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ARALDICA COME LEGGERE UNO STEMMA
Per saper leggere uno stemma bisogna conoscere alcune regole di araldica. In araldica ogni parte dello scudo ha un nome preciso. LATO SINISTRO LATO DESTRO SCUDO CAPO STEMMA SEZIONE INFERIORE ORNAMENTI
Le figure fondamentali che compaiono sugli scudi sono dette pezze onorevoli. Le moltiplicazioni di queste forme di base portano alla configurazione di scudi diversi. I colori araldici si dividono in metalli, oro e argento, e colori cioè rosso, nero, azzurro, verde e porpora. Uno stemma in metallo deve essere sempre posto su campo in colore e viceversa. Esistono anche altri campi. Come il vaio e l’ermellino detti pellicce. A volte gli stemmi di due famiglie erano uniti a formarne uno solo quando non c’erano eredi maschi della casata, ciò portava ad uno stemma bipartito o inquartato, cioè diviso in quattro.
STEMMI A PALAZZO D’ATTIMIS
VALVASONE Lo stemma della prima dinastia dei Signori era d’argento con un lupo rampante nero col collarino d’oro ( il nome Valvasone prende probabilmente origine dalla parola tedesca Wolf - lupo). Successivamente ai signori di Valvasone si sostituiscono i signori di Cucagna. Nel 1793, Simone di Cucagna acquista il feudo dei Valvasone a cui attribuisce il suo stemma d’argento con il leone rampante rosso coronato d’oro. Nel tempo, i due simboli vennero uniti nel nuovo stemma.
I due stemmi uniti in una cornice rappresentano un’alleanza patrimoniale fra due famiglie: quella di Mels e, probabilmente,  quella di Ragogna. Dalla famiglia dei Ragogna è innalzato lo stemma con una o più fasce azzurre o nere in fondo d’argento o viceversa. La casata è molto antica risale addirittura al 1200.  I Mels discendono dalla famiglia dei Waldsee che giunse in Italia nel 1025 a seguito dell’imperatore Corrado II il Salico. La famiglia si suddivise in vari rami, quello dei Mels-Colloredo porta lo stemma nero alla fascia d’argento. MELS
La famiglia arriva in Friuli a seguito del patriarca Raimondo dalla Valsassina verso il 1277 e subentra ai Villalta nel feudo e nel castello nel 1453. Nello stemma d’argento le figure che compaiono sono la torre ed i gigli astati  a volte soli a volte insieme. In altri casi i gigli astati sono sostituiti da due alabarde incrociate. DELLA TORRE
La contessa Taddea di Panigai sposa il conte Paolo di Maniago, alla fine del 500. Lo stemma dei Signori presenta due parti:in quella inferiore si trova una scacchiera d’argento, in quella superiore, con fondo argento, tre spighe di panico (miglio) d’oro fogliate di verde, curvate a destra. Questo stemma è detto “d’arme parlante” perchè il disegno dà il nome alla casata. di PANIGAI
Lo stemma rappresenta un ramo della famiglia di Mels che, avuto il feudo di Prodolone nel XIII secolo, colà si trasferì e ne acquisì il nome. Elisabetta di Mels sposò Galvano nel’300.  Lo stemma è partito, con una fascia d’argento nel fondo rosso a sinistra, con un arco rosso verticale a destra. MELS   PRODOLONE
Il medaglione decorativo, inserito nella fascia affrescata, rappresenta una nobildonna.
La famiglia ebbe il feudo tra il X e l’XI secolo. Nel 1222, la casata si divise in due rami: quello con sede a  Polcenigo e quello con sede a Fanna che allora comprendeva anche il territorio di Cavasso denominato Fanna di Sopra.  POLCENIGO  FANNA Nella parte destra dello scudo appare lo stemma inquartato d’oro e di rosso, dei Polcenigo. A sinistra, la parte superiore è d’argento, la parte inferiore rappresenta un capo nero in cui si inserisce una punta d’argento: è lo stemma adottato dai nuovi signori di Fanna che probabilmente lo presero dalla comunità religiosa che già risiedeva nella zona. (Il capo d’argento con la parte nera può ricordare il mantello dei monaci).
VILLALTA  CAPORIACCO Nel 1258, il Patriarca Gregorio confisca i beni dei Caporiacco e li assegna ai Villalta che uniscono nello scudo le armi delle due famiglie. Il nuovo stemma  è partito: a destra d’argento con una fascia nera, a sinistra  d’argento con tre fasce scaccate d’argento e di rosso di tre file.
Gli storici fanno risalire al 1220 la nascita della nuova casata di Toppo, quando un ramo dei Ragogna acquistò da Pandolfo e Alberto dell’originaria casata per 1240 denari veneziani il castello e i domini annessi.Lo stemma originario con tre fasce d’argento in campo azzurro, sembra poi   modificato in tre scaglioni d’argento in campo azzurro.  TOPPO
I membri di un ramo dei Savorgnan erano diventati, verso la metà del 1200, gastaldi e capitani ereditari di Udine. Il loro stemma divenne  lo scudo d’argento allo scaglione nero. Si pensa abbiano scelto lo scaglione perchè fa venire in mente qualcosa di elevato, com’era il castello di Udine che si levava su di una collina in mezzo alla pianura. SAVORGNAN
SPILIMBERGO Spengenberg era l’antico nome della casata,venuta in Friuli dalla Carinzia, come indica il leone coronato, presente nello stemma, tipico dei signori di quella regione. Lo stemma è trinciato, nel primo, di nero al leone d’oro, rampante, con artigli (armato) e corona; nel secondo d’argento a tre fasce nebulose (ondulate) di rosso. Le fasce che sono in alcuni scudi tre, in altri sei, rappresentano i feudi in possesso dei di Spilimbergo. Nel 1793 Caterina di Spilimbergo sposa Fabio I di Maniago.
IL LEONE DI SAN MARCO Sulla facciata del palazzo Attimis-Maniago, l’affresco, opera di Pomponio Amalteo, testimonia lo stretto legame  esistente fra i signori del paese e la Repubblica di Venezia nel periodo in cui dominava i nostri territori. Come dice la scritta sovrastante  l’affresco, Maniago più che sottomessa era fedele a Venezia. Ricche attività commerciali legavano il nostro paese alla Serenissima. Un episodio poco noto dimostra tale amicizia. Il Conte Fabio, quando i soldati di Napoleone arrivarono a Maniago, per timore che distruggessero l’affresco, lo fece coprire con un lenzuolo sul quale fece poi stendere uno strato di intonaco. Riuscì così a nasconderlo. Quando il Friuli passò all’Austria con il Trattato di Campoformido (1797), Fabio inviò una lettera al generale austriaco responsabile di sorvegliare il nostro territorio, spiegando l’accaduto. Il generale Monfrault  autorizzò il Conte a ripristinare l’affresco e apprezzò il suo gesto perché riteneva giusto salvare sempre opere di tale genere.

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Stemmi

  • 2. Per saper leggere uno stemma bisogna conoscere alcune regole di araldica. In araldica ogni parte dello scudo ha un nome preciso. LATO SINISTRO LATO DESTRO SCUDO CAPO STEMMA SEZIONE INFERIORE ORNAMENTI
  • 3. Le figure fondamentali che compaiono sugli scudi sono dette pezze onorevoli. Le moltiplicazioni di queste forme di base portano alla configurazione di scudi diversi. I colori araldici si dividono in metalli, oro e argento, e colori cioè rosso, nero, azzurro, verde e porpora. Uno stemma in metallo deve essere sempre posto su campo in colore e viceversa. Esistono anche altri campi. Come il vaio e l’ermellino detti pellicce. A volte gli stemmi di due famiglie erano uniti a formarne uno solo quando non c’erano eredi maschi della casata, ciò portava ad uno stemma bipartito o inquartato, cioè diviso in quattro.
  • 4. STEMMI A PALAZZO D’ATTIMIS
  • 5. VALVASONE Lo stemma della prima dinastia dei Signori era d’argento con un lupo rampante nero col collarino d’oro ( il nome Valvasone prende probabilmente origine dalla parola tedesca Wolf - lupo). Successivamente ai signori di Valvasone si sostituiscono i signori di Cucagna. Nel 1793, Simone di Cucagna acquista il feudo dei Valvasone a cui attribuisce il suo stemma d’argento con il leone rampante rosso coronato d’oro. Nel tempo, i due simboli vennero uniti nel nuovo stemma.
  • 6. I due stemmi uniti in una cornice rappresentano un’alleanza patrimoniale fra due famiglie: quella di Mels e, probabilmente, quella di Ragogna. Dalla famiglia dei Ragogna è innalzato lo stemma con una o più fasce azzurre o nere in fondo d’argento o viceversa. La casata è molto antica risale addirittura al 1200. I Mels discendono dalla famiglia dei Waldsee che giunse in Italia nel 1025 a seguito dell’imperatore Corrado II il Salico. La famiglia si suddivise in vari rami, quello dei Mels-Colloredo porta lo stemma nero alla fascia d’argento. MELS
  • 7. La famiglia arriva in Friuli a seguito del patriarca Raimondo dalla Valsassina verso il 1277 e subentra ai Villalta nel feudo e nel castello nel 1453. Nello stemma d’argento le figure che compaiono sono la torre ed i gigli astati a volte soli a volte insieme. In altri casi i gigli astati sono sostituiti da due alabarde incrociate. DELLA TORRE
  • 8. La contessa Taddea di Panigai sposa il conte Paolo di Maniago, alla fine del 500. Lo stemma dei Signori presenta due parti:in quella inferiore si trova una scacchiera d’argento, in quella superiore, con fondo argento, tre spighe di panico (miglio) d’oro fogliate di verde, curvate a destra. Questo stemma è detto “d’arme parlante” perchè il disegno dà il nome alla casata. di PANIGAI
  • 9.
  • 10. Lo stemma rappresenta un ramo della famiglia di Mels che, avuto il feudo di Prodolone nel XIII secolo, colà si trasferì e ne acquisì il nome. Elisabetta di Mels sposò Galvano nel’300. Lo stemma è partito, con una fascia d’argento nel fondo rosso a sinistra, con un arco rosso verticale a destra. MELS PRODOLONE
  • 11.
  • 12.
  • 13. Il medaglione decorativo, inserito nella fascia affrescata, rappresenta una nobildonna.
  • 14. La famiglia ebbe il feudo tra il X e l’XI secolo. Nel 1222, la casata si divise in due rami: quello con sede a Polcenigo e quello con sede a Fanna che allora comprendeva anche il territorio di Cavasso denominato Fanna di Sopra. POLCENIGO FANNA Nella parte destra dello scudo appare lo stemma inquartato d’oro e di rosso, dei Polcenigo. A sinistra, la parte superiore è d’argento, la parte inferiore rappresenta un capo nero in cui si inserisce una punta d’argento: è lo stemma adottato dai nuovi signori di Fanna che probabilmente lo presero dalla comunità religiosa che già risiedeva nella zona. (Il capo d’argento con la parte nera può ricordare il mantello dei monaci).
  • 15. VILLALTA CAPORIACCO Nel 1258, il Patriarca Gregorio confisca i beni dei Caporiacco e li assegna ai Villalta che uniscono nello scudo le armi delle due famiglie. Il nuovo stemma è partito: a destra d’argento con una fascia nera, a sinistra d’argento con tre fasce scaccate d’argento e di rosso di tre file.
  • 16. Gli storici fanno risalire al 1220 la nascita della nuova casata di Toppo, quando un ramo dei Ragogna acquistò da Pandolfo e Alberto dell’originaria casata per 1240 denari veneziani il castello e i domini annessi.Lo stemma originario con tre fasce d’argento in campo azzurro, sembra poi modificato in tre scaglioni d’argento in campo azzurro. TOPPO
  • 17. I membri di un ramo dei Savorgnan erano diventati, verso la metà del 1200, gastaldi e capitani ereditari di Udine. Il loro stemma divenne lo scudo d’argento allo scaglione nero. Si pensa abbiano scelto lo scaglione perchè fa venire in mente qualcosa di elevato, com’era il castello di Udine che si levava su di una collina in mezzo alla pianura. SAVORGNAN
  • 18. SPILIMBERGO Spengenberg era l’antico nome della casata,venuta in Friuli dalla Carinzia, come indica il leone coronato, presente nello stemma, tipico dei signori di quella regione. Lo stemma è trinciato, nel primo, di nero al leone d’oro, rampante, con artigli (armato) e corona; nel secondo d’argento a tre fasce nebulose (ondulate) di rosso. Le fasce che sono in alcuni scudi tre, in altri sei, rappresentano i feudi in possesso dei di Spilimbergo. Nel 1793 Caterina di Spilimbergo sposa Fabio I di Maniago.
  • 19.
  • 20. IL LEONE DI SAN MARCO Sulla facciata del palazzo Attimis-Maniago, l’affresco, opera di Pomponio Amalteo, testimonia lo stretto legame esistente fra i signori del paese e la Repubblica di Venezia nel periodo in cui dominava i nostri territori. Come dice la scritta sovrastante l’affresco, Maniago più che sottomessa era fedele a Venezia. Ricche attività commerciali legavano il nostro paese alla Serenissima. Un episodio poco noto dimostra tale amicizia. Il Conte Fabio, quando i soldati di Napoleone arrivarono a Maniago, per timore che distruggessero l’affresco, lo fece coprire con un lenzuolo sul quale fece poi stendere uno strato di intonaco. Riuscì così a nasconderlo. Quando il Friuli passò all’Austria con il Trattato di Campoformido (1797), Fabio inviò una lettera al generale austriaco responsabile di sorvegliare il nostro territorio, spiegando l’accaduto. Il generale Monfrault autorizzò il Conte a ripristinare l’affresco e apprezzò il suo gesto perché riteneva giusto salvare sempre opere di tale genere.