mise, che chiedeva a gran voce un
ministero per il digitale. Purtroppo si sono anche di nuovo divise le
competenze e non a caso. Monti creò l’Agenzia come un’arma che avrebbe
dovuto strappare soldi e competenze all’anarchia che regna nel settore dove
tutti gestiscono un pezzetto a tenuta stagna, Letta che voleva mediare
l’indebolì creando un artificioso conflitto tra due manager Ict privati, già
poco abituati a confrontarsi con la gestione del personale pubblico. A Renzi
non sembrava interessare nessuna delle due opzioni; né sembra
intenzionato a riparare i guasti che nel settore negli anni hanno fatto i suoi,
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
sia come postDc che come postPci. Cercherà di puntare a qualche specifica
soluzione informatica utile e facile per i cittadini. E che, se sarà utile e
facile, sarà un danno per qualche settore professionale, sottraendo danari ad
un commercialista qua ad un Caf là. Quello che spaventa di più il
sottobosco associativo, partecipazionista e categoriale, di casa e dintorni
Pd, è di non riuscire ad agguantare nessuno dei finanziamenti ventilati
attorno all’Agenzia. Così il primo incontro, raccontato da Wired, di questo
nuovo sottogruppo, si sarebbe tenuto proprio il giorno prima della
manifestazione fiume organizzata da Di Corinto (Sel) in occasione della
ennesima celebrazione
delle gestae democatiche
degli hacker. Durante il
simposio, la lamentela
stata corale, tornando sui
soliti digital divide,
mancate neutralità e
privacy, attentati alla
democrazia, competenze
e legiferazione digitale
di massa. I 23 vorrebbero rendere il loro gruppo una nuova Commissione
parlamentare. Sicuramente sarebbe ora che il tema delle telecomunicazioni
venisse scorporato dalla Commissione trasporti, reti e infrastrutture per
confluire nella comunicazione materiale e immateriale. Questo è il 1° punto
di un messaggio aperto a Bergamini, Malan e Palmieri. Il 2° chiede loro di
non aderire ai club filodigitale. Fresca è la memoria del fango sulle
iniziative di Stanca, sul Cad di Brunetta, sul digitale Tv, sui tentativi di
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
convergenza Tv-Internet di Tronchetti, sulla sana gestione Rai di Cattaneo;
sui Pascale e Scaglia, processati a quando era in forse il controllo
sull’informatica, Telecom e dintorni. Ora Pd e famigli sono nei guai: hanno
diviso Internet (perchè doveva essere di sinitra) dalla Tv ( che è di destra
perché ce l’ha Berlusca); confuso comunicazione digitale e comizi
analogici che hanno inaridito la Tv pubblica; battuto sull’Ict per donne,
detenuti ed immigrati mentre chiudono l’eccellenza della Micron, le ultime
tv della Mivar, i call center di Teleperfomance. Ora che hanno scoperto
L’Internet, inglese, impresa di 20 anni fa, non vi ci mischiate. Anche
perché quello stesso slogan è ormai desueto. E 3° punto, non andate
sempre, di rimessa, ed in ordine sparso, senza una proposta vostra e
complessiva, in sintonia con il trend mondiale e con le necessità di lavoro e
produzione.
2014 Fiera Smau, Satira (per) Marino automatizzata usabile
Si è conclusa la V° edizione di Smau Roma e non si parla dell’affluenza
per non ingrigire gli animi. L’anno scorso stava a 5mila visitatori, meno del
10% dell’edizione principale milanese. Nel frattempo i call center come
Almaviva e Teleperfomance se ne sono andati, il distretto dell’Ict e
dell’audiovisivo romano agonizza, per non parlare di quello di Rieti. Per il
resto imperversano i Celli e gli Abete, le cui fortune personali sono andate
di pari passo in crescendo sul tramonto di pezzi di telefonia e di Cinecittà.
Il giorno d’apertura dello Smau combaciava con quello di una
manifestazione di lavoratori davanti al Mibac. Nelle stanze ministeriali si
mormorava: questi ingrati, dopo che abbiamo dato 11 milioni a La grande
bellezza. Lo Smau, già Salone del mobile aziendale e dell’office
automation, negli ultimi anni si è concentrato sulle attività delle piccole e
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
medie imprese, poiché i colossi del settore, tra processi e debiti, barcollano,
La versione capitolina, dai tempi di Smau Mediterraneo del 2000, ormai si
avvia a fondersi con Forum Pa (ex Fiera della casa) che può contare,
misteriosa passerella di carriere interne alla dirigenza pubblica, sulla
sponsorizzazione di tutti i Barca e le Barca del mondo e sui crediti
formativi distribuiti a piene mani. Lo Smau a Roma ci deve arrivare,
almeno per non perdere contatto con tutto il Sud e oltre. Il meccanismo dei
Venture Capital, investimenti privati sulle nuove società tecnologiche
startup dalla Treviso di H Farm di Donadon infatti finisce appunto a Roma
al LuissenLabs, al secondo piano della Stazione Termini, dove primeggiano
le assemblee di migliaia e migliaia di giovani programmatori gestite dalle
ragazze di CodeMotion. Nemmeno De Laurentis mette un euro su una start
up partenopea. Forse un giorno lo farà Maradona. Il Capo di gabinetto del
Miur ha parlato di storie fantastiche, ma non alludeva alle Codes, quanto
all’Agenzia Digitale che è già in fase di scomparsa. Lo Smau romano, per
dovere istitiuzionale si è concentrato sul cliente sicuro, la Pa.
L’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano ha fatturato il
pesante lavoro di trovare buoni progetti di eGovernment. Non c’è difficoltà
riusarli. Tutti i comuni replicano le stesse cose da anni, poi se le scambiano
tra grandi sorrisi, L’Anci è la giusta cornice per questa danza battezzata da
un uomo innovativo come Fassino che ultimamente ha deciso di lasciar
perdere Ancitel e affidare tutto alla toscana Ancinnovazione che è avanti
anni luce almeno rispetto al resto del centrosud. Via ai premi per Roma
Capitale, Asl Viterbo, Enea Smart Village, Ater, Regione Umbria, tra le più
matte risate. Il Comune di Roma, che sotto Marino non vede funzionare
nemmeno i tabelloni elettronici? Il comune di Roma sempre impegnato a
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
scannerizzare milioni di documenti ? Il comune di Roma che sotto
Alemanno si fregiava di Capitale digitale per la promessa di finanziamento
privato mai avvenuto per la banda larga? Il comune di Roma che da 20 anni
ha una fondazione digitale, dal costo di 2 milioni, di cui non sa cosa
farsene, se non alimentare a vita gli accucciati ultimi mohicani rutelliani ?
Uno dei software salva continuanente i file su tanti server distribuiti sul
pianeta; alla faccia dell fiducia per il lavoro dei consulenti che piano piano
stanno riducendo il numero dei data center capitolini come nazionali.
Quando avranno finito, la tecnologia sarà cambiata. Premiato anche il
Ministero degli esteri forse per l’ampia messaggistca elettronica di
consolazione delle mogli dei marò. Sembra che la Farnesina si stia facendo
un sistema di messaggistica proprio tra centro e sedi estere. Se si rivolgesse
direttamente all’Nsa Usa, risparmierebbe. con tutte le sedi estere. Non ci si
crede. Qualunque cosa sia il digitale di domani, a Roma ha solo nemici.
Nemici i burocrati che vedono la minaccia di open data e social network.
Nemici i lavoratori cui si chiede il doppio dell’impegno senza sold e sotto
una videosorveglianza sempre più stringente che è poi il dato tecnologico
pregnante delle Smart city. Ancora peggiore l’inimicizia della casta
datoriale e professionale degli informatici che disprezzano le società
giovanili dele apps su telefonini. La casta informatica, sempre la stessa da
30 anni vuole grandi soldi per grandi progetti presso la Pa. Ambedue le
parti sanno che si tratta di soluzioni destinate a non entrare in funzione o a
farlo per una quota mimima. Intanto però si lavora. Così il sistema pubblico
di connettività prosegue la sua vita, anche se ha funzioni paragonabili ad un
qualunque sistema di sharing docs e voip, offerti gratis sulla rete.
D’altronde se la Pa avesse veramente creato un solido Voip, gli operatori
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
telefonici avrebbero potuto chiudere. I romani passano quando va tutto
bene almeno 4 ore in auto, Se i 60 mila dipendenti pubblici e dintorni,
passassero al lavoro mobile, solo con la liberazione degl immnobili e delle
spese generali, Marino non dovrebbe chiudere nemmeno una Zetema, Lo
Smau queste cose le lascia alle assemblee di programmatori, i nativi digitali
che come scrivono gli accademici non capiscono niente di filosofia digitale.
2014 I sindacati su Internet, Telecom e Agenda
Il 26 marzo i sindacati hanno preso carta e penna; anzi vista l’occasione,
schermo e tastiera. Hanno scritto su digitale e nuove tecnologie al giovane
premier, fiduciosi di suscitare l’interesse di Renzi, che non solo comunica a
base di hashtagtwitter ma che è anche il primo premier ad aver portato un
tablet in Parlamento. Un anno fa, a giugno 2013 i segretari confederali di
settore avevano chiesto un incontro ufficiale al governo sull’Agenda
Digitale senza ricevere risposta. Adesso sono stati i segretari confederali a
scrivere assieme ai segretari delle categorie della comunicazione (SLC,
Fistel e Uilcom). La lettera è arrivata mentre si erano appena posate le
acque dopo un mese di grande nervosismo, in cui esperti, guru e politici,
delle varie tendenze, impegnati sul tema digitale, s’erano esibiti in una
poco ammirabile baruffa di sottogoverno. Mentre veniva formandosi il
nuovo esecutivo, gli stessi che lo volevano giovane e snello, reclamavano a
gran voce il ritorno del ministero ad hoc come ai tempi degli Stanca e degli
Osnaghi. Poi visto che non arrivava, le attenzioni si sono spostate su
eventuali incarichi di sottosegretariato. Appelli, polemiche tecniciste messe
in piazza, interpellanze sullo stato dei fondi strutturali destinati al digitale
sono stati fatti roteare come le ali di pavone durante le danze rituali. Gran
parte del trambusto proveniva, tranne poche eccezioni, proprio dal partito
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
di maggioranza, cui certo non mancavano le informazioni più aggiornate.
Ad esporre dubbi e lai pubblici erano suoi ben informati esponenti che
sicuramente su ogni timore, preoccupazione e stima avevano già in mano
non solo i termini della questione, ma anche le risposte già approntate dagli
uffici burocratici preposti. Alla fine il governo ha spacchettato le
competenze relative tra i tre sottosegretari Lotti, Giacomelli, Rughetti ad
editoria, comunicazioni e semplificazione Pa. Non ha toccato la distinzione
tra infrastrutture materiali e immateriali, mantenendole ancora unite nelle
relative commissioni, senza unire cultura, comunicazione e tlc. Ha trovato
già defunta la direzione Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo
Economico, annacquata per opera del precedente ministro Zanonato, tra
altre 15 direzioni, in quelle generale di comunicazione elettronica,
territoriale e nell’ Istituto superiore Tlc. Soprattutto non si è espresso né
sull’operato della squadra di Mister Digital Caio, né sulle intese, linee
guida e protocolli dell’Agenzia digitale affidata dopo un lungo iter
burocratico a Ragosa. Esasperati da tale silenzio, alla fine esperti, guru e
politici delle varie tendenze, hanno superato le naturali divergenze per
annunciare un comitato intergruppo, su cui è calato rapidamente il sipario
dato che il soggetto, non proprio nuovo, è il terzo di comitati simili sorti
negli ultimi 4 anni. Il prossimo passo toccherà al Comitato per la
comunicazione in tema di rinnovamento dell’immagine della Camera, che
l’11 aprile lancerà a Montecitorio, un possibile Code for Italy.
Paradossalmente il silenzio governativo sul digitale, l’assenza di nuove
nomine e l’annuncio di nuove iniziative fanno ben sperare. Palazzo Chigi
sembra rendersi conto che l’idea montiana di un’Agenzia capace di
strappare guida e poteri a potenti Ministeri, ad ancora più potenti territori e
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
ad inaccessibili Authority, fosse un sogno ad occhi aperti, ancora più
difficile delle stesse modifiche costituzionali. L’Agenzia, per poter
sopravvivere, ha rinunciato ad un ruolo attivo sulle questioni della rete
nazionale ed europea. I sindacati, con grande concretezza, al contrario
hanno chiesto al governo, un intervento complessivo sull’“Internet
Veloce”, cioè su un complesso di questioni (banda larga, digitalizzazione
della PA, e-commerce, distribuzione digitale per le PMI) che per loro
natura non possono essere affrontate separatamente. Hanno evidenziato che
lo sviluppo del digitale è per forza di cose sviluppo dei settori che ne
tengono i piedi i capisaldi; che è sviluppo dell’operatività del lavoro di quei
settori. Hanno chiaramente definito “colpa grave” non rimediare all’errore
principale del passato, quello di avere indebitato oltremisura l’operatore
principale Telecom, cui si deve porre rimedio con la “ricapitalizzazione
attraverso le garanzie di Cassa Depositi e Prestiti. Ipotesi che annullerebbe
entrambi le ipotesi di scorporo della rete Telecom, come di fusione di
quest’ultima con l’operatore spagnolo Telefonica. Sono apparsi banali nel
ricordare l’ovvio, vale a dire che solo risorse significative, e private,
possono sviluppare la larghissima banda, raccogliendo le risorse promesse
dai mercati finanziari ed avviare lo Stato digitale, dotando il pubblico
impiego degli opportuni strumenti di produttività e di incentivazione
economica. Non solo. I sindacati, infrangendo quello che è un tabù di
sinistra, tutto politico, hanno richiamato l’importanza dei contenuti nella
convergente evoluzione del settore televisivo (che) passerà attraverso la
banda larga e tramite l’altissima definizione della Tv “4K”. Con grande
onestà, Fugetta membro del team Caio, oggi ammette di avere sbagliato
con tanti altri esperti, nel 2006, pronunciandosi contro l’ipotesi di un nuovo
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
ministero Stanca“ perché “tutti devono fare innovazione”. Fu lo stesso
errore di considerare digitale ed informatica e telecomunicazioni, delle
commodity, replicabili da ciascuno secondo i propri gusti. Oggi scrive
Fuggetta, “...per l’innovazione gli ultimi 10 anni sono stati un disastro.
Incompetenti che hanno impazzato per ogni dove. Amministrazioni che
hanno proceduto in ordine sparso senza guida né regia. Chiacchiere a vuoto
su buzzword affascinanti quanto marginali come open source, open data,
startup”. Vengono mescolati digitale e questioni fuori tema, quali l’etica,
l’informazione, la formazione, gli standard delle competenze, il rapporto
tra PA e social network. Gli operatori privati hanno fatto da supplenti in
mancanza o in presenza di troppi decisori. Se Telecom continua la parabola
calante, è difficile raggiungere i 100 M per il 50% della popolazione entro
il 2020 e “l’Italia, avvertono i sindacati, rischia di non cogliere nessuno
degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea.” Ci sono alcuni punti fermi,
inimmaginabili solo pochi anni fa. A scuola, Inglese, Impresa, Informatica
è ormai un must. Internet e Tv devono convergere. La riforma del titolo V è
considerato un grande errore, anche dal punto di vista della
digitalizzazione. Ugualmente le modalità della privatizzazione e lo
svilimento dell’Ict. Il grande spezzatino, pubblico-privato, centrale-
regionale, ha tolto risorse, voglia e energia ai lavoratori pubblici e privati,
prigionieri delle consulenze quanto lo sono i Ministeri delle società private
che hanno in pancia. Le norme su CAD, SPC, accessibilità, open source
sono punti fermi da aggiornare ai tempi. Difficile che un premier, tanti
meno un mnistro, possa districare un tale nodo gordiano, costruito per di
più negli anni dai suoi. Il rischio è che coltiverebbe difetti, tic e stane
mescolanze. Si può solo cominciare rimettendo in piedi, con le necessarie
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
risorse, la rete tlc ed i servizi convergenti, con l’idea che trascinino lo
sviluppo degli altri attori e dei contenuti industriali, pubblici, commerciali,
comunicativi, finanziari lasciandosi alle spalle le tante intermediazioni
inutili e controproducenti, pubbliche, private e partitiche.
2014 Consultazioni on line, interattive come il marmo
Le consultazioni pubbliche, nella loro universalità, trasparenza ed
interattività, sono un must dei nostri giorni. Stato, amministrazione e
politica le usano per stare al passo dell’era Internet. Nel tratteggiare le
linee guida per la PA sulle consultazioni pubbliche, il Formez ne ricorda le
caratteristiche: “uno strumento di miglioramento della qualità della
regolazione mediante cui i soggetti interessati opportunamente sollecitati
da un’Autorità pubblica hanno l’opportunità di intervenire nel processo di
elaborazione delle decisioni prima che queste siano formalmente assunte”.
Dal Trattato di Amsterdam (1997), che impose le consultazioni alla
Commissione UE prima di passare ad atti legislativi, al libro bianco sulla
governance (2001), alle raccomandazioni dell’OCSE del 1997, del 2005 e
del 2012, sono stati i trattati internazionali a sostenere i principi di open
government che vorrebbero la norma fondata su consultazione,
comunicazione, cooperazione e coordinamento tra i soggetti interessati. Il
governo di Internet è il massimo esempio dell’open government: poco
influenzato da partiti, elezioni, governi se non indirettamente tramite le
università e gestito nei fatti direttamente dalle multinazionali. Dopo lungo
invaghimento delle prospettive dell’apertura e della partecipazione non ai
dibattiti ma alla costruzione delle norme, molti progressisti che solo pochi
anni fa chiedevano il Nobel per la pace per Internet, ora sembrano
ricredersi e citano il Foa nel 1993: “La democrazia rappresentativa (ha i
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
proprii) limiti: i poteri invisibili, le oligarchie, gli interessi organizzati dei
corpi intermedi, il difetto di partecipazione, la disuguaglianza sociale che
distrugge l’uguaglianza dei diritti. Limiti pesanti che però possono essere
corretti dentro lo schema della democrazia.” Interessi organizzati dei corpi
intermedi più o meno invisibili, oligarchie, la buona volontà di investire
che anche non volendo detta l’aumento della disuguaglianza, cui non è
negata una partecipazione che comunque non pesa. Ecco gli stakeholders, i
cosidetti soggetti interessati. In effetti nell’era Internet il loro peso non
deriva dal numero delle persone coinvolte ma dalla quota economica
investita, che è poi fonte del fare e quindi di consenso, soprattutto da
quando la libertà economica impone a governi e politica di astenersi
dall’intervento economico diretto, causa di tanti debiti. Molti progressisti
dunque hanno compreso che consultazioni on line e open government
spingono da un lato per la democrazia diretta dall’altro per il
riconoscimento delle attività di lobbying; in ogni caso per la
disintermediazione dalle opinioni loro e della partitica. Così all’improvviso
Internet non piace più. In “Critica della democrazia digitale”, Chiusi cita i
limiti dimostrati nel mondo dai vari esperimenti di e-democracy. C’è come
la disillusione sulle aspettative della partecipazione e dell’alfabetizzazione
digitale che avrebbero dovuto fare gli estoni meno nazionalisti, gli svizzeri
filoimmigrati, i tedeschi meno egoisti, gli americani meno astensionisti.
Invece con più crowdsourcing, deliberazione online, partecipazione
elettronica e voto digitale le ultime elezioni amministrative Usa si sono
caratterizzate per astensionismo, la Svizzera ha chiuso le frontiere ed a
Berlino vola il partito Pirata. Inutile dire quanto sia grande il rammarico
per l’ascesa italiana del movimento 5 stelle, un non partito fondato su un
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Giuseppe Mele 2014
blog estremamente popolare e su incontri fissati sui meetup. La delusione
dei frequentatori delle kermesse blu di Repubblica di Perugia, di Wired,
dell’Espresso, del Corrierone, del Fatto, si confonde con quella di molti
progressisti, nuovi ed antichi, da sempre convinti che basti proporre le loro
ricette al popolo perché questo vi aderisca. Una delusione che nel tempo si
è trasformata nella cinica accademia che considera inevitabile ingannare
gli elettori, anche quando siano alfabeti e digitali. Anche in Europa
l’apertura con il tempo si è svuotata. I cittadini europei del nord vorrebbero
consultazioni più vincolanti anche al prezzo di dare maggior peso alle
lobby. L’uso massivo dell’istituto da parte delle autorità europee è rimasto;
a dicembre 2013 erano pianificate 60 consultazioni ed attualmente ce ne
sono 19 on line aperte o appena concluse (sull’Ecolabel, giutizia,
efficienza energetica, cloud, rete energetica. valute estere, politica,
esenzioni e aiuti della pesca, mercato interno, tessera professionale EPC,
trasporti ecologici, estrazione mineraria marina, tutela dei minori, tasse
transfrontalierie, imposte di successione, sanità mobile, investimenti nel
partenariato Usa-Ue, traffico aereo). La Commissione però da tempo
legifera alla luce dei rapporti preparati da una manciata di centri di ricerca
di infoproviding senza il minimo ascolto per i sempre meno numerosi
partecipanti alle queries. Le tre consultazioni on line italiane confermano la
tendenza. La 1° sulle riforme costituzionali è del tutto superata dagli
eventi; la 2° immagina che sia il parere dei cittadini e non la volontà di
imprese e banche straniere a decidere sugli Ide. Forse si tratta di abituare
gli italiani ad accettare nuove ristrettezze indotte dalle condizioni poste
dagli investitori internazionali; la 3° dal 15 aprile, a cura dell’Agenzia
Digitale, riguarda le competenze digitali la cui partecipazione coincide dal
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Giuseppe Mele 2014
22 aprile, con uno specifico contest di sfida tra le pratiche migliori, e poi
con il Forum PA 2014 per presentare le relative linee guida. L’ormai
chiusa, e datata al 12 novembre u.s., consultazione sulle riforme
costituzionali presentata dall’ex ministro Quagliariello è stata “la più
partecipata in Italia e in Europa”, grazie a 600 proposte, 45mila commenti,
200mila questionari. Parola di Palazzo Chigi. L’affermazione induce a
pensare che non sia questo il modo di ascoltare la pubblica opinione. Se il
massimo dell’ascolto possibile si ferma alle decine di migliaia di
commentatori, goccia nel mare delle decine di milioni di elettori ed
internauti, allora i più le ignorano. D’altro lato la cosa è corrisposta da
istituzioni e politica. Queste infatti hanno tranquillamente ignorato la più
ampia partecipazione on line mai ottenuta imboccando con il cosiddetto
patto del Nazareno, un’altra e diversa strada per le riforme in corso. Il
disinteresse è sottolineato poi dall’invito, assolutamente svuotato di senso
pratico, a proseguire la discussione pubblica in partnership con Italia
Camp. Una discussione solo apparentemente istituzionale, in realtà gestita
da un’ associazione ( ma anche fondazione ed impresa), i cui fondatori
sono l’INPS, Poste Italiane, RCS, Ferrovie, Sisal, Unipol e Wind; dai
privati totali (tra cui una società russa), ai semiprivati ed agli enti
previdenziali. Consultazioni pubbliche e gli anarchici Camp si tramutano
qui nello scambio fine a se stesso tra pubblicità istituzionale e commesse
pubbliche probono. Anche l’altro sondaggio (meglio chiamarlo così) in
corso, Destinazione Italia sull’attrazione degli investimenti esteri,
reindirizza ad una fondazione, l’Ahref, nata Kessler nel 2010 per volontà
della Provincia autonoma di Trento, presente anche tramite la spa
Informatica Trentina. Difficilmente l’idea si sarebbe concretizzata nella
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
nordica provincia senza i buoni auspici dell’ex capo Telecom, il
conterraneo Bernabè; non si tratta però di un’idea monoimpresa; infatti il
presidente è De Biase, voce della divulgazione Ict del Sole24ore, organo
confindustriale. La consultazione sull’ampio tema della cittadinanza
digitale, aperta dall’Agid di Monti e Letta, si avvia dunque a chiudersi
mestamente, rimpicciolita alle competenze con la riproposizione,
preanunciata ab initio, dell’impostazione europea già da un biennio
affidata e prodotta dalla società tedesca di infoproviding Empirica
(Kommunikations und Technologieforschung mbH) di Bonn, scelta dalla
commissaria Kroes. L’Assinform di Confindustria che ne è stata
divulgatrice ai tavoli di Agid, ha promosso il 15 aprile un accordo quadro
tra datori (Confindustria, Confcommercio, aziende regionali, artigiani e
Pmi) e Agid che è muta richiesta alla politica di un futuro economico per
un programma di alfabetizzazione. Da partecipa.gov.it per obbligo rituale
anche la nuova presidenza del consiglio italiana non smette di chiedere a
tutti un’opinione. Ai progressisti, delusi dal conservatorismo anche degli
utenti digitali. All’Agid delusa dalla mancanza di un proprio ruolo. Ai
datori, in attesa di un corrispettivo dopo tanto lavoro a centrocampo per le
istituzioni italiane ed europee. Alle burocrazie di formatori, che
ripropopongono il vizio del circolo virtuoso di domanda di servizi,
partecipazione, offerta pubblica e privata, sviluppo di professionalità
innovative, il tutto da tradursi in tavoli di studio, rapporti ed eventi. Un
circolo che produce tanto fumo inquinante senza arrosto da una vita. I
cittadini assistono alla replica del piglio moderno che giustificò nei ’90
l’introduzione stile Usa di Autorità e Agenzie, enti tra il ministero ed il
parastato, che dovevano, in discontinuità con il passato, separare la politica
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
dalle regolamentazioni, competenze e tecnicalità. Poi, questi doppioni
ministeriali si sono dimostrati utili solo a pagare di meno i loro dipendenti
trasferiti d’autorità. La diffusione massiva degli strumenti digitali avrebbe
dovuto far crescere esponenzialmente il coinvolgimento dei cittadini. La
consultazione pubblica per forza di cose avrebbe dovuto estendere lo
spazio della democrazia diretta accanto alla delega della rappresentanza
politica. I tanti, frammentati, localistici tentativi di democrazia digitale
cozzano con la necessità di vaste partecipazioni su big data. D’altro lato
l’assenza di un riconoscimento almeno parziale di cogenza alle loro
indicazioni, ha reso questi sondaggi a giochi senza peso buoni per la
sopravvivenza di un po’ di fauna parapolitica. Un altro autogol europeo
che è anche riuscito a ridurre la credibilità della rappresentanza
tradizionale, costretta a scimiottare, senza crederci, parole e modi dei nativi
digitali.
2013 Agcom, via il guru. Perchè non sostituirlo con un networker?
E’ dispiaciuto a tutti che per gravi motivi personali Decina abbia dovuto
abbandonare il suo posto all’Agcom. Se ne sono lamentati gli altri
commissari, Martusciello e Preto, in quota Pdl), Posteraro (in quota Udc), il
presidente Cardani.( in quota Monti ), il viceministro Catricalà, i principali
giornali. Onestamente augurando ogni bene al trentennale guru TLC , la
notizia sembra avere anche risvolti positivi. Decina ha sempre evidenziato
gli aspetti degenerativi dello sviluppo TLC, lo scarso spessore dei contenuti
web e dei social network, la colonizzazione culturale che ne sarebbe
derivata. Ultimamente ha previsto pericoli occupazionali a 5 cifre per il
mondo digitale italiano. Quando però si è trattato di consigliare la politica
che tanto si è adoperata per questi magri risultati, in un modo o nell’altro, il
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
professore si è trovato dalla parte dei distruttori. Forse è stato male
interpretato, o non capito, ma non si ricordano sue prese di distanza chiare
e forti quanto quelle prese sul pubblico TLC, considerato un insieme di
scimmie stupide, degne eredi del povero pubblico televisivo
nazionalpopolare. Ecco perché ora, alle sue dimissioni, si potrebbe
auspicare una svolta, soprattutto quando si tratta per l’Agcom di decidere
su cose importanti quali il diritto d'autore online ed i contenuti dello spazio
pubblico telematico . Senza Décina solo Preto si sta occupando di
Infrastrutture e Reti, prima regno incontrastato del professore ( agli altri
due vanno Servizi e Prodotti). Secondo un rigido manuale Cencelli, Decina
era all’Agcom, in quota componente dalemiana Pd, cui ora toccherà
nominare un sostituto, anche se sarà l’assemblea di Montecitorio a
nominare il nuovo commissario, senza limiti temporali. Papabili al
momento, senza al momento notizie renziane, sono, per la sinistra PdSel,
Vita e Zaccaria, epigoni del MimandaRai3, di Articolo21, dei contratti in
Rai al ribasso voluti solo per questioni politiche, per non firmare con l’ex
direttore Lei. Sono gli uomini della par condicio e dell’odio per i mass
media che non siano sotto controllo ideologico. La Uil ne sa bene qualcosa,
dal trattamento subito in Rai, alla Fiat ed all’Ilva. Poi, in un secondo piano,
più sornioni ci sono il giornalista Rognoni, ex parlamentare PD, ex CdA
Rai, ora Presidente di un improbabile Forum Riforma TV e Sassano,
anch’egli da tempo docente universitario TLC di lungo corso, esperto
sopratutto di spettro e frequenze. Si tratterebbe, malgrado la sbandierata
indipendenza, di una nomina Telecom Italia dove Sassano ricopre il ruolo
di presidente della vigilanza su Open Access. In alternativa Bersani
vorrebbe un dirigente statale in aspettativa, il responsabile Pd dei diritti dei
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
consumatori Lirosi, una specie di Barca minor. Sembra che il destino
dell’Italia digitale e dei suoi lavoratori debba essere sempre nelle mani di
avvocati, dirigenti statali, professori e di ex. Ex Cda di qua, ex deputati di
là. Non potrebbe essere la volta di una persona della produzione digitale e
del lavoro digitale? Gambardella dell’Etno che tanto si è fatto sentire in
Europa ha la sua occasione. Non potrebbe venire una proposta dal Cnel, da
Confindustria Digitale, dai sindacati? I grillini vogliono un nome indicato
dalla rete. Viene da pensare per esempio che provengono dal settore TLC
sia Zucco il leader del Tea Party che il sindaco di Verona Tosi. Non
sarebbe meglio un nome proveniente dai luoghi di lavoro? Che magari
capisca meno tante frigide teorie che in nome della corda neutralità
impongono l’impiccagione ai settori digitali nazionali ma affronti le cose
con praticità? L’ultimo atto Agcom con Decina ha diminuito i costi
dell’accesso della rete con effetti disastrosi per Telecom senza un effettivo
vantaggio occupazionale per i concorrenti, senza effettivi positivi sugli
investimenti e sul divide che ormai divide non Nord e Sud ma l’Italia dal
NordEuropa e l’Europa agli Usa. I centinaia di milioni persi di ricavi hanno
anticipato la pronosticata perdita di posti di lavoro. Se l’Agcom deve
regolare il mercato, e non deprimerlo, cambi passo e candidature. I
sindacati devono affrontare il problema delle Authority, così affrontando
nell’insieme la questione finora non vista dei networkers.
2013 Siae al voto
Il 1 marzo, subito dopo le elezioni politiche, si voterà di nuovo ancora
prima delle regionali. Si voterà il consiglio di sorveglianza della Siae,
società autori ed editori per i cui 85mila elettori (83mila autori e 3mila
editori) si battono ben 24 liste. Anche lo Stato siede nell'assemblea dei soci
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
con lo 0,47%, grazie al servizio pubblico RadioTv. L’attuale consiglio è
composto quasi solo da editori e autori del settore Musica con un solo
autore per conto delle altre categorie che hanno lamentato una situazione
discriminatoria. Le associazioni cineTV (100autori), dei dialoghisti
(Aidac), dei cineautori (Anac), dei registi di fiction TV (Art), dei film
d'animazione (Asifa), dei documentaristi (Doc.it), e dei cinescrittori (Sact)
hanno portato le loro doleances in Commissione VII della Camera aprendo
di fatto le ostilità. A parte il contrasto con i musicisti, il tema di fondo è
l’equo compenso, nuova tipologia di incasso Siae oltre il diritto d’autore. Il
famoso contributo di fotocopia digitale, imposto su CD-R, DVD-R, Hard
disk, pen drive e schede di memoria è stabilito dalla direttiva 2001/29 ma
inesistente in Uk e Irlanda. In Canada si paga al Copyright Board, negli
Usa alla RIAA, in Belgio all'Auvibel, in Svezia al Copyswede; è presente
in Germania, Olanda ma non in Francia dove rientra nel diritto d'autore.
Vale cifre diverse, per un DVD ca. €60cent. Riparazione preventiva e
presuntiva, è un prelievo molto discusso ma che le associazioni cineTv
difendono a spada tratta come unico strumento di rivalsa di fronte alla
massa di film trasmessi dalla Tv che depauperano ogni altra via
distributiva. Nato nelo ’99 in Italia un DM 2009 ha determinato l’equo
compenso a forfait. Di fronte alla richiesta di pagamento degli autori a
tariffa, Sky ha smesso di corrisponderlo. dal ‘10, chiedendone
incostituzionalità e citando la Siae. Prossima udenzia il 24 aprile. Per la
trattativa ‘09-‘11 con la Rai, dopo tanti incontri inutili, è stato attuato
l’articolo sull’arbitrato, previsto dalla norma che nel ’41 definì la Siae. L’
l’arbitro Siae Lacchini e Perrone si vedono da maggio ’12 e forse
chiuderanno a marzo. La Rai offre ca. €400mia annui, cioè €0,13minuto
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
mentre gli autori chiedono cento volte tanto, € 10. Gli autori giustificano la
differenza impressionante, citando la tariffa Uk di €260minuto, la francese
di€ 306 euro e l’italina di 212.. Accusano la Siae di distribuire
all'audiovisivo 40 milioni ( in Francia la Sacd ne raccoglie per gli autori
cineTv, 180); rinfacciano alle piattaforme digitali uno share dei filmati del
5,3% rispetto allo 0,48% del 2009; alla Rai di aver ridotto da 800 a 500h i
contenuti realizzati, con investimenti in audiovisivo ridotti a €120 milioni
in 3 anni. Sulla liberalizzazione deregolata digitale, l'indisponibilità dei
broadcaster, la crisi Rai si è poi posto il rifiuto in prima istanza della Siae
di affrontare il problema. Così le tariffe sono ferme dal 2004. Il tema è a
largo raggio. Cineanimatori e documentaristi denunciano il contratto SIAE-
TV che tutela solo i colleghi contrattualizzati, mentre le TV impongono la
dicitura di semplice filmato per non pagare. Il sottosegretario all'Editoria
Peluffo ha convocato per il 4 marzo la Commissione e.c. per i giornalisti,
ex lg. 233/12, per stabilire i diritti dei free lance di giornali ed agenzie; ed
escludere le testate che si comportano male dai contributi pubblici. Preso
l’avvio, la Siae ha avviato un arbitrato anche vs. i servizi innovativi e le
telco di Confindustria. Come le seconde accusano Google e gli OTT di
sfruttamento, così fa la Siae verso di loro. Tutte le istanze alla fine
dipendono dalla situazione diversa degliautori cineTv cui manca il diritto
esclusivo che invece hanno i musicisti. Qui si torna al conflitto interno. Il
settore Musica costituisce il 70% degli incassi Siae. Canzonette, ed anche
molto serie. Nel ‘92, «una sentenza del Consiglio di Stato cancellò la
distinzione fra soci e associati, (determinando) l'ingovernabilità, figlia delle
precedenti norme che hanno lasciato la Siae alla mercé di professionisti
dell'associazionismo”, denunciano gli editori musicali del Fem. La Lg. 208
Renzaurazione
Giuseppe Mele 2014
ha infine riordinato l’Istituto fino ai commissari che hanno redatto uno
statuto nuovo. 17mila autori non incassano vuoi perché non pubblicano,
vuoi perché non vendono. Neanche mille autori superano i €20mila l’anno
e solo 1500 i €10mila. Se veramente la Siae deve essere governata da
organi sociali di autori ed editori, questi dovrebbero essere tali, non solo
appassionati di show e lettere. I cineautori contrattaccano: secondo i
100autori, “nel mondo della musica, in 70mila non portano fatturato ma
hanno il medesimo diritto di rappresentanza di chi lo fa. I cineproduttori
che non fatturano hanno un un peso negli organi largamente sproporzionato
al loro contributo”. Le elezioni chiudono il commissariamento biennale di
Gian Luigi Rondi, dopo quello di Mauro Masi (1999-2003). Il rosso di 18,6
milioni del ‘10, è passato all’attivo di 1 milione, ma c’è l’evasione del
diritto d’autore per 30 milioni (corollario dei 500 persi dal canne Rai) e
immobili da vendere. Ceduti gli immobili ad un Fondo Immobiliare,
incluso il più pregiato sul Canal Grande, cancellati fondo di solidarietà ed
assegno di professionalità, ridotti a 40 i dirigenti su 1200 dipendenti ,
stabililizzati 44 precari, molti temono una Siae delle major,
L’appuntamento ora è il 1° marzo, Palazzo dei Congressi, viale Pittura 5.
Verranno eletti 32 consiglieri, metà autori, metà editori, con presenza
obbligatoria di associati e di tutti i settori previsti con un premio di 2
consiglieri in più per i settori in attivo per un max teorico di 42 membri.
Rondi rigido regolerà il tempo degli interventi, poi potrà votare solo chi
sarà arrivato entro le 11. Soprattutto secondo il nuovo statuto si voterà per
capita e per fatturato. L’autore che abbia percepito 20mila, voterà per
20.001 punti, esemplifica l’ Uncla(Unione Compositori Librettisti Autori).
Ci sono 2 liste dei cineautori per una dei cineproduttori. 3 liste degli autori
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Perchè non sostituirlo con un networker?.....................................71 2013 Unico EuroTlc e Napodigitali.................................................................................73 2013 C’è Silvio e Silvio......................................................................................................79 2013 Tutti gli uomini del telelavoro ....................................................................................83 2013 Tlc sotto custodia partitica..........................................................................................87 2013 Digital Compakt.........................................................................................................92 Antefatti della cronaca dell'assemblea Telecom 1................................................................97 2013 Assemblea Telecom 2 ..............................................................................................102 2013 Twittercronaca dell’Assemblea ................................................................................106 2012 Parisi ci riprova........................................................................................................111 2012 E-alamein.................................................................................................................114 SMAU e FORUMPA........................................................................................................118 13 gennaioI 2010 I blogger, più vecchi che mai.................................................................124 2 febbraio 2010 Gentiloni dà ragione a Cicchitto: il si al broadband è un no a Telefonica ..124 2010 6 agosto Questa volta meglio Telecom che Fiat, anche per PIRANI, segrettario UIL.128 Parisi, il pacificatore tlc ....................................................................................................131 2012 Web o Press .............................................................................................................135 2012 IT, cause & casualità Il blog di Antonio Romano......................................................138 1 ottobre 2007 Intervista a Antonio Romano /ICT European Forum ..................................141 ICT, L’Europa e la necessità di un regolatorio unico .........................................................145 2012 Scorpora et impera ...................................................................................................147 Stampa ........................................................................................................................150 2014 Ordine dei Giornalisti, irriformabile ma deformabile ................................................150 2014 Forbice ex cattedra scorrettamente loquente .............................................................155 2013 Mi manda Ciccone ...................................................................................................158 2013 Il voto vecchio dei giornalisti ...................................................................................164 2012 Resamanifesta..........................................................................................................168 2011 Gadmentana.............................................................................................................172
  • 3. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 Digitale 2014 Sindacato del terziario, sindacato digitale Il professor Paolo Feltrin dell’università di Trieste (ma come tende a esplicitare, veneto) da anni si occupa del settore economico terziario. Ha studiato la realtà specifica trevigiana, quella del nordest e poi nazionale, coinvolgendo la ricerca triestina che tra Consorzio, In Nova, e NovaImprese, accanto allo sviluppo di Finest è esempio mirabile di lavoro comune tra lavoro e analisi. Alla convention UilTucs, al teatro Brancaccio di Roma, sulla sua piattaforma analitica si è sviluppata la vision collaborativa ed avanzata del sindacato Uil del commercio e servizi. Potrebbe meravigliare perché Feltrin, in modo tranchant, non esita con identica voce, davanti all’accademia, ai datori ed al sindacato a presentare una realtà secca. A partire dall’importanza, che in ogni discorso, oggi hanno i dati (senza cadere nella polemica tra fautori du open data e big data) che sono, come sempre, a rischio di deformazione a vantaggio di analisi e interpretazioni premasticate ed indirizzate ideologicamente. Dati che pretendono una retorica concisa, stretta, quasi slogan elementare. Tutt’oggi per qualcuno sembra non passato il tempo dell’abilità dialettica nel secolo scorso quando l’oratore capace parlava mezzora senza un punto. I dati giudicano e mostrano dove le tendenze portano nel bene e nel male. I
  • 4. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 dati dicono che il terziario pesa il 70-80% economico a seconda dei paesi e delle regioni europee. Il suo ruolo centrale nella vita economica e sociale cresce di pari passo con il mercato unico globalizzato. Dato fondamentale italiano, ed ancora più tedesco, è l’evoluzione del terziario in connessione al manifatturiero. Se nell’impostazione anglosassone, dominante sui mercati il terziario sostituisce la produzione metalmeccanica ed elettronica che semplicemente si sposta in altre zone, tipicamente asiatiche, in una sorta di gigantesca delocalizzazione, in quella italiana terziario e produzione industriale si intrecciano e per certe parti si fondono, così che lo sviluppo del primo traina anche il secondo. L’Europa che punta all’obiettivo manifatturiero del 20% del Pil per il 2020, lo dovrebbe trovare seguendo l’esempio italiano premiando il restante 80 del terziario. La voce del lavoro non può privilegiare la discussione dettata dai ritmi della fabbrica produttiva, ma deve, per contarsi e contare, privilegiare l’intera filiera di cui il terziario assume il ruolo più importante, quello di interlocutore finale, sia del cliente che del mercato internazionale. Il terziario pretende una nuova contrattazione, non interna agli storici soggetti di lavoro e capitale, ma tra il loro insieme ell’esterno, definibile come consumatore globale, in senso lato. L’incapacità italiana di arrivare a questo risultato è il dato terribile del posizionamento del Belpaese, leader induscusso mondiale per cultura umana e materiale, al solo quinto posto tra le località percettive di turismo. Turismo, che come noto, viene conteggiato come export e che resta per il terziario al 15%, rispetto ad un peso globale di Pil del 72%. Contrattare e bene con il consumatore; rappresentare l’insieme della filiera produttiva e di servizi, senza cadere nelle disquisizioni (distretto industriale o rete d’imprese? Grandi o piccolo-
  • 5. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 medio imprese?) e trovare l’unione in un terziario, tanto grande, quanto diviso nelle attività. Non è terziario solo il commercio o l’insieme del business turistico, lo è anche la Pubblica Amministrazione; lo è la banca, lo sono i servizi tradizionali e innovativi alle imprese ed alle persone, lo è la comunicazione. La difficoltà dell’uso di parole diverse, mantenute in vita a scopo divisivo, mantiene in piedi muri tra cose identiche. Un tempo il terziario avanzato comprendeva le imprese di servizio ad elevato fattore tecnologico e ricerca, quelle dell'elaborazione dati (informatica ) e della loro trasmissione ( telematica ). Lo si intendeva come il quarto settore, caratterizzato dall’ avanzato know-how tecnoscientifico, separandolo dagli stessi servizi del terziario, oltre che da industria ed agricoltura. Le cose sono cambiate. Il terziario avanzato oggi è l’economia digitale che a grandi passi, sta inglobando in sé, larga parte dei servizi pubblici e privati. tradizionali e innovativi alle imprese ed alle persone Pur restando limitata l’area produttiva dei sistemi digitali ( 2 milioni di lavoratori in Europa), gran parte degli addetti ai servizi ( il 70% degli occupati italiani e l’80% degli occupati al nord), oggi, all’interno di quei sistemi, elaborano e trasmettono dati. Si lamenta giustamente la debolezza politica del lavoro del terziario che non riesce a far sentire la propria voce, tra frammentazione pulviscolare delle imprese e diversità delle tipologie di lavoro La realtà presentata dalla ricerca, evidenzia l’integrazione servizi- industria, che è naturale innovazione e facilita l’ingresso delle professionalità; la domanda di internazionalizzazione come sviluppo della distribuzione organizzata e non della burocrazia, la politica del turismo e del patrimonio culturale come una cosa sola, la domanda di formazione continua come ristrutturazione universitaria a favore del lavoro, nuovi welfare e
  • 6. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 occupabilità a misura degli equilibri demografici della società più anziana. distinguendo tra i naturali poteri centrali e territoriali, che non può ignorare. C’è un richiamo alla capacità privata delle parti sociali di regolare e regolarsi, dal credito alla concorrenza, dalla produttività al costo del lavoro ed al modello a due livelli contrattuale, che si traduce in censura le cattive scelte della politica ed arriva proprio quando la politica sembra voler passare, di nuovo, sopra sindati e datori. Feltrin e Uiltucs ci dicono che l’industria tende a far parte del terziario. Il passo successivo è vedere l’identità tra terziario e digitale, dai sistemi di vendita e pagamento globali, alla logistica, vigilanza e scurezza del lavoro nelle smart cities, alla fusione di servizi virtuali e materiali del turismo, alla convergenza strumenti e contenuti editoriali e artigianali, alla ricerca di snellezza nell’offerta di servizi per le necessità personali, oggi sottoposte al pesante slalom tra burocrazia e lavoro dequalificato. E’ il comune piano digitale che può mettere a fattore comune questo peso reale, sottovalutato nella retorica dei dati usati dalla politica e dagli attori più forti. Di tutti i sindacati, la Uil è quello che meno ha inseguito soluzioni e conflitti facili attenendosi al contesto reale, non a quello immaginato, presunto, condannato o sperato. L’importanza della rappresentanza del terziario presentata dalla UilTcs ne è un esempio. Solo, però, l’intero campo delle filiere servizi può rivendicare un ruolo nell’unico mercato digitale, che è al tempo stesso avversario, cliente e contraentee. Il richiamo nelle tesi confederali ad un’agenda digitale Uil chiama il sindacato al suo ruolo nel mondo del terziario e terziario avanzato, oggi entrambi digitali. 2014 Bradbury
  • 7. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 Le cronache marziane trattano di un via vai tra la Terra e Marte, dei tentativi dei terrestri di giungere nel pianeta rosso e di quelli, avvolgenti e depistanti, dei marziani per respingerli. I marziani fermano anche con gli stratagemmi più strani, quali pistole che sparano api, manicomi e parenti serpenti, le prime tre spedizioni terrestri. Alla quarta soccombono ed al contatto con gli umani muoiono tutti di morbillo. Le ondate, come di locuste, dei coloni si seguono una all’altra, di donne, preti peregrini, vecchi turisti, fino alla partenza di tutti i negri dalla Terra ed all’arrivo dei censori legislatori che erano stati causa delle partenze, finchè gli invasori si fanno 90mila e cambiano i nomi di tutte le cose. La presenza marziana sussiste però, nella rivolta del singolo terrestre a loro difesa, nella vita passata su un altro piano-spazio temporale, nel canto trasparente e inafferabile, nella danza di sfere, nel volteggiare delle scaglie nere dei corpi bruciati marziani. Scoppia la guerra sulla Terra. L’evento, inspiegabilmente invece di trattenerli, riporta i coloni terrestri indietro, finchè a rimanere restano in pochi: un truce e materialista venditore di hotdog cui viene lasciata l’eredità dell’inutile latifondo marziano, famiglie di robot, una coppia che non si sopporta e case in costante manutenzione domotica grazie a ingranaggi metà automatici metà animali. Alla fine le cronache, nel loro gioco girevole, riportano le cose al punto di partenza. Nell’immanente selfdestruction della Terra, un’ultima famiglia si rifugia su Marte dove scopre, a sé ed agli altri, la propria reale identità marziana, di pelle d’ambra e di occhi dorati, fari luccicanti che riescono a vedere l’agitarsi scomparso delle antiche acque nei letti di fiumi e mari disseccati. E’ una favola fortemente impregnata dei miti degli anni in cui venne scritta. La Guerra, nello sforzo ciclopico dei contendenti, mentre le vite comuni venivano
  • 8. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 straziate a milioni, aveva fatto raggiungere livelli sconosciuti alla scienza ed alle conseguenti applicazioni tecnologiche. Il mondo, che sei anni prima, si gingillava ancora con parate di cavalleria e feluche, era pronto per robot, automazioni, messaggi via radio, decrittazioni enigmistiche, missili, funghi atomici, veicoli giganteschi, aerei e spaziali. I popoli, trasformati nell’incrocio tra derive ipernazionaliste e incontro forzato bellico, non erano più i soliti baroni e contadini dei secoli passati, ma figure simboliche letterarioideologiche: i comunisti russi rossi, gli ebrei ricchi e scheletriti; tedeschi ed altri eredi del sacro romano impero germanico avevano perso il loro nome in favore di quello omnicomprensivo di fascisti. Gli stessi americani, tra cui l’autore, si vedevano diversi e irroconoscibili tra loro: i contadini del mid West, la New York etnica e intellettuale, le razze non mescolabili bianca e nera. Poi l’effetto magico dello scentismo e del sociologismo spinto all’eccesso piano piano sfumò fino all’apogeo ed alla fine della guerra fredda, tra navi missilistiche e giganteschi ponti aerei. L’autore, l’americano Ray Bradbuy negli ultimi anni criticò l’approccio attuale alla tecnologia, in particolare il fanatismo giovanile per i marchi più trendy sia di tablet che di social network. Ora che tutti gli umani potrebbero essere marziani, sembrava dire, appaiono come cortigiani ammirati di oggetti di cui non comprendono l’afflatto tecnomagico, ma solo il richiamo da belletto di moda. Oggi le cronache marziane assumono un altro senso. Sono il futuro incombente, di cui non si conosce il momento ma di cui è noto già lo schema. Non è più valida la minaccia bellica, che quando uscì il racconto, specchiava la forza degli Usa, allora unica potenza atomica. La distruzione della Terra, dei suoi schemi politici, sociali ed economici, sta ineluttabilmente nella compenetrazione di Marte che ormai le è già entrato
  • 9. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 dentro. Il potere tecnologico, nitido nella sua linearità formale, svuota ogni altro potere e detta anche le modalità della comunicazione degli istinti. Fino all’ultimo i terrestri, immutabili a se stessi, non compredono, reagiscono, minacciano e piangono. Nella progessiva disuguaglianza e immortalità promesse dalla tecnologia, un giorno si accorgeranno di non essere più se stessi, forse marziani, forse robot, forse l’uno e l’altro. Bradbury è scomparso nel 2012 nella stima e apprezzamento della migliore cerchia intellettuale. 7 romanzi, 600 novelle, 8 milioni di copie pubblicate, tradotte in 36 lingue, frutto di un’istruzione fondata sulla frequentazione di biblioteche non tolgono l’impressione di una sorta di furba pigrizia dell’autore. I suoi scritti erano brevi, poi ricomposti nell’unità romanzesca in un collagene connettivo che lasciava i simgoli oggetti letterari fruibili anche isoltamente. Cambiò il modo di pensare della gente non solo per i contenuti ma anche per questa scrittura a oggetti, quasi come un software, webclip series, o script pubblicitari il che ne fa il primo autore digitale. Non ha avuto però grandi onori, folle alle esequie, ore di dibattiti in Tv, premi d’eccellenza. Al contrario ad esempio delle Doris Lessing, cantrice scettica dell’esperienza femminile, premio Nobel per la letteratura nel 2007 o della canadese Alice Munro, Nobel 2013, non ne ha mai vinto uno. Con la Munro ha potuto convididere solo le onorificenze del regno dell’isola letteraria di Redonda che ha fatto lei duchessa dell'Ontario nel 2005 e lui duca di Diente nel 2006. Le onorificenze del cofondatore della fantascienza fanno sorridere: il premio World Fantasy Life, il Grand Master Award, l’Horror Writers Association Life ed il Grandmaster dell’Horror. Almeno i francesi l’hanno fatto nel 2007 Commendatore. E quelli del Pulitzer, non potendolo premiare come giornalista, lo omaggiarono come innarrivabile
  • 10. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 scrittore di fantasy. Difficile che a Bradbury sia veramente importato. Leggerissimo e concretissimo, lo scrittore dell’Illinois aveva un timbro di soave superficialità volteriana che intrigava, disturbava, attirava e faceva pensare senza clamori, senza urli, senza comizi, senza ulcere ma con sottilità come avrebbero detto King ed i nipoti di Tolkien. E a proposito, nel ’61 il comitato svedese Nobel ritenne Tolkien " di seconda categoria"; poi con i premi a Fo, Arafat e Obama decise del tutto di trasformarsi in istituzione satirica. Ray ne avrebbe riso soavemente a lungo. Il suo viso era l’altra faccia dell’espressione nevrotica di Allen, la sua ironia soffice quanto psichiatrica era quella del secondo. Messe radici in California, Bradbury, senza isterie, visse nel mercato della domanda e dell’offerta e da lavoratore, si comportò anche editorialmente, divenendo cinesceneggiatore proprio come si sarebbe proposto come menestrello alla corte di re Artù. L’uomo della fuga verso Marte aveva grande attenzione per la terra dove poggiava saldamente i piedi, per il pubblico i cui gusti vellicava, senza farsi trascinare dalla sua dittatura; mentre considerava filosofia e politica come una trombonata di mode, che come le gonne un anno vanno corte, un anno vanno lunghe, così senza una ragione. Al contrario di altri autori dello stesso filone, mantenne un serafico distacco dall’elettricità nervosa dei suoi messaggi. Potè a lungo troneggiare sulla fama giunta presto, grazie alle Martian Chronicles del 1950, all’Illustrated Man del ’51, a “Fahrenheit 451 ( da cui il film di Truffaut del ’66) e The Golden Apples of the Sun del ’53. Poiché non fu uno scrittore maledetto dalla vita breve, come il suo erede Philip Dick, sparito a 54 anni, non ebbe la fama popolare che si sarebbe meritato. Dalla tecnologia, d’altronde, ci si attende la medesima trasmissione del melodramma della nevrosi rosa dalla sua stessa immagine;
  • 11. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 si pretende che vi compaiano stupefacenti chimici giusto per il senso della contemporaneità. Per guardare gli schermi tridimensionali, invece, bisogna togliersi i G-glasses ed inforcare gli occhi marziani del 92enne Ray, un autore digitale, che poteva prescindere dal supporto infomatico. Tè Tè Olimpia humanum est, Telco diabolicum Telecom, si ha controllo di fatto anche se un soggetto (Telefonica) pur disponendo meno del 30% dei voti, controlli ripetutamente l'assemblea di una società quotata (Telecom Italia). Telco (Telefonica) dovrebbe consolidare i conti di Telecom? Ne verrebbe fuori un debito stratosferico, 100 miliardi, somma di due aziende indebitate-. Tutti vogliono lo scorporo della rete, ma non Telefonica. L'Europa lo vuole L'Agcom lo vuole di autorità Telecom lo vuole con l'entrata di nuovi soci privati stranieri. CDP di BassaniniGamberale lo vuole Il governo lo vuole, una parte è contraria all’entrata CDP Stride l’assenza di collegamento tra crisi Telecom e lo stop effettivo di Agenda digitale e; il calo dei fatturati dei contenuti (digitali e non) di stampa, Tv, show, IT, pubblicità, l’impasse europea di fronte agli aggressivi competitor Usa.
  • 12. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 2014 Infoproviding unge le ruote di Internet Le ruote dell’economia Internet devono essere oliate per correre più velocemente. In altre parole l’economia digitale incontra troppe resistenze, freni e ritardi per esplodere del tutto, resistenze che si trovano nelle infrastrutture nell’industria, nelle persone e nell’informazione. Si tratta del titolo e dell’idea portante del rapporto Boston Consulting Group del gennaio scorso. Nata 50 anni fa BCG è uno dei colossi dell’infoproviding mondiale (fatturato €2,7 miliardi, seguita da Idg a 2,5 e da McKinsey e Bain & Company. Una digressione necessaria sull’infoproviding, letteralmente fornitura di informazioni. In Europa, a parte l’UK, solo la Commissione sostiene il business delle indagini, consultazioni, statistiche e sondaggi applicati all’economia. L’Europa conosce la propaganda e non riesce a dare peso politico alla pubblicità, equiparata ntellettualmente all’enigmistica. L’infoproviding –si è sviluppato all’incrocio degli studi statistici informatici con quelli finanziario-borsistici. Si è sviluppato nella consulenza d’impresa soprattutto lato investimenti ed acquisti ma da anni è divenuto la fonte primaria di ogni analisi economica e sociale e quindi politologica. Gli studi delle Università e delle organizzazioni istituzionali nazionali e internazionali sono un costo. L’infoproviding è invece un profitto che non appare tale. Commissionato da enti pubblici e privati, si propone come un punto di vista terzo, con un apprezzabile gusto di sensibilità democratica, attenta alle opinioni di tutti, esperti e non, capace di recepire punti di vista anche alternativi e libertari. Espressione naturale del pensiero delle università Usa e delle grandi scelte occidentali, l’apparente neutrale infoproviding ha sostenuto il liberoscambismo e la politica Corretta; al tempo stesso imponendo i suoi modelli, schemi e dati.
  • 13. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 Il dibattito nazionale, spesso, senza neanche accorgersene, si basa e fa riferimento ai dati ed agli slogan ripresi, paro paro, dall’infoproviding. Ovviamente c’è chi contesta, a livello accademico e professionale, questo o quel dato: basti pensare al flop subito dal rapporto sulla pirateria del software, rivelatosi un boomerang per la committenza dell’industria IT. La singola contestazione non fa però presa sull’incessante marea di rapporti e dati, tutta proiettata nella stessa direzione, che si fonda sulla credibilità offertale dalle agenzie di rating. L’infoproviding fornisce il quadro delle valutazioni che le rating agencies poi convertiranno in giudizi di valore, sui quali i grandi fondi obbligazionari adegueranno i propri investimenti, con conseguenze immediate per mercati, i profitti, i salari di ogni paese. Nel contesto globale della digitalizzazione e soprattutto dei flussi finanziari digitalizzati, l’infoproviding ha dunque un ruolo principe, di deus ex machina. I paesi europei, tra cui l’Italia, si affannano attorno alle loro regole interne di rapporto tra debito, produzione, investimenti esterni, ma guardano troppo in basso. Alzassero lo sguardo, vedrebbero che il flusso degli Ide, del debito, della produzione sono fortemente influenzati dagli indicatori, dalle agenzie e soprattutto dall’infoproviding, Cercherebbero allora di costruirsene uno proprio. Dovrebbe avere, però, un valore, uno sguardo , una prospettiva globale; e l’Europa non ce l’ha. Ogni paese costruisce un proprio infoproviding che guardando al proprio ombellico, diventa per forza di cose, parte della grande narrazione globale. Non a caso da anni la politica sociologica ha adottato questo termine, accostandolo al primigenio “percezione”. Senza punti fermi, convinzioni chiare, la politologia fa riferimento alle percezioni della gente e narra di una sua interpretazione degli eventi. L’infoproving non è narrazione, non è
  • 14. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 percezione; è statistica, dati, numeri nei quali vengono tradotti anche i gusti e le opinioni dei manager, dei responsabili, degli attori sociali. E’ l’approccio serio e reale contro il quale la fantasia romanzata della politica appare l’opera di un dilettante. Non è un caso se all’inizio del 2014, il BCG avverte necessità di chiedere una spinta sull’economia Internet, letteralmente una oliata delle sue ruote. L’avvertimento è ancora più solido se si guarda al committente, l’Icaan, Internet Corporation for assigned Name and Numbers. L’Icaan, con il nuovo protocollo di comunicazione Ip6, ha aumentato esponenzialmente la possibile presenza di utenti, enti, imprese ma soprattutto servizi automatizzati sul web, creando anche 700 nuovi suffissi di dominio di primo livello (es..shop, .photo, .auto), destinati a crescere ulteriormente; è sempre di più il governo della Rete mondiale in mano Usa, dopo il fallimento dell’Itu, agenzia Onu telecomunicazioni di riprendere un ruolo istituzionale. L’avvertimento Bgc c’è stato anche al forum economico di Davos: nei primi 20 paesi l’economia digitale varrà €3200 miliardi (1300 nel 2010), di cui 730 in e-commerce per il 45% della popolazione mondiale, con un miliardo di nuovi utenti. Allo stesso palco l’Ilo, altra agenzia Onu parlava della crescita della dissocupazione mondiale e metteva in dubbio la panacea della formazione digitale (“Global employment, risk of jobless recovery”). L’avvertimento arriva mentre l’Europa, appreso di essere spiata oltreoceano, pensa ad una rete sicura, a frenare sulla rete unica, sulla sua neutralità, cioè sull’attuale assenza “doganale” virtuale di controlli sui contenuti. Arriva mentre si discute l’accordo di libero scambio Usa-Ue (TTIP), cioè del 50% del Pil mondiale, del quasi 60% dell’economia digitale e del 30% degli scambi mondiali. Anche qui gli “studi indipendenti” del londinese Centre for Economic
  • 15. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 Policy Research (Cepr) tanto per cambiare, promettono nuova crescita (€540 a famiglia l’anno) nuovi prodotti e servizi, prezzi bassi, introiti fiscali, nuovo lavoro per €90 miliardi agli americani, 120 agli europei e 100 al resto del mondo, oltre a migliori salute, sicurezza, ambiente e diritti dei lavoratori. Dietro al network del CEPR (750 ricercatori di 237 università) ci sono sponsor tutte le banche mondiali pubbliche e private, dalla Bce in giù, a parte, per pruderie, la Fed. L’Europa si è accorta che avere un lavoro non esime dalla povertà, e non solo in Italia, Portogallo, Spagna, ma anche in Danimarca (rapporto su I rischi della povertà lavorativa). Lo richiama Cacace dall’Isril denunciando una verità, non smentibile dall’infoproviding: “Nei paesi industriali la crescita è strutturalmente bassa, inferiore al 2% e l’elettronica distrugge più posti di lavoro di quanti ne crea”. Si potrebbe emendare sostituemdo il più vasto digitale all’elettronica, riprendendo le parole dell’Economist “Le innovazioni tecnologiche non favoriscono più l’occupazione”. Non per questo il trend digitale può fermarsi. L’infoproviding non ha torto evidenziandone i miglioramenti nell’organizzazione economica e sociale. Pecca solo per l’omessa verità. Il digitale ha bisogno di meno lavoratori rispetto ai clienti necessari e quindi implica la necessità di nuove politiche del lavoro e degli esteri perché come è evidente, indebolisce i relativi poteri nazionali. A proposito il digitale si identifica nella politica industriale Usa, he spesso fa bene agli altri ma non sempre. L’avvertimento Bcg è quindi americano ed invita l’Europa a seguirla. E’ lo stesso tema dei colloqui TTIP, partiti nel 2013, destinati a durare tutto il 2014, dove l’Europa fin dal IV° round di marzo, si farà assistere da 14 esperti volontari di cui 2 inglesi, 2 francesi, 2 tedeschi, 2 danesi, 2 belga, un olandese, un boemo, un finlandese ed una
  • 16. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 spagnola. Neanche un italiano. 2 i rappresentanti sindacali ( inglese e tedesco), 4 i datoriali (spagnola, tedesco, ceco e finlandese). La maggioranza degli altri, ma soprattutto delle altre è in mano a associazioni improbabili, fumose, non rappresentative, i cui portavoce rendono benbe l’idea dei freak al potere del beat fattosi byte. Sono gli entusiasti dell’infoproviding i cui estensori oltreoceano, a loro differenza, sono duri lavoratori dell’edutainment (formazione per via pubblicitaria). I sindacati europeo e americano (Ces e Afl) sono contrari all’accordo Usa-Ue, ma non hanno ben argomentato la posizione. I sindacati dovrebbero prendere cognizione delle cose, senza farsi innoluddisti; dovrebbero conquistarsi un proprio infoproviding, magari a spese di quello istituzionale (pagato con le tasse) e dovrebbero denunciare il middleware delle organizzazioni non rappresentative, animate da belle cause e rappresentante da belle persone, che stanno sostituendo loro ed i partiti negli spazi democratici. Magari accellelare i tempi lenti della loro riflessione che rischia di essere bruciata non solo dalla potenza ma soprattutto dai tempi velocissimi degli attori del digitale. 2014 Privet, ecco il tuo antivirus. Te lo regala Putin. Parte sbagliata, parte giusta (You were wrong, you were right) rigt to be wrong Secondo Washington, il presidente russo Putin è dalla parte sbagliata della storia. La privacy informatica di Obama, invece sostiene che Putin è dalla parte giusta, dato che computer e cellulari di Mr.President, sono protetti dall’antivirus di Evgenij Kasperskij, amico ed ex collega Kgb del presidente russo. Anche l’Interpol e la Ferrari si sono affidati alle cure di Evgenij, già premiato nel 2010 come miglior amministratore delegato al
  • 17. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 mondo ed eroe tecnologico nel 2012; in breve Mr Bezapasnosti, (alla lettera senza pericolo), tradotto in sicurezza, quella presente nella B di Kgb o dell’agenzia erede Fsb. Le due teste dell’aquila russa guardano a tutte le sicurezze, quella materiale e militare delle occupazioni di Georgia o Crimea, ed a quella virtuale e cibernetica. Appunto, la parte sbagliata e quella giusta della storia, il passato ed il futuro, mondi paralleli e intersecanti, dove i russi navigano a meraviglia tra internet e cyberware, antichi muri e nuovi firewall. Russi ultimi del web. Sembra ieri quando l’informatica russa era considerata il punto debole del sistema sovietico, troppo sbilanciato sull’hardware. A quell’epoca, 1987, Evgenij si laureava alla Facoltà di Matematica della Scuola Superiore del KGB (dal 1992 Institute of Cryptography, Telecommunications and Computer Science, Accademia dell'FSB). Cominciava un decennio duramente segnato dall’opinione pubblica mondiale, quando ogni cosa russa non poteva che essere ridicola o criminale e inutilmente l’accademico nostalgico Alferov ricordava di essere anche lui un padre di Internet. Il punto più basso fu toccato quando Telecom Italia, allora Stet, già presente stabilmente sul mercato, si comprò addirittura la rete telefonica del paese (Sviazinvest, da cui dipendeva Rostelecom). Per metterci una pezza la nuova nomenklatura parlò di traduzione erronea del contratto. L’evil empire, l’impero del male era divenuta una evil gang.
  • 18. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 Evil gang Se gang doveva essere, che gang sia. Si è diffusa nel tempo la leggenda degli hacker russi, forti di una altissima tradizione in logica, scacchi, fisica, matematica e di grandi competenze tecniche diffuse. Capacità corrobate da un altissimo patriottismo mischiato contradditoriamente a cinismo, mercenarismo e gusto per abbattere le regole del politicamente corretto, cioè dell’ideologia Internet, vale a dire dell’ideologia americana. La leggenda si nutre del sospetto dell’alleanza, se non del controllo da parte delle autorità russe sugli hacker, in quella sorta di naturale dirigismo organico senza distinzioni tra privato e pubblico, tra legge e azione tanto diffuso nelle nuove grandi economie. Chi ha ucciso Eston Rabbit? Se l’Estonia del 2007, uno dei Paesi più informatizzati del mondo, al top del summit Nato, veniva messo in ginocchio per giorni dal blocco dei siti web di governo, banche e media, chi poteva essere stato se non gli hacker russi? Chi aveva accecato le comunicazioni del ministero degi esteri della Gruzia, per 3 giorni, mentre le truppe russe si schieravano ai confini dell'Ossezia? Chi nel 2008 aveva mandato in tilt il sistema di sicurezza del Pentagono? A marzo di quest’anno si è chiuso dopo 3 anni, nel Wisconsin, Usa, il processo al re dello spam, Oleg Nikolayenko che dal sobborgo moscovita di Vidnoye era riuscito a infettare mezzo milione di computer trasformandoli in zombie, riceventi e mittenti ca. 10 miliardi di e- mail spazzatura al giorno. A processo sono finiti anche 6 estoni russi, accusati dall’Fbi di $ 14 milioni di cybertruffe.Leggende La leggenda a 20 anni dalla caduta del comunismo ha raggiunto il suo risultato: la Russia ha scalato tutta la classifica del software fino alla serie A. I suoi 160 milioni di utenti di socialnetwork non nascondono che l’economia digitale di Mosca vale solo l’1% del mercato globale, doppiata anche dall’Italia; e che i
  • 19. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 cybercriminali in patria e russofoni, dal’estero, realizzano 4 volte ($4,5 miliardi) il fatturato legale. L’infoproviding russo Group Ib attestò nello studio "Mercato russo dei crimini digitali" che il paese ne fosse la prima vittima (36% di quota mondiale). Dati non inventati come quelli sui livelli di corruzione italiana, ma risultati da processi e rapporti di polizia. Putin non si preoccupa troppo. L’economia russa è la meno digitale tra i big. C’è chi parla di Russia, paradiso del web, con computer diffusi, wi-fi gratuiti in ogni dove, boom di connessioni, social network, Città tutte cablate in fibra, chi dallo Stato, chi dal Comune, chi dalle Ferrovie. Nell’Urss costavano meno i libri del cibo. In Putinlandia costa meno il web del formaggio. Russia 1% del digitale mondiale, 36% dell’hackeraggio Comunque l’economia digitale EuroUsa detiene metà del mercato, con Cina e India arriva al 75%. La criminalità digitale anglofona (40%) corrisponde al suo mercato; ugualmente quella cinese al 18%. Quella russofona, forte del 30% ha un eccesso, per così dire di competenze e per forza di cose, è a disposiziome di tutti, pronta ad offrire quello che i brezneviani chiamavano “aiuto fraterno. Quella dell’hacker russo imbattibile è puro mito. Difficile però che s ritrovi coinvolto negli scontri tra partitiaziende, avvenuti per la gestione della sicurezza di palazzo Chigi, passata dagli specialisti di Selex-Finmeccanica a Telecom Italia, non per questione di competenza. Con il retropensierio che l’operatività richiesta
  • 20. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 non sia di difesa dall’esterno ma di controllo interno. A trasformare la leggenda russa in realtà, ci hanno pensato Barack. Pentagono, Casa Bianca, Cia e Fbi, affidando a 100 hacker giovani russi, asiatici, donne, il controllo elettronico d’accesso alla rete idel governo e dell'amministrazione sotto il controllo del Dipartimento alla Difesa. Non tanto convinti dai miti, ma dal mercato. Russia sul mercato del web In Italia si oscilla tra l’idea che il web sia solo America o solo Grillo e Teatro Valle Occupato. Il web ed il digitale sono l’ideologia americana, ma da un certo tempo non sono più solo economia americana. C’è stato un tempo, pochi anni, in cui un cattivo monopolista univa tutti gli oppositori, fautori dell’Internet libero. Giovani programmatori e bocconiani dell’antitrust europeo odiavano Microsoft, il suo monopolio sulle finestre sul mondo Internet e dei server aziendali. Era un continuo urlo contro l’evidente conflitto d’interessi e la minaccia alla libertà di navigazione. Allora la sicurezza dei personal computer e delle banche dati era in mano a pochi marchi californiani, Mcafee 1,6 mld e Symantech (programma Norton), colossi da $1,6 e 6,19 di miliardi. Oggi, Microsoft è molto rientrata nelle retrovie, Mcafee è stata comprata da Intel, quella dei chip dentro la macchina. Symantech è stata acquistata da Verisign, quella della firma digitale. E la sicurezza del mio, tuo, suo, computer o cellulare è finita in mano ad un russo, gioviale, sorridente, appena appena tarchiato, paradossalmente appassionato nei suoi viaggi, dell’angolo della terra più disgraziato del territorio terreste simbolo delle
  • 21. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 disgrazie, la Kamchatka, penisola nordica della Siberia. Proprio quella del Risiko. Il software che venne dal freddo Il signor Evgenij Valentinovic Kasperskij infatti è un siberiano, originario della sua capitale scientifica Novosibirsk. La sua azienda, tutta familiare, divisa con la prima delle tre mogli ha fatto tutta la gavetta imponendosi sul mercato rionale, poi su quello regionale e nazionale, su quello non occidentale per poi approdare anche agli Usa e di rimbalzo in Europa. L'antivirus russo di Kaspersky ha già invaso il 40% del mercato europeo, il 27% dell’estEuropa, Medio Oriente e Africa, l 21% delle due Americhe ed un pezzetto di Cina (300 milioni di utenti ). In Italia, alle prime comparsate, si facevano grasse risate. Come no, l’antivirus degli hacker cantinari. Poi, vedendolo scalare il mercato Usa, hanno cambiato idea. I figli degli uomini Telecom che dovevano comprarsi la telefonia russa, sono oggi, per contrappasso uomini Kaspersky in Italia. Uno dei migliori risultati raggiunti in Occidente assieme a quella Vimpelcom, operatore mobile, che si è comprata Wind, l’ex mobile Enel. Se Vimpelcom nacque in Usa, (in casa si chiama Sovintel) anche Kaspersky Lab nacque fuori, in Uk. Tra 2009 e 2010 ha distribuito 20 milioni di euro di dividendi (57% detenuto da Kasperskij, 20% l’ex moglie)«Il nostro è un lavoro senza fine. Non puoi distrarti un solo secondo se vuoi conquistare il mondo. Kaspersky primo, o quasi Sia chiaro, Kaspersky vende per $628 milioni (3,3% del mercato complessivo) ed è al livello di . Websense, Sophos, CA ed Eset. Anche se proprietà Intel,
  • 22. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 una McAfee fa $1,68 miliardi (+ 37%). Symantec, 3,75 miliardi (+2,6%), Trend Micro, forte in Giappone, 1,17 miliardi (-2,7%). Quello che conta, però, è che il mercato della sicurezza informatica cresce ed è ai $20miliardi. Cresce negli Usa all’8 ed in Eurasia al 22%.%. Poi, Symantech faceva 6 miliardi ora sta alla metà. Ha perso 7 punti di mercato, McAfee 3. Sono tutte aziende nate negli ’80. Evgeni ha cominciato nel ’97 ed i suoi 3 punti li ha guadagnati. I sospetti sono venuti meno. Se il prodotto è buono, si compra, anche se marcato Kgb school.E’ in ascesa. Per questo lo chiamiano dovunque come un guru, secondo il principio Gartner che dove i malware si sono sviluppati maggiorment, là cresce il mercato dei prodotti di sicurezza. Tanto più che il biondo Valentinovic, con i suoi 800 milioni di patrimonio, non è un vero miliardario russo. Solo un tecno filosofo, che difende la libertà del web, anche dall’America stessa. Cosa è la sicurezza informatica Kaspersky è venuto anche a Roma, ospite di Assintel e Confcommercio per una lectio magistralis affollatissima. Moltissimi sono venuti con idee molto diverse su cosa sia questa benedetta sicurezza. E se ne sono andati con la stessa confusione. Per esempio le intercettazioni telefoniche fisse o mobili, che costituiscono un lauto mercato di decine di milioni l’anno; il relativo circo con le trascrizioni che finiscono in diretta via radio o su carta hanno poco a che vedere con la sicurezza. I dati relativi erano protetti ma i custodi preposti, istituzioni e media, hanno deciso di comportarsi come i loro avversari storici illegali. Se ruba il padrone di casa ad un familiare, il ladro non c’entra. Le intercettazioni no, lo spionaggio neanche Poi c’è l’intercettazione globale, lo spionaggio a vasto raggio. Lo può fare solo chi ha la massa critica sufficiente di reti, macchine e apparati per registrare miliardi di
  • 23. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 miliardi di dati. Gli Usa, benitenso, la Nato, altri paesi a livello regionale. E’ spionaggio governativo, che secondo Kaspersky, non cambia i comportamenti dei consumatori nei confronti di Internet: “Quanti di voi non usano Google o la mail perché l’Nsa ci guarda?“, ha chiesto provocatoriamente “Non hanno avuto nessun impatto, la gente continua ad usare questi servizi”. Solo conseguenze repressive evidenti, dovute allo spionaggio, implicano cambiamenti di comportamento e nel Nord del mondo sono in gran parte desuete. Ecco, perché Wikileaks o le rivelazioni di Edward Snowden non hanno cambiato un granchè. Si è detto che Snowden, l’hacker, è venuto in Russia, paese degli hacker. Non è vero, l’asil gli è stato offerto per un dispetto di rivalsa. Snowden un traditore A Kasperskji, Snowden non piace. Lo considera un traditore. Lui o Putin mai avrebbero fatto lo stesso. Potrà meravigliare, Kasperskji è un tifoso del mercato unito, globalizzato; e come lui Putin. La lezione ell’isolazionismo sovietico è stata ben assimilata. Per i due, poi stare in un mercato aperto, non significa accettare le regole del banco. Cpncordando con i privati padroni Usa di Internet, Kasperskji ci tiene che Stati e Rete restino distinti ed indipendenti, che Internet non assuma mai frontiere geografiche. Se lo spionaggio diventa troppo rilevante, la rete si ferma. Senza contare che tutte le risorse economiche andrebbero in armamenti informatici. Italia cyberaggressor Non ci sarebbe niente di peggio di una guerra informatica. Riporterebbe all’età prescentifiica, senza macchine, flussi, energia. Un panorama di fame, malattia, freddo. Verrebbe colpito chi è più digitalizzato senza capire la provenienza degli attacchi. Oggi gli attacchi terroristici informatici colpiscono soprattutto gli Usa, poi a distanza Europa, Corea, Russia. Gran parte degli attacchi Usa o francesi sono interni o appaiono
  • 24. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 tali. L’Italia è un paese da cui figura l’avvio di molti attacchi. I socialnetwork russi? Censurati L’Europa che impiega lo stesso numero di spie del Mossad e spende quasi un miliardo in sicurezza comunitaria, ha cominciato a pensare a reti sicure. Reti, dove i dati non vadano oltre un ipotetico firewall continentale. Con il risultato che gli account Google, i cui dati stanno in 30 mila server sparsi nel mondo, cadrebbero quasi tutti. Sarebbe un ritorno al protezionismo intrabellico, con effetti pesanti di ulteriori cali economici. Meglio sarebbe pensare a colossi Google europei che per decollare necessiterebbero della massa critica non degli hacker, ma degli utenti russi. Non è una prospettiva gradita all’economia digitale guidata dagli Usa. Non è stato gradito ad esempio il fallimento di mercato di Google in Putinlandia. La reazione si è fatta sentire e Vkontakte, il facebook russo è stato interdetto agli occidentali per motivi di copyright. A parte che funziona meglio Vkontakte di FB, anche qui la sicurezza non c’entrava un fico secco. Invece Google non ha detto niente di Yandex e MoiKrug, al contrario delle polemiche scoppiate in Cina.Ecco la sicurezza Cosa sono allora gli attacchi alla sicurezza informatica? Sono le 500mila infezioni via email di carattere bancario che cercano di farsi consegnare o rubare dati identificativi dei conti, particolarmente intense in Brasile e Giappone. Contando che già oggi ci sono un miliardi di aggressioni alle applicazoni android usae sui cellulari, il passaggio massivo ai pagamenti mobili con i cellulari moltiplicherà i due rischi oggi divisi. Il 13% degli attacchi sono rivolti ai flussi finanziari o bancari, seguono quelli ai software, al cloud ed ai data center delle istituzioni. Le reti di telecomunicazione, per eccesso di difficoltà, ed i media per disinteresse, sono i meno interessati da aggressioni (5%). Attacchi sono il
  • 25. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 cybersionaggio industriale. Dopo che Maglan, Germani e esperti Selex hanno mostrato l’attuale flotta aerea cinese, anche qui c’è da stare poco allegri. Tutta copiata da modelli occidentali. In un modo o nell’altro le progettazioni digitali, ad altissimo livello governativo si trafugano. E’ questione di tempo. I tentativi privati anche di grossi gruppi possono essere rimtuzzati. Web profondo Il mercato poi indica con tanto di prezzo dove si orienteranno gli attacchi del futuro: false identità, false identità Usa, false identità Uk, false carte di credito, falsi dollari, falsi euro, false valute, falsi paypal, falsi passaporti, false patenti Usa costano nell’ordine $1500, $10mila, $4mila, $120, $600 (per 2500), 2500 ( per 6mila), la metà del valore, $150, $5mila, $200. I prezzi variano e quelli russi sono i più economici. Si tratta di attività spicciole e massive, disponibili da remoto che si rivolgono ad una ampia comunità di criminali, ma anche di sbandati e rifugiati. Una comunità che deve essere abituèe pena avere guai dal solo contatto, esattamente come avviene nei rapporti reali con la malavita. Attività svolte nel Web profondo, accessibile in modo crittografato o con software ad hoc. Un web profondo, profondissimo, che Dostojevskij avrebbe chiamato del sottosuolo. I cerchi danteschi di sicurezza Kaspersky, parlando ai tedeschi del CeBIT o agli americani del Ces, ha sempre avanzato un atteggiamento pragmatico. Può essere fatto ciò che è possibile. Stuxnet (2010) e Duqu (2011) hanno dimostrato che anche impianti industriali di dimensioni enormi sono a rischio. Ognuno è connesso o va a diventarlo ma non è detto che ogni oggetto lo debba essere, o non necessariamente al web globale. Poi, non si può costruire un modello di sicurezza per il mondo dei contenuti creati dagli utenti, come siti, blog, social. Il reato nel quale si impatta può essere perseguito, ma un sistema di
  • 26. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 prevenzione è impossibile a meno di non sopprimere l’espressione. Il web profondo lo colpisci quando diventa fatto materiale. Usciti dallo spazio per così dire incolpevole, i ricercatori fronteggiano nel limbo un codice dannoso, capace di malfunzionamenti oppure in un cerchio successivo nel tempo di trasformare il computer o il cellulare di ciascuno di noi in un ubbidiente zombie, guidato da terzi. Onu della cyber sicurezza Nei cerchi intermedi, le società private di sicurezza informatica si concentrano sulla prevenzione della perdita di dati, su strumenti per la sicurezza Web ed e-mail, provisioning degli utenti, Web access management, la gestione degli eventi ). Via via si arriva al settimo cerchio,
  • 27. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 al livello più istituzionale della sicurezza, necessario contro cyber- spionaggio, cyber-sabotaggio e cyber-warfare, la militarizzazione di Internet che potrebbe trasformare il mondo in un inferno. Kaspersky auspica una sorta di Onu della cyber sicurezza(ICSO), che eviterebbe guerre informatiche tra i paesi grazie ad una maggiore collaborazione ed una regolamentazione adeguata. “Non eliminerebbe le cyber weapon, ma migliorerebbe la situazione dei paesi più vulnerabili, che hanno un alto tasso di utilizzo Internet”. Dopo aver enfatizzato Autonomy, cracker e hacker ci si è resi conto che alcuni programmi malware sono stati creati da paesi e non da organizzazioni criminali. I cerchi danteschi e di Solgenytsin Forse perchè rivolto ad un pubblico italiano, Kasperskji ha citato molte volte Dante Alighieri, paragonando i suoi cerchi infernali alle odierne minacce informatiche, a tempo. ”Se oggi Dante fosse vivo sarebbe sconvolto dal fatto che oggi i sette cerchi non si riferiscono all’Inferno, bensì alle minacce informatiche” Oppure ai cerchi russi del Gulag di Solgenytsin, che materializzò l’inferno in terra. Kasperskji è troppo gioviale per rimestare nel torbido delle tragedie nazionali. Gli unici cerchi cui pensa sono quelli
  • 28. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 delle Olimpiadi della sicurezza che ha appena vinto. Proprio mentre Putin pensa ai cerchi di Soci. 2014 Cultura e Digitale La cultura ha da tempo confini imprecisi e labili. Se ne vuole salvare l’indipendenza e la sincerità salvandola dall’egoismo dell’economia. Contemporaneamente se ne rivendica una sorta di onnipresenza economica. Si produce e si divulga cultura nei luoghi più diversi. Ovviamente, si dice- lo si fa a scuola e nelle università, nei musei e nelle biblioteche. Poi si aggiungono le industrie creative, e le cose si complicano. I laboratori di design, di moda e di pubblicità si confondono con l’architettura e l’edilizia, con l’industria tessile ed il commercio, con la ristorazione, l’agricoltura e la grande distribuzione organizzata. L’arte si spezzetta tra l’organizzazione di eventi, i corniciai, gli scenografi, i vetrinisti, i grandi spazi espositivi, le migliaia di piccole gallerie e soprattutto le case d’asta., Tutti a navigare nell’oceano, ultimamente ritiratosi parecchio, delle piccole imprese dell’artigianato e nello spazio del turismo culturale. Ancora più complicato e preoccupante si fa il discorso quando per cultura si intendono i media, tradizionali e digitali. Subito viene citata “la Rai prima azienda culturale del paese”. L’indipendenza culturale auspicata diviene un must costituzionale perché, si sa, l’informazione è trasmissione di opinioni e interessi, i quali creano le fazioni, cioè i partiti su cui si regge la democrazia parlamentare. Come però garantire che l’economia rispetti questo must? Come garantire la vilipesa filiera della carta , su cui si stendono milioni di parole? Come garantire il rispetto delle regole di un popolo sulle reti digitali mondiali che vorrebbero sostituirsi alla carta?. Nelle serie analisi delle organizzazioni internazionali, come delle Camere
  • 29. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 di Commercio, Confindustria e Pubblica amministrazione le categorie statistiche volano, cambiano cifra e senso, diventano opera creativa. Tutti vogliono valorizzare al massimo la cultura economicamente e umanamente. Spesso mescolano le cose più diverse tra di loro. Così, come si vede dal grafico, su modello del Comitato Commercio e Sviluppo UNCTAD dell’Onu, si può arrivare a dare alla cultura un peso da 210 miliardi, più del 10% del prodotto nazionale. E’ improbabile però che un ristoratore possa essere considerato un operatore culturale. Se il senso della cultura è cambiato, allargandosi a tanti settori eterogenei, la responsabilità ( o colpa) la si deve al digitale. Le tecnologie digitali sono lo strumento dell’intreccio tra contenuti, commercio e utilizzo. Uniscono molte cose diverse fra loro: l’eccellenza culturale e artistica, i comportamenti sociali, i costumi tradizionali etnici e popolari, l’istruzione, la formazione, il lavoro ed i mercati. La nostra cultura è un patrimonio enorme solo sulla carta, contabilizzabile in realtà all’inezia di 10 miliardi. Senza giocare con le statistiche, il digitale può moltiplicarne usi ed effetti, senza danneggiarla. Non può restare prigioniera di 146 gestori analogici, come le 146 sovrintendenze. Né ostaggio delle reminiscenze, vecchie di due secoli, barricadere comunarde dei professionisti dell’anticultura. Se il Teatro Valle Occupato è stato premiato da un’Europa ipocrita, lo si deve ad un quiproquo che l’ha confuso con un TVO (Technology Ventures Office). 2014 Prato Il miglior comune digitale è di destra Nel 2013 Prato è divenuta la sede operativa delle Major Cities of Europe, vale a dire della rete degli amministratori informatici (CIO) e IT manager delle città europee impegnati nell’innovazione tecnologica per le pubbliche amministrazioni locali. La Manchester toscana è arrivata a questo risultato
  • 30. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 attraverso un lungo impegno, cominciato nell’adesione alla rete nel ’98, segnato nel 2011 dalla nomina a vicepresidente dell’associazione del suo rappresentante, Boscolo, nello stesso anno dalla partecipazione al progetto europeo iSAC, dal’avvio del Prato Free WiFi comunale (gestito da Telecom Italia e la pratese Estracom dal parco di Galceti e Cascine di Tavola alla piazze del Comune, Duomo, San Domenico, Carceri, San Marco, San Francesco e Mercatale, costo 25mila l’anno) e nel 2012 dall’organizzazione della conferenza annuale della rete delle città europee al teatro Politeama con 250 partecipanti (Roma, Birmingham, Zurigo, Barcellona, Brema, Vienna, Helsinki, Saarbruecken, Issy le Moulineaux, Venezia, Imola, Tel Aviv e Boston) ed aziende espositrici (IBM, Engineering, Dedagroup Sinergis). A Prato i servizi locali telematici, in particolare di sanità non solo amministrativa, ma anche di telemedicina, come il sistema di pagamenti sono divenuti una realtà avanzata di applicazione della cittadinanza digitale. Basti pensare che, ad un qualunque supermercato è possibile con apposita carta, conoscere quanto si deve alle varie amministrazionei pubbliche e pagare anche una quota a scalare del debito. Il Comune di Prato si è fatto centro dei dati e dei pagamenti non solo per sé ma per tutta una serie di altri comuni ed enti toscani. La lotta politica si è spostata addirittura sulla sovvrabbondanza di servizi. La provincia, a maggioranza Pd, ha aderito, per 18mila all'anno, al Free Italia Wifi, di Provincia di Roma, Comune di Venezia e Regione Sardegna. In realtà gestore, database, server (forse gli stessi tecnici) della connessione senza fili di Comune e Provincia combaciano. Ovviamente non si parlano secondo l’usuale schema adottato dalle amministrazioni di sinistra nei confronti di quelle di segno politico opposto. L’avvio del progetto iSAC
  • 31. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 (Unique European citizens’attention service), poi, ha permesso una stretta sinergia con il progetto Linea Amica PA, permettendo ai pratesi di usare i Data online con maggiore facilità grazie a strumenti di ricerca web a linguaggio naturale. Il passaggio di sede delle Major Cities of Europe dalla tedesca Bremerhaven (Brema) a Prato, ha accellerato per parte italiana la collaborazione tra Comune di Prato, il suo sistema informativo, l’Ancinnovazione ed il Pin, polo universitario pratese. Il sindaco ha commentato “ Da 3° città dell'Italia centrale e 2° della Toscana, Prato ha avuto il coraggio di interpretare un ruolo nel campo dell'innovazione tecnologica, intrapreso da alcuni anni, rimasto in passato a lungo sotto traccia". L'assessore responsabile di questo successo "Un risultato importante che rafforza il compito della città di costruire relazioni e partnership nel campo della progettazione Europea “ A parlare sono il sindaco Roberto Cenni e l’assessore Anna Lisa Nocentini. Il primo è il famoso ex imprenditore Sasch che nel 2009 ha strappato il comune a 63 anni di dominio ininterrotto di Pci ed eredi. La seconda è l’ex segretaria della Uil di Prato, invisa a sinistra come a destra, “rea- come scriveva Calamai su Pratoreporter- di non essere esponente di alcun partito” o forse di essere troppo vicina a Alberto Magnolfi, socialista dal ’75 al ’92, poi dopo le tempeste giudiziarie, dal 2005 leader della minoranza locale di PdlFi, poi passato al Ncd di Alfano). Chi avrebbe detto che la giunta “anticinese”, la seconda amministrazione italiana di destra per popolazione (dopo Verona), si sarebbe dimostrata tanto digitale? Tanto più che non erano mancati i tentativi nel passato. L’innovazione tecnologica era stata per 17 anni nelle mani di Beatrice Magnolfi, assessore prima socialista poi Ds, dall’87 al 2004. Sorta di Lanzilotta-Pollastrini pratese, la Magnolfi
  • 32. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 raggiunse l’acme nel governo Prodi 2006, da sottosegretaria al digitale, quando riuscì a regalare 30 milioni a Microsoft per l’open source. Fu anche fino al 2009 ministro per la semplificazione Pa nel governo ombra Veltroni. Il suo blog non dà segni di vita dal 2011. Bisogna precisare per i non toscani che i due Magnolfi citati, anche se per decenni militarono congiuntamente nel medesimo partito, rappresentano due anime una contro l’altra armata, una sempre schierata a sinistra, l’altra a destra (prima pentapartito, poi berlusconismo). Dopo la vittoria di Cenni, il personale politico Pd, in carriera da decenni nelle file Pci, ma anche Dc, tremò per la prossima rottamazione. Uno di loro, consigliere Dc a metà’80, poi vicesindaco pratese Ds fino al 2004, giornalista tra un mandato e l’altro, si sentiva ormai perso. «Il futuro? Vedremo. Non è mai, almeno per me, una scelta individuale». Chi l’avrebbe detto che ora Giacomelli è sottosegretario alle Telecomunicazioni, nel governo Renzi? Dovrà accendere un cero alla Provvidenza. Oppure ringraziare l’eccellenza della “barbara” giunta destra in carica, capitanata da un imprenditore sotto inchiesta e privato dei suoi beni (tanto per cambiare) e sostenuta da tre liste socialiste di destra (quelle che per tanta vulgata neppure avrebbero diritto politico di esistere). Tanto che il Psi pratese, in controtendenza con quello fiorentino e nazionale di Nencini, ha chiuso con la fiducia incondizionata al Pd che “ha maltrattato Prato e la Toscana”. Anche sul digitale. 2014 Agenda Digitale tre domande Di Wired Italia non ci si può fidare,è noto. E’ legata a Wikipedia Italia, la cui obiettività nella narrazione storica e sociale è in linea con la solita manipolazione intellettuale. Ogni tanto parte una campagna contro ipotetici attacchi di regime politici alla rete. Ci trovi eretici, dissidenti, selvaggi,
  • 33. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 freak invecchiati e lustrati nelle ottime carriere aziendali, in genere provenienti dalle stesse famiglie dell’editoria classica. Un Elkan qui, un ex Espresso , un Sole in corso. Riotta e Severgnini in età discola. Siamo nel mondo Condè, Vanity Fair e GQ che almeno quando dicono lusso, intendono lusso. La Novella 3000 Internet potrebbe, in versione digitale e non, restare una patinata accattivante, trendy, responsabile discoteca da lettura, neanche bisognosa di vendere in edicola. Invece no, vuole segnare la politica digitale. Di solito fa come il fatto; non dà notizie ma tesi di partito. Con il vantaggio, che trattando di innovazione digitale, in pochi se ne accorgono ed ancor meno se ne vogliono rendere conto. Poi, a onor del vero, ha un capitolo dedicato alle bufale. L’ultima partorita racconta della nascita di un intergruppo di deputati trasversali filo Internet che dovrebbero riprendere il filo dei ritardi accumulati nell’innovazione tecnologica. L’iniziativa, viene riportato,è di Stefano Quintarelli (Scelta Civica) che solo poche settimane volle dimostrare tutte le sue conoscenze tecniche polemizzando pesantemente con Gambardella di Etno ma soprattutto con Ciccarella, già patron rete inernazionale Telecom. A Quintarelli si sarebbero aggiunti Coppola e Bonaccorsi (Pd), Tinagli (Scelta Civica), Malan e Palmieri(FI), ma anche Boccadutri (Sel) vedrebbe di buon occhio l’iniziativa. In poche ore, si sarebbero poi aggiunti Galli, Bossio, Gadda, Locatelli, Digiorgi, Carrozza (Pd), Bergamini, Piccoli, Galan e Liuzzi (FI), Lucidi, Crimi, e Airola (M5S), Vargiu (SC), Alfreider (Misto) fino al peso da novanta di Rughetti (Pd), appena nominato sottosegretario alla semplificazione PA. La notizia è stata subito ripresa dalle altre testate web e no. Ora si noti che già nel 2010 esisteva un Intergruppo parlamentare 2.0, capitanato da Vita (Pd) assieme ai colleghi Adamo, Amati Carra Concia De
  • 34. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 Biasi Di Giovan Paolo Gozi Graziano Lumia Ferranti Pinotti (Pd) Barbareschi Murgia Cassinelli Bergamini Lorenzin (Pdl) con alcuni nomi sopra riportati come ed altri per un numero complessivo di ben 36. Addirittura l’iniziativa a supporto della cultura digitale e del programma Horizon lanciata dall’Istituto Sturzo aveva creato nel novembre 2013 un intergruppo da 60 deputati Gli intergruppi non sono dunque una novità. Quello di Quintarelli sarebbe motivato dagli scandalosi ritardi ormai accumulati dall’Agenda Digitale. Il dossier del Mintrasporti del 4 marzo riporta che solo 4 provvedimenti su 47 erano stati adottati a maggio 2013; ora su 55 ne sono stati adottati 17 mentre 21 risultano ormai scaduti. Niente di nuovo sotto il sole: la media sarebbe comunque migliorata dall’8% al 30%. Già all’alba della sua nascita l’Agenzia digitale sembrava operare in ritardo; né si ricorda un tempo in cui si sia detto che l’innovazione italiana andava a passo di carica. Tanto movimento ha ben altre giustificazioni. Con le nomine di sottosegretario di Righetti, Giacomelli e Lotti alle Tlc, Semplificazione ed Editoria, si sono frustrate le ambizioni di Quintarelli e Coppola, se non anche quelle del collaboratore di Romani(FI), Sambuco, capo dell’ex dipartmento Tlc del Mise, che chiedeva a gran voce un ministero per il digitale. Purtroppo si sono anche di nuovo divise le competenze e non a caso. Monti creò l’Agenzia come un’arma che avrebbe dovuto strappare soldi e competenze all’anarchia che regna nel settore dove tutti gestiscono un pezzetto a tenuta stagna, Letta che voleva mediare l’indebolì creando un artificioso conflitto tra due manager Ict privati, già poco abituati a confrontarsi con la gestione del personale pubblico. A Renzi non sembrava interessare nessuna delle due opzioni; né sembra intenzionato a riparare i guasti che nel settore negli anni hanno fatto i suoi,
  • 35. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 sia come postDc che come postPci. Cercherà di puntare a qualche specifica soluzione informatica utile e facile per i cittadini. E che, se sarà utile e facile, sarà un danno per qualche settore professionale, sottraendo danari ad un commercialista qua ad un Caf là. Quello che spaventa di più il sottobosco associativo, partecipazionista e categoriale, di casa e dintorni Pd, è di non riuscire ad agguantare nessuno dei finanziamenti ventilati attorno all’Agenzia. Così il primo incontro, raccontato da Wired, di questo nuovo sottogruppo, si sarebbe tenuto proprio il giorno prima della manifestazione fiume organizzata da Di Corinto (Sel) in occasione della ennesima celebrazione delle gestae democatiche degli hacker. Durante il simposio, la lamentela stata corale, tornando sui soliti digital divide, mancate neutralità e privacy, attentati alla democrazia, competenze e legiferazione digitale di massa. I 23 vorrebbero rendere il loro gruppo una nuova Commissione parlamentare. Sicuramente sarebbe ora che il tema delle telecomunicazioni venisse scorporato dalla Commissione trasporti, reti e infrastrutture per confluire nella comunicazione materiale e immateriale. Questo è il 1° punto di un messaggio aperto a Bergamini, Malan e Palmieri. Il 2° chiede loro di non aderire ai club filodigitale. Fresca è la memoria del fango sulle iniziative di Stanca, sul Cad di Brunetta, sul digitale Tv, sui tentativi di
  • 36. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 convergenza Tv-Internet di Tronchetti, sulla sana gestione Rai di Cattaneo; sui Pascale e Scaglia, processati a quando era in forse il controllo sull’informatica, Telecom e dintorni. Ora Pd e famigli sono nei guai: hanno diviso Internet (perchè doveva essere di sinitra) dalla Tv ( che è di destra perché ce l’ha Berlusca); confuso comunicazione digitale e comizi analogici che hanno inaridito la Tv pubblica; battuto sull’Ict per donne, detenuti ed immigrati mentre chiudono l’eccellenza della Micron, le ultime tv della Mivar, i call center di Teleperfomance. Ora che hanno scoperto L’Internet, inglese, impresa di 20 anni fa, non vi ci mischiate. Anche perché quello stesso slogan è ormai desueto. E 3° punto, non andate sempre, di rimessa, ed in ordine sparso, senza una proposta vostra e complessiva, in sintonia con il trend mondiale e con le necessità di lavoro e produzione. 2014 Fiera Smau, Satira (per) Marino automatizzata usabile Si è conclusa la V° edizione di Smau Roma e non si parla dell’affluenza per non ingrigire gli animi. L’anno scorso stava a 5mila visitatori, meno del 10% dell’edizione principale milanese. Nel frattempo i call center come Almaviva e Teleperfomance se ne sono andati, il distretto dell’Ict e dell’audiovisivo romano agonizza, per non parlare di quello di Rieti. Per il resto imperversano i Celli e gli Abete, le cui fortune personali sono andate di pari passo in crescendo sul tramonto di pezzi di telefonia e di Cinecittà. Il giorno d’apertura dello Smau combaciava con quello di una manifestazione di lavoratori davanti al Mibac. Nelle stanze ministeriali si mormorava: questi ingrati, dopo che abbiamo dato 11 milioni a La grande bellezza. Lo Smau, già Salone del mobile aziendale e dell’office automation, negli ultimi anni si è concentrato sulle attività delle piccole e
  • 37. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 medie imprese, poiché i colossi del settore, tra processi e debiti, barcollano, La versione capitolina, dai tempi di Smau Mediterraneo del 2000, ormai si avvia a fondersi con Forum Pa (ex Fiera della casa) che può contare, misteriosa passerella di carriere interne alla dirigenza pubblica, sulla sponsorizzazione di tutti i Barca e le Barca del mondo e sui crediti formativi distribuiti a piene mani. Lo Smau a Roma ci deve arrivare, almeno per non perdere contatto con tutto il Sud e oltre. Il meccanismo dei Venture Capital, investimenti privati sulle nuove società tecnologiche startup dalla Treviso di H Farm di Donadon infatti finisce appunto a Roma al LuissenLabs, al secondo piano della Stazione Termini, dove primeggiano le assemblee di migliaia e migliaia di giovani programmatori gestite dalle ragazze di CodeMotion. Nemmeno De Laurentis mette un euro su una start up partenopea. Forse un giorno lo farà Maradona. Il Capo di gabinetto del Miur ha parlato di storie fantastiche, ma non alludeva alle Codes, quanto all’Agenzia Digitale che è già in fase di scomparsa. Lo Smau romano, per dovere istitiuzionale si è concentrato sul cliente sicuro, la Pa. L’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano ha fatturato il pesante lavoro di trovare buoni progetti di eGovernment. Non c’è difficoltà riusarli. Tutti i comuni replicano le stesse cose da anni, poi se le scambiano tra grandi sorrisi, L’Anci è la giusta cornice per questa danza battezzata da un uomo innovativo come Fassino che ultimamente ha deciso di lasciar perdere Ancitel e affidare tutto alla toscana Ancinnovazione che è avanti anni luce almeno rispetto al resto del centrosud. Via ai premi per Roma Capitale, Asl Viterbo, Enea Smart Village, Ater, Regione Umbria, tra le più matte risate. Il Comune di Roma, che sotto Marino non vede funzionare nemmeno i tabelloni elettronici? Il comune di Roma sempre impegnato a
  • 38. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 scannerizzare milioni di documenti ? Il comune di Roma che sotto Alemanno si fregiava di Capitale digitale per la promessa di finanziamento privato mai avvenuto per la banda larga? Il comune di Roma che da 20 anni ha una fondazione digitale, dal costo di 2 milioni, di cui non sa cosa farsene, se non alimentare a vita gli accucciati ultimi mohicani rutelliani ? Uno dei software salva continuanente i file su tanti server distribuiti sul pianeta; alla faccia dell fiducia per il lavoro dei consulenti che piano piano stanno riducendo il numero dei data center capitolini come nazionali. Quando avranno finito, la tecnologia sarà cambiata. Premiato anche il Ministero degli esteri forse per l’ampia messaggistca elettronica di consolazione delle mogli dei marò. Sembra che la Farnesina si stia facendo un sistema di messaggistica proprio tra centro e sedi estere. Se si rivolgesse direttamente all’Nsa Usa, risparmierebbe. con tutte le sedi estere. Non ci si crede. Qualunque cosa sia il digitale di domani, a Roma ha solo nemici. Nemici i burocrati che vedono la minaccia di open data e social network. Nemici i lavoratori cui si chiede il doppio dell’impegno senza sold e sotto una videosorveglianza sempre più stringente che è poi il dato tecnologico pregnante delle Smart city. Ancora peggiore l’inimicizia della casta datoriale e professionale degli informatici che disprezzano le società giovanili dele apps su telefonini. La casta informatica, sempre la stessa da 30 anni vuole grandi soldi per grandi progetti presso la Pa. Ambedue le parti sanno che si tratta di soluzioni destinate a non entrare in funzione o a farlo per una quota mimima. Intanto però si lavora. Così il sistema pubblico di connettività prosegue la sua vita, anche se ha funzioni paragonabili ad un qualunque sistema di sharing docs e voip, offerti gratis sulla rete. D’altronde se la Pa avesse veramente creato un solido Voip, gli operatori
  • 39. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 telefonici avrebbero potuto chiudere. I romani passano quando va tutto bene almeno 4 ore in auto, Se i 60 mila dipendenti pubblici e dintorni, passassero al lavoro mobile, solo con la liberazione degl immnobili e delle spese generali, Marino non dovrebbe chiudere nemmeno una Zetema, Lo Smau queste cose le lascia alle assemblee di programmatori, i nativi digitali che come scrivono gli accademici non capiscono niente di filosofia digitale. 2014 I sindacati su Internet, Telecom e Agenda Il 26 marzo i sindacati hanno preso carta e penna; anzi vista l’occasione, schermo e tastiera. Hanno scritto su digitale e nuove tecnologie al giovane premier, fiduciosi di suscitare l’interesse di Renzi, che non solo comunica a base di hashtagtwitter ma che è anche il primo premier ad aver portato un tablet in Parlamento. Un anno fa, a giugno 2013 i segretari confederali di settore avevano chiesto un incontro ufficiale al governo sull’Agenda Digitale senza ricevere risposta. Adesso sono stati i segretari confederali a scrivere assieme ai segretari delle categorie della comunicazione (SLC, Fistel e Uilcom). La lettera è arrivata mentre si erano appena posate le acque dopo un mese di grande nervosismo, in cui esperti, guru e politici, delle varie tendenze, impegnati sul tema digitale, s’erano esibiti in una poco ammirabile baruffa di sottogoverno. Mentre veniva formandosi il nuovo esecutivo, gli stessi che lo volevano giovane e snello, reclamavano a gran voce il ritorno del ministero ad hoc come ai tempi degli Stanca e degli Osnaghi. Poi visto che non arrivava, le attenzioni si sono spostate su eventuali incarichi di sottosegretariato. Appelli, polemiche tecniciste messe in piazza, interpellanze sullo stato dei fondi strutturali destinati al digitale sono stati fatti roteare come le ali di pavone durante le danze rituali. Gran parte del trambusto proveniva, tranne poche eccezioni, proprio dal partito
  • 40. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 di maggioranza, cui certo non mancavano le informazioni più aggiornate. Ad esporre dubbi e lai pubblici erano suoi ben informati esponenti che sicuramente su ogni timore, preoccupazione e stima avevano già in mano non solo i termini della questione, ma anche le risposte già approntate dagli uffici burocratici preposti. Alla fine il governo ha spacchettato le competenze relative tra i tre sottosegretari Lotti, Giacomelli, Rughetti ad editoria, comunicazioni e semplificazione Pa. Non ha toccato la distinzione tra infrastrutture materiali e immateriali, mantenendole ancora unite nelle relative commissioni, senza unire cultura, comunicazione e tlc. Ha trovato già defunta la direzione Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico, annacquata per opera del precedente ministro Zanonato, tra altre 15 direzioni, in quelle generale di comunicazione elettronica, territoriale e nell’ Istituto superiore Tlc. Soprattutto non si è espresso né sull’operato della squadra di Mister Digital Caio, né sulle intese, linee guida e protocolli dell’Agenzia digitale affidata dopo un lungo iter burocratico a Ragosa. Esasperati da tale silenzio, alla fine esperti, guru e politici delle varie tendenze, hanno superato le naturali divergenze per annunciare un comitato intergruppo, su cui è calato rapidamente il sipario dato che il soggetto, non proprio nuovo, è il terzo di comitati simili sorti negli ultimi 4 anni. Il prossimo passo toccherà al Comitato per la comunicazione in tema di rinnovamento dell’immagine della Camera, che l’11 aprile lancerà a Montecitorio, un possibile Code for Italy. Paradossalmente il silenzio governativo sul digitale, l’assenza di nuove nomine e l’annuncio di nuove iniziative fanno ben sperare. Palazzo Chigi sembra rendersi conto che l’idea montiana di un’Agenzia capace di strappare guida e poteri a potenti Ministeri, ad ancora più potenti territori e
  • 41. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 ad inaccessibili Authority, fosse un sogno ad occhi aperti, ancora più difficile delle stesse modifiche costituzionali. L’Agenzia, per poter sopravvivere, ha rinunciato ad un ruolo attivo sulle questioni della rete nazionale ed europea. I sindacati, con grande concretezza, al contrario hanno chiesto al governo, un intervento complessivo sull’“Internet Veloce”, cioè su un complesso di questioni (banda larga, digitalizzazione della PA, e-commerce, distribuzione digitale per le PMI) che per loro natura non possono essere affrontate separatamente. Hanno evidenziato che lo sviluppo del digitale è per forza di cose sviluppo dei settori che ne tengono i piedi i capisaldi; che è sviluppo dell’operatività del lavoro di quei settori. Hanno chiaramente definito “colpa grave” non rimediare all’errore principale del passato, quello di avere indebitato oltremisura l’operatore principale Telecom, cui si deve porre rimedio con la “ricapitalizzazione attraverso le garanzie di Cassa Depositi e Prestiti. Ipotesi che annullerebbe entrambi le ipotesi di scorporo della rete Telecom, come di fusione di quest’ultima con l’operatore spagnolo Telefonica. Sono apparsi banali nel ricordare l’ovvio, vale a dire che solo risorse significative, e private, possono sviluppare la larghissima banda, raccogliendo le risorse promesse dai mercati finanziari ed avviare lo Stato digitale, dotando il pubblico impiego degli opportuni strumenti di produttività e di incentivazione economica. Non solo. I sindacati, infrangendo quello che è un tabù di sinistra, tutto politico, hanno richiamato l’importanza dei contenuti nella convergente evoluzione del settore televisivo (che) passerà attraverso la banda larga e tramite l’altissima definizione della Tv “4K”. Con grande onestà, Fugetta membro del team Caio, oggi ammette di avere sbagliato con tanti altri esperti, nel 2006, pronunciandosi contro l’ipotesi di un nuovo
  • 42. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 ministero Stanca“ perché “tutti devono fare innovazione”. Fu lo stesso errore di considerare digitale ed informatica e telecomunicazioni, delle commodity, replicabili da ciascuno secondo i propri gusti. Oggi scrive Fuggetta, “...per l’innovazione gli ultimi 10 anni sono stati un disastro. Incompetenti che hanno impazzato per ogni dove. Amministrazioni che hanno proceduto in ordine sparso senza guida né regia. Chiacchiere a vuoto su buzzword affascinanti quanto marginali come open source, open data, startup”. Vengono mescolati digitale e questioni fuori tema, quali l’etica, l’informazione, la formazione, gli standard delle competenze, il rapporto tra PA e social network. Gli operatori privati hanno fatto da supplenti in mancanza o in presenza di troppi decisori. Se Telecom continua la parabola calante, è difficile raggiungere i 100 M per il 50% della popolazione entro il 2020 e “l’Italia, avvertono i sindacati, rischia di non cogliere nessuno degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea.” Ci sono alcuni punti fermi, inimmaginabili solo pochi anni fa. A scuola, Inglese, Impresa, Informatica è ormai un must. Internet e Tv devono convergere. La riforma del titolo V è considerato un grande errore, anche dal punto di vista della digitalizzazione. Ugualmente le modalità della privatizzazione e lo svilimento dell’Ict. Il grande spezzatino, pubblico-privato, centrale- regionale, ha tolto risorse, voglia e energia ai lavoratori pubblici e privati, prigionieri delle consulenze quanto lo sono i Ministeri delle società private che hanno in pancia. Le norme su CAD, SPC, accessibilità, open source sono punti fermi da aggiornare ai tempi. Difficile che un premier, tanti meno un mnistro, possa districare un tale nodo gordiano, costruito per di più negli anni dai suoi. Il rischio è che coltiverebbe difetti, tic e stane mescolanze. Si può solo cominciare rimettendo in piedi, con le necessarie
  • 43. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 risorse, la rete tlc ed i servizi convergenti, con l’idea che trascinino lo sviluppo degli altri attori e dei contenuti industriali, pubblici, commerciali, comunicativi, finanziari lasciandosi alle spalle le tante intermediazioni inutili e controproducenti, pubbliche, private e partitiche. 2014 Consultazioni on line, interattive come il marmo Le consultazioni pubbliche, nella loro universalità, trasparenza ed interattività, sono un must dei nostri giorni. Stato, amministrazione e politica le usano per stare al passo dell’era Internet. Nel tratteggiare le linee guida per la PA sulle consultazioni pubbliche, il Formez ne ricorda le caratteristiche: “uno strumento di miglioramento della qualità della regolazione mediante cui i soggetti interessati opportunamente sollecitati da un’Autorità pubblica hanno l’opportunità di intervenire nel processo di elaborazione delle decisioni prima che queste siano formalmente assunte”. Dal Trattato di Amsterdam (1997), che impose le consultazioni alla Commissione UE prima di passare ad atti legislativi, al libro bianco sulla governance (2001), alle raccomandazioni dell’OCSE del 1997, del 2005 e del 2012, sono stati i trattati internazionali a sostenere i principi di open government che vorrebbero la norma fondata su consultazione, comunicazione, cooperazione e coordinamento tra i soggetti interessati. Il governo di Internet è il massimo esempio dell’open government: poco influenzato da partiti, elezioni, governi se non indirettamente tramite le università e gestito nei fatti direttamente dalle multinazionali. Dopo lungo invaghimento delle prospettive dell’apertura e della partecipazione non ai dibattiti ma alla costruzione delle norme, molti progressisti che solo pochi anni fa chiedevano il Nobel per la pace per Internet, ora sembrano ricredersi e citano il Foa nel 1993: “La democrazia rappresentativa (ha i
  • 44. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 proprii) limiti: i poteri invisibili, le oligarchie, gli interessi organizzati dei corpi intermedi, il difetto di partecipazione, la disuguaglianza sociale che distrugge l’uguaglianza dei diritti. Limiti pesanti che però possono essere corretti dentro lo schema della democrazia.” Interessi organizzati dei corpi intermedi più o meno invisibili, oligarchie, la buona volontà di investire che anche non volendo detta l’aumento della disuguaglianza, cui non è negata una partecipazione che comunque non pesa. Ecco gli stakeholders, i cosidetti soggetti interessati. In effetti nell’era Internet il loro peso non deriva dal numero delle persone coinvolte ma dalla quota economica investita, che è poi fonte del fare e quindi di consenso, soprattutto da quando la libertà economica impone a governi e politica di astenersi dall’intervento economico diretto, causa di tanti debiti. Molti progressisti dunque hanno compreso che consultazioni on line e open government spingono da un lato per la democrazia diretta dall’altro per il riconoscimento delle attività di lobbying; in ogni caso per la disintermediazione dalle opinioni loro e della partitica. Così all’improvviso Internet non piace più. In “Critica della democrazia digitale”, Chiusi cita i limiti dimostrati nel mondo dai vari esperimenti di e-democracy. C’è come la disillusione sulle aspettative della partecipazione e dell’alfabetizzazione digitale che avrebbero dovuto fare gli estoni meno nazionalisti, gli svizzeri filoimmigrati, i tedeschi meno egoisti, gli americani meno astensionisti. Invece con più crowdsourcing, deliberazione online, partecipazione elettronica e voto digitale le ultime elezioni amministrative Usa si sono caratterizzate per astensionismo, la Svizzera ha chiuso le frontiere ed a Berlino vola il partito Pirata. Inutile dire quanto sia grande il rammarico per l’ascesa italiana del movimento 5 stelle, un non partito fondato su un
  • 45. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 blog estremamente popolare e su incontri fissati sui meetup. La delusione dei frequentatori delle kermesse blu di Repubblica di Perugia, di Wired, dell’Espresso, del Corrierone, del Fatto, si confonde con quella di molti progressisti, nuovi ed antichi, da sempre convinti che basti proporre le loro ricette al popolo perché questo vi aderisca. Una delusione che nel tempo si è trasformata nella cinica accademia che considera inevitabile ingannare gli elettori, anche quando siano alfabeti e digitali. Anche in Europa l’apertura con il tempo si è svuotata. I cittadini europei del nord vorrebbero consultazioni più vincolanti anche al prezzo di dare maggior peso alle lobby. L’uso massivo dell’istituto da parte delle autorità europee è rimasto; a dicembre 2013 erano pianificate 60 consultazioni ed attualmente ce ne sono 19 on line aperte o appena concluse (sull’Ecolabel, giutizia, efficienza energetica, cloud, rete energetica. valute estere, politica, esenzioni e aiuti della pesca, mercato interno, tessera professionale EPC, trasporti ecologici, estrazione mineraria marina, tutela dei minori, tasse transfrontalierie, imposte di successione, sanità mobile, investimenti nel partenariato Usa-Ue, traffico aereo). La Commissione però da tempo legifera alla luce dei rapporti preparati da una manciata di centri di ricerca di infoproviding senza il minimo ascolto per i sempre meno numerosi partecipanti alle queries. Le tre consultazioni on line italiane confermano la tendenza. La 1° sulle riforme costituzionali è del tutto superata dagli eventi; la 2° immagina che sia il parere dei cittadini e non la volontà di imprese e banche straniere a decidere sugli Ide. Forse si tratta di abituare gli italiani ad accettare nuove ristrettezze indotte dalle condizioni poste dagli investitori internazionali; la 3° dal 15 aprile, a cura dell’Agenzia Digitale, riguarda le competenze digitali la cui partecipazione coincide dal
  • 46. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 22 aprile, con uno specifico contest di sfida tra le pratiche migliori, e poi con il Forum PA 2014 per presentare le relative linee guida. L’ormai chiusa, e datata al 12 novembre u.s., consultazione sulle riforme costituzionali presentata dall’ex ministro Quagliariello è stata “la più partecipata in Italia e in Europa”, grazie a 600 proposte, 45mila commenti, 200mila questionari. Parola di Palazzo Chigi. L’affermazione induce a pensare che non sia questo il modo di ascoltare la pubblica opinione. Se il massimo dell’ascolto possibile si ferma alle decine di migliaia di commentatori, goccia nel mare delle decine di milioni di elettori ed internauti, allora i più le ignorano. D’altro lato la cosa è corrisposta da istituzioni e politica. Queste infatti hanno tranquillamente ignorato la più ampia partecipazione on line mai ottenuta imboccando con il cosiddetto patto del Nazareno, un’altra e diversa strada per le riforme in corso. Il disinteresse è sottolineato poi dall’invito, assolutamente svuotato di senso pratico, a proseguire la discussione pubblica in partnership con Italia Camp. Una discussione solo apparentemente istituzionale, in realtà gestita da un’ associazione ( ma anche fondazione ed impresa), i cui fondatori sono l’INPS, Poste Italiane, RCS, Ferrovie, Sisal, Unipol e Wind; dai privati totali (tra cui una società russa), ai semiprivati ed agli enti previdenziali. Consultazioni pubbliche e gli anarchici Camp si tramutano qui nello scambio fine a se stesso tra pubblicità istituzionale e commesse pubbliche probono. Anche l’altro sondaggio (meglio chiamarlo così) in corso, Destinazione Italia sull’attrazione degli investimenti esteri, reindirizza ad una fondazione, l’Ahref, nata Kessler nel 2010 per volontà della Provincia autonoma di Trento, presente anche tramite la spa Informatica Trentina. Difficilmente l’idea si sarebbe concretizzata nella
  • 47. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 nordica provincia senza i buoni auspici dell’ex capo Telecom, il conterraneo Bernabè; non si tratta però di un’idea monoimpresa; infatti il presidente è De Biase, voce della divulgazione Ict del Sole24ore, organo confindustriale. La consultazione sull’ampio tema della cittadinanza digitale, aperta dall’Agid di Monti e Letta, si avvia dunque a chiudersi mestamente, rimpicciolita alle competenze con la riproposizione, preanunciata ab initio, dell’impostazione europea già da un biennio affidata e prodotta dalla società tedesca di infoproviding Empirica (Kommunikations und Technologieforschung mbH) di Bonn, scelta dalla commissaria Kroes. L’Assinform di Confindustria che ne è stata divulgatrice ai tavoli di Agid, ha promosso il 15 aprile un accordo quadro tra datori (Confindustria, Confcommercio, aziende regionali, artigiani e Pmi) e Agid che è muta richiesta alla politica di un futuro economico per un programma di alfabetizzazione. Da partecipa.gov.it per obbligo rituale anche la nuova presidenza del consiglio italiana non smette di chiedere a tutti un’opinione. Ai progressisti, delusi dal conservatorismo anche degli utenti digitali. All’Agid delusa dalla mancanza di un proprio ruolo. Ai datori, in attesa di un corrispettivo dopo tanto lavoro a centrocampo per le istituzioni italiane ed europee. Alle burocrazie di formatori, che ripropopongono il vizio del circolo virtuoso di domanda di servizi, partecipazione, offerta pubblica e privata, sviluppo di professionalità innovative, il tutto da tradursi in tavoli di studio, rapporti ed eventi. Un circolo che produce tanto fumo inquinante senza arrosto da una vita. I cittadini assistono alla replica del piglio moderno che giustificò nei ’90 l’introduzione stile Usa di Autorità e Agenzie, enti tra il ministero ed il parastato, che dovevano, in discontinuità con il passato, separare la politica
  • 48. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 dalle regolamentazioni, competenze e tecnicalità. Poi, questi doppioni ministeriali si sono dimostrati utili solo a pagare di meno i loro dipendenti trasferiti d’autorità. La diffusione massiva degli strumenti digitali avrebbe dovuto far crescere esponenzialmente il coinvolgimento dei cittadini. La consultazione pubblica per forza di cose avrebbe dovuto estendere lo spazio della democrazia diretta accanto alla delega della rappresentanza politica. I tanti, frammentati, localistici tentativi di democrazia digitale cozzano con la necessità di vaste partecipazioni su big data. D’altro lato l’assenza di un riconoscimento almeno parziale di cogenza alle loro indicazioni, ha reso questi sondaggi a giochi senza peso buoni per la sopravvivenza di un po’ di fauna parapolitica. Un altro autogol europeo che è anche riuscito a ridurre la credibilità della rappresentanza tradizionale, costretta a scimiottare, senza crederci, parole e modi dei nativi digitali. 2013 Agcom, via il guru. Perchè non sostituirlo con un networker? E’ dispiaciuto a tutti che per gravi motivi personali Decina abbia dovuto abbandonare il suo posto all’Agcom. Se ne sono lamentati gli altri commissari, Martusciello e Preto, in quota Pdl), Posteraro (in quota Udc), il presidente Cardani.( in quota Monti ), il viceministro Catricalà, i principali giornali. Onestamente augurando ogni bene al trentennale guru TLC , la notizia sembra avere anche risvolti positivi. Decina ha sempre evidenziato gli aspetti degenerativi dello sviluppo TLC, lo scarso spessore dei contenuti web e dei social network, la colonizzazione culturale che ne sarebbe derivata. Ultimamente ha previsto pericoli occupazionali a 5 cifre per il mondo digitale italiano. Quando però si è trattato di consigliare la politica che tanto si è adoperata per questi magri risultati, in un modo o nell’altro, il
  • 49. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 professore si è trovato dalla parte dei distruttori. Forse è stato male interpretato, o non capito, ma non si ricordano sue prese di distanza chiare e forti quanto quelle prese sul pubblico TLC, considerato un insieme di scimmie stupide, degne eredi del povero pubblico televisivo nazionalpopolare. Ecco perché ora, alle sue dimissioni, si potrebbe auspicare una svolta, soprattutto quando si tratta per l’Agcom di decidere su cose importanti quali il diritto d'autore online ed i contenuti dello spazio pubblico telematico . Senza Décina solo Preto si sta occupando di Infrastrutture e Reti, prima regno incontrastato del professore ( agli altri due vanno Servizi e Prodotti). Secondo un rigido manuale Cencelli, Decina era all’Agcom, in quota componente dalemiana Pd, cui ora toccherà nominare un sostituto, anche se sarà l’assemblea di Montecitorio a nominare il nuovo commissario, senza limiti temporali. Papabili al momento, senza al momento notizie renziane, sono, per la sinistra PdSel, Vita e Zaccaria, epigoni del MimandaRai3, di Articolo21, dei contratti in Rai al ribasso voluti solo per questioni politiche, per non firmare con l’ex direttore Lei. Sono gli uomini della par condicio e dell’odio per i mass media che non siano sotto controllo ideologico. La Uil ne sa bene qualcosa, dal trattamento subito in Rai, alla Fiat ed all’Ilva. Poi, in un secondo piano, più sornioni ci sono il giornalista Rognoni, ex parlamentare PD, ex CdA Rai, ora Presidente di un improbabile Forum Riforma TV e Sassano, anch’egli da tempo docente universitario TLC di lungo corso, esperto sopratutto di spettro e frequenze. Si tratterebbe, malgrado la sbandierata indipendenza, di una nomina Telecom Italia dove Sassano ricopre il ruolo di presidente della vigilanza su Open Access. In alternativa Bersani vorrebbe un dirigente statale in aspettativa, il responsabile Pd dei diritti dei
  • 50. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 consumatori Lirosi, una specie di Barca minor. Sembra che il destino dell’Italia digitale e dei suoi lavoratori debba essere sempre nelle mani di avvocati, dirigenti statali, professori e di ex. Ex Cda di qua, ex deputati di là. Non potrebbe essere la volta di una persona della produzione digitale e del lavoro digitale? Gambardella dell’Etno che tanto si è fatto sentire in Europa ha la sua occasione. Non potrebbe venire una proposta dal Cnel, da Confindustria Digitale, dai sindacati? I grillini vogliono un nome indicato dalla rete. Viene da pensare per esempio che provengono dal settore TLC sia Zucco il leader del Tea Party che il sindaco di Verona Tosi. Non sarebbe meglio un nome proveniente dai luoghi di lavoro? Che magari capisca meno tante frigide teorie che in nome della corda neutralità impongono l’impiccagione ai settori digitali nazionali ma affronti le cose con praticità? L’ultimo atto Agcom con Decina ha diminuito i costi dell’accesso della rete con effetti disastrosi per Telecom senza un effettivo vantaggio occupazionale per i concorrenti, senza effettivi positivi sugli investimenti e sul divide che ormai divide non Nord e Sud ma l’Italia dal NordEuropa e l’Europa agli Usa. I centinaia di milioni persi di ricavi hanno anticipato la pronosticata perdita di posti di lavoro. Se l’Agcom deve regolare il mercato, e non deprimerlo, cambi passo e candidature. I sindacati devono affrontare il problema delle Authority, così affrontando nell’insieme la questione finora non vista dei networkers. 2013 Siae al voto Il 1 marzo, subito dopo le elezioni politiche, si voterà di nuovo ancora prima delle regionali. Si voterà il consiglio di sorveglianza della Siae, società autori ed editori per i cui 85mila elettori (83mila autori e 3mila editori) si battono ben 24 liste. Anche lo Stato siede nell'assemblea dei soci
  • 51. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 con lo 0,47%, grazie al servizio pubblico RadioTv. L’attuale consiglio è composto quasi solo da editori e autori del settore Musica con un solo autore per conto delle altre categorie che hanno lamentato una situazione discriminatoria. Le associazioni cineTV (100autori), dei dialoghisti (Aidac), dei cineautori (Anac), dei registi di fiction TV (Art), dei film d'animazione (Asifa), dei documentaristi (Doc.it), e dei cinescrittori (Sact) hanno portato le loro doleances in Commissione VII della Camera aprendo di fatto le ostilità. A parte il contrasto con i musicisti, il tema di fondo è l’equo compenso, nuova tipologia di incasso Siae oltre il diritto d’autore. Il famoso contributo di fotocopia digitale, imposto su CD-R, DVD-R, Hard disk, pen drive e schede di memoria è stabilito dalla direttiva 2001/29 ma inesistente in Uk e Irlanda. In Canada si paga al Copyright Board, negli Usa alla RIAA, in Belgio all'Auvibel, in Svezia al Copyswede; è presente in Germania, Olanda ma non in Francia dove rientra nel diritto d'autore. Vale cifre diverse, per un DVD ca. €60cent. Riparazione preventiva e presuntiva, è un prelievo molto discusso ma che le associazioni cineTv difendono a spada tratta come unico strumento di rivalsa di fronte alla massa di film trasmessi dalla Tv che depauperano ogni altra via distributiva. Nato nelo ’99 in Italia un DM 2009 ha determinato l’equo compenso a forfait. Di fronte alla richiesta di pagamento degli autori a tariffa, Sky ha smesso di corrisponderlo. dal ‘10, chiedendone incostituzionalità e citando la Siae. Prossima udenzia il 24 aprile. Per la trattativa ‘09-‘11 con la Rai, dopo tanti incontri inutili, è stato attuato l’articolo sull’arbitrato, previsto dalla norma che nel ’41 definì la Siae. L’ l’arbitro Siae Lacchini e Perrone si vedono da maggio ’12 e forse chiuderanno a marzo. La Rai offre ca. €400mia annui, cioè €0,13minuto
  • 52. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 mentre gli autori chiedono cento volte tanto, € 10. Gli autori giustificano la differenza impressionante, citando la tariffa Uk di €260minuto, la francese di€ 306 euro e l’italina di 212.. Accusano la Siae di distribuire all'audiovisivo 40 milioni ( in Francia la Sacd ne raccoglie per gli autori cineTv, 180); rinfacciano alle piattaforme digitali uno share dei filmati del 5,3% rispetto allo 0,48% del 2009; alla Rai di aver ridotto da 800 a 500h i contenuti realizzati, con investimenti in audiovisivo ridotti a €120 milioni in 3 anni. Sulla liberalizzazione deregolata digitale, l'indisponibilità dei broadcaster, la crisi Rai si è poi posto il rifiuto in prima istanza della Siae di affrontare il problema. Così le tariffe sono ferme dal 2004. Il tema è a largo raggio. Cineanimatori e documentaristi denunciano il contratto SIAE- TV che tutela solo i colleghi contrattualizzati, mentre le TV impongono la dicitura di semplice filmato per non pagare. Il sottosegretario all'Editoria Peluffo ha convocato per il 4 marzo la Commissione e.c. per i giornalisti, ex lg. 233/12, per stabilire i diritti dei free lance di giornali ed agenzie; ed escludere le testate che si comportano male dai contributi pubblici. Preso l’avvio, la Siae ha avviato un arbitrato anche vs. i servizi innovativi e le telco di Confindustria. Come le seconde accusano Google e gli OTT di sfruttamento, così fa la Siae verso di loro. Tutte le istanze alla fine dipendono dalla situazione diversa degliautori cineTv cui manca il diritto esclusivo che invece hanno i musicisti. Qui si torna al conflitto interno. Il settore Musica costituisce il 70% degli incassi Siae. Canzonette, ed anche molto serie. Nel ‘92, «una sentenza del Consiglio di Stato cancellò la distinzione fra soci e associati, (determinando) l'ingovernabilità, figlia delle precedenti norme che hanno lasciato la Siae alla mercé di professionisti dell'associazionismo”, denunciano gli editori musicali del Fem. La Lg. 208
  • 53. Renzaurazione Giuseppe Mele 2014 ha infine riordinato l’Istituto fino ai commissari che hanno redatto uno statuto nuovo. 17mila autori non incassano vuoi perché non pubblicano, vuoi perché non vendono. Neanche mille autori superano i €20mila l’anno e solo 1500 i €10mila. Se veramente la Siae deve essere governata da organi sociali di autori ed editori, questi dovrebbero essere tali, non solo appassionati di show e lettere. I cineautori contrattaccano: secondo i 100autori, “nel mondo della musica, in 70mila non portano fatturato ma hanno il medesimo diritto di rappresentanza di chi lo fa. I cineproduttori che non fatturano hanno un un peso negli organi largamente sproporzionato al loro contributo”. Le elezioni chiudono il commissariamento biennale di Gian Luigi Rondi, dopo quello di Mauro Masi (1999-2003). Il rosso di 18,6 milioni del ‘10, è passato all’attivo di 1 milione, ma c’è l’evasione del diritto d’autore per 30 milioni (corollario dei 500 persi dal canne Rai) e immobili da vendere. Ceduti gli immobili ad un Fondo Immobiliare, incluso il più pregiato sul Canal Grande, cancellati fondo di solidarietà ed assegno di professionalità, ridotti a 40 i dirigenti su 1200 dipendenti , stabililizzati 44 precari, molti temono una Siae delle major, L’appuntamento ora è il 1° marzo, Palazzo dei Congressi, viale Pittura 5. Verranno eletti 32 consiglieri, metà autori, metà editori, con presenza obbligatoria di associati e di tutti i settori previsti con un premio di 2 consiglieri in più per i settori in attivo per un max teorico di 42 membri. Rondi rigido regolerà il tempo degli interventi, poi potrà votare solo chi sarà arrivato entro le 11. Soprattutto secondo il nuovo statuto si voterà per capita e per fatturato. L’autore che abbia percepito 20mila, voterà per 20.001 punti, esemplifica l’ Uncla(Unione Compositori Librettisti Autori). Ci sono 2 liste dei cineautori per una dei cineproduttori. 3 liste degli autori